Al saluto che rivolgo al Governatore, ai Past Governatori ed a tutti

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Al saluto che rivolgo al Governatore, ai Past Governatori ed a tutti
ATTUALITA’ DELL’ IDEA ROTARIANA
Gennaro Maria Cardinale
Quando parlo di Rotary il mio pensiero tende a soffermarsi sul tema
dell’essere rotariano.
Parlare di Rotary, infatti, è anche riferirsi al mondo in cui i suoi principi, i
suoi contenuti si manifestano. Il mondo esterno, fatto dalle comunità nelle
quali il Rotary opera attraverso i Club e le attività internazionali; il mondo
interno, fatto da tutti noi Rotariani attraverso i quali i club pongono in essere
l’Azione.
Il Rotary non esisterebbe senza i Club, questi a loro volta non esisterebbero
senza i Rotariani. Ed allora dovrei concludere che il parlare del Rotary, induce
a parlare dei Rotariani, e nel nostro caso dei rotariani italiani.
E’ comprensibile dunque l’imbarazzo, anche perché vedo già qualche amico
sorridere. Ma vorrei tranquillizzare me stesso e tutti Voi.
Non si tratta infatti di esprimere pareri, ma piuttosto di dare una risposta alle
domande che maggiormente sono ricorrenti in questi ultimi tempi.
Chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo?
Ed anche se da piccolo mi è stato insegnato che ad una domanda non si
risponde con un’altra domanda, vi chiedo licenza e comincerò a rispondere
con una domanda :
Cosa significa essere Rotariano oggi? E più precisamente, cosa significa essere
Rotariano oggi in Italia?
Sento di poter affermare che non è la stessa cosa essere Rotariano in
Africa, o in India, o in Giappone, o negli Stati Uniti, o in Italia. In questo
nostro Rotary necessariamente globale, necessariamente multirazziale,
necessariamente multiculturale, l’essere Rotariano è anche collegato alle
leggi, alle religioni, alle culture dei singoli Paesi.
Ricordo il lungo dibattito al Consiglio di Legislazione di Caracas dove si
discusse per ore, e senza alcun risultato, la proposta di diffondere la cultura
dei trapianti. Cultura che in alcuni Paesi era respinta per motivi religiosi. E
così per tante altre tematiche.
E dunque essere Rotariani non è uguale ovunque.
Uguali sono certamente i principi, gli scopi, gli obbiettivi, che tutti dovremmo
rispettare ed osservare.
Lavorare a livello internazionale comporta la necessità di conoscere anche
questi meccanismi.
Il Rotary Italiano, come noto, nacque nel 1923 per opera di due uomini di
affari, due inglesi che da anni risiedevano in Italia: James Henderson e Leo
Culleton. Il 20 Novembre del 1923 il Rotary Club di Milano tenne la sua prima
riunione ufficiale aprendo il nostro Paese ad un impegno, un obbiettivo
uguale a quello delle altre comunità internazionali. Nel 1924 fu costituito il
Club a Trieste, e sempre nel 1924 iniziò la pubblicazione di una Rivista
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nazionale, mensile, chiamata “Il Rotary”. Nacque tra Luglio e Settembre 1924,
16 pagine, 200 copie. Nel 1925 vennero ammessi al Rotary i Club di Roma,
Torino,Napoli,Palermo,Genova, Firenze, Livorno,Venezia,Parma,Cuneo. Più
tardi il Consiglio Nazionale dei Club italiani decise di pubblicare una seconda
Rivista che ebbe lo scopo di presentare le migliori conferenze tenute nei
Rotary Club. La nuova rivista venne chiamata “Realtà”.
Oggi la rivista “Rotary” è ancora pubblicata, mentre “Realtà Nuova” è stata
soppressa. Di ciò esprimo tutto il mio rammarico.
Spero mi giustificherete per questa testimonianza storica che sento di
dovere all’Istituto Culturale Rotariano.
