Edilizia e territorio - Il Sole 24 Ore

Transcript

Edilizia e territorio - Il Sole 24 Ore
30 GEN. - 4 FEB. 2012
EDILIZIA E TERRITORIO
11
CRONACA
Alle aziende agricole si affiancheranno i costruttori con fondi privati
Roma recupera i casali
Opere per 300 milioni
DI
GIULIA DEL RE
A
PRESENTATE 80 DOMANDE
due anni dalla sua pubblicazione, si è chiuso il
bando pubblicato dal Campidoglio per la riqualificazione dei fabbricati rurali attraverso il
cambio di destinazione d’uso. In totale, a quanto
informa Confagricoltura Roma, all’annuncio hanno risposto
una ottantina di aziende agricole della campagna romana che
hanno presentato, complessivamente, domande per un totale
di 300 fabbricati rurali da restaurare. Con il bando, l’amministrazione comunale offre agli agricoltori la possibilità di
cambiare la destinazione d’uso ai loro fabbricati e di restaurarli realizzando appartamenti. A condizione che il 50% dei
nuovi alloggi venga affittato a canone concordato. L’operazione, secondo le stime del presidente di Confagricoltura
Roma, Massimiliano Giansanti, vale 300 milioni. I proprietari di casali sono pronti a partire, si attende il via libera del
Campidoglio ai vari progetti presentati. Il via libera ai cambi
di destinazione d’uso, secondo quanto informa il Campidoglio, dovrebbe arrivare nel giro di qualche mese e i primi
cantieri potrebbero partire entro l’anno. Ma c’è chi sospetta,
nell’opposizione capitolina, che la procedura sia ormai stata
«superata dal piano casa regionale».
Come riflette il consigliere comunale dell’Udc Francesco
Smedile: «Il bando per la riqualificazione dei fabbricati
rurali è meno vantaggioso delle opportunità offerte dal piano
casa regionale: nel bando si chiede che almeno il 50% dei
nuovi appartamenti realizzati siano destinati all’affitto a
canone concordato, mentre nel piano casa regionale questa
percentuale scende al 30 per cento. In più, col bando i
proprietari dei fabbricati non beneficiano del premio cubature, possibilità data invece dalla legge regionale». Insomma,
secondo alcuni questo bando, a distanza di due anni dalla
sua pubblicazione avvenuta alla fine del 2009, avrebbe perso
il suo appeal e potrebbe indurre gli agricoltori a rinunciare
alle loro domande. Su questo punto, però, non sono d’accordo gli agricoltori, che tramite Giansanti fanno sapere: «Il
bando è una cosa diversa rispetto al piano casa regionale,
I numeri del bando del Comune di Roma
80
300
300 MLN
Le domande presentate dalle
aziende agricole
I fabbricati coinvolti nell’operazione di recupero
Gli investimenti previsti da parte dei privati
perché interessa la riqualificazione complessiva delle aziende agricole del Lazio, non solo la possibilità di trasformare i
fabbricati rurali dismessi». Tant’è che, insieme al bando, i
concorrenti dovevano presentare un progetto di rilancio
dell’azienda agricola che prevedesse, tra le altre cose ma
non in via esclusiva, la riqualificazione dei vari casali. Non è
un caso che alla procedura hanno partecipato esclusivamente
proprietari di aziende agricole e non costruttori.
