Juan Carlos Cacérès “Tango Negro”

Transcript

Juan Carlos Cacérès “Tango Negro”
lunedì 7 maggio
ore 21
Teatro dell’Elfo
Via Ciro Menotti 11, Milano
tel. 02.716791
posto unico L. 25.000/ridotto L. 20.000
formazione:
Juan Carlos Caceres
piano, voce
Sedef Ercetin
violoncello
Didier Ithursarry
accordi
Daniel Diaz
basso
Eddie Tomassi
percussioni
Javier Estrella
percussioni
Tobias Bert e Annalisa Di Lizio
danza
Sebastien Hardy
luci
Juan Carlos Caceres
decori
in collaborazione con:
Associazione culturale
Time Zones
concerti
Juan Carlos Cacérès
“Tango Negro”
Il tango come storia, come specchio di civiltà: oltre che fenomeno
musicale, che formidabile esempio di passione e sensualità, il tango
è qualcosa, molto di più. E’ un viaggio di arte e cultura, un modo per
attraversare le vicende di un grande paese qual è l’Argentina, che in
quel linguaggio si è riconosciuto e ha voluto rappresentarsi a livello
internazionale: tutto ciò contribuisce a illustrarci con i suoi dischi,
con le sue canzoni un intellettuale del tango, Juan Carlos Caceres.
Nato nel 1936 a Buenos Aires, residente a Parigi dal fatidico 1968,
il pianista, cantante e compositore argentino è anche un qualificato
pittore: le due arti nel suo cammino espressivo hanno dimostrato
spesso e volentieri di potersi intrecciare, con reciproco, spettacolare
giovamento.
“Tango Negro” non a caso è il titolo di un album e di una mostra
che alla fine degli Anni Novanta hanno esaltato lo spessore
di un artista originale, provocatorio, capace di analisi raffinate
e di convincenti produzioni nel relazionarsi con i gusti del pubblico.
“Tango Negro”, in questa luce, costituisce la rivelazione e il risultato
delle ricerche che Caceres ha condotto lungo una ventina di anni:
lo studio conduce, infatti, a valutare i rapporti tra il tango
e la musica nera, molto più stretti di quanto si potesse pensare.
Dai pochi documenti reperibili, da antiche incisioni, dalla verifica
di rituali e precisi sintomi ritmici, dalle tracce della memoria
collettiva, Caceres desume le forme di contaminazione, prima della
decisiva influenza che l’Europa imprimerà sulle forme del tango
moderno, a partire dagli Anni Venti.
Ecco perché la lettura del tango da parte di Caceres è un’affascinante
avventura attraverso il tempo e lo spazio, in grado di abbracciare
le diverse etnie del continente americano, ma anche i flussi
migratori e la piaga della schiavitù. Una visione folgorante, proprio
come la sintesi politico-musicale di un artista che per la sua
collocazione appare ideale portavoce di un idioma frastagliato,
nel solco del mètissage totale.
“Io sono innanzitutto latino-americano - dice di sè - poi
sudamericano, argentino, portoghese. Ed universale, per estensione.”