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CO R RI ER ECO NO M I A
31
LUNEDÌ 27 FEBBRAIO 2017
Dossier investimenti
Trend/6 Uscire dall’euro vale spesso una performance aggiuntiva. Ecco le strategie per diversificare una parte del capitale senza esporsi troppo
Portafoglio Giocando con le valute si strappa il 3% in più
I conti in tasca alle ricette con dollaro e sterlina, lira turca e rupia indiana. Ma i rischi ci sono. E da non trascurare...
DI FRANCESCA MONTI
U
n portafoglio bilanciato globale,
per metà in azioni
mondiali e per l’altro 50% in titoli di Stato internazionali avrebbe reso in
euro il 7,66% nel 2016 e il
2,85% da inizio anno mentre
un investimento diviso a
metà tra azioni della zona
euro e obbligazioni europee
avrebbe reso il 3,64% l’anno
scorso e lo 0,16% da inizio
2017.
Numeri che dimostrano
quanto sia importante, anche per gli investitori, la
guerra delle valute che la Federal reserve americana, da
una parte, e la Bce, la Bank
of Japan e la Pboc cinese,
dall’altra, stanno combattendo sui mercati.
Il fattore
Il fattore cambio, fa notare Geraldine Sundstrom, responsabile dell’asset allocation di Pimco per l’area
Emea, è stato molto importante anche attraverso il suo
impatto sugli utili delle società e dei loro asset. Ad
esempio, circa il 50% dei ricavi nell’indice Eurostoxx 50
non sono denominati in euro. I consigli di Sundstrom
sulle valute variano in funzione della tolleranza al ri-
schio, ma la manager vede
opportunità nell’utilizzare le
valute emergenti ad alto ritorno come fonte di rendimento nei portafogli. Questo è particolarmente rilevante dati i rendimenti negativi della liquidità in euro.
«Includiamo nei nostri portafogli europei piccole esposizioni in valute come il real
brasiliano, il rublo russo, la
rupia indiana o il peso messicano» specifica Sundstrom.
A proposito di paesi
emergenti, le obbligazioni
societarie e in valuta locale
rappresentano per Peter Frick, vice President di Loomis,
Sayles Company affiliata di
Natixis global am la prima
scelta grazie alle monete
sottovalutate e alla qualità
degli emittenti. «I rendimenti delle obbligazioni locali sono migliorati e, se
confrontati alle precedenti
crisi del mercato, hanno evidenziato un comportamento regolare. L’attuale rendimento alla scadenza del
principale indice dei mercati
emergenti in valuta locale è
pari a circa il 6,6% e si avvicina alla sua media a 15 anni. Le valute delle nuove
economie risultano convenienti e offrono opportunità
soprattutto agli investitori
Var.% rispetto a euro
da inizio
Valuta
anno
Dollaro australiano
5,3%
Real brasiliano
4,8%
Rublo russo
4,4%
Rand sudafricano
4,0%
Yen gaipponese
2,4%
Dollaro canadese
1,7%
Rupia indiana
0,7%
Franco svizzero
0,7%
Renminbi cinese
0,3%
Sterlina Uk
0,3%
Peso messicano
0,2%
Dollaro Usa
-0,7%
-3,5%
Lira turca
Fonte: eleborazione su dati MoneyMate
da
massimo
10,4%
-0,9%
-20,6%
8,8%
16,8%
9,1%
20,1%
14,7%
14,2%
-3,3%
-15,9%
29,1%
-21,6%
Divise
vincenti
Nel 2017 l'euro
in rialzo solo
sul dollaro
Focus
Quanto si può
rischiare
in bond denominati in
monete diverse
dall’euro?
«Valga un esempio per
tutti. Nel 2003, il valore del
dollaro Usa, nel rapporto di
cambio con l’euro, scese di
oltre il 23%.... Negli ultimi
anni le variazioni sono
state più contenute, ma
non di rado vicine al 10%
per l’una o l’altra moneta»
(2017, La guida per
investire, pagina 24-26,
Titoli di Stato e
obbligazioni)
europei», specifica Peter
Frick che, per quanto riguarda i paesi più interessanti preferisce quelli che
evidenziano storie di miglioramento e di resilienza all’incertezza politica globale.
Piacciono la Colombia, il
Brasile, l’Argentina, il Sud
Africa, l’India e, a certe condizioni, l’Indonesia: nonostante sia forse meno resiliente ad alcuni fattori globali quali ad esempio il dollaro forte e l’aumento dei
tassi di interesse, l’Indonesia continua, per Frick, a beneficiare di riforme e di una
fiorente economia interna.
