clicca qui per scaricarla in formato
Transcript
clicca qui per scaricarla in formato
pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:32 Pagina 103 PASSIONI AMORE CARO Cresce il numero di famiglie che decidono di vivere con un animale e gli italiani non badano a spese per la cura dei loro pet neppure in tempo di crisi È una bella tenzone amorosa (lei s’avvicina, lui si scosta; lei fa l’indifferente grattandosi un orecchio, lui parte all’attacco) che sfocia in un tenerissimo abbraccio. Il filmato lo potete vedere sul nostro sito (www.primaonline.it) per gentile concessione dell’Huffington Post, che l’ha pubblicato per primo, e mostra come la labrador Himalaya fa conoscenza con il piccolo Hernán, un bambino con la sindrome di Down, e in una manciata di minuti rompe il muro di diffidenza che li separava e lo convince a giocare. Di storie così, che → PRIMA/OTTOBRE 2013 - 103 pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:51 Pagina 104 PASSIONI → rappresentano il punto più alto del sentimento che può legare un essere umano a un animale, ce ne sono parecchie (a volte hanno per protagonisti gatti, cavalli e persino asini), così come sono infiniti gli esempi di dedizione o sacrificio, soprattutto da parte dei cani. È di pochi giorni fa la divulgazione di una serie di esperi- Due immagini del video di cui sono protagonisti Hernàn e la labrador Himalaya. menti scientifici del neuroscienziato americano Gregory Berns che dimostrano come le emozioni e i sentimenti attivino negli umani e nei cani la stessa area del cervello, il nucleo caudato. Bella scoperta!, diranno in molti, ma aiuta pur sempre a spiegare quella pulsione comune a (quasi) tutti gli esseri umani e agli animali domestici che li spinge l’uno verso l’altro finendo per farli condividere la casa e la vita quotidiana. I più scelgono, magari dopo qualche discussione in famiglia, di comprare o, sempre più spesso, di adottare un cane o un gatto, ma anche conigli, criceti, uccelli, pesci. Tante volte però l’irruzione è improvvisa e irresistibile: il ragazzino che, in una giornata fredda e piovosa, torna a casa con in braccio un cucciolo spaurito, oppure l’incontro fortuito con un cane o un gatto che con ogni evidenza si sono persi o sono stati abbandonati, sono una manifestazione del destino a cui è praticamente impossibile sottrarsi. Ecco dunque che l’approfondito ‘Rapporto Italia’ annuale dell’istituto 104 - PRIMA/OTTOBRE 2013 Eurispes può annunciare che nel 2013 più della metà delle famiglie italiane (il 55,3%) convive con almeno un animale domestico e che rispetto al Rapporto 2012 la percentuale è in crescita ben del 13,6%. “Sono scelte che segnalano, tanto più in tempi di difficoltà sociale ed economica, una forma di attaccamento in modo attivo alla domesticità, anche in opposizione a un fuori che si percepisce come sempre più incerto”, commenta Paolo Inghilleri, ordinario di psicologia sociale dell’università degli Studi di Milano. “E poi il rapporto con i pet è una delle poche dimensioni affettive transgenerazionali: può essere un ponte tra genitori e figli adolescenti, funzionare da collante in una fase della vita familiare in cui non mancano le fonti di conflitto. E più in generale è anche un modo per educare i bambini e i ragazzi alla responsabilità”. Altro dato forse sorprendente è che la riduzione dei consumi, forzatamente in atto da almeno un paio di anni, non ha intaccato la spesa che gli italiani destinano all’alimentazione dei loro animali domestici, che nel 2012 è salita del 2,1% come rileva la più importante ricerca specializzata in materia, il Rapporto Assalco-Zoomark. E aumenta, del 2,4%, anche la spesa per i prodotti per l’igiene, i giochi e gli accessori, categoria quest’ultima che comprende cose utili come ciotole, guinzagli e cucce ma pure collari gioiello, cappottini e trasportini griffati e diavolerie varie che dimostrano come il rapporto d’amore con gli animali non sia esente da folli esibizionismi come quelli a cui ci hanno abituato socialites, star e starlette immancabilmente immortalate con i loro cani di microscopica taglia (non a caso definiti ‘toy’) che si affacciano da borse dal prezzo a più zeri; o abitudini come quella di installare in un passeggino il proprio cane che pare essere piuttosto diffusa a Hong Kong. Il bulldog inglese che campeggia, con tanto di corona e di collana d’oro, sulla copertina di BusinessWeek è l’emblema di quella che il settimanale americano ha battezzato la Pet economy, un affarone da 41 miliardi di dollari all’anno già nel 2007, periodo in cui è stata realizzata l’inchiesta. E da allora, per quanto riguarda le follie umane nei confronti degli animali di cui BusinessWeek dà conto, le cose non possono che essere peggiorate. “Gli americani oggi spendono 41 miliardi di dollari all’anno per i loro animali, più del prodotto interno lordo di oltre 64 nazioni nel mondo. La cifra rappresenta il doppio della cifra sborsata sugli animali un decennio fa, con una aspettativa di spesa annuale che arriva a raggiungere i 52 miliardi di dollari nei prossimi 2 anni”, scrivono Diane Brady e Christopher Palmeri. E riportando l’opinone di Bob Vetere, presidente dell’American Pet Products Manufacturers Association – “Le persone non sono più sufficientemente soddisfatte di ricompensare i loro animali con prodotti animali, vogliono ricompensarli in termini umani” – commentano: “Ciò significa hotel invece di canili, apparecchi per correggere denti storti e svolazzanti abiti da ballo per cani. I proprietari di animali stanno diventando consumatori esigenti che non sopportano prodotti scadenti, ambienti non stimolanti, o cattivi servizi per i loro animali. Ma il volume crescente e i costi dei servizi, specialmente nell’ambito della medicina animale, solleva questioni etiche: fino a che punto tutto questo amore dovrebbe arrivare?”. La conclusione dei giornalisti è disincantata: “Il miglioramento crescente dello status di animale domestico ha prodotto un’ondata di imprenditorialità senza precedenti in una industria una volta rappresentata dai topi di feltro e dalle palline di gomma. Adesso esistono il vasino coperto per 430 dollari, il profumo per 30 dollari l’oncia e i trench impermeabili per 225 dollari destinati esclusivamente a consumatori quadrupedi e ai loro compagni armati di portafogli. Anche coloro che evitano l’alta moda per animali sono sempre più disposti a spendere migliaia di dollari in farmaci per la depressione o l’ansia negli animali domestici, come nella psicoterapia, nella chirurgia anti cancro più avanzata, in procedure cosmetiche e nelle cure per il fine vita”. pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:55 Pagina 105 COCCOLE, PAPPE E MEDICINE Il ‘Rapporto Italia’ 2013 di Eurispes ci dice che l’animale più diffuso nelle case degli italiani è il cane, presente nel 55,6% delle famiglie che possiedono animali; al secondo posto il gatto con il 49,7%. Eurispes dettaglia quanto le famiglie spendono per l’alimentazione e la cura, un dato influenzato all’origine da due fattori: la taglia del cane (e secondo i dati del Ceesa a dominare sono le taglie piccole e medie, con il 24% dei cani tra 5 e 10 chili di peso e il 31% tra i 10 e i 30 chili) e il fatto che i cani costano più dei gatti per tutto ciò che non è alimentazione. “Il 46,7% di chi possiede un animale riesce a sopperire ai suoi bisogni con meno di 30 euro al mese”, dice il rapporto Eurispes. “Quasi un terzo del campione (il 32,7%) spende invece da 30 a 50 euro al mese e il 13,6% da 51 a 100 euro. Il 4,9% li coccola e li accudisce al meglio, viziandoli anche un po’, spendendo da 101 a 200 euro al mese. Lo 0,7% affronta una spesa che varia da 