Viaggio nella vita-2 - Omnicomprensivo Guardiagrele

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Viaggio nella vita-2 - Omnicomprensivo Guardiagrele
VIAGGIO NELLA VITA
-“Ridammela! Quella è mia!”
-“Ah si? Allora vieni a prenderla se ci riesci!”
Elisa gridava correndo da un lato all’altro nel disperato tentativo di riprendere la sua
pallina. Che sfortuna incontrare Ivan, Giuseppe e Giorgio, i bulletti del quartiere, ma in
fondo se la era cercata. Alessio l’aveva avvertita che quella era una strada poco
raccomandabile, ma lei, spinta dalla curiosità, aveva voluto percorrerla lo stesso, mentre il
fratello maggiore aveva preso il solito sentiero che usavano per tornare a casa da scuola.
-“Hei! Voi! Lasciatela stare subito! Altrimenti ve la vedrete con me!”
Elisa conosceva quella voce, si voltò, e i suoi occhi si gonfiarono di gioia nel momento in
cui riconobbe quella figura slanciata e quel viso angelico, su di cui spiccavano due occhi di
un blu intenso e profondo.
-“ Alessio, sei tu!” esclamò la bambina.
Spaventati dal ragazzo, i tre teppisti si diedero alla fuga, ma uno di questi, prima di
allontanarsi, lanciò via la palla, la quale ruppe la finestra di una casa vicina. Elisa corse fra
le braccia di Alessio e lo strinse forte.
-“Fratellone! Avevi ragione, non dovevo venire qui da sola, perdonami!”
Alessio la accarezzò, le sorrise dolcemente, e la tranquillizzò con dolcezza.
-“Ma… fratellone cosa ci fai qui? Non avevi la partita?”
-“E secondo te potevo andarmene tranquillamente a giocare e lasciarti qui da sola?”
rispose il ragazzo ridendo.
A quel punto il singhiozzo accennato della bambina si trasformò in un pianto chiassoso .
-“ Cosa c’è Elisa?”
-“Grazie fratellone! Tu sei sempre così gentile con me, mi metti sempre davanti a ogni
cosa e mi difendi da tutto!”
-“Tu sei la mia sorellina, è normale. Ricorda, io per te ci sarò sempre. Ora torniamo a
casa.”
-“Aspetta Alessio! Quei ragazzi hanno rubato la mia palla e l’hanno gettata in quella casa
laggiù.”
Per Elisa quella pallina era una specie di tesoro, le era stata regalata dal padre prima di
partire per la guerra.
Alessio seguì con lo sguardo il dito della sorella, il quale indicava una costruzione poco
vicina. La casa era imponente, un tempo doveva essere stata una villa di lusso, ma ora
non rimaneva che un edificio vecchio e trasandato, incorniciato dagli arbusti secchi di un
giardino privo di vita.
-“Quella è Villa Tonelli.” Affermò il ragazzo.
-“Conosci questo posto?”
-“Ne ho sentito parlare, si dice che sia maledetta, e che chiunque vi entri non faccia più
ritorno.”
Un brivido percorse la schiena della bambina. “Alessio andiamocene, non fa nulla per la
pallina.”
-“No, quella palla te l’ha regalata papà, lo so che ci tieni molto. Non preoccuparti, sono
solo sciocchezze, vado a riprenderla io.” Elisa fece per ribattere, ma poi vide il sorriso di
Alessio, aveva quell’espressione così dolce e rilassata. Ogni volta che il fratello le
sorrideva in questo modo lei si sentiva al sicuro.
-“Va bene, ma torna presto.”
-“Ci metterò un attimo.”
Ma il tempo passava, i minuti scorrevano ininterrottamente, e il sole calava, mentre
l’immagine di quel sorriso tanto rassicurante si faceva sempre più fioca nella mente della
bambina, dando spazio alle preoccupazioni.
Ormai erano passate quasi due ore, e di Alessio neanche l’ombra. Elisa era in preda al
panico, voleva fuggire, ma una vocina nella testa la bloccava: -“Non puoi abbandonare
Alessio così, lui non lo farebbe mai per te!”. Fu così che si fece coraggio e decise di
entrare a Villa Tonelli. Scavalcò a tentoni il cancello arrugginito, dirigendosi verso
l’ingresso, tra il crepitio dell’erba secca.
Giunse di fronte al portone di legno. Afferrò la maniglia. Era fredda. Ruotò il polso. Clack.
