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PASSIONI
AMORE CARO
Cresce il numero di famiglie
che decidono di vivere con un
animale e gli italiani non badano a spese per la cura dei loro
pet neppure in tempo di crisi
È una bella tenzone amorosa (lei
s’avvicina, lui si scosta; lei fa
l’indifferente grattandosi un
orecchio, lui parte all’attacco) che
sfocia in un tenerissimo
abbraccio. Il filmato lo potete
vedere sul nostro sito
(www.primaonline.it) per gentile
concessione dell’Huffington Post,
che l’ha pubblicato per primo, e
mostra come la labrador
Himalaya fa conoscenza con
il piccolo Hernán, un
bambino con la
sindrome di Down, e
in una manciata di
minuti rompe il
muro di
diffidenza che
li separava e
lo convince
a giocare.
Di storie
così,
che
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PASSIONI
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rappresentano il punto più alto del
sentimento che può legare un essere
umano a un animale, ce ne sono parecchie (a volte hanno per protagonisti gatti, cavalli e persino asini),
così come sono infiniti gli esempi di
dedizione o sacrificio, soprattutto da
parte dei cani. È di pochi giorni fa la
divulgazione di una serie di esperi-
Due immagini del video di cui sono protagonisti Hernàn e la labrador Himalaya.
menti scientifici del neuroscienziato
americano Gregory Berns che dimostrano come le emozioni e i sentimenti attivino negli umani e nei cani
la stessa area del cervello, il nucleo
caudato. Bella scoperta!, diranno in
molti, ma aiuta pur sempre a spiegare quella pulsione comune a (quasi)
tutti gli esseri umani e agli animali
domestici che li spinge l’uno verso
l’altro finendo per farli condividere
la casa e la vita quotidiana.
I più scelgono, magari dopo qualche discussione in famiglia, di comprare o, sempre più spesso, di adottare un cane o un gatto, ma anche
conigli, criceti, uccelli, pesci. Tante
volte però l’irruzione è improvvisa e
irresistibile: il ragazzino che, in una
giornata fredda e piovosa, torna a
casa con in braccio un cucciolo
spaurito, oppure l’incontro fortuito
con un cane o un gatto che con ogni
evidenza si sono persi o sono stati
abbandonati, sono una manifestazione del destino a cui è praticamente impossibile sottrarsi.
Ecco dunque che l’approfondito
‘Rapporto Italia’ annuale dell’istituto
104 - PRIMA/OTTOBRE 2013
Eurispes può annunciare che nel
2013 più della metà delle famiglie
italiane (il 55,3%) convive con almeno un animale domestico e che rispetto al Rapporto 2012 la percentuale è in crescita ben del 13,6%.
“Sono scelte che segnalano, tanto più
in tempi di difficoltà sociale ed economica, una forma di attaccamento
in modo attivo alla domesticità, anche in opposizione a un fuori che si
percepisce come sempre più incerto”, commenta Paolo Inghilleri, ordinario di psicologia sociale dell’università degli Studi di Milano. “E poi
il rapporto con i pet è una delle poche dimensioni affettive transgenerazionali: può essere un ponte tra genitori e figli adolescenti, funzionare da
collante in una fase della vita familiare in cui non mancano le fonti di
conflitto. E più in generale è anche
un modo per educare i bambini e i
ragazzi alla responsabilità”.
Altro dato forse sorprendente è
che la riduzione dei consumi, forzatamente in atto da almeno un paio
di anni, non ha intaccato la spesa
che gli italiani destinano all’alimentazione dei loro animali domestici,
che nel 2012 è salita del 2,1% come
rileva la più importante ricerca specializzata in materia, il Rapporto Assalco-Zoomark. E aumenta, del
2,4%, anche la spesa per i prodotti
per l’igiene, i giochi e gli accessori,
categoria quest’ultima che comprende cose utili come ciotole, guinzagli
e cucce ma pure collari gioiello, cappottini e trasportini griffati e diavolerie varie che dimostrano come il
rapporto d’amore con gli animali
non sia esente da folli esibizionismi
come quelli a cui ci hanno abituato
socialites, star e starlette immancabilmente immortalate con i loro cani
di microscopica taglia (non a caso
definiti ‘toy’) che si affacciano da
borse dal prezzo a più zeri; o abitudini come quella di installare in un
passeggino il proprio cane che pare
essere piuttosto diffusa a Hong
Kong.
Il bulldog inglese che
campeggia, con tanto di
corona e di collana d’oro,
sulla copertina di
BusinessWeek è l’emblema di
quella che il settimanale americano ha
battezzato la Pet economy, un affarone
da 41 miliardi di dollari all’anno già nel
2007, periodo in cui è stata realizzata
l’inchiesta. E da allora, per quanto
riguarda le follie umane nei confronti
degli animali di cui BusinessWeek dà
conto, le cose non possono che essere
peggiorate.
“Gli americani oggi spendono 41 miliardi
di dollari all’anno per i loro animali, più
del prodotto interno lordo di oltre 64
nazioni nel mondo. La cifra rappresenta il
doppio della cifra sborsata sugli animali
un decennio fa, con una aspettativa di
spesa annuale che arriva a raggiungere i
52 miliardi di dollari nei prossimi 2 anni”,
scrivono Diane Brady e Christopher
Palmeri. E riportando l’opinone di Bob
Vetere, presidente dell’American Pet
Products Manufacturers Association –
“Le persone non sono più
sufficientemente soddisfatte di
ricompensare i loro animali con prodotti
animali, vogliono ricompensarli in termini
umani” – commentano: “Ciò significa
hotel invece di canili, apparecchi per
correggere denti storti e svolazzanti abiti
da ballo per cani. I proprietari di animali
stanno diventando consumatori esigenti
che non sopportano prodotti scadenti,
ambienti non stimolanti, o cattivi servizi
per i loro animali. Ma il volume crescente
e i costi dei servizi, specialmente
nell’ambito della medicina animale,
solleva questioni etiche: fino a che punto
tutto questo amore dovrebbe arrivare?”.
La conclusione dei giornalisti è
disincantata: “Il miglioramento crescente
dello status di animale domestico ha
prodotto un’ondata di imprenditorialità
senza precedenti in una industria una
volta rappresentata dai topi di feltro e
dalle palline di gomma. Adesso esistono
il vasino coperto per 430 dollari, il
profumo per 30 dollari l’oncia e i trench
impermeabili per 225 dollari destinati
esclusivamente a consumatori
quadrupedi e ai loro compagni armati di
portafogli. Anche coloro che evitano
l’alta moda per animali sono sempre più
disposti a spendere migliaia di dollari in
farmaci per la depressione o l’ansia negli
animali domestici, come nella
psicoterapia, nella chirurgia anti cancro
più avanzata, in procedure cosmetiche e
nelle cure per il fine vita”.
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COCCOLE, PAPPE E MEDICINE
Il ‘Rapporto Italia’ 2013 di Eurispes ci dice
che l’animale più diffuso nelle case degli italiani è il cane, presente nel 55,6% delle famiglie che possiedono animali; al secondo posto
il gatto con il 49,7%. Eurispes dettaglia quanto le famiglie spendono per l’alimentazione e
la cura, un dato influenzato all’origine da due
fattori: la taglia del cane (e secondo i dati del
Ceesa a dominare sono le taglie piccole e medie, con il 24% dei cani tra 5 e 10 chili di peso
e il 31% tra i 10 e i 30 chili) e il fatto che i cani costano più dei gatti per tutto ciò che non è
alimentazione.
“Il 46,7% di chi possiede un animale riesce
a sopperire ai suoi bisogni con meno di 30 euro al mese”, dice il rapporto Eurispes. “Quasi
un terzo del campione (il 32,7%) spende invece da 30 a 50 euro al mese e il 13,6% da 51 a
100 euro. Il 4,9% li coccola e li accudisce al
meglio, viziandoli anche un po’, spendendo da
101 a 200 euro al mese. Lo 0,7% affronta una
spesa che varia da 201 a 300 euro mensili e
l’1,4% destina più di 300 euro mensili al proprio beniamino”.
Per la sola alimentazione, specifica il rapporto Eurispes, “per il 52,6% dei proprietari
di animali la spesa si attesta a meno di 30 euro al mese; nel 31,6% dei casi varia dai 30 a
50 euro. L’11% spende invece da 51 a 100 euro, il 3,5% da 101 a 200 euro, lo 0,2% da 201 a
300 euro e l’1,1% più di 300 euro al mese”.