201 a 300 euro mensili e l’1,4% destina più di 300 euro mensili al proprio beniamino”. Per la sola alimentazione, specifica il rapporto Eurispes, “per il 52,6% dei proprietari di animali la spesa si attesta a meno di 30 euro al mese; nel 31,6% dei casi varia dai 30 a 50 euro. L’11% spende invece da 51 a 100 euro, il 3,5% da 101 a 200 euro, lo 0,2% da 201 a 300 euro e l’1,1% più di 300 euro al mese”. Per quanto riguarda il budget destinato a veterinari, medicinali e cure in genere, Eurispes prende in considerazione un arco temporale non mensile ma annuale. Ecco i risultati dell’indagine: “Il 63,8% di chi ha un animale in casa spende meno di 100 euro l’anno; il 24,3% spende da 101 a 200 euro, il 7,7% da 201 a 300 euro e il 4,2% più di 300 euro. La toelettatura dei propri animali può essere affidata a centri specializzati, ma il 65,2% dei proprietari se ne occupa in prima persona. Il 34,8% invece si rivolge a specialisti per le operazioni necessarie alla corretta pulizia dei propri cuccioli: il 19,3% lo fa spendendo fino a 50 euro l’anno, il 10,1% da 51 a 100 euro, il 3% da 101 a 150 euro e il 2,4% oltre i 150 euro”. Non poteva mancare un capitolo su quelle spese che giustamente Eurispes attribuisce al- → Il tenore Andrea Bocelli con il labrador Chopin. Ecologica e battagliera rima delle vendite vengono loro: i gatti e i cani Shabbat, Shang, P Chocolat, il dottor Salento e Yanga. E prima del guadagno vengono l’informazione sugli animali, le battaglie per i loro diritti e contro la vivisezione. È seguendo queste idee che l’imprenditore ligure Pier Giovanni Capellino, insieme al suo fedelissimo amico peloso E-hoiè, porta avanti la filosofia di Almo Nature, prima azienda al mondo a introdurre sul mercato alimenti per gatti e cani del tutto privi di additivi. Almo Nature ha ora scelto come arma di comunicazione la campagna europea ‘Stop vivisection’. Lo ha fatto posizionando 2.500 leggii di raccolta firme in altrettanti punti vendita specializzati ma, soprattutto, facendo conoscere per la prima volta in Italia al grande pubblico l’argomento vivisezione attraverso uno spot televisivo rimbalzato su tutte le reti, da Rai a Mediaset fino a La7. Il video (vedi Primaonline.it), patrocinato da Oipa, l’Organizzazione internazionale protezioni animali, e dalla onlus Gaia, ha per protagonista una scimmietta, prima libera e poi incatenata, disegnata dalla bravissima ‘artista della sabbia’ Ilana Yahav. L’invito è a sostenere la petizione contro i test sugli animali per sollecitare la Commissione europea ad abrogare la direttiva 2010/63/Ue sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici e a presentare una nuova proposta che abolisca l’uso della sperimentazione. Il traguardo da raggiungere è ambizioso: un milione di firme in sette diversi Paesi europei affinché l’iniziativa sia valida. Gli ostacoli non mancano. Tra questi la lettera del gruppo Protest, formato da ricercatori favorevoli alla sperimentazione, “che - hanno fatto partire una segnalazione di massa all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria con lo scopo di fermare la pubblicità contro la vivisezione”, informa il presidente di Gaia Edgar Meyer. Ma questo non ha Pier Giovanni Capellino con E- fermato né lo spot né Almo hoiè. Qui sopra, la campagna di Al- Nature, “un’azienda fuori dal mo Nature realizzata dall’‘artista comune”, sostiene Meyer, “che molte onlus apprezzano per gli della sabbia’ Ilana Yahav. investimenti che fa e le battaglie che porta avanti”. Non è un caso quindi che questa realtà imprenditoriale, nata nel 2000, debba il suo successo a un cane dal nome insolito: dottor Salento. Lo racconta proprio Capellino sul sito: il dottor Salento, “sempre presente, sempre al lavoro, sempre con il padrone, si può dire che con la sua mimica abbia creato prima la filosofia e poi il prodotto. Lui la mente, io il portavoce”. Prodotto e filosofia aziendale sono uniti anche nella campagna Love-Food, con la quale Almo Nature si è impegnata a donare ai randagi una scatoletta ogni tre vendute. Il successo della raccolta, sostenuta da Oipa e Gaia, è tutto nei numeri: da luglio 760mila pasti sono stati messi a disposizione dei rifugi. La comunicazione, anche in questo caso, ha fatto la sua parte e Internet è stato il mezzo più prezioso. Il messaggio è rimbalzato sul web e ha avuto eco attraverso il sito e il blog di Almo Nature: uno spazio di approfondimento, dove gli utenti possono dialogare con gli esperti, che ospita una sezione dedicata al tema della sperimentazione animale con lo scopo di fornire un quadro il più chiaro ed esaustivo possibile sull’argomento. PRIMA/OTTOBRE 2013 - 105 pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:55 Pagina 106 PASSIONI → la “vanità degli esseri umani che coinvolge anche gli animali”. Scopriamo quindi che quasi la metà dei proprietari di animali compra ‘fashion gadget’, destinati soprattutto ai cani ma un po’ anche ai gatti: a fronte di un 55,8% che dichiara di farne volentieri a meno, il 34,7% spende fino a 50 euro l’anno per l’acquisto di abitini, collari e accessori, il 6,3% da 51 a 100 euro, l’1,6% da 101 a 150 euro e un altro 1,6% più di 150 euro. Lasciando perdere gli eccessi, è chiaro che la spesa per il benessere e la salute dei propri animali è a tutti gli effetti una ‘spesa di famiglia’ da salvaguardare il più possibile. Per chiunque abbia convissuto o conviva con un cane o un gatto la spiegazione è ovvia: danno talmente tanto in cambio che farlo è nell’ordine delle cose. “Ma all’interno della sfera affettiva ci sono altri aspetti importanti da considerare”, osserva Paolo Inghilleri. “Vivere con un animale è un modo abbastanza semplice di avere un’esperienza ottimale sul piano affettivo: l’hai scelto tu, ti piace e occupartene nel modo giusto dimostra che sei competente, che sai prenderti cura di un altro diverso da te. Credo che questo sia un elemento attrattivo soprattutto per le persone anziane o sole. In più c’è un aspetto prettamente legato alla contemporaneità: attraverso il web chi possiede un animale spesso entra a far parte di un gruppo che condivide informazioni ed esperienze; altri fanno ancora di più, ad esempio dedicandosi a battaglie per i diritti degli animali o semplicemente dandosi da fare, attraverso un blog o un sito, per mettere in contatto cani e gatti in cerca di una casa e chi vuole adottarli. In un’epoca di grande difficoltà nel trovare forme di appartenenza, non va sottovalutato come questi siano modi per fare rete e per sentirsi impegnati in qualcosa di utile”. 