SISTEMA DI ALTOPARLANTI Analisi del diffusore

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SISTEMA DI ALTOPARLANTI Analisi del diffusore
D
evo ammettere con
molta franchezza che
conoscevo la casa danese Gamut esclusivamente
per la sua produzione di sorgenti digitali ed elettroniche di
potenza, tanto che quando mi
sono visto assegnare la prova
di una Gamut ho pensato immediatamente ad un errore:
non ho mai eseguito un test di
elettroniche e non credo per
altro di essere all’altezza del
grande Montanucci, che effettua i test tecnici sugli amplificatori di potenza. Invece ho
scoperto il marchio e tutta una
serie di diffusori molto apprezzati sia negli States che
nel resto dell’Europa. Il modello che mi è toccato in prova
appartiene alla serie Phi, costituita da questo componente
da stand che mi appresto a vivisezionare, da due da pavimento e da un LCR che può
essere assimilato ad un canale
centrale. L’elemento comune,
oltre al design sobrio ed accurato, è costituito dal tweeter
che è lo stesso per tutti i modelli e dal midwoofer che in
quelli da pavimento varia solo
in numero. In tutti i diffusori la larghezza del pannello frontale
è ridotta a 170 millimetri.
Analisi del diffusore
GAMUT
Mettere a nudo tutti i componenti non è stata una operazione
molto complessa anche se appena delicata a causa della bella
finitura del cabinet e di viti a filettatura rada che non ne volevano sapere di venir via. Anche il midwoofer ha fatto lo scon-
SISTEMA DI ALTOPARLANTI
PHI 3
Costruttore: Gamut Audio, Siggårdsvej, 26818 Årre, Danimarca. Tel +45 70
20 22 68 - www.gamutaudio.com - [email protected]
Distributore per l’Italia: Il Tempio Esoterico, Via Roma 170, San Giovanni La
Punta, 95037 Catania. Tel. 039 3495976278; 039 3283746218 - www.iltempioesoterico.it - [email protected]
Prezzo: Euro 1900,00 cp.
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Tipo: bass reflex da stand. Potenza consigliata: 15-120 watt rms. Potenza
massima applicabile: 75 watt rms. Sensibilità: 86,5 dB. Risposta in frequenza: 58-40.000 Hz ±3 dB. Impedenza: 4 ohm. Numero delle vie: due.
Tweeter: da 25 millimetri dual concentric radiator. Woofer: da 150 mm. Dimensioni (LxAxP): 170x330x240 mm. Peso: 7 kg
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Il pannello
posteriore del
diffusore è
avvitato alla
struttura del
cabinet.
Notare la
morsettiera
dorata e le
lunghe barre
di
collegamento.
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G AMUT PHI 3
Il trasduttore per le note basse ha un diametro della membrana di 102 millimetri. Notare l’anello di sospensione largo per una notevole escursione meccanica, la
membrana in cellulosa trattata ed il corto rifasatore metallico fissato sul polo centrale.
troso e si è mosso soltanto dopo qualche
supplica fattivamente determinata. Alla
fine, con i trasduttori riversi sulla moquette della sala di ascolto, mi accorgo che prima di fissarli il costruttore ha pensato bene di interporre un giro di colla vinilica
tra i cestelli degli altoparlanti e la sede fresata del pannello frontale che è priva di
guarnizioni di tenuta. Comunque la tenuta mi sembra assicurata grazie alle viti di
fissaggio, che per il tweeter sono cinque, e
alla superficie abbastanza ben trattata del
pannello frontale, che è realizzato come
tutto il diffusore di medium density da 18
millimetri prima della finitura in legno. Il
foro che ospita il woofer è fresato sia da-
vanti per arretrare a filo di pannello la
flangia di fissaggio dell’altoparlante che
posteriormente, con una lavorazione svasata poco profonda e di apertura abbastanza contenuta. Se non fosse profonda
poco meno di un centimetro sembrerebbe
una bella svasatura a tromba per l’emissione posteriore della membrana, capace
di caricare appena il suono in un intervallo ben definito in gamma media. Il trasduttore una volta dissaldato dai cavi Van
den Hul di generosa sezione è stato immediatamente sistemato nella “postazione
da rodaggio” che ho realizzato sotto il tavolo metallico del laboratorio, pronto ad
essere agitato ben bene prima della verifi-
ca dei parametri. Per quanto in genere
passo tutti i componenti sciolti per una
misura di impedenza ed una analisi almeno veloce, questa volta ho preferito misurare con attenzione i parametri di Thiele e
Small a causa della notevole cedevolezza
delle sospensioni notata quando ho rimosso il componente. All’interno del diffusore una costruzione decisamente accurata, con un rinforzo orizzontale posto tra
midwoofer e tweeter ed il largo supporto
stampato del filtro crossover che occupa
tutta la base. Rimuovo con una certa fatica
anche il crossover, dissaldando il tweeter
Vifa e rimuovendo tutte le viti che serrano
la parete posteriore che è interamente occupata dai quattro morsetti, a due a due
ben distanziati tra loro ed accoppiati elettricamente da due lunghe barre metalliche. A volerla dire tutta, non capisco i motivi di tale distanza e di due barrette dorate lunghe una decina di centimetri, per di
più forate senza asola aperta, di modo che
se occorre eliminarle per utilizzare il doppio cablaggio o la doppia amplificazione
bisogna svitare e rimuovere tutti e quattro
i connettori. L’interno era occupato da
Parametri misurati:
Woofer Gamut Phi 3
Il supporto a doppia traccia del crossover è largo quanto tutta la base del box. Notare le induttanze
avvolte rigorosamente in aria e i due condensatori elettrolitici Bennic utilizzati soltanto sul passabasso del woofer.