Per quanto riguarda il budget destinato a
veterinari, medicinali e cure in genere, Eurispes prende in considerazione un arco temporale non mensile ma annuale. Ecco i risultati
dell’indagine: “Il 63,8% di chi ha un animale
in casa spende meno di 100 euro l’anno; il
24,3% spende da 101 a 200 euro, il 7,7% da
201 a 300 euro e il 4,2% più di 300 euro. La
toelettatura dei propri animali può essere affidata a centri specializzati, ma il 65,2% dei
proprietari se ne occupa in prima persona. Il
34,8% invece si rivolge a specialisti per le operazioni necessarie alla corretta pulizia dei
propri cuccioli: il 19,3% lo fa spendendo fino
a 50 euro l’anno, il 10,1% da 51 a 100 euro, il
3% da 101 a 150 euro e il 2,4% oltre i 150 euro”.
Non poteva mancare un capitolo su quelle
spese che giustamente Eurispes attribuisce al-
→
Il tenore Andrea Bocelli con il labrador Chopin.
Ecologica e battagliera
rima delle vendite vengono loro: i gatti e i cani Shabbat, Shang,
P
Chocolat, il dottor Salento e Yanga. E prima del guadagno
vengono l’informazione sugli animali, le battaglie per i loro diritti e
contro la vivisezione. È seguendo queste idee che l’imprenditore
ligure Pier Giovanni Capellino, insieme al suo fedelissimo amico
peloso E-hoiè, porta avanti la filosofia di Almo Nature, prima
azienda al mondo a introdurre sul mercato alimenti per gatti e cani
del tutto privi di additivi. Almo Nature ha ora scelto come arma di
comunicazione la campagna europea ‘Stop vivisection’. Lo ha fatto
posizionando 2.500 leggii di raccolta firme in altrettanti punti
vendita specializzati ma, soprattutto, facendo conoscere per la
prima volta in Italia al grande pubblico l’argomento vivisezione
attraverso uno spot televisivo rimbalzato su tutte le reti, da Rai a
Mediaset fino a La7. Il video (vedi Primaonline.it), patrocinato da
Oipa, l’Organizzazione internazionale protezioni animali, e dalla
onlus Gaia, ha per protagonista una scimmietta, prima libera e poi
incatenata, disegnata dalla bravissima ‘artista della sabbia’ Ilana
Yahav. L’invito è a
sostenere la petizione
contro i test sugli animali
per sollecitare la
Commissione europea ad
abrogare la direttiva
2010/63/Ue sulla
protezione degli animali
utilizzati a fini scientifici
e a presentare una nuova
proposta che abolisca
l’uso della
sperimentazione. Il
traguardo da raggiungere
è ambizioso: un milione
di firme in sette diversi
Paesi europei affinché
l’iniziativa sia valida. Gli
ostacoli non mancano. Tra
questi la lettera del gruppo Protest, formato da ricercatori
favorevoli alla sperimentazione,
“che - hanno fatto partire una
segnalazione di massa all’Istituto
di autodisciplina pubblicitaria
con lo scopo di fermare la
pubblicità contro la vivisezione”,
informa il presidente di Gaia
Edgar Meyer. Ma questo non ha
Pier Giovanni Capellino con E- fermato né lo spot né Almo
hoiè. Qui sopra, la campagna di Al- Nature, “un’azienda fuori dal
mo Nature realizzata dall’‘artista comune”, sostiene Meyer, “che
molte onlus apprezzano per gli
della sabbia’ Ilana Yahav.
investimenti che fa e le battaglie
che porta avanti”. Non è un caso quindi che questa realtà
imprenditoriale, nata nel 2000, debba il suo successo a un cane dal
nome insolito: dottor Salento. Lo racconta proprio Capellino sul
sito: il dottor Salento, “sempre presente, sempre al lavoro, sempre
con il padrone, si può dire che con la sua mimica abbia creato
prima la filosofia e poi il prodotto. Lui la mente, io il portavoce”.
Prodotto e filosofia aziendale sono uniti anche nella campagna
Love-Food, con la quale Almo Nature si è impegnata a donare ai
randagi una scatoletta ogni tre vendute. Il successo della raccolta,
sostenuta da Oipa e Gaia, è tutto nei numeri: da luglio 760mila pasti
sono stati messi a disposizione dei rifugi. La comunicazione, anche
in questo caso, ha fatto la sua parte e Internet è stato il mezzo più
prezioso. Il messaggio è rimbalzato sul web e ha avuto eco
attraverso il sito e il blog di Almo Nature: uno spazio di
approfondimento, dove gli utenti possono dialogare con gli esperti,
che ospita una sezione dedicata al tema della sperimentazione
animale con lo scopo di fornire un quadro il più chiaro ed esaustivo
possibile sull’argomento.
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la “vanità degli esseri umani che coinvolge anche gli
animali”. Scopriamo quindi
che quasi la metà dei proprietari di animali compra
‘fashion gadget’, destinati
soprattutto ai cani ma un
po’ anche ai gatti: a fronte
di un 55,8% che dichiara di
farne volentieri a meno, il
34,7% spende fino a 50 euro l’anno per l’acquisto di
abitini, collari e accessori,
il 6,3% da 51 a 100 euro,
l’1,6% da 101 a 150 euro e
un altro 1,6% più di 150 euro.
Lasciando perdere gli eccessi, è chiaro che la spesa
per il benessere e la salute
dei propri animali è a tutti
gli effetti una ‘spesa di famiglia’ da salvaguardare il
più possibile. Per chiunque
abbia convissuto o conviva
con un cane o un gatto la
spiegazione è ovvia: danno
talmente tanto in cambio
che farlo è nell’ordine delle
cose. “Ma all’interno della
sfera affettiva ci sono altri
aspetti importanti da considerare”, osserva Paolo Inghilleri. “Vivere con un animale è un modo abbastanza semplice di avere
un’esperienza ottimale sul
piano affettivo: l’hai scelto
tu, ti piace e occupartene
nel modo giusto dimostra
che sei competente, che sai
prenderti cura di un altro
diverso da te. Credo che
questo sia un elemento attrattivo soprattutto per le
persone anziane o sole. In
più c’è un aspetto prettamente legato alla contemporaneità: attraverso il web
chi possiede un animale
spesso entra a far parte di
un gruppo che condivide
informazioni ed esperienze;
altri fanno ancora di più,
ad esempio dedicandosi a
battaglie per i diritti degli
animali o semplicemente
dandosi da fare, attraverso
un blog o un sito, per mettere in contatto cani e gatti
in cerca di una casa e chi
vuole adottarli. In un’epoca
di grande difficoltà nel trovare forme di appartenenza, non va sottovalutato come questi siano modi per
fare rete e per sentirsi impegnati in qualcosa di utile”.
106 - PRIMA/OTTOBRE 2013
Ricerca e sensibilità,
la strategia di Bayer
del marketing. E non certo per una
discriminazione verso i sette milioni (e
mezzo) di gatti, ma perché questi ultimi, non
sempre a ragione, vengono percepiti come
n bisogno, una passione, una tendenza.
meno bisognosi di cure. Spiega Angelo
La cura degli animali di casa, dal collare
Sagrada, responsabile marketing Animali da
capace di combattere molti parassiti fino
compagnia: “La nostra comunicazione
allo shampoo che rende il mantello morbido
avviene a più livelli. Da una parte c’è la tivù
e leggermente profumato, è un settore che
dove Dolly, una golden retriever non proprio
non conosce crisi. O, quanto meno, che la
purissima (ha una macchia nera sull’occhio),
è la star incontrastata.
Dall’altra ci sono gli
oltre diecimila
veterinari che si
occupano di pet che per
noi sono
importantissimi, come
del resto i 4mila negozi
specializzati in prodotti
per animali e le
farmacie”.
Bayer Italia è
cresciuta insieme a una
nuova sensibilità verso
gli animali: “Oggi la
lotta contro gli
abbandoni è molto
sentita, non a caso la
stessa Dolly, all’inizio
della serie di spot
La partenza dell’edizione 2013
(realizzati
dalla Vbm di
della ‘corsa a sei zampe’
Piacenza, lo storico
Advantix Running.
partner pubblicitario di
Foto a lato, Giampiero Vantellino
(a destra) e Angelo Sagrada.
