Era il 1988, Olimpiadi di Calgary, Canada. Racconta il
Transcript
Era il 1988, Olimpiadi di Calgary, Canada. Racconta il
che ha richiamato duemila visitatori paganti e migliaia di giovani delle scuole da tutto il Piemonte. Sono stati loro a decidere, tramite schede voto, lÕopera vincitrice che • quella di Giorgio Sommacal. Un primo premio • stato deciso dalla giuria di esperti (vincitore lÕinglese Roger Penwill) mentre tre segnalazioni con premi da mezzo milione sono andati ad Agim Sulaj (Albania), Guido Giordano e Francesco Natali (Italia). ÒLa veritˆ • che senza il sostegno, lÕaiuto di enti, istituzioni e privati illuminati non saremmo mai riusciti a concretizzare premi internazionali di questo livello conclude Viaviana Tassone di Primalpe -. A Partire dalla Banca Regionale Europea che ha sostenuto fin dalla prima edizione la pubblicazione dei cataloghi e rilancia lÕiniziativa attraverso la sua rivista; la Regione Piemonte, il Comune di Borgo San Dalmazzo, la Camera di Commercio di Cuneo, la Provincia di Cuneo, lÕEnte Fiera Fredda di Borgo San Dalmazzo, le cittˆ di Boves e Cuneo e soprattutto la schiera di volontari che hanno anche realizzato un sito Internet per questa manifestazioneÓ. Mentre gli organizzatori preparano lÕallestimento delle mostre di Cuba, Francia e Giappone, dal Comune di Borgo San Dalmazzo • partita ufficialmente la proposta che potrebbe trasformare ÒEurohumorÓ in un punto di riferimento per gli amanti del buon sorriso di tuttÕItalia: la nascita di un museo dellÕUmorismo nei locali dellÕex Bertello (giˆ stabilimento tipografico) dove poter esporre le migliori tra le ventimila opere selezionate negli anni e archiviate da Primalpe. Una sfida per salutare lÕingresso nel terzo millennio con un amletico dubbio: si pu˜ chiudere un sorriso in un museo? La risposta la daranno gli stessi umoristi di tutto il mondo per la prossima biennale del sorriso (20012002) che tra i temi, oltre all ÒIsola dei sogniÓ e allo scontro tra il ÒMangiare Slow o FoodÓ avrˆ proprio quello del Òsorriso nel museoÓ. 9 0 • RASSEGNA N . 10 DICEMBRE 2000 Era il 1988, Olimpiadi di Calgary, Canada. Racconta il bovesano Italo Giubergia, uno di coloro che ne scopr“ e valorizz˜ il talento, che Stefania Belmondo, allora nemmeno ventenne, fu inserita di prepotenza, e con un poÕ di scetticismo, tra le azzurre dello sci di fondo in gara. Per lei furono i primi Giochi in assoluto, il coronamento di un sogno, idealizzato, ma inseguito con la stessa forza. Una serie di piazzamenti, poco significativi nella classifica finale della manifestazione, determinanti per˜ dentro se stessa, capaci di darle un enorme entusiasmo. Appena finite le competizioni con la squadra si preparava al rientro in Italia. Quando, quasi improvvisamente, pens˜ ai Campionati italiani della categoria Juniores che si sarebbero disputati di l“ a poco nel Cuneese. Decise di esserci. Anticipati tutti gli altri, fece i bagagli, sal“ sul primo aereo, e dopo almeno dodici ore di volo, scali compresi, atterr˜ a Malpensa in piena notte, lÕuna della domenica. Sette ore pi• tardi, con gli stessi sci, era sulla pista di Chiusa Pesio. Un trionfo. Vinse il titolo italiano giovanile, cominci˜ per lei una nuova era. Si pu˜ dire che prese il via di qui la storia sportiva internazionale di unÕatleta che ha sempre avuto dalla sua parte lÕappoggio del pubblico: un sostegno magari silenzioso, fatto di stima profonda e poco urlata, ma preziosissimo per lei, abituata alla quiete delle sue montagne. Stefania Belmondo, che la Banca Regionale Europea ha da molti anni, precorrendo i tempi, ha scelto come ÒtestimonialÓ, ha anche gli Stati Uniti nel suo destino: Salt Lake City, nello Utah, la regione del Grande Lago Salato, ma anche delle montagne rese celebri dalle prove di sci. Per Stefania cÕ• un destino anche in questa localitˆ. Che, dopo il ÒbattesimoÓ di Calgary, pu˜ essere considerata la tappa fondamentale del suo diventare campionessa. Qui, prima italiana in assoluto, riusc“ a vincere una gara di Coppa del mondo battendo le allora insuperabili