Diario Oman 18 – 27 Gennaio 2013
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Diario Oman 18 – 27 Gennaio 2013
Diario Oman 18 – 27 Gennaio 2013 >Prima parte: Muscat, Bimmah Sinkhole,Wadi Shab, Sur Il viaggio è iniziato con le hostess della Turkish che ci rimpinzavano in continuazione di cibo per non farci chiudere occhio e con uno scalo non preventivato nel Bahrein (che a quanto pare ci toccherà anche al ritorno). L'Oman ci ha accolto con un tempo perfetto: cielo azzurro, 23 gradi e clima secco. Ma la vera sorpresa è stata che all'agenzia della Hertz qualcuno si era fumato la nostra prenotazione della macchina. No problem dice il tipo, per lo stesso prezzo ve ne do una più grande. Ci presenta praticamente la nave gemella della Costa Concordia, enorme bianca e titanica. Un bisonte montato su delle ruote da pullman... Saltiamo sul nostro bestione 4x4 e aggrediamo l'asfalto del Sultano guardando tutti dall'alto in basso, anche se il nostro coso ha parecchi fratelli da queste parti. Andiamo dritti all'hotel per riposarci un po' e lasciare i bagagli. Rimaniamo stupiti di come lo troviamo subito e senza fatica! Abbiamo scelto di pernottare a Mutrah che è il “quartiere” più caratteristico della città. Un golfo riparato, una bella corniche, il souq e il mercato dei pescatori, e l'immancabile moschea. Mutrah sembra un paesino tranquillo e silenzioso, tutte le case sono di colore bianco, le cupole della moschea sono azzurre. Per legge del Sultano tutte le case dell'Oman devono riportare elementi architettonici tradizionali. E gli omaniti eseguono, e il risultato è ordinato e armonioso: niente grattacieli di Dubai. Facciamo la bella passeggiata lungo il mare da Mutrah alla Vecchia Muscat dove si trova la residenza del Sultano. Anche la vecchia Muscat sembra un villaggio tranquillo e sonnolento: i bambini giocano per strada, poche macchine di passaggio e strade silenziose. Gli omaniti se ne vanno in giro belli tranquilli nei loro camicioni bianchi d'ordinanza, con in testa il caratteristico cappello a cilindro bianco ricamato. Ci disturbano pochissimo, generalmente rispondono solo se interpellati: mi piace. Qui in città donne in giro poche e quelle poche che ci sono, sepolte sotto metri di stoffa nera. Interagire con loro è praticamente impossibile. Il secondo giorno lasciamo Muscat e percorriamo la Coastal Highway verso sud. Lungo il percorso ci fermiamo alla dolina di Bimmah: una specie di cratere calcareo pieno d'acqua cristallina dove si può fare il bagno; insomma, un piscinone naturale. Proseguiamo poi per il Wadi Shab, una visita più impegnativa. Si tratta di risalire a piedi una valle lungo il letto di un torrente attraversando palmizietti e giardini terrazzati. Si risale fino a dove le rocce lo consentono e anche qui varie piscine d'acqua azzurra tra le rocce dove fare un bagno. Proseguiamo a sud verso Ras al Jinz: la nostra meta è il Visitor Centre della Turtle Beach. Si tratta di una spiaggia dove la tartaruga verde marina viene ogni notte (non sempre la stessa tartaruga, è evidente) a deporre le uova. Dal momento che intanto il sole era bello che tramontato e l’illuminazione delle strade è poca, abbiamo faticato non poco a trovare il posto (c'è un po' da lavorare sulla cartellonistica in alcune zone). Quando finalmente lo troviamo e entriamo nella hall dell'hotel un tipo ci comunica che l'hotel è chiuso per sciopero improvviso di tutto il personale. Che sfigaccia! Niente visita alle tartarughe, ma soprattutto niente letto per noi!! In alternativa ci fermiamo in una specie di campo tendato che la guida segnava come un hotel. Ci accoglie un figuro sinistro e un parcheggio deserto che dimostrava la totale assenza di visitatori. Il tipo fa di tutto per convincerci a restare... ma non ci convince: tu e noi due da soli in un campo deserto in mezzo al nulla? non credo! © The Escape Diaries – All Rights Reserved Ce ne andiamo e decidiamo di tornare indietro a Sur per la notte e, in assenza delle uova di tartaruga, ci dedichiamo alla visita della città e del vicino villaggio di Ayjah, molto fotogenico. Terzo giorno, partenza per il deserto delle Wahiba Sands con sosta lungo il viaggio a Wadi Bani Khalid, un'altra valle di pozze d'acqua dove sguazzare. In questa c'è meno da camminare, la valle si risale in macchina fino ad un parcheggio dal quale si accede alle piscine. Ma il percorso in macchina è davvero stupendo (attenzione perché nei