Bayer: ndr), veniva
recuperata in un canile”,
conosce
racconta Sagrada. “Contemporaneamente, le
assai meno
tendenze nella scelta del cane si sono
di altri. Alla Bayer Italia, che ha a Milano il
evolute: ora, soprattutto nelle città, i cani
centro ricerche per l’Europa dedicato ai
oltre i 40 chili di peso sono in netta
prodotti per la pulizia degli animali e del
diminuzione e si preferisce scegliere cani
loro ambiente domestico, ci credono
molto piccoli o medi. In parte risponde a
profondamente. “Da oltre dieci anni ci
una moda, quella del cane da esibire in
siamo appassionati all’analisi dei bisogni dei
borsetta, ma soprattutto a un’esigenza di
consumatori”, racconta Giampiero
spazio e di costi. I proprietari di gatti invece
Vantellino, capo divisione di Bayer Animal
tendono perlopiù ad avere due animali”.
Health Italia. “Un esempio? Fino a poco
Accanto a spot e iniziative mirate a
tempo fa non esistevano salviette umide per
negozianti e professionisti, Bayer punta sulle
ripulire in fretta e comodamente le zampe
attività di sensibilizzazione: nei parchi per
del proprio cane dopo la passeggiata, ora
esempio, o al fianco delle amministrazioni
sono in pieno boom. Così come i tappetini
comunali, come è già avvenuto a Milano, per
assorbenti da mettere per terra quando c’è
spiegare perché è doveroso pulire dove il
un cucciolo che non ha ancora imparato a
proprio cane ha sporcato, anche a
non sporcare in casa. Certo, si tratta di un
salvaguardia della salute di tutti. Ci sono
filone di ricerca diverso da quello
corse non competitive – come la Advantix
farmaceutico, che pure è altrettanto
Running al Parco Sempione a Milano e a
importante. Ma promette bene”. Anche
Villa Borghese a Roma – che presto si
perché tra cura, prevenzione e piacere il
estenderanno ad altre città; e ricerche
confine è sottile: “Lavoriamo in stretta
scientifiche come quella fatta a Varese
sinergia. Alcuni prodotti, come i nuovi
sponsorizzando uno studio sui benefici che
collari e le pipette ‘spot on’ che respingono
un quattrozampe può portare a chi soffre di
pulci e zecche ma la leishmaniosi, sono al
Alzheimer. L’obiettivo? Sapere tutto, ma
tempo stesso cura, prevenzione e terapia. E
proprio tutto, sul sentimento che lega gli
dimostrano come la ricerca sia andata
italiani ai propri cuccioli, dalla ragazza col
avanti riuscendo a riproporre un prodotto
pincher nel trasportino griffato fino alla
storico, il collare appunto, che, grazie
madre di famiglia che considera il cane di
all’innovazione di Bayer nel settore dei
casa come una specie di figlio. E vuole che si
polimeri a rilascio controllato, offre una
lavi i denti, o almeno che mastichi uno
durata di protezione di 7-8 mesi mai
snack antialitosi. Bayer è pronta, e nel 2013
raggiunta prima d’ora”.
ha festeggiato i 150 anni con una mostra che
I sette milioni di cani che vivono in Italia
ripercorre la sua storia: ‘Science for a better
sono i principali destinatari della ricerca e
life’.
Vera Schiavazzi
U
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COSA C’È NELLA CIOTOLA?
È la bibbia del pet food e del pet care: ogni anno a maggio
viene pubblicato il ‘Rapporto Assalco (Associazione nazionale imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da
compagnia) Zoomark’, il principale strumento per il mercato e per la stampa per conoscere l’andamento dei consumi
in campo di alimentazione e cura per i pet. E anche in questo caso nessuna sorpresa. Il rapporto infatti si apre sottolineando: “Nel 2012 il mercato italiano dei prodotti per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia tiene nonostante la crisi che ha colpito famiglie e consumi”. Nella
grande distribuzione il cibo per i pet è una delle poche categorie ad aver registrato nel 2012 un aumento delle vendite,
il 2,3% a valore. E si tratta di un mercato con significative
potenzialità di sviluppo in tutti i canali di vendita, visto che
in Italia il petfood industriale viene utilizzato solo da poco
più della metà delle famiglie che possiedono un animale.
In dettaglio, il principale segmento, quello degli alimenti
per cani e gatti, cresce del 2,1% a valore, raggiungendo i
1.735,5 milioni di euro di fatturato, di cui 932,2 per i gatti
e 703,4 per i cani. I volumi sono in calo dello 0,8%, dato
considerato fisiologico perché dovuto “a variazioni dei
comportamenti d’acquisto come il graduale passaggio dai
formati medi ai formati monoporzione, con conseguente
riduzione degli sprechi, e alla crescente diffusione di animali di piccola e media taglia”. A diminuire, dell’1,6%, è
invece il fatturato degli alimenti per altri animali.
Il più importante canale di vendita rimane la grande distribuzione con 1.035,9 milioni di fatturato e una crescita del
2,5% nel 2012; seguono i petshop specializzati con 593,1 milioni di fatturato, in calo dello 0,2%; largamente distaccate le
catene di petshop, che fatturano solo 106,5 milioni ma sono
il canale che nel 2012 ha registrato la crescita più significativa: +12,4%. Dall’indagine sono quindi escluse le vendite on
line, tuttora marginali ma destinate ad assumere peso so-
Un pacco pieno di
sorprese per il tuo cane
egala ogni mese al tuo cane una
‘R
scatola piena di sorprese’. È il
claim di DogDeliver
(www.dogdeliver.com), un negozio on
line di prodotti per animali – e allo
stesso tempo una comunità di ‘pet
lovers’ – che ha debuttato in questi
giorni sul web con un’originale formula
di vendita: ogni mese viene inviata agli
abbonati una selezione di prodotti di
qualità, scelti da un comitato
scientifico composto da veterinari ed
esperti di comportamento animale; poi
il cliente può segnalare i prodotti che
preferisce in modo che siano inclusi
nelle successive spedizioni. Il 10% del
ricavato viene devoluto in beneficienza,
ai canili.
L’idea è venuta a Vittorio Veltroni,
già direttore generale digital di
Mondadori (e prima responsabile
contenuti e servizi digitali di Vodafone,
oltre che fondatore del sito sportivo
Goallars), appassionato proprietario di
due cani, Oban e Nina. “Sono i nostri
tester a quattro zampe; mandiamo i
prodotti ai clienti solo dopo aver
ottenuto la loro approvazione”,
afferma.
Alla base del progetto non c’è
prattutto per gli alimenti di nicchia
come quelli biologici o calibrati per
razze con particolari esigenze.
Di pari passo l’industria alimentare per cani e gatti va affinando la
propria produzione, anche in risposta a una domanda sempre più precisa e consapevole. Racconta Sibyl
Pezzotta, dal 1998 responsabile
marketing grocery di Purina, leader
in Italia con 308 milioni di fatturato
nel 2012: “Negli ultimi quindici anni ho potuto osservare una crescente consapevolezza nella relazione
con gli animali domestici, che si
traduce in una maggiore responsabilità sulle scelte di alimentazione e
di prevenzione sulla salute. E la nostra offerta è andata sempre più
specializzandosi. Alla fine degli anni Novanta c’erano già prodotti studiati per i cuccioli fino a un anno;
poi ci siamo più focalizzati sullo stile di vita dell’animale: più o meno
attivo, sterilizzato oppure no, con
problemi particolari. Oggi il 35% dei nostri prodotti risponde a esigenze specifiche o legate all’invecchiamento”.