Sebbene poi le imprese edili potrebbero entrare in gioco
in un momento successivo, visto che si parla di investimenti
privati per 300 milioni da spendere per la trasformazione e il
restauro dei vari fabbricati rurali. Scopo del bando, oltre
all’incentivazione delle aziende agricole della capitale che
vorrebbero, ad esempio, trasformarsi in agriturismi, è anche
quello di riqualificare la campagna romana, dove si contano
circa 10mila manufatti sottoutilizzati o dismessi, spesso
teatro di degrado. Grazie alla possibilità di cambiare la
destinazione d’uso ai loro fabbricati, le aziende agricole
potranno realizzare appartamenti a condizione di destinarne
la metà all’affitto a canone concordano (300-500 euro al
mese per alloggi di circa 60 metri quadrati). I restanti
appartamenti realizzati potranno invece essere messi sul
mercato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Campidoglio elimina il contributo sui cambi di destinazione – Oneri scontati
Piano casa, marcia indietro di Alemanno
P
asso indietro del Campidoglio
sull’introduzione del contributo
straordinario per l’applicazione del
Piano casa sul territorio capitolino.
Un coro di proteste, tanto dei costruttori quanto della Regione Lazio, aveva accolto l’iniziale proposta della
Giunta comunale che prevedeva il
pagamento di un contributo straordinario (in misura da quantificare) sia
per i cambi di destinazione d’uso che
per gli ampliamenti di volumetria.
«Troppo», secondo i costruttori. Perché, come aveva riflettuto il presidente dell’Ance Lazio, Stefano Petrucci, l’applicazione generalizzata del
contributo straordinario avrebbe «ridimensionato le potenzialità economiche offerte dal piano casa».
Insomma, il balzello aggiuntivo sarebbe stato un deterrente per imprese
e proprietari di casa. Così, la Regione Lazio – a quanto «Edilizia e Territorio apprende» – si è fatta sentire
dal Campidoglio: «Questa delibera
va modificata», avrebbero intimato
dalla Regione. Messaggio ricevuto
dalla giunta comunale che, nei giorni
scorsi, ha approvato un maxiemendamento che modifica la prima versione della delibera per l’applicazione
del piano casa nel Comune di Roma
che era stata approvata il 28 dicem-
bre scorso. Il contributo straordinario
resta, ma limitatamente ai terreni e ai
cambi di destinazione d’uso. Scompare invece sugli ampliamenti di appartamenti o edifici.
Anzi, per i proprietari di prima
casa viene introdotto un ulteriore incentivo: chi usufruisce delle norme
del Piano casa per ampliare la propria unità immobiliare, a Roma, beneficerà anche di uno sconto del 30%
sugli oneri concessori ordinari. Vantaggi anche per gli interventi al di
sotto dei mille metri quadrati, che
saranno esonerati dall’obbligo di destinare il 5% delle nuove realizzazioni a uso non residenziale. Infine, viene alleggerita la norma inizialmente
pensata per gli edifici della capitale
inseriti nella Carta della qualità (prevalentemente edifici ricadenti nelle
zone di pregio costruite dopo la guerra): la prima versione della delibera
capitolina prevedeva che eventuali interventi in attuazione del piano potessero essere realizzati previo parere
della Sovrintendenza comunale (parere da esprimere entro 60 giorni). Col
maxiemendamento, viene introdotta
una facilitazione: non sarà la Sovrintendenza a dare il parere ma direttamente gli uffici comunali (entro 45
giorni), in modo tale da rendere più
rapide le procedure. Restano, infine,
le tutele sul centro storico e sugli
edifici di pregio della città, dove non
si applica il piano casa regionale. E
restano anche alcune limitazioni sull’aumento di cubature per gli ambiti
di valorizzazione (quartieri da riqualificare a ridosso delle mura romane) e
sulle centralità non ancora pianificate, dove i cambi di destinazione
d’uso non saranno sempre consentiti.
Le modifiche introdotte dalla Giunta comunale sono state varate anche
nell’intenzione di «uniformare il
provvedimento ai contenuti della legge regionale», ha spiegato l’assessore
capitolino all’Urbanistica, Marco
Corsini. In particolare, l’eliminazione del contributo straordinario dalle
trasformazioni degli immobili è stata
decisa anche pensando che la legge
regionale già stabilisce di destinare il
30% delle volumetrie aggiuntive all’housing sociale. Misura che, già di
per sé, costituisce una sorta di «tassa» comunale. Sul piede di guerra
resta il gruppo capitolino del Pd che
considera l’abolizione del contributo
straordinario «una follia che depaupera il Comune di Roma facendo invece un regalo vero e proprio ai costruttori».