106 - PRIMA/OTTOBRE 2013 Ricerca e sensibilità, la strategia di Bayer del marketing. E non certo per una discriminazione verso i sette milioni (e mezzo) di gatti, ma perché questi ultimi, non sempre a ragione, vengono percepiti come n bisogno, una passione, una tendenza. meno bisognosi di cure. Spiega Angelo La cura degli animali di casa, dal collare Sagrada, responsabile marketing Animali da capace di combattere molti parassiti fino compagnia: “La nostra comunicazione allo shampoo che rende il mantello morbido avviene a più livelli. Da una parte c’è la tivù e leggermente profumato, è un settore che dove Dolly, una golden retriever non proprio non conosce crisi. O, quanto meno, che la purissima (ha una macchia nera sull’occhio), è la star incontrastata. Dall’altra ci sono gli oltre diecimila veterinari che si occupano di pet che per noi sono importantissimi, come del resto i 4mila negozi specializzati in prodotti per animali e le farmacie”. Bayer Italia è cresciuta insieme a una nuova sensibilità verso gli animali: “Oggi la lotta contro gli abbandoni è molto sentita, non a caso la stessa Dolly, all’inizio della serie di spot La partenza dell’edizione 2013 (realizzati dalla Vbm di della ‘corsa a sei zampe’ Piacenza, lo storico Advantix Running. partner pubblicitario di Foto a lato, Giampiero Vantellino (a destra) e Angelo Sagrada. Bayer: ndr), veniva recuperata in un canile”, conosce racconta Sagrada. “Contemporaneamente, le assai meno tendenze nella scelta del cane si sono di altri. Alla Bayer Italia, che ha a Milano il evolute: ora, soprattutto nelle città, i cani centro ricerche per l’Europa dedicato ai oltre i 40 chili di peso sono in netta prodotti per la pulizia degli animali e del diminuzione e si preferisce scegliere cani loro ambiente domestico, ci credono molto piccoli o medi. In parte risponde a profondamente. “Da oltre dieci anni ci una moda, quella del cane da esibire in siamo appassionati all’analisi dei bisogni dei borsetta, ma soprattutto a un’esigenza di consumatori”, racconta Giampiero spazio e di costi. I proprietari di gatti invece Vantellino, capo divisione di Bayer Animal tendono perlopiù ad avere due animali”. Health Italia. “Un esempio? Fino a poco Accanto a spot e iniziative mirate a tempo fa non esistevano salviette umide per negozianti e professionisti, Bayer punta sulle ripulire in fretta e comodamente le zampe attività di sensibilizzazione: nei parchi per del proprio cane dopo la passeggiata, ora esempio, o al fianco delle amministrazioni sono in pieno boom. Così come i tappetini comunali, come è già avvenuto a Milano, per assorbenti da mettere per terra quando c’è spiegare perché è doveroso pulire dove il un cucciolo che non ha ancora imparato a proprio cane ha sporcato, anche a non sporcare in casa. Certo, si tratta di un salvaguardia della salute di tutti. Ci sono filone di ricerca diverso da quello corse non competitive – come la Advantix farmaceutico, che pure è altrettanto Running al Parco Sempione a Milano e a importante. Ma promette bene”. Anche Villa Borghese a Roma – che presto si perché tra cura, prevenzione e piacere il estenderanno ad altre città; e ricerche confine è sottile: “Lavoriamo in stretta scientifiche come quella fatta a Varese sinergia. Alcuni prodotti, come i nuovi sponsorizzando uno studio sui benefici che collari e le pipette ‘spot on’ che respingono un quattrozampe può portare a chi soffre di pulci e zecche ma la leishmaniosi, sono al Alzheimer. L’obiettivo? Sapere tutto, ma tempo stesso cura, prevenzione e terapia. E proprio tutto, sul sentimento che lega gli dimostrano come la ricerca sia andata italiani ai propri cuccioli, dalla ragazza col avanti riuscendo a riproporre un prodotto pincher nel trasportino griffato fino alla storico, il collare appunto, che, grazie madre di famiglia che considera il cane di all’innovazione di Bayer nel settore dei casa come una specie di figlio. E vuole che si polimeri a rilascio controllato, offre una lavi i denti, o almeno che mastichi uno durata di protezione di 7-8 mesi mai snack antialitosi. Bayer è pronta, e nel 2013 raggiunta prima d’ora”. ha festeggiato i 150 anni con una mostra che I sette milioni di cani che vivono in Italia ripercorre la sua storia: ‘Science for a better sono i principali destinatari della ricerca e life’. Vera Schiavazzi U pag103-114 PET.qxd 22-10-2013 14:38 Pagina 107 COSA C’È NELLA CIOTOLA? È la bibbia del pet food e del pet care: ogni anno a maggio viene pubblicato il ‘Rapporto Assalco (Associazione nazionale imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia) Zoomark’, il principale strumento per il mercato e per la stampa per conoscere l’andamento dei consumi in campo di alimentazione e cura per i pet. E anche in questo caso nessuna sorpresa. Il rapporto infatti si apre sottolineando: “Nel 2012 il mercato italiano dei prodotti per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia tiene nonostante la crisi che ha colpito famiglie e consumi”. Nella grande distribuzione il cibo per i pet è una delle poche categorie ad aver registrato nel 2012 un aumento delle vendite, il 2,3% a valore. E si tratta di un mercato con significative potenzialità di sviluppo in tutti i canali di vendita, visto che in Italia il petfood industriale viene utilizzato solo da poco più della metà delle famiglie che possiedono un animale. In dettaglio, il principale segmento, quello degli alimenti per cani e gatti, cresce del 2,1% a valore, raggiungendo i 1.735,5 milioni di euro di fatturato, di cui 932,2 per i gatti e 703,4 per i cani. I volumi sono in calo dello 0,8%, dato considerato fisiologico perché dovuto “a variazioni dei comportamenti d’acquisto come il graduale passaggio dai formati medi ai formati monoporzione, con conseguente riduzione degli sprechi, e alla crescente diffusione di animali di piccola e media taglia”. A diminuire, dell’1,6%, è invece il fatturato degli alimenti per altri animali. Il più importante canale di vendita rimane la grande distribuzione con 1.035,9 milioni di fatturato e una crescita del 2,5% nel 2012; seguono i petshop specializzati con 593,1 milioni di fatturato, in calo dello 0,2%; largamente distaccate le catene di petshop, che fatturano solo 106,5 milioni ma sono il canale che nel 2012 ha registrato la crescita più significativa: +12,4%. Dall’indagine sono quindi escluse le vendite on line, tuttora marginali ma destinate ad assumere peso so- Un pacco pieno di sorprese per il tuo cane egala ogni mese al tuo cane una ‘R scatola piena di sorprese’. È il claim di DogDeliver (www.dogdeliver.com), un negozio on line di prodotti per animali – e allo stesso tempo una comunità di ‘pet lovers’ – che ha debuttato in questi giorni sul web con un’originale formula di vendita: ogni mese viene inviata agli abbonati una selezione di prodotti di qualità, scelti da un comitato scientifico composto da veterinari ed esperti di comportamento animale; poi il cliente può segnalare i prodotti che preferisce in modo che siano inclusi nelle successive spedizioni. Il 10% del ricavato viene devoluto in beneficienza, ai canili. L’idea è venuta a Vittorio Veltroni, già direttore generale digital di Mondadori (e prima responsabile contenuti e servizi digitali di Vodafone, oltre che fondatore del sito sportivo Goallars), appassionato proprietario di due cani, Oban e Nina. “Sono i nostri tester a quattro zampe; mandiamo i prodotti ai clienti solo dopo aver ottenuto la loro approvazione”, afferma. Alla base del progetto non c’è prattutto per gli alimenti di nicchia come quelli biologici o calibrati per razze con particolari esigenze. Di pari passo l’industria alimentare per cani e gatti va affinando la propria produzione, anche in risposta a una domanda sempre più precisa e consapevole. Racconta Sibyl Pezzotta, dal 1998 responsabile marketing grocery di Purina, leader in Italia con 308 milioni di fatturato nel 2012: “Negli ultimi quindici anni ho potuto osservare una crescente consapevolezza nella relazione con gli animali domestici, che si traduce in una maggiore responsabilità sulle scelte di alimentazione e di prevenzione sulla salute. E la nostra offerta è andata sempre più specializzandosi. Alla fine degli anni Novanta c’erano già prodotti studiati per i cuccioli fino a un anno; poi ci siamo più focalizzati sullo stile di vita dell’animale: più o meno attivo, sterilizzato oppure no, con problemi particolari. Oggi il 35% dei nostri prodotti risponde a esigenze specifiche o legate all’invecchiamento”. Già, perché anche i pet vivono più a lungo, esattamente come noi, e la qualità delle cure che gli riserviamo è sempre più alta. Non a caso il segmento di prodotti alimentari che nel 2012 è cresciuto di più è quello degli snack funzionali per cani, cioè gli spuntini per favorire l’igiene orale o usati come ricompensa: +12,1% a volume e a valore per un fatturato complessivo di 100mila euro. “A trainare la crescita del mercato sono i prodotti a più alto tasso d’innovazione e di ovviamente solo l’amore per gli animali, ma una precisa idea di business e un’accurata analisi del mercato. “In Italia sono sette milioni le famiglie che hanno un cane. Il nostro target sono quelle che spendono mediamente circa 200 euro al mese per Vittorio Veltroni, socio fondatore di DogDeliver, con uno dei suoi due cani, Oban (l’altro si chiama Nina); qui a fianco, il logo della società. i loro amici a quattro zampe”, spiega Veltroni. “Per gli acquisti si rivolgono o ai grandi magazzini specializzati o ai piccoli negozi, due forme di distribuzione che privilegiano le grandi marche. Restano tagliati fuori tanti piccoli produttori di qualità, ad esempio di prodotti biologici, particolarmente diffusi nel Centro e segue a pag. 109 Nord Europa, ma che stanno prendendo piede anche in Italia. Noi vogliamo mettere in contatto questo mondo con i clienti italiani, e non solo: a breve infatti lanceremo DogDeliver anche in Germania”. Soci di Veltroni nell’impresa sono la moglie Lauretana Satta, che si occupa di web da una quindicina di anni; due ex colleghi in Mondadori, Bertrand Breton e Federico Lazzarovich, e Fabio Zanellati, veterinario e titolare di una clinica per animali. Intorno al sito sta nascendo intanto una community dove gli amanti dei cani possono incontrarsi e scambiarsi esperienze e suggerimenti: “Abbiamo un blog, pagine su Facebook e Twitter e stiamo per aprire un canale video su YouTube”. Per far conoscere DogDeliver sono previste sia campagne on line sia iniziative off line. Queste ultime particolarmente originali: “Organizzeremo incontri nei parchi cittadini e aperitivi per cani, happy hour in cui presenteremo il sito e i prodotti in vendita”. PRIMA/OTTOBRE 2013 - 107 pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:56 Pagina 108 PASSIONI A ‘Striscia’ non per audience ma per amore ntonio Ricci lo immagini irriverente, provocatorio, un A autore sempre in bilico tra satira e ironia. Ma quando parla di animali, l’inventore di ‘Striscia la notizia’, lo tsunami della tivù, il ‘signor no’ che con Beppe Grillo, per anni, ha rivoluzionato il piccolo schermo tra varietà e format vincenti, sembra un’altra persona. Mette da parte gli ascolti (“non bisogna mai confondere i servizi sugli animali con l’audience”, dice) e prende le distanze dalla pubblicità (“stiamo attenti a non far entrare mai nessun aspetto legato al merchandising perché vorrebbe dire sfruttare gli animali”). Prova anche a “non lanciare messaggi sbagliati: dopo aver fatto apparire in tivù alcuni cuccioli di razza, abbiamo scelto di prendere dei trovatelli dai canili”. Prima - Siete stati tra i primi a occuparvi di animali con inchieste a ‘Striscia la notizia’. Come è nata l’idea? Antonio Ricci - È nata con la trasmissione stessa, fin dall’inizio. Abbiamo seguito la filosofia di ‘Striscia’: dare voce a chi non ce l’ha. A chiunque. Ci occupiamo spesso anche di persone in difficoltà, di crisi e di disagi legati ai disastri ambientali. Già nei primi servizi mandati in onda c’erano casi di animali maltrattati, servizi sul fenomeno degli abbandoni. Con il tempo ci siamo specializzati e ho individuato una persona: Edoardo Stoppa, il fratello degli animali. Prima - Stoppa apre i servizi in tono velatamente ironico dicendo “Cari fratelli animali e umani di ‘Striscia’”. A. Ricci - Senza dubbio. Parla con loro, e si presenta vestito di color corda per ricordare un San Francesco. La valenza ironica c’è, ma l’argomento è serio. Si scopre che accadono cose impensabili: ci sono storie orribili. È un argomento delicato. Prima - E pericoloso. A. Ricci - Stoppa ha subito aggressioni, è stato picchiato. Ha scoperto casi di crudeltà che lasciano il segno, come l’uso dei collari elettrici sui cani, gli orribili maltrattamenti che sono costretti a subire e gli affari che ci stanno dietro. L’ombra della criminalità dietro al traffico di cuccioli, e i drammi che vivono certi animali stipati uno sopra l’altro, in pochi metri quadri. In tutto questo c’è anche un altro aspetto. A volte, le Antonio dico, sono le stesse Ricci persone che commettono gli 108 - PRIMA/OTTOBRE 2013 abusi a farmi pena: ci sono casi di degrado umano terribili. È incredibile, ma gli stessi aguzzini, in certi casi, vivono in posti peggiori di quelli in cui tengono i loro animali. Finito il servizio può capitare che torniamo a parlare con loro cercando di fargli capire che non è giusto quello che hanno fatto. A volte riescono a capirlo, altre no. Non è semplice. Prima - Anche quando andate a scovare i randagi tenuti in canili fatiscenti ci sono reazioni violente. A. Ricci - I canili sono un discorso diverso, anche se le aggressioni sono le stesse. Spesso dietro c’è la malavita. Non parlo solo del fatto che alcuni usano i cani per i combattimenti, ma degli interessi che ci sono dietro alle strutture. Le gare sono tra chi ha più cani perché tenendoli ricevono aiuti, in termini economici, e guadagnano risparmiando sulle cifre che vengono date. Ma i guadagni maggiori li fanno su altro. Ne abbiamo avuto conferma in Spagna e in Romania, dove siamo andati per seguire la tratta dei cuccioli. Lì sì che ci sono interessi giganteschi e che vai a toccare i veri traffici illegali. Prima - Come riuscite ad avere notizie del genere? Che tipo di intelligence fate? A. Ricci - ‘Striscia’ è stata la prima trasmissione a usare Internet. Ci basiamo sulle segnalazioni della gente. Le persone ci scrivono e abbiamo un contatto diretto con loro. L’idea è stata sempre quella di saltare le agenzie di stampa, che di per sé sono già un filtro. Prima - Verificare tutte le segnalazioni è un lavoro impegnativo. A. Ricci - L’opera di setacciamento è faticosissima. Internet è diventato lo sfogatoio di tutti e riceviamo ogni genere di telefonata e mail. Dentro ci sono dai saluti al Gabibbo e alle veline fino alle segnalazioni. In ore e ore di lavoro ci sono una o due segnalazioni buone. Ci pensa una squadra di ‘Striscia’ diretta da un ex professore di 65 anni, Nino Podestà, a valutarle e a selezionarle. Fa un grandissimo lavoro. Prima - A parte i servizi esterni sugli animali, avete anche deciso di tenere un cane in studio. È una formula che funziona. Come vi è venuto in mente? A. Ricci - Il cane in studio Ezio Greggio e Michelle funziona, piace ai Hunziker, conduttori di telespettatori. Se avessimo un ‘Striscia la notizia’, con il gatto non sarebbe la stessa San Bernardo Boh. cosa. Il gatto va bene per i filmati esterni ma in studio sarebbe un problema, ha un altro carattere. A parte questo aspetto, il cane è entrato a ‘Striscia’ per caso. Il primo era quello di Iacchetti. Enzo lo portava al lavoro ed è diventato il padrone dello studio. Saliva sul bancone, se ne andava. È iniziata così. Lo stesso è stato per il cane di una velina. Anche lei lo portava con sé per non lasciarlo a casa da solo e noi lo facevamo girare per lo studio liberamente. Quando è arrivata Michelle Hunziker abbiamo preso un bel cucciolo di San Bernardo: adesso fa pet therapy e ha una grande famiglia. È stato allora che ci siamo accorti che rischiavamo di lanciare la moda dei cani di razza e abbiamo scelto di proseguire l’esperienza prendendoli dai canili. E abbiamo anche lanciato on line un sondaggio sul nome da dare ai cani di ‘Striscia’. Prima - E quando finisce la trasmissione dove vanno? A. Ricci - Vengono affidati a persone che ne hanno fatto richiesta. Sono tanti i telespettatori che ci scrivono per adottarli e quando li affidiamo li continuiamo a seguire. Una pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:56 