Registro missive n. 1 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e

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Registro missive n. 1 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e
Ordini di Francesco I Sforza prima del di lui ingresso in Milano e dopo
Ordeni che hanno a servire ali castellani.
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CRITERI DI EDIZIONE
Ci si è attenuti a quelli fissati nel 1906 dall’Istituto Storico Italiano (1), riconsiderati e aggiornati
secondo i suggerimenti di Alessandro Pratesi (2) e di Giampaolo Tognetti (3), tenendo presente
anche le edizioni di Luciano Moroni Stampa (4) e di Franca Leverotti (5).
Le lettere di ogni registro sono state numerate in ordine progressivo; di ognuna è stata indicata
la data alla moderna, a cui si è fatto precedere un breve regesto.
Nel testo:
- uso moderno della punteggiatura, dell’accento e dell’apostrofo
- separazione delle parole secondo l’uso moderno (es. hominidarme = homini d’arme)
- la doppia -i- finale (ij) viene scritta con due -i- semplici
- la -j- si trascrive sempre con la -i-, anche se è semiconsonantica
- citazioni o discorsi diretti sono posti tra virgolette
- le forme -de le-, -de la-, -a cio-, -per che-, -fin che-, -o vero-, etc., diventano -dele-, -dela,
- -aciò-, -perchè-, -finchè-, -overo-, etc,.
...:
indicano guasto nel testo ( tanti quanti dovrebbero essere le lettere che mancano )
***: indicano le lacune del testo di cui e responsabile lo scrittore ( tanti quanti dovrebbero
essere le lettere che mancano )
[ ] : integrazione di guasti
( ):
scioglimento di abbreviazioni per troncamento di esito incerto, o elemento dedotto dal
testo (quale località, data, etc., )
1 Norme per la pubblicazione dell’Istituto Storico Italiano, in “Bollettino dell’Istituto Storico
Italiano”, 1906, pp. VII-XXIV.
2 A. PRATESI, Una questione di metodo: l’edizione delle fonti documentarie, in “Rassegna
degli Archivi di Stato”, XVII, 1957, n. 3, pp. 312-333.
3 G.P. TOGNETTI, Criteri per la trascrizione di testi medievali latini e italiani, Roma 1982.
4 L. MORONI STAMPA, G. CHIESI a c., Ticino ducale. Il carteggio e gli atti ducali, vol. 1, Stato
del Canton Ticino, 1993.
5 F. LEVEROTTI a c, Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca, Roma, 2000.
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NOTA BIBLIOGRAFICA
C. Santoro, Gli Sforza, Milano 1968
F. Catalano, Francesco Sforza, Milano 1983
V.Ilardi, Studies in Italian Renaissance, Diplomatic History, London 1986
Id. Crosses and Carets..., in The American Historical Review,1987,5.
L. Moroni Stampa e F. Chiesi, (a cura di) Ticino Ducale, Bellinzona 1993
R. Fubini, Italia Quattrocentesca, Milano 1994
G .Chittolini, La formazione dello stato regionale e le istituzioni del contado, Torino,1979
Id. Città, comunità e feudi negli stati dell’Italia centro-settentrionale, Milano 2000
G. Chittolini (a cura di), Gli Sforza, la Chiesa lombarda, la corte di Roma, Napoli 1989
A.R. Natale, Stilus Cancellarie, Milano 1975
L. Cerioni, La diplomazia Sforzesca, Roma 1970
M.N. Covini, L’esercito del duca, Roma 1994
F. Leverotti, Diplomazia e governo dello Stato, Pisa 1992
F. Leverotti, Governare a modo e stile de’ Signori, Firenze, 1994
P. Margaroli, Diplomazia e stati rinascimentali, Firenze 1992
G. Greco e M. Rosa (a cura di), Storia degli antichi stati italiani, Bari 1996
F. Senatore, Un mundo de carta, Napoli 1998
G. Chittolini, A. Mohlo, P. Schiera (a cura di), Origini dello stato, Bologna 1994
L. Prosdocimi, Il diritto ecclesiastico dello Stato di Milano, Milano 1941
AA. VV.,Gli Sforza, Milano 1982
M. Mallett, Signori e mercenari, Bologna 1983
R. Greci, Parma Medievale, Parma 1992
D. Hay e J. Law, L’Italia del Rinascimento, Bari 1989
A. Barbero, Il ducato di Savoia. Bari 2002
F. Sommaini, Un prelato lombardo del secolo XV..., Roma 2003
B. Corio (a cura di A.Morisi Guerra), Storia di Milano, Torino 1978.
G. Soldi Rondinini, Saggi di storia e storiografia visconteo-sforzesca, Bologna 1984
L. Mazzoldi, Mantova, la Storia, vol.II, Milano, 1961.
P. Contamine, La guerra nel medioevo, Bologna 1986.
RINGRAZIAMENTI
Regione Lombardia, Assessorato alle Culture, I. A. per il contributo d’avvio;
Fondazione Cariplo per il sostanzioso sostegno finanziario;
Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, per l’essenziale patrocinio;
Prof. Antonio Padoa Schioppa per l’assistenza scientifica;
Prof. Robertino Ghiringhelli per il supporto nei contatti con l’Assessorato C.I.A.
NB.
A convalidare il non limitato ambito di fruizione cui si indirizza questo lavoro, vale ricordare che,
grazie a Chi negli Stati Uniti ha spianato con le sue pregevoli pubblicazioni, la via alla diretta
conoscenza dello stato sforzesco, il Professore Vincent Ilardi della University of Massachusetts,
si trovano presso la Sterling Memorial Library della Yale Univesity le bobine di questi registri.
Carlo Paganini
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PRESENTAZIONE MISSIVE SFORZESCHE
“La trascrizione delle Missive Sforzesche è una grande impresa di interesse non soltanto italiano
ma europeo”, così scriveva Luciano Moroni Stampa, notevole paleografo ticinese, cui, tra l’altro,
si deve “Ticino Ducale”, poderosa opera che, con la collaborazione di Giuseppe Chiesi, altro
studioso ticinese, testimonia e testimonerà (la pubblicazione è “in progress”) l’entità dei rapporti
tra Milano e le vicine contrade svizzere facenti parte dello stato di Milano fino a quando, con il
trattato di Arona (11 aprile 1503) Bellinzona fu acquisita ai Cantoni di Uri, Svitto e Nitwald.
E, quasi a ribadirne la validità, A.R. Natale, introducendo i “Diari di Cicco Simonetta”, scriveva
che i Registri delle Missive costituiscono “una serie del più alto interesse per la storia politica,
economica e amministrativa del Ducato [milanese] che non è ben conosciuta e che, ancora,
non è stata [del tutto] delibata dagli studiosi”
Consapevoli del valore di quanto si contiene in tali testimonianze dell’attività della Cancelleria
Segreta con le magistrature centrali e periferiche e con gli oratori (ambasciatori) presso le Corti
estere, si è avviata, con il patrocinio dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere di
Milano la pubblicazione in rete, iniziando, ovviamente, da Francesco Sforza, duca di Milano dal
1450 al 1466.
Tale arco di tempo è racchiuso in 83 registri. Nel primo anno (anno di rodaggio) vi hanno
lavorato tre unità, cui se ne sono aggiunte altre tre (anch’esse diplomate in paleografia) per
portare, in tre anni, in rete dieci registri. A quattro di dette unità spetta il compito della
trascrizione con compiti aggiuntivi ( un componente del quartetto, il coordinatore del lavoro,
provvede al regesto di ogni singola lettera e alla introduzione di ogni registro; il secondo
componente attende alla revisione della trascrizione paleografica, oltre alla redazione degli
apparati di corredo per la pubblicazione sia cartacea che telematica del testo; al terzo
componente spetta collaborare con i marcatori per la soluzione di alcuni problemi di carattere
metodologico relativamente all’aspetto formale dei testi; il quarto componente ha infine l’onere
di recupero di parti del testo mediante la scannerizzazione e di curare la loro sistemazione su
supporto telematico). Gli altri due collaboratori attendono alla complessa attività della marcatura
per corredare il lavoro di indici delle persone, di indici dei toponimi reali, di indici all’interno delle
denominazioni oltre che di indici dei toponimi ecclesiastici
Tutta questa attività ha potuto avere il suo avvio grazie al supporto finanziario della Fondazione
Cariplo e dell’Assessorato Culture Identità Autonomie della Regione Lombardia.
Tralasciati gli anni nei quali Francesco Sforza dà prova di eccellente condottiero, per cui
Roma, Napoli, Firenze, Venezia e Milano se lo contenderanno a comandante delle rispettive
truppe, il primo registro delle Missive presenta lo Sforza nell’atto di precisare (21 settembre
1447) quale deve essere il comportamento del castellano di Pavia, precisando quale deve
essere la sua condotta nelle varie situazioni in cui potranno essere implicati coloro che avranno
la responsabilità del governo di una fortezza in un periodo di quinquennale ostilità e
belligeranza.
Chi ha il comando del castello pavese è persona di un certo rilievo. E’ Gian Matteo Meregazzi,
detto Bolognino dal luogo di nascita. Per i servizi resi al signore sforzesco potrà portare il
cognome Attendolo e verrà insignito del titolo comitale, appoggiato sul feudo di Sant’Angelo
Lodigiano.
Libertà di accesso al castello è eccezionalmente accordata a “capitaneo o conductero,
zentilhomo o ambaxatore”, scortati da accompagnatori, il cui numero spetta al Bolognino
valutare come “condecente”, sì che il castello sia sempre in sua “possanza e balia” e non vi sia
alcun rischio di inganno. La finalità dei fruenti il libero ingresso dev’essere: “visitare la magnifica
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madonna Agnese et madonna Biancha Maria o Galiazo”. Madonna Agnese, è risaputo, è la del
Maino, cui si deve, a quanto riporta Carlo de Rosmini, la sollecitazione al castellano di cedere
Pavia allo Sforza, avendo, come contropartita, assicurato il possesso del borgo di Sant’Angelo,
elevato a contea. Cessione, quella di Pavia, non dappoco se indurrà i Milanesi, al tempo in cui
vivevano in regime di Repubblica Ambrosiana, a inviare Pietro Cotta a Venezia per perorare la
pace e concordare una unione ai fini di una comune reazione contro lo Sforza.
E’ notorio che la scomparsa di Filippo Maria Visconti portò a un ribaltamento istituzionale dello
Stato milanese che causò, imperando “l’aurea repubblica”, lo sbriciolamento della compagine
statale viscontea, alla cui scomposizione nessuno si astenne, né Lionello d’Este, né i Correggio,
né Giano Campofregoso, né Ludovico di Savoia, né Giovanni di Monferrato e neppure Rinaldo
Dresnay, che da Asti scorreva, al pari del Savoia, l’Alessandrino. Superfluo ricordare la
partecipazione attiva di Venezia in simile opera disgregatrice : da tempo essa si era sistemata
al di qua dell’Adda, più dappresso a Milano, pronta alla vagheggiata azzannata finale. Il tutto
avveniva con il convergente riproporsi delle antiche libertà comunali, per cui molte città si
erigevano in repubbliche autonome. In tale congiuntura, Francesco Sforza non aveva altra
possibilità per radicarsi sul suolo milanese che avvalersi di ben sicure fortezze nei territori che
gradualmente veniva acquisendo per la realizzazione del ben concertato dominio su Milano.
Ecco, perciò, il primo imperativo dato al castellano: “tenerai quello castello ad devotione et
fidelità nostra”, per cui, se mai consegna si dovesse fare, la farai “ad chi nui proprio te dicessimo
a bocha” o, se per scritto, questo deve essere garantito dalla sottoscrizione “de nostra propria
mano et sigillata delo nostro usato sigillo con la cera biancha....et con signo”, (caso abbastanza
singolare) “de mano de Cicco overo de Iohanne (de Ulesis), nostri cancelleri”. La “corroboratio”
di tali sottoscrizioni sarà data dalla corniola. Le corniole (giova qui precisare) erano, come dice
Natale, “testimoniale apparizione del personale intervento del principe” e, aggiunge, precisando
Vincent Ilardi, “ in addition to the standard password, castellans were instructed to recognize
the authenticity of ducal letters by the type and size of seals and the figures represented in
them (tree, serpent, woman, old man and others), the color of the wax (green, red, white), and
the signs preceding, following, or intermingled with the duke’s autograph signature”.
La sicurezza della difesa del territorio, su cui incombe la guardinga vigilanza degli uomini del
castello, non consente a chi lo comanda assenze senza l’esplicita licenza epistolare dello
Sforza, convalidata, essa pure, con la “nostra corniola minore con la cera verde”. Il ricorso a
siffatti contrassegni è ossessivamente ripetuto in ogni evenienza, anche quando , in caso di
guerra, “o de altro bisogno....per conservatione delo castello o dela città”, si mandasse gente “ in
piccolo o grande numero”, il lasciapassare è sempre una lettera sigillata e sottoscritta dal duca
e, nel caso pavese, “signata (con) nostra corniola maiore con cera rossa”:
Scorrendo le varie disposizioni delle missive, (che, occorre precisare, non sempre si
succedono in ordine cronologico, trattandosi di registrazioni postume rispetto alla data riportata
in capite”) si nota la disponibilità sforzesca a concedere una libera entrata (ma per lo più
ristretta a due - quattro persone), disponibilità volta, si tenderebbe a credere, ad alleviare quel
senso di (onorata) reclusione, cui lo Sforza vuole vincolato il castellano. Assai esplicita al
proposito è l’imposizione (7 aprile 1449) al castellano della rocca di Tortona di non poter “
ussire fuora dela dicta rocha, cioè fuora del ponte di quella, socto pena dela testa”, ordine che
ha una sua legittimazione nel dilagare nel territorio di truppe nemiche. Oculatezza e presenza
sono ordini che si riscontrano ripetuti incessantemente a testimonianza di quanta incertezza di
fedeltà degli uomini e di sicurezza dei confini dominino anche nel campo sforzesco negli anni
precedenti la pace di Lodi.
L’unificazione in una sola persona dei compiti di capitano della cittadella e di castellano del
castello di Piacenza sta a indicare la necessità di cautela che allora (5 gennaio 1451) il duca
avverte di dover affidare a una sola ben provata persona la tutela di una città vitale per il suo
stato, quale è Piacenza. Francesco Sforza ha preso possesso di Milano da pochi mesi (dal 26
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marzo 1450), ma Venezia, Federico III e Carlo VII non riconoscono alla “congregatio civium et
populi” del 26 febbraio dell’anno precedente alcuna valida legittimazione alla “translatio dominii
et ducatus” allo Sforza. Venezia, su tutti, gli è particolarmente ostile. Lo Sforza lo sa, come ne sa
il perché: di lì a poco glielo ridirrà Antonio da Trezzo: “Veneziani cercano con tanta instantia la
desfactione de la S.V. se non perché, desfacta quella, possano poi desfare gli altri et farse
signori de Italia”. In questa situazione il duca designa all’accennato duplice incarico Sceva
Corti. Sceva ha rapporti con il principe dal 1442 e, tra l’altro, nel 1447 fu tra i sostenitori dello
Sforza nell’occupazione di Pavia. E’ persona di sicura fiducia, ma pure a lui raccomanda di non
accogliere di sua sponte più di 4 o 5 persone nella cittadella e non più di 2 o 3 nel castello. Al di
là di questo, non potrà neanche lui andare per la cittadella, senza le ormai note garanzie di
sigillazione con la corniola piccola in cera verde e con la sottoscrizione ducale avente “una
croce denanze et una drieto, mentre quella dei cancellieri avrà “dentro... scolpita la nostra
corniola grande con la cera rosa”. In più, i fanti ai suoi comandi “sieno dele terre nostre et sieno
persone apte et fidate”, persone valide per una duplice funzione: per la sicurezza della fortezza
e (aggiunge sorprendentemente) “ad ciò posiati dormire più sicuramente”. Queste le
raccomandazioni a Sceva, raccomandazioni che, però, vengono subito dirottate al fratello
Benedetto. Contestualmente lo Sforza comunica: “vui, misser Sceva, ve havimo mandato
dal’imperatore per nostri facti” (non è giocar di fantasia credere che il viaggio si insinui nelle
trattative – perpetuamente eluse dall’imperatore – per il riconoscimento allo Sforza dell’autorità
ducale, ché egli stesso ha apertamente dichiarato essere “cosa honesta et non meno debita
reconoscere el dicto nostro ducale stato dal sacro impero.” A Benedetto non resta che recludersi
nelle fortezze: “vada a stare nele dicte fortezze et observi ad unguem tucti questi nostri ordini, li
quali volimo che sapia nisuno, se non miser Sceva e ti”.
Stupisce che lo scriba annoti subito qui che detti “ordini sono cassi , perché s’è mutato et
cassato domino Sceva et in suo loco messo Marco deli Attendoli”. Annotazione che attesta una
balorda sbadataggine dello scriba, non avvertendo che gli ordini dati a Sceva sono illico
trasmessi al fratello Benedetto, che avrà il comando del castello e della cittadella fino al maggio
1455 e passerà poi, in varia successione di anni, alle podestarie di Piacenza, Alessandria e
Cremona per terminare la vita a capo della cittadella di Parma. Marco degli Attendoli
subentrerà nel duplice incarico piacentino a Benedetto il 24 maggio 1455.
Le disposizioni date a Marco nel 1455, a parte la sottoscrizione del duca con la croce e con la
corniola del bissone in cera rossa, si distinguono da quelle imposte a Benedetto per la
concessione di poter uscire liberamente di giorno “per visitare et solicitare li conestabili dele
porte”, lasciando in sua vece nelle fortezze un parente o persona fidata e capace.
Singolarmente, non manca una ammonizione: “non volimo che te impazi de cosa alcuna che
specti alo officio del nostro podestà”, carica che, strana combinazione.... , ricopre Benedetto, il
già più volte menzionato fratello di quello Sceva, che è, al di là del rimanente, anche consigliere
segreto.
A ben comprendere in quale temperie si muove Marco Attendoli, va ricordato che Francesco
Sforza ha motivi per governare con maggiore serenità: la pace di Lodi è alle spalle da oltre un
anno (9 aprile 1454) e anche da un trimestre (25 febbraio 1455) papa Parentucelli ha ratificato,
quasi alla vigilia del suo trapasso, quella Lega Italica che ridava al pontificato romano il
prestigio di arbitro tra gli stati italiani: nel caso di loro discordia, il papa aveva “eius iudicandae
ius potestatemque” (“riconoscimento, questo, che ha, come scrive Fubini, quale ideatore del
progetto un altro pontefice, Martino V, anche se “nella forma e nei modi in cui fu conclusa, non
fu quella ispirata dal Papa”). Lo Sforza, dal canto suo, con la pace di Lodi e la Lega Italica, al di
là del riconoscimento della legalità del suo dominio, aveva acquisito rispetto e dignità di vigorosa
personalità politica per avere validamente cooperato a garantire all’Italia un lungo periodo di
equilibrio.
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“Me trovo, mediante la gratia de l’altissimo Dio,....havere acquistato questo stato de Lombardia
et non con puoca fatiga. Mò, che l’ho acquistato, me bisogna ponere lo pensiero et intellecto ad
mantenerlo, governarlo et ponerlo in reposo et tranquillitate”. Sospinto da tali sentimenti e
propositi di buon governo, si era soffermato, già a pochi mesi dalla investitura popolare al
ducato, sui benefici. Chittolini ne sottolinea la generale validità. “II controllo dell’assegnazione
dei benefici veniva ad esssere un obiettivo essenziale così nell’azione delle autorità di governo
come nella strategia di grandi famiglie, di ceti e gruppi localmente influenti: la disciplina e
l’organizzazione beneficiaria
risultavano un elemento fondamentale del quadro politico
generale”. Francesco Sforza aveva pienamente compreso ciò e, infatti, aveva proclamato che i
benefi erano “grandemente importanti al facto nostro”, considerando la loro sistemazione come
elemento di ordinato e pacifico reggimento della cosa pubblica: “se la causa di questi benefici
non passasse cum ... ordine, sequeriano ogni dì scandali et inconvenienti in questo stato”.
Siccome “li importuni sono assai”, il duca è indotto a scrivere (18 giugno 1450) al pontefice
Niccolò V esortandolo ad accordare attenzione alle sole sue raccomandazioni presentate con
“littere con li intersegni” uguali a quelli contenuti nella missiva inviatagli. Ritiene tanto pressante
quanto invoca da ribadire: “solo el fazo per ponere questo mio stato in quiete”. E, perché quiete
e riposo veramente ne consegua, supplica a che la missiva sia conservata “ cum signali
talmente secreta quod ad aures Lombardorum non veniat”. Richiesta, che Ilardi così chiosa: “it is
clear that the duke was averse to denying requests for favors, perhaps out of a natural
inclination to be liked and also to enhance his prestige as a new ruler by building a reputation
as an influential patron ready and willing to dispense favors. Shifting the burden to others
served to uphold his reputation but compounded the problem by inviting more requests”.
Meraviglia non poco il tono pacato e riverente della lettera sforzesca a petto dell’epistola
risentita e dai toni recisi con cui Niccolò V, nello stesso anno, richiama lo Sforza a non
comportarsi solo come signore (“nec solus princeps esse velis”), ma anche “tamquam bonus et
catolicus princeps”. Manco a dirlo, lo scontro tra l’ “auctoritas sacrata pontificis”e la “principis
potestas” è proprio per la materia beneficiale, ed esattamente sull’assegnazione pontificia del
priorato di Campomorto, contro la quale lo Sforza oppone resistenza. E’ una opposizione che al
pontefice appare, oltre che inaudita, anche misconoscente della paziente dilazione della
decisione papale: “cupientes voto tuo satisfacere, ipsius provisionem distulimus, expectantes ut
civitate Mediolani potieris”, ma ciò avvenne “tardius expectatione omnium”. Non potendo più in
là rinviare la decisione, il priorato fu dal papa assegnato a Filippo Calandrini, cardinale di
Bologna, nella speranza di non aver concesso il beneficio “persone...statui tuo suspecte”. Inutile
era, quindi, apparsa la insistenza sforzesca, ribadita “pluribus litteris ac nunciis”, perché il
beneficio venisse attribuito a un Landriani: “nullo pacto compiacere (possumus) absque
diminutione magna nostri honoris”. Reciso , dopo avere richiamato il duca a non essere ingrato
con Dio e il suo Vicario, Niccolò V lo ammonisce che farà di tutto perchè il suo provvedimento
“omnibus remediis” (intendasi anche la scomunica o, peggio, l’interdetto) “effectum sortiatur”.
La resistenza dello Sforza fu di breve durata. Da una missiva, in data 8 settembre 1450, risulta
che Antonio Landriani, condottiero ducale, aveva già consegnato al messo del prelato
bolognese “la possessione del beneficio” di Campomorto e, in pari giorno, lo Sforza scriveva allo
stesso card. Calandrini per esortarlo ad “havere boni vicini li ...fratelli (Landriani) e..., per
compiacere a quelli, (il cardinale facesse) un’altra ...liberazione de tuto quanto fose pervenuto
ale mane deli predicti fratelli”
Bizzarria delle vicende umane! Toccherà , nel 1453, a un eminente prelato curiale , il potente
cardinale rotomagense e parente di Carlo VII di Francia, Guillaume d’Estouteville, invertire le
parti di postulante. Chiederà allo Sforza di perorare presso il pontefice la concessione di “uno
mediocre vescovato o altro benefitio et dignitate che ascenda perfin ala somma de ducati
ccc...(per) misser Anselmo de Magio, cittadino et arcidiacono de Novara, principale scriptore
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apostolico qui in corte, nostro intrinseco et cordiale servitore”. Anch’egli, come era capitato al
duca e aveva denunciato al papa, è sommerso da postulanti e, al pari di Francesco, il cardinale
di Rouen chiederà ora al duca di non tenere conto che di lettere con un suo particolare “signo”:
La vertenza beneficiaria con il pontefice consente di cogliere il concetto che lo Sforza ha del
potere ducale al punto da giustificare una netta e ostinata, anche se di corta durata, opposizione
alla decisione papale. E’ una contrapposizione che mira a rivendicare, pur senza alcuna
preconcetta ostilità, la validità dell’autonomia e, dove ocorresse, della contrapposizione del
potere laico ( e le Missive non sono avare di testimonianze) contro l’intromissione curiale in
decisioni a vantaggio o a tutela degli interessi sforzeschi, o anche solo a riparo di valutazioni di
persone o famiglie garanti della fedeltà allo stato o , comunque, benemerite della casa ducale.
Tutto ciò non pare sia sfuggito al colto papa Parentucelli, “le pape de la Renaissance” (come lo
dice F. Hayward). Nella piccata reazione papale alle insistenze sforzesche non è (va aggiunto)
probabilmente assente una affiorante tormentata resipiscenza del pontefice per l’indulto
“beneficiario” accordato al signore milanese, indulto, che con sospirosi sussurri prelatizi
ricorrentemente gli si rimprovera.
Rimesso da parte uno squarcio sui rapporti ducale - pontifici, il registro ripassa a parlare di
fortezze, oltre che per testimoniare l’alternante vicenda di conquiste di terre e di rocche, anche
per attestare la lungimiranza del signore nel garantirsi le conquiste. E’ quello che si crede di
poter cogliere nella decisione di far impersonare nel castellano anche l’autorità del podestà,
unificando, in tal modo la funzione militare con quella amministrativa, unificazione che rassicura
i soldati e conforta pure la gente, che fuori dalle mura fortificate vive la vita grama di un lungo
periodo di guerriglia, che, specie le soldatesche veneziane mai desistono dal praticare. E sono
proprio loro che, il 14 agosto 1450, ardiscono portarsi nei pressi di Pavia cercando, “ cum omne
cativanza et trista industria, fare brusare quella nostra darsena” causando “tanto nostro
preiudicio”. Tale pericolo si combina con il malcontento delle guardie per il ritardo dello
stipendio, cui, quasi non bastasse a turbare gli animi, si è aggiunta la minaccia della
“detractione del salario”. Provvedimento che, “considerati li tempi che regnano al presente et
considerato che ogni homo fuga da Pavia” , non poteva essere più malaccorto. Francesco
interverrà (30 agosto) presso i Maestri delle entrate ordinando che gli addetti alla darsena siano
accontentati, anche perchè “nela presente condizione de tempi, per respecto dela peste, è
necessario havere diligentissima guardia”.
Guardia imposta, quindi, oltre che da ragioni di sicurezza militare anche da incombenti minacce
per la salute pubblica, “per respecto”, dice il duca, “della peste”: la Lomellina corre il rischio di
esserne intaccata. E’ l’anno santo : “da verso Vercelli per quella parte de Lomellina passano
molti romeri... et poriano essere casone de infectare tuto quello payese”. Si faccia in modo che
passino “più longa de Lomellina che possibile sia”.
Si sa che anche nel Quattrocento peste e carestie ebbero, seppur localizzate e in forme non
endemiche, un ritorno ciclico. Ciò spiega l’attenzione ducale ( si dà il caso l’ 11 agosto di Pavia)
ai minimi sentori di quel morbo e il ricorso a pronti interventi perché nulla manchi per la salute
della città, ove dirotta mezzi finanziari comandando “se ne pagano li medici barberi”, oltre a
fissare un mensile di 20 fiorini “delli denari delle condemnacione”. Reagirà con il podestà, “che
se parte de lì” (Pavia), imponendogli che “per niun modo se parti”. Ma, se a Pavia si viene a
sapere che vi è gente intenzionata ad andarsene, a Parma (17 agosto) si conferma che la città è
“vacuata...de cittadini per casone dela peste”, al punto che, per sicurezza e maggior controlli, si
dispone che si lascino aperte tre sole porte, tenendo “serate tute le altre”.
Città, quindi, senza commercio, guerriglie che non propiziano tranquille attività produttive e, per
contro, urgenti bisogni di mezzi finanziari, per i quali la richiesta mai non cessa, per lo stato
comatoso delle finanze pubblche. Gli accorgimenti, cui si fa ricorso sono (così riferisce il
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secondo registro) indice dello smarrimento di chi vuol giocare di prestigio a cavar fuori denaro.
Pavia ha dovuto assecondare la richiesta ducale dii 15.000 fiorini. Il duca,”invito animo”, li ha
accettati: avrebbe voluto, dirà egli, “ne subvenissero sopra le nostre entrate de l’anno futuro”,
mentre i Pavesi hanno deciso rifarsi sull’addizionale dei dazi. Decisione, questa, de notevole
“desfactione”, perchè ritenuta di “grande preiudicio in l’anno avenire ale entrate”. Si guarda
sempre al tempo che non c’è: il futuro, che, per di più, si aggrava di impegni e si ipoteca.
Il 18 di agosto, fidando in coloro che “ne amano et cum fide et carità prosequino el stato nostro”,
lo Sforza ricorda di aver sollecitato affinchè si facesse appello a cittadini e contadini cremonesi,
“cusì in particolare, como in comune, et cusì seculari , como ecclesiastici ad servirci, chi de
dinari et chi de frumento o pano”, assicurando “debite assignacione sule entrate nostre de
l’anno avenire”. Una settimana dopo viene, però, disingannato nelle sue aspettative dal clero
(forse poco fidente nella futura rimunerazione terrena del duca) : il cancelliere Andrea Fulgineo
gli parla di “ durezza et obstinacione deli preti”. La delusione è scioccante e il duca,
violentemente turbato e deluso, si sfogherà con il vescovo: “per quanto comprendemo non ve
moviti con quella amorevolezza nè benivolencia che doveresti fare, remanemo molto ingannati
dele oppinione havevamo verso vuy”. Dichiarazione di disinganno, cui, pronta, fa seguito la
minaccia verso chi riteneva prono ai suoi desideri e sicuro servitore del signore: “reditivi
certissimi che a tanti nostri bisogni non smenticarimo lingeramente chi ci servirà e chi non”. Si
dichiara disposto “de intendere se da vuy possimo sperare che faciati la voluntà nostra: volimo
che, cum quanto più cellerità possiti, provvedati ad subvenirci”. E la “minatio”: “avissandove che
mal voluntera comportarimo essere così postergati da vuy”, sarà il suo finale saluto.
Per placare la “aurei sacra fames” del duca si presterà una personalità a buon diritto per altre
faccende famoso. E’ Guarnerio Castiglioni, rilevante personalità di ottima qualità scientifica,
cattedratico iuris civilis a Pavia, apprezzato da Filippo Maria Visconti, rispettato ai tempi della
Repubblica Ambrosiana e accolto da Francesco Sforza in quel Consiglio segreto, che il duca
riesumerà, dopo l’iconoclastica abolizione repubblicana di tutti i simboli del potere assoluto
signorile. In questa evenienza Guarnerio si esibirà escogitando un sistema fiscale che, si
pronostica, darà “bono fructo...non solamente in la provincia de Novara, ma etiam in tute le
terra del nostro dominio”. Il duca aveva disposto che nel Novarese si raccogliessero 12.000
fiorini e neppur “gli (meteva) umbreza che anche non se facesse per meno”.
Nella raccolta del sussidio era cosuetudine che la città venisse gravata di un terzo del tassato e
“gli due terzi (si compartissero) in el vescovato de fora”. Metodo non più esperibile ”perchè quasi
tute le terre de fora sonno alienate et infeudate, excepto tre”. La città si era accordata per
12.000 lire imperiali, ricorrendo all’addizionale sui dazi e sul sale. Borgomanero, Cerano e
Oleggio (le tre località non alienate e non infeudate) offrivano 2.000 lire. Quanto alle altre terre:
Romagnano, Breme e Carpignano erano tributarie di Francesco e Imerico; Galliate e Trecate
erano di Oldrado; altre terre del Novarese le teneva il conte Filippo; Zanardi Tornello e
Tommaso Caccia possedevano il resto, “sichè la citate remane quasi sola”.
Guarnerio, constatato i minimi introiti del sale “in frose et grandissimo straxordine”, per cui “non
se levava mitate de l’usato” e rilevato che le gabelle non danno più di 2.800 lire, non vede altra
soluzione che quella di accrescere la tassa del sale di 10 soldi a staio, ma occorre anche
ritoccare “la taxa vegia per levare mazor quantitate de sale”, sì che da circa 4.000 staia si passi
a 7-8.000 staia. “In questo accrescimento de tre milia stara et più la excellentia sua
guadagna, non dece soldi, ma quaranta per staro, sichè serano de lire sette milia sotocoperto.
Ma non bisogna publicare questo guadagno per non guastarlo”. Questa è la trovata
guarneriana! Comunque, si va predicando, che perchè l’inghippo abbia efficacia in tutto lo stato,
necessita che a Pavia si faccia “el simile, perchè molti se spegiano a Pavia”.
Con autocompiacimento il Castiglioni non si sorprende di ardire d’affermare che per arrivare a
tanto “gi è bisognato et del dolze et del brusco et de ogni inzegno cum solicitudine”, ma poi
9
saggiamente si riprende, con una asserzione dalla valenza atemporale: “poco valeria fare boni
ordini et contracti et acresimenti se non foseno exequiti cum dilligencia et promptitudine”.
Constaterà di lì a poco che la burocrazia, con la sua atemporale ritrosia a impegnative novità, ha
innestato la retromarcia: “gli dacieri... non voleno scotere gli accrescimenti”.
Francesco Sforza è fresco di potere: è naturale che voglia sapere quali sono le proprietà della
Camera ducale. Così vuole gli si dica che rivendicazioni può fare di Langosco, perchè gli è stato
detto che vi sono persone che “indebite la occupano”. Parte allora il comando a Sillano Negri,
membro del Consiglio di giustizia, e ai Maestri delle entrate straordinarie: “volimo che trovati le
rasone dela Camera nostra et così intendiati le rasone deli dicti occupanti”.
Maggiori problemi e più grandi incertezze gli creano i diritti accampati da Francesco e Guido
Visconti su vari e consistenti aggregati umani. Il citato Sillano Negri, Antonio Bossi e Giovanni
Calcaterra non hanno saputo dargli una risposta soddisfacente: “deli suoi (del duca) privilegii et
rasone non possiamo chiarire la Signoria Vostra”, così i tre inquirenti gli dicono. Qualcosa di più
(essi soggiungono) potrebbe sapere dal Consiglio segreto, cui i due fratelli si erano rivolti per
essere autorizzati a vendere il sale “alli suoi homini per quello precio li pare a loro, vantando
ampi privilegi imperiali”. Di certo si sa che, ai tempi di Filippo M. Visconti, avevano il sale a un
prezzo inferiore agli altri e, obbligati “a levare una certa taxe de salle..., mai fiseva levata, cum
quanti comandamenti se poteva fare”.
A parte ciò, oltre ad avere una certa connotazione dei fratelli, qualcosa di utile si viene a
intendere circa i possessi vantati dai detti Visconti. Sono dati su piccoli e meno piccoli gruppi
abitativi, non privi di interesse demografico, là ove, oltre alle entrate, si accenna ai fuochi.
Somma e Mezzano erano dei fratelli già al tempo del terzo duca visconteo (Filippo Maria).
Vergiate e Grialasica, risultano da loro acquistate. Il resto della pieve comprende : Corzeno con
fuochi 11; Cuirono con 8; Villa e monastero con 4; Nornago con 4; Montanto con 12; Vinago
con 7; Corrignola con 12; Quinzano con 13; Arsago è dei tre inviati ducali con 6; Cassora con
6; Castelnovate con 1; di Castilago, che è dei tre inquirenti, non si dà il numero dei fuochi.
Altre informazioni riportano che Somma “è bon loco e capo dela pieve e fa cento fochi et porta
su Ticino” e rende “per entrate per dacio panne vino e carne e per la imbotata de vino et de
biava, ogni anno livre cccxx”.