Già, perché anche i pet vivono più a lungo, esattamente
come noi, e la qualità delle cure che gli riserviamo è sempre
più alta. Non a caso il segmento di prodotti alimentari che
nel 2012 è cresciuto di più è quello degli snack funzionali
per cani, cioè gli spuntini per favorire l’igiene orale o usati
come ricompensa: +12,1% a volume e a valore per un fatturato complessivo di 100mila euro. “A trainare la crescita del
mercato sono i prodotti a più alto tasso d’innovazione e di
ovviamente solo l’amore per gli
animali, ma una precisa idea di
business e un’accurata analisi del
mercato. “In Italia sono sette milioni le
famiglie che hanno un cane. Il nostro
target sono quelle che spendono
mediamente circa 200 euro al mese per
Vittorio Veltroni, socio fondatore di
DogDeliver, con uno dei suoi due cani,
Oban (l’altro si chiama Nina); qui a fianco,
il logo della società.
i loro amici a quattro zampe”, spiega
Veltroni. “Per gli acquisti si rivolgono o
ai grandi magazzini specializzati o ai
piccoli negozi, due forme di
distribuzione che privilegiano le grandi
marche. Restano tagliati fuori tanti
piccoli produttori di qualità, ad
esempio di prodotti biologici,
particolarmente diffusi nel Centro e
segue a pag. 109
Nord Europa, ma che stanno
prendendo piede anche in Italia. Noi
vogliamo mettere in contatto questo
mondo con i clienti italiani, e non solo:
a breve infatti lanceremo DogDeliver
anche in Germania”.
Soci di Veltroni nell’impresa sono la
moglie Lauretana Satta, che si occupa
di web da una quindicina di anni; due
ex colleghi in Mondadori, Bertrand
Breton e Federico Lazzarovich, e Fabio
Zanellati, veterinario e titolare di una
clinica per animali.
Intorno al sito sta nascendo intanto
una community dove gli amanti dei
cani possono
incontrarsi e
scambiarsi
esperienze e
suggerimenti:
“Abbiamo un blog,
pagine su
Facebook e Twitter
e stiamo per aprire
un canale video su YouTube”.
Per far conoscere DogDeliver sono
previste sia campagne on line sia
iniziative off line. Queste ultime
particolarmente originali:
“Organizzeremo incontri nei parchi
cittadini e aperitivi per cani, happy
hour in cui presenteremo il sito e i
prodotti in vendita”.
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PASSIONI
A ‘Striscia’ non per audience
ma per amore
ntonio Ricci lo immagini irriverente, provocatorio, un
A
autore sempre in bilico tra satira e ironia. Ma quando
parla di animali, l’inventore di ‘Striscia la notizia’, lo tsunami
della tivù, il ‘signor no’ che con Beppe Grillo, per anni, ha
rivoluzionato il piccolo schermo tra varietà e format
vincenti, sembra un’altra persona. Mette da parte gli ascolti
(“non bisogna mai confondere i servizi sugli animali con
l’audience”, dice) e prende le distanze dalla pubblicità
(“stiamo attenti a non far entrare mai nessun aspetto legato
al merchandising perché vorrebbe dire sfruttare gli
animali”). Prova anche a “non lanciare messaggi sbagliati:
dopo aver fatto apparire in tivù alcuni cuccioli di razza,
abbiamo scelto di prendere dei trovatelli dai canili”.
Prima - Siete stati tra i primi a occuparvi di animali con
inchieste a ‘Striscia la notizia’. Come è nata l’idea?
Antonio Ricci - È nata con la trasmissione stessa, fin
dall’inizio. Abbiamo seguito la filosofia di ‘Striscia’: dare voce
a chi non ce l’ha. A chiunque. Ci occupiamo spesso anche di
persone in difficoltà, di crisi e di disagi legati ai disastri
ambientali. Già nei primi servizi mandati in onda c’erano
casi di animali maltrattati, servizi sul fenomeno degli
abbandoni. Con il tempo ci siamo specializzati e ho
individuato una persona: Edoardo Stoppa, il fratello degli
animali.
Prima - Stoppa apre i servizi in tono velatamente ironico
dicendo “Cari fratelli animali e umani di ‘Striscia’”.
A. Ricci - Senza dubbio. Parla con loro, e si presenta
vestito di color
corda per ricordare
un San Francesco.
La valenza ironica
c’è, ma l’argomento
è serio. Si scopre che
accadono cose
impensabili: ci sono
storie orribili. È un
argomento delicato.
Prima - E
pericoloso.
A. Ricci - Stoppa
ha subito
aggressioni, è stato
picchiato. Ha
scoperto casi di
crudeltà che
lasciano il segno,
come l’uso dei
collari elettrici sui
cani, gli orribili
maltrattamenti che
sono costretti a
subire e gli affari
che ci stanno dietro.
L’ombra della
criminalità dietro al
traffico di cuccioli, e
i drammi che vivono
certi animali stipati
uno sopra l’altro, in
pochi metri quadri.
In tutto questo c’è
anche un altro
aspetto. A volte, le
Antonio
dico, sono le stesse
Ricci
persone che
commettono gli
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abusi a farmi pena: ci sono casi di degrado umano terribili.
È incredibile, ma gli stessi aguzzini, in certi casi, vivono in
posti peggiori di quelli in cui tengono i loro animali. Finito il
servizio può capitare che torniamo a parlare con loro
cercando di fargli capire che non è giusto quello che hanno
fatto. A volte riescono a capirlo, altre no. Non è semplice.
Prima - Anche quando andate a scovare i randagi tenuti in
canili fatiscenti ci sono reazioni violente.
A. Ricci - I canili sono un discorso diverso, anche se le
aggressioni sono le stesse. Spesso dietro c’è la malavita. Non
parlo solo del fatto che alcuni usano i cani per i
combattimenti, ma degli interessi che ci sono dietro alle
strutture. Le gare sono tra chi ha più cani perché tenendoli
ricevono aiuti, in termini economici, e guadagnano
risparmiando sulle cifre che vengono date. Ma i guadagni
maggiori li fanno su altro. Ne abbiamo avuto conferma in
Spagna e in Romania, dove siamo andati per seguire la tratta
dei cuccioli. Lì sì che ci sono interessi giganteschi e che vai a
toccare i veri traffici illegali.
Prima - Come riuscite ad avere notizie del genere? Che
tipo di intelligence fate?
A. Ricci - ‘Striscia’ è stata la prima trasmissione a usare
Internet. Ci basiamo sulle segnalazioni della gente. Le
persone ci scrivono e abbiamo un contatto diretto con loro.
L’idea è stata sempre quella di saltare le agenzie di stampa,
che di per sé sono già un filtro.
Prima - Verificare tutte le segnalazioni è un lavoro
impegnativo.
A. Ricci - L’opera di setacciamento è faticosissima.
Internet è diventato lo sfogatoio di tutti e riceviamo ogni
genere di telefonata e mail. Dentro ci sono dai saluti al
Gabibbo e alle veline fino alle
segnalazioni. In ore e ore di
lavoro ci sono una o due
segnalazioni buone. Ci pensa
una squadra di ‘Striscia’
diretta da un ex professore di
65 anni, Nino Podestà, a
valutarle e a selezionarle. Fa
un grandissimo lavoro.
Prima - A parte i servizi
esterni sugli animali, avete
anche deciso di tenere un
cane in studio. È una formula
che funziona. Come vi è
venuto in mente?
A. Ricci - Il cane in studio
Ezio Greggio e Michelle
funziona, piace ai
Hunziker, conduttori di
telespettatori. Se avessimo un
‘Striscia la notizia’, con il
gatto non sarebbe la stessa
San Bernardo Boh.
cosa. Il gatto va bene per i
filmati esterni ma in studio sarebbe un problema, ha un
altro carattere. A parte questo aspetto, il cane è entrato a
‘Striscia’ per caso. Il primo era quello di Iacchetti. Enzo lo
portava al lavoro ed è diventato il padrone dello studio.
Saliva sul bancone, se ne andava. È iniziata così. Lo stesso
è stato per il cane di una velina. Anche lei lo portava con sé
per non lasciarlo a casa da solo e noi lo facevamo girare
per lo studio liberamente. Quando è arrivata Michelle
Hunziker abbiamo preso un bel cucciolo di San Bernardo:
adesso fa pet therapy e ha una grande famiglia. È stato
allora che ci siamo accorti che rischiavamo di lanciare la
moda dei cani di razza e abbiamo scelto di proseguire
l’esperienza prendendoli dai canili. E abbiamo anche
lanciato on line un sondaggio sul nome da dare ai cani di
‘Striscia’.
Prima - E quando finisce la trasmissione dove vanno?