Pagina 109 continua da pag. 107 volta all’anno li facciamo rivedere in video, facciamo un servizio per raccontare ai telespettatori come stanno e dove vivono. Prima - Lasciando da parte l’aspetto buonista, pare che avere un animale in video renda anche in termini di ascolti. A. Ricci - Certo, ma siamo sempre stati molto attenti ad allontanarci da tutto quello che può essere il merchandising e la pubblicità legata alla presenza degli animali in studio e ai servizi sugli animali. Perché sarebbe come sfruttarli di nuovo, non sarebbe corretto. La pubblicità non Edoardo Stoppa, il ‘fratello degli animali’ che deve entrarci. E non su ‘Striscia la notizia’ denuncia con le sue bisogna mai inchieste casi di crudeltà, maltrattamenti, confondere i servizi traffici illeciti di animali. sugli animali con l’audience. ‘Striscia’ è a difesa degli animali, e cerchiamo di avere alcune accortezze. All’ora di cena, vedere un animale che soffre ferisce molto. Spesso le scene più crude le mascheriamo. Vogliamo denunciare, non scioccare. Prima - C’è una cosa che l’ha colpita in modo particolare? A. Ricci - Le mucche che non riescono a stare in piedi da sole. Vederle a terra, senza forze, che non riescono ad alzarsi magari perché sono state tenute da sempre in spazi angusti è una cosa che mi strappa il cuore. È illegale trasportarle: invece vengono caricate con delle gru per essere portate a macellare. Spostare questi animali è proibito e abbiamo fatto una serie di servizi per denunciare casi del genere. Prima - L’aggressività con cui vi scontrate arriva solo da parte di chi maltratta gli animali? A. Ricci - A dire il vero ogni tanto ci scrivono anche degli animalisti preoccupati. “Che fine hanno fatto i cani che avevate in tivù? Dove li avete messi?”. All’inizio rispondevo: li diamo per la vivisezione. E a seguire mandavamo il servizio per far vedere dove vivono, le loro nuove case. Questo per dire che c’è una forma di estremismo anche tra alcuni animalisti. L’anno scorso, pensi, avevano accusato ingiustamente una velina di aver ucciso il suo cane. Lei ha pianto per settimane. Leggi delle cose terribili a volte. Mi capita di vedere spesso dei programmi sugli animali, su Sky, in cui pescano pesci a mani nude, inquadrano squali. Non so più se esista uno squalo sulla terra che non sia stato mandato in video. Eppure per queste cose nessuno protesta. Prima - Le critiche che vi muovono più di frequente? A. Ricci - Ci dicono: maledetti, è facile darli così, andate a dare un tapiro a Berlusconi. Tu gli rispondi in maniera educata: “Guardi, mi spiace che non veda la trasmissione, le segnalo quando è stato consegnato l’enorme tapiro a Berlusconi”. Allora ti accorgi di quanto è violento il modo in cui si pongono alcune persone. Se trovassero da azzuffarsi, forse, continuerebbero. Quando trovano educazione invece... Capita anche questo. Giorni fa ho letto un articolo sul Secolo XIX che spiega bene il clima, in generale, di chi fa il mio mestiere. “La lotta per il riconoscimento è spietata. Chi ha successo è un bersaglio. C’è invidia. Si soffre per la fama altrui e si vuole distruggerla”. È proprio così. servizio”, conferma Pezzotta. “Infatti Purina ha cinque centri di ricerca a livello mondiale, di cui uno europeo in Francia, che studiano prodotti sempre più vicini alle esigenze dei consumatori, che per i loro animali chiedono un’alimentazione bilanciata e corretta ma anche pratica da usare”. Questa strategia si accompagna a un impegno nel campo dell’educazione che tutte le aziende di prodotti per i pet ritengono indispensabile per un’evoluzione del mercato. Purina Il sito di ‘A scuola di PetCare’ pro- ad esempio mosso da Purina in collaborazione dal 2004 procon Giunti Progetti educativi e Scivac muove una (Società culturale italiana veterinari c a m p a g n a per animali da compagnia) e col patrocinio di Anmvi (Associazione na- educativa nelzionale medici veterinari italiani) e le scuole che Fnovi (Federazione nazionale ordini da quest’anno diventerà una veterinari italiani). sorta di osservatorio per monitorare come si svolge e come cambia la relazione tra i bambini e i pet. Finora ‘A scuola di PetCare’ – realizzata in collaborazione con Giunti Progetti educativi e le associazioni di veterinari Scivac, Anmvi e Fnovi – ha coinvolto in tutto il territorio nazionale più di 33mila insegnanti e 400mila alunni con relative famiglie. E l’aspetto che emerge con maggior chiarezza dalla ricerca è l’importanza che i genitori attribuiscono al ruolo dei pet nell’educazione dei figli: più dell’80% di chi possiede un animale ritiene che abbia “un ruolo fondamentale nel percorso di crescita dei figli” e il 23% mette al primo posto tra le ragioni che lo hanno spinto ad avere un pet “la volontà di responsabilizzare i figli insegnando loro a prendersene cura”. L’EMOZIONE PER COMUNICARE Molte emozioni, un tocco di informazione scientifica e la giusta dose di servizio: la comunicazione sui consumi per i pet raggiunge raffinatezze che poche altre categorie di prodotti possono vantare. Ed è in gran parte merito di Internet. È sul web infatti che questo mix si esprime al meglio: il potenziale di coinvolgimento insito nella relazione tra umani e animali domestici trova nella Rete la sua più forte e articolata espressione. Non sarà un caso se su tutti i siti d’informazione a totalizzare le audience più alte sono i video sugli animali, meglio se molto buffi o molto crudeli, e se la maggior parte dei video virali di maggior successo hanno per protagonisti delle pet star come il volpino Boo o Grumpy, il gatto imbronciato. Il meccanismo che alimenta le centinaia di siti specializzati, spuntati come funghi negli ultimi anni anche in Italia, è esattamente lo stesso che nutre i siti dedicati ai bambini: postare le foto, con un sentimento che mescola esibizionismo, tenerezza e orgoglio, e condividere tutto il possibile, dai complimenti ai consigli sui mille dubbi che assalgono chiunque si prenda cura di qualcuno che da lui dipende interamente. Di questa esperienza hanno fatto tesoro le aziende calibrando la loro comunicazione all’interno di questi → PRIMA/OTTOBRE 2013 - 109 pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 14:54 Pagina 110 PASSIONI Il mio impegno per gli animali → binari. “Da tre, quattro anni per noi la parola d’ordine è diversificazione, crediamo sempre più all’utilizzo di vari mezzi in contemporanea per sviluppare una comunicazione che si basa su tre principi: il rispetto dell’animale, la relazione con i pet e l’arricchimento che ne deriva, l’educazione e la sensibilizzazione verso un rapporto responsabile che decliniamo in modo diverso secondo i valori e il linguaggio dei singoli brand”, spiega ancora Sibyl Pezzotta di Purina, tra i big spender italiani in pubblicità. “La televisione rimane importante, ma cresce il nostro investimento nel mondo digital che ormai è al 25% del totale. Ed è una presenza sempre più articolata: il sito istituzionale Purina.it, Petpassion.tv in collaborazione con The Blog Tv, che è la principale community di appassionati di anmali, i siti di brand”. Il grande successo del web in questo campo è dovuto anche alla sua efficacia sia di strumento di servizio sia di diffusione d’informazioni scientifiche, spaziando dai siti istituzionali delle grandi aziende a una miriade di piccoli siti superspecializzati quasi sempre nelle diverse e innumerevoli razze di caUggie, protagonista del film ‘The ni. Ed è Artist’, vincitore di cinque sta- quasi semtuette agli Oscar 2012, firma una pre sul web copia del libro ‘Uggie. La mia che nasce, storia’, autobiografia del cane fiorisce e più famoso di Hollywood. In Itas’infiamma lia