I tempi cambiano, gli uomini cambiano. La scuola, la famiglia, il lavoro, la
politica, le opinioni rispondono alla mutevolezza del tempo. Un divenire che
non può ignorare il retaggio di una civiltà che siamo tenuti a rispettare.
Un retaggio morale soprattutto nelle relazioni interpersonali. A volte ciò viene
dimenticato, ma dobbiamo pur sempre sperare che qualcuno di noi abbia la
forza e la volontà di interporre il suo impegno perché il corso della giusta
dimensione dei rapporti umani non venga interrotto, e possa proseguire nel
rispetto di tutti.
Il Rotary è nato nell’animo di un Uomo solo, un uomo isolato, un uomo che
avvertiva la solitudine, un uomo che viveva l’ insofferenza per il disimpegno
culturale collettivo, quello stesso che oggi ci possiede in nome di un falso
progresso.
Ma vorrei parlare di un Rotary che celebra l’Uomo, l’uomo morale, l’uomo
sociale, l’uomo centro motore di un impegno che promuove Azione a favore di
altri esseri umani. Mi riferisco all’uomo, alla donna, che, come voi, come noi
tutti rotariani, hanno accettato di ”servire” la collettività e in tal modo rendere
attuale l’idea rotariana.
Ecco perché è indispensabile che i nuovi soci siano scelti con ponderazione,
uomini e donne, giovani e meno giovani, che dispongono di quelle qualità
morali che costituiscono la forza di associazioni come la nostra.
Nuovi soci capaci di comprendere le necessità della società, non in virtù di un
credo politico, ma soprattutto in ragione delle umane esigenze.
Sul proprio territorio, come nelle comunità internazionali.
E’ questa la caratteristica umana che si chiede ai rotariani, vecchi e nuovi.
Un punto di incontro tra professionalità e creatività partecipativa, idonea a
dare un ragionevole contributo per definire ed attuare un’Azione efficace.
Il Rotary compie un monitoraggio costante degli avvenimenti umani,sociali,
politici che si verificano nel mondo.
Il suo impegno è rivolto a tutti i problemi sui quali l’umanità si confronta:
l’incremento demografico, la povertà, la fame, l’analfabetismo, la cecità
evitabile, i problemi dell’infanzia, la scarsità dell’acqua, l’ambiente, le
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migrazioni da un continente all’altro,e tanto ancora, che tuttavia molti
rotariani non conoscono. Perché tale ignoranza?
Perchè abbiamo anche rotariani che non amano informarsi e rotariani che
non hanno l’attitudine ad informare. Abbiamo anche rotariani che amano
proporsi, purtroppo. Sarebbe importante quanto utile avere il coraggio, ma
soprattutto il buonsenso, da veri rotariani, di negare spazio e visibilità alla
schiera di coloro che vogliono solo arrivare, una schiera che diviene sempre
più numerosa, a tutti i livelli, e che di Rotary sanno veramente poco.
Non si dovrebbe permettere che arroganza e presunzione travalichino la
consapevolezza di chi siamo e cosa siamo stati chiamati a fare.
Chi siamo? Noi Italiani siamo i privilegiati eredi di una civiltà che ha
dominato il mondo allora conosciuto. E dunque le nostre responsabilità non
sono di poco conto. Il fondatore del Rotary in Italia era ben consapevole di ciò
ed i Club vennero costituiti con uomini di rilevante valore umano e
professionale, del mondo degli affari e della cultura, che affermavano la
valenza di una leadership di cui il Rotary ha tuttora bisogno.
Non ignoriamo dunque le nostre origini. Quelle di una civiltà fonte di
diritto e di cultura. Quelle di una civiltà che alimenta la solidarietà all’interno
delle comunità in cui opera un Rotary Club, come pure nelle comunità
internazionali. Solidarietà che ci unisce e ci unisce agli altri e che infine ci
rende più umani.
Ne siamo capaci? Ne saremo capaci?
Dovremo esserlo se vogliamo che la speranza possa aprirci a nuovi orizzonti.
Dovremo esserlo se vogliamo affermare la nostra credibilità.
Dovremo esserlo se vogliamo realmente rafforzare l’immagine del Rotary.