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Fs
Re @ 100 mA
Diam
Zmax
Mms
Cms
Rms
Vas
BxL
Qts
Qms
Qes
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
=
49,01 Hz
3,51 ohm
102 mm
48,38 ohm
8,047 grammi
1,310 mm/N
0,364 ach. ohm
12,219 litri
4,04 T x m
0,494
6,807
0,532
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G AMUT PHI 3
Sistema di altoparlanti GAMUT PHI 3.
CARATTERISTICHE RILEVATE
Sensibilità (1 m, ambiente anecoico): 79,3 dB
Risposta in ambiente: Vin=2,83 V rumore rosa
Sensibilità in ambiente (due diffusori pilotati con
2,83 V, rumore rosa a canali indipendenti): 84,6 dB
Risposta in frequenza con 2,83 V / 1 m:
Distorsione di 2a, 3a, 4a, 5a armonica
ed alterazione dinamica a 90 dB spl
Modulo ed argomento dell'impedenza:
l piccolo diffusore della Gamut è stato misurato utilizzando il supporto regolabile nella solita
atipica forma che vede il tre piedi di base molto schiacciato verso il pavimento e la lunga asta
telescopica totalmente allungata. Si evita in questo modo che la struttura del supporto possa interferire con l’emissione degli altoparlanti senza ricorrere a macchinosi tentativi di copertura col
materiale assorbente. La risposta in frequenza bene in linea con le simulazioni mostra una notevole estensione in gamma bassa ed un andamento a queste frequenze leggermente influenzato
dalle condizioni scelte per l’accordo e dall’azione del passa-basso del filtro crossover. La risonanza a cavallo dei 900 Hz si fa notare più del necessario a causa delle frequenze adiacenti, riprodotte con una eccellente regolarità. Le esitazioni in gamma medioalta sono due, con la prima
dovuta all’incrocio e la seconda, come sappiamo, alle diffrazioni del pannello frontale. L’emissione in gamma altissima è praticamente rettilinea grazie anche al controllo ed alla regolarizzazione
della curva di impedenza del tweeter. La definizione ed in buona sostanza la qualità timbrica della gamma altissima sono condizionate, nella mia esperienza, anche dall’andamento della risposta
ultrasonica e dall’integrazione di diverse rilevazioni effettuate intorno al diffusore, pesate secondo
coefficienti opportuni. Pur essendo sulla buona strada per quanto riguarda le verifiche in tal senso, non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di effettuare una rilevazione in banda ultrasonica,
una misura che spero di integrare presto nella stessa risposta in frequenza. L’estensione in frequenza di MLSSA è molto elevata ed il limite, per ora, è costituito dal solo B&K 4133 che si
estende con precisione assoluta soltanto fino a 40 kHz. Come possiamo vedere in questo grafico
ristretto e come era lecito aspettarsi dalle qualità timbriche del trasduttore la riduzione della
pressione all’aumentare della frequenza è molto dolce e priva sia di picchi che di avvallamenti
rapidi ed intensi. Non so se avete presente gli andamenti che si misurano a queste frequenze
sulle cupole rigide o sui driver caricati: nulla di così regolare e pulito. Probabilmente una delle
chiavi di lettura della durezza e/o della fatica di ascolto di molti tweeter è tutta racchiusa in queste rilevazioni per così dire “extra”. La risposta nel dominio del tempo ci fa vedere un decadimento molto veloce, col piccolo midwoofer che parte velocissimo ed a causa della sua massa e
della sua banda passante estesa arriva con pochissimo ritardo rispetto alla cupola del tweeter. In
questo grafico notiamo l’assenza di esitazioni particolari, con i 50 decibel della dinamica di misura che sono smaltiti in poco più di mezzo millisecondo con qualche lieve esitazione dovuta con
tutta probabilità allo stesso pannello frontale. Una volta posizionato il diffusore in ambiente notiamo quanto sia estesa la risposta in gamma bassa pur con qualche solco profondo dovuto probabilmente al primo posizionamento scelto per l’ascolto. Avanzando il diffusore ad un metro e trenta dalla parete posteriore durante il test musicale ho notato un discreto miglioramento della gamma mediobassa, che è diventata meno presente. La regolarità della gamma media c’è tutta, pur