il best seller è stato pubblicaanche il dito da Sperling & Kupfer. battito di stampo etico sugli animali e i loro diritti, sfociando a volte in campagne di larga risonanza. Di fatto questo è uno dei casi in cui il web ha cannibalizzato la carta, riducendo notevolmente il numero e la diffusione delle riviste specializzate che si rivolgevano agli appassionati che hanno vissuto un discreto boom all’inizio degli anni Novanta. Alcuni periodici storici come Argos (Sprea Editori) e Quattro Zampe (Edizioni Morelli) sono ancora in edicola, assieme ad altri più recenti come Il mio cane e Gatto Magazine (tutte e due di Sprea), Il mio cucciolo o Il cinofilo; ma a soddisfare gran parte della curiosità e della voglia d’informazione in materia sono essenzialmente le rubriche dei settimanali familiari e talvolta dei femminili. In compenso il business editoriale che ruota attorno ai pet ha preso altre forme. Una è senz’altro quella delle collezioni di figurine, segue a pag. 112 110 - PRIMA/OTTOBRE 2013 arlare di animali è “P scomodo. Si toccano interessi, affari che scottano”. Licia Colò tira fuori le unghie, è pronta a graffiare. La giornalista veronese, dal 13 ottobre di nuovo su Raitre con ‘Alle falde del Kilimangiaro’, affiancata nella conduzione da Dario Vergassola, la prima zampata la riserva al mondo dell’informazione. “Manca il senso di responsabilità sociale nella comunicazione. Licia Colò Persone preparate su ambiente e animali ce ne sono, ma se non hanno spazio è come se non esistessero”. Da sempre, a portarla sul piccolo schermo è la passione per il giornalismo ‘verde’ d’inchiesta, la voglia di raccontare i delicati equilibri degli ecosistemi e il business che ruota attorno alla natura. Senza timore “dei limiti della tivù che”, spiega, “sono molti ma possono essere bypassati sul web. Internet è la nostra forza”. Per questo è nata dodici anni fa la onlus Animalieanimali.it, sito-denuncia e quotidiano on line che Licia Colò dirige con la collaborazione di quattro redattori e di un gruppo di esperti. A questo si aggiungono il suo sito personale (www.liciacolo.it) e il blog Animalicommunity.com/blog, che aggiorna ogni giorno, oltre ai profili Facebook e Twitter (dove ha scelto come nome utente @liciaanimalie). Tutti spazi in cui rimbalzano notizie grandi e piccole: dalla segnalazione del cane, a cui è vietato l’ingresso nel negozio, alle battaglie contro gli animali sequestrati e messi all’asta. Su Animalieanimali.it, inoltre, sono rendicontate le donazioni e le spese a sostegno delle iniziative con date, beneficiari e importi. Perché “a differenza di altre onlus, qui tutto va agli animali”, incalza la giornalista. Compresi i proventi dei suoi libri, che finiscono nel Fondo Pupina, nome della sua gatta scomparsa di cui racconta nelle pagine di ‘Cuore di gatta’ e ‘L’ottava vita’, editi da Mondadori. Prima - Partiamo dai gatti. Il primo amore? Licia Colò - È stato un micio di nome Trovatello. Dopo di lui ne ho salvato un altro: si chiamava Tubo digerente perché mangiava di tutto. Quando è stato avvelenato è stata una tragedia. Avevo nove anni. Pochi giorni dopo la maestra ci disse di fare un tema e scrissi di lui. La colpì al punto che mi mise un dieci. L’unico della mia vita. Ora non accadrebbe: nella scuola sono cambiate molte cose. Prima - Ad esempio? L. Colò - Credo che aver tolto educazione civica sia stato un grande errore. I nostri figli non imparano niente sull’ambiente, sulla raccolta differenziata, sul rispetto per gli animali. Basta vedere l’idea che hanno molte persone degli animali: tanti intendono solo quelli domestici, cane e gatto. È facile indignarsi per i soprusi al micetto o al cucciolo. Più difficile è prendere coscienza dei progetti che danneggiano l’ambiente, del business delle pellicce nella moda, dell’orrore degli allevamenti intensivi e dei macelli, della crudeltà della caccia. Prima - Eppure lei ne parla spesso. Stare dalla parte degli animali le ha portato qualche grana? L. Colò - Ho avuto parecchie denunce. Dai circhi ad esempio. Alla direzione generale della Rai sono arrivate anche richieste di allontanamento della mia persona perché parlavo della caccia. Pressioni ne ho avute molte, ma sono ancora qua e ho un bel po’ di soddisfazioni. La gente partecipa, segnala, s’impegna. C’è una grandissima interazione sul tema degli animali e per me è un successo essere arrivata, con ‘Alle falde del Kilimangiaro’, a 137mila fan su Facebook. Anche lì cerco di ascoltare tutti. Certo, dico la mia. A una signora che mi ha chiesto dove mettere il cane visto che si separava dal marito, ho risposto: lei ha figli? Pensa di dare via anche loro? Ecco, è una responsabilità condividere la vita con un animale. Un cane non si ‘ha’, non è una proprietà: è parte della famiglia. pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 15:03 Pagina 112 PASSIONI E per favore non umanizziamoli! ivide la casa con due gatti e con il fidato Polpetta, un D meticcio salvato dalla strada che ha chiamato così, racconta, “perché aveva le zampe ridotte in poltiglia”. È per Polpetta e per i tantissimi pet “senza famiglia né tutele” che Edgar Meyer si batte da anni. Attivista, volontario, giornalista specializzato in ambiente e animali, portavoce dell’associazione di volontariato Diamoci la zampa e presidente di Gaia onlus, Meyer ha innanzitutto un obiettivo: sdoganare le tematiche sugli animali all’interno delle istituzioni. “È essenziale rendere gli amministratori consapevoli di quanto sia dannoso per la collettività il fenomeno dell’abbandono. Anche in termini economici”, spiega. I Comuni, per legge, sono obbligati ad accalappiare i randagi e mantenerli a vita. Il costo è altissimo”. Un esempio? “Un Comune di 15mila abitanti spendeva 20mila euro all’anno per mantenere i randagi in canile. Facendo politiche diverse ora ne spende 7mila per tenere aperto uno sportello per i diritti degli animali e 3mila per la loro cura. Ha abbattuto i costi facendo prevenzione”. I primi risultati in questa direzione li ha ottenuti negli anni in cui ha fatto parte dello staff dell’assessorato ai Parchi di Milano. Che, non a caso, è diventato anche assessorato ai Diritti degli Edgar Meyer, giornalista e animali. Dal 2004 al 2009 presidente di Gaia onlus, nella provincia del durante una manifestazione capoluogo lombardo sono contro l’uccisione degli stati aperti ben 32 uffici agnelli a Pasqua. per i pet. Da lì Meyer è approdato a Genova, all’assessorato al Benessere animale. E l’ha fatto senza mai smettere di informare (scrive, tra gli altri, sullo storico mensile Quattro Zampe e sulla rivista Focus Wild). Durante il suo lavoro in Liguria è stata approvata una legge per arginare un altro fenomeno dilagante, la cosiddetta umanizzazione del cane. “L’animale non può essere umanizzato”, dice Meyer, “e ci sono stati casi estremi, perfino cani riempiti di piercing. A Genova abbiamo scoperto che alcuni venivano tatuati come i loro padroni e abbiamo vietato questa pratica. Una moda terribile, che rientra in una delle tante forme di maltrattamento degli animali”. E poi ci sono tanti episodi di minore gravità ma altrettanto snaturanti, come i cani tenuti in una borsa griffata per status symbol o agghindati con collari ricoperti di diamanti e cappottini in cachemire. “Vederli trattati così”, incalza Meyer, “mi fa ribollire il sangue. Eppure l’informazione si sta evolvendo molto, non è più come un tempo. Oggi ci sono meno resistenze ad affrontare anche argomenti difficili come la sperimentazione sugli animali, che ora viene messa in discussione proprio grazie ai media. È un primo successo, ma dobbiamo continuare a comunicare. Perché informare vuol dire anche educare, non dimentichiamolo”. 