Gli esperti valutari di
Rapporti di forza
Il cambio Euro/Dollaro negli ultimi 12 mesi
1,16
1,14
1,12
1,10
Euro/dollaro
1,08
1,06
23 feb
2016
ott nov
apr mag giu lug ago set
Morgan Stanley, dal canto
loro, suggeriscono di puntare sulle valute che offrono
reddito cedolare a discapito
di quelle con rendimenti ancora sotto l’uno per cento e
sulle monete che possono rivalutarsi rispetto all’euro.
In quest’ottica, indicano
tre possibili strategie valutarie: posizionarsi sulla sterlina, sul dollaro e sulla lira
Anche le valute
dei Paesi
Emergenti hanno
un nuovo ruolo
dic gen 23 feb
2017 2017
turca. Le prime due sono attuabili tramite Etf mentre
per puntare sulla lira turca
si possono usare i fondi obbligazionari specializzati
sulla divisa di Ankara. Positiva sul mercato obbligazionario inglese è pure Pictet
am che ha di recente ampliato l’esposizione ai titoli
di stato del Regno Unito.
Dopo il referendum sulla
Brexit dello scorso giugno
l’economia britannica ha dimostrato una resilienza eccezionale. L’uscita dall’Ue
non soltanto non ha provocato una recessione ma ha
sostenuto l’economia tramite la svalutazione della ster-
lina. Ma questo effetto benefico potrebbe svanire quando i mercati ricominceranno
a preoccuparsi di un’hard
Brexit con poche o senza
concessioni commerciali.
Questo rischio ha indotto gli
specialisti di Pictet am a
passare dal sottopeso alla
neutralità sui Gilt inglesi.
Stesso fronte
Restando sul fronte del
reddito fisso Sundstrom vede opportunità in una serie
di settori, tra cui quello dei
Treasury inflation protected
Securities (Tips) americani,
titoli legati ai mercati immobiliari degli Stati Uniti, così
come quello del debito subordinato delle banche: di
recente ognuno di questi
segmenti ha avuto delle
buone performance e Sundstrom continua a vederli come attraenti. Infine, Peter
Ro s e n s t re i ch , h ea d o f
market strategy di Swissquote, tenendo conto che
nei prossimi mesi il flusso di
notizie politiche potrebbe
produrre un impatto rilevante sulla direzionalità dei
mercati, conferma l’indicazione di puntare sul recupero del franco svizzero che rimane ancora l’investimento
rifugio più gettonato tra gli
investitori europei.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Novità La proposta di Banca Generali
1
Una gestione patrimoniale
in stile «family office»
È già partita la corsa
ai nuovi Piani di risparmio
T
N
orna la passione per le gestioni patrimoniali sebbene nel
2016 il rendimento medio sia stato un risicato 2,6%, a fronte
di un 3% medio dei benchmark. C’è però anche chi ha fatto
molto bene, registrando record di raccolta, e ora punta sempre
più su investimenti alternativi con una nuova gestione patrimoniale a cedola.
È il caso di Banca Generali che, per la prima volta, dà l’opportunità al mondo retail di investire in questi strumenti. È una
clientela qualificata che può accedere a una gamma di strumenti
a basso rischio e con ritorni interessanti, finora destinati solo ai
family office e agli investitori istituzionali. La gestione 3Y Income
Coupon spazia tra investimenti liquidi e meno liquidi nel mondo
dei crediti delle aziende, delle cartolarizzazioni di crediti sanitari
o di finanziamenti di importanti
immobili commerciali. Strategie
nuove che garantiscono flussi di
dividendi interessanti (cinque
tranche dell’1% ciascuna per la
durata dei tre anni), cui si aggiungerà la riserva di valore alla scadenza della gestione.