periodi di piogge potrebbe essere allagato), merita la visita.E dopo aver a fatica tirato su il bestione 4x4 sopra una duna di sabbia, arriviamo al nostro campo nel deserto in tempo per il tramonto (e come al solito siamo in compagnia di una carovana di francesi...). Ci arrampichiamo - questa volta a piedi sulle dune.. che fatica, ma sempre bellissimo. Il campo è carino e il responsabile un ragazzo molto gentile che in perfetto stile locale si rivolge solo a P., io sono solo un ornamento. Anche nei saluti vengo sempre per ultima. La sera dopo cena riceviamo la visita di alcuni ragazzi del vicino villaggio beduino che non vedono l'ora di fare due chiacchiere con noi; l'unico che parla inglese traduce per tutti e loro ci raccontano del loro sport preferito: il camel racing!! Ovviamente anche in questo caso nessuno si rivolge mai a me direttamente. Molto rispettosi questi signori del deserto. Questa mattina siamo partiti per un tour in fuoristrada, accompagnati da una guida locale, su e giù per le dune (e lì abbiamo capito quanto poco sfruttiamo le potenzialità del nostro pullman 4x4) del deserto a caccia di baby cammelli - che carini!! Per finire, abbiamo visitato una famiglia beduina dove ci hanno offerto tè, datteri e frutta. Qui finalmente ho un po' interagito con le mie simili, c'era tutta la grande famiglia al completo: bisnonna, nonna, madre e sorelle. E la più piccola di un mese e mezzo che ad un certo punto mi è stata perfino scaricata in braccio, immagino un grande onore :). Oggi pomeriggio abbiamo lasciato il deserto, abbiamo visitato Ibra e i villaggi vicini, e siamo risaliti verso Muscat. Siamo adesso a Nizwa, la base di partenza per visitare le montagne del Jebel qui sopra. Grazie al nostro bisonte speriamo di scalarle senza problemi. Prime impressioni generali sull'Oman: - gli abitanti sono gentili, rispettosi e discreti - le tuniche bianche degli uomini sono sempre perfettamente pulite, stirate e inamidate - in Oman quasi tutti hanno macchine bianche nuove e lucide - le donne in gruppo anche qui sono molto chiassose, anche se portano il velo - le caratteristiche coperture di ferro per naso e bocca che portano alcune donne somigliano a grossi baffoni (mi chiedo se l'obiettivo sia renderle meno interessanti) - qui hanno i migliori datteri che io abbia mai mangiato - anche in Oman si sciopera. >Seconda parte: Monti Hajar, Jebel Akhdar, Isole Daymaniyat L'esplorazione dei monti Hajar e degli altopiani del Jebel doveva essere la parte più impegnativa per quanto riguarda le strade, in verità non è stata affatto tremenda come ci potevamo aspettare. Certo, io non ero alla guida... I percorsi esplorativi sono principalmente due: il primo è quello che sale al Jebel Akdhar e al Saiq Plateau, il secondo è quello che sale fino alla cima più alta dell'Oman, il Jebel © The Escape Diaries – All Rights Reserved Shams.Poco dopo l'inizio della strada che sale al Saiq Plateau c'è un checkpoint della polizia che non permette alle macchine non 4x4 di proseguire. Sinceramente la strada è un'autostrada di montagna, con alcuni punti più pendenti ma con tutti i comfort di un'autostrada super moderna. In ogni caso val la pena tener presente che senza fuoristrada non si ha il permesso di proseguire. L'attrattiva principale di questo percorso sono i paeselli di Al Ayr e Al Aqr, arroccati sulle montagne e circondati da giardini terrazzati per la coltivazione delle rose. Si arriva con la macchina fino ad un piccolo parcheggio dove è possibile lasciare la macchina e proseguire a piedi per l'esplorazione dei villaggi: è un sentiero agevole e molto piacevole, all'interno dei villaggi non ci sono strade percorribili in macchina. Sembra di camminare in un presepe: casette color ocra, silenzio e qualche contadino che sarà felice di scambiare due parole e indicarci la strada per godere dei panorami migliori sulla valle e sulle montagne intorno. Di rientro dal Saiq Plateau proseguiamo sull'altro versante portandoci avanti per il giorno dopo e visitando i due paeselli di Misfat e (old) Al Hamra. Misfat in particolare è davvero sorprendente: è perfettamente inserito in una "foresta" di palme da dattero, anche qui si cammina tra giardini terrazzati e canali d'irrigazione: molto bello. Nella nostra seconda mattina a Nizwa ci siamo svegliati presto per cercare di vedere qualcosa del famoso souq degli animali. Questo era un bel mistero: la Lonely Planet dice che il souq