Africa e Affari
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Africa e Affari Rivista mensile sul continente del futuro Agosto/Settembre 2014 Sommario — Pag. 1 Zoom Renzi in Africa sprint incoraggiante Sviluppo Dopo 27 anni cambia la cooperazione Tendenze Africa e Affari / anno 2 numero 7 / agosto/settembre 2014 / € 15 Passione kizomba il tango dell’Angola Focus / Etiopia Orgoglio etiopico Viaggio nel cuore antico dell’Africa inseguendo una rinascita Focus — Pag. 17 ANALISI / La Cina in Etiopia Le Zone economiche speciali cinesi strumento di sviluppo win-win? — di Anna Paola Quaglia* A gli occhi dei funzionari etiopici la Repubblica popolare di Cina (Rpc) è un partner pragmatico, orientato al business e rapido nell’attuazione di un progetto. Queste caratteristiche, unite a una straordinaria capacità finanziaria che si materializza nella concessione di linee di credito a tassi agevolati o crediti all’esportazione, fanno di Pechino un interlocutore indispensabile per un paese quale l’Etiopia, che aspira a diventare a medio reddito entro il 2025. Non si tratta di politica né di ideologia, ma è la diplomazia economica a determinare le modalità di interazione dell’Etiopia con il mondo esterno. Soprattutto, la cooperazione sino-etiope dev’essere win-win, ovvero vantaggiosa per entrambe le parti. Il mutuo vantaggio è un concetto che è stato articolato in modo sofisticato dalla politica del ‘partenariato strategico’ della Rpc verso i paesi africani. Hu Jintao - presidente della Rpc fino alla nomina di Xi Jinping nel marzo 2013 - la inaugurò nel 2006 in occasione del La Zes etiope si trova vicino ad Addis Abeba e ha un focus multisettoriale con 19 aziende terzo summit del Forum on China-Africa Cooperation (Focac). Al suo fianco sedeva Meles Zenawi, l’allora primo ministro della Repubblica federale democratica d’Etiopia, paese co-chair dell’evento, a conferma simbolica dell’importanza di Addis Ababa nel calcolo geopolitico ed economico di Pechino. Fu allora che la Cina, in linea con la politica estera economica zouchuqu, ‘Go Global’, annunciò di voler istituire da tre a cinque jingji tequ, zone di cooperazione economica e commerciale, in Africa e circa cinquanta nel mondo. Catalizzatori di crescita e incubatori di una trasformazione strutturale dell’economia nazionale che hanno giocato un ruolo importantissimo nella storia postmaoista della Rpc, le zone economiche speciali (Zes) sono aree geograficamente delimitate che offrono un business environment orientato ad attrarre capitale estero, ridurre i costi di transazione attraverso un hub infrastrutturale adeguato e creare economie di scala. Oggi in Africa esistono sei Zes ‘ufficiali’ (in Egitto, Etiopia, Mauritius, Zambia e due in Nigeria), ovvero istituite attraverso gare di appalto indette dal ministero del Commercio della Rpc (Mofcom) nel 2006 e 2007, lanciate su iniziativa politica di Pechino e indirizzate ad aziende private cinesi intenzionate a operare a livello globale (n.b.: la differenza tra pubblico e privato può risultare piuttosto fragile nel caso di soggetti economici cinesi). La realizzazione dei business proposal approvati - valutati in base al criterio di profittabilità - è responsabilità delle aziende vincitrici le quali ricevono un supporto finanziario condizionato molto significativo che può arrivare da diverse istituzioni: Mofcom, governi municipali e provinciali, China-Africa Development Fund (Cadf), Export-Import (Exim) Bank etc. Il governo cinese, anche se non direttamente coinvolto nella realizzazione della Zes, ha talvolta scelto di esercitare una pressione politica in caso di problemi, così da favorire la buona riuscita dei progetti che sono considerati di importanza strategica e potenziali strumenti di soft power. L’Eastern Industrial Zone, 100% di proprietà cinese ma aperta a investitori da tutto il mondo, si trova a Dukem, a circa 32 km dalla capitale etiopica sulla via che collega Addis Abeba a Gibuti. Il principale sviluppatore è il Qiyuan Group che insieme a Jianglian International Trade e Yangyang Asset Management con il supporto operativo della Zhangjiagang Free Trade Zone si è aggiudicato l’appalto del Mofcom nel 2007 ricevendo un supporto finanziario per la realizzazione della Zes dall’Exim Bank, dalla città di Zhangjiagang e dal governo della provincia dello Jiangsu. La zona, visitata nel maggio 2014 dal primo ministro della Rpc Li Keqiang, è oggi operativa e ha un focus multisettoriale (edilizia, manifattura, produzione di macchinari industriali ed elettrici). Ospita circa diciannove aziende, tra cui il Huajian Group, impresa cinese che intende aprire una sua zona industriale aspirando a fare dell’Etiopia un hub per la produzione di calzature nel mondo. “Ma c’è posto per tutti” - assicurano i funzionari etiopici. “Ci sono già i turchi oltre che i cinesi, e noi vorremmo gli italiani”. *Anna Paola Quaglia ([email protected]) svolge attività di ricerca presso T.wai. Al momento, si sta occupando dell’esperienza delle Zone economiche speciali (Zes) cinesi in Africa, con un focus particolare sull’Eastern Industrial Zone, in relazione agli interessi economici e politici dell’Italia.