Si può educare al dolore? L`elaborazione del lutto, il dolore e la

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Si può educare al dolore? L`elaborazione del lutto, il dolore e la
Si può educare al dolore? L’elaborazione del
lutto, il dolore e la sofferenza
nell’immaginario, nei vissuti e nelle relazione
dell’età dello sviluppo.
Dott.ssa Elisabetta Conte
Psicologa Psicoterapeuta
Associazione “La Nostra Famiglia”
LUTTI E PERDITE
Perdere qualcuno che la morte ci strappa via
Perdere qualcosa o qualcuno che abbandoniamo o da
cui veniamo abbandonati o separati
Perdere i nostri sogni, le aspirazioni della nostra
gioventù, le illusioni di libertà, di amore perenne, di
sicurezza, etc.
Perdere la possibilità di una nostra realizzazione
personale (professionale, di maternità/paternità, etc.)
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L’ATTO STESSO DEL CRESCERE COMPORTA DELLE
PERDITE E DELLE RINUNCE
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NEL MONDO ATTUALE SI STA PERDENDO LA
CONSAPEVOLEZZA DEL DOLORE E DELLA MANCANZA
E DI CONSEGUENZA DEL DESIDERIO
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SE VIENE A MANCARE LA MANCANZA LA VITA SI
SPEGNE POICHE’ LA MANCANZA E’ SEMPRE
MANCANZA DI QUALCUNO O DI QUALCOSA-CONQUALCUNO E CI RIMANDA DUNQUE A QUEL BENE
PREZIOSO CHE E’ L’INCONTRO CON L’ALTRO
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LE PERDITE FISIOLOGICHE
La separazione dalla madre
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Il corpo del bambino è intriso del corpo della madre. Nel
parto il bambino ha un “ imprinting” corporeo del corpo
della donna nella sua più piena e potente carnalità”
(Salonia)
La presenza della madre(dei genitori) significa sicurezza e
la paura di perderla è il primo terrore: di morire,
frantumarsi,disperdersi, andare in pezzi (Winnicot)
Nonostante questo terrore, non possiamo fare a meno di
allontanarci da lei poiché il bisogno di essere un sé separato
è fortissimo
La funzione che sintetizza il bisogno di unione
(appartenenza) e di separazione (individuazione) è il
contatto, cioè la capacità di essere un essere individuato
che può incontrare il mondo in modo significativo
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strisciare dal grembo del paradiso ed esplorare
restare eretto sui propri piedi e varcare la soglia
uscire per entrare nel mondo della scuola, del lavoro, della
vita di coppia
avere il coraggio di attraversare la strada e tutti i
continenti della terra senza nostra madre
(J. Viorst)
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Fasi in cui avviene il processo di separazione (M. Mahler)
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5 mesi: allontaniamo il nostro corpo da quello materno e
diventiamo consapevoli che un intero mondo esiste aldilà dei
nostri confini
9 mesi: audace esplorazione ed esercitazione
18 mesi: capacità di capire le implicazioni della separatezza.
Senso della propria vulnerabilità e impotenza.
“Riavvicinamento” come primo tentativo di conciliare
separazione e vicinanza: Devo andare? Devo restare? Quanto
lontano posso andare restando però collegato?
24 mesi: risolviamo la crisi di riavvicinamento stabilendo una
distanza ottimale da nostra madre.
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LE PERDITE FISIOLOGICHE
La nascita di un fratellino
• La perdita dell’amore indivisibile:
Vuoi dire che resta con noi? Quando riporti all’ospedale il bambino
nuovo? A cosa ci serve? Chi saranno la mamma e il papà di questo
nuovo bambino? Mettilo nella cesta e chiudi il coperchio
La rivalità con i fratelli provoca
- paura di perdere l’amore dei genitori per l’arrivo del fratello
- paura di perdere l’amore dei genitori per l’ “odio” verso
il fratello.
