Bosone di Higgs: più facile da scoprire che da spiegare
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Bosone di Higgs: più facile da scoprire che da spiegare
22 » SECONDO TEMPO I Condividi » MARCO DELMASTRO l 4 luglio del 2012, il Cern di Ginevra, annunciava una notizia che i fisici aspettavano da quasi cinquant’anni. Il bosone di Higgs, teoricamente predetto nel 1964 nel tentativo di spiegare la ragione per cui le particelle elementari hanno una massa, era finalmente stato scoperto. Con una modalità sino a quel momento insolita, la conferenza di presentazione dei risultati destinata agli addetti ai lavori è stata, in quell’occasione, trasmessa in streaming. L’intenzione era permettere a tutta la comunità scientifica mondiale, che non poteva essere presente a Ginevra, di assistere all’evento in tempo reale. | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 13 Settembre 2015 LINGUAGGI La fisica al Festival della Comunicazione di Sarzana Bosone di Higgs: più facile da scoprire che da spiegare web del Cern, si descriveva il meccanismo di Higgs illustrandolo come una stanza piena di persone prima in attesa di un personaggio importante, poi alla della notizia del suo arrivo e infine al momento della sua entrata in scena. QUESTA SCELTA, di per sé ov- LA SCOPERTA NEL 1964 Il Bosone di Higgs deve il suo nome al fisico Peter Higgs, che fu da lui teoricamente predetto nel tentativo di spiegare la ragione per cui le particelle elementari hanno una massa. La sua dimostrazione sperimentale, ottenuta dai laboratori del Cern di Ginevra nel 2012, fu annunciata in una conferenza stampa in streaming n via e del tutto al passo con i tempi, ha però avuto una conseguenza imprevista: a connettersi, oltre a migliaia di università e centri di ricerca, ci sono stati anche moltissimi curiosi e appassionati, non necessariamente fisici delle particelle, e spesso neanche scienziati. Per costoro l’impatto con le presentazioni del 4 luglio 2012 è stata una doccia fredda: la fisica delle particelle parla un linguaggio specialistico, e affronta concetti e fenomeni assai poco intuitivi. Per fortuna, dopo gli annunci e le spiegazioni specialistiche, è seguita una conferenza rivolta esplicitamente a giornalisti e grande pubblico, che tentava di spiegare ai non addetti ai lavori quale fosse la portata della scoperta. L’annuncio del bosone di Higgs è stato probabilmente l’evento scientifico con la più grande eco mediatica della storia. Ha riempito le prime pagine dei giornali di tutto il pianeta, ha risuonato su radio e televisioni, occupando ogni angolo della rete. Questa grande curiosità si è da subito scontrata con l’immensa difficoltà di spiegare il senso della scoperta, quando non i dettagli. La fisica delle particelle de- L’INTERVISTA S Il libro Cosa fare a Faenza quando sei morto l G. Gnocchi Pagine: 176 Prezzo: 14 e Editore: Bompiani scrive i fenomeni naturali servendosi di strutture matematiche avanzate, accessibili a pochi. Una risposta sintetica, ma corretta, alla domanda “Che cos’è il bosone di Higgs?” La particella di Dio I laboratori del Cern di Ginevra Ansa La definizione “Il quanto di una componente di un campo scalare complesso, con valore di aspettazione sul vuoto non nullo...” Roba da far venire il mal di mare suonerebbe, più o meno, così: “Il bosone di Higgs è il quanto di una delle componenti di quel campo scalare complesso, con valore di aspettazione sul vuoto non nullo, alla base del meccanismo di rottura della simmetria dell’interazione elettrodebole”. Soddisfacente per un fisico, del tutto oscura per tutti gli altri. Per superare l’ostacolo, tanti sono stati i tentativi di tradurre l’intraducibile con metafore più o meno efficaci. Ben prima della scoperta, sul sito Il “racconto della scienza” invece serve a trasmettere qualcosa che è prezioso anche per chi non ne fa un uso diretto: il modo con cui si costruisce la conoscenza scientifica e lo sguardo con cui la scienziato guarda il mondo. Ben venga dunque la metaDOPO L’ANNUNCIO, su giorna- fora con cui viene spiegato il li, siti e libri il campo di Higgs meccanismo di Higgs se è veè stato paragonato a una pisci- rosimile, ma ben più imporna, a un territorio innevato, al- tante è saper comunicare cola sabbia di un campo di bocce, me cresce e si sviluppa il sapea una sorta di melassa cosmica. re scientifico: ovvero da una Le particelle eleparte, formulanmentari sono stado ipotesi che dete descritte come scrivano fenomeatleti dalle diverni noti (come la se capacità nata- Metafore massa delle partitorie o esplorato- Paragonato celle) e allo stesso ri artici muniti di tempo ne predidiversi tipi di cal- a una piscina, cano di nuovi (ad zature, mentre il alla sabbia di un esempio, una bosone di Higgs è nuova particeldiventato un gru- campo di bocce, la); dall’altra, progettando emo di melassa co- a una sorta di