Essere affidabili e credibili permette di fare opinione. Una opinione
qualificata ed attendibile. Sta a noi, ai nostri Club, alla nostra concretezza, alla
nostra capacità di applicare con coerenza quanto affermiamo, sta a noi
conquistare credibilità occupandoci di cose concrete nelle nostre riunioni.
Dovremmo cioè lavorare assieme, nei Club e nel Distretto.
Dovremmo evitare atteggiamenti che non si addicono al nostro essere
rotariano.
Noi non siamo superuomini o superdonne, siamo persone impegnate a servire
la società.
Con semplicità. Con coerenza.
Oggi lo siamo realmente? Oggi serviamo realmente? Oggi rispettiamo
l’attualità dell’ Idea Rotariana?
“Il servire richiede certamente un serio impegno dei Rotariani a
migliorare se stessi”. Sono parole di un rotariano illuminato quale era
Ernesto Cianci, Governatore nell’anno 1970-71 dell’allora Distretto 188, ora
2080, Lazio e Sardegna.
Forse una affermazione amara già allora, che tuttavia nulla toglie
all’impegno di molti.
Vorrei infatti ricordare le tante opere realizzate dai Volontari del Rotary.
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Vorrei ricordare il silenzioso operare di tanti Rotariani che offrono il loro
servizio senza sosta e senza limiti territoriali.
Vorrei ricordare le opere culturali e sociali che tanti Rotariani hanno
contribuito a realizzare.
Mi viene nel contempo di ricordare le parole di Gian Paolo Lang, primo
Presidente Italiano del Rotary Internazionale (1956-57). Egli diceva “il Rotary
non chiede ai Rotariani l’impossibile, ma dà loro la possibilità di inserirsi
con fierezza e larghezza mai immaginate, nella conoscenza, nella stima,
nell’amicizia del consorzio umano.”
Queste sono le energie di cui siamo portatori. Pratichiamole. Roby
Bocciardo, Governatore nel 1974-75 dell’allora Distretto 183,ora 2031,
Piemonte, sosteneva che “l’elite non è costituita dalla nascita, dai più
sapienti, dai più intelligenti, o dai detentori del potere. Fanno parte dell’èlite
tutti coloro che, nati non importa in quale ceto sociale, compiono i loro
impegni quotidiani vedendo più in alto e più lontano del loro interesse
personale”.
Per alcuni rotariani purtroppo non è così. Dobbiamo avere il coraggio di non
sussurrarlo soltanto, ma di riconoscerlo e di impegnarci concretamente a
porvi rimedio.
Ma potremmo anche parlare a lungo di tanti e tanti Rotariani, illustri
professionisti, accaniti imprenditori, illuminati uomini di cultura, che hanno
dedicato al Rotary la loro opera oltre quell’interesse.
E’ di ciò che dobbiamo essere fieri.
Un Presidente Internazionale, Clem Renouf, ricordava spesso le parole di
un Pastore Evangelico di Philadelfia che si chiamava Phillips Brooks. Egli
diceva “Preghiamo perché Dio ci dia non compiti all’altezza delle nostre
forze, ma forze all’altezza dei nostri compiti”.
Lo scenario del pensiero e della struttura organizzativa del Rotary
Internazionale diviene ampio e complesso alla luce delle trasformazioni
sociali in atto.
Nel contesto storico che viviamo, l’Idea Rotariana è fortemente attuale e
può dare un serio contributo al miglioramento della vita.
Sarebbe sufficiente che i Rotary Club attuassero le regole ed i principi
rotariani all’interno delle loro Comunità e che avessero maggiore
consapevolezza della grande funzione della Fondazione Rotary.
Attualità che a mio avviso si esprime attraverso tre momenti fondamentali:
Il Piano Strategico
L’Espansione
Le grandi Azioni Umanitarie.
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Il Piano Strategico ha una portata pluriennale e presenta due grandi temi.