atlete russe. Proprio a Salt Lake City la fondista di Pontebernardo di Pietraporzio, ha deciso di concludere la sua lunga carriera sportiva: nel 2002 disputerˆ le Olimpiadi. Una vita da atleta, da grande protagonista, da dominatrice di Campionati italiani assoluti, e anche militari: perchŽ lei dal Ô93 • anche un agente del Corpo Forestale dello Stato. Una ÒreginaÓ delle prove importanti, con 20 medaglie conquistate tra Giochi e Mondiali, 5 delle quali dÕoro; una grande esperta anche di Coppa, con oltre venti trionfi parziali, ma mai lÕassoluto. STEFANIA BELMONDO: LA VOGLIA DI VINCERE DI Stefania Belmondo ha la tempra della donna forte, di carattere. Ferma sostenitrice dello sport pulito, sicura di sé, disponibile al sorriso, affronta con impegno una nuova stagione di agonismo. Per vincere. L ORENZO T ANACETO È il trofeo importante che le manca, dopo quattro secondi posti e due terzi, e che vuole assolutamente conquistare in questa stagione, prima di dedicarsi alla preparazione olimpica. E peccato che non possa esserci, almeno sulle piste, a Torino 2006, nei Giochi che lei stessa ha contribuito a fare assegnare allÕItalia nel testa a testa di Seul contro Sion. LÕha spuntata anche l“, inaugurando una nuova immagine di Stefania Belmondo, quella pi• recente: di campionessa sugli sci, questo sempre, ma in un certo senso pi• sicura di s•, pi• disponibile a parlare, a sorridere, a diffondere il suo messaggio di ÒstellaÓ dello sport italiano nel mondo. Ferma sostenitrice dello sport pulito, da sempre impegnata in una seria e concreta lotta al doping che lÕha portata chiedere a gran forza controlli minunziosi al termine di ogni gara, e a tutte le concorrenti. Eletta ÒCampionessa del secoloÓ dalla giuria dei lettori ÒLa StampaÓ nel 2000, Stefania Belmondo si sta preparando al suo futuro che, con il marito Davide nella nuova casa di Cornaletto di Demonte, la vede nel tanto desiderato ruolo di mamma, ma anche in quello di maestra di sci per i giovani, e quanti la stanno aspettando. Intanto ha cominciato con successo a raccontarsi, raccontarsi in pubblico, davanti a platee pi• o meno sportive, ma comunque interessate a quanto lei ha da dire. Interessante uno dei suoi ultimi incontri prima di ripartire per lÕavventura di Coppa 20002001. A Boves, si parlava di educazione da parte dei genitori, del futuro da scegliere per una corretta e sana formazione dei propri figli. Stefania non si • proposta con lÕatteggiamento di chi vuole insegnare o imporre il suo personale modo di essere. Ha semplicemente illustrato, con spontanea luciditˆ e chiarezza, quanto sia importante il gioco nei bambini. Il gioco prima della gara. Lo sport prima della competizione. Eppoi, se cÕ• la ÒstoffaÓ, unita alla voglia di fare, di allenarsi, di raggiungere un obiettivo, il passo verso lÕagonismo. Un cammino mai casuale, ma ragionato. Percorso in compagnia di persone affidabili, comÕ• stato per lei. Da mamma Alda e papˆ Albino che le hanno trasmesso la passione per le cose vere della vita, e per lo sci; agli allenatori e tecnici che le hanno dato i primi basilari e indispensabili ÒsegretiÓ per provare a diventare grande. Il resto lÕha fatto lei. Ha la tempra della donna forte, di carattere. Che non si abbatte per un infortunio, seppur grave, come le • accaduto tra il Ô94 e il Ô95. Che non si arrende quando perde un titolo iridato per meno di un secondo, come nel Ô97, o una Coppa del mondo per meno di un punto, come nel Ô99. Che continua a lottare anche quando la sua Federazione non le riconosce in premi economici quanto le • stato promesso, quanto le spetta di diritto per essere stata grande in tutto il mondo nel nome dellÕItalia, sportiva e non. Stefania Belmondo ha risposto nel modo che le viene pi• naturale. Respingendo le idee di ritiro, per esempio, e vincendo ancora, nel Ô99, due medaglie dÕoro ai Campionati mondiali, a Ramsau, in Austria, a sei anni esatti di distanza da quando conquist˜ quelle stesse medaglie, era il Ô93. Vincere le sfide, questo • lo slogan di Stefania. 91 • RASSEGNA N . 10 DICEMBRE 2000