A. Ricci - Vengono affidati a persone che ne hanno fatto
richiesta. Sono tanti i telespettatori che ci scrivono per
adottarli e quando li affidiamo li continuiamo a seguire. Una
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volta all’anno li
facciamo rivedere in
video, facciamo un
servizio per
raccontare ai
telespettatori come
stanno e dove vivono.
Prima - Lasciando
da parte l’aspetto
buonista, pare che
avere un animale in
video renda anche in
termini di ascolti.
A. Ricci - Certo, ma
siamo sempre stati
molto attenti ad
allontanarci da tutto
quello che può essere
il merchandising e la
pubblicità legata alla
presenza degli
animali in studio e ai
servizi sugli animali.
Perché sarebbe come
sfruttarli di nuovo,
non sarebbe corretto.
La pubblicità non
Edoardo Stoppa, il ‘fratello degli animali’ che deve entrarci. E non
su ‘Striscia la notizia’ denuncia con le sue bisogna mai
inchieste casi di crudeltà, maltrattamenti, confondere i servizi
traffici illeciti di animali.
sugli animali con
l’audience. ‘Striscia’ è
a difesa degli animali, e cerchiamo di avere alcune accortezze.
All’ora di cena, vedere un animale che soffre ferisce molto. Spesso
le scene più crude le mascheriamo. Vogliamo denunciare, non
scioccare.
Prima - C’è una cosa che l’ha colpita in modo particolare?
A. Ricci - Le mucche che non riescono a stare in piedi da sole.
Vederle a terra, senza forze, che non riescono ad alzarsi magari
perché sono state tenute da sempre in spazi angusti è una cosa che
mi strappa il cuore. È illegale trasportarle: invece vengono caricate
con delle gru per essere portate a macellare. Spostare questi
animali è proibito e abbiamo fatto una serie di servizi per
denunciare casi del genere.
Prima - L’aggressività con cui vi scontrate arriva solo da parte di
chi maltratta gli animali?
A. Ricci - A dire il vero ogni tanto ci scrivono anche degli
animalisti preoccupati. “Che fine hanno fatto i cani che avevate in
tivù? Dove li avete messi?”. All’inizio rispondevo: li diamo per la
vivisezione. E a seguire mandavamo il servizio per far vedere dove
vivono, le loro nuove case. Questo per dire che c’è una forma di
estremismo anche tra alcuni animalisti. L’anno scorso, pensi,
avevano accusato ingiustamente una velina di aver ucciso il suo
cane. Lei ha pianto per settimane. Leggi delle cose terribili a volte.
Mi capita di vedere spesso dei programmi sugli animali, su Sky, in
cui pescano pesci a mani nude, inquadrano squali. Non so più se
esista uno squalo sulla terra che non sia stato mandato in video.
Eppure per queste cose nessuno protesta.
Prima - Le critiche che vi muovono più di frequente?
A. Ricci - Ci dicono: maledetti, è facile darli così, andate a dare
un tapiro a Berlusconi. Tu gli rispondi in maniera educata:
“Guardi, mi spiace che non veda la trasmissione, le segnalo quando
è stato consegnato l’enorme tapiro a Berlusconi”. Allora ti accorgi
di quanto è violento il modo in cui si pongono alcune persone. Se
trovassero da azzuffarsi, forse, continuerebbero. Quando trovano
educazione invece... Capita anche questo. Giorni fa ho letto un
articolo sul Secolo XIX che spiega bene il clima, in generale, di chi
fa il mio mestiere. “La lotta per il riconoscimento è spietata. Chi ha
successo è un bersaglio. C’è invidia. Si soffre per la fama altrui e si
vuole distruggerla”. È proprio così.
servizio”, conferma Pezzotta. “Infatti Purina ha cinque centri di ricerca a livello mondiale, di cui uno
europeo in Francia, che studiano prodotti sempre
più vicini alle esigenze dei consumatori, che per i
loro animali chiedono un’alimentazione bilanciata e
corretta ma anche pratica da usare”.
Questa strategia si accompagna a
un impegno
nel
campo
dell’educazione che tutte le
aziende
di
prodotti per i
pet ritengono
indispensabile
per un’evoluzione del mercato. Purina
Il sito di ‘A scuola di PetCare’ pro- ad esempio
mosso da Purina in collaborazione dal 2004 procon Giunti Progetti educativi e Scivac muove
una
(Società culturale italiana veterinari c a m p a g n a
per animali da compagnia) e col patrocinio di Anmvi (Associazione na- educativa nelzionale medici veterinari italiani) e le scuole che
Fnovi (Federazione nazionale ordini da quest’anno
diventerà una
veterinari italiani).
sorta di osservatorio per monitorare come si svolge e come cambia la relazione tra i bambini e i pet. Finora ‘A scuola di PetCare’ – realizzata in collaborazione con
Giunti Progetti educativi e le associazioni di veterinari Scivac, Anmvi e Fnovi – ha coinvolto in tutto il
territorio nazionale più di 33mila insegnanti e
400mila alunni con relative famiglie. E l’aspetto che
emerge con maggior chiarezza dalla ricerca è l’importanza che i genitori attribuiscono al ruolo dei pet
nell’educazione dei figli: più dell’80% di chi possiede un animale ritiene che abbia “un ruolo fondamentale nel percorso di crescita dei figli” e il 23%
mette al primo posto tra le ragioni che lo hanno
spinto ad avere un pet “la volontà di responsabilizzare i figli insegnando loro a prendersene cura”.
L’EMOZIONE PER COMUNICARE
Molte emozioni, un tocco di informazione scientifica e la giusta dose di servizio: la comunicazione sui
consumi per i pet raggiunge raffinatezze che poche
altre categorie di prodotti possono vantare. Ed è in
gran parte merito di Internet. È sul web infatti che
questo mix si esprime al meglio: il potenziale di coinvolgimento insito nella relazione tra umani e animali
domestici trova nella Rete la sua più forte e articolata
espressione. Non sarà un caso se su tutti i siti d’informazione a totalizzare le audience più alte sono i video sugli animali, meglio se molto buffi o molto crudeli, e se la maggior parte dei video virali di maggior
successo hanno per protagonisti delle pet star come il
volpino Boo o Grumpy, il gatto imbronciato.
Il meccanismo che alimenta le centinaia di siti specializzati, spuntati come funghi negli ultimi anni anche in Italia, è esattamente lo stesso che nutre i siti
dedicati ai bambini: postare le foto, con un sentimento che mescola esibizionismo, tenerezza e orgoglio, e
condividere tutto il possibile, dai complimenti ai consigli sui mille dubbi che assalgono chiunque si prenda cura di qualcuno che da lui dipende interamente.
Di questa esperienza hanno fatto tesoro le aziende
calibrando la loro comunicazione all’interno di questi
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Il mio impegno per gli animali
→
binari. “Da tre, quattro anni per noi la parola
d’ordine è diversificazione, crediamo sempre
più all’utilizzo di vari mezzi in contemporanea
per sviluppare una comunicazione che si basa
su tre principi: il rispetto dell’animale, la relazione con i pet e l’arricchimento che ne deriva, l’educazione e la sensibilizzazione verso un
rapporto responsabile che decliniamo in modo diverso secondo i valori e il linguaggio dei
singoli brand”, spiega ancora Sibyl Pezzotta di
Purina, tra i big spender italiani in pubblicità.
“La televisione rimane importante, ma cresce
il nostro investimento nel mondo digital che
ormai è al 25% del totale. Ed è una presenza
sempre più articolata: il sito istituzionale Purina.it, Petpassion.tv in collaborazione con The
Blog Tv, che è la principale community di appassionati di anmali, i siti di brand”.