G.D.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PROTAGONISTI
Bonatti rileva Busi impianti
e i cantieri per 200 milioni
La società bolognese
Busi impianti, attiva
nel campo dell’impiantistica in Italia e
all’estero, è stata rilevata da Bonatti per
quanto concerne il ramo infrastrutture che include due commesse del valore complessivo di oltre 200 milioni. Si tratta dell’ammodernamento e l’ampliamento dell’ospedale militare di Algeri e
la realizzazione del palazzo della Giunta
della Regione Calabria (nella foto) a Germaneto (Catanzaro). Entrambi i progetti hanno
un alto contenuto tecnologico e saranno
realizzati su base «chiavi in mano». Bonatti
ha incluso, oltre ai contratti, anche le infrastrutture e il personale ex Busi Impianti,
salvaguardando l’aspetto occupazionale.
Cassa integrazione per Rosso
L’impresa Rosso, azienda torinese che da
65 anni opera nelle costruzioni, ha presentato a Roma il piano di ristrutturazione finanziaria. L’azienda ha chiesto la Cassa integrazione straordinaria che dovrebbe riguardare
circa 90 dipendenti su tutto il territorio
nazionale nelle tre sedi di Torino, Roma e
Firenze per un anno, a partire dal 6 febbraio, in attesa di sciogliere i nodi dei nuovi
accordi con le banche per la ristrutturazione
finanziaria, che potrebbero portare novità
positive per la seconda metà del 2012. Hanno pesato nel 2011 i ritardi nei pagamenti
delle commesse pubbliche, le difficoltà di
accesso al credito, la stagnazione del mercato immobiliare, il fermo degli appalti pubblici che hanno portato a un calo del fatturato
(-10%) e a una consistente contrazione della produzione rispetto all’anno precedente.
Energia, Comuni sempre più verdi
Edilizia sempre più sostenibile nei Comuni
italiani. Sono infatti 855, contro i 705 del
2010, le amministrazioni locali che hanno
modificato i propri regolamenti edilizi per
inserire nuovi criteri e obiettivi energeticoambientali in modo da migliorare le prestazioni delle abitazioni e la qualità del costruito. Il dato arriva dal Rapporto Onre (Osservatorio nazionale regolamenti edilizi per il
risparmio energetico) di Legambiente e Cresme, presentato a Bolzano.
Bullo nuovo presidente Assobeton
Il 19 gennaio Renzo Arletti ha lasciato la
carica di amministratore delegato di Rdb e,
coerentemente con lo statuto di Assobeton,
ha successivamente fatto pervenire la lettera di dimissioni da presidente dell’Associazione nazionale industrie manufatti cementizi. Il vicepresidente vicario, Renzo Bullo,
già presidente Assobeton dal 2001 al 2009,
ha assunto il ruolo di presidente dell’associazione fino a giugno 2013. Le incognite
che il nuovo presidente dovrà affrontare
non sono poche, alla luce della forte recessione che ha caratterizzato il comparto nell’ultimo triennio e dell’assenza di segnali
positivi in questo primo scorcio del 2012.
Toscana, un fondo per gli ospedali
Parte dopo anni di gestazione l’operazione
con la quale la Regione Toscana farà confluire in un fondo immobiliare i cinque edifici
che attualmente ospitano gli ospedali cittadini di Pisa, Massa Carrara, Pistoia, Lucca e
Prato. Le risorse verranno investite nella
realizzazione dei nuovi ospedali fuori città,
la cui costruzione è stata già avviata e che
dovrebbero essere ultimati nel 2013. A breve ci sarà la due diligence sulle strutture
con la valutazione degli esperti e la gara per
cercare un gestore del fondo.