con la legatura tra i due altoparlanti ancora leggermente troppo aperta per i miei gusti. Notate in
questo grafico l’andamento della gamma altissima, che decade in maniera regolare e senza alcun tipo di picco attorno ai 10 kHz, mentre il livello sostenuto tra i 6000 e gli 8000 Hz in qualche
modo è da collegare ad una certa freddezza notata sulle consonanti soffiate. Il livello di pressione
in ambiente misurato con 2,83 volt di rumoMOL - livello massimo di uscita:
re rosa, due diffusori in funzione ed il mi(per distorsione di intermodulazione totale non
crofono posto ad oltre due metri e mezzo
superiore al 5%)
dai diffusori non supera gli 80 decibel. Nonostante la resistenza elettrica del woofer di
3,5 ohm possiamo vedere dal grafico
dell’impedenza che ci troviamo di fronte ad
un carico visto dall’amplificatore tutt’altro
che critico, col minimo di impedenza a quattro ohm attorno ai 150 Hz ma con una fase
che vale zero e la massima condizione di
I
Risposta in banda ultrasonica da 2 a 40 kHz
Risposta nel tempo:
MIL - livello massimo di ingresso:
(per distorsione di intermodulazione totale non
superiore al 5%)
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2011
G AMUT PHI 3
carico trovata più in basso, a 127 Hz, e dovuta
all’ampia escursione in zona capacitiva della
fase che dopo il secondo picco reflex supera i
-45 gradi. In questa condizione ed a questa
frequenza il carico visto dall’elettronica di potenza è equivalente ad una resistenza pura di
3,3 ohm. Possiamo tuttavia notare come
all’aumentare della frequenza, grazie alla spira di corto circuito magnetico del woofer ed
alla cella RLC nel ramo passa-alto del tweeter, il modulo non subisca grandi scossoni,
con un andamento molto regolare. Al banco
delle misure dinamiche vediamo come tutto il
grafico della distorsione armonica in regime
dinamico sia occupata dalla curva blu della
seconda armonica che comunque dalla gamma mediobassa a quella medioalta si mantiene al di sotto dell’uno per cento. La gamma
bassa, per le considerazioni fatte prima sul
diametro della membrana e sulla sua escursione, vede tutte le armoniche a livelli molto
elevati, anche se la compressione, come
spesso accade, non si sposta dalla linea dello
zero. Notiamo come la quarta e la quinta armonica all’inizio della misura siano entrambe
prossime all’uno per cento e come poi scompaiano alla base del grafico appena superati i
160 Hz. In questo grafico va notato anche come per raggiungere i 90 decibel di pressione
media siano necessari 5,25 volt rms a causa
della bassa sensibilità media dovuta al
midwoofer. La misura di MIL mostra assieme
alla MOL gli altri due punti dolenti della Gamut
Phi 3, punti dolenti legati essenzialmente alla
bassa sensibilità. La MIL sale infatti molto lentamente, tanto che ad 80 Hz una potenza superiore a tre watt produce già una distorsione
per differenza di frequenze del 6,2%. Ciò non
vuole significare assolutamente che non si
possa immettere una potenza di programma
musicale maggiore, anzi, la limitata compressione dinamica praticamente non si manifesta
anche a potenze notevolmente superiori. Questo dato, facendo i conti con lo spettro del
programma musicale e col valore di picco dei
segnali stessi, lascia intuire che un amplificatore da una cinquantina di watt può mandare
già in distorsione udibile la gamma bassa, come appunto è successo nella sessione di
ascolto. A 125 Hz si sale oltre i 20 W con i
100 W superati a 200 Hz. Oltre tale frequenza
l’escursione della membrana è drasticamente
limitata e la potenza tende a salire con più decisione fino a quella massima disponibile, per
subire poi un discreto abbassamento in gamma altissima, una delle caratteristiche che differenziano il Ring Radiator Scan-Speak da
quello Vifa utilizzato sulla Gamut. La MOL segue passo passo l’andamento della MIL, con
una salita lenta praticamente identica alla
pressione teorica che può emettere una membrana che sposta lo stesso volume d’aria. I
100 decibel vengono superati a 160 Hz mentre i 110 decibel vengono raggiunti e mantenuti a fasi alterne a seconda della frequenza
fino all’estremo alto di misura.