I tre inviati, annotano che i fratelli, al pari dei loro predecessori, usavano, d’arbitrio, aggregare al
godimento dell’esenzione loro accordato, il diritto di mero e misto imperio, instaurando, così, una
successoria consuetudine, per cui i membri di quel ceppo “usurpeno de comandare ali dicti
luochi et fare come se fuseno signori”. In tal modo Ottone e Galeazzo, germani di Battista,
padre di Francesco e di Guido, “havevano la parte sua”. Ma la quota di Ottone, “per imputatione
li fo facta dela morte del duca Zohanne”, fu confiscata , ed uguale sorte ebbe la porzione di
Galeazzo per un omicidio: questa, però, al dire di Francesco e di Guido, deve tornare a loro.
Mezzana era del defunto duca: quando “li Veneciani pasorno Adda, dicti fratelli comenzarono
ad usurpare el dicto locho”.
Grillasica (Golasecca) ha 60 fuochi. Filippo M. Visconti “la dedi ad goldere ad Petro Zuchono
per certi dinari che lui exbursò, et ne cavava... più de lire cc l’anno”.
Vergiate è “poco locho”. Gli altri abitati della pieve contano più di 30 fuochi: le loro entrate
ammontano a 400-500 lire. Vergiate e Golasecca furono vendute ai due fratelli Visconti il 17
novembre 1448.
Cistelago (Cislago) è la migliore comunità della pieve di Olgiate Olona: ha oltre 140 fuochi. Ivi i
due fratelli hanno dei beni e sono succeduti allo zio Giacomo, che, “per la exemptione che lui
aveva, stagando lui lì et faxando del signore , faceva grande danno ad li dacii delo illustrissimo,
per modo che li daciarii delo illustrissimo signore bisognava sempre acordarse per fiorini c
l’anno e manco, che fanno libre clx ..; et poy el faxeva cerchare la terra ad suo modo, cavava
anchora de uno pristino et de una taverna, che lui faceva fare, circa ducati cento l’anno.
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Lonato Pozzolo “se chiama borgo et è bono locho apresso Ticino et fa più de ccl fuochi. Al
tempo del defunto duca la imbotata del vino e della biada rendeva da 800 a 1000 lire”, mentre il
dazio del pane vino e carne dava lire duecento. “Anchora se ne cava del dicto borgo una entrata
de libre l l’anno, la quale risponde ala Camera extraordinaria et se chiama la honorancia dela
podestaria del signore”.
Altre e differenti indagini per Scaldasole e Rovescala consentono la conclusione che
entrambe le località con i rispettivi castelli giuridicamemente spettano alla Camera ducale ”iure
confiscationis”.
Dati sull’economia borghigiana pavese si hanno (1 luglio 1450) per Dorno con entrate che si
aggirano sulle 900-1000 lire annue, derivate dai dazi su pane, vino, carne e biade, con la
precisazione per due voci: “in ragione de dinari ventiquattro per brenta de vino et dinari dodici
per quaduno mozo de biada”.
Sorprendono le minori risorse di Lomello, che non superano le 400-500 lire,”pagando al modo
predicto”.
Avvalersi per le opere pubbliche del denaro privato o limitarsi al solo intervento pubblico:
questo è il problema che lo Sforza pone (13 agosto 1450) ai Maestri delle entrate. Egli progetta
un naviglio che dal Po vada a Sant’Angelo (Lodigiano) e da lì si prolunghi fino a Milano. Il duca
si dice convinto che se si facesse un pubblico bando (“incanto”) “sarano mercatanti et conducteri
del sale che butarano fora la quantità del denaro del incanto, senza nuy gli habiamo mettere
alcuno denaro contanti”. Tale pronto abboccare del capitale privato (i mercanti, si sa, operano
su mercati interni e internazionali hanno fiuto – pur se avvertiti a diffidare dalle avverse
congiunture e disavventure bancarie allora ben datate - per agguantare progetti vantaggiosi)
insinua nella mente ducale il dubbio che forse il ricorso al denaro pubblico sia preferibile.
Comunque, affida agli interpellati Maestri delle entrate la soluzione del duplice quesito. “o
sborsando nuy tuto el denaro, o che altri li exbursase ... che utile li ne veneria?”. Nulla di questo
s’è fatto, ma il vago proposito ducale di avere a Milano abbondanza d’acqua consente, al di là
dell’evocazione della lamentela di Bonvesin de la Riva che Milano ha tutto tranne il mare, di
intendere quanto lo Sforza sia appieno cosciente di quanto valga per i commerci milanesi il
trasporto via acqua. Altra considerazione è che lo Sforza sa che, nonostanze le latitanze
mercantili alle sue incessanti questue di denaro (spesso senza ritorni o con rimborsi a lungo
piatiti) a Milano corre molto denaro, pronto a investimenti, se realmente rimunerativi.
Identica premura per il beneficio dell’acqua mostra per Pavia, che pur bagnata dal Ticino, non
abbia ad avere disavventure d’acqua. Tale timore lo spinge a sollecitare le autorità pavesi a
intervenire (26 agosto 1450) affinchè facciano un cavo là ove il Ticino “fa una diversione verso
la chiesa de Sancto Antonio, lasando el ponte et quella nostra cità da canto”. E’ un intervrento
urgente: vuole che le autorità siano consapevoli di quanto “preiudicio saria la diversione”.
E’ su tutto vigilante e pressione farà al podestà di Milano per i ritardati interventi nella
riparazione dell’edificio comunale : perchè vi sia accellerazione dei lavori, segnala due ingegneri
comunali di alto livello, Ambrogio da Novate e il noto Giovanni Solari, impegnato pure nei lavori
del duomo. La valutazione dei costi del restauro è di 800 lire, cifra che il podestà, quelli della
provvisione e i sindaci devono realizzare con le condanne di competenza comunale,
mobilitando il giudice del maleficio, il giudice dei dazi e il giudice delle vettovaglie. Il duca è
risentito per tanti indugi e bene lo fa comprendere quando, in chiusura della missiva, ammonisce
il podestà a muoversi con “tanto più dilligencia in exequire l’intencione nostra, quanto fino a qui
è usato mazor negligencia” in modo che “i denari si scodano (et) realiter in questa opera se
convertiseno”.
11
Il problema delle vettovaglie non è solo (suona banale il dirlo) militare, è borghigiano,è cittadino,
è universale. E’ un problema che lo Sforza ha, anche forzatamente, presente. Sa (l’ha voluto lui)
che con la fame la città di Milano è stata presa; sa che con le forche ai contrabbandieri si è
liberata la strada per arrivare a Milano, perchè a Mafino Stanga, suo commissario, aveva
assegnato il compito di reprimere inesorabilmente l’attività di chi ardiva portare viveri nella città
assediata; sa, in particolare sa, che l’evviva cordiale al suo ingresso a Milano è stato
accompagnato (e glielo ricordano le cronache) dalla ancor più forte invocazione di pane. Tutto
questo egli sa e, soprattutto, non scorda che la gente ha fame. Vuole che alle truppe
acquartierate i viveri non manchino, ma vuole, più di tutto che, di vettovaglie, Milano sia
abbondante. Ripeterà (3 agosto 1450) al suo luogotenente e al capitano del divieto di
Alessandria che decisamente vuole (“non mediocri desiderio”) Milano “bladis abundare” e,
conseguentemente, non solo lascino “inde trahi”, ma pure concedano “transire illac quecumque
blada et victualia ad urbem prefatam (Mediolani) conducenda” senza alcuna molestia di
pagamento. La disposizione data ad Alessandria è generalizzata a tutte le città, esclusa Pavia,
che può essere fornita da tutte le città, tranne che da Milano.
Quidici giorni dopo, rivolgendosi al luogotenente del re di Francia ad Asti per il vettovagliamento
di Milano, rivelerà “summum studium animo inest nostro reficere inclitam hanc urbem nostram
(Mediolani)...quibus possumus maioribus commoditatibus
atque prerogativis recreare”.
Esplicitamente ribadirà che la sua attività è volta “ut efficiamus ipsam bladis abundantem et
undique curamus eam ad eam anonam importari, et inde populus his noster numerosissimus et
utilitatem pecipiat et senciat voluptatem et nos gaudeamus ipsam rebus ac victualibus oppleri”.
Risolutezza, si sa, allo Sforza non fa difetto, ma lascia perplessi che la mostri ( 2 settembre
1450) con la consorte, Bianca Maria, nel ricusare una sovvenzione dalla duchessa voluta per la
città di Pavia, anche se lascia intendere (“ben volimo che madonna habia el dovere suo per altra
via... senza sconzare quanto havimo ordinato”) di non volere mortificare la volontà della moglie,
volontà, peraltro, ben contenuta dal marito e signore: “ne meravigliamo molto... fare questa cosa
senza nostra licencia et saputa”. E’ un aspetto del carattere del duca, già anticipato (28 maggio
1450) con il diniego di accordare un ufficio a Francesco del Maino. Gli uffici, dice, avevano già
tutti un destinatario e l’onore non consente a lui duca di riformare le sue stesse assegnazioni.
Veda Bianca Maria se le riesce di trovare “alcuna cosa che si affatia a lui” (del Maino), ma non
(avverte la consorte) le castellanie di Como, di Abbiategrasso, di Voghera, di Melegnano e
neppur la rocchetta di Milano.
Si è scritto di “tentativi fatti da varie città per legare più intimamente a sè il contado, tentativo
che si accordava con quel processo di graduale soppressione delle autonomie locali diretto a
una maggiore unità amministrativa” dallo Sforza perseguita. Una missiva del 17 agosto 1450
pare supporti detta affermazione. Lo Sforza scrive a “comuni et hominibus Villarum Albazani,
Isole Valis Parme, Annole et Prete districtus Parme” per ricordare di aver già scritto loro di
dovere “contribuire, obbedire et essere sottoposte ala nostra comunità de Parma, el che molto
ne piaceria per reintegrare li suoi membri alla città”. Non pare, da tutto ciò, che vi possa essere
possibilità di dubbio circa la volontà ducale di conurbazione.
A integrazione degli accenni iniziali, si precisa che i primi 83 registri delle Missive Sforzesche
comprendono gli anni di governo di Milano da parte di Francesco I° Sforza da quando (1450)
egli ne divenne signore, (anche se il primo registro ha missive datanti dal 1447) a quando (8
marzo 1466) egli morì (anche se la data ultima riportata in quel registro è 1 gennaio 1469).
12
Nella varia serie dei registri, quindici sono inventariati come “Lettere di Giustizia”; due sono
“Registra Statutorum, Privilegiorum et Jurium Terrae Cotignolae”, località d’origine del ceppo
sforzesco, le cui immunità sono rivendicate anche in una missiva al marchese d’Este e al
cardinale di Bologna, nipote di papa Niccolò V. A un registro di “ Lettere di Pagamento”, di
indubbio interesse per la conoscenza dell’economia del tempo, se ne accompagna uno con le
“Licenze alle Granaglie”: ben si sa quanto, in tempo di carestie cicliche, significasse il loro
approvvigionamento. Una particolare menzione spetta al registro sulla Azienda di Sartirana,
concernente l’amministrazione della grande tenuta di Cicco Simonetta, il noto primo segretario
ducale, che fino al rientro a Milano del Moro (8 settembre 1479) fu l’indispensabile ispiratore
della politica sforzesca, sia domestica che estera. Il registro spazia dal 1462 al 1465. Consta di
“quaterneti” redatti, di massima, da Giacomo Griffo, amministratore dell’azienda, oltre che
podestà della località.
Carlo Paganini
13
NOTE AL PRIMO REGISTRO DELLE MISSIVE SFORZESCHE
Il registro n. 1 delle Missive Sforzesche (1447-1458) reca sulla costa il seguente titolo “Liber
ordinum castellanis” , nella copertina “Ordini di Francesco I sforza prima del di lui ingresso
in Milano e dopo”, e ancora “Ordeni che hanno a servire li castellani”; la c. 1r. inizia con “Liber
ordinum et modorum servandorum ab omnibus castellanis arcium et fortiliciorum illustrissimi
domini comiti Francisci Sfortie Vicecomitis Papie comitis, inceptus de anno 1447, die xx
septembris in campo Mediolani, apud Sancti Columbani”.
Si tratta di un registro cartaceo di cc. 1-143, formato da n. 9 fascicoli di cc. 8 per 2; le carte,
secondo l’antico sistema di cartolazione, sono numerate sul recto. Il volume, che ha subito un
importante restauro, reca diverse numerazioni: la prima coeva, in alto a destra, è interrotta, forse
proprio per il restauro, sicuramente alla carta 98; segue una successiva numerazione sempre in
alto a destra di mano moderna, a volte a matita, a volte a penna, fino alla fine del volume. Il
registro reca ancora altre numerazioni poste a matita in basso al centro di ogni pagina (uguale
sia per il recto che per il verso), che non sempre corrisponde alla numerazione in alto a destra.
Numerose sono le carte bianche: 4r-6v; 9r-v; 10v-11v; 12v; 13v; 15r-v; 17r-v; 18v-19v; 20v-21v;
22v-24v; 25v; 26v-28v; 31r-32v; 33v-35v; 36v-37v; 38v40v; 41v; 43r-44v; 45v-47v;48v;50r-v;
51v; 55r-v; 57r-v; 58r-v; 62v; 64r-v; 66r-67v; 68v; 70v; 71v; 73v; 74v; 75v; 76v; 78v; 79v; 80v;
81v; 82v; 83v; 84v; 87r-v; 90v; 91v-92v; 94r-v; 95v-96v; 98v; 99v-100v; 104r-v; 106v; 108v;
10r-v; 111v-112v; 113v; 115r-v; 117r-v; 119r-v; 121r; 126r; 127r-v; 129r; 130r; 132v; 137v; 139r;
141v; 143v.
Vi sono inoltre varie carte depennate con un tratto verticale a penna, coevo:
14r; 22r; 38r; 53r-v; 58r-v; 60r-v; 72r; 75r; 82r; 86r; 95r; 103r-v; 11r; 113r.
Altre ancora depennate con un tratto obliquo a penna, sempre di mano coeva:
16r-v; 18r; 25r; 29r; 33r; 41r; 45r; 51r; 69r-v; 70r; 79r; 84r; 92r; 114r-v; 121v-123r; 124v-125r;
131r; 133r; 139v-140r; 140v-141r.
Alba Osimo
14
1
1r Liber ordinum et modorum servandorum ab omnibus castellanis arcium et fortiliciorum
illustrissimi domini comitis Francisci Sfortie Vicecomitis, Papie comitis, inceptus de anno 1447
die xxi septembris in campo Mediolanensi apud Sanctum Columbanum.
2
2r
Ordini delo castellano de Pavia
Ordini delo castellano de Cremona
Ordini delo castellano dela rochetta dela cittadella de Parma
Ordini delo castellano de Binascho
Ordini delo castellano dela rocha de Irsio a
Ordini delo castellano del ponte et forteza de Lecho b
Ordini delo castellano de Tertona c
Ordini dello castellano de Lecho
Ordini delo castellano de Novara d
Ordini dela Rocha de Domenecascho
carta 7
carta 116
carta 12
carta 13
carta 1…
[carta …]
[carta 54]
ca [rta]…
[carta …]
[carta …]
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------a Corretto su burgho de San Donnino; segue Castellione depennato.
Da questo punto la carta è strappata lungo tutto il margine destro.
b A margine positi a folio 52 in isto.
c A margine positi a folio 54 in isto.
d Depennato. Segue a margine positi a folio 136 in isto depennato.
15
Ordini dela cittadella de Parma
Ordini dela cittadella et castello de Pia[senza] e
Ordini dela cittadella de [Tert]ona f
Ordini dela rocha de Abbià
Ordini dela rocha de Lachiarella
Ordini de la rocha de ……… g
Ordini de la rocha de Serio de Castellione h
Ordini de la rocha de Lodi
Ordine de messer Nicolo' Amidano
Ordini cum serenissimo domino nostro [Papie]
Ordini cum Carlo Beniventano
Ordine col castellano de Cassa[no]
Ordini del ponte de Lecho
Ordini de la rocheta de San Luca
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
[carta…..]
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------e A margine ad folium 60; ad folium 61.
f A margine ad folium 80.
g A margine vacat.
h A margine in folio 1.
16
2v
Ordeni dela rochecta de Lodi
Ordeni dela rocha de Baradello
Ordeni del castello de Trezo
Ordeni del castello de Monza
[O]rdini del castello de Pizighitone
[Ordeni] del castello de vigevano
[Ordeni] del castello de Cusalegio
[Ordeni dele] torrecte de Trezo
[Ordeni del ca]stello de Melignano
[Ordeni d l c]astello de Mandello
[Ordeni del ca]stello de Vigolono
[Ordeni del] castello de Dondossola
[Ordeni dela To]rre Rotonda de Como
[Ordeni dela] cittadella de Alexandria
[Ordeni de la] cittadella de Novara
[Ordeni de] Montebello de Bilanzona
[Ordeni de]l castello grande de Bilanzona
Contrasign]o cum Michele de Bataglia per Johannem
de Bartolello a
[Contrasigno] con Angelo da Sisio ……….. de
Binascho per lo [homo] Johanne Bartholello
[Ordeni de] Spigha da Cortona [dela] rocha nova de
Alexandria
[Ordni de Pau]lino del Mangano [dela roch]a Nova
de Alexandria
17
carta 53
carta 56
carta 10
carta 65
carta 93
carta 71
carta 72 (a tergo)
carta 73
carta 74
e carta 75
carta 76
carta 77
carta 78
carta 79
carta 81
carta 82 a
carta 83
carta 84
carta 84
carta 86
carta 87
3r
Contrasigno della rocha della citadelle de Alexandria
Contrasigno della rocha et porta de Alexio de Alexandria
Ordini della rochetta del ponte de Pizghitone
Ordini della rocha de Cacciaguerra de Pontremolo
Ordini della rochetta de Sancta Maria sopra Trezo
Ordini della rocha de Casalmaiore
Ordini della rocha de Varci
Ordini della forteza de Olengo
Ordini dela forteza de Montebarro
Ordini dela forteza Summovico de Fiorenzola
Ordini della torre de Porto
Ordini dela rochecta de santa Croce
Ordini dela rocha de Palazolo a
Ordini dela rocha de li Vicinovi a
Ordini dela rocha de Chiari a
Ordini dela rocha de Caravagio a
Ordini dela rocheta de Santa Croce de Parma a
Ordini dela porta de Po de Cremona
Ordini dela rocha de Brevio
Ordini dela rocha de Bassignana
Ordeni della rocha de Mombello de Berinzono
Ordeni della roca de Borgo Sancto Donino
Ordini della rocha grande de Guard[asone] … Johanni de Serrati da Pon …
Ordini della rocha de Montelupo … …….
carta 88
carta 128 (91)
carta 95
carta 97
carta 97
carta 99
carta 101
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
[carta …]
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------a La riga è depennata con un tratto di penna.
18
3v
Ordini delli castellani de Trezo
Ordini della rocha de Annono
Ordini della rocha de Larda de Fiorendola
Ordini della porta Bolognese de Parma
Ordini de Domenico da Como connestabile della porta de Sancto Francesco
De Parma
Ordines Albertini de Pizleone castellani r[oche de] porte Romane Mediolani
[Ordines]….Cole Guererii conestabilis porte [C]umane Mediolani
[Ordines ca] stellani castri Novarie
[Ordines] cum Johanne Antonio de Parma conestabili [porte sancti Lazari
Placentie
[…………]
ad folium 10
in folio 143 a
in folio 145
in folio 107
folio 108
folio 49
folio 85
folio 136
folio 105
folio 97
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------a La riga è depennata con un tratto di penna.
19
3
FRANCESCO SFORZA A BOLOGNINO IN MERITO ALLA CESSIONE DEL CASTELLO, SOLO SE DETTOGLI
“A BOCHA” DALLO SFORZA O PER LETTERA, DA LUI SOTTOSCRITTA E SIGILLATA CON IL SOLITO
SIGILLO IN CERA BIANCA E CON IL SEGNO DI CICCO, CAPO DELLA SEGRETERIA DUCALE, O DEL
CANCELLIERE GIOVANNI E AVENTE LA CORNIOLA PICCOLA; ALL’USCITA DEL CASTELLANO, SOLO SE
AUTORIZZATA CON LETTERA SOTTOSCRITTA DALLO SFORZA E PORTANTE LA CORNIOLA PICCOLA IN
CERA VERDE; ALLA CESSIONE DI MUNIZIONI, POSSIBILE SOLO SE CONSENTITA DA LETTERA DELLO
SFORZA SIGILLATA CON IL SOLITO SIGILLO IN CERA BIANCA E CON IL SEGNO DI CICCO O DI
GIOVANNI; ALL’INGRESSO DI ESTRANEI, SOLO CON LETTERA PORTANTE UNA CROCE DAVANTI E
DIETRO LA SOTTOSCRIZIONE SFORZESCA E CON ANNOTAZIONE DI UNO DEI CANCELLIERI. IN CASO DI
GUERRA O DI ALTRO BISOGNO L’ENTRATA IN CASTELLO DI POCHI O DI MOLTI, LA SOLITA LETTERA
SOTTOSCRITTA, E CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA; SE CAPITANO O AMBASCIATORE
VOLESSE ENTRARE PER VISITALE LA SUOCERA DONNA AGNESE O LA MOGLIE BIANCA MARIA E
GALEAZZO, LO LASCI ENTRARE CON QUEL CODAZZO CHE AL CASTELLANO PARRÀ ”CONDECENTE”.
AL CASTELLANO INFINE È CONSENTITO, A RICHIESTA, FAR ENTRARE OTTO O DIECI PERSONE.
1446 settembre 21, San Colombano.
7r
Cum Castellano Papie.
MCCCCXLVI die vigesimo primo mensis septembris, in campo apud Sanctum Columbanum.
Signali et ordini dati ad Bolognino castellano delo castello de Pavia.
Imprimo, tu Bolognino, tenerai quello castello ad devotione et fidelità nostra et quello volimo non
debbi mai assignare ad persona del mondo, se non in nostre proprie mani o ad chi nui proprio ti
dicessimo a bocha, overo che scrivessimo per nostra littera soctoscripta de nostra propria mano
et sigillata delo nostro usato sigillo con la cera biancha et signo de mano de Cecc[o], o vero de
Iohanne, nostri cancelleri, et signata de so.... subscriptione con la nostra corniola piccola con la
cera [......] et annotato qui de socto et insieme con la di[[.........]]rimo lo contrasigno havimo con
techo; et quando una dele supradicte cose, non intendimo ....gnatione.
Franciscus Sfortia Vicecomes [marchio…….ariani] comes Cremone dominus ac Ianue et ex
[......]
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria [subscripsit].
Item, volimo et ordinamoti che mai per niuna [cosa...………………….] quale voglia se sia, debbì
ussire fuora [dela dicta rocha] senza nostra licentia, quale te daessimo [p……………………] che
ti lo scrivessimo per nostra littera s[octoscripta de nostra] propria mano et sigillata dela nostra
[corniola con la cera] biancha et sia per mano de uno [de nostri] 7v cancelleri et signata con la
supradicta nostra corniola minore con la cera verde.
Volimo et ordinamoti che dele monitione sonno in quello castello non ne debbi dare niuna ad
persona del mondo che venisse per nostra parte o de altri, salvo se quello tale che venirà
portarà la nostra littera soctoscripta de nostra propria mano et sigillata con lo nostro usato sigillo
con la cira biancha [che sia] de mano de Ceccho o de Iohanne o vero de [qua]lunque altro de
nostri cancelleri, sia qualunque se voglia [et] così intendimo de qualunque altra cosa pertinente
ad [men]tione quale mandassimo ad rechiedere.
[+ Franciscus] Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.+
[Infor]mamoti che, mandando nui per qualche parte […] libri o paramenti, ti scriverimo per nostra
[lettera con la corniola] con la cira biancha delo nostro usato sigillo et[signata] de nostra propria
mano con una croce de [nanti et una] deretro ala subscriptione nostra, como sta qui...questa
soscriptione proxima, quale ti havimo […..] et serrà ancora subscripta la dicta [lìttera] de uno
deli predicti doi cancelleri o […..] cancellero se sia.
20
8r Item, se per caso de guerra o de altro bisogno che accadesse o altra cosa ne occorresse per
conservatione delo castello o dela città o de l'altro stato nostro o nostra facenda mandassimo
gente in lo castello, in piccolo o grande numero che fossero, volimo che li debbi receptare,
dummodo che loro ti portino nostra littera sigillata de cera biancha delo nostro usato sigillo et
soctoscripta de nostra propria mano [et si]gnata dele mane de uno deli supradicti, o Ceccho o
Iohanne, et signata etiamdio dentro dal canto da sopra in [dicta littera] nostra corniola maiore
con cera rossa, quale ..... de socto formaliter scolpita; et quando la lettera [……….] altramente
che non gli fossero tucte le cose [..………] intendimo che tu debbi la dicta littera obedire.
Item, ti ordinamo et advisamo che, quando [.……..…….] tu togli ad stare con teco in
castello[……….…..] scriverimo per nostra littera sigillata con lo si[gillo] [………] et soctoscripta
de nostra propria man[o] …...... de Ceccho o de Iohanne, et quando la littera ……...… questa
forma con questi signali, nostra […………] tu li togli; ma quando ce manchass[ino]
[………....tione] o la nostra o vero de uno del [.………….] , nostra intentione serrà che tu non la
togli […………...] in favore de quello tale fano lo 8v [………..] pregati, ma non che habbia
effecto.
Item, ti advisamo et ordinamo che, accadendo che alcuno signore capitaneo, o conductero,
zentilhomo o ambaxatore volesse venire in castello per visitare la magnifica madonna Agnese et
madonna Biancha o Galiazo, quando fosse lì, vol[im]o che tu la lassi intrare in lo castello con
quello [numero de] persone che ti parirà condecente, siché lo [castello] stia sempre in toa
possanza et balia et che per [……….....] né tu, ne' nui non potessimo mai essere ingannati.
[item…………] et deputamo che tu habbi arbitrio et auctorità [de fare] intrare in lo castello perfino
alo numero de octo o [dece persone] ad ogni toa petitione et ogni volta che ti […………..] .
Cichus.
4
FRANCESCO SFORZA AI CASTELLANI DI TREZZO ORDINA CHE LA CONSEGNA DEL CASTELLO VENGA
FATTA SOLO A CHI HA LETTERA CON IL CONTRASSEGNO E LA SOTTOSCRIZIONE DUCALE CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE. POSSONO ACCETTARE FINO A QUATTRO PERSONE. PERSONE
INVIATE DAL DUCA DEBBONO AVERE UNA LETTERA DA LUI SOTTOSCRITTA E CON UNA CORNIOLA
PICCOLA DAVANTI ALLA SOTTOSCRIZIONE. GASPARE PUÒ USCIRE, MENTRE GLI ALTRI DUE
ABBISOGNANO DI UNA LETTERA CON SOTTOSCRIZIONE E CON UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA
BIANCA.
1455 settembre 23, Milano.
10r
Cum castellano Tricii.
Dux Mediolani et cetera.
Dilecti nostri, perché sapiati como habbiati ad governarvi in la guardia de quella nostra forteza
de Trezzo, et per alchuno modo non possiati esser ingannati con littere né ambaxate, ve dicimo
per questa et commandiamo che may per alchuno tempo non debiati consignare quello castello
et la rocha ad persona del mondo, se non vederiti lo contrasigno havimo con vuy et se non
haveriti nostra littera soctoscripta de nostra propria mano con la corniola nostra grande in cera
verde, como sta qui de sopra.
Item vi dicimo che in quella nostra forteza non debiati acceptare né lassar intrare per alcuno
modo ultra persone quattro alla volta, ma fino ad persone quattro siamo contenti le possiati
acceptare in lo castello [et in] la rocha, havendo singulare advertencia de […….] se non persone
fidate.
21
Et questo volimo possiate [fare] senza altra nostra littera. Quando vorrimo receptati gente alcuna
[……..] per [bisogno] o per altra caxone, nuy ve scriverimo [………...], quale sarrà soctoscripta
de nostra pro[pria mano] et questa con la corniola nostra p[iccola] inanzi la subscriptione, como
sta qui [de sopra].
Siamo contenti che ti, Gasparo, per bixogno [………..], possi eusire fora, ma vuy, Marcolo et
Za[nino], non volimo, se haviti caro lo amore et gracia [nostra], eusiati de quella nostra forteza,
per alcun [modo] se non haviti nostra littera soctoscripta de [nostra propria] mano, como è
questa con la sop[radicta] nostra corniola grande in cera biancha [come sta] sopra.
Mediolani, die xxiii septembris 1455.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria [subscripsit].
Marcolo de Marliano Zanino Barbato et Gaspari San [………………..]
5
FRANCESCO SFORZA A GASPARE DAL MANGANO CASTELLANO DELLA ROCCHETTA DELLA CITTADELLA
DI PARMA SULLA CESSIONE DELLA ROCCHETTA, POSSIBILE SOLO CON L’USUALE LETTERA CON IL
CONTRASSEGNO CHE LO SFORZA HA CON IL CASTELLANO. INGRESSO CONSENTITO A CHI HA UNA
LETTERA CON SOTTOSCRIZIONE SFORZESCA E CON LA CORNIOLA CON IL PINO IN CERA ROSSA.
1449 marzo 8, Moirago.
12r
Cum castellano rochete citadelle Parme.
MCCCCXLNONO die 8 martii, Moiragi.
Franciscus Sfortia Vicecomes, et cetera.
Li infrascripti sonno modi et ordini dati per nui ad Gasparro dal Mangano, castellano dela
rochetta dela cittadella de Parma, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare, videlicet:
Imprimis, de tenere la dicta rocchetta in nome, fidelità et obedientia nostra et quella con ogni
cura et solicitudine guardare, como debiono et sonno tenuti fare li boni et veri castellani.
Item, de non consignare mai la dicta rocchetta ad homo che vi[va], senza nostra littera et senza
lo contrasigno che havimo con lui
Item,de non lassare intrare in la dicta rochetta da doe per[sone] in suso, se non vederà la littera
soctoscripta de nostra propria mano, como sta qui de socto et che gli [sia] la corniola nostra del
pino cum la cera rossa.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
6
FRANCESCO SFORZA A NICOLÒ ED ANGELO D’ASISIO CASTELLANI DELLA ROCCA DI BINASCO SULLA
CESSIONE DEL CASTELLO CON LICENZA SCRITTA E CON IL CONTRASSEGNO. INGRESSO DA DUE
PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA.
1449 marzo 21, Moirago.
13r
Cum castellano Binaschi.
Moiragi, 21 martii 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad ser Nicolò et Angelo d'Asisio, castellani de la rocha de Binascho, li
quali loro degono firmiter et inviolabiliter observare et adimpire, videlicet:
22
Primo, tenere et diligentemente guardare la dicta rocha ad nome fidelità et obedientia nostra, et
quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra expressa licentia in
scriptis et senza lo contrassigno havimo con loro.
2°, de non receptare en la dicta roccha da doe persone in suso senza nostra licentia et, quando
vorimo che in la dicta roccha receptino gente alcuna, la littera che gli scrive[rimo] serà
soctoscripta de nostra propria mano, como [sta qui] de socto et cum la corniola nostra piccola
cum la cera [biancha].
3°, che loro non possano ussire fuora de la dicta roccha cioè fuora delo ponte de quella, socto
pena del capo, et che tengano tucte loro paghe et fanti che so[no] tenuti tenere, li quali siano
boni et fidati.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni veri et derecti castellani verso
loro signori.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
7
FRANCESCO SFORZA A CARLO DE MAZARELLO DA CATANZARO CASTELLANO DELLA ROCCA DI BORGO
SAN DONNINO SULLA CESSIONE DELLA ROCCA SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON IL CASTELLANO. L’INGRESSO È CONSENTITO DA DUE PERSONE IN SU
SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA. CARLO È RIMOSSO, SOSTITUITO DA ALESSANDRO.
1449 marzo 24, Moirago.
14r
Franciscus Sfortia, et cetera.
Moiragi, die 24 martii 1449.
Ordeni et modi per nui dati ad Carlo de Mazarello da Catanzaro, castellano dela rocha delo
Burgo San Donino, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et adimpire, videlicet:
Primo, tenere et diligentemente guardar la dicta roccha ad nome fidelità et obedientia nostra, et
quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra expressa licentia in
scriptis et senza lo contrassigno havimo con lui.
2°, de non receptare in la dicta roccha da doe o tre persone in suso, senza nostra licentia, et
quando volerimo che in la dicta roccha recepte gente alcuna, la lettera che gli che gli scriverimo
serà soctoscripta de nostra propria mano, como sta qui de socto.
3°, che lui non possa ussire fuora dela dicta rocha, cioè fuora del ponte [de] quella, socto pena
dela testa et che tenga [tucte] le paghe et fanti che è tenuto tenere, li quali sian[o] [boni] et
fidati.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni veri derecti et fideli castellani
verso loro signori.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
14v Carlo castellano antescripto fo remosso dala rocha del Borgo et fo assignata dicta rocha al
signor Alexandro et dicto Carlo fo mandato, die 7 ianuarii 1450 ex Laude, castellano dela rocha
de Issii de Castellione, cum li medesmi antescripti ordeni, ut supra.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
23
8
FRANCESCO SFORZA AD ANTONELLO DI SAN BIAGIO CASTELLANO DEL PONTE DI LECCO IN MERITO
ALLA CESSIONE DEL PONTE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON
IL CASTELLANO E L’ACCESSO DA DUE PERSONE IN SU CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA.
1449 aprile 6, Figino.
16r.
Figini, die vi aprilis 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Antonello da San Biaso caste[llano] delo ponte de Leccho, li quali
lui deve firmiter et inviola[biliter] observare et adempire et in cosa alcuna non contrafare per
modo alcuno.
In primis, de tenere et con ogni cura, studio et vigilantia guardare lo dicto ponte et rocha ad
nome, fidelità et obedientia nostra, et lo dicto ponte per niuno tempo non consignare ad homo
che viva, senza nostra expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno che havimo con lui. a
2°, de non receptare in lo dicto ponte et rocha da doe persone è [in] suso senza nostra licentia;
et quando [volimo che] in lo dicto ponte recepti gente alcuna, la [littera] che li scriverimo, serrà
soctoscripta de nostra propria m[ano], como sta la subscriptione che lui ha da nui, [et in] quella
littera serrà la corniola nostra grande dentro con la cera biancha, como sta qui de sopra.
3°, che lui non possa ussire fuora delo dicto ponte et [rocha], cioè fuora delo ponte de quello,
socto [pena della] testa; et che tenga tucte le soe paghe et fanti, [che è] tenuto tenere, li quali
siano boni et fidati [et siano da] Pavia o da Cremona o vero da li luochi […………..]
16v po in là et non da po in qua, et siano dele terre nostre.
4°, di fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni, veri, derecti et fideli castellani
verso loro signori.
Cichus.
A margine: posti in folio 52 in isto.
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
9
FRANCESCO SFORZA AD ANGELONE ALAMANNO CASTELLANO DELLA ROCCA DI TORTONA SULLA
CESSIONE DELLA ROCCA SOLO CON LETTERA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL CASTELLANO.
INGRESSO A DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA CON SOTTOSCRIZIONE SFORZESCA E CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
1449 aprile 6, Figino.
