Continua a leggere - Società Teosofica Italiana

Transcript

Continua a leggere - Società Teosofica Italiana
PA G I N E D A L L A L E T T E R A T U R A T E O S O F I CA
Dei in Esilio
di J.J. van der Leeuw, pagg. 63-67
Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza
L’uso della volontà nell’occultismo
Quando applichiamo tutto ciò all’uso della
volontà per raggiungere la perfezione, che è la
nostra meta, vediamo subito perché manchiamo tanto spesso al nostro scopo. Noi decidiamo di toccare la meta, di compiere il nostro destino spirituale e, così facendo, stabiliamo una
linea di azione e certi principi di condotta che
riconosciamo essenziali. Ora, se ci riuscisse di
tenere la volontà concentrata su questo unico
proposito, non troveremmo difficoltà né lotta.
Ma in realtà, ecco pressappoco quello che facciamo. Quando si presenta l’occasione prescelta, cominciamo ad immaginare i vantaggi e gli
svantaggi, il piacere o il fastidio di quella tale
azione. Create così delle immagini o formepensiero, come vengono anche chiamate, le
rafforziamo col sentimento e col desiderio, in
modo che esse si ergono come ostacoli sul nostro cammino, quando cerchiamo di attenerci
alla nostra primitiva intenzione. Allora comincia la lotta con tutte le sue dolorose conseguenze: sofferenze per noi, esaurimento per i corpi e pericolo di fallire il compito che ci siamo
proposti. Tutto ciò è non solo errato, ma anche
superfluo. Se noi usiamo la volontà come deve
essere usata, e cioè unicamente per tener fermo un solo proposito e niente altro, non ci può
essere difficoltà. Ma dal momento che permettiamo ad un pensiero o ad un’influenza contraria di entrare nella nostra coscienza e di attirare l’attenzione, siamo perduti. Certo dobbiamo
tener conto delle circostanze, usando sempre il
buon senso e giudicando deliberatamente, ma
non dobbiamo lasciare che influenze estranee
ci distraggano dalla nostra linea di azione.
Cerchiamo di renderci conto di questa volontà dentro di noi; vediamola invadere tutta la nostra coscienza come una abbagliante luce bianca;
sentiamo che essa è irresistibile ed ha il potere di
tener fermo qualsiasi proposito fino al suo compimento. Una volta sentito e ben compreso questo vero potere della volontà, non potremo mai
più parlare di volontà debole. La volontà è un
potere veramente divino e, se non ne intenderemo le funzioni ed il significato nella nostra vita,
non potremo compiere il nostro destino.
Usiamo dunque questo potere della volontà
per tener fermo nella coscienza un proposito
ed uno solo: la perfezione per il bene del mondo.
Questa deve essere la nostra sola passione, assorbente e dominante; non dobbiamo permettere ad alcuna cosa di contrastare con essa.
Né si deve pensare che questo sia un desiderio
egoistico: chi può pensare così, non è entrato
nel mondo dell’Ego e non sa ancora quello che
significhi l’unità. Solo quando comprendiamo,
quando sappiamo che tutto il creato è uno, assolutamente ed indistruttibilmente uno, solo
allora abbiamo la convinzione dell’impossibilità di una salvazione individuale. Salvazione, o
perfezione, significa unione con la Vita divina
che è in tutte le cose e perciò non può mai essere individuale, né riservata a pochi eletti. La
riuscita di uno è riuscita di tutti; se un essere
umano giunge all’Adeptato, in lui tutta l’umanità e tutto il creato trionfano: è una nuova
corda che si è formata per legare l’umanità a
32
J.J. van der Leeuw al centro, con i fratelli Cornelis (Cees) e Marius Gabriel (Dick).
vini in questo stesso momento. L’Io reale, l’essere reale non è l’attimo fuggente e mutevole che
noi chiamiamo presente, ma è tutto il passato e
tutto il futuro, è l’essere completo contenente in
sé tutto il suo ciclo d’evoluzione.
Così noi siamo l’uomo primitivo non meno
che l’uomo perfetto, e quello per cui lottiamo
è già realmente nostro: il segreto dell’evoluzione è
diventare quello che siamo. Ora soltanto possiamo
intendere il significato di un’altra massima occulta molto usata, cioè che «noi stessi dobbiamo
diventare il Sentiero».
Questo è assolutamente vero; eppure lo sappiamo solamente quando, nella nostra coscienza
di Ego, abbiamo visto la meta, il proposito della
perfezione, il conseguimento dell’adeptato, non
come una cosa lontana ed estranea alla quale ci
si debba avvicinare dall’esterno, ma come la nostra destinazione intima, il nostro intimo Io.
Quando noi conosciamo il significato di “divenire il Sentiero”, sappiamo anche che niente
sulla Terra potrà mai più interporsi fra noi e la
nostra meta; noi l’abbiamo individuata e siamo
divenuti una sola cosa con essa: è come se avessimo visto la nostra divinità, come se la meta fosse
al centro del nostro essere. Il Sentiero della perfezione allora diviene unicamente la rivelazione
della nostra divinità.
Dio, è una nuova forza che è nata per alleviare
il peso della sofferenza del mondo. Nella Divina Commedia, quando un’anima viene liberata
dal Purgatorio per entrare nel Paradiso, tutto il
Monte del Purgatorio trema di gioia. E questo
è vero alla lettera: la riuscita di qualsiasi essere
umano è gioia per tutto il creato e giammai un
semplice successo individuale. Il desiderio della perfezione è il desiderio di rinunziare all’illusione della personalità separata per la realtà
della Vita universale: dunque, egoismo e perfezione si escludono reciprocamente.
Cerchiamo pertanto di usare questo potere veramente divino, da ciascuno di noi posseduto, per il più grande di tutti i propositi e di
tenere la coscienza concentrata sull’idea della
perfezione, in modo che questa domini tutto
ciò che facciamo. Sul principio potrà occorrere
uno sforzo e forse troveremo difficile eseguire
il nostro lavoro quotidiano mantenendo la coscienza concentrata sulle cose più grandi, ma
presto diverrà un’abitudine e la volontà della
perfezione diverrà lo sfondo permanente sul
quale si ricameranno le figure della nostra vita
di ogni giorno.
Noi siamo il sentiero
In un certo senso, noi siamo già perfetti e di33