Il Ghiacciaio d`Agola: un osservatorio sui mutamenti dell`ambiente

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Il Ghiacciaio d`Agola: un osservatorio sui mutamenti dell`ambiente
Adamello Brenta Parco, 2006, in stampa
Il Ghiacciaio d'Agola: un osservatorio sui mutamenti dell'ambiente glaciale
delle Dolomiti di Brenta
Comitato Glaciologico Trentino SAT
(a cura di Luca Carturan e Roberto Seppi)
Il Ghiacciaio d'Agola è ubicato in un circo compreso tra Cima d'Ambiez e Cima d'Agola nel settore meridionale delle Dolomiti di Brenta. Con una superficie pari a 20,8 ettari, è il più esteso apparato glaciale di
questo gruppo montuoso. È stato scelto come rappresentativo dei piccoli apparati glaciali dolomitici
alimentati dalle valanghe e dal 2002 è sottoposto a dettagliate misurazioni che hanno come obiettivo la
determinazione del bilancio di massa e la comprensione delle sue relazioni con le condizioni climatiche. Il
bilancio di massa consente di quantificare, nel corso di un anno idrologico (1 ottobre 30 settembre), i
guadagni e le perdite di massa di un ghiacciaio, che sono strettamente collegate all'andamento meteorologico dell'anno, soprattutto per quanto riguarda la quantità di precipitazioni nevose invernali e la temperatura dei mesi estivi.
Nel 2005 è proseguita per il quarto anno consecutivo l'attività di monitoraggio e, in aggiunta ai consueti
rilievi di bilancio, è stato eseguito, come nel 2004, il rilievo topografico della superficie glaciale. Nel mese di
giugno, inoltre, è stato condotto un rilievo geofisico mediante georadar, per la misurazione degli spessori
di ghiaccio e la stima dei “tempi di sopravvivenza” del ghiacciaio nelle attuali condizioni climatiche. Il
rilievo geofisico è stato svolto in collaborazione con il Dipartimento di Geologia dell'Università di Padova e i
dati, attualmente in elaborazione, saranno inclusi in una tesi di laurea svolta presso l'omonimo dipartimento.
Le attività di monitoraggio sul Ghiacciaio d'Agola sono condotte dal Comitato Glaciologico Trentino della
SAT, in collaborazione con il Parco Adamello Brenta, l'Ufficio Previsioni e Organizzazione della Provincia
Autonoma di Trento e il Museo Tridentino di Scienze Naturali.
Il Ghiacciaio d'Agola fotografato all'inizio del mese di settembre del 2005.
Il bilancio di massa per l'anno idrologico 2004 - 2005
L'accumulo nevoso invernale
Per i ghiacciai alpini, l'ultimo mese del “periodo invernale” coincide con maggio, generalmente caratterizzato da apporti nevosi ancora consistenti. Il mese di maggio 2005 ha avuto un'evoluzione meteorologica
particolare ed è stato decisamente più caldo della media, dando origine sul Ghiacciaio d'Agola ad un
precoce inizio della stagione di fusione. Per questo motivo, per effettuare le misure di accumulo nevoso
quest'anno è stato necessario salire sul ghiacciaio con circa dieci giorni di anticipo rispetto ai tre anni
precedenti.
Sono stati eseguiti due tipi di misurazione: sondaggi per determinare lo spessore della neve e misure per
quantificare la sua densità e la sua variazione con la profondità. La densità viene determinata sul profilo di
una trincea scavata nell'intero spessore della neve invernale. Lo scopo è quello di ricavare una relazione
tra spessore del manto nevoso ed equivalente in acqua dello stesso. Tutte le misure nivologiche, infatti,
vengono normalmente espresse in “millimetri di equivalente in acqua” per poter essere confrontate tra di
loro.
La densità media della neve è risultata pari a 450 kg/m3, inferiore rispetto ai 520 kg/m3 rilevati mediamente negli scorsi tre anni. Anche lo spessore della neve nel sito della trincea, pari a 230 cm, è risultato molto
inferiore alla media degli ultimi tre anni pari a 380 cm. Su tutto il ghiacciaio gli accumuli nevosi invernali si
sono rivelati più scarsi rispetto alle due annate precedenti e simili a quanto misurato nel 2002, che fino
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all'anno scorso era stato il meno nevoso di tutti gli anni di rilevamento.
L'equivalente in acqua medio del manto nevoso è stato valutato in 1427 mm, circa il 27% in meno rispetto
alla media dei tre anni precedenti (1952 mm di equivalente in acqua). Del tutto anomala anche la distribuzione degli accumuli nevosi, con concentrazioni dei corpi valanghivi nella parte superiore del ghiacciaio e
una loro quasi completa assenza nel settore mediano e inferiore.
L'ablazione estiva e il bilancio conclusivo
A causa della scarsità degli accumuli invernali e del precoce inizio dei processi di fusione, i settori meno
elevati del Ghiacciaio d'Agola hanno iniziato a scoprirsi dagli accumuli nevosi invernali già verso la fine del
mese di giugno.