G.P. Matarazzo
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2011
Anche la TND viene limitata in gamma bassa dalle possibilità contenute del volume d’aria
spostato dalla membrana del midwoofer. Ho evitato di provare questo diffusore a 100 decibel di
pressione media, perché tenendo conto dello spettro del segnale di prova e dell’escursione della
membrana sarebbe stato del tutto inutile, ed avrei misurato a bassa frequenza soltanto la
compressione del trasduttore. Nella prima misura a 90 decibel la partenza è da livelli di non
linearità molto elevati ma scende molto velocemente fino a valori del 2-3%. Notiamo come in
tutta la gamma media le non linearità delle basse frequenze condizionino ancora l’emissione e
come anche in area tweeter non siano tutte rose e fiori. Il valore medio appare però contenuto ed
attestato su non linearità inferiori ai -50 dB. Aumentando la pressione media a 95 decibel non
cambia assolutamente nulla ed il livello della curva sale di 5 decibel, con la sola gamma profonda
che praticamente si sposta di un decibel non potendo andare oltre per palesi problemi di clipping
dell’altoparlante.
due fogli di acrilico bianco a media densità ma di spessore leggermente superiore
alla media, disposto per metà alle spalle
del midwoofer e per metà dietro il supporto centrale, di modo che il condotto di
accordo, posizionato esattamente alle
spalle del tweeter, lavori in un subvolume
praticamente vuoto. A proposito del condotto posso dire due cose: da un lato la
svasatura è fatta soltanto all’esterno e
dall’altro il diametro è abbastanza contenuto, 40 millimetri, almeno in relazione a
quello della membrana del woofer. Se c’è
un posto dove una svasatura farebbe comodo questo è certamente all’interno del
diffusore, all’inizio del condotto, che dovrebbe in teoria convincere un “siluro”
d’aria pari al volume spostato dal woofer
ad entrare per un foro molto più piccolo.
Probabilmente, vista la frequenza di accordo, con un condotto di diametro maggiore sarebbe venuta fuori una lunghezza
proibitiva. Visto che ci siamo parliamo del
woofer, anzi del midwoofer, visto il diametro contenuto. Per quanto non sia contrassegnato da alcuna sigla a me sembra
un Peerless, almeno a giudicare dalle dimensioni e dalla lavorazione del magnete.
Anche l’anello di sospensione di gomma
abbastanza larga mi ricorda qualcosa di
attribuibile al costruttore nordico. La
membrana è realizzata in cellulosa trattata
in cui si notano le aggiunte di fibre lunghe. Il cestello è in pressofusione ed è veramente bello, con un carico acustico posto di fronte al lato posteriore della membrana veramente ridotto. Comunque sia,
visto che ormai il woofer si è rodato, ho
eseguito una veloce passata per MLSSA
per tirarne fuori la carta di identità, che ho
racchiuso nella Tabella 1. Come possiamo
vedere siamo di fronte ad un midwoofer
abbastanza originale anche se secondo me
ottenuto con una tecnica che andava di
moda qualche lustro fa. La massa pesante,
oltre otto grammi, per un tredici centimetri e la cedevolezza molto elevata messe
assieme conducono ad una frequenza di
risonanza molto bassa pagata a prezzo di
una sensibilità ridotta. Oltretutto una cedevolezza elevata pretende pochissima
corrente che attraversa la bobina mobile
per avere delle accelerazioni e degli spostamenti a volte difficili da frenare. La resistenza elettrica è bassa per recuperare
appena un po’ di sensibilità, ma se il complesso magnetico ed il disegno del traferro non assicurano un fattore di forza notevole si ottiene un effetto secondario alla
sensibilità: quello di un fattore di merito
totale abbastanza elevato. In questo caso
un fattore di forza di 4 Tesla per metro
conduce dritto dritto ad un Qts di 0,49 che
tra resistenze in serie dovute alle due induttanze e massa del carico d’aria posteriore diventa, operativamente parlando,
maggiore di 0,5. Il Q meccanico invece è
ben elevato e sfiora il 7. Il volume acustico
equivalente alla cedevolezza delle sospensioni è ovviamente molto elevato e pretenderebbe in teoria un volume di lavoro
abbastanza importante. La bobina mobile
da un pollice è dotata di una escursione
meccanica notevole, superiore ad 8 millimetri anche se l’altezza della piastra del
traferro e soprattutto quella dell’avvolgimento di rame bene in vista non vanno oltre i 3,5-4 millimetri. Due conti ci dicono
che a circa 60 Hz possiamo contare, indipendentemente dalle modalità di carica-
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G AMUT PHI 3
Nuove tendenze nel disegno dei filtri crossover
Recentemente mi è capitato più di una volta di analizzare diffusori dotati di
incroci originali e differenti da quanto studiato sui “sacri testi”. Intendiamoci,
le sacre scritture hanno ipotizzato tagli e pendenze sempre ed esclusivamente su modelli teorici di altoparlanti dalla banda passante sconfinata e dalla
fase acustica sempre attestata sullo zero. Un minuto di pratica nel mondo dei
filtri reali ci mostra immediatamente la lontananza del modello teorico dai filtri crossover veri, quelli che devono piegare secondo curve ed andamenti
preordinati degli altoparlanti dalla banda passante limitata e spesso non lineare. Comunque nel tempo si sono andate delineando fazioni, filosofie e
“credo” progettuali che caratterizzano il suono e le prestazioni dei migliori
progetti e delle realizzazioni più accreditate di buon suono. Volendo restringere il campo delle possibili implementazioni dei filtri possiamo ridurre tutte
le geometrie più usate dai costruttori a tre sole: primo ordine, secondo ordine di Linkwitz e quarto ordine, attuato sempre secondo l’andamento suggerito dal ricercatore americano. Il primo ordine è capace di garantire una
grande sensazione di aria attorno ai diffusori, con una scena appena dilatata che comunque rende i piani sonori precisi e ben spaziati. I problemi di
questo tipo di filtro sono sostanzialmente due: limitano poco la banda passante dei trasduttori a frequenze energeticamente pericolose e sono di difficile attuazione se si accetta l’accezione di andamento acustico. Sì perché un
vero passa-alto del primo ordine acustico non si realizza con un semplice
condensatore in serie al tweeter. Il tweeter per le sue caratteristiche è già un
passa-alto del secondo ordine e, se caricato da una tromba, anche del terzo ordine. Ridurre di un ordine la risposta di un driver non è cosa da fare in
un attimo, specie se si vuole ottenere un andamento acustico vero di 6 decibel per ottava sin dalle frequenze mediobasse. Dal lato opposto c’è il
quart’ordine, capace di limitare con più decisione la risposta degli altoparlanti oltre la frequenza di incrocio ma che necessita di componenti più selezionati e di scelte più precise e rigorose. Dalla sua questo tipo di filtro possiede una migliore articolazione ed una definizione notevole pur riducendo il
senso di aria e di “spaciousness”. Il secondo ordine, sempre acustico, possiede una piccola porzione di aria e sensazione di spazio del primo ordine
e molta meno definizione di un quarto ordine acustico. Se ci fosse un modo
per poter ottenere le migliori caratteristiche di riproduzione dello stage di un
filtro del primo ordine e la precisione e la definizione di un filtro del quarto
ordine si potrebbero ipotizzare prestazioni spettacolari. Il metodo invero potrebbe esserci e qualche progettista ne sta intuendo i vantaggi, a fronte di
una implementazione leggermente più complessa. La soluzione adottata tra
l’altro anche dal progettista della Gamut prevede una pendenza iniziale del
primo ordine acustico fin oltre l’incrocio acustico e poi una pendenza finale
rigorosamente del quarto ordine, con 24 decibel per ottava di pendenza
acustica, ossia del trasduttore e non del filtro. Prima di analizzare lo schema
elettrico ricavato dal crossover diamo uno sguardo… al risultato, visibile in
Figu r a 3, ove possiamo vedere sia la risposta totale che quella dei due
trasduttori filtrati. La risposta del woofer da 1000 a 5000 Hz presenta l’andamento caratteristico del primo ordine mentre oltre queste frequenze la pendenza supera i 22 decibel per ottava. Per ottenere questo risultato andiamo
ad analizzare lo schema di F igu r a 4. A fronte di una induttanza di basso
valore troviamo una cella RC verso massa dotata di un discreto smorzamento pur con un condensatore elettrolitico di valore non banale, 22 microfarad,
che per 2800 Hz di frequenza di incrocio non sono pochi. La resistenza da
3,9 ohm si preoccupa di attenuare di quasi cinque decibel il picco che si
verrebbe a creare a circa 1700 Hz a causa del rapporto tra induttanza e
condensatore. Probabilmente entrano nel computo anche una risposta non
filtrata del midwoofer abbastanza in salita ed una bassa impedenza del trasduttore. La cella RLC successiva rappresenta un circuito attenua-banda centrato a 4000 Hz che livella e modula una porzione di frequenze mediamente larga per definirne e modellarne la porzione a bassa pendenza. Oltre la
cella notch vediamo infine un parallelo RL costituito da una induttanza di discreto valore e da una resistenza di 4,7 ohm. Questa cella costituisce un
Figura 3.
blando passa-basso con
la pendenza che inizia
a mostrarsi a bassissima
frequenza e che come in
altri casi famosi (Rogers
3/5) può essere confusa
con uno scarso smorzamento dovuto al carico
reflex. Nel caso della
Gamut la perdita a 200
Hz vale oltre un decibel,
ma continua imperterrita
fino ad oltre 1000 Hz
ove la resistenza inizia
ad essere l’elemento prevalente della cella, con
l’attenuazione che vale
circa tre decibel. Oltre i
4000 Hz interviene anche la piegatura acustica della risposta del trasduttore che aumenta definitivamente la pendenza. Vi faccio notare che
comunque in questa configurazione la fase acustica in zona di incrocio
è molto meno pendente
Figura 4.
verso il basso, come se si
trattasse di una cella passa-basso di ordine inferiore. Sul lato passa-alto del tweeter l’azione del filtro
crossover per una doppia pendenza è meno evidente, anche perché il costruttore con molta astuzia ha utilizzato a suo favore una pecca naturale dei
tweeter fissati in posizione centrata su un pannello piccolo, il buco che si
crea nella risposta per la diffrazione contemporanea di ben tre spigoli vicini.
Proprio in questa porzione di frequenza, tra 2500 e circa 6000 Hz, si è
preferito attuare una pendenza della risposta molto blanda mentre al di sotto
dei 2500 Hz possiamo notare come la risposta si abbassi ed aumenti notevolmente la sua pendenza. Parte del risultato è stata ottenuta dimensionando
con attenzione lo smorzamento della prima cella passa-alto: una sola resistenza da appena 1,8 ohm riesce a variare l’andamento della curva a cavallo dei 2000 Hz di molti decibel riuscendo a far scomparire gli effetti della diffrazione e regolarizzando la risposta del tweeter. Altra abitudine che si
va diffondendo è quella delle due resistenze di attenuazione poste prima e
dopo la cella di filtro vera e propria. In questo caso particolare abbiamo
una resistenza di attenuazione posta prima del filtro ed un attenuatore a
mezza T posta vicino al tweeter anche se le resistenze orizzontali sono rigidamente identiche e quella verticale vale ben 47 ohm. Personalmente sono
sempre stato contrario, sui tweeter molto estesi in frequenza, ad usare un ramo a mezza T che normalizza l’impedenza e non lascia libero il trasduttore
alle altissime frequenze rovinando il rapporto tra risposta in asse e risposta
fuori asse ed in ultima analisi variando la musicalità e la dolcezza del tweeter. In questo caso in verità la compensazione dell’impedenza è poca cosa
visto il valore elevato della resistenza posta in parallelo al tweeter, motivo
per il quale presumibilmente si perderà pochissima dolcezza nell’estremo alto di emissione. Vista anche la differenza di appena mezzo decibel dovuta
alla presenza o meno di 47 ohm verso massa, magari il progettista se la poteva pure risparmiare. Alla fine delle considerazioni andiamo a guardare la
differenza tra le fasi acustiche dei due trasduttori nella rilevazione effettuata
in asse di F igu r a 5. Notiamo come la curva blu, quella del woofer, appaia sfasata di 52 gradi alla frequenza di incrocio rispetto a quella del
tweeter e come le due fasi siano costantemente distanti in tutto l’intervallo
di frequenze interessato dall’incrocio.
Per concludere l’analisi del filtro crossover notiamo come tutte le induttanze
siano avvolte in aria, incollate e fissate
con fascette al supporto a doppia
traccia e come i condensatori in serie
al segnale abbiano il dielettrico in polipropilene, con tensioni di lavoro di
160 volt, una cura che raramente si
coniuga con un prezzo di vendita del
diffusore così contenuto.
G.P.M.
76AUDIOREVIEW n. 321 aprile
Figura 5.
G AMUT PHI 3
Figura 2.
Figura 1.
mento, su una pressione massima di 88
decibel. Il costruttore ha pensato bene di
aggirare con una certa eleganza le limitazioni imposte dai parametri ed ha disegnato un cabinet da circa nove litri accordato molto in basso. In questo modo si
evitano da un lato le risposte troppo mal
smorzate e dall’altro si sposta più in basso
l’escursione totalmente priva di controllo
caratteristica delle configurazioni in bass
reflex. In tutto ciò il fattore di merito totale alto riesce a mantenere la risposta dritta
senza abbassamenti troppo graduali, anche se rimane un ripple di qualche decibel. Ipotizzo comunque che il non cercare
di scendere in gamma bassa in questo modo avrebbe portato ad una gestione più
equilibrata della gamma mediobassa e ad
un amalgama maggiore. Infine faccio notare la rigidità della membrana e la presenza del rifasatore metallico fisso sul po-
lo centrale che assicurano un controllo
oculato della risposta alle alte frequenze e
della dispersione al variare dell’angolo di
misura. Il tweeter è un Vifa, caratterizzato
dalla emissione ad anello che assicura una
risposta estesa e veloce, col piccolo rifasatore centrale che tiene fermo l’anello morbido che costituisce la membrana. Devo
ammettere di non aver amato mai troppo
questo tipo di trasduttore che trovo in genere eccessivamente magro nell’emissione, anche se dotato di una buona tenuta in
banda di incrocio. Certo deve essere lasciato assolutamente “libero di salire” in
gamma altissima per non irrigidire la sua
prestazione fino alla gamma medioalta.
Alla fine di tutto e prima dell’analisi del
filtro crossover andiamo a controllare la
waterfall del diffusore e cerchiamo di notare qualcosa da mettere in relazione alla
sensazione sonora. In verità nel caso della
Gamut c’è poco da guardare in Figura 1,
dove vediamo un decadimento abbastanza veloce in tutta la gamma medioalta,
con qualche leggera oscillazione prima
dell’incrocio. Possiamo tuttavia notare in
gamma mediobassa un andamento obliquo del decadimento, una caratteristica
che sta ad indicare la presenza di riflessioni interne tra le pareti del box, mentre un
decadimento ondulato ma sostanzialmente dritto lo possiamo vedere prima dei
1000 Hz. Un decadimento lento che si dipana nel tempo sempre alla stessa frequenza indica, manco a dirlo, una risonanza, messa in moto probabilmente dal
foro del woofer e dal suo trattamento. Per
un foro da 105 millimetri la circonferenza
vale 0,329 metri a cui corrisponde una frequenza, guarda caso, di 995,4 Hz. Probabilmente ci sta. Grazie a MLSSA e ad un
escamotage possibile nel suo settaggio ho
Il tweeter Vifa ha una cupola anulare mossa da una bobina mobile di 25 millimetri. Notare la minuscola camera di assorbimento posteriore.
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2011
77
G AMUT PHI 3
effettuato una misura “a fette” della waterfall per ottenere una sorta di Cumulative Spectral Decay ad una singola frequenza. In verità ci pensavo già da tempo, ma
soltanto la disponibilità di un paio di giorni senza stress e senza lavori urgenti mi
ha consentito sia di mettere su la macro
che di organizzarne la grafica per una griglia disegnata ad hoc. Come possiamo vedere in Figura 2, ho eseguito tre misure
ben mirate. La prima è stata effettuata prima dell’incrocio, a 2000 Hz, una porzione
di frequenze caratterizzata nella Gamut
da un decadimento estremamente veloce
e pulito. La seconda è centrata attorno alla
risonanza visibile anche nella misura della
risposta in frequenza, risonanza posta tra
gli 800 ed i 1000 Hz. Notiamo come in
questo caso il decadimento sia notevolmente più lungo ed ondulato con una du-
rata di oltre quattro millisecondi. La terza
rilevazione è stata effettuata a 400 Hz, ove
notiamo un abbassamento istantaneo del
livello nel primo millisecondo, seguito da
un rientro compatibile con l’altezza interna del diffusore. Ovviamente per i miracoli anche in Gamut si stanno ancora attrezzando, visto che a frequenze così basse l’assorbente interviene veramente poco.
Dei morsetti posteriori ho già detto, ma
ho dimenticato di aggiungere che sono
ben versatili per tutti i tipi di terminazione del cavo impiegato.
Conclusioni
Bel diffusore e bel prezzo, che equivale in
euro proprio a quello a cui la Gamut Phi 3
viene venduta negli States. Probabilmente
quella del prezzo unico rappresenta una
politica commerciale molto seria da parte
del costruttore e dei distributori nazionali
che non fanno variare le condizioni di
vendita secondo parametri assolutamente
random e sempre deleteri in un mercato
come il nostro. Comunque si guardi al costo di questo diffusore credo si debba riconoscere che i 1900 euro ci stanno tutti,
sia per la costruzione che per la resa in sala d’ascolto, senza lucine colorate e senza
effetti speciali. Bella politica anche quella
del distributore, che offre un prodotto al
reale valore del diffusore. Probabilmente
parleremo ancora di questo marchio, specialmente se i modelli superiori sono realizzati con la stessa visione, le stesse prestazioni e la stessa resa in ambiente di
questo Phi 3. Magari pure con qualche decibel in più.