112 - PRIMA/OTTOBRE 2013 continua da pag. 110 croce e delizia di molti genitori. Panini produce la collezione Zampe & co., destinando parte dei ricavi a iniziative di protezione degli animali in collaborazione con l’Oipa e a progetti didattici assieme all’associazione di veterinari Anmvi. Insomma, si tratta di marketing etico, la chiave di comunicazione su cui fonda il proprio successo anche ‘Amici Cucciolotti’, la collezione di figurine di Pizzardi Editore che nelle sue campagne pubblicitarie cita nientemeno che il Mahatma Gandhi: “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi animali”. Pizzardi punta decisamente sull’impegno sociale mettendo al centro la collaborazione con l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), che affianca nel promuovere campagne a tutela dei diritti degli animali, e con la Fondazione Abio Italia (Associazione per il bambino in ospedale onlus) attraverso la quale regala ogni anno migliaia di album e oltre 500mila figurine per i bambini ricoverati nei reparti pediatrici degli ospedali italiani. “Fare crescere divertendo” è il motto dei ‘Cucciolotti’, che ritraggono in chiave pop i cuccioli di cani, gatti e altri animali. Pizzardi sottolinea la distanza tra il mondo ‘solidale’ delle figurine e quello virtuale dei videogiochi e di Internet. L’obiettivo è promuovere la collezione di figurine come gioco di società per favorire le relazioni interpersonali. Per far conoscere i suoi prodotti l’editore si affida a quella che tuttora definisce propaganda: “Attraverso l’ufficio propaganda di Pianoro (Bologna), proprio come si faceva una volta, ogni anno Pizzardi, con la collaborazione di oltre mille promoter fidati, si presenta davanti alle scuole per distribuire gratuitamente il suo album”, si legge sul sito www.pizzardieditore.com. Anche il rispetto dell’ambiente è prioritario: nel 2011, in occasione dell’Anno internazionale delle foreste, Pizzardi Editore ha pubblicato il primo album di figurine a impatto zero, contribuendo alla creazione di 45mila metri quadrati di nuova foresta in Madagascar e alla costruzione di un ambulatorio pediatrico, un vivaio, una piccola diga e un pozzo per portare l’acqua nei villaggi. La pet mania viaggia anche sulle onde della radio. Sono molte le trasmissioni che si occupano degli animali, focalizzandosi soprattutto su due La campagna di ‘Amici Cucciolotmacro temi: i diritti degli ani- ti’ con la frase del Mahatma Ghanmali e le adozioni. Un esem- di e una figurina della collezione. pio di successo è il format ‘Arca degli animali’, iniziativa lanciata da Radio 105, Radio Monte Carlo e Virgin Radio in collaborazione con la catena di negozi Arcaplanet. L’obiettivo è sostenere l’adozione dei cani e dei gatti che affollano i rifugi delle nostre città e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’abbandono. Dalla trasmissione è nata anche una web community (www.arcadeglianimali.it) che mette in contatto la redazione con gli aspiranti padroni e con i canili. “Noi lo definiamo il Facebook dei cani e dei gatti”, spiegano Kris&Kris – al secolo Kris Reichert e Kris Grove – le deejay di Radio 105 che conducono la trasmissione. “La credibilità del servizio è tutto. Ogni adozione, infatti, viene seguita e controllata fino al buon esito”. I canili che hanno aderito all’iniziativa sono oltre 170 e a metà ottobre le adozioni erano 200. Sul fronte dei diritti degli animali Radio 105 propone anche sul sito www.105.net ‘Save the Animals, ciclo di video condotti da Kris Reichert, l’animalista più sfegatata della coppia. pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 11:57 Pagina 113 DALLA TIVÙ SUI PET ALLA TIVÙ PER I PET Se gli animali sono grandi protagonisti dei palinsesti televisivi nell’importante filone sulla natura, i pet occupano una porzione altrettanto importante del piccolo schermo con canali e programmi dedicati ma anche con una presenza disseminata in varie trasmissioni di attualità e d’intrattenimento. Alcune delle quali, come ‘Paperissima’, devono il loro grande successo proprio alla presenza di animali domestici di ogni tipo ripresi dai loro compagni di vita umani in momenti particolarmente buffi o teneri. All’interno della produzione specializzata il posto d’onore spetta a DogTv: un canale non sui cani ma per i cani. Per ora è disponibile solo negli Stati Uniti dove è stato lanciato lo scorso agosto su DirecTv, il maggior fornitore di servizi via satellite del Paese. Musiche rilassanti, filmati di animali che scorrazzano sui prati, sequenze di forme e colori con tonalità e suoni particolari rigorosamente adattati ai sensi dei cani, DogTv è stata inventata da Ron Levi (che ha alle spalle una buona esperienza di tivù per gli umani, in particolare a Music Channel) per alleviare i momenti di solitudine dei migliori amici dell’uomo quando i proprietari sono fuori casa. “DogTv risponde alla crescente richiesta, da parte delle famiglie, di soluzioni affinché i loro cuccioli non si sentano abbandonati quando rimangono soli in casa”, spiega il ceo Gilad Neumann. “Attraverso DirecTv raggiungiamo 20 milioni di abbonati, che per la prima volta hanno la possibilità di sperimentare una programmazione innovativa per i loro animali da compagnia”. E senza avere troppa pubblicità a intervallare le trasmissioni. A questo aspetto ha pensato Beke Lubeach, direttore marketing per gli Usa, che ha studiato tempi e orari circoscritti per non disturbare troppo gli spettatori canini: “Le pubblicità durante il giorno, che per i cani rappresenta la fascia di prime time, saranno limitate. Ci saranno invece spazi in diversi formati, brevi e lunghi, in altri orari”. Dagli Stati Uniti è invece arrivato da tempo in Italia Animal Planet, canale pay del bouquet Discovery (in onda sul canale 421 di Sky) dove a dominare è la passione per gli animali in tutte le sue declinazioni. “I sentimenti, la relazione tra l’animale e il padrone sono diventati sempre più il vero focus del nostro canale: il telespettatore vuole riconoscersi nel racconto delle storie domestiche dei cani e dei gatti che sono a tutti gli effetti membri della famiglia”, spiega Sergio Del Prete, direttore programmi di Discovery Italia. Ci sono innanzitutto i classici documentari, racconti spettacolari della natura lontana da noi. La tendenza è sempre più verso l’umanizzazione: i documentari sono commentati dal cosiddetto host – un biologo, un veterinario o un esperto del tema – che diventa protagonista insieme agli animali. “Abbiamo poi format dedicati ai predatori o all’animal rescue, ovvero al salvataggio e alla cura degli animali in difficoltà. Storie di animali in pericolo salvati da associazioni di volontariato, veterinari, polizia: racconti che piacciono molto al target femminile”, racconta Del Prete. Sergio Del Prete, programming director di Discovery Italia. A fianco, ‘Police Dog’ e ‘Passaporto a quattro zampe’, due programmi in onda su Animal Planet (Sky canale 421). ‘Police Dog’ segue le azioni di una delle squadre cinofile migliori al mondo: la K9 del dipartimento di polizia di St. Paul, in Minnesota. ‘Passaporto a quattro zampe’ è una serie ambientata nel Par Air Centre, l’agenzia di spedizioni di animali domestici più indaffarata del Regno Unito. I protagonisti del canale sono però senza dubbio i pet. I temi cult sono le storie toccanti dei cani e dei gatti che hanno salvato i loro padroni e il racconto quotidiano della loro vita insieme. Anche se non mancano i tipici eccessi all’americana in cui gli animali vengono vestiti e pettinati in modo stravagante. Il target del canale è la famiglia, l’obiettivo è infatti la cosiddetta co-viewing che coinvolge adulti e bambini grazie