18r
Figini, die vi aprilis 1449
Franciscus Sfortia, et cetera. a
Ordini et modi per nui dati ad Angelono Alamanno, castellano dela rocha de Tertona, li quali lui
deve firmiter et inviolabiliter observare et adimpire et in cosa alcuna non contrafare per niuno
modo, videlicet:
imprimis, de tenere et con ogni cura, studio et vigilantia guardare la dicta rocha ad nome, fidelità
et obedientia nostra, et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra
expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno che havimo con lui.
24
2°, de non receptare in la dicta rocha da doe persone in suso senza nostra licentia et quando
volerimo che in la dicta rocha recepte gente alcuna, la littera che gli scriverimo [serà]
soctoscripta de nostra propria mano, como sta qui [de] socto, et in quella littera serà la corniola
grande dentro con la cera rossa, secondo sta qui de sopra.
3°, che lui non possa ussire fuora dela dicta rocha, cioè fuora delo ponte de quella, socto pena
dela testa, et che tenga tucte le soe paghe et fanti che è tenuto tenere, li quali siano boni et
fidati.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni, veri, directi et fideli castellani
verso loro signori. b
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
a Posti in folio 54 in alto pagina.
b La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
10
FRANCESCO SFORZA A MARCO E LAZZARO DEL MANGANO CASTELLANI DELLA ROCCA DI LECCO SULLA
CESSIONE CON LETTERA SFORZESCA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LORO. INGRESSO DA DUE
PERSONE IN SU CON LETTERA SFORZESCA CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
1449 aprile 7, Figino.
20r
Figini, die vii aprilis 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Marco et Lazaro dal Mangano, cittadini de Pavia, castellani dela
rocha de Leccho, li quali loro degono firmiter et inviolabiliter observare et adimpire et in cosa
alcuna non contrafare per modo alcuno, videlicet:
imprimis, de tenere et con ogni cura, studio et vigilantia guardare la dicta rocha ad nome, fidelità
et obedientia nostra et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra
expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno havimo con loro.
2°, de non receptare in la dicta rocha da doe persone in suso senza nostra licentia et, quando
volerimo che in la dicta rocha recepteno gente alcuna, la littera che gli scriverimo serrà
soctoscripta de nostra [propria] mano, como sta qui de socto, et in quella littera serà la corniola
nostra piccola con la cera verde, como sta qui de sopra.
3°, che loro non possano ussire fuora de la dicta rocha, cioè fuora delo ponte de quella, socto
pena dela testa. Et che tengano tucte loro paghe et fanti che sonno tenuti tenere, li quali siano
boni e fidati.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni veri, derecti et fideli castellani
verso loro signori.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria sutscripsit.
Cichus.
25
11
FRANCESCO SFORZA A BISO CORTESI DA COTIGNOLA CASTELLANO DELLA ROCCA DI NOVARA IN
MERITO ALLA CESSIONE SOLO CON LETTERA CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DA
DUE PERSONE IN SU CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
1449 aprile 7, Figino.
22r
Figini, die vii aprilis 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati al Biso de Cortexi de Cotignola, castellano dela rocha de Novara, li
quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et adimpire et in cosa alcuna non contrafare per
niuno modo, videlicet:
imprimis, de tenere et con ogni cura, studio et vigilantia guardare la dicta rocha ad nome, fidelità
et obedientia nostra, et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra
expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno che havimo con lui.
2°, de non receptare in la dicta rocha da doe persone in suso senza nostra licentia et, quando
volerimo che in la dicta rocha recepte gente alcuna, la littera che gli scriverirno serà soctoscripta
de nostra propria mano, como sta qui de socto, et in quella littera serrà la corniola nostra grande
con la [cera verde], como s[ta] qui de sopra.
3°, che lui non possa ussire fuora de la dicta rocha, cioè fuora delo ponte de quella, socto pena
dela testa, et che tenga tucte le soe paghe et fanti che è tenuto tenere, li quali siano boni et
fidati.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni, veri, derecti et fideli castellani
verso loro signori.
Francischus Sfortia manu propria subscripsit. a
mortuus est date die b
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
b Così in A.
12
FRANCESCO SFORZA A PETRINO DI ROVEGNANO CASTELLANO DELLA ROCCA DI DOMENECASCO.
INGRESSO A NESSUNO SE NON CON LETTERA CON CERA ROSSA E CON LA BISSA E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
1449 aprile 16, Moirago.
25r
Franciscus Sfortia Vicecomes, et cetera.
Comandiamo ad ti, Petrino da Rovegnano, castellano dela rocha de Domenecasco, che non
debbi dentro la dicta rocha acceptare alcuno, se non vederai la nostra littera con la cera rossa et
con la bissa et etiamdio con lo contrasigno ti havimo dato, altramente de assignare la dicta
rocha ne acceptarli gente, non lo farrai senza li dicti segnali.
In villa Moyraghi, die xvii aprilis 1449. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
26
13
FRANCESCO SFORZA AD ANTONIO BONO MALETTA CAPITANO DELLA CITTADELLA DI PARMA IN MERITO
ALLA CESSIONE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
ACCOGLIERE DA CINQUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA CON CROCE DAVANTI E DIETRO LA
SOTTOSCRIZIONE CON CORNIOLA PICCOLA IN CERA ROSSA. LIBERO INGRESSO, PERÒ, PER IL
FRATELLO ALESSANDRO SFORZA E PER MAESTRO BENEDETTO (MEDICO DI CASA SFORZESCA) CON
OTTO O DIECI COMPAGNI.
1449 aprile 20, dall’ accampamento presso Melegnano.
26r
In castris prope Melegnanum, 20 aprilis 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Antonio Bono Malecta capitanio dela cittadella de Parma, li quali
lui deve firmiter et inviolatiliter observare et adimpire et in cosa alcuna non contrafare per modo
alcuno, videlicet:
imprimis, tenere et con ogni cura et diligentia guardare la dicta cittadella ad nome, fidelità et
obedientia nostra, et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra
expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno che havimo con lui.
2°, de non receptare in la dicta cittadella da cinque persone in suso senza nostra licentia et,
quando nui vorimo che in la dicta cittadella recepte gente alcuna, la littera che gli scriverimo
serrà soctoscripta de nostra propria mano con una croce de nanci et una drieto, como sta qua
de socto; et, ultre questo, in la dicta littera serrà la nostra corniola piccola con la cera rossa
como sta qui de capo. Ma questi ordini nui non intendimo per Alexandro, nostro fratello, lo quale
volimo ch'el posse entrare et ussir como parirà allui, et così maestro Benedicto con octo o deci
compagni.
3°, che lui non posse ussire fuora de la dicta cittadella salvo quando gli accadi bisogno per lo
stato nostro.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni veri derecti, liali castellani
verso loro signori
+Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subcripsi+.
Cichus.
14
FRANCESCO SFORZA AD ALUISIO DI SASSOFFERRATO CASTELLANO DELLA CITTADELLA E CASTELLANO
DEL CASTELLO DI PIACENZA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. E AL NON ACCOGLIERE DA CINQUE PERSONE IN SU SE NON CON LETTERA CON CROCE
DAVANTI E DIETRO LA SOTTOSCRIZIONE E CON LA CORNIOLA GRANDE CON CERA VERDE.
1449 aprile 20, presso Melegnano.
29r Prope Melegnanum, 20 aprilis 1449. a
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati alo magnifico Aluisio da Saxoferrato capitano de la cittadella et
castellano delo castello de Piasenza, li quali deve firmiter ot inviolabiliter observare et adimpire
et in cosa alcuna non contraffare per modo alcuno, videlicet:
imprimis, tenere et con ogni cura et diligentia guardare le dicte forteze ad nome, fidelità et
obedientia nostra, et quelle per niuno tempo non consignare ad homo che viva senza nostra
expressa licentia in scriptis et senza li contrasigni havino con lui.
27
2°, de non receptare in la dicta cittadella da cinque persone in suso et in lo dicto castello da tre
persone in suso senza nostra licentia et, quando nui vorrirno che in le dicte forteze recepte
gente alcuna, la littera che gli scriverimo serrà soctoscripta de nostra propria mano con una
croce denanti et una drieto, como sta qui de socto, et ultra questo in la dicta littera serà la nostra
corniola grande con la cera verde de capo.
3°, che lui non possa ussire fuora dele dicte fortezze salvo quando gli accadi bisogno per stato
nostro.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li bonì veri derecti et liali capitani et
castellani verso loro signori.
+Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit+ b
Cichus.
a In alto pagina: Posti in folio 60
b La lettera è depennata con tratto obliquo a penna.
15
FRANCESCO SFORZA A FRANCESCO DI GHIBERTI CASTELLO DELLA ROCCA DEL PONTE DI
PIZZIGHETTONE RELATIVA ALLA CESSIONE CON LETTERA SFORZESCA E CON IL CONTRASSEGNO CHE
HA CON LUI. INGRESSO DA UNA PERSONA IN SU CON CON CORNIOLA IN CERA BIANCA.
1448 gennaio 17, Milano.
30r
Mediolani, die xvii ianuarii 1448.
Ordine da essere observati per ti, Francesco de Ghiberti, castellano della rocha nostra del ponte
de Pizighitone, videlicet:
primo, volirno che dieta rocchetta fidelmente debbii servare et guardare ad nuy et ad nostri
figlioli et quella non consignare ad homo del mondo, sia chi se voglia, senza le parte del
contrasigno che havemo con ti et se non telo scrivemo per littere sottoscripte de nostra propria
mano.
Item, volemo che dì et nocte attendi ad la guardia de essa rochetta et mai de quella debbii
uscire senza licentia in scripto, la quale licentia sia sottoscripta de nostra propria mano.
Item, volemo che dentro de dicta rochetta non debbii mai lassare intrare più de una persona alla
volta, et quando nuy che in quella, o per sicureza d'essa o per altra casone, voremo gli lassi
intrare o recepti più uno como un altro dalla dicta persona in susso telo scriveremo per nostre
littere soctoscripte de nostra propria mano, et in quella littera serà scolpita la nostra corniola in
cera biancha, como la sta qui de sopra.
Item volemo che tutte le monitione nostre sono in dicta rocheta, overo che gli faremo mettere
per lo advenire, le debbii ben servare et nonne spendi nè daghi cosa alcuna, nè piccola nè
grande, ad homo del mondo, senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano.
30v Item volemo che, ultra le nostre monitione, debbii sempre stare ben fornito delle toe per
sey mesi almancho.
Item, volemo debbii tenere le toe paghe integramente, che siano fidate et sufficiente, per la mità
balestreri et l'altra mità pavesani, et de quelle farne debita scriptione et le monstre, secundo la
dispositione delli ordini nostri del bancho di soldati.
Item, volemo che in la dicta rochetta non facci nè lassi per alcuno fare taverna, beccaria, nè
fraudare datii, nè alcuna cosa sia contra li ordini della banca nostra di soldati.
Le quali cose tutte servaray drittamente, fidelmente con bona cura et sollicitudine sotto pena
della testa et ogni altra pena parerà et piacerà ad nuy.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
28
21
FRANCESCO SFORZA AL NOTAIO GIACOMO DI POLICASTRO CAPITANO DELLA CITTADELLA DI TORTONA
SULLA CESSIONE SOLO CON ESPRESSA LICENZA SFORZESCA DATA CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. NON RICEVA DA CINQUE PERSONE IN SU SE NON CON LETTERA CON SOTTOSCRIZIONE
SFORZESCA SIGILLATA CON LA BISSA , LA CERA ROSSA E CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA .
1449 aprile 25, presso Melegnano.
33r
Prope Melegnanum, 25 aprilìs 1449. a
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad notaro Iacomo da Policastro capitano dela nostra cittadella de
Tertona b, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et adimpire et in cosa alcuna non
contrafare per modo alcuno, videlicet:
imprimis, tenere et con ogni cura et dilegentia guardare la dicta cittadella ad nome, fidelità et
obedientia nostra, et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva senza nostra
expressa lice[n]tia et senza lo contrasigno che havimo con lui.
2°, de non receptare in la dicta cittadella da cinque persone in suso, senza nostra licentia; et
quando nui vorimo che in la dicta cittadella recepti gente alcuna, la littera che gli scriverimo serrà
soctoscripta de nostra propria mano et sigillata con la bissa et la cera rossa como sta qui de
socto, et ultra questo in la dicta littera serrà la corniola nostra piccola con la cera biancha, como
serà qui de sopra.
3°, che lui non possa ussire fuora dela dicta cittadella, salvo quando gli accadi lo bisogno per
stato nostro per exercire lo suo officio, et intendersi con lo castelano de la rocha con lo quale sia
una cosa medesma.
4°, de fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni veri, derecti et liali capitanei
verso loro signori.
Francischus Sfortia Vicecornes manu propria subscripsit. b
Cichus.
a In alto pagina: Posti in folio 80
b La lettera è depennata con un tatto obliquo a penna.
22
FRANCESCO SFORZA A GUGLIELMO DI BAVIERA. CASTELLANO DELLA ROCCA DI ABBIATEGRASSO IN
MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. RICEVA DA TRE
PERSONE IN SU, SE HANNO LA LETTERA CON IL MENZIONATO CONTRASSEGNO O CON LETTERA
SOTTOSCRITTA CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
1448 novembre 22, Villa Alberata.
36r
In villa Alberata, die 22 novembris 1448.
Ordine dato ad Guielmo de Bavera castellano dela rocha de Abià.
Primo, che tenga la rocha ad petizione, obedientia et fidelità nostra con bona et sollicita cura et
diligentia.
Item, che la dicta rocha mai non consigni per littere né ambaxate per nostra parte havesse, se
non gli mandarimo con le littere lo contrasigno quale havimo con lui.
Item, che non vada fuora dela dicta rocha senza nostra licentia spetiale in scriptis.
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Item, che non recepte in la dicta rocha persone da tre in suso se non havirà lo contrasigno
havimo con lui o littera soctoscripta de nostra propria mano, como questa subscriptione è
annotata qui de socto, et che gli sia la corniola nostra grande cum la cera verde.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
23
FRANCESCO SFORZA A BARTOLOMEO E GIOVANNI DI MISERANO CASTELLANI DELLA ROCCA DI
LACCHIARELLA SULLA CESSIONE DELLA ROCCA SOLO CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LORO.
ACCOGLIERE SOLO PERSONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA E SIGILLATA CON LA BISSA IN CERA ROSSA.
1449 maggio 5, Gaggiano.
38r
Apud pontem Gazani, die quinta mai 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Bartholomeo et Iohanne de Miserano castellani dela rocha de
Lachiarella.
Primo, tenere et guardare la dicta rocha ad nome et fidelità nostra et quella non consignare mai
ad homo che viva, senza lo contrasigno havimo con lui
2°, de non receptare in la dicta rocha niuno, se nui non gli scrivimo la littera soctoscripta de
nostra propria mano et sigillata con la bissa et cera rossa, como sta qui de socto.
3°, de non ussire dela dicta rocha, se non per grande bisogno che accadesse per lo stato
nostro. a
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a La lettera depennata con un tratto verticale a penna.
19
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI DI SERIATE CASTELLANO DELLA ROCCA DI CASTELL’ARQUATO
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DA DUE
PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA CON SEGNO DAVANTI E DIETRO LA SOTTOSCRIZIONE E CON
CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA. ALESSANDRO SFORZA HA, PERÒ, LIBERO INGRESSO.
1499 luglio 25, San Vittore.
41r
Vacat. Concesso castro domino Tiberto Braniblano.
In villa Sancti Victoris, 25 iulii 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Iohanne de Seracte da Pontremolis [ca]stellano dela rocha de
Castello Arquato, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et adimpire et in cosa alcuna
non contrafare per modo alchuno [videlicet].
Imprimis, de tenere et con ogni cura, studio et vigilantia guardare la dicta rocha ad nome, fidelità
et obedientia nostra et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva, senza nostra
expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno havimo con lui.
2°, de non receptare in la dicta rocha da due persone in suso senza nostra licentia et,
quando volerimo che in la dicta rocha recepte gente alcuna, la littera che gli scriverimo serrà
soctoscripta de nostra mano propria con uno signale denanci et uno dreto como [sta qui] de
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socto, et in quella littera serrà la corniola nostra grande con la cera rossa, como sta qui de
sopra; ma questo secundo [capitulo] nui non intendimo per modo alcuno per Alexandro Sforza
nostro fratelo, perché siamo contenti et volimo che lui possa intrare dentro a dicta rocha et
mecterli cavalli et fanti como allui parerà senza contradictione alcuna.
3°, che lui non possa ussire fuora dela dicta rocha, cioé fuora delo ponte de quella, socto pena
dela testa, et che tenga tucte le soe paghe et fanti ch'e' tenuto tenere, che siano boni et fidati.
4°, de fare ogni altra cosa degono et sonno tenuti fare li boni veri derecti et fideli castellani verso
loro signor[i].
Francischus Sfortia manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata da con un tratto obliquo a penna.
20
FRANCESCO SFORZA A BIAGIO DI RENDA CASTELLANO DELLA ROCCHETTA E DELLA PORTA DI SAN
LUCA IN MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA CON IL CONTRASSEGNO CON LUI. INGRESSO DA
DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA CON CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
LIBERA ENTRATA PER BIANCA MARIA E IL CODAZZO CHE L’ACCOMPAGNA. LASCI, MA CON
ACCORTEZZA, ENTRARE IL CAVALLARO CON LETTERE IMPORTANTI. AL CASTELLANO È CONSENTITO
ANDARE A SUO PIACERE NELL’ORTO DELLA ROCCHETTA. DIVIETO DI FARE NELLA ROCCHETTA
TAVERNA, BECCARIA E FRODARE I DAZI E BISCAZZARE.
1458 febbraio 11, Milano.
42r
Mediolani, xi februarii MCCCCLVIII.
Ordini che volemo ti, magistro Biasio da Renda, castellano della rochetta et conestabile della
porta de Sancto Luca della cità nostra de Cremona, debbii observare finché starai alla guardia
d'essa rochetta et porta.
Primo, volemo che dicta rochetta et porta con bona fede, cura et vigilantia debbii servare et
guardare ad nuy et alla nostra illustrissima consorte madonna Biancha et alli nostri figlioli et
successori, et non la consigni may ad persona del mondo sia che se voglia, se non tello
scrivemo per littere de nostra propria mano et se non vedi la parte del contrasigno havemo con
ti.
Item, volemo ch[e] dentro de dicta rocchetta non debbii mai lassare intrare più de doy person[e]
ad uno tracto, le quale persone, prima le lassi intrare, volerno le cognosch[i] molto bene et
intendi chi siano, salvo che, quando la prefata nostra consorte volesse intrare in quella, volemo
la lassi intrare con tucti quelli la havesse con si; et quando nuy voremo che in dicta rochetta
recepti più uno como uno altre, ultra le due persone, te lo scriveremo per littere soctoscripte de
nostra propria mano et dentro d'esse serà sculpita la nostra corniola grande in cera rossa como
sta qui de sopra. Dicimo benchè, quando accade de venire là, o vero partirse alcuno cavallaro
con littere de importantia, semo contenti lo lassi intrare et uscire, constandote però prima che
porti lictere importante; et in questo apri multo l’ochii, che non sii inganato.
Item, volemo che dì et nocte staghi continuamente sollicito alla guardia de dicta rochetta et porta
et che continuamente dormi in la torre d'essa rochetta et may non debbii uscire fora de dicta
rochetta, se non con nostra lictera sottoscripta de nostra propria mano, salvo che possi per tuo
piacere de ti andare per l'orto de dicta rochetta.
42v Item, volemo che quelle monitione hay delle nostre in dicta rochetta et porta le debbii molto
ben servare et nonne consumare nè dare cosa alcuna nè piccola nè grande ad homo che viva,
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se non tello scrivemo per littere sottoscripte de nostra propria mano; et ultra le nostre monitione
volemo che continuamente stey fornito delle toe almancho per sey mesi.
Item, volemo che continuamente debbii tenere tucte le tue paghe integramente, che sia fidate
sufficienti et per la mità balestreri et l'altra mità pavesani, et de quelle ne facci debita
descriptione et monstra, secundo li ordini nostri del bancho de soldati.
Item, non volemo che in dicta rochetta né porta facci né lassi fare per aIcuno taverna, beccaria,
né fraudare datii per alcuno modo, né gli giochi né lassi giocare et né fare verunaltra cosa sia
contro gli ordeni nostri predicti.
Le quale tutte cose sopradicte observarai fidelmente et diligentemente sotto pena della testa et
ogni altra pena parerà ad nuy.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
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FRANCESCO SFORZA A IULIANO E TOMMASO DI CALVINO DI TORTONA CASTELLANI DELLA ROCCA
GRANDE DI SERIO DI CASTELLEONE SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA CON IL CONTRASSEGNO
CHE HA CON LUI. INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA CON UNA CROCE DAVANTI E
DIETRO LA SOTTOSCRIZIONE E CON CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE E SIGILLATA CON CERA ROSSA
CON LA BISSA.
1449 luglio 25, San Vittore.
45r
In villa Sancti Victoris, 25 iulii 1449.
Franciscus Sfortia, et cetera. a
Ordini et modi per nui dati ad Iuliano et ser Thomasso de Calvini de Tertona, castellani dela
rocha grande de Serio de Castellione, li quali loro degono firmiter et inviolabiliter observare et in
cosa alcuna non contrafare per modo alcuno, videlicet.
In primis, de tenere et con ogni cura et studio et vigilantia guardare la dicta rocha ad nome,
fidelitate et obedientia nostra et quella per niuno tempo non consignare ad homo che viva,
senza nostra expressa licentia in scriptis et senza lo contrasigno che havimo con loro.
2°, De non receptare in la dicta rocha da doe persone in suso senza nostra licentia et, quando
vorrimo che in la dicta rocha receptino gente alcuna, la littera che gli scriverimo serrà
soctoscripta de nostra propria mano con una croce denanti et una drieto, como sta qui de socto,
et in quella littera serrà la corniola nostra piccola con la cera verde como sta qui de sopra et
ultra questo la littera serrà sigillata de cera rossa et dela bissa, como sta qui de sopra.
3° Item, loro non possano ussire fuora dela dicta rocha et cioè fuora delo ponte de quella, socto
pena de la testa [et che] tengano loro paghe et fanti, che sonno tenuti tenere qualli siano boni et
fidati.
4°, De fare ogni altra cosa che degono et sonno tenuti fare li boni, veri, derecti et fideli castellani
verso loro signori.
+Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit+. b
Cichus.
a In alto pagina: In folio 114.
b La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
32
22
FRANCESCO SFORZA A VENTURINO DI CARMINATI DI BRAMBILLA CASTELLANO DELLA ROCCA DI LODI
IN MERITO ALLA CESSIONE SOLO CON LETTERA CON CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DA
TRE IN SU SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA DALLO SFORZA, SEGNATA DA UNO DEI CANCELLIERI ,
CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE E SIGILLATA CON IL SIGILLO DELLA BISSA IN CERA ROSSA.
1449 settembre 13, presso Lodi.
48r
Die 13 septembris 1449, prope Laude.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Vinturino de Carminati da Brambilla castellano dela rocha nostra
de Lodi, quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare per
modo alcuno.
Imprimis, de tenere et con ogni cura, vigilantia et solicitudine guardare la dicta rocha ad nome,
fidelità et obedientia nostra, et quella mai per tempo alcuno non consignare ad homo che viva
senza lo contrasigno havimo con lui et senza littera soctoscripta de nostra propria mano, como
sta qui de socto.
2°, De non receptare in la dicta rocha da tre persone in suso senza nostra spetiale licentia in
scriptis, et quando nui volerimo che gli recepte gente alcuna per difesa et guardia dela dicta
rocha et per mantenimento delo stato nostro, la littera che gli scriverimo serrà soctoscripta de
nostra propria mano et serrà signata di mano de uno deli nostri cancellieri, ultra ciò in la dicta
littera, cioé dentro, serrà da capo la nostra corniola grande con la cera verde [como sta] qui da
capo et ultra questo la dicta littera serrà [sigillata ad] sigillo dela bissa con la cera rossa como
sta [qui.……
3°, de non ussire fuora dela dicta rocha cioè fuo[ra] […………...] per modo alcuno socto pena de
la testa.
4°, de fare ogni altra cosa che sonno tenuti [fare li……………..liali] et derecti castellani verso
loro s[ignori et che tenga] fanti et paghe che è tenuto tenere, li quali [siano] sufficienti experti et
fidati siché non potessero [ingannarlo].
Francischus Sfortia Viececomes manu propria subscripsit
Cichus.
23
FRANCESCO SFORZA AD ALBERTINO DI PIZZIGHETTONE CASTELLANO DELLA ROCCHETTA DI PORTA
ROMANA DI MILANO SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA CON IL CONTRASSEGNO CHE
HA CON LUI. INGRESSO DI DUE PERSONE ALLA VOLTA E QUANDO IL DUCA VUOLE INVIARE GENTE,
QUESTO AVVERRÀ CON LETTERA SOTTOSCRITTA CON SCOLPITA LA CORNIOLA DEL BISSONE IN CERA
ROSSA. IL CASTELLANO PUÒ USCIRE SOLO CON LICENZA SOTTOSCRITTA DA UN SEGRETARIO DUCALE E
CON IL CONSUETO SIGILLO.VIETATO TAVERNA, BECCARIA E FRODARE DAZI.
1457 dicembre 20, Milano.
49r
Mediolani, die xx decembris 1457.
Ordini quali volimo che ti, Albertino da Pizgitone, nostro castellano della rochetta de Porta
Romana de questa nostra cità de Mediolano per la guardia et conserva d'essa rocha.
Primo, teneray et servaray quella nostra rocha ad nuy et ad nostri figlioli et successori in el stato
nostro fidelmente et drictamente, et quelle non consignaray may ad persona alcuna del mondo,
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se non vederay littere soctoscripte de nostra propria mano et senza la parte del contrasigno che
havimo con ti.
Item, volimo che dì et nocte cum bona cura, fide et solicitudine attendi ala guardia della dicta
rocha et de quella non debii ussire se non vederay nostre littere soctoscripte de mano de uno de
nostri secretarii et sigillate de nostro consueto sigillo.
Item, volimo che de dentro dicta nostra rocha non abii may acceptare gente alcuna né in picolo
né in gran numero più che doe persone alla volta, et quando nuy voremo che in quella recepti
gente alcuna o per segureza d’essa rocha o per altra casone oltre le dicte doe persone, te lo
scriveremo per nostre littere soctoscripte de nostra propria mano, in le quale sarà scolpita la
nostra corniola dal bissone in cera rossa, come sta qui de sopra.
49v Item, volimo che tutte le nostre munitione, che hay in quella rocha, non ne consumi né
daghi ad veruno alcuna cosa né piccola né grande, se non te lo scriveremo per littere
soctoscripte de nostra propria mano, et cossì dicemo et volimo che debii servare de quelle, che
per l'avenire gli farimo mettere; et oltre le nostre, debii sempre stare fornito dele toe almanco per
sey mesi.
Item, volimo che debii continuamente tenere le toe paghe idonee et sufficiente et fidate, per la
mità balestreri et l'altra mità pavesani, et per quelli fare le monstre, secondo disponeno li ordini
nostri dela banca de soldati.
Item, volimo che dentro d'essa rocha non debii fare taverna, nè becharia, nè fraudare datii, nè
alcuna cosa sia contra l'ordini nostri, nè lassi fare per alcuno altro.
Le quali cose tutte soprascripte volimo debii observare sotto pena dela testa et ogni altra pena
che parerà ad nuy.
Et simile intendimo ubservi circa la guardia della porta de Porta Romana.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
24
SI DISPONE CHE LA CORRISPONDENZA CON IL VESCOVO DI PIACENZA NICCOLÒ AMIDANI DEBBA
ESSERE SOTTOSCRITTA DAL CONTE FRANCESCO SFORZA E SEGNATA CON LA CORNIOLA PICCOLA IN
CERA ROSSA.
1449 maggio 9, Falavegie.
51r
Die viiii maii, Falavegie.
Quando lo illustre signor conte scrivesse al reverendo misser Nicolò Amidano, vescovo de
Piasenza, la littera vole essere soctoscripta manu propria prefati domini et signata dela corniola
piccola dentro dela littera cum la cera rossa, dummodo che intenda habbia effecto. a
Vacat, quia posita est in isto in folio 134.
a La lettera è depennata da un tratto obliquo a penna.
34
25
FRANCESCO SFORZA A MAESTRO BIAGIO DI COTIGNOLA CASTELLANO PONTE DI LECCO
RELATIVA ALLA CESSIONE DEL PONTE SOLO CON LETTERA CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON
LUI. L’INGRESSO È CONSENTITO SOLO A TRE PERSONE ALLA VOLTA. QUANDO IL DUCA
MANDERÀ GENTE, QUESTO AVVERRÀ CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON LA CORNIOLA
GRANDE IN CERA VERDE.
1450 novembre 26, Milano.
52r
Mediolani, die xxvi novembris 1450.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani.
Ordeni et modi per nui dati ad maestro Biaso da Cotignola castellano del ponte de Lecho, li quali
lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare ne' venire per rectum
vel indirectum, socto pena de la testa li quali ordeni volimo sappia niuno se non ti solo.
Primo, tu maestro Biaso, tenerai lo dicto ponte a nome, fidelita' et obedientia nostra et cum ogni
tuo ingegno, studio, cura, sollicitudine et diligentia, attenderai dì et nocte ala bona guardia de
esso ponte, sichè per modo alcuno non ti possa intervenire sinestro nè mancamento alcuno, ma
ne lo possi reassignare sì como nui telo facimo consignare.
Item, volimo che mai per tempo alcuno [tu non consigni] lo dicto ponte ad homo che viva, se
non ti mandarimo lo contrasigno che nui havimo cum ti.
Item, volimo che per modo alcuno non debbi ussire fuora de lo dicto ponte, cioè fuora dela
pianchecta de esso ponte; ultra questo volimo ancora che in lo dicto ponte 52v non lassi intrare
persone forestere, nè altri che se siano, se non tre per volta, ad cio' che lo dicto ponte sia
sempre in toa libertà et possanza; et quando, per uso alcuno che occorresse, nui volerimo che
tu recepti in lo dicto ponte più una gente che un'altra, per conservatione de esso ponte, la littera
che ti scriverimo serrà soctoscripta de nostra mano, como sta qui de socto, et dentro de essa
littera gli serrà la nostra corniola grande con la cera verde como sta qui de sopra.
Ultimo, tenerai tucti li fanti che devi tenere che siano boni, pratichi et fidati, ad ciò che non ti
ingannassero, et vedi de tenere li dicti fanti che siano de li luochi et stato nostro. a
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Seguono due righe depennate con un tratto di penna.
26
FRANCESCO SFORZA A GALEAZZO E GABRIELE BOSSI, FRATELLI, CASTELLANI E CONESTABILI
DELLA ROCCHETTA E PORTA D’ADDA DI LODI SULLA CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA E
CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LORO. INGRESSO SOLO PER TRE PERSONE ALLA VOLTA.
SE IL DUCA MANDA GENTE, QUESTA DEVE AVERE UNA LETTERA SOTTOSCRITTA CON CORNIOLA
PICCOLA IN CERA ROSSA. I FANTI DEVONO ESSERE DEI LUOGHI E DELLE TERRE SFORZESCHI.
1450 novembre 25, Milano.
53r
MCCCCL, die xxxv novembris, Mediolani.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani.
Ordeni et modi per nui dati ad Galiazo et Gabriele fratelli de Bossi, cittadini de Mediolano et
castellani et conestabili dela rocheta et porta de Adda dela città nostra de Lodi, li quali loro
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digono firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare né venire per rectum
vel inderectum socto pena dela testa; li quali ordeni non volimo sappia niuno se non vui soli.
Primo, vui, Galiazo et Gabriele, cum ogni modo ingegno, studio, cura, sollicitudine et diligentia
attenderiti dì et nocte ala bona guardia de quelle forteze sichè per modo alcuno non ne possa
intervenire sinistro né mancamento alcuno, ma ne le possati reassignare si como nui ve lo
facimo consignare.
Item, volimo che mai per tempo alcuno non consigni la dicta [rocha]
nè porta, se non vi mandiamo lo contrasigno […….] havimo cum vuy et littera soctoscripta de
nostra propria [mano], como è qua de socto […….] .
Item, volimo che per modo alcuno non debiati ussire fuora dela dicta rocheta, cioè fuora dela
pianchecta de essa; ultra questo volimo ancora che in la dicta rocheta non lassati intrare
persone forestere ne' altre che se siano, se non tre per volta ad ciò che la dicta forteza sempre //
53v sia in libertà et possanza vostra; et quando, per caso alcuno che occorresse, nui volerimo
che receptati in la dicta rochecta più una gente che un’altra per conservatione de essa rochetta,
la littera che ve scriverimo serà soctoscripta de nostra mano como sta qui de socto, et dentro de
essa littera gli serrà nostra corniola piccola con la cera rossa como sta qui de sopra.
Ultimo, tenereti tucti li fanti che deveti tenere, che siano pratichi boni et fidati, perché non ve
ingannassero, et vedati de tenere li dicti fanti che siano deli luochi et terre nostri.
[Fra]nciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
27
FRANCESCO SFORZA A MAGNO VILLANO DI LODI CASTELLANO DEL CASTELLO DI TORTONA IN
MERITO ALLA CESSIONE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA DA DUCA, SEGNATA DA UN
CANCELLIERE DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DI SOLE TRE
PERSONE ALLA VOLTA. SE IL DUCA VUOLE FAR ENTRARE GENTE, QUESTA DEVE AVERE UNA
LETTERA SOTTOSCRITTA E CON CORNIOLA PICCOLA IN CERA ROSSA.
1450 novembre 25, Milano.
54r
Mediolani, die xxv novembris 1450.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani.
Ordeni et modi per nui dati ad Magnavillano da Lodi castellano del castello dela città nostra de
Terdona, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare nè
venire per rectum vel indirectum sotto pena dela testa, li quali ordeni non volimo che niuno li
sappia, se non ti solo.
Primo, tu Magnavillano cum ogni tuo ingegno, studio, cura, sollicitudine et diligentia attenderai dì
et nocte a la bona guardia de quello castello sichè per modo alcuno non ti possa intervenire
sinistro nè mancamento alcuno ma ne lo possi reassegnare, sì come nui ti lo facimo
consignare.
Item, volimo che mai per tempo alcuno tu non debbi consignare lo dicto castello ad homo che
viva, se non ti mandiamo lo contrasigno che havimo cum ti; et ultra questo la littera nui ti
scriverimo dela dicta consignatione serrà soctoscripta de nostra mano propria, como sta la
subscriptione qui de socto, che è de nostra mano, et che serà signata de mano de uno de nostri
cancelleri, quale tu cognose. 54v Item, volimo che per modo alcuno non debbi ussire fuora del
dicto castello, cioè fuora dela pianchecta de esso castello; ultra questo volimo ancora che lo
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dicto castello tu non lassi intrare persone forestere nè altri che se siano, se non tre per volta, ad
ciò che lo dicto castello sia sempre in toa libertà et possanza; et quando, per caso alcune che
occorresse, nui volerimo che tu recepti in lo dicto castello più una gente che un'altra per
conservatione de esse, la littera che
ti scriverimo serrà soctoscripta de nostra mano, come sta qui de socto, et dentro de essa littera
gli serrà la nostra corniola pizola cum la cera rossa, come sta qui de sopra.
Ultimo, tenerai tucti li fanti che devi tenere, che siano pratichi, boni et fidati, ad ciò non ti
ingannassero [et] vedi de tenere li dicti fanti che siano de li luochi et terre nostre.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
28
FRANCESCO SFORZA AD ANTONIO, UBERTINO, CRISTOFORO E GROFINO, FRATELLI FERRARI
CITTADINI MILANESI CASTELLANI DELLA ROCCA DI BARADELLO DI COMO
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON IL CONTRASSEGNO CON LORO.