La porta si aprì. Elisa vide una luce accecante. Udii delle voci in lontananza. “La vita è un
gioco, tu per cosa giochi? La vita è un gioco, tu per cosa giochi?”. La strana cantilena si
faceva sempre più forte. “La vita è un gioco, tu per cosa giochi? La vita è un gioco, tu per
cosa giochi?”. Gli occhi di Elisa si chiusero…
Le grida erano assordanti , Elisa aprì gli occhi lentamente, il sole era alto nel cielo. Con
qualche difficoltà riuscì a mettersi in piedi, alzò lo sguardo, e quello che vide la lasciò
senza fiato. Era una specie di arena, gli spalti erano stracolmi di gente in festa, mentre
all’interno vi erano tanti cumuli grigiastri, che parevano montagne. Tutto d’un tratto uno di
quelli ammassi giganteschi emise un latrato profondo e cominciò a muoversi, anzi, si
muovevano tutti. Elisa si stropicciò gli occhi, a guardarli meglio non sembravano
montagne, ma piuttosto erano dei ricci, si, proprio così, dei grandi ricci. Uno degli animali
cominciò a correre verso di lei. Voleva scappare, ma aveva le gambe bloccate dalla
paura, tremava come una foglia, il suo corpo non le rispondeva più.
-“Bambina! Salta su! In fretta!”
Era come se quella voce avesse rotto l’incantesimo che la teneva paralizzata. Elisa si
voltò e vide un cavallo bianco come la neve che galoppava verso di lei, fino a
raggiungerla. Senza pensarci un attimo salì sull’animale, il quale dispiegò due robuste ali
piumate e spiccò il volo.
La bambina osservò l’arena allontanarsi sempre di più, fino a diventare un minuscolo
puntino. Poi, solo dopo aver tirato un profondo sospiro di sollievo, e aver ammirato per
qualche minuto le nuvole, si rese conto di quello che stava accadendo.
-“Ma tu chi sei? E come fai a parlare?” Domandò Elisa a mezza voce.
-“Il mio nome è Sio, sono il discepolo della strega che governa questo mondo.” La voce
del cavallo alato era limpida e vivace.
-“ Strega? Quale Mondo?”
-“ Ma come? Non hai idea di dove tu sia? Sei in un mondo magico, governato da una
potente maga di nome Mortisia.”
La situazione era folle, nessuno avrebbe mai creduto a quanto stava vedendo con i propri
occhi, eppure Elisa, per qualche strano motivo, non diede il minimo segnale di dubbio o di
sorpresa.
-“Signor Sio, io mi ricordo solo di aver aperto il portone di Villa Tonelli…”
-“Oh si, è cosi che si entra nel nostro mondo. Ogni volta che qualcuno varca la soglia di
quella casa, Mortisia lo trasforma in qualcosa di adatto.”
-“Qualcosa di adatto?”
-“Sì, in base alla sua vita e al suo carattere diventa un elemento di questo mondo. Come
per esempio i ricci oppure gli spettatori dell’arena.”
-“I ricci quindi erano persone che sono entrate a Villa Tonelli?”
-“Esatto. Mortisia li ha trasformati in ricci giganti che non riescono a vedere nessun altro
oltre che loro stessi. Vengono messi nell’arena e, non potendosi percepire
reciprocamente, si scontrano continuamente tra di loro, ferendosi a vicenda con gli aculei,
mentre il pubblico scommette su chi resterà in piedi per ultimo.”
-“che destino crudele!” esclamò Elisa indignata.
-“E’ la sorte che tocca a chi ha vissuto sempre e solo per se stesso, come in vita non
hanno mai guardato le altre persone, ora non possono farlo in questo mondo.”
-“E alle persone che guardano questo massacro piace?”
-“Persone? Probabilmente non te ne sei accorta, ma quelli sugli spalti erano bradipi.”
-“Bradipi?”
-“Già, anche loro, come i ricci, un tempo erano umani. Solo che loro erano persone che
vivevano per soddisfare un ambizione. Per punizione sono stati tramutati nell’animale più
pigro di tutti, così, mentre prima erano i pionieri del progresso e delle rivoluzioni, adesso
formano una società statica ed inutile, che mangia e si diverte guardando le arene dalla
mattina alla sera.”
-“Ma è sbagliato essere ambiziosi?
-“Non proprio, tuttavia la mia padrona non nutre una grande passione per voi umani.”
-“Signor Sio, ma se tutti vengono trasformati, come mai io sono normale?”
-“Bella domanda, me lo chiedo anch’io. Ti sto portando da Mortisia, probabilmente lei
saprà rispondere alla tua domanda. “
-“Ma lei non odia gli uomini? Se poi mi trasforma in qualcosa come una lumaca viscida?”
-“non preoccuparti, non ci sono lumache qui.” Rispose il cavallo ridendo. “Ad ogni modo, è
un rischio che devi correre, l’unica modo che hai per andartene da qui è convincere
Mortisia a liberarti.”
-“A proposito di andarsene, Signor Sio, mica conosce un certo Alessio? E’ mio fratello, è
entrato a Villa Tonelli per aiutarmi.”
-“Non ho mai sentito questo nome prima d’ora, mi dispiace. Prova a domandare anche
questo alla mia padrona.”
Elisa emise un sospiro di sconforto, dopo di che tornò ad osservare il panorama. Presa
dalla conversazione, non aveva notato che erano circondati da grattacieli altissimi, tanto
che la bambina non riusciva a scorgerne le cime.