Il grande successo del web in questo campo
è dovuto anche alla sua efficacia sia di strumento di
servizio sia
di diffusione d’informazioni
scientifiche,
spaziando
dai siti istituzionali
delle grandi
aziende a
una miriade
di piccoli siti superspecializzati
quasi sempre nelle diverse e innumerevoli
razze di caUggie, protagonista del film ‘The ni. Ed è
Artist’, vincitore di cinque sta- quasi semtuette agli Oscar 2012, firma una pre sul web
copia del libro ‘Uggie. La mia che nasce,
storia’, autobiografia del cane fiorisce e
più famoso di Hollywood. In Itas’infiamma
lia il best seller è stato pubblicaanche il dito da Sperling & Kupfer.
battito di
stampo etico sugli animali e i loro diritti, sfociando a volte in campagne di larga risonanza. Di fatto questo è uno dei casi in cui il web
ha cannibalizzato la carta, riducendo notevolmente il numero e la diffusione delle riviste
specializzate che si rivolgevano agli appassionati che hanno vissuto un discreto boom
all’inizio degli anni Novanta. Alcuni periodici
storici come Argos (Sprea Editori) e Quattro
Zampe (Edizioni Morelli) sono ancora in edicola, assieme ad altri più recenti come Il mio
cane e Gatto Magazine (tutte e due di Sprea), Il
mio cucciolo o Il cinofilo; ma a soddisfare
gran parte della curiosità e della voglia d’informazione in materia sono essenzialmente le
rubriche dei settimanali familiari e talvolta dei
femminili.
In compenso il business editoriale che ruota
attorno ai pet ha preso altre forme. Una è
senz’altro quella delle collezioni di figurine,
segue a pag. 112
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arlare di animali è
“P
scomodo. Si toccano
interessi, affari che scottano”.
Licia Colò tira fuori le unghie, è
pronta a graffiare. La giornalista
veronese, dal 13 ottobre di nuovo
su Raitre con ‘Alle falde del
Kilimangiaro’, affiancata nella
conduzione da Dario Vergassola,
la prima zampata la riserva al
mondo dell’informazione.
“Manca il senso di responsabilità
sociale nella comunicazione.
Licia Colò
Persone preparate su ambiente e
animali ce ne sono, ma se non
hanno spazio è come se non
esistessero”.
Da sempre, a portarla sul
piccolo schermo è la passione per
il giornalismo ‘verde’ d’inchiesta,
la voglia di raccontare i delicati
equilibri degli ecosistemi e il
business che ruota attorno alla
natura. Senza timore “dei limiti
della tivù che”, spiega, “sono
molti ma possono essere
bypassati sul web. Internet è la
nostra forza”. Per questo è nata
dodici anni fa la onlus
Animalieanimali.it, sito-denuncia
e quotidiano on line che Licia
Colò dirige con la collaborazione
di quattro redattori e di un
gruppo di esperti. A questo si
aggiungono il suo sito personale
(www.liciacolo.it) e il blog
Animalicommunity.com/blog, che
aggiorna ogni giorno, oltre ai
profili Facebook e Twitter (dove
ha scelto come nome utente
@liciaanimalie). Tutti spazi in cui
rimbalzano notizie grandi e
piccole: dalla segnalazione del
cane, a cui è vietato l’ingresso nel
negozio, alle battaglie contro gli
animali sequestrati e messi
all’asta. Su Animalieanimali.it,
inoltre, sono rendicontate le
donazioni e le spese a sostegno
delle iniziative con date,
beneficiari e importi. Perché “a
differenza di altre onlus, qui tutto
va agli animali”, incalza la
giornalista. Compresi i proventi
dei suoi libri, che finiscono nel
Fondo Pupina, nome della sua
gatta scomparsa di cui racconta
nelle pagine di ‘Cuore di gatta’ e
‘L’ottava vita’, editi da
Mondadori.
Prima - Partiamo dai gatti. Il
primo amore?
Licia Colò - È stato un micio
di nome Trovatello. Dopo di lui
ne ho salvato un altro: si
chiamava Tubo digerente perché
mangiava di tutto. Quando è
stato avvelenato è stata una
tragedia. Avevo nove anni. Pochi
giorni dopo la maestra ci disse di
fare un tema e scrissi di lui. La
colpì al punto che mi mise un
dieci. L’unico della mia vita. Ora
non accadrebbe: nella scuola
sono cambiate molte cose.
Prima - Ad esempio?
L. Colò - Credo che aver tolto
educazione civica sia stato un
grande errore. I nostri figli non
imparano niente sull’ambiente,
sulla raccolta differenziata, sul
rispetto per gli animali. Basta
vedere l’idea che hanno molte
persone degli animali: tanti
intendono solo quelli domestici,
cane e gatto. È facile indignarsi
per i soprusi al micetto o al
cucciolo. Più difficile è prendere
coscienza dei progetti che
danneggiano l’ambiente, del
business delle pellicce nella
moda, dell’orrore degli
allevamenti intensivi e dei
macelli, della crudeltà della
caccia.
Prima - Eppure lei ne parla
spesso. Stare dalla parte degli
animali le ha portato qualche
grana?
L. Colò - Ho avuto parecchie
denunce. Dai circhi ad esempio.
Alla direzione generale della Rai
sono arrivate anche richieste di
allontanamento della mia persona
perché parlavo della caccia.
Pressioni ne ho avute molte, ma
sono ancora qua e ho un bel po’ di
soddisfazioni. La gente partecipa,
segnala, s’impegna. C’è una
grandissima interazione sul tema
degli animali e per me è un
successo essere arrivata, con ‘Alle
falde del Kilimangiaro’, a 137mila
fan su Facebook. Anche lì cerco di
ascoltare tutti. Certo, dico la mia.
A una signora che mi ha chiesto
dove mettere il cane visto che si
separava dal marito, ho risposto:
lei ha figli? Pensa di dare via
anche loro? Ecco, è una
responsabilità condividere la vita
con un animale. Un cane non si
‘ha’, non è una proprietà: è parte
della famiglia.
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E per favore non
umanizziamoli!
ivide la casa con due gatti e con il fidato Polpetta, un
D
meticcio salvato dalla strada che ha chiamato così,
racconta, “perché aveva le zampe ridotte in poltiglia”. È
per Polpetta e per i tantissimi pet “senza famiglia né
tutele” che Edgar Meyer si batte da anni. Attivista,
volontario, giornalista specializzato in ambiente e
animali, portavoce dell’associazione di volontariato
Diamoci la zampa e presidente di Gaia onlus, Meyer ha
innanzitutto un obiettivo: sdoganare le tematiche sugli
animali all’interno delle istituzioni. “È essenziale rendere
gli amministratori consapevoli di quanto sia dannoso
per la collettività il fenomeno dell’abbandono. Anche in
termini economici”, spiega. I Comuni, per legge, sono
obbligati ad accalappiare i randagi e mantenerli a vita. Il
costo è altissimo”. Un
esempio? “Un Comune di
15mila abitanti spendeva
20mila euro all’anno per
mantenere i randagi in
canile. Facendo politiche
diverse ora ne spende
7mila per tenere aperto
uno sportello per i diritti
degli animali e 3mila per
la loro cura. Ha abbattuto
i costi facendo
prevenzione”.
I primi risultati in
questa direzione li ha
ottenuti negli anni in cui
ha fatto parte dello staff
dell’assessorato ai Parchi
di Milano. Che, non a
caso, è diventato anche
assessorato ai Diritti degli
Edgar Meyer, giornalista e animali. Dal 2004 al 2009
presidente di Gaia onlus, nella provincia del
durante una manifestazione capoluogo lombardo sono
contro l’uccisione degli stati aperti ben 32 uffici
agnelli a Pasqua.
per i pet. Da lì Meyer è
approdato a Genova,
all’assessorato al Benessere animale. E l’ha fatto senza
mai smettere di informare (scrive, tra gli altri, sullo
storico mensile Quattro Zampe e sulla rivista Focus
Wild). Durante il suo lavoro in Liguria è stata approvata
una legge per arginare un altro fenomeno dilagante, la
cosiddetta umanizzazione del cane. “L’animale non può
essere umanizzato”, dice Meyer, “e ci sono stati casi
estremi, perfino cani riempiti di piercing. A Genova
abbiamo scoperto che alcuni venivano tatuati come i
loro padroni e abbiamo vietato questa pratica. Una
moda terribile, che rientra in una delle tante forme di
maltrattamento degli animali”.
E poi ci sono tanti episodi di minore gravità ma
altrettanto snaturanti, come i cani tenuti in una borsa
griffata per status symbol o agghindati con collari
ricoperti di diamanti e cappottini in cachemire.
“Vederli trattati così”, incalza Meyer, “mi fa ribollire il
sangue. Eppure l’informazione si sta evolvendo molto,
non è più come un tempo. Oggi ci sono meno
resistenze ad affrontare anche argomenti difficili come
la sperimentazione sugli animali, che ora viene messa
in discussione proprio grazie ai media. È un primo
successo, ma dobbiamo continuare a comunicare.