DUE DEI FRATELLI POSSONO USCIRE DALLA ROCCA, LASCIANDO PERÒ SEMPRE L’ALTRO A
CUSTODIA. INGRESSO DI SOLI TRE ALLA VOLTA. QUANDO IL DUCA VUOLE CHE ENTRI GENTE, DÀ
UNA LETTERA CON SEGNI DAVANTI E DIETRO LA SOTTOSCRIZIONE DUCALE E CON CORNIOLA
CON LA TESTA DI DONNA IN CERA ROSSA.
1450 nobembre 25, Milano.
56r
Mediolani, die xxv novembris MCCCCL.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani.
Ordeni et modi per nui dati ad Antonio, Ubertino, Christofaro et Gofrino fratelli de Ferrari, nostri
cittadini de Mediolano et castellani dela rocha nostra de Baradello de Como, li quali loro degono
firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare ne' venire per rectum vel
inderectum socto pena de la testa; li quali ordeni non volimo che sappia niuno se non vui soli.
Primo, vui, Antonio, Christofaro et Gofrino, cum ogni vostro ingegno, studio, cura, solicitudine et
diligentia attendereti dì et nocte ala bona guardia de quello castello, siche' per modo alcuno non
ve possa intervenire sinistro et mancamento alcuno, ma ne lo possate reassegnare come nui ve
lo havimo facto consignare.
Item, volimo che mai per tempo alcuno non consignati la dicta rocha ad homo che viva se non
ve mandiamo lo contrasigno che havimo cum vui et senza littera soctoscripta de nostra mano
propria.
Item, volimo che per modo alcuno non debbiate ussire fuora de 56v la dicta rocha, cioè fuora
dela pianchecta de essa rocha; siamo ben contenti che, quando accadesse per bisogno alcuno,
restandone uno o doi in la forteza, l’altro possa andare fuora. a
Ultra questo volimo ancora che in la dicta rocha non lassati intrare persone forestere né altri che
se siano, se non tre per volta, ad ciò che la dicta rocha sia sempre in vostra libertà et possanza;
et quando, per caso alcuno che occorresse, nui volerimo che in la dicta rocha receptati più una
gente che un’ altra per conservatione de essa, la littera che ve scriverimo serrà soctoscripta de
nostra mano, como sta qui de socto, et cum li signali denanzi e drieto [dela] subscriptione
nostra, et dentro de essa littera gli serrà la nostra corniola dela testa de donna cum la cera
rossa, como sta qui de sopra. b
Ultimo, tenerete tucti li fanti [che] doveie tenere, che siano pratichi, boni et fidati perchè non ve
ingannassero et vedeti de tenere li dicti fanti che siano dele terre et luochi nostri, che non diano
monitione senza littera soctoscripta de mano propria del signore.
37
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Da Siamo ben…a andare fuora scritto a margine.
b Seguono due righe depennate.
29
FRANCESCO SFORZA A VILLANO DA GUALDO CASTELLANO DELLA ROCCA DI CASSANO SULLA
CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DA
QUATTO PERSONE IN SU CON LETTERA CON UN SEGNO PRIMA E DOPO LA SOTTOSCRIZIONE E CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.: LA LETTERA SARÀ SIGILLATA CON IL SIGILLO DUCALE IN CERA
ROSSA.
1450 dicembre 6, Lodi.
58r
Laude, die vi decembris 1450.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordeni et modi per nui dati al Villano da Gualdo castellano dela rocha de Cassano, li quali lui
deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare né venire per rectum vel
indirectum sucto pena dela testa, li quali ordeni non volimo sappia niuno se non ti, Villano.
Primo, tu Villano tenerai la dicta forteza ad nome, fidelità et obedientia nostra et quella non
consignarai mai per tempo alcuno ad homo che viva et sia chi se voglia, si tu non vedi lo
contrasigno che havimo cum ti et ultra questo la nostra littera suctoscripta de nostra propria
mano.
Secundo, volimo che tu non lassi intrare per volta in la dicta rocha da quattro persone in suso,
ad ciò che la forteza sia sempre in toa possanza; et quando per caso alcuno che occoresse, nui
volerimo che tu recepti in la dicta rocha più una gente che un’altra, la littera che ti scriverimo
sarà soctoscripta de nostra propria mano, cun uno signo denanzi et uno drieto, como sta qui de
socto, et ultra ciò in la dicta littera gli serà scolpita la nostra corniola grande cum la cera verde,
como sta qui de sopra, et la littera serà sigillata del nostro sigillo ducale cum la cera rossa como
sta qui de socto.
58v Tertio, non volimo che debbi ussire fuora dela dicta rocha, ciòè fuora dela pianchecta de
essa, per modo alcuno senza nostra expressa licentia inscriptis.
Ultimo, tenerai tucti li fanti che devi tenere, che siano boni, apti et fidati, ad ciò che ti possi
dormire securamente de loro.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata da un tratto verticale a penna.
38
30
FRANCESCO SFORZA A SCEVA DA CORTE CAPITANO DELLA CITTADELLA E CASTELLANO DEL
CASTELLO DI SANT’ANTONIO DI PIACENZA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA
E CON I CONTRASSEGNI CHE HA CON LUI. NELLA CITTADELLA ENTRINO DA QUATTRO A CINQUE
PERSONE E NEL CASTELLO DA DUE O TRE. QUANDO IL DUCA FARÀ ENTRARE NELLA CITTADELLA
ALTRA GENTE, MANDERÀ UNA LETTERA SOTTOSCRITTA DA LUI CON LA CORNIOLA PICCOLA IN
CERA VERDE, MENTRE PER L’INGRESSO DI ALTRA GENTE NEL CASTELLO INVIERÀ UNA LETTERA
CON LA SOTTOSCRIZIONE PRECEDUTA E SEGUITA DA UNA CROCE,
SEGNATA ANCHE DA UNO DEI CANCELLIERI E CON UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSA.
IN CASO DI BISOGNO PUÒ FARE ENTRARE SEI OD OTTO MAESTRI DI LEGNAME E DA MURARE.
SCEVA, DESTINATO AD ANDARE DALL’IMPERATORE, SARÀ SOSTITUITO DAL FRATELLO BENEDETTO,
MA COSTUI SRÀ SOSTITUITO DA MARCO ATTENDOLI.
1451 gennaio 5, Milano.
60r
MCCCCLI die v iuanuarii, Mediolani.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordeni et modi per nuy dati ad misser Sceva de Corte, capitaneo dela citadella et castellano del
castello de Sancto Antonio de Piasenza, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in
cosa alcuna non contrafare né venire per rectum vel indirectum, sotto pena dela testa.
Primo, vui messer Sceva, teneriti et governareti le dicte forteze ad nome, fidelità et obedientia
nostra, et quelle may per alcuno tempo non consignareti ad persona alcuna che viva et sia chi
voglia, senza nostra expressa licentia in scriptis sottoscripto de mano nostra propria, et senza li
contrasigni che havimo cum vuy.
Secondo, volimo che in la dicta citadella non receptati ala volta da quatro o cinque persone in
suso et in lo castello predicto doe o tre, adciò che le dicte forteze sianno sempre in libertà et
possanza nostra, et che niuno non ve possa inganare, avisandove che quando volerimo per
caso alcuno che occorese che vui acceptati più una gente che un'altra in la dicta citadella per
conservatione d’essa, la littera che ve scriverimo serà sottoscripta de nostra mano propria, como
sta qui de socto, et dentro dela dicta littera gli serà scolpita la corniola nostra picola cum la cera
verde, como sta qui de sopra et quando volerimo che in lo dicto castello gli receptati gente
alcuna, la littera che ve scriveremo serà soctoscripta de mano nostra propria, cum una croce
denanzi et una drieto dala dicta subscriptione nostra. Et ancora serà sottoscritta de mano d’uno
de nostri cancelleri, qualli vui cognosceti, et dentro d’essa gli serà scolpita la nostra corniola
grande cum la cera rosa, como serà qui de sopra.
60v Tercio, non volimo per modo alcuno che vui debiati usire fora dela dicta citadella del
predicto castello, videlicet fora dele pianchete d'esse forteze, senza nostra espresa licentia in
scriptis.
Quarto, siamo contenti che quando accaderà per bisogno dele dicte forteze, vuy gli lassati
intrare ala volta, ultra le predicte persone, sey o octo maystri da ligname overo da murare,
habiando però bona advertencia che non intervenisse inconveniente alcuno.
Ultimo, teneriti tucti li fanti che doveti tenere in le dicte forteze, et siano dele terre nostre et siano
persone apte et fidate, ad ciò che possiati dormire più securamente in le dicte forteze. Et perche'
vui, misser Sceva, ve havimo mandato da l’ imperatore per nostri facti, siamo contenti et volimo
che ti Benedicto, fratello d'esso misser Sceva, vadi ad stare nele dicte forteze et observarai ad
unguem tucti questi nostri ordini, li qualli non volimo che sapia nisuno, se non misser Sceva e ti.
+ Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit + a
Cichus.
39
Li soprascripti ordeni sonno cassi, perchè s’è mutato et cassato domino Sceva et in suo loco
messo Marco deli Attendoli, alo quale sonno dati l'ordini suoy scripti in questo in folio 61.
a La lettera e depennata con un tratto verticale a penna.
31
FRANCESCO SFORZA A MARCO ATTENDOLI CAPITANO DELLA CITTADELLA E CASTELLO DI PIACENZA IN
MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
INGRESSO SOLO FINO A QUATTRO O CINQUE PERSONE. PER ACCOGLIERE PIÙ GENTE INVIERÀ UNA
LETTERA CON LA SOTTOSCRIZIONE PRECEDUTA E SEGUITA DA UNA CROCE E CON UNA CORNIOLA DAL
BISSONE IN CERA ROSSA. DI NOTTE PUÒ USCIRE SOLO SE AUTORIZZATO CON LETTERA SOTTOSCRITTA
DA LUI E CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA. DI GIORNO PUÒ USCIRE IN PIACENZA PER
ISPESIONARE LE FORTEZZE LASCIANDO IN SUA VECE DEI PARENTI O PERSONE FIDATE. IN CASO DI
RIPARAZIONI PUÒ FARE ENTRARE DA SEI A OTTO MAESTRI DA LEGNAME O DA MURO. NON SI IMMISCHI
IN FACCENDE PODESTARILI, MA SI CURI DI VISITARE I CONNESTABILI DELLE PORTE.
1455 maggio 24, Milano.
61r
Ordini di Marco de Atendoli capitaneo dela citadella et castellano del castello de Piasenza
Mediolani, die xxiiii maii 1455.
Ordeni et modi per nuy dati a Marco di Atendoli, capitaneo della citadella et castellano del
castello de Sancto Antonino dela nostra cità de Piasenza, li quali volimo che firmiter et
inviolabiliter observi et in cosa alcuna non gli debia contrafare né venire per recto né per
indirecto, sotto pena della testa.
Primo, ti Marco teneray et governaray dicte forteze a nome, fidelità et obedientia nostra, et
quelle, né alcune d’esse may non consignaray ad persona alcuna vivente, et sia che voglia,
senza nostra licentia expressa in scripto, sottoscripta de nostra propria mano, et senza li
contrasigni havemo con ti.
Secundo, volimo che in le dicte forteze non recepti ala volta da quatro o cinque persone in suso,
aciò che le dicte forteze sianno sempre in libertà et possanza nostra, et che niuno te possa
inganare, avisandote che quando voremo che per caso alcuno che occorresse accepti più una
gente che un’altra in le dicte forteze, per conservatione d’esse o per altra casone, le littere te
scriverimo seranno sottoscripte de nostra propria mano con la croce 61v como sta qui de sotto,
et dentro dicta littera gli serà scolpita la corniola nostra dal bissone in cera rossa, como sta qui
de sopra.
Tertio, non volimo che may de nocte ussi fora de dicte forteze senza nostra licentia in scripto,
sottoscripta de nostra propria mano con la nostra corniola picola in cera bianca; siamo ben
contenti che de dì tanto per le cose te occorrerano et per visitare et solicitare li conestabili dele
porte de quella nostra cità de Piasenza, possi ussire fora de dicte forteze, lassando in tuo loco
ala guardia d’esse di tuoy parenti o tale persone che siano fidate et sufficiente, in modo che
scandalo alcuno non te possa occorrere.
Quarto, siamo contenti che quando ti accaderà per reparatione de dicte forteze, gli lassi intrare
alla volta sey o octo maystri da ligname overo da muro, habiando però bona advertentia ch’el
non te possa intervenire alcuno inconveniente.
Quinto, volimo che habii advertentia ad 62r tenere tutti li fanti, che sey obligato ad tenere, per
vigore de nostre littere patente a ti concesse, et che sianno persone fidate et sufficiente et de
lochi a noy non suspecti.
40
Sexto, volimo che quelle munitione trovaray in dicte forteze et che gli faremo mettere per
l'avenire le conservi et non ne movi nè dagi may niuna minima cosa ad persona del mundo, sia
che se voglia, senza littere sottoscripte de nostra propria mano.
Septimo et ultimo, non volimo che te impazi in quella cità de cosa alcuna. che specti alo offitio
del nostro podestà lì, nè deli altri officiali, ma solamente te impazi de sollicitare et visitare li
conestabili delle porte de dicta nostra cità et de quelle cose che spectano al offitio del capitaneo
et che concernesseno la conservatione del stato nostro, como è stato consueto al tempo del
signore passato, quando è stato pace et tranquilitate, salvo quando t’el commettessemo per
nostre littere, quale commssione volimo debii exequire tuta fiata te commetteremo.
+ Franciscus Sfortia Vicececomes manu propria subscripsit. +
Cichus.
41
32
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MICHELE BATTAGLIA DICENDOGLI DI PORTARSI DA LUI A LODI.
MANDERÀ AL SUO POSTO NEL CASTELLO DI CREMONA GIOVANNI DE SANTOZO [SANTOCIO] E
POLO: AVRANNO LA SUA PAGA DIVISA IN DUE. SI FERMI, PERÒ, ANCORA OTTO O DIECI GIORNI PER
ISTRUIRLI SUI LORO COMPITI. E FACCIA UNA CERNITA DEI FANTI LICENZIANDO I MENO FIDATI E I
MENO SUFFICIENTI. PRENDA POI 46 FANTI DA COTIGNOLA, DEI QUALI GLI FARÀ AVERE LE
GENERALITÀ.
1452 gennaio 5, Lodi.
63r
Michaeli Bactalie.
Laude, die v ianuarii 1452.
Dilecte noster, perchè deliberamo cho tu vengni ad stare appresso de nuy però havimo deliberato
fin altramente cum nostro aconzo et cum matura delliberatione provedirimo ad quello castello,
come è nostra intentione, che Iohannii de Santozo et Polo, tuo parente, habiano la guardia et
governo de quello nostro castello et che habiano le L paghe, quale tu hay, dividendole fra loro duy
per mità, però volimo staghi lì octo o X dì per instruerli et informarli bene de quello governo et
guardia et per intendere quilli fanti sonno fidati confirmarli, et quilli non sonno fidati et suffitienti,
licentiarli et torre delli fidati ad Cotignola et portarneli poy qua ad nuy tucti inscripto nome per
nome, et che siano numero 46 vivi et le persone loro che sarrano 48, et una paga morta per uno,
che sonno L et li daray lì contrassingni et ordini quali tu hay da nuy, che quilli debiano observare
cum solicitudine et diligentia.
32
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE FATTA DA MICHELE BATTAGLIA A GIOVANNI SANTOCIO E A POLO DEI
CASSANI DA COTIGNOLA SU COME DEVONO COMPORTARSI NEL COMANDO DEL CASTELLO DI CREMONA.
ARGOMENTI TRATTATI. CONSEGNA DEL CASTELLO; ACCETTAZIONE DI ESTRANEI; INGRESSO LIBERO A
GIOVANNI DA TOLENTINO, LUOGOTENENTE DI CREMONA, CON OTTO O DIECI PERSONE E GUARDIA DIE
NOCTUQUE.
1452 gennaio 22, Cremona.
63v Commissione facta per mi, Michele, ad Zuhanni de Sentocio delli Genciani et ad Polo delli
Cassani da Cotignola del’ordini et modo hanno ad tenere al governo del castello de Cremona. Et
prima ch'el dicto castello non lo debiano assignare ad persona del mondo, sia chi voglia, se non
hanno el contrasegno se confaza con quello che io lasso alloro, dato ad mi per lo illustrissimo
signore ducha de Mediolano; et oltra el contrasegno, se non hanno lictera sottoscripta de propria
mano del prefato illustrissimo signore ducha, non debia assignare lo dicto castello. Et in nel dicto
castello non debiano receptare quantità de gente senza littera soctoscripta de mano del prefato
signore ducha et che in essa lettera gli sia la corniola dela bissa cum la cera biancha et la
corniola del pino cum la cera verde a. Et che in lo dicto castello non lassino intrare alchuna
persona non sapiano bene chi sia et non gli entri però oltra tre o quattro persone per volta, excipto
el magnifico misser Iohanni da Tholentino, locontenente de Cremona, debiano lassare intrare con
octo o dece persone et usire ad soa posta; altre gente non li lassi intrare oltra tre o quatro persone,
senza speciale littera del signore como è dicto de sopra. Et così attendano ad bona et solicita
guardia del castello tanto de dì quanto de nocte.
In castro Cremone, die xxii ianuarii 1452.
a Da et che in a verde aggiunto a margine.
33
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANDREA DI CALABRIA CASTELLANO DELLA ROCCA DI MONZA SU TENERE
LA ROCCA E LE SUE FORTEZZE ALL’OBBEDIENZA DEL DUCA. PUÒ ACCOGLIERE DA QUATTRO A SEI
PERSONE: DA TAL NUMERO IN SU OCCORRE ABBIA UNA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA CON LA
CORNIOLA DELLA TESTA DI DONNA IN CERA VERDE; SOTTO LA SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA VI SIA IL
SIGILLO DUCALE IN CERA ROSSA. INGRESSO LIBERO DI DONNA BIANCA MARIA E DEL FIGLIO GALEAZZO
CON LA GENTE DEL SEGUITO. PUÒ ANDARE A VISITARE LE FORTEZZE, MA NON DEVE USCIRE IN VIRTÙ DI
UNA LETTERA, SE QUESTA NON È SOTTOSCRITTA DAL DUCA E NON HA LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA
VERDE. CONSERVI LE MUNIZIONI.
1452 marzo 26, Milano.
65r
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali nuy damo ad ti, Andrea de Calabria, nostro castellano della rocha de Monza segondo
li quali hay ad regerti et governare alla custodia de quella rocha, li quali te comandiamo debbi
observare ad litteram et in nissuna cosa contraffargli, socto pena de perdere la vita.
Data Mediolani, die xxxvjimartii MCCCCLII.
Primo, tu tenerai quella rocha cum tucte le fortezze sue ad nome, devozione et obedientia nostra,
et quella custodiray dì et nocte cum ogni tua diligencia, et non la consignaray may ad persona del
mondo, senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano et senza lo contrasingno havimo
con ti.
Secundo, siamo contenti che per tuo piacere o bisongno della rocha, tu possi receptare nella rocha
fino ad quatro o sey persone, como parerà ad ti, senza nostra licentia, avendo advertentia te non
torre se non persone fidate; ma da quatro in sey persone in suso non volimo debbi receptare
persona alcuna senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano et cum la corniola dela
testa dela donna cum la cera verde ut patet in isto in folio 145 a et che socto alla subscriptione sia
scolpito el nostro sigillo ducale in cera rossa, como è qui de socto, salvo che, venendo lì la
illustrissima madonna Biancha nostra consorte o Galeazo nostro figliolo, siamo contenti li recepti
cum tucti quilli conducessero cum seco, como parerà a loro.
Tertio, siamo contenti che tu possi andare de l'una forteza in l'altra como parerà ad ti, ma de fuora
non volimo debbi andare per littere te fossero portate, né ambassate te fossero facte, se non
vederay nostra littera soctoscripta de nostra propria mano et che in la dicta littera sia scolpita dal
canto di sopra la corniola nostra pichola in cera verde, como è qui de sopra.
65v Quarto, tu teneray et conservaray tucte le munitione sonno in quella rocha, et per ti non ne
consumaray, nè darai cosa alchuna ad persona del mondo senza nostra littera soctoscripta de
nostra propria mano.
Quinto, tu teneray tucte le paghe devi tenere, quale siano fidate et suffitiente, et faray tucte quelle
cose quale degono fare li boni et leali castellani.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Da et cum a 145 scritto a margine.
34
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO LONGO E A MATTEO DI PESARO. DATA LA GRANDE QUANTITÀ
DI POSTULANTI DI VELLUTI, IL DUCA, PER LEVARSI “LO STIMOLO DA DOSSO”, RISPONDE A TUTTI
POSITIVAMENTE: NON VI FACCIANO CASO. TENGANO PER VERE LE SOLE RISPOSTE CHE, ACCANTO ALLA
SOTTOSCRIZIONE DUCALE, TROVANO L’ACCOPPIATA SS SS.
1451 ultimo gennaio, Lodi.
68r
Dux Mediolani.
Ser Antonio Longo et Matheo da Pesaro, perché multi sonno che tucto el dì ne domandano che gli
vogliamo donare velluti et nui, per levarne lo stimolo da dosso, non gli possamo denegare. Volimo
43
et così per questa ve commandiamo che de quante lettere ve havimo scripto da qui in drieto, et
così de quante ve ne scriverimo in futurum, che dati velluti più ad uno che ad un altro, non lo dati
ad homo che viva et sia chi voglia, nè guardati ad cosa che nui ve scrivamo de dare velluti ad
niuno, se ben la littera fosse soctoscripta de nostra propria mano, salvo se vui vedesti drieto alla
nostra subscriptione doe volte ss ss a, como sta qui in la presente, perche' in quello caso
intendimo dati lo velluto ad chi ve scriverimo, ma ad tucti dati bone parole como ve parerà, che vui
fareti et direti etc. Questo ordine fati che non sapia niuno se non vui doi soli.
Laude, ultimo ianuarii 1451, hora 20.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Nel senso di subscripsi.
35
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FOLIGNATO DI PEROSA CASTELLANO DEL CASTELLO E DELLA ROCCA DI
PIZZIGHETTONE DI TENERE LA ROCCA ALLA OBBEDIENZA DEL DUCA, DI NON CONSEGNARE DETTA ROCCA
SE NON A CHI HA UNA LETTERA CON LA SOTTOSCRIZIONE DUCALE PRECEDUTA E SEGUITA DA UNA CROCE,
SEGNATA DA UN CANCELLIERE E CON I CONTRASSEGNI CHE HA CON IL DUCA. INGRESSO A QUATTRO O
CINQUE PERSONE, MA OLTRE TALE NUMERO OCCORRE UNA LETTERA CON LA SOTTOSCRIZIONE DUCALE,
SEGNATA DA UNO DEI CANCELLIERI E CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA. PUÒ ANDARE
NELL’ORTICELLO CHE STA NEL BORGO E NELLA VICINA CHIESA DI SAN PIETRO, LASCIANDO UNA PERSONA
FIDATA CHE NE FACCIA LE VECI.
1451 marzo 5, Milano.
69r
MCCCCLPRIMO die quinto martii, Mediolani.
Fanciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani.
Ordeni et modi per nui dati al Folignato da Perosa nostro castellano del castello et rocha de
Pizighitone, li quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare né
venire per rectum vel indirectum nec alio quesito colore, sucto pena dela testa; li quali ordeni,
Folignato, non volimo che sappia niuno se non ti solo.
Imprimis, ti Folignato, tenerai lo dicto castello et forteza ad nome, fidelità et obedientia nostra, et
quello de dì et nocte cum ogni tuo studio et intellecto guardarai bene et diligentemente, non
perdonando ad fatiga alcuna, adcio' che non ti intervenesse scandalo né inconveniente alcuno.
Secondo, volimo et ti comandiamo, per quanto hai cara la vita, che mai per alcuno tempo tu non
daghi né consegni lo dicto castello et forteza ad persona che viva, et sia et habia nome come se
voglia, se nui non ti mandiamo li contrasigni che havimo cum ti, et ultra ciò, se tu non vedi la littera
soctoscripta de nostra propria mano cum una croce denanti et una drieto ala nostra subscriptione,
como sta qui drieto, et sia soctoscripta de mano de uno de nostri cancelleri quali tu cognosci.
Tertio, siamo contenti che ogni volta te parerà et piacirà, // tu lassi intrare in la dicta rocha fino ad
quatro o cinque persone; ma da questo numero in suso non volimo lassi intrare, salvo se non
haverai la littera, che sia soctoscripta de nostra propria mano, como sta qui de socto, et serà
soctoscripta de mano de uno de nostri cancelleri, quale tu cognoscerai. Ultra questo, in essa littera
serrà scolpita la nostra corniola grande cum le cera rossa, como sta qui de sopra.
69v tu lassi intrare in la dicta rocha fino ad quattro o cinque persone, ma da questo numero in
suso non volimo lassi entrare, salvo se non haverai la littera che sia soctoscripta de nostra propria
mano, como sta qui de socto et serà soctoscripta de mano de uno de nostri cancelleri quale tu
cognoscerai. Ultra questo in essa littera serà scolpita la nostra corniola grande cum la cera rossa,
como sta qui de sopra.
4 siamo contenti che per tuo piacire qualche volta tu possi andare dala dicta rocha in quello
orticello che è in lo burgo, et così ala chiesa de Sancto Petro, lontana dala rocha. uno tracto de
mano, intendendo però che tu lassi in la dicta rocha tale persona idonea et fidatissima quanto che
ti stesso, et cum tali compagni fidati che, quando tu gli retornerai, gli possi reintrare et che non
fossi serrato de fuora, ma te ne possi stare securamente, sichè la rocha la governi sempre per nui;
44
et quando fosse caso de sospecto, non volimo che tu per modo alcuno debbi ussire fuora dela
dicta rocha.
Quinto, volimo che tu facci guardare per modo et forma la rochecta di qua dal ponte de Pizleonis,
che scandalo alcuno non intervenesse.
Ultimo, volimo che tenghi tucte lo paghe et fanti che devi tenere, che siano boni et fidati.
+Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit+ a
Cichus
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
37
DA FRANCESCO SFORZA A BARTOLO E GUIDINO DI COTIGNOLA INVIATI DAL DUCA COME CASTELLANI
DELLA ROCCA DI PIZZIGHETTONE DISPONENDO CHE L’NGRESSO SIA CONSENTITO A TRE O
QUATTRO PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CON LA CORNIOLA PICCOLA
IN CERA VERDE. EDI NON CONSEGNARE LA ROCCA SE NON A CHI HA UNA LETTERA CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LORO.
IN QUESTO GIORNO CICCO SIMONETTA RICEVE BARTOLO E GHIDINO, DANDO LORO ULTERIORI
ISTRUZIONI E CONSEGNANDO IL VECCHIO CONTRASSEGNO AVUTO DAL FOLIGNATO E IL LORO NUOVO;
GIURANO FEDELTÀ AL DUCA AFFERMANDO CHE “PIÙ TOSTO RENEGARIANO DIO CHE AL SIGNORE ET
MADONNA ET LI FIGLIOLI.”
1452 gennaio16, Milano.
70r Bartholo et Guidino de Cotignola castellanis Pizleonis.
Nuy vi mandiamo castellani della rocha nostra de Pizghitone et, per adesso, non ve damo la forma
et ordini, secondo li quali haveriti ad goverarvi ad guardare dicta forteza, quali ve darimo poy; ma
ad cio' in questo mezo non habiati ad fallire, ve dicimo et commandiamo, per quanto haveti cara la
gratia nostra, che nella dicta rocha non debiate receptare da tre o quatro persone in suso senza
nostra licentia in scripto, soctoscripta de nostra mano propria et signata do sotto cum la corniola
nostra picola in cera verde, como è questa presente; et questo ordine volimo debbiati servare fino
haveriti da nuy li altri ordini, i quali observariti poi integramente. Et la dicta rocha. non consignati
may ad homo che viva senza lo contrasigno ve havimo dato, socto pena de perdere la vita.
Laude, die XVI ianuarii 1452.
Franciscus Sforza Vicecomes manu propria subscripsit
Cichus.
Nota che questo dì el magnifico Cecho fece venire da si il dicti Bartholo et Guidino presenti, alli
quali, da poi il hebbe informati delli modi et diligencia aviano ad tenere, ad servare et custodire la
dicta rocha, gli dede lo contrasigno vechio col Folignato et lo novo con loro et sollemniter gli dede
sacramento, tenendo luy le scripture in mano: quali, mettendo le mane suso le scripture, promisero
in eternum esser fidelissimi al signore ducha et mai per alcuno tempo non consignare la dicta
rocha ad nissuno senza lo contrasigno et tinirla ad nome et devotione dell’illustrissimo signore
ducha, magnifica duchessa et li figlioli usando questa parola che piùtosto rengraziano Dio che el
signore et madonna et li figlioli. Et questo fo nel vescovato in una camera de sopra, dove stava
Iohanne de Cecho a
a La pagina è depennata con un tratto obliquo a penna.
45
38
FRANCESCO SFORZA AL NOTAIO GIACOMO CASTELLANO DI VIGEVANO SULLA CESSIONE
DELLA FORTEZZA SOLO A CHI HA UNA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA CON LA CORNIOLA PICCOLA
IN CERA VERDE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA. PUÒ LASCIARE ENTRARE TRE
O QUATTRO PERSONE ALLA VOLTA, PER PIÙ PERSONE OCCORRE UNA LETTERA SOTTOSCRITTA
DAL DUCA E CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
1451 aprile 7, Milano
71r MCCCCLI die vii aprilis, Mediolani.
Ordeni dati al notaro Iacomo castellano de Vigevano.
Che esso castellano tenga quella forteza ad nome, fidelità et obedientia nostra et non la consigne
ad homo del mondo senza lo contrasigno et littera sottoscritta manu propria domini cum la corniola
piccola cum la cera verde.
Ch'el non debbia ussire fuora dela pianchetta d'essa forteza senza littera suctoscripta manu domini
nostri.
Ch'el possa ad ogni suo piacere lassare intrare in essa forteza tre o quattro persone ala volta, ogni
volta che gli parerà et non più; et bisognando, per caso alcuno o per altro piacere del signore, che
gli recepte gente alcuna, la littera serà soctoscripta manu propria domini cum una croce denanzi
et una drieto ala soctoscriptione et cum la corniola grande cum la cera rossa.
+Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit+
Cichus.
39
FRANCESCO SFORZA A BIAGINO SPONGATI DI CASTELLAZZO CASTELLANO DI CASTALEGIO
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA. L’INGRESSO
È CONSENTITO SOLO A DUE O TRE PERSONE; PER UN NUMERO SUPERIORE DEVE AVERE LA
LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
1451 maggio 7, Milano.
72r
Mediolani, die vii maii 1451.
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini dati ad Biasino Spongata de Castellacio, castellano de Cusalegio, cum sacramento per eum
inviolabiliter observandi et sub pena capitis.
Primo, tu Biasino tenerai ad nome, fideltà e obedientia nostra la dicta rocha, la quale non
consignarai ad homo che viva, senza lo nostro contrasigno et littera soctoscripta nostra manu
propria, et che dì et nocte attende ad bona guardia.
Item, ti commandiamo che mai per alcun tempo non debbi ussire fuora dela porta dela dicta rocha;
et per tuo piacere siamo contenti che gli lassi intrare duo o tre persone ala volta et non più, et,
quando ultra lo dicto numero vorremo che gli recepti gente alcuna, la littera serrà soctoscripta
manu nostra propria et cum la corniola grande cum la cera verde.
Ultimo, tenerai tucti li fanti che devi tenere, che siano boni et fidati et dele terre et luochi nostri.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata da un tratto verticale a penna.
46
40
FRANCERSCO SFORZA A MACHARONE DI BOLOGNA CASTELLANO DI CUSALEGIO IN MERITO
ALLA CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA , SEGNATA DA UNO DEI CANCELLIERI,
CON CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA.
INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA
E CON CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
1451 dicembre 6, Milano.
72v
Laude, die vi decembris 1451.
Ordini dati ad Macharono da Bologna, castellano de Cusalegio de valle Muzola, da esser per luy
inviolabiliter observandi sub amputacionis pena capitis.
Primo, tu Macharono, tenerai quella forteza ad nome, fidelità et obedientia nostra, et non la
consignarai mai ad homo del mondo senza lo contrasigno et littera signata de mano nostra propria
et soctoscripta de mano de uno de nostri cancellieri, con la corniola picola in cera biancha, como è
questa.
Secondo, te commandiamo che mai per alcuno tempo non debbi ussire fuora della porta della
dicta rocha, senza nostra licencia soctoscripta de nostra mano propria, como è la presente.
3, siamo contenti che per tuo piacere lassi intrare nella dicta rocha una o doe persone, ma da doe
persone insuso non volimo recepti persona alcuna, senza littera soctoscripta de nostra propria
mano et signata della corniola grande a con cera verde, como è qui de socto.
4, tenerai tucti li fanti che devi tenere, quali siano boni, fidati et delle terre et lochi ad nuy
soctoposti.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a In interlinea grande corretta su piccola depennata.
41
FRANCESCO SFORZA AL CASTELLANO DELLE TORRETTE DI TREZZO SULLA CESSIONE CON LETTERA
CON SOTTOSCRIZIONE DUCALE, SEGNATA DA UNO DEI CANCELLIERI, CON CORNIOLA SEGRETA
PICCOLA IN CERA BIANCA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA. INGRESSO A
TRE O QUATTRO PERSONE; PER L’ENTRATA DI UN MAGGIOR NUMERO OCCORRE
UNA LETTERA CON SOTTOSCRIZIONE DUCALE E
CON CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
1451 maggio 14, Milano.
73r
MCCCCLI maii die xiiii, Mediolani.
Ordeni del castellano dele torrecte de Trezo.
Che esso castellano tenga quella forteza ad nome fidelità et obedientia del nostro illustrissimo
signore duca de Mediolano, et che dicta forteza non consigne ad homo del mundo senza lo
contrasigno et littera signata de mano propria d’esso signore cum la corniola secreta piccola cum
la cera biancha et signata ancora de mano de uno de cancelleri, quale esso castellano cognosce.
Che non debbia ussire fuora dela porta d’essa forteza, senza licentia soctoscripta manu propria
ipsius domini.
Che possa lassare intrare in essa forteza tucta volta che gli piacerà tre o quattro persone [per]
volta et non più; et quando bisognarà, per caso che occorresse,o per altro piacere del signore, la
lettera che se gli scriverà deve essere soctoscripta manu propria domini cum la corniola grande
cum la cera verde.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
47
42
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI CRISTIANI CASTELLO DI MELEGNANO SULLA CESSIONE CON LETTERA
CON LA SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA PRECEDUTA E SEGUITA DA UN
SEGNO CON CORNIOLA PICCOLA IN CERA ROSSA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA.
INGRESSO DI TRE O QUATTRO PERSONE. QUANDO DEVE FAR ENTRARE ALTRA GENTE OCCORRE UNA
LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA, CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE E LA CORNIOLA
PICCOLA IN CERA BIANCA.
1451 maggio 14, Milano.
74r
Mediolani, die xiiii maii 1451.
Ordini dati ad Iohanne Christiano castellano de Melignano.