La banca guidata da Gian Maria Mossa (nella foto) da tempo
ha sterzato verso la clientela private con una gamma di offerta su
misura che sta incontrando crescente interesse, come dimostrano i 4 miliardi di raccolta gestita
del 2016 e la partenza sprint di gennaio in questo segmento. La
nuova gestione si inserisce proprio in questo contesto ed è una
potenziale alternativa di diversificazione alle polizze tradizionali
«dato il connubio tra capacità di rendimento e bassa volatilità»,
fanno sapere dal gruppo. Tra le novità dei sottostanti ci sono le
gestioni presenti in una nuova Sicav specificatamente creata dalla banca per gli investimenti non convenzionali (Bg Alternative
Sicav). In primis un comparto di Invesco focalizzato sui crediti senior delle grandi imprese che hanno il vantaggio di essere decorrelati dall’andamento dei tassi e dalle speculazioni di mercato. Poi
due nuove boutique per l’offerta domestica, come Cheney Capital
Management specializzata nelle cartolarizzazioni di finanziamenti garantiti da immobili commerciali e la gestione in esclusiva di Astrea, dell’operatore europeo Cfe, che riguarda la cartolarizzazione di crediti vantati verso il fondo sanitario nazionale, allo
stesso livello dello Stato sovrano come qualità dell’emittente. Al
mondo degli strumenti meno liquidi se ne aggiungono poi, a
completamento del quadro della gestione patrimoniale, altri
(sempre nella sfera alternative) con prezzi giornalieri come Muzinich, M&G, T.Rowe Price e Jb asset management, tutti orientati
al credito corporate.
FRANCESCA VERCESI
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I Pir
uovi Pir (piani individuali di risparmio) approdano sul mercato.
Dopo il bilanciato Anima Crescita Italia, lanciato da Anima Sgr, lo
scorso 9 gennaio, sono arrivati: Arca Economia Reale Bilanciato Italia,
firmato da Arca Fondi Sgr; Pianeta Italia e un Obbligazionario, targati
Zenit Sgr. I Pir sono i nuovi strumenti finanziari con la vocazione d’investire nell’economia reale italiana per sostenere soprattutto le piccole
e medie imprese non quotate che rappresentano la spina dorsale del
sistema produttivo del nostro Paese. I nuovi piani individuali di risparmio devono quindi rispettare alcuni paletti: destinare almeno il 70%
del portafoglio a obbligazioni e azioni di società italiane o degli Stati
membri dell’Ue, purché con attività stabile in Italia. Di questo 70%,
almeno il 30% (equivalente al 21% del valore complessivo del fondo), deve essere investito in obbligazioni o azioni di società italiane o
dell’Eurozona non comprese nell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana o in
altri indici equivalenti. Tra le caratteristiche dei Pir, per il risparmiatore,
c’è il vantaggio fiscale che consiste nell’esenzione dalla tassa sui rendimenti ( 12,50% sulla componente obbligazionaria e 26% sull’azionario). Per beneficiare dell’agevolazione fiscale l’investimento dovrà
essere mantenuto per almeno cinque anni e si potrà aprire un solo Pir.
Arca Economia Reale Bilanciato Italia, è un fondo bilanciato di diritto italiano che investirà il 30% del portafoglio in azioni e il 50% in
obbligazioni di società italiane. Il fondo non è esposto al rischio cambio, in quanto investe principalmente in obbligazioni ed azioni negoziate sui mercati regolamentati o sui sistemi multilaterali di negoziazione emessi o stipulati con imprese che svolgono attività diversa da
quella immobiliare, residenti in Italia o in stati membri dell’UE con stabile organizzazione nel territorio italiano. Pianeta Italia investe il 60%
del portafoglio sulle mid small cap. Tra le medium cap: Beni stabili,
Sogefi, Ovs , Erg, Autogrill, Tamburi e Cairo comunicazione. Tra le small
cap: B&C speackers, Triboo, Smre, Txt e Giglio. Il 10% del portafoglio
sarà investito in società Aim.
Il fondo Obbligazionario Zenit investirà in un mix di emissioni obbligazionarie di istituti finanziari e industriali. I titoli saranno selezionati a prescindere dalla dimensione dell’emittente, pertanto all’interno
del portafoglio convivranno leader di mercato, come Enel, A2A, Generali e Buzzi e società più piccole, ma con grandi margini di crescita, come Iren e Ivs. Una quota del portafoglio sarà allocato su grandi società
non quotate, come Iccrea e Autostrade Brescia Verona Padova e fino al
10% sarà investito in emissioni di società più piccole e minibond.
Per investire nei tre fondi bastano 100 euro. Si potranno effettuare
versamenti successivi, ma nel limite dei 30 mila euro all’anno e dei
150 mila euro nel quinquennio. Sul debuttante Pir di Arca verrà applicata la commissione annuale di gestione dell’1,35%, mentre il costo annuale dei due fondi Zenit è di 1,30% per l’Obbligazionario e
1,8% per Pianeta Italia.
PA. PU
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