-“Signor Sio, come mai i palazzi qui sono così alti?”
-“ beh, piccina, quelle erano le persone che nella vita hanno sempre voluto primeggiare
per tutto. Ora sono degli edifici che ogni notte fanno a gara per chi cresce più in alto, ormai
nessuno sa a quante migliaia di chilometri sono arrivati. Pensa tu che se passassi una
sola notte al primo piano in una di quelle case, il giorno dopo ti sarebbe impossibile
tornare a terra, e rimarresti bloccata lì per sempre.”
-“Non mi sembrano delle abitazioni molto utili, signore.”
-“hai ragione.” Rispose il destriero alato ridendo.
Il volo proseguì così, con un clima di spensieratezza, Elisa faceva mille domande, e Sio
fugava ogni sua curiosità.
Alla fine i due amici giunsero in una radura tetra .Elisa toccò finalmente terra e alzò lo
sguardo. Di fronte alla bambina vi erano un gruppo di sagome completamente oscure, le
quali indossavano ognuna una maschera bianca: la bocca serrata, uno sguardo
totalmente inespressivo, erano davvero terrificanti. Tuttavia l’attenzione della ragazza si
sposto su una figura alta, era una donna con un lungo vestito nero, capelli color carbone,
che contrastavano con delle labbra rosso sangue, le quali rappresentavano l’unica nota di
colore nella carnagione candida della ragazza.
-“ ti aspettavo, Ti chiami Elisa vero?”
-“ sì signora.”
-“ Piacere di conoscerti, io sono Mortisia. Tutte le persone che vengono qui conducono
un’esistenza dedicata alle passioni più futili, se non addirittura al male. L’umanità non ha
speranza, sprecano un bene prezioso come la vita solo per i propri interessi e i propri
sogni, i loro motivi sono deplorevoli. Per questo motivo io li punisco, se lo meritano tutti,
nessuno di loro ha un motivo per cui valga la pena esistere. Tu perché sei qui? Cosa
desideri?”
-“Signora, io voglio solo ritrovare mio fratello e tornarmene a casa.”
-“Tuo fratello ormai è mio, tuttavia mi sento generosa, se lo lascerai rimanere con me, non
solo ti farò tornare a casa, ma realizzerò qualunque tuo desiderio.. Avrai tutto ciò che
vorrai, oro, gioielli, tutti i tuoi sogni si avvereranno. Allora, cosa ne dici?”
-“Lei è molto gentile, ma devo rifiutare, io rivoglio solo Alessio.”
Gli occhi di Mortisia si sgranarono. “Tu… per quale motivo esisti? Per cosa competi in
questo gioco assurdo che è la vita?”
-“E’ semplice, io credo che bisogni vivere per le persone a cui vogliamo bene, giocare per
loro, per questo non scambierei Alessio per nessun motivo al mondo.” Rispose Elisa con
un sorriso .
La donna sospirò. “Sai, un tempo,ero proprio come te, una ragazza giocosa e felice,
amavo profondamente un uomo. Poi quell’uomo si ammalò gravemente e morì. E fu così
che mi ritrovai senza un perché, io non avevo più un motivo per vivere, nulla per cui
giocare. Fu così che mi rifugiai in questo mondo e cominciai a punire chi aveva una
ragione per andare avanti, uno scopo. Ma in questo modo stavo solo ingannando me
stessa. La tua sincerità e la tua purezza mi hanno fatto ricordare i valori in cui io e mio
marito credevamo profondamente, valori che ho tradito da parecchio, ma forse ho ancora
la possibilità di tornare indietro. Per questo ho deciso di scommettere un ultima volta su
qualcuno, su di te, cara Elisa.”
Così dicendo la strega congiunse i palmi delle mani, e quando li riaprì vi era una luce
accecante.
-“Mi raccomando, non tradire mai i tuoi ideali, cara, perché vivere per qualcun altro è la
cosa più nobile che possa esistere.”
Tuttavia la bambina riuscì a udire quelle parole solo in lontananza, mentre una strana
sensazione le pervadeva il corpo, era come si era sentita entrando a Villa Tonelli, i suoi
occhi si chiusero, di nuovo.
-“Elisa, Svegliati!”
La fanciulla aprì debolmente gli occhi, le sembrava di vedere un volto, era sfuocato, ma lei
conosceva quel viso.
-“Alessio! Sei tu!”
-“Brava Elisa! Ci sei riuscita, ci hai salvato!”
La ragazza si alzò, erano di nuovo in quella strada, Villa Tonelli era lì di fronte, imponente
e spaventosa come prima. Nonostante fossero stati via parecchie ore il sole era ancora
alto nel cielo, come se fossero passati pochi minuti.
I due fratelli tornarono a casa, decidendo di non raccontare a nessuno quella strana
avventura, e, da quel giorno in poi, nessuno scomparve più a Villa Tonelli.