Ch’el tenga quella forteza ad nome fidelità et obedientia del nostro illustrissimo signore duca di
Mediolano et che non la consigni mai ad homo che viva, senza lo contrasigno et littera soctoscripta
de mano propria d’esso signore, con uno signale denanti et uno drieto ala subscriptione, como sta
qui de socto, et cum la corniola piccola cum la cera rossa.
Ch’el non debbia ussire fuora dela porta d’essa rocha senza licentia soctoscripta manu domini.
Che per suo piacere, possa lassare intrare in essa forteza tre o quattro persone ala volta et non
più; et quando bisognarà che gli recepte gente alcuna, per caso occorresse o per altro piacere del
signore, la littera serà soctoscripta manu propria domini cum la corniola grande cum la cera verde
et cum la corniola piccola cum la cera biancha.
Quando se gli scriverà che venga dal signore, la littera vole essere soctoscripta manu propria
domini et cum la corniola grande cum la cera rossa.
+Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit+
Cichus.
48
43
FRANCESCO SFORZA AL CASTELLANO DI MANDELLO DI MANDELLO IN MERITO ALLA
CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LO STESSO.
INGRESSO CONSENTITO A DUE PERSONE; PER UN NUMERO MAGGIORE OCCORRE UNA LETTERA
SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CON CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE. IL DUCA REVOCA IL CASTELLANO E
LA CUSTODIA DELLA ROCCA È DATA AL PODESTÀ.
1451 maggio 31, Milano.
75r
Mediolani, die ultimo maii 1451.
Ordeni del castellano de Mandello.
Che lui tenga quella forteza ad nome, fidelità et obedientia deI nostro illustrissimo signore duca de
Mediolano et quello non consigni mai per alcuno tempo ad niuno, senza lo contrasigno et senza
littera soctoscripta de mano propria del prefato signore.
Che lui non debba ussire fuora d’essa forteza senza littera soctoscripta manu propria ispius
domini.
Che per suo piacere gli lassi intrare doe persone ala volta e non più, et che ultra questo numero,
quando el bisognarà che gli recepte gente alcuna, la littera serà soctoscripta de mano propria del
signore et dentro d’essa littera gli serà scolpita la corniola grande cum la cera verde.
Che non toche dela monitione del signore che è in la dicta forteza, né ancora ne dia ad niuno
senza littera soctoscripta manu propria domini. a
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
Mediolani, die primo februarii 1455. Dominus revocavit suprascriptum castellanum et dimissa est
rocha custodie potestatis ibi.
a La lettera è depennata da un tratto verticale a penna.
44
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI DA SCHIZA DA CREMONA CASTELLANO DI VIGOLONO SULLA
CESSIONE SOLO CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA CON CORNIOLA PICCOLA IN CERA
VERDE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DI DUE PERSONE;
QUANDO NE VERRANNO ALTRE DOVRÀ AVERE UNA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CON LA
CORNIOLA GRANDE CON LA CERA ROSSA.
1451 giugno 9, Milano.
76r
Mediolani, die viiii iunii 1451.
Ordini dati ad Iohanne da Schizi da Cremona, castellano de Vigolono.
Che lui tenga quella forteza ad nome fidelità et obedientia del nostro illustrissimo signore duca de
Mediolano et quella non consignare mai per alcuno tempo ad niuno, senza lo contrasigno et littera
soctoscripta de mano propria del prefato signore duca et che gli sia la corniola piccola cum la cera
verde.
Che lui non esca fuora dela dicta rocha ne' dia ad niuno dela monitione del signore, che e' lì, senza
littera soctoscripta de mano propria d'esso signore.
Che lui per suo piacere possa lassare intrare in la dicta rocha doe persone ala volta, et quando el
signore per modo alcuno gli vorrà mandare gente da cavallo o da pede, la littera soctoscripta de
mano propria d’esso signore et gli sarà la corniola grande cum la cera rossa.
Che lui stia fornito del suo proprio de monitione et de biava per sei mesi como rechiedono li ordini
ducali.
Che lui tenga tucti li fanti che deve tenere, che siano fidati et siano dele terre et luochi del prefato
signore.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsìt.
Cichus.
49
44 bis
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI DELLA CROCE CASTELLANO DELLA FORTEZZA DI DOMODOSSOLA
SULLSA CESSIONE CON LETTERA AVENTE LA SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA PRECEDUTA E SEGUITA DA UN
SEGNO E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA. PUÒ USCIRE SOLO SE AUTORIZZATO CON
LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA STESSO E CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
INGRESSO PER DUE PERSONE: NE POSSONO ENTRARE DI PIÙ SE CONSENTITE CON LETTERA
DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
1451 giugno 19, Milano.
77r
Mediolani, die xviiii iunii 1451.
Ordini dati a Zohanne dala Croce castellano de Domodossola.
Primo, che luy tenga quella forteza a nome, fidelità et obedientia del nostro illustrissimo signore
duca de Mediolano, et quella non consignare may per alchuno tempo ad niuno, senza contrasigno
et littera soctoscripta de mane propria del prefato signore duca, cum uno signale denanzi et uno
deretro alla dicta subscriptione, como sta qui de sotto.
Secondo, che luy non possa uscire fuora della dicta rocha senza littera sottoscripta de propria
mano del prefato signore et che in quella littera gli sia scolpita la nostra corniola picola cum la cera
verde, corno sta qui de sotto.
Tertio, che luy per suo piacere ogni volta ch’el vorà possa lassare intrare doe persone in quella
rocha et non più; et quando bisognasse per caso alchuno che gli recetasse più una gente che
un'altra, la littera sarà sottoscripta de mane propria del prefato signore et cum la corniola grande
de cera rossa, como sta qui de sopra.
77v Quarto, che luy del suo proprio stagi fornito in la dicta rocha de victualia per sey mesi, oltra la
monicione del prefacto signore, como richiedeno li ordini ducali.
Quinto, che dì e nocte attendi a fare bona guardia, et che tenga tutti li fanti fidati et che non dia a
nissuno della municione del signore senza littera sottoscritta de mane sua.
+Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.+
Cichus.
45
FRANCESCO SFORZA A MICHELE DI COTIGNOLA CASTELLANO DELLA FORTEZZA DELLA
TORRE ROTONDA DI COMO IN MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL
DUCA,CON LA CORNIOLA CON IL PINO E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA.
INGRESSO DITRE PERSONE IN SU CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA
PICCOLA IN CERA ROSSA.PUÒ USCIRE CON LETTERA SOTTOSCRITTA DEL DUCA E
CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA.
1451 agosto 6, Cremona.
78r Cremone, vi augusti 1451.
Ordini de Mchele da Cotignola castellano de Torre Rotonda de Como.
Primo che lui non consigne la forteza senza lo contrasigno et littera suctoscripta de mano propria
del signore duca cum la corniola del’arboro de pino, cum la cera verde.
2°, ch'el non recepte da tre persone in suso senza littera soctoscripta de mano propria del signor
duca et cum la corniola piccola cum la cera rossa.
3°, ch'el non vada fuora dela forteza senza littera suctoscripta de mano del prefato signore, cum la
corniola grande cum la cera biancha.
4°, ch'el non daga dele monitione ad niuno senza littera subscripta manu domini.
50
46
FRANCESCO SFORZA A STEFANONE DI VIMERCATE CASTELLANO DELLA CITTADELLA DI
ALESSANDRIA SULLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON CORNIOLA CON IL PUTTO CHE
TIENE LA BISSA IN MANO IN CERA ROSSA. INGRESSO DA QUATTRO PERSONE IN SU SOLO SE
HA UNA LETTERA SOTTOSCRITTA CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA. PUÒ USCIRE
CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE, TRE VOLTE ALLA
SETTIMANA PER NON PIÙ DI QUATTRO ORE E LASCIANDO IN SUA VECE IL FIGLIO.
1451 agosto 6, Cremona.
79r Cremone, vi augusti 1451.
Ordini de Stefanono da Vicomercato capitaneo dela cittadella de Alexandria. a
Primo, ch'el non la consigni ad niuno senza lo contrasigno che lui ha et senza littera suctoscripta
de mano propria del signore duca cum la corniola del pucto che tene la bissa in mano cum cera
rossa.
2°, che lui non recepte da quatro persone in suso senza littera suctoscripta manu propria domini
cum la corniola grande cum la cera biancha.
3°, che lui non vada fuora de la forteza senza littera subscripta manu domini cum la corniola
piccola cum la cera verde.
4°, che lui non daga dele monitione ad niuno senza littera suctoscripta manu domini.
Laude, die xvi decembris 1451.
Al dicto Stefanono fo concesso che, lassando in suo loco il figliolo potesse eusire della dicta rocha
tre volte la septimana, dummodo che per ogni volta non possesse stare absente più che hore
quattro et che non se partise suspectis temporibus. b
a A margine Vacat quia posita in isto in folio 130.
b La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
47
FRANCESCO SFORZA A FRANCESCO BURRI CASTELLANO DELLA CITTADELLA DI TORTONA
RELATIVA ALLA CESSIONE CON SOTTOSCRIZIONE DUCALE PRECEDUTA
DA UN SEGNO DAVANTI E DIETRO E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA. INGRESSO
DA TRE PERSONE IN SU CON LETTERA SOTTOSCRITTA E CON LA CORNIOLA PICCOLA IN
CERA BIANCA. PUÒ USCIRE CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA
VERDE.
1451 agosto 7, Cremona.
80r
Cremone, vii augusti 1451.
Ordini de Francesco Burro capitaneo dela cittadella de Tertona.
Primo, che lui non la consigne ad niuno senza lo contrasigno che l’ha et senza littera suctoscripta
manu propria domini, videlicet:
# Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit#.
2°, che lui non recepte da tre persone in suso senza littera subscripta manu domini cum la corniola
piccola cum la cera biancha.
3°, che lui non vada de fuora senza littera subscripta manu domini et cum la corniola grande cum
la cera verde.
4°, che lui non daga monitione ad niuno senza littera suctoscripta de mano del signore.
51
48
FRANCESCO SFORZA A LANFRANCO GARIMBERTI CASTELLANO DELLA CITTADELLA DI
NOVARA SULLA CESSIONE SOLO SE RICEVE UNA LETTERA CON IL CONTRASSEGNO E CON LA
CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE. INGRESSO DA
QUATTRO PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA DUCALE CON CORNIOLA CON TESTA DI
DONNA
IN CERA ROSSA. PUÒ USCIRE SOLO SE AUTORIZZATO CON LETTERA DEL DUCA.
1451 agosto 13, Cremona.
81r
Cremone, die xii augusti1451.
Ordini de Lanfranco Garimberto capitaneo dela cittadella de Novara.
Primo, che lui non consigne la forteza ad niuno senza lo contrasigno che lui ha et cum la corniola
piccola cum la cera verde.
2°, che lui non recepte da quattro persone in suso senza littera suctoscripta manu domini et cum la
corniola dela testa dela donna cum la cera rossa.
3°, che lui non vada fuora senza littera suctoscripta manu domini.
4°, che lui non daga monitione senza littera signata cum la corniola grande cum la cera biancha.
49
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI E GIACOMO DI TREZZO CASTELLANI DEL CASTELLO
MONTEBELLO DI BELLINZONA (AL POSTO DEI FRATELLI DA TREZZO FU DESIGNATO
GIOVANNI VISCONTI) CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA
ROSSA E CON IL CONTRASSEGNO. INGRESSO DA TRE PERSONE IN SU CON LETTERA DUCALE
CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
1451 agosto 15, Lodi.
82r
Laude, xv augusti 1451.
Ordini de Iohanne et Iacomo fratelli de Trezo, castellani di Montebello de Bellinzona. a
Primo, che loro non consigneno la forteza ad niuno senza lo contrasigno che loro hanno et cum la
corniola del arboro del pino cum la cera rossa.
2°, che per bisogni accadesse, l'uno possa andare fuora e l'altro continuamente remanga in la
rocha; et che da tre persone in suso non recepte niuno senza littera suctoscripta manu propria
domini et cum la corniola grande cum la cera verde.
3°, che loro non dagano monitione ad niuno senza littera subscripta manu domini. b
a In alto pagina Loco infrascriptorum castelanorum de Tricio deputatus fuit Iohannes
Vicecomes cum ordinibus in isto scriptis in folio 137.
b La pagina è depennata con un tratto di penna.
50
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI LANDRIANO CESSIONE DEL CASTELLO GRANDE DI
BELLINZONA CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO CON
LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA CON LA TESTA DI DONNA IN CERA ROSSA. PUÒ USCIRE SE È
AUTORIZZATO CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA AVENTE LA CORNIOLA CON IL PUTTO
CHE TIENE LA BISSA IN MANO IN CERA VERDE.
1451 agosto 15, Lodi.
83r
Laude, xv augusti 1451.
Ordini de Johanne de Landriano castellano del castello grande de Bellinzona.
52
Primo, che lui non consigne ad niuno la forteza senza lo contrasigno ch’el signore duca ha con lui
et senza littera subscripta manu propria ipsius domini.
2°, che lui non recepte de tre persone in suso senza littera subscripta manu propria domini et cum
la corniola dela testa dela donna cum la cera rossa.
3°, che lui non vada fuora senza littera suctoscripta manu prefati domini et cum corniola del pucto
che tene la bissa in mano, cum la cera verde.
4°, che lui non daga dele monitione senza littera subscripta manu domini.
51
FRANCESCO SFORZA A MICHELE BATTAGLIA CASTELLANO DEL CASTELLO DI CREMONA
DI NON CEDERE AD ALCUNO IL DETENUTO GIOVANNI DE BERTOLELLO DA FIRENZE
SE NON HA UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA BIANCA.
1451 agosto 28, Vigevano.
84r
Viglevani, 28 augusti 1451.
Contrasigno cum Michele de Battaglia, castellano de Cremona.
Che lui non consigni ad homo vivente Iohanne de Bertolello da Fiorenza, destinuto in lo castello
de Cremona, senza littera suctoscripta manu propria domini et che in la littera gli sia scolpita
dentro la corniola del pino cum la cera biancha. a
Cremone, die primo decembris 1451.
Contrasigno con ser Angelo da Sisio castellano de Binascho.
Che lui non consigni ad homo vivente Iohanni de Bartholello da Fiorenza, destenuto in la rocha de
Binascho senza littera soctoscripta manu domini, como è qui de socto, et che in la littera sia
scolpita la corniola piccola con cera verde ut infra.
+Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subacripsit+
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
52
FRANCESCO SFORZA A COLA GUERRIERO CASTELLANO DEL CASTELLO DI BINASCO
DI NON CONSEGNARE AD ALCUNO IL DETENUTO BERTOLELLO DA FIRENZE SE NON
CON LETTERA CON LA SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA PRECEDAUTA E SEGUTA DA UN SEGNO
E ABBIA LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
1458 gennaio 16, Milano.
85r
Mediolani, xvi ianuarii 1458.
Ordini da essere observati per ti, Cola Guerrero, nostro conestabile de Porta Cumana de
questa nostra città de Milano.
Primo, volimo che attendi a buona guardia de dicta porta et quella servi fidelmente a nuy et ali
nostri figlioli, non la consignando may ad homo né persona alcuna se non vederay littere
soctoscripte de nostra propria mano et la parte del contrasigno havimo con ti.
Item, non volimo debii may stare absente dala guardia de dicta Porta porta de nocte senza nostra
licentia; semo ben contenti che de dì possi andare per toe neccessità per la cità, ma non volimo gli
vadi se non te fa bisogno.
Item, volimo che tu debii tenere tutte le toe paghe integramente, che siano suffitiente et fidate, per
la mità e per altra metà pavesani, et de quelle ne faci la monstra secondo disponono gli ordini
nostri dela banca di soldati.
Item, non volimo che in dicta porta faci né lassi fare taverna, becharia ne' fraudare datii ne' alcun’
altra cosa sia contra l’ordini nostri predicti, et che ali datieri daghi ogni favore ad ti possibile,
perche' li datii non siano fraudati.
53
85v Item, volimo dele nostre munitione sono in dicta porta, o vero che gli facessimo mettere per
l’avenire, non ne daghi cosa alcuna né picola ne' grande ad persona del mondo senza nostra
licentia, et che, ultra le nostre, stii continuamente fornito dele toe almanco per sey mesi.
Le quali cose observaray fidelmente soto pena dela testa et ogni altra pena parerà a noy.
Cichus.
54
53
FRANCESCO SFORZA A SPIGA DI CORTONA CASTELLANO DELLA ROCCA NUOVA DI
ALESSANDRIA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE
HA CON LUI. INGRESSO DA DUE PERONE IN SU CON LETTERA DUCALE CON CORNIOLA
PICCOLA IN CERA VERDE.
1452 gennaio 8, Lodi.
86r
Ordini dati ad Spiga de Cortona, castellano della rocha nova de Alexandria.
MCCCCL secundo die viii ianuarii, Laude.
Dux Mediolani, et cetera.
Primo, tu, Spiga, attenderai con ogni toa diligentia et solicitudine alla bona custodia de quella
forteza dì et nocte, et non la consignarai mai ad homo del mondo senza lo contrasigno hai da nuy
et senza nostra littera soctoscripta de nostra mano propria, como è questa presente.
Secondo, non receptarai mai nella dicta rocha da doe persone in suso senza nostra littera
sottoscripta de nostra mano, quale habia dentro la corniola picola in cera verde, como è qui de
sotto.
Tertio, non euserai mai dalla dicta rocha senza nostra licentia speciale in scriptis soctoscripta de
nostra mano, como è questa.
4°, tenerai tucte le paghe toe, quali devi tenere, le quali siano fidate et sufficiente, et farrai tucte
quelle altre cose debono fare li boni et veri castellani custodiendo bene le monitioni d'essa rocha et
quelle non tuore né dispensare …… nec etiam darne ad persona alcuna senza nostra littera
soctoscripta de nostra mano.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
54
FRANCESCO SFORZA A PAOLINO DEL MANGANO CASTELLANO DELLA ROCCA NUOVA
DI ALESSANDRIA SULLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON
LUI. INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN
CERA ROSSA. PUÒ USCIRE SOLO SE AUTORIZZATO CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA
PICCOLA IN CERA VERDE DAVANTI ALLA SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA.
1455 marzo 17, Milano.
86v
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali nuy damo ad ti, Paulino del Mangano, castellano nostro della rocha nova de
Alexandria, li quali te commandiamo debii integramente observare et non contrafargli in cosa
alcuna sotto pena della vita.
Mediolani, die xvii martii 1455.
Primo, tu teneray quella rocha ad nostra devotione, obedientia et fidelità et attenderay con ogni
diligentia et solicitudine, dì et nocte, ala bona custodia di quella et non la consignarai may ad
persona del mondo, senza lo contrasigno hay con nuy et senza nostra littera sottoscripta de nostra
propria mano, como è questa.
Secondo, non receptaray mai nella dicta rocha da doe persone in suso, senza nostra littera
sottoscripta de nostra propria mano, como è questa et che in dicta nostra littera sia scolpito de
sopra la corniola nostra grande in cera rossa, como e' questa qui de sopra.
Tertio, non eusiray may della dicta rocha senza nostra licentia in scriptis sottoscripta de nostra
mano, como è questa, nella quale sia scolpita la corniola nostra piccola in cera verde denanze ala
subscriptione de nostra mano, como è qui de sotto.
Quarto, teneray tute le paghe, quale devi tenere, le quale siano fidate et sufficiente, sforzandote de
tuorle delle terre et lochi del dominio nostro; et staray continuo fornito del tuo proprio de victualie
55
per mesi sei, et delle monitione nostre, quale siano in dicta rocha, non movaray cosa alcuna né
consumare per ti senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano, como e' questa.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
55
FRANCESCO SFORZA A VENERIO DI COTIGNOLA CASTELLANO DELLA CITTADELLA
DI ALESSANDRIA RELATIVA ALLA CESSIONE DELLA ROCCA CON LETTERA DUCALE
CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. PUÒ USCIRE SOLO SE AUTORIZZATO CON LETTERA
AVENTE LA SOTTOSCRIZIONE PRECEDUTA E SEGUITA DA UNA DOPPIA CROCE.
INGRESSO DA TRE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA
PICCOLA IN CERA BIANCA.
1452 gennaio 19, Lodi.
88r Laude, die xviiii ianuarii 1452.
Ordini quali nuy dimo ad ti Venerio da Cotignola nostro castellano della rocha della cittadella de
Alexandria, secondo li quali deve governarti ad la custodia della dicta rocha, et in cosa alcuna per
veruno modo non devi contrafare alli dicti ordini, ma observarli integramente como stano sotto
pena della vita.
Primo, tu teneray la dicta rocha ad nome fidelità et obedientia nostra, attendendo dì et nocte alla
bona guardia d’essa, et non la consignaray may ad homo del mondo per lettere ne' ambaxate te
fossero facte per nostra parte, se non haveray littera soctoscripta de nostra mano propria, como è
questa, et lo contrasingno quale havimo con teco, sotto pena dela vita.
Secondo, non te partiray may fora de quella rocha senza nostra licentia in scripto soctoscripta de
nostra mano cum due croxe denanzi et doe altre de dreto la subscriptione, como è qui de sotto.
Tertio, non receptaray may nella dicta rocha da tre persone in suso senza nostra littera
soctoscripta de nostra mano propria et signata cum la corniola nostra piccola in cera biancha,
como è qui de socto.
Quarto, non daray may alcuna munitione de quelle sonno in quella rocha ad homo del mondo
senza nostra littera soctoscripta de nostra mano cum una croxe denanzi et un’altra dreto la
subscriptione.
88v V° teneray tucte le paghe toe quale deve tenere, le quale siano fidate et sufficiente. Et faray
tucte quelle altre cose degono fare li boni veri et leali castellani; e continuo invigilaray et studiaray
alla reparatione et fornimento d'essa rocha, sìche la sia forte et ben fornita de quello tucto te
parerà necessario.
++ Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit ++
56
FRANCESCO SFORZA A CESARE BORRI CASTELLANO DELLA CITTADELLA DI TORTONA
CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. PUÒ USCIRE
SE AUTORIZZATO CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
INGRESSO DI SOLE DUE PERSONE ALLA VOLTA: SE IL DUCA MANDA ALTRA GENTE LO
FARÀ CON LETTERA CON LA CORNIOLA CON IL PINO IN CERA ROSA. FACCIA CON I SOLDATI LE
MOSTRE COMANDATE. DIVIETO DI GIOCARE, FARE TAVERNA E BECCARIA E
FRODARE I DAZI. PERSONE CONSEGNATE DAGLI UFFICIALI DUCALI NON DEVONO
ESSERE RILASCIATE SENZA PERMESSO DEL DUCA. DEVE AVERE CURA DELLE
PORTE CITTADINE.
1459 agosto 17, Milano.
89r Ordeni da essere servati per Cesare Borro, capitaneo della cittadella dela nostra cità de
Terdona.
Mediolani, die xvii augusti 1459.
56
Primo, volimo che tu Cesare, debii servare quella nostra cittadella ad nuy et nostri figlioli et
successori nel ducato et quella non dare né consignare ad persona del mondo, sia chi se voglia,
per lettere o ambassate che fossero scripte o facte, se non te lo scrivemo nuy per nostre littere
sottoscritte de nostra propria mano et se non vederay la parte del contrasigno havimo cum ti.
Secondo, volimo che dì et nocte con bona fede et vigilantia attendi alla guardia dela dicta cittadella
et de quella non debii usire senza littera et nostra licentia sottoscrita de nostra propria mano cum
la corniola nostra picola in cera verde como sta qui de sopra.
Tertio, volimo che in dicta nostra cittadella non debii acceptare più de doe persone alla volta aciò
che sii sempre signore de quella; et quando nuy vorimo che, o per guardia de quella o per altra
casone, gli recepte più uno como uno altro, te lo scriverimo per nostre littere sottoscrite per nostra
propria mano con la corniola nostra del pino dentro in cera rosa, como sta qui de sotto.
89v Quarto, volimo che le nostre munitione sonno in dicta cittadella o che gli faremo mettere per
lo avenire le debii molto ben servare et de quelle non ne consumare ne' dare ad persona vivente
cosa alcuna ne' piccola nè grande, se non te lo scrivemo nuy per nostre littere sottoscritte de
nostra mano propria .
Quinto, volimo che, ultra le nostre munitione debii continuamente stare fornito de vetualie dele toe,
tanto che bastano almeno per sey mesy por ogni caso potese occorrere.
Sexto, volimo che continuamente debii tenere tucte le tue paghe bene et sufficiente et fidate, per la
mittà balistrari et l’altra mittà pavesari, et de quelle farne la scriptione et monstre secondo l’ordine
del nostro banco di soldati.
Septimo, volimo che entro dicta roca ne' lassi zocare, ne' faci ne lassi a fare taverna né beccaria
nì fraudare li datii per alcuno modo, immo daghi alli dacieri ogni honesto favore; le quale tutte cose
serveray et faray per li toy observare, sotto pena dela toa testa et ogni altra pena che parerà ad
nuy, secondo el fallo che cometteray.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
90r Volimo appresso che in quella nostra citadella non debii acceptare persone alcune, se non te
lo scrivemo nuy per nostre littere o vero te fossero consignati per nostri officiali per cason de stato
o altra cosa importante; et quelli che acceptaray per vigore de nostre lettere, o vero te sarano
consignati per nostri officiali per cason de stato e altra cosa importante, come è dicto, non volimo
gli relassi senza nostra littera soctoscritta de nostra propria mano.
Et perche' bisogna et volimo vadi alle fiate ad visitare le porte della cità, semo contenti et te
concedemo licentia che, quando te parerà per dicta casone, possi andare per la cità, con questo
che non debii pernoctare fora della dicta nostra citadella; et havendo sempre bona cura alle dicte
porte.
Et cossì dicto Cesare al dì de venerdì xvii augusti 1459 iurò in mano de Cicho de observare dicti
ordini.
57
FRANCESCO SFORZA A BACHANTE DI COTIGNOLA CASTELLANO DELLA ROCCA E PORTA
ALESSIO DI ALESSANDRIA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA CROCE
E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO NELLA ROCCA DA DUE PERSONE
IN SU SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA CROCE E CON LA CORNIOLA PICCOLA
IN CERA VERDE. PUÒ VISITARE LA PORTA, MA NON DEVE USCIRNE SENZA LETTERA
DEL DUCA CON LA CROCE.
1452 gennaio 18, Lodi.
91r Laude, die 18 ianuarii 1452. a
Ordini quali damo ad ti, Bachante de Cotignola, nostro castellano della rocha et porta de Alexio de
Alexandria, ad ciò sappi como governarti alla guardia de quella rocha, li quali observerai
integramente non contrafacendo in cosa alcuna socto pena della vita.
Primo, tu teneray quella nostra rocha et la porta ad nostra obedientia fidelità et commandamento,
et cum ogni tua dilligentia et solicitudine, dì et nocte, attenderay alla guardia de quelle forteze et
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non la consignaray may ad homo che viva, socto pena della vita, senza nostra littera soctoscripta
de nostra mano cum la croxe, como sta qui de socto, et senza lo contrasingno havimo cum teco.
Secondo, non receptaray may lì nella rocha da due persone in suso senza nostra littera
soctoscripta de nostra mano cum la croxe et cum la corniola pichola in cera verde, como sta qui de
socto.
Tertio, non daray may ad homo che viva monitione alcuna de qelle sonno in quella forteza et porta,
senza nostra littera soctoscripta cum la croxe, como è questa. Et teneray tucte le paghe tue devi
tenere, quale siano fidate et sufficiente. Et faray tucte quelle altre cose degono fare li veri et leali
castellani.
4°, siamo contenti che tu possi andare dalla rocha alla porta, ma senza nostra licentia in scripto,
soctoscripta de nostra mano cum la croxe, como qui de socto, non volimo vadi né insi fora della
rocha o della porta.
+
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. b
+
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
b A margine Vacat quia posita a folio 128.
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FRANCESCO SFORZA A BARTOLO E GUIDINO DI COTIGNOLA CASTELLANI DELLA ROCCA
GRANDE DI PIZZIGHETTONE SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON
SOTTOSCRIZIONE PRECEDUTA E SEGUITA DA UN SEGNO E CON IL CONTRASSEGNO CHE
HANNO CON LUI, CON LA SOTTOSCRIZIONE DEI CANCELLIERI DUCALI. INGRESSO DA QUATTRO
O CINQUE PERSONE IN SU CON LETTERA DUCALE CON UNA CROCE DAVANTI E DIETRO LA
SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA E CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA.
PER USCIRE OCCORRE UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA
ROSSA. SE PER NECESSITÀ UNO DI LORO DEVE PORTARSI SUL PONTE FINO ALLA
ROCCHETTA, DEVE PRIMA FAR CHIUDERE IL PONTE. HABBIANO BUONA INTESA CON
IL CASTELLANO DELLA ROCCHETTA
IL 6 DICEMBRE 1458 SI COMUNICÒ AI CASTELLANI DI LASCIAR ENTRARE
(ALLORA E IN FUTURO) BIANCA MARIA CON IL SUO SEGUITO .
1452 gennaio 31, Milano
93r
Dux Mediolani, etcetera.
Ordini quali nuy damo a vuy Bartholo et Guidino da Cotignola, nostri castellani dela rocha grande
de Pizghitone, quali ve commandiamo debiati observare integramente non contrafacendoli in cosa
alcuna, socto pena de perdere la vita.
Mediolani, die ultimo ianuarii 1452.
Imprimis, vuy teneriti quello castello et forteza a nome fidelità et ubedientia nostra et quello con
ogni vostra solicitudine guardareti dì e nocte bene et diligentissimamente, non perdonando a fatiga
alcuna, sicché non possa intervenire scandalo né manchamento alcuno.
2°; volemo et ve comandiamo che may per alcuno tempo non dagati ne' consignati lo dicto castello
et forteza a persona del mondo, et sia et habia nome come se voglia s'el non ve porta el
contrasengno havemo cum vuy et se non vedeti littera nostra soctoscripta de nostra propria mano,
cum uno signale denanzi et uno dreto la subscriptione, como sta qui de socto, la quale littera sia
soctoscripta de mano de uno deli nostri cancellieri.
3°, siamo contenti che ogni volta ve parerà et piacerà, lassati intrare in la dicta rocha fino a quatro
o cinque persone, ma da questo numero in suxo non volemo lassati intrare nissuno, senza nostra
littera soctoscripta de nostra propria mano, cum una croxe cussì facta + denanzi et un de dreto la
subscriptione, oltra questo che in la dicta littera, dal canto de sopra sia scolpita la corniola nostra
grande in cera biancha, como è qui de sopra.
4°, ve comandiamo non debiati dele munitione sonno in quella rocha darne cosa alcuna a persona
del mondo, ne' ve partiati dala dicta rocha per andare in loco alcuno, non passando la pianchetta
d’essa rocha per ambassiate vi fossero facte né per littere ve fossero portate, se non vedereti
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nostra littera soctoscripta de nostra propria mano signata de sopra cum la dicta corniola 93v nostra
grande in cera rossa, salvo che siamo contenti che, bisognando per necesità del ponte, uno de
vuy possa andare in suso el ponte fino ala rochetta, intendando che in quello tempo, quello de vuy
vorà andare suso el ponte faza serare prima el ponte da ogni canto, siche' persona alcuna non li
sia né possa passarli né andare et staga serato continuo, finché sarà retornato dentro la rocha.
5°, volimo ve intendati cum lo castellano della rochetta del ponte, dandoli consiglio et aiuto in
quello bisognasse et havere quella cura et pensero d'essa che haveriti della rocha grande; et
teneti tucte le paghe vostre deveti tenere, quale siano bone fidate et suffitiente.
o #o Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit o # o .
Cichus.
[I]ta quod die vii decembris 1458 sciptum fuit castellanis Pizleonis quod sinant ingredi
illustrissimam dominam ducissam Mediolani cum omnibus suis nunc et in posterum.
Addita est in litteris presentibus hec clausula videlicet: et così la receptereti cum li sui ogni altra
volta che gli accaderà venire lì per lo advenire, senza expectare più littere da nuy.
Data ut supra.
Cichus.
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FRANCESCO SFORZA A MATTEO DI PIZZIGHETTONE CASTELLANO DELLA ROCCHETTA DEL
PONTE DI PIZZIGHETTONE RACCOMANDANDOGLI DI INTENDERSI CON BARTOLO E GUIDINO,
CASTELLANI DELLA ROCCA GRANDE DI PIZZIGHETONE E DI NON CONSEGNARE LA
ROCCHETTA SE NON A CHI ABBIA UNA LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI, OLTRE ALLA CONIOLA PICCOLA IN CERA VERDE. INGRESSO A PERSONA SOLO
CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA. PUÒ PORTARSI
NELLA ROCCA GRANDE, MA NON OLTRE, SE NON HA UNA LETTERA CON LA
SOTTOSCRIZIONE DUCALE SEGUITA DA UNA CROCE.
1452 gennaio 31, Milano.
95r
Dux Mediolani et cetera.
Ordini quali damo ad ti, Matheo, nostro castellano della rochetta del ponte de Pizghitone, quale te
commandiamo debbi intregramente observare non contrafacendoli in cosa alcuna socto pena de
perdere la vita.
Date Mediolani, die ultimo ianuarii 1452.
Primo, te commandiamo debbi tenere quella forteza continuamente ad nome fidelità ubedientia
nostra et actendere dì et nocte alla bona guardia d'essa, intendendoti cum Bartolo et Guidino de
Cotignola, nostri casteilani de la rocha grande de Pizghitone et non la consignar may ad homo del
mondo senza lo contrasengno havemo cum et senza nostra littera soctoscripta de nostra propria
mano et signata de sopra cum la corniola nostra pichola in cera verde, como e' questa.
2°, teccommandiamo non debbi receptare homo del mondo, senza nostra littera soctoscripta de
nostra propria mano et cum la dicta corniola de sopra in cera biancha.
4°, siamo contenti che, per tuo piacere, tu possa andare per suso el ponte et nella rocha grande
de Pizghitone, ma senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano cum una croxe dreto,
non andar altroe lassando, alora che volessi andare nella rocha, persone idonee et fidate et lo
ponte levato de verso Lodi, fin che tornaray dentro la dicta rochetta; ma questo intendiamo lo fazi a
li tempi congrui, che non fazi disconzo a quelli che passano per lo ponte.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus. a
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
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FRANCESCO SFORZA AD ALESSANDRO LAMPUGNANI CASTELLANO DELLA ROCCA CACCIAGUERRA
DI PONTREMOLI SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU CON LETTERA CON UNA CROCE TRA DUE PUNTI
POSTA DAVANTI E DIETRO LA SOTTOSCRIZIONE DUCALE. PUÒ USCIRE CON LICENZA DUCALE
SOTTOSCRITTA DAL DUCA
(E SEGNATA COME SOPRA) E CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA.
1452 febbraio 2, Milano.
97r
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali nuy damo ad ti, Alexandro de Lampugnano, nostro castellano della rocha de
Cacciaguerra de Pontremolo, li quali volimo debbi observare integramente non contrafacendogli in
cosa alcuna, socto pena de perdere la vita.
Data Mediolani, die secundo februarii MCCCCLsecundo.
Primo, tu, Alexandro, teneray quella forteza continuamente ad nome fidelità et ubedientia nostra et
dì e nocte cum ogni tua diligentia attenderay alla bona guardia d'essa et non la consignaray may
ad homo del mondo, senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano, como è questa et
senza lo contrasingno havimo cum ti.
Secondo, delle munitione sonno in quella rocha non daray may cosa alcuna ad persona del
mondo, senza nostra lettera soctoscripta de nostra propria mano como è qui de socto.