Il primo evidenzia i nostri Valori:
l’Amicizia, che favorisce una maggiore comprensione internazionale;
l’Integrità, fondata sull’eticità dei nostri comportamenti;
la Leadership, quale espressione della professionalità del rotariano.
Il secondo tema ne definisce gli Obbiettivi che sono:
il sostegno ed il rafforzamento dei Club;
il Focus e lo sviluppo dell’azione umanitaria;
il rafforzamento della consapevolezza della nostra appartenenza;
il miglioramento dell’immagine.
L’Espansione è, al momento, motivo di grande attenzione.
La perdita di soci e la criticità che attraversano tutti i Paesi nel mondo, non
aiutano la necessità di espansione del Rotary.
L’Idea rotariana piace, ma non è ancora molto conosciuta.
Quando Paul Harris ed i suoi tre amici fondarono il Rotary, l’Espansione fu
rapida. In pochi anni nacquero molti club in America, poi il grande salto verso
l’internazionalità. Una espansione continua che oggi è purtroppo diminuita e
che quindi necessita di una forte spinta, purchè qualificata, per superare il
limite di un milione e duecentomila soci circa, un limite nel quale ristagniamo
da anni.
Ma innanzitutto dovremmo chiederci perchè tanti soci lasciano il Rotary.
Una domanda che potrebbe mettere in luce responsabilità non solo di alcuni
Presidenti e dirigenti di nostri Club, ma anche di alcune scelte politiche,
nonché di errori di comunicazione dell’organizzazione centrale.
Per quanto riguarda le Grandi Azioni umanitarie, ne vorrei evidenziare
soprattutto una fra le tante: la Polioplus.
Mi addolora parlarne, ma purtroppo l’Organizzazione Mondiale della Sanità
ha dichiarato l’emergenza per una ulteriore diffusione della poliomelite nel
Mondo. Attualmente la malattia è ancora presente in Camerum, Guinea
Equatoriale, Etiopia, Nigeria, Somalia, Afganistan, Pakistan, Siria, Israele.
Da alcuni di questi Paesi parte l’immigrazione verso l’Europa.
Il pericolo è dunque anche alle porte di casa nostra.
Sono consapevole della gravità di questa notizia.
Ma questa è l’attuale realtà, Amici. Non dobbiamo nasconderci dietro l’ombra
di un dito, ma ragionarne con la responsabilità che ci compete.
Dovremmo infatti realisticamente riconoscere che non è opportuno affermare
che manca poco così per debellare la Polio, perché non è vero.
Piuttosto sarebbe indispensabile impegnarci in una nuova strategia globale
che l’Organizzazione Mondiale della Sanità invoca, per evitare una larga
ridiffusione della Polio.
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Una strategia che a mio avviso dovrebbe essere fondata sulla consapevolezza
che stiamo combattendo un male forse invincibile, e che pertanto il nostro
compito dovrebbe essere quello di limitarne al massimo l’effetto.
Questo richiede la serietà del Rotary. Questo ritengo debba essere il nostro
impegno attuale.
Ecco perché non bisogna “rinchiudersi” all’interno dei Club, con il falso alibi
della conoscenza tra soci e dell’affiatamento.
E Servire, Servire realmente, senza usare quel termine in modo improprio e
solo come magica espressione di solidarietà umana.
Questa, Amici, è oggi la nostra funzione , questo l’impegno dei rotariani nella
società, per la società. Questa l’attualità dell’Idea rotariana.
E’ la nostra forza, una grande capacità di donare tutto il bene che l’Uomo
morale è capace di donare.
Consentitemi di dire che questo è il Rotary Reale di cui vi ho tanto parlato.
Non i piccoli problemi che a volte si vivono nei Club, non i disagi di qualche
incomprensione, ma lo spazio, Amici, lo spazio nel quale si diffonde il nostro
senso del Servire.
Da non pochi anni si lavora per programmare il cambiamento. Un lavoro di
analisi, di proiezioni, di ipotesi di un sistema organizzativo idoneo a servire
una nuova Società globalizzata, nel rispetto delle differenti culture.