• Nuova acquisizione di crescita:
L’amore si estende aldilà del triangolo genitori-figlio. La maggior parte
dell’amore che riceviamo nella nostra vita è amore che dovremo
dividere .
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LE PERDITE FISIOLOGICHE
I lutti adolescenziali
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Lutto per la perdita del proprio corpo bambino
Lutto per la perdita dell’infanzia
Lutto per la perdita dell’ immagine dei genitori
che li aveva fino ad ora accompagnati
Lutto per i modi consolidati di relazionarsi
all’interno della famiglia con genitori e fratelli
Consapevolezza della morte dei genitori ma
anche della propria.
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I LUTTI TRAUMATICI
La separazione/divorzio dei genitori
Vissuti infantili:
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Non ricevere più appoggio dai genitori
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Essere abbandonato a se stesso
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Senso di perdita
•
Senso di inadeguatezza a gestire la situazione
•
Sentimenti di delusione, rabbia o colpa
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Timore di doversi “schierare” con un genitore tradendo l’altro
(bambino oggetto di rivendicazioni tra i genitori)
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I LUTTI TRAUMATICI
La perdita legata alla morte
Il dolore del lutto non è uno stato ma un processo:
1. Shock iniziale, intontimento
2. Intenso dolore psichico: pianto, instabilità emotiva,
disturbi fisici. Disperazione senza risorse e speranze,
rabbia, sensi di colpa.
3. Compimento del lutto: guarigione, accettazione ed
adattamento. Recupero di energia, speranza, voglia di
nuovi investimenti
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Un lutto con esito positivo porta ad un cambiamento
creativo
Un lutto con esito negativo è dovuto a :
- Invischiamento nel processo del lutto: lutto cronico
e prolungato, non superamento della seconda fase (
dispiacere, rabbia, sensi di colpa, processo di
“mummificazione”)
- Evitamento della perdita, desensibilizzazione del
dolore: lutto assente o rinviato nello sforzo di evitare il
dolore della perdita
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CONCETTO DI MORTE NELL’INFANZIA
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Prima dei 3-4 anni: il bambino ignora la
contrapposizione morto-vivo. Pensa la morte
non definitiva
6 anni: associa alla morte angosce e paure. La
associa più ad eventi esterni che come
conseguenza di cause naturali ( vecchiaia,
malattia)
Dai 7 anni: rafforzamento del concetto di
universalità e irreversibilità
9-10 anni: sviluppo completo del concetto di
universalità e irreversibilità
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Per l’elaborazione del lutto i bambini hanno bisogno:
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Buon rapporto con la famiglia prima del lutto
Persona fidata che si occupi affettuosamente di loro
Informazioni pronte e chiare sulla morte che non travisino o
nascondano quanto accaduto
Incoraggiamento a unirsi al lutto familiare. Soffrire-con
(condivisione del dolore) è una delle esperienze di crescita più
importanti
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Il bambino può reagire con:
Sensi di colpa perchè pensa che i suoi
comportamenti “cattivi” abbiano provocato la
morte. Morte avvertita come punizione personale
Sensi di colpa quando si rende conto di sentirsi
felice nonostante la perdita. Forte voglia di
vivere dei bambini che va sostenuta dagli adulti
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Amore e morte sono dei grandi doni che ci
sono stati concessi, per lo più
scompaiono prima ancora di essere stati
aperti
Rainer Maria Rilke
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•
Nella società post-moderna dell’efficienza, della
competizione e del pragmatismo vi è poca cura
dell’alfabetizzazione emotiva
•
I sentimenti sono trattati con diffidenza in quanto
possono renderci fragili e deboli
•
Posto di fronte all’altro l’uomo sta perdendo la capacità
di farsi domande fondamentali per gli esseri umani: “
cosa sento?” , “quale emozione sto sperimentando?”
•
Queste domande vengono sostituite con: “A cosa mi
serve?” “A cosa può essermi utile?”
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Sentire le emozioni ci rimanda alla
relazione: incontriamo l’emozione
quando alziamo gli occhi da noi
stessi e incontriamo/non incontriamo
più lo sguardo dell’altro.