3°, non receptaray may nela dicta rocha da doe persone in suso senza nostra littera soctoscripta
de nostra propria mano cum una croxe cussì facta .+. denanzi et una dreto alla subscriptione, ma
fino ad doe persone siamo contenti le recepti como parerà ad ti.
4°, non te partiray may dela dicta rocha per littere né ambasiate te fossero portate senza nostra
littera soctoscripta de nostra propria mano, como è questa et signata de sopra cum la corniola
nostra picola in cera biancha, come è qui de sopra.
5°, teneray tucte le paghe devi tenere, quale siano fidate et suffitiente et vedi de tenerle deli luoghi
nostri et ad nuy soctoposti. Et faray tucte quelle cose degono fare li boni veri et liali castellani,
havendo advertentia non tengni parte in quella terra.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
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FRANCESCO SFORZA A FILIPPINO ANNONI CASTELLANO DELLA ROCCA DI ANNONE SULLA
CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE E CON PARTE DEL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
PUÒ USCIRE SOLO SE HA IL PERMESSO DAL DUCA STESSO CON UNA SUA LETTERA CON LA
CORNIOLA DEL BISCIONE IN CERA VERDE. INGRESSO PER UNA SOLA PERSONA ALLA VOLTA,
TRANNE GLI SCRIVESSE IL DUCA CON LETTERA AVENTE LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA
ROSSA. FACCIA FARE AI SOLDATI LE MOSTRE COMANDATE. DIVIETO DI TAVERNA, BECCARIA,
FRODARE I DAZI, GIOCARE. AVVISI IL DUCA DI OGNI VOCE INFAUSTA ALLO STATO.
1459 gennaio 5, Milano.
97v
MCCCCLVIIII.
Ordines dati Filippino de Annono castellano arcis Annoni.
In Mediolano, die quinto ianuarii.
Primo, volimo et te commandiamo che dì et nocte continuamente debii guardare la dicta nostra
rocha de Annone et la debii servare ad nuy et nostri figlioli et successori et quella non consignare
may ad persona del mondo, sia chi se voglia, per littere te fussero scripte o ambassiate te fussero
facte, si non quando te lo scriverimo nuy per nostre littere soctoscripte de nostra propria mano et
te mandaremo la parte del contrassigno havemo con ti.
Secondo, volimo che may de dì ne' de nocte per niuna rasone né casone te debii absentare dala
guardia de dicta rocha né de quella ussire se non haveray licentia da nuy per nostre littere
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soctoscripte de nostra propria mano, in le quali nostre littere sia scolpita la nostra corniola dal
bissone in cera verde, come sta qui da capo.
Tertio, volimo che dentro dicta forteza non debii may receptare, oltra le tue paghe, più che una
persona ala volta, salvo quando te lo scriveremo nuy per nostre littere soctoscripte de nostra
propria mano in le quale serà scolpita la nostra corniola del pino in cera rossa, come sta qui de
sopra.
Quarto, volemo che tucte le nostre munitione troveray in dicta rocha o vero che gli faremo mettere
per l’advenire lo debii ben servare et de quelle non debii may. consiniare né dare ad persona niuna
98r cosa alcuna nè picola ne' grande, se non te lo scriveremo nuy per littere soctoscripte de nostra
propria mano.
Quinto, volemo che continuamente debii tenere tucte le tue paghe integramente bone sufficiente et
fidate, per la mittà balistreri et l’altra mittà pavesani; et de quelle fare le monstre secondo l'ordini
del banco nostro deli soldati.
Sexto, volimo che oltre le nostre munitione debii stare molto ben fornito dele tue et havere sempre
tante victualie dele tue in dicta rocha che te possano bastare almanco sey mesi.
Septimo, non volimo che in dicta rocha debii fare taverna nè becharia nè patire se gli faci per
alcuno altro nè zugare nè lassar zugare nè inganare nè lassar fraudare li nostri datii per alcuno
modo imo prestaray ogni honesto aiuto et favore perché possino scodere li datii et non siano
inganati.
Ultimo, volimo che stando assiduo con fede et grande vigilantia ad la guardia de dicta nostra
forteza et dela terra de Annone, sentendo cosa alcuna che concernesse l'honore bene et stato
nostro, subito ne debii per tuo messo o littere advisare et fare tucte le altre cose che debbe caduno
fidele castellano et servitore verso el suo signore.
Le quale tucte cose soprascripte te commandiamo debii servare et far servare socto pena de
perdere la vitta et la robba et ogni altra pena che parerà ad nuy.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
62
FRANCESCO SFORZA AD ALBERTO BERZANI DI TORTONA CASTELLANO DELLA ROCCHETTA
DI SANTA MARIA SOPRA TREZZO
SULLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
NON USCIRE SE NON CON LETTERA CON LA SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA PRECEDUTA
E SEGUITA DAL SEGNO . Q . INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU SOLO CON
LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA (MA FINO A TRE PERSONE “LE
RECEPTI COMO PARERÀ A TI”!)
1452 marzo 9, Milano.
99r
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali nuy damo ad ti, Alberto de Berzano da Terdona, nostro castellano della rochetta de
Sancta Maria sopra Trezo, li quali te comandiamo debbi intregamente observare non
contrafacendogli in cosa alcuna, socto pena della vita.
Data Mediolani, die nono martii MCCCCL secundo.
Primo, tu teneray continuamente quella forteza ad nome devotione et fidelità nostra, guardandola
dì et nocte cum ogni studio et diligentia et non la consignaray may ad persona alcuna senza nostra
lettera soctoscripta de nostra propria mano, como è questa et senza lo contrasingno havemo cum
ti.
Item, non te partiray may della dicta forteza per littere te fossero portate o ambassiate te fossero
facte, se non vederay nostra littera soctoscripta de nostra propria mano come è questa, et che
denanzi alla subcriptione de nostra mano sia uno singno cussì facto .o-. et un altro dreto la dicta
subscriptione simele.
Item, in quella forteza non receptaray may da doe o tre persone in suso, senza nostra littera
soctoscripta de nostra propria mano, como è questa, et che in la dicta littera, dal canto de sopra,
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sia scolpita la corniola nostra grande in cera biancha como è qui de sopra, ma fino ad tre persone
siamo contenti le recepti como parerà ad ti, havendo advertentia de non torre se non persone
fidate.
Item, teneray tucte le paghe toe quale devi tenere, che siano bone et fidate, sforzandote de tuorle
delli luochi nostri et ad nuy soctoposti; et delle monitione sonno in in quella rocha, non dare ad
persona alcuna né consumar per ti senza nostra licentia soctoscripta de nostra propria mano,como
e' questa.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
63
FRANCESCO SFORZA A PIETRO ED AZZO RATTI CASTELLANI DELLA ROCCA DI
CASALMAGGIORE IN MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO
CHE HA CON LUI. INGRESSO FINO A QUATTRO PERSONE COME PARERÀ A LORO. ANGELO DE CAPOSILVIS,
FAMIGLIO DUCALE, PUÒ ENTRARE E USCIRE CON QUANTA GENTE GLI GRADIRÀ. QUANDO VORRÀ
L’INGRESSO DI PERSONE INVIERÀ UNA LETTERA DUCALE CON LA SOTTOSCRIZIONE INFRAMMEZZATA DA
UN SEGNO , OLTRE ALLA CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA. L’USCITA LORO È CONDIZIONATA DAL
RICEVIMENTO DI UNA LETTERA DUCALE CON LA SOTTOSCRIZIONE INFRAMMEZZATA.
1452 marzo 9, Milano.
101r
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali damo ad vuy, Pedro et Azzo Ratti nostri castellani della rocha de Casalmaiore li quali
volimo et ve comandiamo debiati observare inviolabilmente, non contrafacendogli in cosa alcuna
per modo veruno, socto pena della vita.
Data Mediolani, die nono martii 1452.
Primo, vuy teneriti continuamente quella forteza ad nome, fidelità et obedientia nostra, la quale
guardareti et custoderiti cum ogni vostra diligentia dì et nocte, non perdonando ad fatiga alcuna, et
quella non consignariti may ad persona del mondo se non vederiti nostra littera soctoscripta de
nostra propria mano como è questa, et se non ve mandarimo el contrasigno havimo cum vuy.
Item, in quella rocha non receptariti may da tre o quatro persone in suso, senza nostra littera
soctoscripta de nostra propria mano como sta qui de socto, ma fino ad quatro persone siamo
contenti le receptati como pare ad vuy, havendo advertentia de non receptare se non persone
fidate; et volimo che tanto che Angelo da Caposilve, nostro famiglio, starà lì ad Casalmaiore, vuy lo
debiati lassare intrare et insire in quella rocha cum pochi et cum assay una volta et più, como
parerà et piacerà ad luy; et quando vorimo che receptati gente alcuna, nuy ve scriverimo una littera
soctoscripta de nostra propria mano cum lo signale in mezo como sta qui de socto et cum la
corniola nostra pichola de sopra in cera biancha, como sta qui de sopra.
101v Item, non volimo che nissuno de vuy duy ve partati de quella rocha senza nostra littera
soctoscripta de nostra propria mano cum lo signale in mezo, como sta qui de socto.
Item, non volimo che delle munitione sonno in quella rocha vuy debiati movere, consumare ne'
dare ad persona alcuna senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano cum lo signale in
mezo como sta qui de socto. Tucti quisti ordini volimo debiati observare et non contrafargli in cosa
alcuna socto pena de perdere la vita, como havimo dicto de sopra.
Franciscus Sfortia Vicec Τ omes manu propria subscripsit.
Cichus.
62
64
FRANCESCO SFORZA A ANTONIO DEL PENA CASTELLANO DELLA ROCCA DI MONTE LUCULO
SULLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. USCITA
DEL CASTELLANO SOLO CON AUTORIZZAZIONE AVUTA CON LETTERA DUCALE. ENTRI UNA
PERSONA ALLA VOLTA: PER PIÙ PERSONE OCCORRE AVERE UNA LETTERA DUCALE CON LA
CORNIOLA PICCOLA IN CERA BIANCA. FACCIA FARE AI SOLDATI LE MOSTRE COMANDATE .
DIVIETO DI TAVERNA, BECCARIA E BARATTERIA.
1458 febbraio 9, Milano.
102r
Mediolani, viiii februarii 1458.
Questi ordeni infrascripti volimo che servi ti, Antonio del Pena, finché serai castellano dela nostra
rocha de Monte Luculo.
Primo, volimo che dicta forteza con bona cura fede sollicitudine et vigilantia servi ad noy et nostri
figlioli et successori, et quelle non consignaray may ad persona del mondo, sia chi se voglia, se
non te lo scrivemo per littere de nostra propria mano con la parte del contrasigno havemo con ti.
Item, volimo che dì et nocte debii con diligentia attendere ala guardia de dicta rocha et de quella
non te debii may partire senza nostra licenzia sottoscripta de nostra propria mano.
Item, volimo che in dicta forteza non debii may lassare intrare più de una persona ala volta et
quando noy vorremo che in essa gli recepti più de una persona, te lo scriverimo per nostre littere
sottoscripte de nostra propria mano, et dentro d’essa littera serà scolpita la nostra corniola piccola
in cera biancha.
Item, volimo che quelle monitione hay in dicta rocha dele nostre o vero gli faremo mettere per
l'avenire, le debii ben servare et non ne dare may cosa alcuna, ne' piccola né grande ad homo del
mondo, sia chi se voglia, se non te lo scrivemo per nostre littere sottoscripte de nostra propria
mano, et ultra le nostre monitione, volimo staghi fornito dele toe, almanco per sey mesi.
Item, volimo che tenghi tucte le toe paghe de continuo integramente et siano fidate apte et
sufficiente, et per la mità balestreri et l'altra mità pavesani; et per quelli ne facia debita descriptione
et monstre, secondo l'ordini nostri dela bancha di soldati.
102v Item, volimo che in dicta rocha non faci, ne' per veruno altro lassi fare taverna beccaria, ne'
barattaria né alcuna altra cosa contra l'ordini nostri predicti. Le quali cose tucte servaray sotto
pena dela testa et ogni altra pena parerà ad noy.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Marchus.
Cichus.
65
DA FRANCESCO SFORZA A BIAGIO RENDA CASTELLANO DELLA ROCCHETTA DI SAN LUCA DI
CREMONA RELATIVA ALLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO
CHE HA CON LUI. PUÒ ANDARE NELL’ORTO DELLA ROCCA, MA NON DEVE USCIRE SENZA UNA
LETTERA CON UNA SOTTOSCRIZIONE DUCALE PRECEDUTA E SEGUITA DA UNA CROCE.
ACCOLGA BIANCA MARIA E GALEAZZO CON IL LORO SEGUITO. INGRESSO DI OLTRE DUE
PERSONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA CROCE DAVANTI E DIETRO LA
SOTTOSCRIZIONE DEL DUCA E AVENTE ANCHE UNA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
1452 febbraio 12, Milano.
103r
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali nuy damo ad ti, maistro Biasio da Renda, castellano della rochetta nostra de Sancto
Luca de Cremona, li quali volimo debbi intendere bene et observare integramente, non
contrafacendogli in cosa alcuna socto pena de perdere la vita.
Data Mediolani, die xii februarii 1452.
Primo, tu, maistro Biasio, teneray quella rocha et la porta ad nome fidelità et ubedientia nostra,
tenendo la rocha et la porta ben fornita delle paghe deve tenere, le quale te sforza tenere che
63
siano delle terre et lochi nostri, et non la consignaray may ad homo del mondo et sia chi voglia,
senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano, como è questa, et senza lo contrasigno
havimo cum techo.
Secundo, siamo contenti che per tuo piacere tu possi andare nel orto della rocha, ma fuora dela
rocha non ensire may senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano, como è qui de
socto, cum una cruxe cussì facta + denanzi et un’altra dreto la subcriptione.
Tertio, siamo contenti che accadendo che la illustrissima madonna Biancha nostra consorte o
Galeazzo nostro figliolo, volessero vinire in quella rocha li debbi receptare como piacerà a lhoro,
cum quilli condurranno cum seco. Cussì siamo contenti che, per bisongno tuo o della rocha tu
possi receptare una o due persone, como parerà ad ti, ma altre persone 103v non volimo debbi
receptare, et sia chi voglia, senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano cum la croxe
denanzi et dreto alla subscriptione, como è nel segondo capitulo et se non vederay nella dicta
littera scolpita la corniola nostra pichola in cera verde, como è qui de sopra.
Quarto, le monitione sonno in quella rocha et porta volimo debbi ben custodire et conservare et de
quelle non movere ne' consumare cosa alcuna, ne' per littere ne' ambassiate darne veruna ad
persona del mondo, senza nostra littera soctoscripta de nostra propria mano como è qui de socto.
Franciscus Sfortia Vìcecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
66
FANCESCO SFORZA A GIACOMO POGLIANI DI CREMA CASTELLANO DELLA ROCCA DI VARZI
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
PUÒ ACCOGLIERE DUE PERSONE, PURCHÈ GLI SIANO BEN NOTE: PER PIÙ PERSONE
OCCORRE CHE ABBIA UNA LETTERA DUCALE CON UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
PER USCIRE DEVE AVERE UNA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA.
1452 giugno 16, Milano.
105r
In castris apud Longhenam et Addellum, xvi iunii MCCCCLII.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordini et modi per nuy dati ad Iacomo Poyano da Crema, nostro castellano della rocha de Varzi li
quali luy deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare socto pena della
testa.
Imprimis: ti, Iacomo teneray ad nome fidelità et obedientia nostra la dicta rocha et quella non
consignaray may per alcun tempo ad homo che viva senza littera soctoscripta de nostra propria
mano et senza lo contrasingno che havimo cum ti.
2°, tu non receptaray may in la dicta rocha da due persone in su, et queste due persone non le
receptaray se tu non saperay molto bene chi sonno ad ciò che non te intervenisse sinistro alcuno.
Et quando voremo che tu recepti più una gente che un'altra in essa rocha, la littera sarrà
soctoscripta de nostra mano propria et ultra ciò in la dicta littera gli sarra' scolpita la nostra corniola
grande cum la cera rossa dentro, como sta qui de sopra.
3°, non volimo che tu per modo alchuno vadi fora della dicta rocha senza littera soctoscripta de
nostra mano propria.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
64
67
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI ANTONIO DI PARMA CONNESTABILE DELLA PORTA DI SAN
LAZZARO DI PIACENZA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. PUÒ DI GIORNO ANDARE DUE VOLTE PER LA CITTÀ, MA
PER NON PIÙ DI UN’ORA ALLA VOLTA. PER L’USCITA DI NOTTE GLI OCCORRE UNA LETTERA
DUCALE. DIVIETO DI FARE TAVERNA, BECCARIA, DI GIOCARE E DI FRODARE I DAZI, MA DARE,
INVECE, AIUTO AI DAZIERI.
1458 novembre 20, Milano.
105v
Mediolani, die xx novembris 1458.
Ordines cum Iohanne Antonio de Parma conestabili porte Sancti Lazari Placencie.
Iohanne Antonio, volimo et te comandamo che quella nostra porta con sincera fede cura et
vigilancia nella debii ben guardare et servare ad nuy et nostri figlioli et successori et non
consignaray may ad persona del mondo che viva, sia chi se voglia, per ambassata né
commandamento te fossero facti, se non quando nuy te lo scriveremo per littere sottoscritte de
nostra propria mano et te mandarimo la parte del contrasigno havemo con ti.
Item, volimo che continuamente debii stare dì et nocte alla guardia de dicta porta et da quella non
te partire may de nocte; de dì semo ben contenti che possi andare doe volte el dì per la cità per
fare li facti toi, con questo che non staghi absente dala dicta porta più de una hora per volta, ma de
nocte non te partiray may, como è dicto, se non te lo scriveremo nuy per littere sottoscritte de
nostra propria mano.
Item, volimo che tucte le municione che sonno in dicta porta, dele nostre o vero che gli facessemo
mettere per lo avvenire, le debii ben servare et guardare et de quelle non ne dispensare né dare
may veruna cosa né picola né grande ad persona del mondo, se non te lo scrivemo nuy per littere
sottoscritte de nostra propria mano.
Item, volimo che oltra le nostre monicione, debii stare continuamente fornito dele toe almanco per
sey mesi de l’anno.
106r Item, volimo che, debii tenere continuamente le toe paghe, per la mittà balestrieri et l'altra
mittà pavesani, fino al compito numero, che sianno bone et sufficiente, secondo l’ordini nostri et el
tenore della toa littera.
Item, volimo che in essa porta non lassi fare taverna ne' beccaria, ne' la faci fare ne lassi iocare ne'
per modo alcuno patire che per essa siano inganati nè fraudati li dacii, immo alli dacieri prestaray
o[gni] aiuto et favore.
Le quale tutte cose servaray et faray servare per li tuoy sotto pena de havere tagliato el capo [et]
ogni altra pena parrà ad nuy.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
68
FRANCESCO SFORZA AD AMBROGIO VISMARA CASTELLANO DELLA FORTEZZA DI OLOGNO
SULLA CESSIONE CON LETTERA CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DI PIÙ DI DUE PERSONE SOLO CON
LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA CON LA TESTA DI DONNA IN CERA ROSSA.
1452 giugno 20, presso “castrum Gonellarum”.
107r
In castris prope castrum Gonell[arum], die xx iunii MCCCCLII.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordini et modi per nuy dati ad Ambrosio Vismala nostro castellano della forteza de Olongo, li quali
luy deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare per alcuno modo, socto
pena della testa.
Imprimis, ti Ambrosio, tenerai ad nome, fidelità et obedientia nostra la dicta forteza et quella non
consignaray may ad homo che viva, senza lettera signata dentro della nostra corniola picola cum
la cera verde et cum lo contrasingno che havimo cum ti.
65
Secundo, siamo contenti che, tucta volta. te parerà, possi in dicta forteza receptare due persone
alla volta, quale ad ti siano cognite; da due persone in su non volimo recepti niuno se tu non vedi
lettera soctoscripta de nostra mano propria et signata dentro della nostra corniola della testa della
donna cum la cera rossa, come sta qui de sopra.
Tertio, non volimo che de monitione nostra sia in la dicta forteza tu non ne daghi ad persona
alcuna, senza littera soctoscripta de nostra mano propria como sta qui de socto.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
69
FRANCESCO SFORZA A DIONISIO DI ORTE CONNESTABILE DELLA PORTA BOLOGNESE DI
PARMA SULLA CESSIONE DELLA PORTA SOLO CON LETTERA DUCALE E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. PUÒ ALLONTANARSI DI GIORNO DALLA PORTA PER UN’ORA
O DUE: NON PUÒ FARE ALTRE USCITE SENZA LICENZA SCRITTA DEL DUCA.
IL 24 DI DETTO MESE DIONIGI HA GIURATO DI ATTENERSI AI SUCCITATI ORDINI ALLA
PRESENZA DI MARCO TROTTI
1456 dicembre 23, s.l.
107v […. ] die xxiii decembris MCCCCLVI.
Questi sonno ordeni da observare per ti, Dionisio da Orte, connestabele de Porta Bolognese della
nostra città de Parma, sotto penna contenta in li ordeni nostri della bancha di soldati et oltra al
nostro arbitrio.
Primo, volemo che la dicta porta la debii cum ogni fede cura et sollicitudine ben guardare et
servare a nuy et nostri figlioli, non la consingnando may ad persona che viva, senza nostra littera
sottoscripta de nostra propria mano et senza la parte del contrasigno havimo cum ti.
Secondo, volimo che dì e nocte debii stare continuamente con bona cura et sollicitudine alla
guardia de dicta porta et da quella non te partire may senza nostra licentia in scripto, salvo che
siamo contenti che per tuoy bisogni possi de dì andare per la città una hora o doe ogni dì, ma
altramente non te absentaray may senza nostra licentia como è dicto.
Tercio, volimo che cum ti alla guardia de dicta porta tenghi tutte le paghe toe, segondo in la lettera
patente te havimo facta se contene per la mità balestreri et l’altra mità pavesani, como disponeno
li pedicti ordeni nostri della bancha di soldati.
Cichus.
Die xxiiii suprascripti mensis et anni datum fuit iuramentum supradicto Dionisio de Orta quod
observaret suprascripta capitula; que sic promissit observare et attendere et in manibus domini
Cichi iuravit, presente Marcho de Trottis canzellario.
70
FRANCESCO SFORZA A DOMENICO DAI COMO
CONNESTABILE DELLA PORTA DI SAN FRANCESCO DI PARMA SULLA CESSIONE CON
LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. PUÒ ALLONTANARSI DALLA
PORTA SOLO CON LICENZA DEL DUCA.
1457 settembre 10, Milano.
108r
Mediolani die x septembris 1457.
Ordeni da essere observati per Domenico da Como, connestabile de Porta Sancto Francesco de
Parma.
Primo, de tenere et conservare dicta porta ad nostra obediencia et non la consignare may ad
persona alcuna, de che grado et condecione voglia se sia, senza littere sottoscritte de nostre
propria mano et la parte del contrasigno hevemo con ti.
66
Item, non te partiray may dale guarda de dicta porta senza nostra licencia sottoscritta de nostra
propria mano, reservando sempre la licencia te havimo concessa per le nostre patente, con le
clausule et condicione che in esse nostre patente se contengono.
Item, che sempre ne saray fidele et obediente et che teneray tutte le toe paghe integramente,
secondo l’ordeni nostri della banca deli soldati.
Le quale tutte cose servaray et promette servare con tuo sacramento et sotto pena dela testa.
Cichus.
71
FRANCESCO SFORZA A TOMMASO E IULIANO DE CALVINI DI TORTONA CASTELLANI DELLA
ROCA DI SOMMOVICO DI FIORENZUOLA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON
IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI E SIGILLATA CON IL SIGILLO DUCALE IN CERA ROSSA.
UNO DEI DUE PUÒ USCIRE COME GLI TALENTA, MENTRE L’ALTRO NON PUÒ “USIRE UNO
PASSO FORA” SENZA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
POSSONO FARE ENTRARE DUE PERSONE ALLA VOLTA: QUANDO IL DUCA VORRÀ CHE ENTRI
ALTRA GENTE, LO FARÀ LORO SAPERE CON UNA LETTERA CON UN SEGNO PRIMA E DOPO LA
SUA SOTTOSCRIZIONE E CON LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA VERDE.
1452 agosto 12, vicino a Quinzano.
109r
Mcccclii die xii augusti, prope Quenzanum.
Franciscus Sfortia Viceomes dux Mediolani, et cetera.
Ordini et modi per nuy dati ad ser Thomasso et Iuliano de Calmini da Terdona, nostri castellani
della rocha de Summovico de Fiorenzola, li quali degono firmiter et inviolabiliter observare et non
contrafare in cosa alcuna socto pena della testa.
Imprimis, vuy, ser Thomasso et Iuliano, teneriti ad nome fidelità et obedientia nostra la dicta rocha
et quella non consignareti may ad homo che viva, senza lo contrasingno che havimo cum vuy et
senza littera soctoscripta de nostra mano propria et sigillata cum lo nostro sigillo ducale cum la
cera rossa.
Secondo, siamo contenti che remanendo continuamente uno de vuy in la forteza, l'altro de vuy
possa andare fora ad procurare suoy facti et quello bisongna per manutenzione et governo d'essa
rocha; et quello tale che remanerà se guarde, per quanto ha cara la vita, non usire uno passo fora
dela forteza senza littera signata della nostra corniola grande cum la cera rossa dentro della littera,
come sta qui de capo.
Tertio, siamo contenti che ogni volta voreti per vostro piacere lassati intrare in la dicta rocha doe
persone alla volta, che siano però cognite a vuy, et quando volerimo che, per bisogno o necessità
alchuna vuy receptati più una gente che un’altra, la littera che ve scriveremo serrà soctoscripta de
nostra mano propria cum uno signale dinanzi et un altro dereto alla nostra soctoscriptione come
sta qui de socto; et oltra ciò dentro la dicta littera gli sarrà scolpita la nostra corniola del pino cum
la cera verde, como sta qui de socto.
109v Quarto, teneriti continuamente fornita la dicta rocha per sey mesi per ogni bisogno che
podesse acchadere et delle monitione che saranno in la dicta rocha non dareti may ad niuno
senza littera soctoscripta de nostra mano propria.
Ultimo, teneriti tucti li fanti che doveti tenere, che siano boni et fidati et siano delle terre et luochi
nostri; et denique fareti tucto quello che sonno tenuti fare li boni et dericti castellani verso li signori
suoi, attendando et de dì et de nocte cum ogni studio et solicitudine ala bona cura et guardia della
forteza.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. qo
67
72
FRANCESCO SFORZA ATORIZZA UN CASTELLANO A USCIRE DAL CASTELLO DOPO LA PACE
DI LODI (LETTERA DEL 20.VII.1454) “NONOBSTANTE ORDINE NÈ COSA IN CONTRARIO”, PUÒ USCIRE
DALLA FORTEZZA E STARE FUORI DUE O TRE ORE PER VOLTA, MA SOLO SE LE COSE DUCALI SONO IN
PACE “COMO STANO DE PRESENTI”.
1454 luglio 20, Milano.
Dux Mediolani, et cetera.
Dilecte noster, siamo contenti et per questa te concedimo che, non obstante ordine nè cosa
alchuna in contrario, tu possi una volta al dì eusire de quella nostra forteza et stare de fora doe o
tre hore per volta, per tuo piacere; volimo però, et così te commandiamo, habbi bona advertencia
de non eusire d'essa nostra forteza quando havessi dubio o suspecto de cosa alchuna, ma stando
le cose nostre dellà in pace, como stano de presenti, siamo contenti che una volta al dì tu possi
eusire como havimo dicto. Et per toa chiareza havimo soctoscripto la presente de nostra propria
mano.
Mediolani, die xx iulii 1454.
Franciscus Sforcia Vicecomes manu propria subscripsit.
73
FRANCESCO SFORZA A GIACOMO SCOTTO DA MONZA CASTELLANO DELLA TORRE DI
PORTO SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON
LUI. INGRESSO SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
NON PUÒ ASSENTARSI SENZA AUTORIZZAZIONE SCRITTA DEL DUCA.
IL PRIMO FEBBRAIO [1453] GIACOMO SCOTTO VIENE REVOCATO.
1452 agosto 15, vicino Quinzano.
111r
MCCCCLII die xv augusti, prope Quinzanum.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordini et modi per nuy dati ad Iacomo Scotto da Monza, nostro castellano della torre de Porto, li
quali deve firmiter ot inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare, socto pena de la
testa.
Imprimis tu, Iacomo, teneray ad nome fidelità et obedientia nostra la dicta torre et quella non
consignarai may ad homo che viva senza lo contrasigno havimo cum ti et senza lettere
suctoscripte de nostra mano propria, come sta qui de socto.
Secundo, volimo che tu non lassi intrare gente alchuna senza lettera soctoscripta de nostra mano
propria et che dentro d'essa littera gli sia scolpita la nostra corniola grande in la cera rossa como
sta qui de sopra.
Tertio, non volimo per modo alchuno ti debbi absentare dala dicta torre, senza lettera soctoscripta
de nostra mano propria.
Quarto, teneray tucti li fanti che devi tenere, che siano boni et fidati et siano della terre et lochi
nostri.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
Mediolani, die primo februarii. Scriptum fuit suprascripto castellano quod dominus eum revocavit.
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
68
74
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI DA PERUGIA CASTELLANO DELLA ROCCA DI SAN
GIOVANNI IN CROCE SULLA CESSIONE CON LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. PUÒ USCIRE SOLO CON LICENZA SCRITTA DEL DUCA.
INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA DUCALE CON CORNIOLA GRANDE IN
CERA VERDE
(“MA UNA O DUE PERSONE SIAMO CONTENTI POSSI RECEPTARE, COME PARERÀ A TI”!)
1450 settembre 14, presso Quinzano
113r
Ex campo apud Quinzanum, die xiiii septembris MCCCCLII secundo.
Primo, tu teneray quella forteza continuamente ad nostra obedientia devotione et fidelità, et
actenderay dì et nocte alla bona guardia et quella non consignaray may ad persona del mondo, se
non vederay nostra lIttera soctoscripta de nostra mano propria como è la lIttera patente del’officio
tuo, et se non te sarrà portato lo contrasingno havimo cum ti.
Secondo, tu non eusiray mai fora della dicta rocha senza nostra licentia in scripto, soctoscripta de
nostra mano propria, como e' dicto de sopra.
Tertio, non receptaray mai nella dicta rocha da due persone in suso senza nostra littera
soctoscripta de nostra propria mano, come è dicto, nella quale lettera sia scolpita nel cantone de
sopra la corniola nostra grande in cera verde, come è qui de sopra; ma una o due persone siamo
contenti possi receptare, come parerà ad ti.
4°, teneray et conservaray molto bene le monitione sonno in quella nostra rocha et de quelle non
ne consumaray per ti ne daray cosa alchuna ad persona del mondo, senza nostra littera
soctoscripta de nostra propria mano come è dicto.
Ordini quali nuy damo ad ti, Iohanne da Perosa, castellano nostro della rocha de Sancto Iohanne
in Croxe, li quali te comandiamo debbi observare intregamente et in nissuna cosa contrafargli
socto pena de perdere la vita. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
75
FRANCESCO SFORZA A PAOLINO DEL MANGANO CASTELLANO DELLA ROCCA DI SERRIA DI
CASTELLEONE SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. NON DEVE USCIRE, NÈ FARE USCIRE PIÙ DI DUE SOLDATI SENZA LETTERA DUCALE CON LA
CORNIOLA PICCOLA IN CERA ROSSA: UNICAMENTE PER BISOGNO DELLA ROCCA O PER IL
PAGAMENTO DELLE PAGHE PUÒ FARNE USCIRE UNO. SE HA SENTORE DI COSA ALCUNA
CONTRO LO STATO O CONTRO LA FAMIGLIA DUCALE NE DIA IMMEDIATA INFORMAZIONE E CERCHI DI
PROVVEDERVI.
1452 ottobre 1, campo apud Lenno.
114r
Ex campo apud Lennum, die octobris MCCCCL secundo.
Dux Mediolani, et cetera.
Ordini quali nuy damo ad ti, Paulino del Mangano, nostro castelano della roccha de Serrio de
Castelione, li quali te commandamo debbi integramente observare, non contrafacendoli, in cosa
alcuna, como hay zurato de fare, sotto pena de perdere la vita senza remissione.
Primo, volemo debbi tenere quella roccha ad nostra obedientia, devotione et fidelità et quella non
consignare mai ad persona del mondo, sia chi voglia, senza nostra littera sottoscripta de nostra
propria mano, como è questa et senza lo contrasigno havimo con teco.
2°, volemo che tu debbi tenere tucte le toe paghe quale siano bone et fidate, et attendere dì et
nocte alla bona guardia d'essa roccha et per littere te fossero portate et ambasciate te fossero
facte, non te partire mai fora dela dicta roccha, né mandare fora d'essa roccha da doe persone in
69
suso delle paghe toe, senza nostra littera soctoscripta de nostra mano propria, como è questa,
nella quale sia scolpita de sopra la corniola nostra piccola in cera rossa a, como è qui de sopra;
ma per bisogno della roccha et sollicitare al pagamento dele paghe toe, siamo contenti et volemo
tu mandi solum uno famiglio fora della roccha, como parerà a ti, ma in tempo de suspecto volemo
tegni tucti li toi presso de ti, che scandalo non possa intervenire.
114v 3°, volemo che tu debbi tenere cum bona et oportuna diligentia tucto le monitione sonno al
presente et che seranno poste nel advenire nella dicta roccha, et de quelle non dare ad persona
del mondo, non consumare per ti cosa alcuna senza nostra licencia soctoscripta de nostra mano
propria, como è questa. alcuna quale fosse contra el stato et honore nostro, che subito o per littere
o messi ad toa possanza
4°, volemo, se tu sentesse cosa ce ne debbi avisare et provedere et remediare ad tucto quello
porrai et saperai in questo et in ogni altra cosa pertinente al’honore bene et stato nostro, della
illustrissima madona Biancha nostra consorte et de nostri figlioli, como sono tenuti de fare li boni
fideli et leali castellani.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. b
Cichus.
a In interlinea rossa corretta su bianca depennata.
b La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
76
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI SANTOCCIO E PAOLO DE CASSANI DI COTIGNOLA CASTELLANI DEL
CASTELLO GRANDE DI CREMONA IN MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI OLTRE A UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA. SI LASCI ENTRARE
BIANCA MARIA CON TUTTA LA SCORTA. POSSONO PER NECESSITÀ FARE ENTRARE DUE O TRE PERSONE,
MA NON INTRODUCANO ALTRI FINO A CHE I PRECEDENTI NON SIANO USCITI. QUANDO OCCORRERÀ FARE
ENTRARE GENTE PER DIFESA DEL CASTELLO, IL DUCA INVIERÀ UNA LETTERA CON LA SUA
SOTTOSCRIZIONE PRECEDUTA E SEGUITA DA UNA CROCE E CON UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
CONSENTE CHE DI GIORNI SI MANDINO FUORI DUE FANTI.
1452 ottobre 1, nell’accampamento vicino Lenno.
116r
MCCCCLII die primo octobris, in castris prope Lenum.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordini et modi per nuy dati ad Iohanne Santocio et Polo de Cassani da Cotignola, castellani del
castello nostro grande de Cremona, li quali loro denno firmiter et inviolabiliter observare et in cosa
alcuna non contraffare, per rectum vel indirectum, sotto pena della testa; li quali ordini volimo che
tengano et governano presso de sé, che non li veda né sapia persona del mondo, se non loro duy
soli.