Perché informare vuol dire anche educare, non
dimentichiamolo”.
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continua da pag. 110
croce e delizia di molti genitori. Panini produce la collezione
Zampe & co., destinando parte dei ricavi a iniziative di protezione degli animali in collaborazione con l’Oipa e a progetti didattici assieme all’associazione di veterinari Anmvi. Insomma, si tratta di marketing etico, la chiave di comunicazione su cui fonda il
proprio successo anche ‘Amici Cucciolotti’, la collezione di figurine di Pizzardi Editore che nelle sue campagne pubblicitarie cita nientemeno che il Mahatma Gandhi: “La grandezza di
una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati
dal modo in cui vengono trattati i suoi animali”. Pizzardi punta
decisamente sull’impegno sociale mettendo al centro la collaborazione con l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), che affianca nel promuovere campagne a tutela dei diritti degli animali, e con la Fondazione Abio Italia (Associazione per il bambino
in ospedale onlus) attraverso la quale regala ogni anno migliaia
di album e oltre 500mila figurine per i bambini ricoverati nei reparti pediatrici degli ospedali italiani.
“Fare crescere divertendo” è il motto dei ‘Cucciolotti’, che ritraggono in chiave pop i cuccioli di cani, gatti e altri animali. Pizzardi sottolinea la distanza tra il mondo ‘solidale’ delle figurine e
quello virtuale dei videogiochi e di Internet. L’obiettivo è promuovere la collezione di figurine come gioco di società per favorire le relazioni interpersonali. Per far conoscere i suoi prodotti
l’editore si affida a quella che tuttora definisce propaganda: “Attraverso l’ufficio propaganda
di Pianoro (Bologna), proprio come si faceva una volta,
ogni anno Pizzardi, con la
collaborazione di oltre mille
promoter fidati, si presenta
davanti alle scuole per distribuire gratuitamente il suo album”, si legge sul sito
www.pizzardieditore.com.
Anche il rispetto dell’ambiente è prioritario: nel 2011, in
occasione dell’Anno internazionale delle foreste, Pizzardi
Editore ha pubblicato il primo album di figurine a impatto zero, contribuendo alla
creazione di 45mila metri
quadrati di nuova foresta in
Madagascar e alla costruzione di un ambulatorio pediatrico, un vivaio, una piccola
diga e un pozzo per portare
l’acqua nei villaggi.
La pet mania viaggia anche
sulle onde della radio. Sono
molte le trasmissioni che si
occupano degli animali, focalizzandosi soprattutto su due La campagna di ‘Amici Cucciolotmacro temi: i diritti degli ani- ti’ con la frase del Mahatma Ghanmali e le adozioni. Un esem- di e una figurina della collezione.
pio di successo è il format
‘Arca degli animali’, iniziativa lanciata da Radio 105, Radio
Monte Carlo e Virgin Radio in collaborazione con la catena
di negozi Arcaplanet. L’obiettivo è sostenere l’adozione dei cani
e dei gatti che affollano i rifugi delle nostre città e sensibilizzare
l’opinione pubblica sul tema dell’abbandono. Dalla trasmissione
è nata anche una web community (www.arcadeglianimali.it) che
mette in contatto la redazione con gli aspiranti padroni e con i
canili. “Noi lo definiamo il Facebook dei cani e dei gatti”, spiegano Kris&Kris – al secolo Kris Reichert e Kris Grove – le deejay di
Radio 105 che conducono la trasmissione. “La credibilità del servizio è tutto. Ogni adozione, infatti, viene seguita e controllata fino al buon esito”. I canili che hanno aderito all’iniziativa sono oltre 170 e a metà ottobre le adozioni erano 200. Sul fronte dei diritti degli animali Radio 105 propone anche sul sito
www.105.net ‘Save the Animals, ciclo di video condotti da Kris
Reichert, l’animalista più sfegatata della coppia.
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DALLA TIVÙ SUI PET ALLA TIVÙ PER I PET
Se gli animali sono grandi protagonisti dei palinsesti televisivi nell’importante filone sulla natura, i pet occupano una
porzione altrettanto importante del piccolo schermo con canali e programmi dedicati ma anche con una presenza disseminata in varie trasmissioni di attualità e d’intrattenimento.
Alcune delle quali, come ‘Paperissima’, devono il loro grande
successo proprio alla presenza di animali domestici di ogni
tipo ripresi dai loro compagni di vita umani in momenti particolarmente buffi o teneri.
All’interno della produzione specializzata il posto
d’onore spetta a DogTv: un canale non sui cani ma per i
cani. Per ora è disponibile solo negli Stati Uniti dove è stato
lanciato lo scorso agosto su DirecTv, il maggior fornitore di
servizi via satellite del Paese. Musiche rilassanti, filmati di
animali che scorrazzano sui prati, sequenze di forme e colori
con tonalità e suoni particolari rigorosamente adattati ai
sensi dei cani, DogTv è stata inventata da Ron Levi (che ha
alle spalle una buona esperienza di tivù per gli umani, in
particolare a Music Channel) per alleviare i momenti di solitudine dei migliori
amici dell’uomo quando i proprietari sono
fuori casa. “DogTv risponde alla crescente
richiesta, da parte delle
famiglie, di soluzioni
affinché i loro cuccioli
non si sentano abbandonati quando rimangono soli in casa”, spiega il ceo Gilad Neumann. “Attraverso DirecTv raggiungiamo 20
milioni di abbonati,
che per la prima volta
hanno la possibilità di
sperimentare una programmazione innovativa per i loro animali da
compagnia”. E senza
avere troppa pubblicità
a intervallare le trasmissioni. A questo
aspetto ha pensato
Beke Lubeach, direttore marketing per gli
Usa, che ha studiato
tempi e orari circoscritti per non disturbare troppo gli spettatori canini: “Le
pubblicità durante il giorno, che per i cani rappresenta la fascia di prime time, saranno limitate. Ci saranno invece spazi
in diversi formati, brevi e lunghi, in altri orari”.
Dagli Stati Uniti è invece arrivato da tempo in Italia
Animal Planet, canale pay del bouquet Discovery (in onda sul canale 421 di Sky) dove a dominare è la passione per
gli animali in tutte le sue declinazioni. “I sentimenti, la relazione tra l’animale e il padrone sono diventati sempre più il
vero focus del nostro canale: il telespettatore vuole riconoscersi nel racconto delle storie domestiche dei cani e dei gatti
che sono a tutti gli effetti membri della famiglia”, spiega Sergio Del Prete, direttore programmi di Discovery Italia. Ci sono innanzitutto i classici documentari, racconti spettacolari
della natura lontana da noi. La tendenza è sempre più verso
l’umanizzazione: i documentari sono commentati dal cosiddetto host – un biologo, un veterinario o un esperto del tema
– che diventa protagonista insieme agli animali. “Abbiamo
poi format dedicati ai predatori o all’animal rescue, ovvero al
salvataggio e alla cura degli animali in difficoltà. Storie di
animali in pericolo salvati da associazioni di volontariato, veterinari, polizia: racconti che piacciono molto al target femminile”, racconta Del Prete.
Sergio Del Prete, programming director di
Discovery Italia. A fianco, ‘Police Dog’ e ‘Passaporto a quattro zampe’, due programmi in
onda su Animal Planet (Sky canale 421). ‘Police Dog’ segue le
azioni di una delle squadre cinofile migliori al mondo: la K9 del dipartimento di polizia di St. Paul, in Minnesota. ‘Passaporto a quattro zampe’ è una serie ambientata nel Par Air Centre, l’agenzia di
spedizioni di animali domestici più indaffarata del Regno Unito.