Il sentimento non è languore,
struggimento, sconsolato
abbandono, il sentimento (la
relazione) è forza.
La forza del sentimento è forza
d’animo
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Educare a:
• Essere aperti alla propria sofferenza e fragilità:
l’atteggiamento di “apertura e abbandono” contribuisce al
superamento stesso del dolore
•
Accettare il rischio del dolore: ciò scardina l’isolamento,
fatto di indifferenza emotiva verso l’altro e di narcisistica
autosufficienza
•
Ampliare la consapevolezza e l’empatia: sentire le
proprie emozioni e quelle dell’altro come potente
strumento umano di fronte alla desensibilizzione
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•
Riappropriarsi delle parole e del pensiero sulla
morte : parole vive nel dialogo che si svolge
nello spazio privato della famiglia di contro
all’eccesso di immagini sulla morte che subiamo
passivamente o discutiamo politicamente
•
Il fluire doloroso, il pianto singhiozzante ci
rende consapevoli di ciò che abbiamo avuto/
sentito/ costruito/desiderato con l’altro (
preziosità e/o desiderio del legame)
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Cosa possiamo offrire noi adulti?
• Relazioni di contenimento (tollerare il dolore dei
figli) nelle quali i bambini/ragazzi possano
sentirsi rassicurati nello sperimentare dolore e
sofferenza
• Atteggiamento di “ascolto”: saper cogliere non
solo dalle domande ma anche dai comportamenti
di malessere quando aprire al dialogo su questi
temi
• Impegnarsi personalmente nel dialogo sulle
perdite e sulla morte non “dando lezioni” ma
accettando di esserne noi stessi toccati, scossi,
messi in difficoltà
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•
Abbandonare l’atteggiamento “sicuro” del dare
soluzioni abbracciando quello “incerto” dello stare
insieme nel caos emotivo lasciando emergere dallo
sfondo la “figura” che orienta il cammino nel guidare
il ragazzo (qual è la domanda reale che ha bisogno
di rassicurazione?)
•
Il tema del lutto scatena il timore di non essere in
grado come adulto di gestirne l’intensità,la violenza,
l’ampiezza. Avere fiducia nel proprio intuito di
genitori, nella tolleranza dei figli verso i nostri
sbagli e le nostre inadeguatezze nella
consapevolezza che rispetto a questi temi è più
importante esser-ci che dire la cosa giusta.
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Soprattutto, possiamo insegnare ai nostri figli:
Il lutto si impone all’adulto come al bambino.
Costituisce una prova di grande maturità tramite la
quale ognuno prende coscienza della mortalità
dell’essere umano, di se stesso come dei propri cari.
Ma aiuta anche a prendere coscienza del fatto che la
persona che muore non trascina i vivi con sé nella
morte, non ferma la vita.
(D. Oppenheim)
Associazione “La Nostra Famiglia”
BIBLIOGRAFIA
• CANESTRARI R., Psicologia generale e dello sviluppo,Cleub
Editore, Bologna, 1984
• CAVALERI P., Vivere con l’altro. Per una cultura della
relazione, Città Nuova, Roma, 2007
• GALIMBERTI U., L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani,
Feltrinelli, Milano, 2007
• LA BARBERA D., Morte ed eternità nell’era dell’onnipotenza
tecnologica e della virtualità,
www.psychomedia.it/pm/lifecycle/exitus/labarbera.htm
• OPPENHEIM D., Dialoghi con i bambini sulla morte. Le
fantasie, i vissuti, le parole sui lutti e sui distacchi, Erikson.
Trento. 2004
• SALONIA G., Femminile e maschile: vicende e significati di
una irriducibile diversità, in Romano R.G. (a cura di) Ciclo di
vita e dinamiche educative nella società post moderna,
Franco Angeli, Milano,2004
• VIORST J., Distacchi, Sperling &Kupfer Editori, 2004
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