Imprimis, vuy teneriti lo dicto castello et forteza a nome fidelità devotione et obedientia nostra et
quello non consegnareti per alcuno tempo ad persona che viva, et sia et habia nome como se
voglia, se non ve mandiamo lo contransigno che havimo cum vuy et littera che debiati consisnare il
dicto castello et forteza, che sia scrita de nostra propria mano et sigillata cum la nostra corniola
grande cum cera rossa, como sta qui de sopra.
2°, siamo contenti et volimo che, tucta volta la illustrissina madonna Biancha nostra consorte
vinisse ad Cremona, la debiati lassare intrare in lo dicto castello, cum tucti quilli che vorrà la
signoria sua; ultra questo volirno che in ogni cosa che essa nostra consorte ve dirrà et comandarà,
gli debiati credere et obedirla quanto la persona nostra propria, non ostante alcuna altra cosa in
contrario.
3°, siamo contenti che per bisongni et necessitate vostre et del dicto castello, tucta volta che ve
parerà, possiati lassare intrare dentro d'esso castello due fino in tre persone alla volta et non più;
et finché non haveriti mandato costoro fora, non volimo gli lassiati intrare altri, ad cio che non se
multiplicasseno tucte gente ad uno tracto, che havesseno ad generare scandalo né inconveniente
alcuno, ma che lo castello se retrova sempre in vostra libertà et possanza. Et quando vorimo che
in esso castello per salute et deffesa sua e per altro nostro piacere, quando bisongno accadesse,
70
gli receptati gente alchuna da cavallo et da pede in puoco o assai numero, la littera che ve
scriverimo serrà soctoscripta de nostra propria mane, cum una croce denanti et un'altra dreto alla
nostra subscriptione, como sta qui de socto, et dentro d'essa littera gli sarrà scolpita la dicta
nostra corniola grande in cera verde.
116v 4°, non volimo che per alcuno modo vuy né alcuno de vuy vada per conditione del mondo,
fora della pianchetta d'esso castello et maxime durante la presente guerra, ne' gli mandati vostri
fanti, se non duy per volta cioè de dì, de nocte non volimo che ne lassati usire fuora niuno, ma vuy
insieme cum essi vostri fanti, li quali volimo che siano ben fidati et siano delle terre et luoghi nostri.
Actenderiti dì et nocte ad ogni hora ad fare bona et diligente guardia et maxime al presente, che
non intervenga sinistro alchuno, et continuamente del vostro medesimo stareti forniti de fromento
et munitione, da mangiare per sei mesi, ultra la munitione nostre dela quale non volimo tochati se
non in extrema necessità.
5°, delle munitione nostre del castello non volimo dati ad niuno, senza littera soctoscripta de
nostra propria mano.
+Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.+ .3.
Cichus.
77
FRANCESCO SFORZA A SACCO DA COTIGNOLA CONESTABILE DELLA PORTA DEL PO A CREMONA SULLA
CESSIONE CON LETTERA DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. FACCIA USCIRE UN SOLO
FANTE ALLA VOLTA E ATTENDA IL SUO RITORNO PER LA SORTITA DI UN ALTRO. NON CONSENTA
BARATTERIA, NÈ ALCUN GIOCO. DEVE AVERE FARINA PER QUATTRO MESI OLTRE A VINO E ALTRE
“MUNITIONE”. VUOLE CHE BIANCA MARIA SIA UBBIDITA IN TUTTO.
UGUALI ORDINI EBBERO: AMBROGIO DA POLICASTRO, CONNESTABILE DELLA PORTA DI TUTTI I SANTI ;
AGOSTINO DA PIETRASANTA, CONNENSTABILE DELLA PORTA DI SAN MICHELE ; LEONE DA COTIGNOLA,
CONNESTABILE DELLA PORTA MOISE DI CREMONA.
1452 ottobre 2, in castris prope Lenum.
118r
Ordini dati a Sacho da Cotignola, conestabile della porta de Po de Cremona.
In castris prope Lenum, die ii octobris 1452.
Imprimis, tu tenerai la dicta porta a nome fidelità devotione et obedientia nostra, alla cui guardia dì
et nocte, cum tucti li tuoi fanti, cum ogni studio cura et solicitudine attenderai, et durante la
presente guerra non volimo per modo alcuno che tu te absenti dalla dicta porta de dì nè de nocte
ad alcuna hora, socto pena della testa.
2°, non volimo per modo alcuno tu consegni quella porta ad homo che viva, senza lo contrasingno
che havimo cum ti et ultra ciò che la dicta littera ti scriveremo debbi consignare la dicta porta sia
soctoscripta de nostra propria mano.
3°, ti dicimo et comandiamo che de dì non lassi andare fuora della dicta porta niuno delli tuoi fanti,
se non uno alla volta, et finchè non sia tornato colui non lassare andare niuno delli altri, ma fa che
continuo stiano ad ogni hora alla guardia della dicta porta.
4°, tenerai tucti li fanti che devi tenere, che siano boni et che siano delle terre et luochi nostri.
5°, per fugire ogni scandalo che potesse introvenere et maxime durante la presente guerra, volimo
et te comandiamo che, per quanto hai cara la vita tua, non tenghi nè lassi tenere barattaria nè
giocho alcuno socto quella porta nè dalli tuoi né da altri.
6°, volimo che tu staghi continuamente fornito per quatro mesi de farina, vino et altre miunitione,
per ogni caso che potesse intervenire.
118v 7°, como te havimo facto dire, te repplicamo, per quanto hay cara la vita, de nocte tu non
debbi aprire la pianchetta ad homo che viva, salvo ad cavallari et messi che portasseno littere
inanzi et indreto t ad quisti volimo che habbi molto bene l’occhio adosso et vedere chi sonno et
cussì altri che andasseno per nostri facti.
Ultimo, volimo che se la illustrissima madona Biancha Maria nostra consorte ti comandasse overo
ti ordinasse più una cosa che un'altra, tu la debi ubedire quanto la nostra propria persona, non
ostante alcuna altra cosa in contrario.
71
Cichus.
Loco et die suprascriptis habuerunt similes ordines Ambrosius de Policastro, conestabilis porte
Omnium Sanctorum, Augustinum de Pretasancta, conestabilis porte Sancti Michaelis et Leo de
Cotignola, conestabilis porte Mosie civitatis Cremone.
78
FRANCESCO SFORZA AL CASTELLANO ANGELO DELLA ROCCHETTA DI SANTA CROCE DI PARMA SULLA
CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. INGRESSO DI SOLE DUE
PERSONE ALLA VOLTA. GLI È FATTO DIVIETO DI USCIRE SENZA LICENZA DEL DUCA. QUANDO IL DUCA
VORRÀ CHE ACCOLGA QUALCHE PERSONA GLI FARÀ AVERE UNA LETTERA DA LUI SOTTOSCRITTA.
1453 giugno 23, nell’accampamento vicino Seniga.
120r
MCCCCLIII, die xxii iunii in castris prope Senigam.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani, et cetera.
Ordini dela rocheta de Sancta Croce de Parma.
Imprimis, ti, Angelo, tenerai la dicta rochetta ad nome fidelità et obedientia nostra et quella mai per
alcun tempo non consignarai ad persona che viva, senza lo contrasigno che havimo con ti et
senza lectera soctoscricta de nostra propria mane.
Item non volimo che tu recepi in la dicta rochetta da doe persone in su alla volta; perché non te
intervengha sinistro alcuno, Et così non volimo che per modo alcuno vadi de fora della rochetta
senza nostra licentia.
Item tenerai tucti li fanti che devi tenere che siano boni et sufficienti et tali che tene possi molto ben
fidare.
Item volimo che de monitione nostra che sia o serà in lo advenire in la dicta rochetta tu non ne
daghi ad niuni senza littera sottoscripta de nostra mano propria et del tuo proprio volimo che
continuo tu staghi fornito in la dicta rochetta almanco per sei mesi de monitione et victualie da
mangnare.
Item quando volerimo che per caso alcuno tu recepi in la dicta rochetta gente alcuna la littera che
te scriveremo sarà soctoscripta de nostra propria de nostra mano propria [……….]
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
79
COPIA DELLA LETTERA INVIATA (1453) AL DUCA DAL CARDINALE ROTOMAGENSE
(GUILLAUME D’ESTOUTEVILLE, CARD. DI ROUEN). FA PRESENTE AL DUCA
CHE LA PERSONA PER LA QUALE CHIESE “UN MEDIOCRE VESCOATO O ALTRO BENEFITIO ET
DIGNITATE, CHE ASCENDA PER FIN A LA SOMMA DE DUCATI CCC”, È IL NOVARESE ANSELMO
DE MAGIO, SCRITTORE APOSTOLICO, SUO SERVITORE E “PARTESANO DE VOSTRA SIGNORIA”.
PREGA LO SFORZA DI VOLER SCRIVERE AL PAPA PERCHÈ, FACENDOSI LIBERO NEL
NOVARESE UN BENEFICIO DEL VALORE ACCENNATOGLI, NE INVESTA IL DETTO ANSELMO.
GLI PRECISA CHE, AL DI LÀ DELLE LETTERE PER ANSELMO E PER GIOVANNI BATTISTA, SUO
SEGRETARIO, DELLE LETTERE DI RACCOMANDAZIONE CHE GLI INVIERÀ, TENGA CONTO SOLO
DI QUELLE CHE PORTANO UN CERTO SEGNO.
1453 [luglio], Roma.
Il cardinale Rotomagense raccomnda Anselmo de Magio, cittadino e arcidiacono di Novara, per
un beneficio di trecento ducati.
120v
Copia. Illustrissimo principi duci Mediolani.
Illustrissime princeps et excellentissime domine, come per altre nostre havemo notificato alla
vostra illustre excellencia, quello tale, per cui havemo facta tanta instantia ad uno mediocre
72
vescoato o altro benefitio et dignitate, che ascenda perfin ala somma de ducati CCC, è uno messer
Anselmo de Magio, citadino et archidiacono de Novara, principale scriptore apostolico qui in corte,
nostro intrinsico e cordiale servitore, partesano dela signoria vostra et persona in ogni cosa
benemerita, ala quale desideramo molto de compiacere; unde esse excellencia vostra
affectuosamente pregamo che ex nunc voglia scrivere ala Santità de nostro Signore che,
accadendo vacare in Novarese, overo nele parte circumvicine simile benefitio o dignitade, de che
condictione se sia perfin ala valuta de ducati trecento, la Santità soa ad esso messer Anselmo ne
vogla provedere, senza aspectare altre littere dala excellencia vostra. Come sia, se rendemo certi
che la Signoria vostra de luy restarà sumamente contenta et a noy farà singulare piacere e gratia.
Apresso, perchè da molti siamo solicitati de scrivere in loro favore e ricomendatione ala vostra
excellencia et non li potendo nuy denegare littere che dimandeno, né volendo ancora gravare
tropo la Signoria vostra, dicemo che, exceptuati esso messer Anselmo e Zohanne Baptista, nostro
segretario, de tuti li altri recomandaremo ne faza quello che gli pare et piace; ale nostre littere et
tali recomendationi non daga fede se non sono confirmate dela nostra propria mano cum questo
segno .A. Apparegiati sempre a tutti li comandi dela excellencia vostra li cui sucessi Dio voglia
continuamente prosperare come novamente in Veronese s’è principiato.
Rome, …. [ iulii] 1453.
Ad omnia vostra beneplacita paratissimus cardinalis Rotomagensis manu propria .A.
80
FRANCESCO SFORZA A TOMASO CALVINO DA TORTONA CASTELLANO DELLA ROCCA DI PALAZZOLO
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
SE IL DUCA GLI DOVESSE MANDARE QUALCUNO, LO INFORMERÀ CON UNA LETTERA CON LA SUA
SOTTOSCRIZIONE E AVENTE UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE. NELLA PARTICOLARE CONTINGENZA
BELLICA DEL MOMENTO, NON VUOLE CHE RICEVA ALCUN STRANIERO; IN TEMPI MIGLIORI PUÒ ACCOGLIERE
DUE PERSONE ALLA VOLTA. SE BIANCA MARIA GLI DOVESSE SCRIVERE,
LA OBBEDISCA IN TUTTO QUELLO CHE GLI RICHIEDERÀ. GLI VIETA INFINE DI USCIRE SENZA
AUTORIZZAZIONE DUCALE.
1453 novembre 20, Orzinovi.
121v
MCCCCLIII die xx novembris, in castris contra Urceas Novas.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani et cetera.
Ordini et modi per nui dati ad Tomasso Calvino da Tertona castellano de la rocha nostra de
Palazolo, quali lui deve firmiter et inviolabiliter observare et in cosa alcuna non contrafare per
rectum vel indirectum sucto pena dela testa: li quali modi et ordini volimo che tenga et che homo
del mundo non li sappia se non lui solo.
Inprimis, ti, Thomasso, tenerai ad nome devotione et obedientia nostra la dicta rocha et quella
non consignarai maì per alcuno tenpo ad persona che viva, et sia chi voglia, se tu non vidi el
contrasigno che havimo cum ti et littera ad ti per nostra parte directiva suctoscripta de nostra
propria mane como sta qui de socto.
Secondo, attenderai continuo dì et nocte et maxime in questi tempi ala bona cura et guardia d’essa
rocha in modo che non te intervenga sinestro alcuno et durante la presente guerra non volimo che
per alcuno modo dentro dela dicta rocha tu recepti forestiero alcuno; et quando per bisognio che
accadesse o per altro nostro piacere, voremo che gli ricepti più una persona che un’altra da
cavallo o da pedi, la littera che te scriverimo sarà suctoscripta de nostra propria mane et signata
dentro cum la nostra corniola grande in cera verde, como sta qui de sopra. Ben dicimo che tucta
volta siano quietate et riposate le cose et che nel più, se non sia dubio né suspecto alcuno, siamo
contenti che, tucta volta ch’el bisognio te accade, tu possi receptare dentro essa rocha doe
persone ala volta, le quale però tu sappi bene chi siano.
122r Tertio, siamo contenti et volimo che, se la illustrissima madonna Biancha, nostra consorte te
scrivesse più una cosa che un’altra per littera suctoscripta de mano propria dela Signoria sua tu la
obedissi como la persona nostra propria, nonobstante alcuno ordine che tu habbi da nui.
73
Quarto, non volimo che per alcuno modo tu vadi fuora dela dicta rocha, et maxime in questi tempi,
senza littera suctoscripta de nostra propria mane.
Quinto, de monitione nostre, che saranno in quella rocha, non volimo che tu ne tochi né daghi ad
persona alcuna, senza littera suctoscripta de nostra mane.
Sexto, volimo che del tuo proprio tu staghi fornito continuo per sei mesi, per ogni cosa che potesse
accadere.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
81
FRANCESCO SFORZA AD AMBROGIO E AL FIGLIO AGOSTINO DA LEGNANO CASTELLANI DELLA
ROCCA DI ORZINUOVI IN MERITO ALLA CESSIONE CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO,
CHE HANNO CON IL DUCA, E SIGILLATA CON IL SIGILLO DUCALE IN CERA VERDE.
NON SI ASSENTINO SENZA AUTORIZZAZIONE DATA CON LETTERA DEL DUCA, SEGNATA CON UNA
CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA E SIGILLATA CON IL SIGILLO DUCALE IN CERA ROSSA,
TUTTAVIA, RIMANENDO SEMPRE NELLA ROCCA IL FIGLIO AGOSTINO, È CONSENTITO AL PADRE
AMBROGIO DI ASSENTARSI PER OTTO O DIECI GIORNI, DANDONE INFORMAZIONE AL COMMISSARIO
E AL PODESTÀ DI ORZINUOVI. INGRESSO DI DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA DUCALE
CON UNA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
OBBEDISCANO A QUANTO SCRIVE BIANCA MARIA CON LETTERA DA LEI SOTTOSCRITTA.
1453 dicembre 15, vicino a Marcaria.
122v
Prope Marchariam, xv decembris 1453.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani et cetera.
Ordini de Ambrosio da Lignano et Augustino suo figliolo, castellani de li Urcinovi.
Che loro tengano quella rocha ad nome fidelità et obedientia del nostro illustrissimo signore duca.
Che loro non consigneno quella rocha ad niuno senza lo contrasigno che hanno cum lo signore
duca et senza littera signata de mane propria d’esso signore et sigillata cum lo sigillo ducale in
cera verde
Che non se absentino dala dicta rocha senza lettera subscripta de mane d’esso signore et signata
dentro cum la corniola grande in cera biancha et sigillatra del sigillo ducale in cera rossa; ma che,
esso Augustino remanendo continuo fermo in la dicta rocha, lo dicto Ambrosio per octo o per x dì
ala volta, cum saputa et conscientia del commissario et potestà deli Urcinovi, se possa absentare.
Che in la dicta rocha non recepteno da doe persone in suso senza littera subscripta manu propria
domini, et che dentro gli sia scolpita la corniola piccola in cera verde.
Che de monitione del signore non tocheno senza littera subscripta manu propria domini et che de
loro siano continuo forniti per sei mesi.
Che, nonobstante quanto è dicto, che in ogni cosa obediscano la illustrissima madonna duchessa
et littere subtoscripte manu soa, como la persona del signore.
Francischus Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
74
82
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI E FILIPPO, FRATELLI ARCIDIACONI CASTELLANI DELLA
ROCCA DI CHIARI DI CREMONA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON UNA
CORNIOLA PICCOLA IN CERA ROSSA. NON SI ASSENTINO SENZA AVERE LICENZA DATA CON
UNA LETTERA DEL DUCA SIGILLATA CON IL SIGILLO DUCALE IN CERA ROSSA.
RIMANENDO, PERÒ, UNO DI LORO, PUÒ L’ALTRO ASSENTARSI PER OTTO O DIECI GIORNI,
INFORMANDONE IL PODESTÀ DI CHIARI. INGRESSO DI DUE PERSONE IN SU SOLO CON
LETTERA DUCALE SIGILLATA CON SIGILLO DUCALE IN CERA VERDE.
OBBEDISCANO A BIANCA MARIA IN QUANTO LORO SCRIVE CON LETTERA DA LEI SIGILLATA.
1453 dicembre 20, presso Marcaria.
123r
Prope Marchariam, die xx decembris 1453.
Franciscus Sfortia Vicecomes dux Mediolani.
Ordini de Iohanne et Philippo fratelli de Archidiaconi de Crernona, castellani dela. rocha de ChIari.
Che loro tengano quella rocha ad nome fidelità et obedientia del nostro illustrissimo Signore duca
de Mediolano.
Che loro non consigneno mai quella rocha ad niuno, senza lo contrasigno che hanno cum lo
prefato signore, et senza littera subscripta manu propria prefati domini, et oltra questo che in essa
littera sia scolpita la corniola piccola dentro in cera rossa.
Che non se absentino da la dicta rocha senza littera suscripta manu ipsius domini et sigillata del
sigillo ducale in cera rossa, ma che l’uno de loro, rimanendo l’altro continuo fermo in la dicta rocha,
se possa absentare per octo o deci dì ala volta, cum saputa et partecipatione del potestà de Chiari.
Che in la dicta rocha non recepte niuno da doe persone in su ala volta, senza littera subscripta
manu propria ipsius domini et sigillata del sigillo ducale in cera verde.
Che de monitione del signore non tochino, senza littera suctoscripta manu prefati domini.
Che de loro medesmo stiano continuo forniti per sei mesi.
Che, nonobstante quanto è dicto, che in ogni cosa obediscano la illustrissima madonna duchessa
et littere suctoscripte manu soa, como la persona del signore.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
83
FRANCESCO SFORZA AL CASTELLANO DELLA ROCCA DI CARAVAGGIO CON NARDO GRANDE
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE.
PUÒ USCIRE SOLO CON AUTORIZZAZIONE DUCALE. INGRESSO DI DUE PERSONE IN SU SOLO
CON LETTERA DUCALE CON SIGILLO IN CERA ROSSA.
OBBEDISCA A QUANTO SCRIVE LA DUCHESSA.
IL 28 NOVEMBRE A NARDO SI CONCESSE DI USCIRE PER TRE ORE UNA VOLTA ALLA
SETTIMANA PER ANDARE A MESSA.
1453 gennaio 13, presso Marcaria.
123v
MCCCCLIIII die xiii ianuarii, prope Marchariam.
Ordini de la rocha de Caravagio cum Nardogrande.
Che lui tenga quella rocha ad nome fidelità et obedientia nostra et quella mai non consegne ad
niuno senza littera suctoscripta manu propria domini et che dentro essa lettera sia scolpita la
corniola grande in cera verde.
Ch’el non vada fora dela pianchecta dela rocha, senza littera suctoscripta manu prefati domini.
Che in la rocha non recepti da doe persone in su senza littera suctoscripta manu ipsius domini et
sigillata cum lo sigillo ducale in cera rossa.
75
Che de monitione ducale lui non toche in essa rocha, senza licentia del signore, salvo in caso de
estrema necessità.
Che, ultra quello del prefato signore, lui stia continuo in la dicta rocha fornito per sei mesi:
Che. nonobstante cosa dicta de sopra, lui obbedisca madonna duchessa et soe littere suctoscripte
de soa mano propria, como la persona del signore.
Francischus Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
Die xxviii novembris. Per litteras missivas Nardo, fuit ei concessum quod semel in ebdomada
posset ire ad missam per horas tres in vice, ut aparet in registro Glareabdue a folio 399
84
FRANCESCO SFORZA A GALEAZZO BOSSO CASTELLANO DELLA ROCCA DI BRIVIO
SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. INGRESSO A LUI CONSENTITO DI SOLO DUE PERSONE: QUANDO DOVRÀ RICEVERE
GENTE AVRÀ UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
USCIRÀ SOLO SE AUTORIZZATO CON LETTERA DUCALE SIGILLATA CON IL SIGILLO
IN CERA ROSSA.
OBBEDISCA AGLI ORDINI DATIGLI DALLA DUCHESSA CON LETTERA DA LEI SOTTOSCRITTA.
1453 marzo 12, Milano.
124r
Mccccliii die xii martii, Mediolani.
Ordini dela rocha de Brevio cum Galiazo Bosso.
Che lui tenga quella forteza ad nome fidelità et obedientia nostra et quella mai non consegne ad
niuno, senza lo contrasigno et littera suctoscritpta manu propria domini.
Ch’el non recepte da doe persone in su ala volta in la dicta rocha et, quando lui harà ad receptare
corte alcuna in la dicta rocha, la littera serà suctoscripta manu propria domini et dentro d’essa
littera gli sarà scolpita la corniola picinina in cera verde.
Ch’el non vada fuora de la pianchecta d’essa rocha senza littera suctoscripta manu domini et
sigillata del sigillo ducale in cera rossa.
Ch’el non dia de monitionibus domini ad niuno, senza littera suctoscripta manu soa.
Ch’el del suo proprio stia continuo fornito per sei mesi.
Ch’el tenga gente fidata in la dicta rocha et che non sia da Milano in su.
Ch’el nonobstante cosa dicta de sopra, lui obedisca la illustrissima madonna Biancha ducessa et
soe littere suctoscripte de soa mane, como la persona del signore.
Francischus Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
85
FRANCESCO SFORZA A PAGNONE DA LOCATELLO CASTELLANO DELLA ROCA DI VERCURAGO
IN MERITO ALLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE
HA CON LUI. INGRESSO DI PERSONE SOLO CON LETTERE DUCALI CON CORNIOLA
GRANDE IN CERA ROSSA. TENGA FANTI DELLE TERRE SFORZESCHE,
MA “NON SIANO DE MEDIOLANO IN SUSO”.
PER USCIRE DEVE AVERE UNA LETTERA DUCALE SIGILLATA CON IL SIGILLO IN CERA ROSSA.
OBBEDISCA ALLA DUCHESSA.
1454 marzo 14, Milano.
124v
Mediolani, die Xiiii martii 1454.
Ordini de la rocha de Vercurago cum Pagnone da Locadello.
Che lui tenga quella rocha. ad nome et fidelità del signore duca et non la dia mai ad niuno senza lo
contrasigno et littera suctoscripta manu propria domini.
76
Che in la dicta rocha non recepte gente alcuna, senza littera suctoscripta manu prefati domini et
che dentro gli sia scolpita la corniola grande in cera rossa.
Che lui tenga fanti boni et fidati de le terre et luochi del signore et che non siano da Mediolano in
suso, et maxime durante questa guerra.
Che lui non vada fuora dela rocha senza littera suctoscripta manu prefati domini et sigillata cum lo
sigillo ducale in cera rossa.
Che de monitione del signore non dia ad niuno senza littera suctoscripta ut supra et che del suo
stia fornito continuo per sei mesi.
Che, nonobstante quanto è dicto, lui obedisca madonna Biancha et littere suctoscripte de soa
mano, como la persona del signore.
Franciscus Vicecomes manu propria suscripsit. a
Cichus.
a La lettera è stata depennata con un tratto obliquo a penna.
86
FRANCESCO SFORZA A MELCHIONE DI OLIVERI DA PARMA CASTELLANO DELLA ROCCA
DI CASTELLAZZO RELATIVA ALLA ESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL
CONTRASSEGNO. INGRESSO CONSENTITO SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
PUÒ USCIRE SOLO SE CONSENTITOGLI CON LETTERA DUCALE SIGILLATA CON IL SIGILLO
IN CERA VERDE.
OBBEDISCA A MADONNA BIANCA.
1454 marzo 27, Milano.
125r Concessa magnifico Andree de Birago.
Mediolani, 27 martii 1454
Ordini de la rocha del Castellacio cum Melchione de Oliveri da Parma.
Che lui tenga quella rocha ad nome et fidelità del signore duca et non la dia ad niuno senza lo
signo et littera suctoscripta manu predicti domini.
Che in la dicta rocha non recepte gente alcuna senza littera suctoscripta de mano del signore et
che gli sia scolpita dentro la corniola grande in cera rossa.
Ch’el non vada fuora dela dicta rocha senza littera suctoscripta ut supra et sigillata del sigillo
ducale in cera verde. Ch’el non toche de monitione che sia senza littera suctoscripta ut supra et
che del suo proprio stia continuo [fornito] per se[y] mesi. Che, nonobstante quanto è dicto de
sopra, lui obedisca madonna Biancha duchessa como la persona del signore duca. Franciscus
Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
77
87
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI GIULIANO E GIACOMINO, FRATELLI DI SANTI DA TREZZO
CASTELLANI DELLA ROCCA DI BAIEDO DELLA VALSASSINA SULLA CESSIONE SOLO CON
LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LORO E AVENTE ANCHE LA CORNIOLA
PICCOLA IN CERA VERDE. INGRESSO CONSENTITO SOLO SE ACCORDATO CON LETTERA
DUCALE CON CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
I SOLDATI SIANO DELLE TERRE SFORZESCHE, MA NON SIANO “DA MEDIOLANO IN SU”.
OBBEDISCANO A MADONNA BIANCA.
1454 marzo 27, Milano.
125v. Mediolani, 27 marcii 1454.
Ordini de la rocha de Baiedo dela Valle Saxina cum Iohanne Iuliano et Jacomino fratelli da
Trezo, castellani d’essa rocha.
Che tengano quella rocha ad nome et fidelità del signore duca et non la diano mai ad niuno senza
el contrasigno et littera suctoscripta de mano del prefato signore et che gli sia dentro scolpita la
corniola picinina in cera verde.
Che in la dicta rocha non recepte gente alcuna senza littera suctoscripta ut supra et sigillata cum la
corniola grande in cera rossa.
Che continuo uno de loro stia fermo in la dicta rocha e non se parta mai, sucto pena dela testa.
Che de le monitione del signore non tochino senza littera suctoscripta ut supra et che loro stiano
continuo forniti per sei mesi almanco.
Che tengano tucti fanti boni et fidati che siano deli luochi del signore, ma che durante la presente
guerra non tengano niuno che sia da Mediolano in su.
Che, nonobstante quanto è dicto, in omnibus obediscano madonna Biancha duchessa como la
persona del signore.
88
FRANCESCO SFORZA A GABRIELE BOSSO CASTELLANO DELLA ROCCA E PORTA ALESSIO DI
ALESSANDRIA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE
HA CON IL DUCA E SIA SIGILLATA CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
PUÒ, IN TEMPO DI PACE, NEI TEMPI CONGRUI, ANDARE A VISITARE I CASTELLANI E I
CONNESTABILI, LASCIANDO, PERÒ, SEMPRE IN SUA VECE UNA PERSONA FIDATA.
PUÒ RICEVERE DA TRE A QUATTRO PERSONE ALLA VOLTA; QUANDO IL DUCA MANDERÀ
GENTE, GLI FARÀ AVERE UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA VERDE.
1454 giugno 6, Milano.
126r
Mediolani, die vi iunii 1454.
Ordeni de la rocha et porta de Alexio de Alexandria cum Gabriello Bosso.
Ch’el tenga quelle forteze ad nome fidelità et obedientia del Signore et non le consigne mai senza
li contrasigni che lui ha et littere suctoscripte manu propria prefati domini ducis.
Ch’el non recepte in la dicta rocha da doe persone in su ala volta senza littera suctoscripta manu
prefati domini ducis; et che lui non vada fuora d’essa rocha per alcuno modo senza littera
suctoscripta de mano d’esso signore et che dentro dela dicta littera gli sia scolpita la corniola
grande in cera verde.
Che de monitione del signore, che sia in la dicta rocha, lui non mova senza littera suctoscripta de
mano del prefato signore et che del suo proprio stia continuo fornito per sei mesi.
Che tenga sempre tucti fanti fidati et che ad Iannucio del Reame, quale tene cum lui, gli dia tre
page et meza paga morta.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria suubscripsit.
Cichus.
78
89
FRANCESCO SFORZA A MAFFEO STAMPA CAPITANO DELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA IN MERITO ALLA
CONCESSIONE SENZA TL CONTRASSEGNO E LA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA E SIGILLATA CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA. CHE IN TEMPO DI GUERRA NON POSSA USCIRE, MA PUÒ FARLO IN
TEMPO DI PACE .
PUÒ RICEVERE DA TRE A QUATTRO PERSONE ALLA VOLTA E QUANDO IL DUCA MANDERÀ GENTE,
GLI FARÀ AVERE UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA VERDE;
CHE NON TOCCHI LE MUNIZIONI SENZA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA.
1454 agosto 8, Milano.
128r
Mediolani, die octavo augusti 1454.
Ordini dela cittadella de Alexandria cum Maffeo Stampa, capitanio d’essa cittadella.
Ch’el tenga quella cittadella ad nome fidelità et devotione del nostro illustrissimo signore duca
Francesco et che non la consigni mai ad niuno senza lo contrasigno et littera suctoscripta de mane
d’esso signore et che sia sigillata cum la corniola grande in cera rossa.
Che, in caso de guerra o altre novitate, non vada fuora d’essa cittadella; ma in tempo de pace
possa andare fuora et fare como fanno li altri capitanei dele nostre cittadelle, cioè andare ali tempi
debiti et congrui ad visitari et revedere li castellani et conestabili dele forteze et porte de
Alexandria, et così provedere ale altre cose concernente lo stato nostro, secondo che accade lo
bisognio, lassando però sempre in la dicta cittadella persone fidate durante la soa absentia.
Che in la dicta cittadella non recepte da tre o quatro persone in su ala volta; et quando el signore
nostro volerà che gli recepte gente alcuna, la littera che gli sarà scripta sarà suctoscripta mano
propria d’esso signore, et dentro d’essa littera gli sarà scolpita la corniola del pino in cera verde.
128v Ch’el non toche de monicione del signore senza littera suctoscripta de mane dela signoria
soa; et che del suo stia continuo fornito per sei mesi.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
90
FRANCESCO SFORZA AD ANGELINO ALEMANNI
CASTELLANO DELLA ROCCA DI BASSIGNANA SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE
CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. DIVIETO DI USCIRE SENZA AUTORIZZAZIONE DUCALE. INGRESSO
VIETATO DA DUE PERSONE IN SU: QUANDO IL DUCA MANDERÀ GENTE, FARÀ AVERE UNA LETTERA DUCALE
CON LA CORNIOLA GRANDE IN CERA ROSSA.
OBBEDISCA A MADONNA BIANCA MARIA.
1454 dicembre 7, Milano.
129v
Mediolani, die vii decembris 1454.
Ordini de Angelino Alemanno, castellano dela rocha de Bassignana.
Primo, ch’el tenga quella rocha ad nome fidelità et obedientia del signore et che non la consigne
mai ad niuno senza lo contrasigno che ha cum lui et la littera sia suctoscripta de mano d’esso
signore.
Che lui non vada fuora d’essa rocha, se non ha littera suctoscripta de mano del prefato signore.
Che in la dicta rocha non recepte da doe persone in su ala volta; et, quando volerà che gli recepte
gente alcuna, la littera sarà suctoscripta de mano d’esso signore et dentro gli sarà scolpita la
corniola grande in cera rossa.
Che in ogni cosa debbia obedire la illustrissima madonna Biancha duchessa et soe littere
suctoscripte de mano de la signoria soa, como la persona del prefato signore.
Ch’el tenga fanti tucti boni et fidati et che siano del terreno del signore.
Che de la monitione d’essa rocha non toglia senza littera suctoscripta de mano d’esso signore et
che del suo proprio stia continuo fornito per sei mesi almeno.
79
Francischus Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
.
91
FRANCESCO SFORZA A LORENZO DA ORVIETO ROCCA DI SAN COLOMBANO:
CASTELLANO LORENZO DA ORVIETO (28.IX.1457)
CESSIONE SOLO SE CON LETTERA DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI. NON
PUÒ USCIRE SE NON HA L’AUTORIZZAZIONE CON LETTERA DEL DUCA AVENTE LA CORNIOLA
PICCOLA IN CERA VERDE. NON FACCIA ENTRARE DA DUE PERSONE IN SU ALLA VOLTA:
QUANDO IL DUCA VORRÀ CHE ENTRI GENTE, GLI FARÀ AVERE UNA LETTERA DUCALE CON LA
CORNIOLA DEL BISCIONE IN CERA BIANCA. VEDA [COSÌ GLI SCRIVE] DI OSSERVARE TUTTI GLI
ORDINI “SOTTO PERDITIONE DE L’ANIMA TOA ET SOTTO LA PENA DELA TESTA ET OGNI ALTRA
PENA, COME PARERÀ A NUY.” SI INTENDA CON I COLLATERALI PER LA DESCRIZIONE DEI
SOLDATI E PER LE LORO VARIAZIONI. DESTINATO DAL DUCA AD ALTRE MANSIONI, HA DECISO
CHE GLI SUBENTRI IL FRATELLO DOMENICO, CUI VERRÀ FATTO PRESTERE GIURAMENTO DI
FEDELTÀ.
88.
1457 settembre 28, Milano.
130v
Mediolani, die xxviii septembris 1457.
Ordini da essere observati per ti, Lorenzo da Orveto, nostro castellano de la rocha de
Sancto Columbano.
Primo, teneray et servaray quella rocha et forteza de Sancto Columbano ad nostra obedientia et
commandamento et di nostri figlioli, et non la daray né consignaray ad persona che viva, et sia
che se voglia senza nostre littere sottoscripte de nostra propria mano, et senza la parte del
contrasigno che havemo con ti.
Item, volimo che dì et nocte attendi ad bona guardia et custodia de dicta forteza in modo che ad
ogni nostra domanda ne la possi consignare,et non te parti né eschy may fora de dicta forteza
senza nostra licentia sottoscripta de nostra propria mano in la quale sia scolpita la nostra corniola
picola in cera verde como sta qui de sopra.