I protagonisti del canale sono però senza dubbio i pet. I temi cult sono le storie toccanti dei cani e dei gatti che hanno
salvato i loro padroni e il racconto quotidiano della loro vita
insieme. Anche se non mancano i tipici eccessi all’americana
in cui gli animali vengono vestiti e pettinati in modo stravagante. Il target del canale è la famiglia, l’obiettivo è infatti la
cosiddetta co-viewing che coinvolge adulti e bambini grazie a
temi appetibili per entrambi. “È proprio la dimensione domestica ad essere vincente”, sottolinea Del Prete. “Permette l’engagement e l’identificazione del telespettatore nella storia che
vede sul video. Funzionano sempre meglio i racconti del vissuto delle persone con i propri animali, problemi compresi”. In
questa direzione vanno format come ‘My cat from hell’, un
successo di Animal Planet Usa a breve in arrivo anche in Italia: per la prima volta, un comportamentista viene interpellato
su consigli per educare e correggere eventuali cattive abitudini del gatto di casa. Mentre si rivolge ai proprietari di
cani un’analoga trasmissione
di enorme successo del bouquet Sky, ‘Dog Whisperer’, in
cui il carismatico educatore
cinofilo Cesar Millan riporta
a una vita normale e serena i
cani problematici (e i loro
padroni) di ogni razza e dimensione.
E sarà un caso se nella
nuova trasmissione di Retequattro ‘Life: uomo e na- ‘Il gatto pirata sul web è il rivale
tura’, dieci puntate in on- di Johnny Depp’. Maria Luisa
da da settembre, il miglior Agnese conduce su Corriere.it
amico dell’uomo è diventato ‘Mi piace’, raccolta di video dianche il miglior amico del vertenti spesso con protagoniconduttore televisivo? A sti gli animali.
fianco del biologo e naturalista Vincenzo Venuto, troviamo infatti Navaho, uno stupendo
esemplare di Australian Shepherd. Navaho insieme al presentatore ha girato Europa, Africa e America in lungo e in
largo. Durante la trasmissione viene proposta la migliore
produzione documentaristica internazionale – di Bbc
Worldwide e Discovery Channel – che trascina lo spettatore
in un viaggio avventuroso attraverso immagini sulla vita e il
comportamento di ogni essere vivente. Tutto questo insieme
a Navaho, la vera novità della trasmissione di Mediaset.
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Sempre sulle reti Mediaset ha debuttato un nuovo programma in onda alla domenica alle 13.40 su Canale 5. Si
chiama ‘L’Arca di Noè’ perché nel contenitore c’è di tutto:
da notizie bizzarre a storie che arrivano da lontano, passando per i consigli degli esperti e le novità in campo zoologico.
Ma, soprattutto, “c’è spazio per ogni genere di animale, dagli
elefanti alle coccinelle”, spiega Maria Luisa Cocozza, giornalista del Tg5 e curatrice del magazine, ideato dal direttore
Clemente J. Mimun e nato da una costola del progetto ‘Tg
Bau&Miao’. Sono bastate quattro puntate del telegiornale
Clemente J. Mimun, direttore del Tg5, con il suo Shon, e Maria
Luisa Cocozza, curatrice di ‘L’Arca di Noè’, il magazine ideato
da Mimun in onda la domenica su Canale 5.
dedicato ai pet, trasmesse a primavera dello scorso anno, per
decidere di portare avanti l’esperienza attraverso un appuntamento fisso a cadenza settimanale. ‘L’Arca di Noè’ si presenta con un nome diverso ma, dice Cocozza, “nasce con lo
stesso spirito del ‘Tg Bau&Miao’: dare voce a chi non ce
l’ha”.
All’interno, infatti, c’è spazio anche per il mondo del volontariato e delle onlus, con la sezione ‘Qua la zampa’: un minuto e mezzo in cui vengono mandati in onda i filmati inviati
dalle associazioni. Gli ascolti sembrano premiare la formula:
sono stati raggiunti anche i 3 milioni di telespettatori. Il segreto? “Affrontiamo il tema in chiave positiva perché parlare
di animali significa farli conoscere, amarli. Aumentare il rispetto per loro vuol dire far crescere anche il rispetto tra gli
esseri umani”, sottolinea Cocozza. Un esempio è la storia di
Camillo: seguitissima (12,48% di ascolto) proprio per la particolarità del protagonista: un cagnetto di 12 anni di Sanremo che ogni mattina prende l’autobus. Camillo scende in
I cuccioli si salvano
con un click
on serve mettere mano al
N
portafogli: per aiutare cani e gatti
randagi bastano una connessione
Internet che funzioni e un’occhiata al
sito della Giunti Editore, la casa
editrice fiorentina specializzata, tra
l’altro, in libri per la prima infanzia e
per ragazzi che ha lanciato
114 - PRIMA/OTTOBRE 2013
centro e, attraversando la strada (rigorosamente sulle strisce), passa in rassegna i negozi in cerca di coccole e leccornie. A poco è servito che la padrona gli abbia appuntato sul
collarino un biglietto con su scritto ‘Devo dimagrire’: la bestiola ha conquistato tutta la città arrivando a diventare una
star del piccolo schermo. Ma non è finita qui: la sua storia
potrebbe affacciarsi anche sul mercato editoriale. È proprio
la curatrice del programma ad anticiparlo: “Stiamo pensando di fare un libro sull’‘Arca di Noè’. Riceviamo tantissime
segnalazioni e, come quella di Camillo, ci sono molte storie
da raccontare”.
Tra i programmi più seguiti c’è
poi ‘Missione cuccioli’ di DeaKids,
arrivato alla quinta
edizione sorprendendo persino chi
lo ha tenuto a battesimo nel 2009.
“Un successo strepitoso che non ci
aspettavamo nem- Il sito Internet di ‘Missione cuccioli’, il
meno noi. Il primo programma in onda su DeaKids dal 2009.
anno ha avuto
ascolti quindici volte superiori alla media di rete, dopodiché ha sempre confermato risultati più che buoni tanto da
stimolare spin off televisivi, editoriali e digitali”, dice Massimo Bruno, direttore dei canali tivù di De Agostini Editore che indica nel format il segreto di tanta longevità: “‘Missione cuccioli’ unisce l’intrattenimento all’utilità dei consigli pratici dedicati a chi ha a che fare con i pet e al ‘caring’,
ossia come prendersi cura degli animali, che non sono giocattoli, e aiuta la crescita personale del bambino e la sua
responsabilizzazione”.
Il dog trainer Simone Dalla Valle è la star del programma
prodotto in collaborazione con Magnolia attorno a cui sono
state lanciate campagne pro adozioni e contro l’abbandono
estivo, la rubrica tivù ‘La posta di Missione cuccioli’ e altre
pillole sulla gestione dei pet, il libro ‘Missione cuccioli - Una
scelta importante’ edito da De Agostini, il sito Deakids.it/missionecuccioli e un paio di app. “Sui nostri canali non sono
stati realizzati altri progetti televisivi dedicati esclusivamente
ai pet”, spiega Massimo Bruno, “perché ‘Missione cuccioli’ è
il brand attorno a cui abbiamo deciso di concentrare le nostre attenzioni su questo tema, un brand che ancora adesso,
dopo cinque edizioni, manda in onda ogni giorno due puntate di questa trasmissione”.
A cura di Dina Bara, Sara Frangini e Olivia Manola
l’iniziativa ‘1clickpericuccioli’ in
collaborazione con MySocialPet,
organizzazione per l’adozione di
trovatelli. Attraverso una sorta di
gara a colpi di click, svoltasi dal 7
marzo al 6 giugno scorsi, sono state
premiate le dieci associazioni italiane
impegnate a favore dei cani e dei
gatti randagi che hanno ricevuto il
maggior numero di ‘like’. A
classificarsi per prima è stata Io dico
Miao, che ha ricevuto 5mila euro. Al
secondo posto
(3.500 euro) la
Aronne onlus,
seguita da Oasi dei
mici felici, premiata
con 2.500 euro.
Mille euro a testa
per gli altri sette
premiati: Lega
italiana dei diritti dell’animale,
sezione di Olbia; Un atto d’amore
onlus; Boxer Guardians; Il gattile,
rifugio di Ancona; Il gatto nero
onlus; l’associazione Zoofila
Nocerina; La casetta dei gatti. Ogni
donazione comprendeva crocchette e
integratori in base alle esigenze delle
singole associazioni. Per Giunti
l’iniziativa ha avuto un riscontro non
indifferente in termini promozionali.
Infatti, era possibile dare una sola
preferenza per ciascuna onlus, ma
con un’eccezione: aggiungendo un
‘like’ al link Giunti Kids & Junior il
valore del voto veniva raddoppiato.
In questo modo l’iniziativa ha
coniugato l’aspetto della solidarietà
per gli animali, molto caro alle
famiglie anche in tempo di crisi, alla
promozione del marchio editoriale.