Pesca a mosca in epoca romana Il primo riferimento alla pesca con

Transcript

Pesca a mosca in epoca romana Il primo riferimento alla pesca con
Pesca a mosca in epoca romana
Il primo riferimento alla pesca con esche costruite ad imitazioni di mosche è contenuta nel settimo
volume nella sua opera “Sulla natura degli animali” scritta da Elian intorno al 200 d.c.. Elian fu un
studioso di retorica che visse a Roma tra il 170 ed il 230 d.c. che costruì la sua cultura grazie
all’assidua frequentazione delle biblioteche presenti in quel tempo a Roma, ricche dei volumi dei
più importanti autori greci e romani.
Il testo liberamente tradotto dice:
I ho saputo che in Macedonia si applica una tecnica di pesca particolare: tra Borea e Thessalonica
corre un fiume chiamato Astreus in cui vivono peschi dalla pelle macchiettata di cui non conosco il
nome.
Questi pesci mangiano un particolare insetto che vive solo in quel paese non assomiglia ad una
vespa, né ad un moscerino né ad un’ape. La vivacità è quella di una mosca, le dimensioni di un
moscerino, i colori sembrano quelli di una vespa e rona come un’ape.
I nativi lo chiamano Hippouros.
Questi insetti cercano il loro cibo sulla superficie dell’acqua del fiume, ma non sfuggono alla vista
dei pesci che nuotano sotto la superficie. Quando il pesce vede questo insetto sulla superficie
lentamente risale e senza muove troppo l’acqua sopra di lui per non spaventare la sua preda.
Quindi viene fuori apre la sua bocca e inghiotte l’insetto, come il lupo prende una pecora dall’ovile
o un’aquila la gallina dal cortile di una fattoria. Fatto questo ritorna nella profondità della
corrente.
I pescatori conoscono questo comportamento, ma non usano questo insetto come esca, infatti
quando viene toccato dalla mano dell’uomo perde i colori naturali, le ali appassiscono e i pesci
non lo trovano più attraente come cibo.
Tuttavia i pescatori con la loro capacità hanno inventato una trappola per i pesci.
Infatti rivestono un amo con un ciuffo di lana rossa e fissano sopra di esso due piume che crescono
sotto il collo del gallo che hanno il colore della cera.
Le loro canne sono lunghe sei piedi con la lenza è della stessa lunghezza.
Gettano quindi la loro esca, i pesci attratti ed eccitati dai colori si fanno avanti per prendere un
delizioso boccone, ma quando lo hanno in bocca vengono catturati dall’amo, gustando un amaro
pasto.
Queste informazioni sono liberamente tratte dal libro “Radcliffe's Fishing from the Earliest Times”,
Murray (1921).
Come potrebbe essere stata la mosca.
Ami romani in bronzo