Item, volimo, aciò non possi mai incorrere in scandalo né inconveniente alcuno, non debii dentro
de dicta forteza acceptare gente alcune da doe persone in suso alla volta et ogni volta che nui
voremo, o per nostro bisogno o per secureza de dicta forteza, gente alcuna più in uno numero
come in un altro da tre persone in suso, te lo scriveremo per nostre littere sottoscripte de nostra
propria mano, et dentro 130ar d’essa nostra littera serà scolpita la corniola dal bissone in cera
biancha come sta qui de sotto
Item, volimo che tutte quelle nostre munitione tanto victualie como da altre trovarai in dicta forteza,
overo che per lo advenire gli mettessemo o facessemo mettere, le debii ben servare et
guardare et non ne movere may alcuna cosa d’esse, né picola né grande, senza littere sottoscripte
de nostra propria mano et che ultra le nostre debii continuamente stare fornito de victualie dele toe
almanco per sey mesi per ogni caso potesse occorrere.
Item, volimo debii tenere tutte le paghe integralmente che tu dey tenere per la mità balestrieri et
l’altra mità pavesani che siano a nuy e talli nostri figlioli fidati et sufficienti secondo l’ordine del
banco nostro di soldati et faray tutte quelle cose che debenno fare li veri boni et fidati castellani
verso il suo signore, le quali tutte cose tu haveraii de servare sotto perditione de l’anima toa sotto
pena dela testa et ogni altra pena como parirà a nuy.
Item, volimo aciò non possi may incorrere in errore alcuno nel fare la descriptione dele toe page, e
così quando te accade mutarne alcuna et in tutte l’altre cose te debii ben intendere 130av con li
nostri collaterali della bancha di soldati aciò che habii ad serbare gli ordini
Item, perché te volemo adoperare in altri nostri facti semo contenti che in tuo loco alla guardia de
dicta nostra rocha de Sancto Columbano possi mettere et lassare Dominico tuo fratello el quale
iuri de servare et servi questi nostri ordini sotto le pene predicte:
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit
Cichus.
80
92
RIPETIZIONE DI UNA ANNOTAZIONE DI SEGRETERIA, GIÀ PRECEDENTEMENTE
ANNOTATA, RIGUARDANTE LA DISPOSIZIONE DATA DAL CONTE F. SFORZA
PER LA CORRISPONDENZA CON IL VESCOVO DI PIACENZA, NICCOLÒ AMIDANO.
(9.V.1419 !!)
s.d.
131r
MCCCCXVIIII die viiii maii, Galavagnii.
Quando lo illustrissimo signor conte scrivesse al reverendo messer Nicolò Amidano, vescovo de
Piasenza, la littera vole essere suctoscripta manu propria prefati domini et signata dela corniola
piccola dentro dela littera cum la cera rossa, dummodo che intenda habia effecto. a
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
93
COPIA DI LETTERE DI FRANCESCO SFORZA A PAPA NICCOLÒ V .
HO CONQUISTATO, SCRIVE LO SFORZA, LA LOMBARDIA. ORA DEVO PENSARE A MANTENERLA E A
GOVERNARLA. CONVINTO CHE I BENEFICI SONO MOLTO IMPORTANTI PER LO STATO, SE NON SI DESSE
ORDINE A QUESTA MATEIA NE DERIVEREBBERO GROSSI INCONVENIENTIVUOLE, PERCIÒ, CHE NON VENGANO CONCESSI AI RICHIEDENTI PRIVI DI UNA SUA LETTERA. DATA LA
GRANDE MASSA DEI POSTULANTI, EGLI SEGNALERÀ CON “INTERSEGNI” LE LETTERE DI COLORO CHE
DESIDERA “SIANO COMPIACIUTI”.
PREGA IL PAPA CHE NULLA DI QUANTO GLI HA SCRITTO VENGA “AD AURES LOMBARDORUM”.
1450 giugno 18, Lodi.
131v Copia litterarum scriptarum summo pontifici Nicolao V.
Sanctissime pater, me trovo mediante la gratia de l’altissimo Dio, cui immortales gratias habeo,
havere acquistato questo stato de Lombardia et non cum puoca fatiga, como la Santità vostra ha
inteso; mò che l’ho acquistato me bisogna ponere lo pensiero et intellecto ad mantenerlo,
governarlo et ponerlo in reposo et tranquillitate. Et perché li beneficii sonno molto grandemente
importanti al facto mio, siando mia totale despositione che la Santità vostra possa de questo stato
et deli miei figlioli et fratelli et dela mia persona et ogni mia facultate desponere non altramente che
de qualunque altra cosa che sia al suo commando,me movo cum cordiale fiducia zelo et amore
aprire cum la Santità vostra el nostro bisogno, perché se la causa de questi beneficii non passasse
cum questo ordine, sequeriano ogni dì scandeli et inconvenienti in questo mio stato, che seria
puoco reposo deli mei subditi contra la mente dela Santità vostra; unde me so mosso como già
con altre mie ho scripto et supplicato la Santità vostra che ella se degne ad questi che vengono là
per impetrare beneficii non conferirli se non portaranno mia lettera Et perchè li importuni sonno
assai, et siando novo in questo stato, como so', siando pregato che scriva ala Santità vostra per
beneficii, non porrò fare che non scriva; più quelli, quali serà mio desiderio che cum effecto siano
compiaciuti dala Santità vostra, portaranno littere con li intersegni, como sta questa presente, et
me sforzarò che queste tali preponerò saranno persone idonee et digne.
Sì che dignese la Santità vostra ad quelli, che portaranno tale intersigno, conferire lo beneficio per
lo quale se scriverà, et non ad . altre persone. Et 132r questo non fazo, beatissino Padre, perché
forse volesse torre pagamento de questi tali beneficii, che non fo mai mia natura nè costume
impazarme, como faceva la bona memoria del illustrissimo signor duca passato, ma solo el fazo
per ponere questo mio stato in quiete et reposo, et non per alcuna altra casone.
Et però iterato prego et supplico la prefata Santità vostra se degni de farme questa gratia honesta,
rescrivendome per suo breve como ella sia degnata acceptare questa mia littera et farmi questa
gratia, la quale reputarò singolarissima. Et se degni la Santità vostra fare tenere questa mia littera
81
cum segnali talmente secreta quod ad aures Lombardorum non veniat, perché seria casone de
torre molestia ala Santità vostra et ad mi.
Alla quale me raccomando.
Data Laude, die xviii iunii 1450.
+ Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Excellentissime Sanctitatis vestre divotissimus filius et servitor Francischus Sfortia dux Mediolani.
Iohannes.
94
IL DUCA DISPONE CHE LE LETTERE INVIATE AL CARDINALE BENEVENTANO SIANO
SEGNATE CON LA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE E SENZA SOTTOSCRIZIONE DEL
DUCA, PERCHÈ “INTENDA HABBIA LUOCO QUELLO PERCHÈ SE SCRIVERÀ”.
s.d.
133r
Mccccl die 24 iunii, Laude.
Quando se scrivesse per parte del nostro signor duca de Mediolano al cardinale Beneventano, la
littera vole essere signata dentro dela corniola piccola cum la cera verde, senza altra subscriptione
manu domini, dummodo intenda habia luoco quello perchè se scrivarà. a
a La lettera è depennata con un tratto obliquo a penna.
95
FRANCESCO SFORZA AD AMBROGIO CAYMO CASTELLO GRANDE DI NOVARA: CASTELLANO AMBROGIO
CAIMI (7.VIII.1452)
CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO. NON PUÒ USCIRE SE NON HA
UNA LETTERA DEL DUCA CON LA CORNIOLA DEL PINO IN CERA VERDE. INGRESSO DI NON PIÙ DI DUE PERSONE
ALLA VOLTA: QUANDO IL DUCA VORRÀ ALTRA GENTE, GLI FARÀ AVERE UNA SUA LETTERA CON LA
CORNIOLA DEL BISCIONE IN CERA ROSSA. FACCIA FARE AI SOLDATI LE MOSTRE CHE VERRANNO LORO
COMANDATE. DIVIETO DI FARE TAVERNA, BECCARIA E DI FRODARE I DAZI.
1458 agosto 7,
133v
Ordines castellani castri magni Novarie, dati ei die vii augusti MCCCCLVIII.
Ambrosio Caymo, volemo che, per quello tempo haveray ad stare in quello nostro castello grande
de Novaria, debii servare li infrascripti ordini.
Primo, volemo che dicto castello debii ben guardare et conservare ad nuy, nostri figlioli et
sucessori, et esso non consìgnaray may ad persona vivente, sia chi si voglia, se non te lo
scriveremo nuy per littere sottoscripte de nostra propria mano et se non vederay la parte del
contrasigno che havemo con ti.
Secondo, ‘’volimo che dì e nocte attendi con bona cura vigilantia et solicitudine alla guardia del
dicto nostro castello, et de quello non debi may uscire senza nostra licentia in scritto et sottoscritta
de nostra propria mano et che in la littera sia scolpita la nostra corniola dal pino in cera verde,
como sta qui de sopra.
Tertio, ‘’non volimo dentro dicto castello recepti may più che doe persone alla volta, a ciò che sia
sempre in toa possanza et libertà; et quando nuy voremo che in esso recepti più una gente como ‘’
134r’ un’ altra o persona alcuna per secureza d’esso castello o per altro bisogno, te le scriveremo
per nostre littere sottoscripte de nostra propria mano, et in la littera serà scolpita la nostra corniola
dal bissone in cera rossa, como sta qui de sotto.
Quarto, ‘’volimo che le monitione troveray in dicto castello delle nostre, o che per l’avenire gli
faremo mettere, le debii ben servare et guardare et de quelle non ne movere nè dispensare nè
dare cosa alcuna, nè picola nè grande ad persona che viva se non te lo scrivemo nuy per nostre
littere sottoscrite de nostra propria mano.
82
Quinto, volimo che ultra le nostre munitione debii contin[uo] stare fornito dele toe almanco per sey
mesi advenire.
Sexto, volimo che continuamente debii tener tucte le toe pa[ge] integramente, per la mità balestreri
et l'altra mità pavesani, et de quelli fare le scriptione et mostre et [servare] l'ordeni nostri dela
bancha deli soldati.
Septimo, non volemo che in dicto castello debii fare né fare f[are] né lassare fare taverna né
becharia né per alcuno modo patire siano fraudate li nostri datii immo per quanto te serà possibili .
Le qual cose soprascripte tute servarai e farai servare sotto pena dela toa testa et ogni altra pena
che a nuy pa[rirà.].
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
96
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI VISCONTI FUTURO CASTELLANO DEL CASTELLO DI MOMBELLO
IN BELLINZONA IN MERITO A TENERE I SOLDATI FISSATIGLI:
“SIANO DI LUOGHI DISTANTI DA BELLINZONA “VINTI MIGLIA ALMANCHO”, SIANO DESCRITTI COME VOGLIONO
I COLLATERALI E FACCIANO LE DEBITE MOSTRE. CESSIONE DEL CASTELLO SOLO CON LETTERA DUCALE,
SEGNATA CON SIGILLO IN CERA BIANCA E CONTENGA IL CONTRASSEGNO CHE HA CON IL DUCA, OLTRE
ALLA CORNIOLA PICCOLA IN CERA VERDE.
PUÒ USCIRE SOLO SE CONSENTITOGLI DA UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA “DELA BISSA ET
HOMO” IN CERA ROSSA. INGRESSO DI DUE PERSONE IN SU SOLO CON LETTERA DUCALE CON LA
CORNIOLA GRANDE IN CERA BIANCA.
DIVIETO DI FARE TAVERNA E BECCARIA.
1455 gennaio 9, Milano.
134v
MCCCCLQUINTO die iovis nono mensis ianuarii, in Mediolano.
Ordines servandi per Iohannem de Vicecomitibus futurum castellanum castri Mombelli
terre Berinzone.
Li infrascripti sono li ordini quali nui dasemo a ti, Zohanni di Visconti, castellano del nostro castello
et forteza de Mombello de Berinzona, li quali volemo debbi molto bene intendere et observare
integramente et tenerli secreti non contrafacendoli in cosa alcuna sub pena capitis.
Primo,
volemo che tu, Zohanni predicto, tegni et servi questa nostra forteza et castello de
Mombello de Berinzona a nome fidelità et obedientia nostra, tenendola fornita del compito numero
de paghe, quale dei tenere, secondo se contene in la littera patente, quale te havemo concessa;
le quale paghe siano dele terre et lochi nostri, longi et distanti da quella terra de Berinzona per
spatio de vinti miglia almancho, et che siano apte sufficiente et ben fidate, et per la mità di balistreri
et l’altra mità pavesani secondo in le dicte nostre littere se contene,.delle quale ne farai la debita
scriptione qui a la bancha di collaterali nostri di soldati, overo ove ordinarano essi collacterali; et
anche farai le debito monstre ad ogni requisitione d’essi collaterali et tute le altre cose che
rechiedono li ordini dela bancha predicta.
Secondo, non consignaray may la dicta rocha et forteza ad homo nè persona alchuna del mondo,
et sia chi se voglia, senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano, signata del nostro
ducale sigillo in cera bianca, come è qui de sotto et senza la parte del contrasigno quale havemo
con ti et la nostra corniola picola in cera verde.
135r Tertio, volemo che mai non debbi ussire fora del ponte del dicto castello senza nostra littera
sottoscripta de nostra propria mano con la nostra corniola dela bissa et homo in cera rossa come
sta qui de sopra.
Quarto, volemo che dentro da quella forteza non debbi receptare gente né persone alcune da
doe in suso senza littera sottoscripta de nostra propria mano et con la nostra corniola grande in
cera biancha come sta qui de sopra.
Quinto, volemo che tucte le munitione sono in quello castello, o gli faremo mettere per l’avenire,
debbi bene guardare et conservare et de quelle non movere ne consumare cosa alcuna, picola o
grande, nè per littere ne per ambaxate te fossero scripte o date o facte darne veruna a persona
83
del mondo se non te lo scriveremo noy per lettere sottoscripte de nostra propria mano come è
questa.
Sexto, volemo che per tucto mazo proximo avenire te debbi havere fornito de monitione dele toe
per sei mesi, et così staghi continuamente fornito de monitione delle toe per sei mesi, come fanno
tucti li nostri castellani et li ordini nostri rechied[eno].
Septimo, volemo che in la dicta nostra forteza non faci né [lassi] fare taberna nè becharia alchuna
et che te debbi portare bene et hon[estamente.]
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
97
FRANCESCO SFORZA AD ANTONELLO DA LUGO CASTELLANO DEL CASTELLO DI BORGO
SAN DONNINO CHE TENGA I SOLDATI FISSATIGLI: DISTINO ALMENO VENTI MIGLIA
DA SAN DONNINO, SIANO DESCRITTI, COME VOGLIONO I COLLATERALI, E FACCIANO LE
DEBITE MOSTRE.
CESSIONE DEL CASTELLO SOLO CON LETTERA DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. PER LE SUE USCITE OCCORRE CHE ABBIA UNA LETTERA DUCALE CON UNA
CORNIOLA PICCOLA IN CERA ROSSA. INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU SOLO CON
LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA BIANCA IN CERA BIANCA.
DIVIETO DI TAVERNA E DI BECCARIA.
1455 gennaio 8, Milano.
135v
Ordines servandi per castellanum arcis nostre burgi Sancti Donini.
Mediolani, die octavo ianuarii MCCCCLV.
Li infrascriptì sono li ordini che noy dicimo a ti, Antonello da Lugo, castellano della nostra rocha et
forteza del borgo Sancto Donino del diocesi parmesano, li quali volimo debbi molto bene intendere
et observare integramente et tenerli secreti, non contrafacendoli in cosa alcuna sub pena capitis.
Primo, volimo che ti, Antonello predicto, tegni et servi quella nostra forteza et rocha del borgo
Sancto Donino ad nome fidelità et obedientia nostra, tenendola fornita del compito numero delle
paghe deve tenere secondo in la lettera patente te havimo concessa se contene, le quale paghe
siano delle terre et lochi nostri longe et distanti da quella terra del borgo Sancto Donino per spatio
de vinti miglia almanco et che siano apte sufficiente bene fidate, et per la mità balistreri et l’altra
mità pavesani, secondo in dicte nostre littere se contene, delle quale ne farai la debita scriptione
qui alla bancha predicta di collecterali nostri di soldati et le monstre ad ogni requisicione d'essi
collecterali et tucte le altre cose che rechiedono l'ordini della bancha predicta
Secondo, dicta rocha et forteza non consignarai may ad homo né persona alcuna del mondo et
sia chi se voglia senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano, come è qui de sotto et
senza la parte del contrasigno, quale havimo con ti.
Tertio,
non volimo che may debbi ussire fora del ponte de dicta rocha senza nostra littera
soctoscripta de nostra propria mano con la nostra corniola picola in cera rossa, como sta qui de
socto.
136r Quarto, non volimo che dentro da quella possi né debbi receptare gente né persona alcuna
da doe persone in suso senza littera sottoscripta de nostra propria mano et con la nostra corniola
grande in cera biancha como sta qui de sopra.
Quinto, volimo che tucte le monitione sonno in quella rocha vel gli faremo mettere per l’avenire,
debbi bene guardare et conservare et de quelle non ne movere nè consumare cosa alcuna, nè
picola nè grande nè per littere nè ambasiate te fossero scripte o facte darne veruna a persona del
mondo, se non te lo scrivemo nuy per littere sottoscripte de nostra propria mano como e' questa.
Sexto, volimo che per tucto mazo proximo avenire te debbi havere fornito de monitione delle toe
per sei mesi et così staghi continuamente fornito de monitione delle toe per sey mesi co[mo] fanno
tucti l’altri nostri castellani et l’ordini nostri rechiedono.
84
Septimo, volimo che in quella nostra forteza non faci nè lassi fare taverna nè becharia alcuna et
che te debbi portare bene et honestamente.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
98
FRANCESCO SFORZA A GIOVANNI SERRATI DA PONTREMOLO CASTELLANO DELLA
ROCCA GRANDE DI GUARDASONE SULLA CESSIONE SOLO CON LETTERA DUCALE CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
NON USCIRÀ SENZA UNA LETTERA CON LA SOTTOSCRIZIONE DUCALE CON UN SEGNO
DAVANTI E UN SEGNO DIETRO.
NON FACCIA ENTRARE “DA DOE PERSONE IN SUSO” SENZA UNA LETTERA DUCALE CON
UNA CORNIOLA GRANDE IN CERA VERDE: “DA TRE PERSONE IN GIUSO” RICEVA CHI GLI
PARE, PURCHÈ SIANO PERSONE FIDATE.
1455 marzo 12, Milano.
Ordini quali nui damo a ti, Iohanni di Serrati da Pontremulo, nostro castellano della rocha
grande de Guardasone, li quali ti comandiamo debbi integramente observare, non
contrafacendogli in cosa alchuna, sotto pena della vita.
Data Mediolani, die xii martii 1455.
Primo, tu teneray continuamente quella forteza ad nome devotione et fidelità nostra guardandola
dì et nocte con ogni studio et diligentia et non la consignaray may ad persona alchuna senza
nostra littera sottoscripta de nostra propria mano, como è questa et senza lo contrasigno havimo
con teco.
Secondo, non te partiray may dala dicta forteza per littere te fossero portate o ambaxate te
fossero facte per parte de chi se voglia se non vederay nostra littera sottoscripta de nostra propria
mano, como è questa, et che denanzi ala subscriptione de nostra mano sia uno segno così facto
e+ . et uno altro dietro alla subscriptione così facto .д. .
Tertio, in quella nostra forteza non receptaray may da doy o tre persone in suso senza littera
sottoscripta de nostra propria mano, como è questa, et che in la dicta littera dal canto de sopra sia
scolpita la corniola nostra grande in cera verde como è qui de sopra. Ma da tre persone in giuso
siamo contenti le recepti como parerà a ti, havendo advertentia de non receptare se non persone
fidate. Et volimo che tu staghi continuo fornito per sey mesi de victualie del tuo proprio.
137r 4, tenerai tucte le paghe toe, quale devi tenere, che siano bone et fidate, sforzandoti de
tuorli delli luochi nostri et ad noy sottoposti. Et delle monitione sonno in quella rocha non dare a
persona alchuna né consumare per ti senza nostra licentia et littera sottoscripta di nostra propria
mano, como è questa.
Zanetus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
136v
85
99
FRANCESCO SFORZA A MAGISTRO GIOVANNI DI CHIERICI DA LOMAZO CASTELLANO
DELLA ROCCA DEL SERIO DI CASTELLEONE SULLA CESSIONE DELLA ROCCA SOLO CON
LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA DA LUI.
NON USCIRE, NÈ MANDARE FUORI DA DUE SOLDATI IN SU SENZA UNA LETTERA DUCALE
CON UNA CORNIOLA IN CERA ROSSA: PER IL BISOGNO DELLA ROCCA E PER IL PAGAMENTO
DEI SOLDATI PUÒ MANDARE FUORI (COME GLI PARERÀ) UN FAMIGLIO.
COMUNICHI AL DUCA QUELLO CHE GLI CAPITA DI SENTIRE CONTRO LO STATO E CERCHI DI
PROVVEDERVI.
1455 aprile 10, Milano.
138r
1455 die x aprilis, in Mediolano.
Dux Mediolani, et cetera.
Nuy dasemo a ti, magistro Zohanne di Chierici da Lamazo, constituito castellano della rocha del
Serio da Castilione, li infrascripti ordini, quali volimo debii integramente observare, non
contrafacendoli in cosa alcuna, como hay zurato de fare sotto pena de perdere la vita senza
remissione.
Primo, volimo debii tenere quella rocha a nostra obedientia, devotione et fidelità et quella non
consignare may a persona del mondo, sia chi se voglia, senza nostra littera sottoscripta de nostra
propria mano, como è questa et senza lo contrasigno havimo teco.
Volimo ancora che tu debii tenere tute le toe paghe, quale siano bone et fidate et attendere dì et
nocte a bona guardia d'essa rocha et per littere te fossero portate et ambassate te fossero facte
non te partire may fora della dicta rocha, né mandare fora d'essa rocha da doe persone in suso
dele paghe toe, senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano, como è questa, nella
quale sia scolpita de sopra la corniola nostra in cera rossa, como è qui de sopra. Ma per biso[gno
d'essa] rocha et sollecitare el pagamento delle paghe toe, siamo contenti tu mandi solum uno
famiglio f[uora] della rocha, como parerà a ti; ma in tempo suspecto volimo tegni tutti li toi presso
de ti, che scan[dalo] non possa intervenire. Et questo tu mandarai in[tanto] lo mandi cum bolletino
del potestà lì et che quando retorna pur se presenti al dicto potestà.
138v Volimo appresso che tu debiì tenere cum bona et optima diligencia tutte le munitione
son al presente et che sarano poste in lo avenire ne la dicta rocha, e de quelle non dare
a persona del mondo, ni consumare per ti cosa alcuna senza nostra licencia sottoscripta de nostra
propria mano, como è questa .
Denique volimo, se tu sentisse cosa alcuna che fosse contra l'honore et stato nostro, che subito o
per littere o per messi a tutta toa possanza ne debii avisare et provedere et remediare a tutto
quello poteray et sapperay in questo et ogni altra cosa pertinente al honore, bene et stato nostro,
della illustrissima Madonna Bianca, nostra consorte et de nostri figlioli, como sono tenuti de fare li
boni fideli et liali castellani.
Franciscus Sfortia VIcecomes manu propria subscripsit.
Denique volimo che non debii lassare intrare in quella nostra rocha da doe persone in suso al
tracto, ultra li toi compagni, salvo se tu non havesse littera sottoscripta de nostra propria mano,
como è dicto de sopra. Et ulterius staray fornito de munitione et de victualie per sei mesi dele toe
proprie ultra le nostre.
Cichus.
86
100
FRANCESCO SFORZA A BIAGIO PUGNELLO CASTELLANO DELLA ROCCA DI MONTE
LUCULODI GUARDASONE RELATIVA ALLA CESSIONE DELLA ROCCA SOLO A CHI HA
UNA LETTERA DUCALE CON IL CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
PUÒ USCIRE SE GLI È CONSENTITO DA UNA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA PICCOLA
IN CERA BIANCA. DIVIETO DI INGRESSO DA DUE PERSONE IN SU: QUANDO IL DUCA VORRÀ
CHE ENTRI GENTE, DARÀ UNA LETTERA DA LUI SOTTOSCRITTA E CON LA CORNIOLA
GRANDE IN CERA VERDE.
1455 settembre 5, Milano.
Ordini, quali nuy damo ad ti Biasio Pugnello, nostro castellano della rocha de Montelucullo
Guardaxone, quali ordini volemo debbi observare integramente sotto pena dela testa.
Dux Mediolani,et cetera.
139v
Primo, tu, Biasio, tenerai et conservarai quella forteza ad nostra devotione et fidelità et de nostri
figlioli, alla guardia della quale attenderai con ogni diligentia et solicitudine dì et nocte, et non
consignerai mai quella forteza ad persona del mondo sotto pena de perdere la testa se non te sarà
portato lo contrasigno havimo con teco et se non vederai nostra littera sottoscripta de nostra
mano,como è questa. .
Secondo, de quella forteza non euserai mai per ambassate te fossero facte o littere te fossero
portate se non vederay nostra littera sottoscripta de nostra mano, como è questa nela quale sia
scolpita de sopra la corniola nostra picola in cera bianca, como è qui de sopra.
Tertio, de le munitione sono in quella rocha non moveray nè consumarai per ti né darai ad altri
cosa alcuna se non haveray nostra littera sottoscripta de nostra mano como sta qui de sotto con
uno signo così facto / o // o // o / dreto la subscriptione nostra.
4°, tenerai quella forteza continuamente fornita almancho per sei mesi del tuo, tenendo tute le tue
paghe fidate et sufficiente che siano del dominio nostro advisandone continuamente de tutto quello
sentessi fosse contra lo honore bene et stato nostro.
140r 5° in quella forteza non receptarai mai da doe persone in suxo, quali siamo contenti possi
receptare per tuo piacere. Ma quando volerimo tu recepti gente alcuna, nuy te scriverimo una
littera sottoscripta de nostra mano propria, como è questa nella quale sarà scolpita de sotto la
corniola nostra grande in cera verde, como è qui de sotto.
Mediolani, quinto septembris 1455.
Francischus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
Cichus.
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
102
FRANCESCO SFORZA AD ANTONIO GUASCO CASTELLANO DELLA ROCCA DI ANNONE
SULLA CESSIONE DELLA ROCCA CON LETTERA DUCALE E CON IL CONTRASSEGNO CHE HA
CON LUI. INGRESSO VIETATO DA DUE PERSONE IN SU: QUANDO VORRÀ CHE ENTRI PIÙ
GENTE, FARÀ AVERE UNA SUA LETTERA CON LA CORNIOLA DEL BISCIONE IN CERA BIANCA.
VUOLE CHE TENGA SOLDATI DELLE TERRE SFORZESCHE, PURCHÈ NON SIA
DELLA TERRA DI ANNONE.
ABBIA MUNIZIONI PER ALMENO DUE MESI, OLTRE A QUELLE DUCALI.
USCITA SOLO AUTORIZZATA CON LETTERA DUCALE E CON LA CORNIOLA PICCOLA
IN CERA VERDE: SE PROPRIO VUOL USCIRE, LASCI AL SUO POSTO UNO DEI SUOI FRATELLI
O UNA PERSONA FIDATA.
NON CONSENTA ESCA PIÙ DI UNO O DUE FANTI ALLA VOLTA.
1455 luglio 20, Milano.
140v.
MCCCCLV die xx iulii, in Mediolano.
87
Questi sonno li ordini diamo a ti, Antonio Guasco, da servare per lo tempo che staray castellano
della rocha nostra de Annone.
Primo, volimo che quella nostra rocha la debii ben guardare et conservare a nuy et alli successori
et heredi nostri, et non la consignaray may a persona del mondo senza littere nostre sottoscripte
de nostra propria mano et senza la parte del contrasigno che havemo con ti.
Secondo, non volimo che per niuno caso nè conditione may recepti dentro dicta rocha alla volta
da doe persone in suso et quando per secureza d'essa o per nostro piacere voremo gli recepti
persone alcune de qualunche numero, te scriveremo per nostre littere, che serano sottoscripte de
nostra mano cum la nostra corniola dal bissono in cera biancha, como sta qui de sotto.
Tertio, volimo che debii tenere tucte le toe paghe per la mittà balestreri et l’altra mittà pavesani,
che siano fidate, delle nostre terre, dummodo non siano della terra de Annono, fin al numero
compito et secondo l'ordini nostri della bancha di soldati et debii stare fornito de munitione del [tuo]
almanco per duy mesi, ultra le nostre.
Quarto, non volimo che may debii ussire fora de dicta rocha, senza nostra licentia in scripto et
sottoscripta de nostra propria mano cum la corniola picola in cera 141r verde, como sta qui de
sopra; et se pur ne voray ussire, semo contenti che ne possi ussire, dummodo che in tuo loco lassi
uno de toy fratelli, overo persona intelligente vigile et fidata cossì como ti medesimo, quale non se
parta may de essa in toa absentia senza nostra licentia sottoscripta et cum la nostra corniola
picola, como è dicto de sopra, quale attenda alla guardia d'essa rocha, in modo che in toa absentia
non possa occorrere scandalo alcuno, sotto pena della testa.
Quinto,
non volimo che delle munitione nostre che troveray in dicta rocha, overo che gli
facessemo mettere per l'avenire, ne movi né lassi movere cosa alcuna senza nostre littere
sottoscripte de nostra propria mano.
Sexto et ultimo, volimo che may non lassi ussire fora de dicta nostra rocha più como uno o duy
delli toi compagni, overo fanti, alla volta aciò sempre sii ben fornito. Et servaray tucti li ordeni, ti et
chi lassaray in tuo loco quando te accaderà de partire, como stano, sotto la pena predicta. a
a La lettera è depennata con un tratto verticale a penna.
103
IL DUCA HA SCRITTO:
AL CASTELLANO DI MONZA: OLTRE AGLI ALTRI CONTRASSEGNI PER RICEVERE GENTE: LA
CORNIOLA CON LA TESTA DI DONNA IN CERA VERDE;
AL CASTELLANO DELLA ROCCHETTA DELLA CITTADELLA DI PARMA: CORNIOLA DEL PINO
CON LA CERA ROSSA;
AL CASTELLANO DI BINASCO: CORNIOLA PICCOLA CON CERA BIANCA;
AL CASTELLANO DI ABBIATEGRASSO: CORNIOLA GRANDE CON CERA VERDE;
AL CASTELLANO DI CREMONA: CORNIOLA CON LA BISCIA CON CERA BIANCA E
CORNIOLA DEL PINO CON CERA VERDE;
AL CASTELLANO DI MONTEBARRO: NON RICEVA NESSUNO SENZA LETTERA
SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CHE VI SIA LA CORNIOLA DEL PINO CON CERA ROSSA
1452 luglio 29, presso Quinzano.
142r
MCCCCLII die xxviiii iulii, prope Quinzanum.
Per alcuni fogli suctoscripti manu propria domini nostri scrptum fuit:
al castellano de Monza, ultra li altri contrasigni del receptare gente, la corniola dela testa dela
donna cum la cera verde, ut pate in isto in folio 65;
al castellano dela rochecta dela cittadella de Parma, la corniola del pino cum la cera rossa;
al castellano de Binasco, la corniola piccola cum la cera biancha;
al castellano de Abià, la corniola grande cum la cera verde;
Ali castellani de Cremona, la corniola dela bissa cum la cera biancha et la corniola del pino cum la
cera verde;
88
al castellano de Montebarro, che non recepte gente alcuna senza littera suctoscripta manu domini,
et che gli sia la corniola del pino cum la cera rossa.
104
FRANCESCO SFORZA A NARDELLO DA SORIANO CASTELLANO DELLA ROCCA DI LARDE
FIORENZUOLA CHE DUE VOLTE AL MESE PUÒ USCIRE PER ANDARE A SENTIRE MESSA;
PUÒ ANCHE ANDARE NELL’ORTO, LASCIANDO AL SUO POSTO IL NIPOTE, MA NON DEVE
STARE FUORI PIÙ DI DUE ORE.
NON DEVE RICEVERE PIÙ DI DUE PERSONE IN SU SENZA UNA LETTERA DUCALE CON LA
CORNIOLA GRANDE CON IL SEGNO DEL VECCHIO IN CERA VERDE E SOTTOSCRITTA DA
UNO DEI CANCELLIERI DUCALI.
NON FACCIA USCIRE ALCUNO SUO COMPAGNO E NON DIA MUNIZIONI DELLA ROCCA
SENZA LETTERA DUCALE CON LA CORNIOLA DELLA BISCIA IN CERA ROSSA.
NON CONSEGNI LA ROCCA SENZA LETTERA SOTTOSCRITTA DAL DUCA E CON IL
CONTRASSEGNO CHE HA CON LUI.
1456 agosto 20, Milano.
142v.
Ordines servandi per Nardellum de Suriano,castellanum arcis nostre Larde Florenzole
Mediolani, xx augusti 1456.
Ordini quali damo ad ti, Nardello da Suriano, nostro castellano de la rocha de Larda de Fiorenzola,
secundo li quali volemo te debbi governare et observarli in tucto fermamente senza alcuna
contradictione sotto pena dela testa.
Primo, volemo che tu debbi dì e notte cum ogni diligentia et sollicitudine attendere ala guardia de
quella rocha et may per alcuno tempo non ussire de quella fuora del ponte senza nostra speciale
licentia in scripto, sottoscripta de nostra propria mano, como è questa, non dando may fede ad
littere te fossero portate né ambasiate te fossero facte del partire tuo, se non vederay nostre lettere
sottoscripte de nostra propria mano, como è dicto. Siamo ben contenti che due volte al mese te
possi partire d'essa rocha per andare ad audire messa in la terra; cossì anche possi andare a
l’orto, lassando sempre in tuo luoco Luca tuo nepote con li altri compagni, et non stando may fora
d’essa rocha se non due hore per volta.
Secundo, volimo che tu non debbi receptare in quella nostra rocha da due persone in suso, niuno
senza nostra littera sottoscripta de nostra propria mano et sigillata de dentro, dal canto de sopra,
de la nostra corniola grande, che ha el segno del veghio in cera verde, como sta qui de sopra et
sottoscritta de mano de uno di nostri cancelleri; ma fin ad due persone per volta siamo contenti
che, per tuo piacere o per bisogno, le possi receptare, havendo advertentia che siano persone
fidate et che non sia lo tempo suspecto.
143r Tercio, volemo che tu debii tenere tutti li tuoy compagni che siano persone fidate et tuoi
parenti, overo delle terre nostre; et de essi tuoy compagni non mandare mai fuora alcuno. Né
anche delle munitione d'essa rocha non dare ad persona alcuna, per littere o ambasiate te fussero
facte, se non vederay nostra lettera sottoscritta de nostra propria mano, como è questa, et sigillata
de dentro de la nostra corniola infrascripta della bissa in cera rossa. Et delle munitione trovaray,
overo che per l'avenire te seranno consignate in dicta rocha, non moveray nè consumaray may
cosa alcuna senza nostra licentia sottoscripta de nostra propria mano, sforzandote de stare fornito
del tutto più che sia possibile.
Quarto, volimo che tu debii attendere ad fare tute quelle cose che debeno fare li boni fideli et leali
castellani verso li suoy signori; et mai non consignare quella forteza ad persona del mondo senza
lo contrasigno, quale havimo cum ti, et senza littera sottoscritta de nostra propria mano et
continuamente la teneray ad devotione fede et obedientia nostra, dela illustrissima madonna
Biancha nostra consorte et de nostri figlioli et successori.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
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Carlo Paganini
Alba Osimo
Emilio Fortunato
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