scheda 4 - Diocesi di Forlì

Transcript

scheda 4 - Diocesi di Forlì
Diocesi di Forl ì -Bertinoro
Anno pastorale 2015-2016
B i e n ni o d e i G i o v a n i
“GIOVANI,
ABBIATE IL CORAGGIO
DI ESSERE FELICI!”
SCHEDA 4
Anno della misericordia
MI SERI C O R D IA io voglio e non sacrifici
‘
‘
“ La volonta di Dio e la misericordia”
Osea 6,6 e Matteo 9,9-13
1. PREGHIERA INIZIALE
O Dio, che in Gesù Cristo, tua parola definitiva all’umanità, ci inviti a partecipare alla tua vita divina, donaci lo Spirito santo, affinché grazie ad esso noi sappiamo leggere le Scritture ascoltando la
tua parola, meditando le pagine bibliche e scoprendovi la tua misericordia, rispondendo alla tua
parola pregando in verità e amando con sincerità, contemplando la tua presenza con il silenzio
dell’adorazione. Amen!
2. LETTURA E RIFLESSIONE SUI TESTI
La misericordia non è una virtù “aggiunta”, ma è uno dei nomi dell’amore e sottolinea la dimensione gratuita dell’amore stesso. Essa racchiude ogni manifestazione di amore che non sia un
amore di risposta o una risposta proporzionata ad un amore ricevuto.
Il percorso sulla misericordia, secondo l’evangelista Matteo, ci aiuta a saldare la misericordia
espressa nell’A.T. con la misericordia nel N.T. che trova il suo compimento nel Signore Gesù, nella
sua vita, nella sua opera che è espressione della volontà di Dio.
Nel libro del profeta Osea al cap. 6,6 troviamo questa citazione che Matteo utilizza nella chiamata
del pubblicano (Mt 9,9-13) e nella controversia sul sabato all’inizio del capitolo 12.
LETTURA Osea 6,6
Poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.
Nel libro di Osea è Dio che parla. Il Signore rimprovera la fragilità e la superficialità del rapporto che il suo popolo ha con Lui. È infatti tutta la religiosità di Israele, che di fronte alla
sventura moltiplica i sacrifici di animali e le offerte al tempio, che deve rivedere la propria
posizione, maturando l’amore e la misericordia, la conoscenza di Dio prima degli olocausti
e dei sacrifici. L’ultima frase: “Voglio l’amore, non sacrificio, la conoscenza di Dio più degli
olocausti” (v. 6) è sempre molto presente nell’opera di Gesù, soprattutto nei momenti difficili
in cui egli affronta situazioni di discriminazione, di rifiuto delle persone, di giudizi, di opposizione violenta verso coloro che sbagliano.
LETTURA Matteo 9,9-13
9
Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti
pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i
farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai
peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
13
Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto
infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori.
Di fatto Gesù utilizzerà questa frase proprio come risposta allo stupore di scandalo e di recriminazione verso di Lui da parte di cultori della legge. Gesù accetta di mangiare insieme con pubblicani
e peccatori, amici di Matteo che Gesù stesso aveva invitato a seguirlo come discepolo (Matteo
9,9-13). E questo crea una opposizione durissima. Gesù conclude: “Non sono venuto a chiamare i
giusti ma i peccatori. Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati. Andate dunque e
imparate che cosa significhi misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori”.
In Matteo questo versetto esprime il contenuto della volontà di Dio per Gesù ed è la formula più
sintetica di ciò che è contenuto nella legge. La legge – per un ebreo - è l’espressione della volontà
di Dio e se ciò che Dio vuole è la misericordia, il contenuto di tutta la legge trova la sua sintesi,
la sua massima espressione nella misericordia. Gesù interpreta la legge portandola a compimento
e questo compimento lo esprime attraverso le antitesi – riportate sempre nel cap. 5 - che sono
l’espressione più vera di come Gesù interpreta la legge. L’ultima antitesi è il compimento di tutta
la Legge.
LETTURA Matteo 5,43-48
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate
i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che
è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
46
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno
così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
43
3. ATTUALIZZAZIONE
(Nota di metodo: sarebbe bene che i tre ambiti di attualizzazione fossero tutti presi in considerazione,
lasciando all’animatore la libertà di soffermarsi nell’ambito che riscuote maggior attenzione da parte dei
membri del gruppo)
ambito GIOVANILE
Dal documento “Laboratorio dei talenti”
6. Il Vangelo, sorgente e fine dell’attività educativa
La Chiesa per sua natura è chiamata ad evangelizzare con quello slancio missionario che le permette di
essere prossima ad ogni persona, perché il Vangelo sia annunziato a tutte le creature. È all’interno della
prossimità, spazio indicato da Gesù per vivere il comandamento dell’amore, che si svolge l’attività educativa, attenta alle fragilità e alle povertà dei ragazzi di ogni tempo, ma anche capace di svilupparne le
risorse e le potenzialità per una vera promozione della persona.
Chiediamoci:
Se misericordia è amore … come noi adulti ci facciamo prossimi ai giovani che si avvicinano alle nostre comunità, per vivere il comandamento dell’amore di Gesù?
Dio vuole misericordia: siamo capaci di avere misericordia verso i giovani e di educare
alla misericordia?
ambito familiare
Cos’è amare nel matrimonio?