Gian Piero Matarazzo
L’ASCOLTO
Il test di ascolto è stato suddiviso in più sessioni, eseguite sia prima
che dopo le misure e lo smontaggio del diffusore. Una prima fase di
rodaggio si è rivelata invero inutile perché il componente non ha modificato affatto la sua resa sia in gamma bassa che in gamma altissima. Probabilmente aveva già subito una sorta di rodaggio oppure
aveva già suonato in altre occasioni. Comunque sia ho posizionato i
diffusori sugli stand pesanti ed ho iniziato una indagine sul posizionamento ottimale abbastanza lunga con tutta una serie di piccoli spostamenti. Nel nostro ambiente di ascolto in verità delle piccole variazioni
hanno sempre inciso poco sulla timbrica generale, ed hanno avuto
come unica reazione del diffusore una leggera variazione della scena. Secondo il mio parere la scena ricostruita da questo Gamut è allettante ma estremamente difficile da mettere a punto in ambiente. Ma
quando alla fine del lavoro di posizionamento ci si siede ad ascoltare
si deve ammettere che si tratta di una prestazione notevole. Il diffusore
si esprime timbricamente con un bilanciamento sostanzialmente corretto e con una gamma bassa di notevole estensione anche se non legata al meglio con le mediobasse. Devo dire che questo modo di disegnare la gamma bassa non ha mai incontrato le mie simpatie per la
difficile legatura che si instaura tra le frequenze fino a 100 Hz e quelle successive, anche se nel nostro ambiente questa sorta di disadattamento non è proprio visibile con chiarezza, ma modulato a seconda
della musica riprodotta. Dopo qualche ascolto ho provveduto ad
avanzare leggermente entrambi i componenti e sono riuscito a stemperare una leggera coda della gamma mediobassa a favore di un
basso che non si è mosso di un millimetro. Dall’altro lato della timbrica posso annotare la solita prestazione del tweeter anulare della Vifa,
molto somigliante a quella del più sofisticato Scan-Speak ma leggermente più acidulo nei passaggi complessi. La prestazione ottenuta dai
progettisti della Gamut sembra limitare leggermente questa caratteristica del tweeter nordico, con una proposta appena più gentile. In buona sostanza si tratta di una caratteristica appena in evidenza sulle
consonanti soffiate e sulla riproduzione degli strumenti a corda: se si
trattasse della gamma bassa descriverei questa sensazione come una
carenza di smorzamento, una definizione che non ha senso in gamma altissima ma che può rendere appena l’idea. Probabilmente questa sensazione è da mettere in relazione alla risposta in potenza del
trasduttore, ovvero nell’integrazione di tutte le risposte eseguite attorno
al tweeter, che in questo caso sarebbero secondo me limitate dal partitore resistivo, come spiegato nel box del filtro. La gamma media a
me è sembrata molto naturale e decisamente ben riprodotta, con un
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discreto senso di aria sulle componenti femminili del coro ed una decisa sensazione di corpo nelle voci maschili. La differenza tra le due
componenti del coro misto è discreta, anche senza gridare al miracolo, ma comunque lascia intravedere con chiarezza i segnali di media
intensità che spesso definiscono le posizioni ed i movimenti degli esecutori. Si tratta di una caratteristica facile da ottenere nei diffusori a
due vie di medie dimensioni ma più difficile da acclarare in diffusori
piccoli il cui interno non sia stato attentamente ottimizzato. Il problema
che è venuto fuori in parecchie registrazioni è quello del livello di
pressione sonora raggiungibile, e d’altro canto con una sensibilità così bassa non si possono fare miracoli. Nella disposizione finale che
vede i due distanziati una ventina di centimetri più di quella che mi
era sembrata ottimale all’inizio degli ascolti, la scena, come ho già
detto, è apparsa ancora migliorata, pur alterando leggermente la
timbrica in gamma mediobassa, meno incline ad effetti di prolungamento delle frequenze a cavallo dei 300 Hz. La profondità dello stage ricreato e la disposizione sul piano orizzontale degli esecutori rimane comunque il vero piatto forte di questa realizzazione della Gamut, con uno stage notevole per dimensioni, magari non tutte equamente distribuite, ma con un senso di spazio che spesso stona con le
dimensioni della sala d’ascolto. Nell’ultima sessione ho notato con
piacere che la gamma altissima ha perso qualche spigolosità, pur rimanendo sostanzialmente magra ed appena fredda. La dinamica totale non rappresenta propriamente il piatto forte di questi diffusori, e
confina gli ambienti di ascolto a situazioni urbane e condominiali,
per giunta di dimensioni abbastanza contenute. In un ambiente così
questi diffusori si esprimono al meglio, senza troppe preferenze per i
generi musicali, a patto di non pretendere la corretta riproduzione
delle basse frequenze a livelli elevati. Come contropartita, una volta
posizionate a dovere le Gamut ricostruiscono uno stage notevole per
ampiezza e soprattutto per stabilità della scena, una caratteristica
che se non inquinata dalle asimmetrie acustiche dell’ambiente non
appartiene a tantissimi diffusori di questo segmento commerciale. In
ambienti di dimensioni maggiori l’aria si libera attorno ai componenti, con una prestazione notevole, ma con la timbrica che si sbilancia
in gamma bassa e l’escursione dinamica pronta ad essere al limite
meccanico dei trasduttori utilizzati. Altri vincoli il diffusore non sembra
averne, con un suono ben bilanciato, una risoluzione ed una grana di
discreto livello e con un disegno scenico accattivante e ben congegnato in sede di progetto.
G.P.M.
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2010

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