Il giorno 10 luglio, data della prima misurazione della fusione estiva, si è potuto constatare come la neve
fosse già sparita completamente nel terzo inferiore del ghiacciaio. L'ablazione aveva già interessato il
ghiaccio sottostante, con perdite che sulla fronte raggiungevano il metro di spessore.
In occasione della seconda misurazione, effettuata il 30 luglio, tutto il ghiacciaio era privo di neve invernale
residua ed erano stati abbondantemente intaccati sia il ghiaccio, sia il nevato (neve vecchia risalente alle
annate precedenti e conservatasi sul ghiacciaio). La perdita media di spessore sull'intero ghiacciaio
raggiungeva il metro, con punte di 2,5 metri in corrispondenza della fronte.
La terza misurazione, eseguita il 4 settembre, ha consentito di osservare come, nonostante le basse
temperature del mese di agosto, la fusione fosse proseguita in modo sostenuto, pur senza raggiungere le
intensità dei mesi di giugno e luglio. In media è stato perso un altro metro di spessore, al quale si sono
aggiunti i circa 20-30 cm del periodo tra il 5 e il 24 settembre. In quest'ultima data è stata effettuata la
misura finale della fusione e la “chiusura” del bilancio di massa.
Il bilancio dell'anno idrologico 2004-2005 si è chiuso con una perdita media, sull'intero ghiacciaio, pari a
1945 mm di equivalente in acqua (fig. 1).
Questo valore equivale alla perdita di uno spessore di circa 216 cm di ghiaccio, pari a un volume di circa
450.000 m3.
Fig. 2 - Il piccolo lago che si è formato alla fronte del
ghiacciaio negli ultimi anni.
Fig. 1 - Mappa del bilancio netto dell'anno 2005 sul
Ghiacciaio d'Agola. L'intero ghiacciaio è stato
interessato da una sensibile riduzione di massa.
Variazioni morfologiche del ghiacciaio
La variazione morfologica più macroscopica sta interessando la fronte del ghiacciaio, che solo nel 2002,
all'epoca di inizio delle misurazioni, si presentava ripida e convessa. Attualmente essa appare sfrangiata,
molto assottigliata e in continuo regresso. Nella zona antistante la fronte, si è originato un nuovo piccolo
specchio d'acqua, attualmente ancora a contatto con il ghiaccio (fig. 2). Esso si va ad aggiungere a quello
formatosi poco a valle del ghiacciaio a partire dalla fine degli anni '90.
Il recupero di massa osservato nel 2004 sui settori sommitali del ghiacciaio è stato completamente
annullato quest'anno e la fusione è proseguita intaccando il nevato e il ghiaccio sottostante.
Un nuovo affioramento roccioso è apparso per la prima volta proprio nel settore più elevato e protetto del
corpo glaciale (nell'area dove si verifica l'accumulo preferenziale della massa del ghiacciaio): qui infatti gli
effetti della fusione sono ridotti sia per la protezione orografica, sia perché in quest'aerea si arrestano le
valanghe che si scaricano dalle pareti rocciose soprastanti.
Altro aspetto rilevante è stata l'apertura di nuovi crepacci e l'allargamento di quelli preesistenti nel settore
superiore del ghiacciaio.
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Condizioni climatiche ed evoluzione nivo-meteorologica dell'anno di bilancio
I risultati del bilancio di massa vanno attentamente interpretati alla luce dell'evoluzione delle condizioni
meteorologiche dell'anno idrologico nell'area del ghiacciaio. A questo scopo vengono utilizzati i dati della
stazione meteorologia di Pinzolo Prà Rodont, situata poco a valle del ghiacciaio, e quelli di un registratore
automatico della temperatura dell'aria che è stato appositamente collocato a 2600 m di quota nell'area
limitrofa al ghiacciaio.
L'anno idrologico (1 ottobre 2004 30 settembre 2005) è iniziato con temperature elevate e quindi proseguimento della fusione sul ghiacciaio. Dalla seconda decade del mese di ottobre si sono verificate le prime
nevicate, con apporti nevosi consistenti fino all'intero mese di dicembre (+ 20% rispetto alla media nei
primi tre mesi della stagione di accumulo presso la stazione di Prà Rodont). Da gennaio a marzo il clima è
stato molto siccitoso: i pochi eventi verificatisi hanno portato precipitazioni per un totale di circa 40 mm nel
periodo fra il 28 dicembre e il 7 aprile (80% in meno rispetto alla media dello stesso periodo). Dall'ultima
decade di gennaio a metà marzo si sono registrate temperature decisamente al di sotto delle medie. La
temperatura più bassa alla quota della fronte del ghiacciaio è stata registrata il 28 febbraio, con un valore
di 22,5°C.
Nuove precipitazioni si sono avute nel mese di aprile, ma i valori sono stati appena superiori alla media e
quindi non in grado di controbilanciare il deficit accumulatosi nei mesi precedenti. In totale, alla stazione
meteorologica di Pinzolo Prà Rodont, le precipitazioni invernali sono risultate inferiori del 14% rispetto alla
media del periodo 1975-2004 (fig. 3).