smica. Se l’invensperimenti che tore delle imma- melassa cosmica mettano le teorie gini che dovreballa prova e debero sostituire le cretino quale di equazioni è un buon comuni- esse descriva effettivamente il catore, al curioso resta l’im- mondo in cui ci troviamo a vipressione di aver capito. vere. Per lo scienziato è l’osLa verità, però, è che tutte servazione del mondo a sepaqueste analogie sfiorano appe- rare la verità dalla congettura, na il senso della teoria di cui il e la conoscenza di oggi può esbosone di Higgs è espressione sere sostituita domani: questa e conseguenza. E questo va be- precarietà costituisce la forza ne. Perché lo scopo di raccon- della scienza. Tentare di ractare la scienza, e in particolare contare che cos’è il bosone di una disciplina lontana dalla vi- Higgs serve a spiegare questa ta quotidiana come la fisica dinamica, e il metodo scientidelle particelle, non è quello di fico è un coltellino multiuso insegnarla. La fisica si impara che tutti dovrebbero avere in nelle scuole e nelle università, tasca. non sui libri di divulgazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gene Gnocchi “Cosa fare a Faenza quando sei morto”: come suicidarsi dopo l’ennesimo Giletti su Padre Pio » NANNI DELBECCHI i può resistere all’ul ti mo film di Pupi Avati, all’ultima strategia di Luca di Montezemolo, all’ultimo corsivo di Beppe Severgnini, all’ultima nota di Federico Rampini, all’ultimo fondo di Marco Travaglio? Secondo Gene Gnocchi è sempre più dura, “questo assedio di novità imperdibili da cui siamo circondati si è fatto insostenibile”. E allora, se Cristo si è fermato a Eboli, Gene è sceso a Faenza. Rudi Ortolani, il protagonista di Cosa fare a Faenza quando sei morto (Bompiani) con cui Gnocchi è tornato alla narrativa, non se perdeva una, di novità imperdibili: dalla Lectura Dantis di Cristiano Malgioglio alla mostra Le più belle scoregge di Alvaro Vitali allestita nella Galleria del Vento. Ma poi è crollato, e ha deciso: vivere per un po’ da morto a Faenza, poi buttarsi giù dall’acquedotto di Cervia, “perché Faenza l’acquedotto non ce l’ha. Dietro a Rudi ci sono io. M’interessava rendere il senso di soffocamento, la centrifuga dei fatti “Il presente non dà scampo: anche nell’Aldilà troverai Beppe Severgnini” a cui siamo tutti sottoposti”. altro, dove vivendo così soffocati dai fatti e dalle opinioni in realtà si è già morti. Faenza è l’Italia, ma il mondo stesso è diventato una grande Faenza. Lei come si difende? Non c’è mica difesa, al massimo puoi trovare qualche rifugio. Io lo trovo nella poesia: lì trovi un altro ritmo, un altro respiro. Leggendo Milo De Angelis o Attilio Lolini ti accorgi che non è sempre stato così, o non è sempre così. Due gocce fanno traboccare il vaso del suo eroe. La prima è l’ennesimo speciale televisivo di Massimo Giletti su Padre Pio. Sono quelle cose che ogni anno speri che non accadano; e invece accadono sempre, implacabili. All’ennesima volta ti arrendi. Il mondo sarà sempre così, non c’è speranza che cambi, vedrai Giletti invecchiare con Padre Pio. E lì molli. Nel libro c’è anche il disagio delle vecchie generazioni di fronte al trionfo del digitale. Questo è il vero nocciolo della questione. La Rete ha scavato un abisso, ha creato un ribaltone generazionale. Io mio padre lo veneravo, quando mi portava ai comizi che faceva da sindacalista mi sembrava una divinità. Allora c’era la contestazione, è vero, ma perché ai “vecchi” si imputava un eccesso di potere. E adesso? Adesso i ragazzi guardano i cinquantenni come alieni, Comico e scrittore Gene Gnocchi, 60 anni Ansa gente che non si capisce che cosa sta dicendo. In certi momenti vedi che ti prendono proprio per il culo. Torniamo al povero Rudi. Perché darsi morti proprio a Faenza? Perché è un posto come un L’altra goccia è la funzione wa ter proo f de ll’iPho ne per irrigare il giardino mentre Al Bano e Romina cantano in sottofondo Nostalgia Canaglia. Ogni giorno esce una funzione nuova, e guai a non averla. Conosco gente che se non ha l’ultima app diventa matta, e ti guarda male se non ce l’hai tu. Fino a poco tempo fa usavo un vecchio cellulare che non faceva nemmeno le foto e tanti mi guardavano come se fossi il sopravvissuto di un’altra epoca. Alla fine ho cambiato telefonino per rispetto a loro. Finché Rudi è assalito da una variante della sindrome di Stendhal che potremmo definire “la sindrome di Severgnini”. Sì. È quella vertigine che ti prende quando capisci l’impossibilità di fare un passo che Severgnini non abbia già fatto prima di te. E se vai a vedere, te l’aveva pure detto. Ma siamo proprio sicuri che nell’oltretomba riusciremo a sfuggire a tutto questo? Il dubbio è venuto anche a me. Ho paura che Rudi abbia sbagliato i suoi calcoli, e sarà la stessa cosa anche laggiù. Vuole che Severgnini non ci sia già passato? © RIPRODUZIONE RISERVATA