funghi coltivati del montello
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funghi coltivati del montello
Atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto PRODOTTI VEGETALI ALLO STATO NATURALE O TRASFORMATI FUNGHI COLTIVATI DEL MONTELLO Eventuali sinonimi e termini dialettali Funghi coltivati del Montello. in grotta nei dintorni di Parigi dove si coltivava un fungo bianco di tipo prataiolo chiamato “Champignon de Paris”. Tornati in patria, portarono con sé il loro bagaglio di conoscenza ed esperienza, dando vita alla fungicoltura, che si sviluppò soprattutto nel Veneto. L’avvio della coltivazione nella provincia di Treviso avvenne negli anni ’60, ad opera di alcuni imprenditori che operavano nelle zone del Montello, a Venegazzù e a Paese; già negli anni ’70 una settantina di aziende locali concorrevano a realizzare oltre il 50% alla produzione nazionale. Descrizione del prodotto Sono tre le tipologie di funghi coltivati nella provincia di Treviso: - prataiolo o “champignon” (Psalliota campestris), caratterizzato da cappello bianco e globoso, convesso, con base allargata e diametro medio 8-10 cm; - pleuroto o gelone o orecchione o sbrisa (Pleurotus ostreatus), caratterizzato da cappello di color camoscio-bruno a forma di ventaglio; - piopparello (Pholiota aegerita), caratterizzato da cappello marrone chiaro o scuro, di diametro fino a 10 cm, convesso o piano. La storia Definiti nell’antica Roma “cibo degli Dei”, i funghi spontanei erano noti come prelibata pietanza già nell’anno 1000 a.C. Fu solo intorno al 1700 che gli orticoltori francesi impararono a coltivarli nelle grotte e nelle cantine. Proprio dalla Francia all’inizio del secolo scorso, fu importata in Italia la coltivazione del fungo: famiglie del bergamasco, del Lazio e del Veneto, erano andate a lavorare nelle fungaie Processo di produzione Il micelio viene prodotto in laboratorio e poi inoculato su substrato alimentare come paglia di grano e riso, segatura, crusche e simili (nel caso degli “champignon” si usa letame di cavallo arricchito di azoto), con l’aggiunta di pollina, solfato ammonico e farina di soia tostata. L’inoculazione è preceduta da una fase di condizionamento del substrato, necessaria per eliminare microrganismi nocivi e da una pastorizzazione a 60 °C. Il processo produttivo, che avviene sotto tunnel dotati di controllo integrale delle condizioni di temperatura e umidità, prevede la forzatura delle temperature e dell’umidità e l’immissione di ossigeno. Il prodotto che viene raccolto, selezionato e inviato al confezionamento per la vendita al fresco o all’industria. 224 Usi I funghi coltivati si prestano bene per svariati utilizzi culinari. Il più particolare è quello a crudo, con insalata mista o da soli, conditi con olio e limone. Reperibilità Il prodotto è reperibile durante tutto l’anno presso la piccola e media distribuzione in quasi tutto il territorio regionale, soprattutto nella tipologia “champignon”. Territorio interessato alla produzione Provincia di Treviso, con particolare concentrazione nei comuni di Paese, Trevignano, Carbonera, Vedelago, Pederobba, Moriago e Istrana. Atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto PRODOTTI VEGETALI ALLO STATO NATURALE O TRASFORMATI FUNGHI DI COSTOZZA Eventuali sinonimi e termini dialettali Funghi di Costozza, sbrìse. Nel libro “Bere e magiare nel Vicentino” si legge: “Fu merito di Giulio Da Schio se dal 1912 queste colture sono diventate una realtà e se ancora oggi vantano rinomanza nel Vicentino, superando indenni la guerra e le innovazioni tecnologiche (le grotte durante la seconda guerra mondiale furono requisite per uso bellico). Negli anni ’50 la passione del Conte Alvise Da Schio fece tornare nelle antiche grotte quei funghi bianchi, saporiti e deliziosi.” Descrizione del prodotto I funghi coltivati nelle grotte di Costozza sono della varietà Piopparello, caratterizzato da cappello marrone chiaro o scuro, di diametro fino a 10 cm, convesso o piano. Il gambo è cilindrico, leggermente affusolato alla base, di color bianco brunastro. La carne è biancastra o bruna, molto soda con odore e gusto gradevole. La storia La coltivazione dei funghi è una attività agricola relativamente giovane. I primi esempi di realizzazione di coltura in grotta si ebbero a Vicenza, nelle grotte di Costozza, nelle quali già naturalmente esistevano le condizioni climatiche di temperatura ed umidità per lo sviluppo dei funghi. Alla fine degli anni ‘50 le prime “fungaie” o “case dei funghi”, fecero la loro apparizione e ci fu subito un salto di qualità con l’imposizione del cosiddetto “Sistema Americano”: prevede l’uso di ripiani fissi sovrapposti in cui viene sistemato il substrato per la coltivazione. Processo di produzione Le grotte costituiscono un ambiente naturale ideale per la coltivazione di funghi consentendo di evitare gli investimenti strutturali e di produrre anche quando le condizioni climatiche non sono buone, come d’inverno. L’ambiente delle grotte è suddiviso in reparti funzionali con cicli produttivi. Il compost specifico per il “pioppino”, si ottiene macinando paglie di grano tenero e duro, paglia di erba medica da seme, stocchi di mais. L’insieme viene miscelato e abbeverato con acqua, successivamente avviene la fermentazione. Il compost viene messo nelle stanze coperto da sacchi di plastica preforati e si insemina con le spore del fungo, intorno a fine agosto. L’incubazione dura circa un mese: si tratta di una fase vegetativa del fungo per la quale non avviene nessun condizionamento dell’ambiente. Comparsi i primi carpofori, si aprono le porte degli stanzoni immettendo l’aria necessaria ed eliminando l’anidride carbonica. Il fungo, raggiunta la maturazione (in 8-10 giorni dai primi carpofori), viene raccolto a mano, riposto in cassette di legno ed avviato al mercato. 225 Usi I funghi coltivati nelle grotte si prestano bene per svariati utilizzi culinari e presentano caratteristiche organolettiche migliori rispetto a quelli coltivati in serra. Reperibilità I funghi di Costozza sono reperibili durante tutto l’anno nella maggior parte dei mercati ortofrutticoli al dettaglio del Veneto. Territorio interessato alla produzione Costozza di Longare, in provincia di Vicenza.