del bestiame raggiunge il suo culmine tra le 7.00 e le 9.00 de giovedì mattina, la Rough, invece, diceva che il tradizionale souq del bestiame di svolge tutti i venerdì mattina. Avevamo già deciso che nella sera di giovedì, il nostro ultimo giorno a Nizwa, ci saremo spostati sul mare ad Al Sawadi, non ci restava quindi che sperare che la Lonely avesse ragione. Di fatto abbiamo trovato qualcosa di molto simile ad una fiera del bestiame, non con i fasti che ci aspettavamo. Che fosse un "preludio" di quello che sarebbe successo il giorno dopo o fosse il vero souq del bestiame, non è dato sapere. Dopo questa tappa siamo partiti alla volta del Jebel Shams. Ad un certo punto l'asfalto finisce e comincia lo sterrato. Qui è davvero indispensabile un fuoristrada perché la strada è molto pendente. Detto questo, non è niente di impercorribile o per il quale sia necessaria una pregressa esperienza nella Paris-Dakar. L'unica vera difficoltà è l'assenza di indicazioni per cui non si capisce bene dove finisca la strada...L'obiettivo è comunque raggiungere una delle belle terrazze panoramiche dalle quali ammirare il cosiddetto Grand Canyon dell'Oman. E naturalmente divertirsi con le caprette che verranno a farvi visita :) Scesi dalle montagne proseguiamo in direzione della costa, la nostra meta è Al Sawadi e precisamente l'Al Sawadi Beach Resort, uno dei pochi punti di partenza per fare snorkeling (o diving se ne siete capaci) alle isole Daymaniyat. Mi metto per la seconda volta alla guida del nostro bestione affettuosamente ribattezzato Tatanka e finalmente io e lui entriamo in una confidenza perfetta e ci lanciamo letteralmente alla conquista delle strade dell'Oman, con P. vergognosamente appeso alla maniglia e l'occhio vitreo. Uomini...L'unica vera difficoltà che mi sento di segnalare come autista nelle strade dell'Oman è la presenza di indiani (o bengalesi o pakistani a seconda dei casi...ma rigorosamente non omaniti) che si lanciano come conigli all'attraversamento delle autostrade a quattro corsie! E' una pratica molto diffusa, quelli che si dilettano in questa sport estremo sono molti. Inquietanti. L'Al Sawadi Beach Resort ci è piaciuto moltissimo: cucina ottima (e sinceramente di chicken kebab non se ne poteva più...), camere spaziose e pulite, giardini curati e allo stesso tempo un'atmosfera tranquilla e rilassata, decisamente lontana dai resort 100 stelle o da quelli per grupponi. Il resort è principalmente frequentato dai fanatici dei pesci e del diving, il motivo della sua atmosfera tranquilla immagino sia questo, oltre alla gestione krukka. Ci imbarchiamo la mattina dopo, muniti di mutino, pinne e maschera, in direzione isole Daymaniyat: siamo gli unici della barca a fare solo snorkeling, gli altri (compreso un vecchio centenario che francamente pensavo ci saremo giocati già alla prima immersione...) sono tutti dotati di attrezzatura da sub professionisti, con tanto di reflex subacquee di prima categoria. Cosa ci si troverà nel fotografare i pesci...boh. Dopo che scarichiamo tutti i divers (e attendiamo non © The Escape Diaries – All Rights Reserved poco che anche il vecchio vada a fondo..) veniamo accompagnati di fronte alla spiaggetta e agli scogli dell'isola più grande (nome non pervenuto, perdonatemi). I fondali sono stupendi, pienissimi di pesci colorati e piante di corallo, e quasi subito ci imbattiamo in una bellissima tartaruga verde! Lo considero un risarcimento emotivo per aver trovato chiusa la riserva di Ras Al Jinz. E poi non ci sono meduse, una meraviglia. Ci facciamo anche una passeggiata sulla spiaggia deserta come due naufraghi e poi risaliamo a bordo. Dopo pochi minuti veniamo ributtati a mare in una seconda isoletta: qui vediamo altri pesci colorati, un'aragosta, aguglie e...una enorme e grassa murena tutta viscida e serpeggiante. Fortuna che era bella in profondità, non adoro le murene grasse e viscide. Torniamo a riva - io con un principio di congelamento - e partiamo subito per Muscat. Trascorriamo l'ultimo giorno in giro per Al Qurum, la zona poshy di Muscat. Passeggiamo alla spiaggia, visitiamo centri commerciali...e come due babbi ci perdiamo le ore di apertura al pubblico della Sultan Qaboos Grand Mosque che riusciamo a vedere solo dall'esterno. E qui finisce questa mini fuga in Oman, con un aereo alle 3.50 del mattino e un lungo, lunghissimo viaggio di rientro in patria. © The Escape Diaries – All Rights Reserved