la trilogia accademica di David Lodge
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la trilogia accademica di David Lodge
gli oggetti, deriso dai colleghi per le gaffes, i modi impacciati e l’American English da immigrato, Pnin è insomma un’operetta morale che a partire dal caso particolare dell’etica professionale invita a meditazioni di ben altro respiro, come testimonia la frase pronunciata in un istante epifanico dal personaggio preferito di Nabokov: “La storia dell’uomo è la storia del dolore”; dove con dolore si traduce qui pain, il lucido e fin troppo serio gioco di parole sul nome del protagonista che svela la natura tragica dell’intera vicenda. Un mondo piccolo: la trilogia accademica di David Lodge Iain Halliday A nni fa, durante l’inverno dell’ultimo anno di secondary school feci il classico giro dei colloqui di ammissione alle cinque università inglesi alle quali avevo fatto domanda. Rimasi molto colpito da quanto fossero diversi i campus dei vari atenei britannici: a Manchester c’era quel misto di town and gown che prometteva una vita universitaria movimentata ed interessante; a Warwick il campus nuovo era bello ed attrezzatissimo ma sembrava potenzialmente alquanto claustrofobico ed isolato; a Norwich, dove il dipartimento dell’University of East Anglia al quale avevo fatto domanda era gestito dal padre del campus novel, Malcolm Bradbury, non ci sono mai arrivato per via di una forte nevicata, e tuttora non conosco Norwich. Poi c’era Birmingham, l’università dove David Lodge lavorava. Forse le mie impressioni sono state influenzate dal fatto che avevo già deciso per Manchester, ma mi ricordo un campus, come quello di Manchester, che faceva parte della città; c’era anche però anche tanto grigiore, e uno studio cupo e mal illuminato abitato da un prof dall’aria molto annoiata, quasi insofferente. Forse in quel momento il prof in questione stava fremendo dalla voglia di mettersi a scrivere un po’ piuttosto che intervistare scolari per il suo corso di laurea in American Studies. Credo sia lecito chiedersi se l’umorismo dei campus novel di Bradbury e Lodge non sia anche una reazione agli aspetti più noiosi e sedentari della vita universitaria. Le avventure, per esempio, dei protagonisti di Changing Places [Scambi] (1975), Philip Swallow e Morris Zapp, 34 entrambi professori di letteratura inglese, il primo dall’University of Rummidge (chiaramente Birmingham – “Brum” – per il lettore anglofono), il secondo dalla State University of Euphoria, California, forniscono una serie di situazioni comiche con scambi non soltanto di lavoro, ma di modi di vivere, modi di vedere e vivere la politica, e persino uno scambio di mogli. Uno dei motivi per il successo di questo romanzo sta nel fatto che va ben oltre il campus per sondare il vecchio tema anglofono di due paesi divisi da una lingua comune: le differenze culturali tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Il fascino della diversità di un popolo che parla la stessa lingua è notevole e gli scambi di docenti tra università britanniche ed americane sono molto stimolanti. Fu infatti un periodo di lavoro in California che ispirò Lodge per questo romanzo, il primo di una trilogia nel genere che si completa con Small World [Il professore va al congresso] (1984), e Nice Work [Ottimo lavoro, professore!] (1988). Tale fu il successo dei due protagonisti di Scambi che compaiono nuovamente in Il professore va al congresso con ulteriori sviluppi delle loro storie e carriere mentre introducono e istruiscono un giovane collega ai modi di quel che Lodge ha definito il campus globale. L’ultimo campus novel di Lodge ancora porta il lettore off campus con un placement (uno stage) nel mondo del lavoro: l’imprenditore Vic Wilcox si trova in una relazione improbabile con la prof. dr. Robyn Penrose, post-strutturalista e femminista, assegnatagli per un semestre. Ambientazione e personaggi a parte, la scrittura di Lodge è anche accademica in un senso meno prosaico, essendo spesso supportata da sofisticati riferimenti ed allusioni letterarie; parte integrante della struttura portante de Il professore va al congresso, per esempio, è la ricerca del Sacro Graal e le leggende arturiane. Il valore letterario dei due romanzi che completano il ciclo universitario è indicato dal fatto che entrambi furono selezionati per le rose finali del prestigioso speciale/l'accademia immaginata Booker Prize in Inghilterra e Lodge stesso li ha adattati successivamente per il piccolo schermo, un telefilm prodotti rispettivamente da Granada (1988) e dalla BBC (1989). Lodge è uno scrittore molto versatile: oltre i dodici romanzi, ci sono anche nella sua bibliografia nove volumi di critica letteraria che gli hanno assicurato un posto tra i critici più importanti della sua generazione, mentre le prime collaborazioni con il teatro stabile di Birmingham negli anni sessanta hanno portato ad una serie di opere per il teatro, le più recenti The Writing Game (1991) e Home Truths (1999). Quest’ultima racconta le vicissitudini di uno scrittore di successo tartassato dalle esigenze dei media. È interessante notare che i campus novel di successo sono spesso imperniati su elementi che portano i personaggi ed il lettore al fuori della torre d’avorio; verso territori che costituiscono la materia prima di ogni buon romanzo: rapporti interpersonali, scontri di culture e temi di attualità. E forse, nella vita vera, una buona dose di questi temi non fa male a nessun campus; che sia un modernissimo trionfo di architettura ubicato fuori città nella campagna californiana, un ex-monastero dei Benedettini in Sicilia, o una disorganizzata congerie di palazzi grigi in una città grigia nel cuore industriale dell’Inghilterra. Un romance postmoderno tra libri e passioni Maria Grazia Nicolosi P ossession: A Romance mescola gli ingredienti del romanzo giallo con la sofisticata intertestualità del campus novel postmoderno. La macchina narrativa è messa in moto dalla scoperta casuale di una lettera d’amore indirizzata da un immaginario poeta vittoriano, Randolph Henry Ash, all’altrettanto immaginaria poetessa Christabel LaMotte. La ricerca dei manoscritti perduti, che possano dare conferma della relazione clandestina tra i due poeti, e perciò offrire nuove prospettive critiche per l’interpretazione delle opere, scandisce l’avventura accademica e personale dei protagonisti, i giovani studiosi Roland Michell e Maud Bailey. Come in altri romanzi di questo tipo, i personaggi del mondo accademico di oggi e quelli della comunità artistica vittoriana abitano un mondo fatto di libri e di passioni. E come in molti gialli la trama si sviluppa su due livelli, il racconto dell’indagine procedendo di pari passo con gli sviluppi dell‘enigma. Byatt connette le due dimensioni apparentemente incommensurabili attraverso un abilissimo patchwork linguistico che tesse in un unico tessuto metaforico citazioni e allusioni ai testi della tradizione letteraria inglese con il pastiche, la parodia degli stili poetico ed epistolare vittoriani con una pletora di riferimenti alle teorie critiche dominanti nell’ultimo scorcio del ventesimo secolo. Poiché i documenti “indiziali” del plot vittoriano e i diversi approcci critici e teorici del dibattito intellettuale contemporaneo costituiscono il corpus testuale del romanzo, il lettore viene implicato nell’indagine accademica e investito dello stesso ruolo affidato ai protagonisti. La giustapposizione dei due piani narrativi propone una critica implicita del mondo accademico contemporaneo in cui le scelte di ricerca individuali rivelano loro malgrado, nell’ambito delle varie scuole critiche, linee di potere che si intersecano lungo le bisettrici delle ideologie e del genere di appartenenza sessuale. I personaggi della storia ambientata nel “campus globale” contemporaneo appartengono a realtà accademiche molto diverse. I due protagonisti sono agli antipodi, dal punto di vista critico: Roland segue un antiquato modello di critica testuale; per lui “fare ricerca” significa collezionare, catalogare e valutare scritti e oggetti del poeta vittoriano. Maud è invece una studiosa femminista affermata che applica un aggiornato approccio psicoanalitico post-strutturalista allo studio delle poesie di Christabel LaMotte. Nonostante Possession prenda di mira l’intero campo della critica letteraria accademica, tuttavia la caricatura esplicita di alcuni approcci, ad esempio dell’adesione letterale al femminismo psicoanalitico à la Irigaray o del biografismo mimetico, non è priva di una certa ambivalenza strutturale, io credo voluta. In uno scambio di funzioni tra il simbolico e l’immaginario, nel corso della narrazione le questioni biografiche (il “reale”) diventano il vero oggetto del desiderio anche per gli studiosi teoricamente meno ingenui i cui paradigmi, impiegati per spiegare ‘il mondo”, lo hanno poi trascurato o respinto come irrilevante. Possession ripropone il paradosso indicato da Todorov secondo cui nel giallo il detective e il criminale, percorrendo le tappe di una stessa vicenda, in un certo senso commettono lo stesso crimine: Roland sottrae la lettera trovata alla British Library ed è questo “crimine” a destare in lui lo slancio ermeneutico (che egli chiama significativamente “curiosità narrativa”) che lo trasformerà in detective indagatore del ‘delitto” commesso nel passato. Il furto di Roland, l’ossessione dei due studiosi per il significato nascosto delle lettere e l’indagine che ne segue sembrerebbero ricreare, in forma narrativa, il famoso dibattito tra Derrida e Lacan sul racconto di Poe La lettera rubata. Per Lacan il speciale/l'accademia immaginata 35