Maggio e giugno sono stati caratterizzati da periodi di caldo intenso e prolungato e quindi da un precoce
inizio della fusione della neve accumulata sul ghiacciaio.
Da maggio a luglio le fasi di caldo intenso sono state intervallate da fasi fresche ma secche, senza significativi apporti di neve sul ghiacciaio. Già da fine luglio la neve invernale era completamente scomparsa e la
fusione è avvenuta a carico di ghiaccio e nevato, che a parità di temperatura fondono con velocità quasi
doppia rispetto alla neve invernale.
Agosto è stato più freddo del normale (scarto termico di -2°C rispetto alla media del periodo presso la
stazione di Pinzolo Prà Rodont). L'unica debole nevicata sul ghiacciaio si è verificata il giorno 22 del mese.
Anche settembre, nella media per quanto riguarda le temperature, non ha portato neve fresca in quantità
significativa. Sui ghiacciai come l'Agola, le nevicate della tarda estate sono molto importanti poiché sono in
grado di arrestare la fusione per alcuni giorni. La prima nevicata di una certa consistenza si è avuta il giorno
18 settembre, quando sul ghiacciaio sono caduti 20 cm di neve. Altre deboli nevicate si sono verificate a
fine mese, prima delle precipitazioni ben più consistenti iniziate con il mese di ottobre. Le temperature
della stagione estiva sono risultate allineate con quelle medie del periodo 1975-2004 registrate alla
stazione di Pinzolo-Prà Rodont (fig. 4).
Fig. 4 - Temperature medie mensili misurate a PinzoloPrà Rodont nell'anno idrologico 2004-2005 e confronto
con la media 1975-2004.
Fig. 3 - Precipitazioni mensili misurate a Pinzolo-Prà
Rodont nell'anno idrologico 2004-2005 e confronto con
la media 1975-2004.
Conclusioni
L'anno idrologico 2004-2005 è stato fortemente penalizzante per il Ghiacciaio d'Agola e il bilancio di massa
si è chiuso con un valore negativo. Si tratta del quarto anno consecutivo di bilancio negativo, secondo per
intensità soltanto al 2003, che rimane l'anno “record” di bilancio negativo per tutti i ghiacciai delle Alpi (fig.
5). Questi risultati sono dovuti alla congiuntura sfavorevole di precipitazioni invernali scarse e temperature estive più elevate della media, specie nei mesi di maggio e giugno. Questo bimestre, che solitamente è
da annoverare come ultima fase della stagione di accumulo per i ghiacciai, sul Ghiacciaio d'Agola è da
considerare a pieno titolo nella stagione di ablazione.
In generale si osserva il ripetersi, sia in inverno che in estate, di situazioni meteorologiche sfavorevoli per i
ghiacciai delle Alpi italiane. In inverno, la persistenza di alte pressioni sull'Europa centro-occidentale
impedisce l'arrivo delle perturbazioni atlantiche e quindi delle nevicate. In estate si ha la formazione di
persistenti alte pressioni di matrice africana, molto più calde rispetto alla più nota (e più frequente in
passato) alta pressione delle Azzorre.
I risultati dei quattro anni di bilancio di massa sul piccolo Ghiacciaio d'Agola hanno sottolineato anche nelle
Dolomiti di Brenta l'intensa fase di deglaciazione che sta interessando tutte le Alpi. La riduzione di massa e
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superficie dei ghiacciai si è accentuata negli ultimi anni e sta profondamente penalizzando le piccole
vedrette di questo gruppo montuoso, ubicate a quote particolarmente basse. In un quadro climatico come
l'attuale è prevedibile la rapida scomparsa dei piccoli ghiacciai del Brenta, che si potrà verificare nell'arco di
poche decine di anni. Come già sta accadendo, alcuni di essi verranno completamente coperti dai detriti
rocciosi divenendo “ghiacciai neri”. In questo modo, maggiormente protetti dall'ablazione, si potranno
conservare per più tempo rispetto agli altri.
I numerosi studi che si stanno svolgendo sul Ghiacciaio d'Agola lo stanno lentamente trasformando in
un piccolo “laboratorio all'aperto”. Esso ci sta fornendo preziose informazioni per comprendere meglio i
rapidi cambiamenti che stanno interessando l'ambiente glaciale del Gruppo di Brenta.
Fig. 5 - In alto, l'andamento annuale di accumulo lordo, ablazione lorda e bilancio netto sul Ghiacciaio d'Agola dal 2002
al 2005. In tutti e quattro gli anni il bilancio di massa è negativo.
In basso, l'andamento cumulato del bilancio di massa sul Ghiacciaio d'Agola dal 2002 al 2005. La perdita di massa
media annua è di circa 1500 mm di equivalente in acqua.
Comitato Glaciologico Trentino SAT
Via Manci, 57
38100 Trento
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Www.sat.tn.it/ghiacciai.htm
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