La notte dei sensi insorge generalmente dopo un certo numero di anni, quando si è andata smorzando l’in-
tensità del sentimento amoroso. Nulla di più normale, anche al semplice livello psicologico. Molto spesso
questo stato d’apatia è conseguenza di un cedimento all’abitudine, alla pigrizia nell’amore …
Allora è giunto il momento di una purificazione dell’amore, che è una prova di maturità e nello stesso tempo di verità, l’occasione per scoprire che amare è molto di più che sentire di amare. Giovanni Paolo II mostra come il sentimento amoroso non sia la forma dell’amore. In realtà si può amare se stessi mentre si ama
l’altro, e cercare solo le emozioni piacevoli che produce in noi … questo non ha nulla di negativo a patto
che queste emozioni siano assunte e integrate attraverso le forme più elevate dell’amore. Essere innamorati non vuol dire necessariamente amare nel significato più profondo del termine. Il sentimento amoroso
rimane al livello della sensibilità e dell’affettività: l’altro è ricercato nella misura che ci procura ciò di cui
siamo mancanti. Quand’è che si ama veramente? Quando si cerca il bene dell’altro, cioè quando, in un
moto di altruismo, ci si decentra da se stessi. L’amore diviene allora amore di benevolenza (ben-volere).
L’amore di benevolenza supera la sfera della semplice emotività per stabilirsi al livello della volontà. Il
sentimento amoroso è “sentito”, anche se può essere coltivato; l’amore di benevolenza è “voluto”.
(…) l’amore di benevolenza non contraddice il sentimento amoroso, l’attrazione quasi irresistibile verso
l’altro. Al contrario, la assume, la integra, la orienta e le conferisce un pegno di perennità.
Il grado più alto dell’amore consiste però nel dono totale di sé, in quella dimensione che Giovanni Paolo
II chiama “amore sponsale”. «L’amore sponsale consiste nel dono della persona. La sua essenza è il
dono di sé, del proprio “io”». Donarsi è più che voler bene.
In quanto persona, l’uomo si realizza compiutamente solo nel dono sincero e totale di sé, senza riserve né
limiti. È questo dono che s’impegnano a fare coloro che si consacrano nel matrimonio, similmente a quanti
si consacrano a Dio nel celibato.
Quando, dopo un certo periodo di vita in comune, l’emozione di un tempo si attenua o addirittura svanisce,
ecco l’occasione per capire in cosa consiste il senso profondo del patto matrimoniale. La notte dei sensi
diventa un invito a passare da un amore unicamente sentito ad un amore oblativo.
“La spiritualità coniugale secondo Giovanni Paolo II” Y. Semen
Chiediamoci:
Proprio all’Ultima Cena il Signore Gesù ci indica un nuovo comandamento: “E questo
è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Amore e
comandamento: Gesù unisce insieme queste due parole in apparenza contraddittorie.
Abbiamo mai pensato che l’amore per il nostro coniuge è una necessità che Dio ha posto
nei nostri cuori, come misericordia l’uno per l’altro (ti amo anche se non sei …!)?
Come viviamo il nostro “prenderci cura dell’altro” (del coniuge, dei figli, dei nonni …),
nella nostra famiglia? Come un dovere, un sacrificio? Ci aspettiamo dei riconoscimenti,
un contraccambio oppure viviamo il nostro “prenderci cura” senza se e senza ma, come
un gesto di amore e di misericordia?
Ci educhiamo ed educhiamo i nostri figli al “dare gratuitamente”? A fare attenzione ai
bisogni dell’altro/degli altri? (Ai bisogni delle altre famiglie, dei colleghi di lavoro, dei
compagni di scuola, dei nostri sacerdoti, della nostra comunità parrocchiale/quartiere,
del mondo che ci sta attorno vicino e lontano, ecc.)?
Come sosteniamo o da chi ci sentiamo sostenuti nell’amore oblativo verso i nostri familiari, verso gli altri?
ambito SOCIALE
1. VISITARE GLI AMMALATI. Gesù è il medico venuto per sanare le nostre malattie dell’anima e del corpo. Si
è fatto nostro compagno per curare il nostro rifiuto della sua misericordia, per guarire e sanare le conseguenze di questo rifiuto. Visitare gli ammalati è prendere atto di una comune infermità, riconoscere
un limite che chiede conversione, amore, conoscenza di Dio e degli uomini.
Chiediamoci:
Sappiamo prenderci cura del nostro corpo e di quello dei fratelli in modo sano e armonico? Sappiamo visitare il “limite” nostro e dei fratelli annunciando la gioia e la speranza
della misericordia gratuita di Dio? Come cristiani e come Chiesa sappiamo testimoniare
e confessare un cristianesimo nel segno della guarigione, anche dei mali sociali che ci
affliggono?
2. SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTE. L’amore per il prossimo chiunque egli sia, la compassione verso il suo limite è la vera religiosità che Gesù ci chiede, il presupposto perché le preghiere,
i sacrifici, i fioretti siano a Lui accetti. La strada per diventare perfetti come il Padre.
Chiediamoci:
Come ci alleniamo a portare i pesi e i limiti degli altri come Dio fa con i nostri? Sappiamo esercitare le virtù della pazienza come manifestazione di un amore sperimentato in
prima persona e non come un finto perbenismo? Le nostre comunità sono incamminate
verso la perfezione dell’amore che non esclude nessuno, non giudica nessuno, ma costruisce comunione nella sincerità, limpidezza e accoglienza reciproca?
4. PREGHIERA FINALE
Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo
Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;
l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé
la parola che dicesti alla samaritana:
“Se tu conoscessi il dono di Dio!”
Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza
soprattutto con il perdono e la misericordia:
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te,
suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore:
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio.
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo
possa portare ai poveri il lieto messaggio
proclamare ai prigionieri e agli oppressi
la libertà e ai ciechi restituire la vista.
Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen.