5 - Anafi

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5 - Anafi
DALLA DIREZIONE GENERALE
GIOVANNI ALEMANNO
NEO MINISTRO
di Gerardo Marigliano
DELL’AGRICOLTURA
Gli auguri e le speranze del mondo degli allevatori
IL NEO MINISTRO dell’Agricoltura,
a differenza dei suoi recenti predecessori, non ha ancora fatto alcuna
dichiarazione pubblica sugli indirizzi politici che il nuovo governo intende attuare in materia di agricoltura nei confronti sia della Comunità Economica europea che delle
autonomie regionali.
In altri momenti la mancanza di
indirizzi specifici sarebbe stata considerata una forma di impotenza di
fronte ai gravissimi problemi che da
troppo tempo stanno condizionando la nostra agricoltura ed in particolare la zootecnia: dai problemi
della globalizzazione dei mercati
agricoli alle eccedenze produttive
che da troppi anni stanno condizionando soprattutto la zootecnia italiana, alle molteplici epizoozie che
nell’ultimo periodo stanno tormentando l’allevamento italiano.
D’altra parte la “globalizzazione”
delle produzioni, che è alla base
della nuova economia comunitaria
e che vede irrimediabilmente perdenti le “nicchie di mercato” che
caratterizzano tutta la nostra produzione, dal parmigiano reggiano alla
fiorentina di Chianina, hanno giustamente consigliato al nostro Ministro di prendere un momento di riflessione per poter dare al mondo
agricolo, che è in attesa di risposte
e di indirizzi che oramai mancano
da troppi anni, quelle sicurezze che
sono alla base di un normale processo di sviluppo.
Per quanto attiene al settore di
nostra competenza molte sono le risposte che gli allevatori si attendono dall’oramai cronica situazione
delle eccedenze produttive latte,
dagli abbattimenti per la BSE, dalla
concorrenzialità delle produzioni
delle aree svantaggiate alla difesa
dei prodotti tipici italiani.
I continui attacchi perpetrati dall’esecutivo comunitario nei confronti della zootecnia italiana, che vanno dalla richiesta di pastorizzazione
del latte da utilizzare per la trasformazione, che di fatto condizionerebbe negativamente la maggior
parte dei formaggi tipici nostrani
dal parmigiano ai caciocavalli, alla
estensivazione degli allevamenti,
comporterebbero un’ulteriore contrazione del patrimonio zootecnico
nazionale, soprattutto nelle aree più
difficili del centro sud e delle aree
interne. Accettare questa politica
comunitaria comporterebbe conseguentemente, oltre ad una diminuzione del già limitato autoapprovvigionamento dei prodotti lattiero-caseari, la necessità di un aumento
delle risorse economiche da destinare alle calamità naturali, calamità
che, con una progressione sempre
più forte, stanno interessando tutto
il territorio nazionale e non solo
quello soggetto all’abbandono.
Si spera che queste incongruenze
siano stigmatizzate con forza a
Bruxelles dal Ministro dell’Agricoltura e non più barattate con altri
“presunti vantaggi” per l’economia
italiana che sono in realtà lontani
dal mondo agricolo.
La complessità delle molteplici
problematiche che interessano e
condizionano l’intero comparto ha
giustamente obbligato il Ministro
Alemanno a rendersi conto della situazione prima di proporre linee di
intervento che di fatto andranno a
Giovanni Alemanno
coinvolgere l’intero nuovo esecutivo governativo e non solo il comparto agricolo. Ma nelle more dell’emanazione delle nuove linee programmatiche e dei futuri interventi
il Ministro non è rimasto fermo: la
nomina di un capo di Gabinetto come il dott. Camillo de Fabritiis i cui
meriti e conoscenze del mondo
agricolo rappresentano una garanzia per il futuro agricolo italiano – è
da ricordare che de Fabritiis è stato
il coordinatore dell’ultimo piano di
sviluppo agricolo italiano, quello attuativo della legge 984 “quadrifoglio”– è stata la prima risposta “politica” di un Ministro che non viene
dal mondo agricolo.
La scelta di collaboratori tecnici
all’altezza della difficile situazione è
un atto di grande intelligenza politica. La speranza e l’augurio è che il
nuovo Ministro possa, con l’aiuto
dei suoi tecnici, muoversi con forza
nell’ambito del Governo, rimuovendo quegli ostacoli che, soprattutto a
causa di sollecitazioni lontane dal
mondo agricolo, quasi mai sono
riusciti ad essere rimossi dai precedenti Ministri dell’Agricoltura.
BIANCO NERO . LUGLIO 2001
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