La saggezza del Rotary ha sempre consigliato lo sviluppo graduale dei
cambiamenti resi necessari dalle evoluzioni sociali.
Per fare ciò è indispensabile disporre di una moltitudine di soci che
posseggano quei requisiti di qualità di cui si parla a vuoto da tempo.
Per fare ciò è indispensabile non perdere soci, e cioè è indispensabile
ritenere i soci acquisiti.
Per fare ciò è indispensabile che i soci, i Club, i Distretti siano consapevoli
della propria funzione. E lavorare assieme senza contrapposizioni.
Per fare ciò è indispensabile che la struttura organizzativa sia adeguata alle
esigenze di una Società in frenetica trasformazione.
C’è bisogno di distacco dall’esasperato individualismo; c’è bisogno di creare
una forza centrifuga che interrompa questa concentrazione di interesse su sè
stessi; c’è bisogno di promuovere un processo di umanizzazione che dia
ampiezza all’azione comune, per convogliarla verso il conseguimento di un
nuovo benessere : il benessere morale.
C’è bisogno di maggiore umiltà, c’è bisogno di maggiore rispetto; c’è bisogno
di ricercare nell’Amore la funzione promotrice del futuro.
Le paure dei bambini vanno vinte con la saggezza dei grandi.
Amici, siamo alla conclusione di una Annata, ma siamo anche all’inizio di una
ricerca di nuovi spazi per la nostra Azione futura.
E quando si parla di futuro il pensiero corre ai nostri giovani.
Giovani che nei loro Club operano nel rispetto dell’etica rotariana, con
impegno spirituale e culturale nell’attuazione concreta della loro Azione.
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Sabato scorso ho partecipato all’Idiract, all’IDIR del distretto Rotaract.
Ancora una volta ho potuto apprezzare il grande impegno dei nostri giovani.
Il Service che i rotaractiani si accingono ad attuare rivela tutto il loro impegno
a favore della società.
” Tu non sei solo”. Un Service contro il bullismo, un sostegno a coloro che
subiscono soprusi, che ciò nonostante vengono ignorati e che pertanto si
sentono soli. I nostri rotaractiani faranno in modo che non siano soli.
Sarà un Service di sicuro successo.
Rinnoviamo dunque fiducia e rispetto ai nostri giovani.
Il declino e l’assenza di valori stanno congelando l’umanità.
La vita che viviamo, il frastuono che ci circonda, i contrasti tra uomini di ogni
cultura o politica,la sfrenata quanto ingiustificata ambizione di molti,
inaridiscono le relazioni interpersonali.
A volte si può avere la sensazione di muoverci come robot in un mondo
senz’anima, popolato da uomini che amano soprattutto se stessi.
Ma nella consapevolezza dei nostri valori abbiamo il diritto, come il dovere, di
offrire al mondo il calore aggregante di questi nostri valori.
Credo che sia giunto il momento di terminare questo mio intervento e sono
lieto che ciò avvenga in chiave di speranza.
L’Uomo dovrebbe celebrare sempre la Speranza, e tendere l’animo suo verso
l’immensità che lo dischiude all’Eterno.
Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di ricordare a me stesso l’impegno
che ci accomuna di continuare a lavorare assieme per concretizzare un sogno,
un sogno che ci conduca al rinascimento delle coscienze, al rinascimento dello
spirito, nella consapevolezza che il passato rappresenta la radice del nostro
essere e la forza propulsiva verso il nostro futuro.
L’amore non muore mai se siamo capaci di tenerlo in vita. E tenerlo in vita
significa essere tolleranti, tenerlo in vita significa essere presenti, tenerlo in
vita significa partecipare, tenerlo in vita significa unire, anello dopo anello,
l’immenso che magnifica la nostra esistenza.
Questo, Amici, questo è il Rotary che stiamo celebrando: un insieme di anelli
che formano un anello grande quanto il mondo, che unisce tutti noi in un
patto morale e d’amore per gli altri, nella qualificata professionalità per la
quale veniamo chiamati a far parte della più grande associazione umanitaria
del mondo.
Vi ringrazio.
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