a temi appetibili per entrambi. “È proprio la dimensione domestica ad essere vincente”, sottolinea Del Prete. “Permette l’engagement e l’identificazione del telespettatore nella storia che vede sul video. Funzionano sempre meglio i racconti del vissuto delle persone con i propri animali, problemi compresi”. In questa direzione vanno format come ‘My cat from hell’, un successo di Animal Planet Usa a breve in arrivo anche in Italia: per la prima volta, un comportamentista viene interpellato su consigli per educare e correggere eventuali cattive abitudini del gatto di casa. Mentre si rivolge ai proprietari di cani un’analoga trasmissione di enorme successo del bouquet Sky, ‘Dog Whisperer’, in cui il carismatico educatore cinofilo Cesar Millan riporta a una vita normale e serena i cani problematici (e i loro padroni) di ogni razza e dimensione. E sarà un caso se nella nuova trasmissione di Retequattro ‘Life: uomo e na- ‘Il gatto pirata sul web è il rivale tura’, dieci puntate in on- di Johnny Depp’. Maria Luisa da da settembre, il miglior Agnese conduce su Corriere.it amico dell’uomo è diventato ‘Mi piace’, raccolta di video dianche il miglior amico del vertenti spesso con protagoniconduttore televisivo? A sti gli animali. fianco del biologo e naturalista Vincenzo Venuto, troviamo infatti Navaho, uno stupendo esemplare di Australian Shepherd. Navaho insieme al presentatore ha girato Europa, Africa e America in lungo e in largo. Durante la trasmissione viene proposta la migliore produzione documentaristica internazionale – di Bbc Worldwide e Discovery Channel – che trascina lo spettatore in un viaggio avventuroso attraverso immagini sulla vita e il comportamento di ogni essere vivente. Tutto questo insieme a Navaho, la vera novità della trasmissione di Mediaset. → PRIMA/OTTOBRE 2013 - 113 pag103-114 PET.qxd 18-10-2013 12:11 Pagina 114 PASSIONI → Sempre sulle reti Mediaset ha debuttato un nuovo programma in onda alla domenica alle 13.40 su Canale 5. Si chiama ‘L’Arca di Noè’ perché nel contenitore c’è di tutto: da notizie bizzarre a storie che arrivano da lontano, passando per i consigli degli esperti e le novità in campo zoologico. Ma, soprattutto, “c’è spazio per ogni genere di animale, dagli elefanti alle coccinelle”, spiega Maria Luisa Cocozza, giornalista del Tg5 e curatrice del magazine, ideato dal direttore Clemente J. Mimun e nato da una costola del progetto ‘Tg Bau&Miao’. Sono bastate quattro puntate del telegiornale Clemente J. Mimun, direttore del Tg5, con il suo Shon, e Maria Luisa Cocozza, curatrice di ‘L’Arca di Noè’, il magazine ideato da Mimun in onda la domenica su Canale 5. dedicato ai pet, trasmesse a primavera dello scorso anno, per decidere di portare avanti l’esperienza attraverso un appuntamento fisso a cadenza settimanale. ‘L’Arca di Noè’ si presenta con un nome diverso ma, dice Cocozza, “nasce con lo stesso spirito del ‘Tg Bau&Miao’: dare voce a chi non ce l’ha”. All’interno, infatti, c’è spazio anche per il mondo del volontariato e delle onlus, con la sezione ‘Qua la zampa’: un minuto e mezzo in cui vengono mandati in onda i filmati inviati dalle associazioni. Gli ascolti sembrano premiare la formula: sono stati raggiunti anche i 3 milioni di telespettatori. Il segreto? “Affrontiamo il tema in chiave positiva perché parlare di animali significa farli conoscere, amarli. Aumentare il rispetto per loro vuol dire far crescere anche il rispetto tra gli esseri umani”, sottolinea Cocozza. Un esempio è la storia di Camillo: seguitissima (12,48% di ascolto) proprio per la particolarità del protagonista: un cagnetto di 12 anni di Sanremo che ogni mattina prende l’autobus. Camillo scende in I cuccioli si salvano con un click on serve mettere mano al N portafogli: per aiutare cani e gatti randagi bastano una connessione Internet che funzioni e un’occhiata al sito della Giunti Editore, la casa editrice fiorentina specializzata, tra l’altro, in libri per la prima infanzia e per ragazzi che ha lanciato 114 - PRIMA/OTTOBRE 2013 centro e, attraversando la strada (rigorosamente sulle strisce), passa in rassegna i negozi in cerca di coccole e leccornie. A poco è servito che la padrona gli abbia appuntato sul collarino un biglietto con su scritto ‘Devo dimagrire’: la bestiola ha conquistato tutta la città arrivando a diventare una star del piccolo schermo. Ma non è finita qui: la sua storia potrebbe affacciarsi anche sul mercato editoriale. È proprio la curatrice del programma ad anticiparlo: “Stiamo pensando di fare un libro sull’‘Arca di Noè’. Riceviamo tantissime segnalazioni e, come quella di Camillo, ci sono molte storie da raccontare”. Tra i programmi più seguiti c’è poi ‘Missione cuccioli’ di DeaKids, arrivato alla quinta edizione sorprendendo persino chi lo ha tenuto a battesimo nel 2009. “Un successo strepitoso che non ci aspettavamo nem- Il sito Internet di ‘Missione cuccioli’, il meno noi. Il primo programma in onda su DeaKids dal 2009. anno ha avuto ascolti quindici volte superiori alla media di rete, dopodiché ha sempre confermato risultati più che buoni tanto da stimolare spin off televisivi, editoriali e digitali”, dice Massimo Bruno, direttore dei canali tivù di De Agostini Editore che indica nel format il segreto di tanta longevità: “‘Missione cuccioli’ unisce l’intrattenimento all’utilità dei consigli pratici dedicati a chi ha a che fare con i pet e al ‘caring’, ossia come prendersi cura degli animali, che non sono giocattoli, e aiuta la crescita personale del bambino e la sua responsabilizzazione”. Il dog trainer Simone Dalla Valle è la star del programma prodotto in collaborazione con Magnolia attorno a cui sono state lanciate campagne pro adozioni e contro l’abbandono estivo, la rubrica tivù ‘La posta di Missione cuccioli’ e altre pillole sulla gestione dei pet, il libro ‘Missione cuccioli - Una scelta importante’ edito da De Agostini, il sito Deakids.it/missionecuccioli e un paio di app. “Sui nostri canali non sono stati realizzati altri progetti televisivi dedicati esclusivamente ai pet”, spiega Massimo Bruno, “perché ‘Missione cuccioli’ è il brand attorno a cui abbiamo deciso di concentrare le nostre attenzioni su questo tema, un brand che ancora adesso, dopo cinque edizioni, manda in onda ogni giorno due puntate di questa trasmissione”. A cura di Dina Bara, Sara Frangini e Olivia Manola l’iniziativa ‘1clickpericuccioli’ in collaborazione con MySocialPet, organizzazione per l’adozione di trovatelli. Attraverso una sorta di gara a colpi di click, svoltasi dal 7 marzo al 6 giugno scorsi, sono state premiate le dieci associazioni italiane impegnate a favore dei cani e dei gatti randagi che hanno ricevuto il maggior numero di ‘like’. A classificarsi per prima è stata Io dico Miao, che ha ricevuto 5mila euro. Al secondo posto (3.500 euro) la Aronne onlus, seguita da Oasi dei mici felici, premiata con 2.500 euro. Mille euro a testa per gli altri sette premiati: Lega italiana dei diritti dell’animale, sezione di Olbia; Un atto d’amore onlus; Boxer Guardians; Il gattile, rifugio di Ancona; Il gatto nero onlus; l’associazione Zoofila Nocerina; La casetta dei gatti. Ogni donazione comprendeva crocchette e integratori in base alle esigenze delle singole associazioni. Per Giunti l’iniziativa ha avuto un riscontro non indifferente in termini promozionali. Infatti, era possibile dare una sola preferenza per ciascuna onlus, ma con un’eccezione: aggiungendo un ‘like’ al link Giunti Kids & Junior il valore del voto veniva raddoppiato. In questo modo l’iniziativa ha coniugato l’aspetto della solidarietà per gli animali, molto caro alle famiglie anche in tempo di crisi, alla promozione del marchio editoriale.