Alessandro Moreschi - Accademia di architettura
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Percorsi di ricerca 4/2012 Linoleum Giubiasco. Territorialità e patrimonio industriale Alessandro Moreschi Nel 1879, la cessazione dei diritti di brevetto sul processo di ossidazione dell’olio di lino di Frederick Walton pone le basi per l’espansione della produzione industriale del linoleum a livello internazionale 1. Il rivestimento resiliente a base di materie prime naturali come l’olio di lino e le farine di legno, fino a quel momento prodotto esclusivamente entro i confini del Regno Unito 2, diventa oggetto di una produzione industriale di massa su scala continentale. Una produzione scalare volta a soddisfare la crescente domanda in relazione allo specifico contesto socio-storico di fine Ottocento. Lo stabilimento industriale di Giubiasco, sorto nel 1905 con capitali italiani della famiglia Pirelli, è uno dei protagonisti dell’espansione produttiva, della commercializzazione e della diffusione del linoleum tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo. Oltre a rappresentare un caso paradigmatico per quel che concerne la storia dell’industria nel Cantone Ticino, la fabbrica di Giubiasco offre la possibilità di indagare il sistema complesso di relazioni che si sono storicamente determinate in seno allo sviluppo di reti capitalistiche transnazionali. Le tappe cronologiche dell’espansione industriale della fabbrica di Giubiasco e del suo borgo rappresentano, su scala diversa, fasi precise di un percorso che scandisce l’affermazione del prodotto linoleum sui mercati internazionali e il conseguente sviluppo di realtà industriali di tipo multinazionale. Attraverso il caso svizzero del linoleum appare possibile porre in evidenza, non solo un importante tassello del processo storico industriale ticinese, caratterizzato dalla scarsità di capitali locali, dall’impiego di manodopera e di energia elettrica a basso costo 3 ma, soprattutto, il sistema di reti e relazioni economiche transnazionali, il ruolo stesso del cantone e della Confederazione nell’ambito delle dinamiche dello sviluppo economico europeo del primo Novecento. Il carattere multinazionale che ha determinato a livello locale i momenti di espansione, sviluppo e trasformazione della fabbrica del linoleum pone il problema di un approccio a diversi livelli: una prospettiva che permetta di analizzare le dinamiche territoriali dell’industrializzazione, nel quadro di un’analisi storica del capitalismo internazionale del primo Novecento. Il periodo considerato è quello tra la fine del XIX secolo e il secondo dopoguerra, fino agli anni Settanta del XX secolo. Esso riguarda l’attività di produzione del linoleum che ha direttamente o indirettamente interessato la fabbrica di Giubiasco: a partire dalla prima fabbrica italiana di Narni 4 che offre le condizioni e i presupposti per la creazione dello stabilimento ticinese, fino alla definitiva dismissione del prodotto e alla riconversione produttiva del biennio 1969-1970, ad opera della multinazionale Forbo, già Unione 1 Patent No. 3210. In H. G. Bodenbender, Linoleum-Handbuch, Chemisch-technischer Dr. Bodenbender, Berlino-Steglitz, 1931, p. 6, cit. da S. Tauss, Die Linoleumfabrik Giubiasco – Geschichte und Produkte, Seminararbeit, Hochschule der Künste, Berna. Konservierung und Restaurierung. Architektur, Ausstattung und Möbel, 2004. 2 In realtà, Frederick Walton, in qualità di Direttore Tecnico della società Manufactoring Co. Lim di Staines, apre filiali a Parigi e New York tra il 1873 e il 1875. L’avventura imprenditoriale di Walton é maggiormente approfondita nel volume di H. Fischer, Geschichte, Eigenschaften un Fabrikation des Linoleums, Lipsia, 1924, p. 14. 3 Si veda soprattutto S. Guzzi-Heeb, Per una storia economica del Canton Ticino, in J. F. Bergier, Storia economica della Svizzera, Lugano, 1999, pp. 311-360 e con un taglio decisamente differente R. Romano, Il Cantone Ticino tra ‘800 e ‘900. La mancata industrializzazione di una regione di frontiera, Milano, 2002. 4 G. Bovini, R. Covino, M. Giorgini (a cura di), Archeologia industriale e territorio a Narni: Elettrocarbonium, Linoleum, Nera Montoro, Perugia, 1992; Carburo, calciocianamide ammoniaca sintetica, polipropilene. Un secolo di industria chimica nella Valle del Nera, Terni, 2003, pp. 13-17. 53 Percorsi di ricerca 4/2012 Continentale del Linoleum. In particolare, il passaggio dall’amministrazione italiana del gruppo Pirelli alla costituzione della holding finanziaria dell’Unione Continentale del Linoleum, trainata dalla componente tedesca della Deutsche Linoleum Werke AG di Berlino, rappresenta il momento storico focale di una complessa relazione capitalistica improntata alla ricerca di affermazione sul mercato globale 5. Mentre la fabbrica si afferma sul territorio determinando strutture complesse, espansione urbana del borgo di Giubiasco e nuove relazioni sociali attraverso l’impiego di numerosi operai e lo sviluppo di un indotto commerciale di posa in opera, il successo internazionale del linoleum e il volume della domanda interna ed estera spingono incessantemente verso la costituzione di grandi cartelli industriali. Tali complessi sono rivolti essenzialmente all’abbattimento dei costi di produzione relativi alla gestione delle materie prime e alla distribuzione del prodotto finito, ma anche alla condivisione di informazioni tecnico-scientifiche e allo sviluppo di brevetti sull’onda dei grandi concentramenti europei dell’industria chimica. Gli aspetti della nuova territorializzazione L’avvento dell’industria nel borgo contadino di Giubiasco agli albori del XX secolo, corrisponde a una sostanziale ri-territorializzazione 6, una nuova morfologia del territorio che ha nei mutamenti del regime demografico, del sistema tecnico e di quello energetico gli aspetti più evidenti e più facilmente rintracciabili nelle fonti. Tale territorializzazione permane, seppur in maniera limitata, morfologicamente ancora visibile nel tessuto urbano della Giubiasco contemporanea (derivazioni ferroviarie, capannoni, vecchi edifici per gli uffici). Tuttavia, la scarsità dei residui industriali del linoleum, le ri-qualifiche urbane intervenute sui vecchi sedimi di fabbrica e nelle zone residenziali per gli impiegati, nonché il carattere stesso della «città diffusa» 7 di epoca contemporanea, rendono difficile l’assunzione del concetto di paesaggio industriale. La Giubiasco degli anni Trenta veicolataci dalle fonti d’impresa ha negli essiccatoi verticali, nelle calandre, nei depositi, nei magazzini, nelle alte ciminiere e nei mulini quegli elementi essenziali di un paesaggio industriale decisamente riconoscibile. Cionondimeno, questi oggetti materiali e visibili, non sono in grado di cogliere l’interezza del concetto stesso di paesaggio industriale. Il paesaggio è infatti costituito anche dai diversi elementi tecnici, economici, sociali, politici e culturali che danno vita a un determinato contesto territoriale e ciclo produttivo, ma che non sempre risultano immediatamente o direttamente osservabili, perché immateriali. Per questo motivo è necessario proporre un modello di osservazione in grado di far emergere l’essenza storica di un territorio industriale, della fabbrica che lo ha determinato e degli elementi relazionali che lo hanno caratterizzato. La presa in considerazione di tutti gli elementi costitutivi del paesaggio industriale: quelli scarsi, morfologicamente visibili (territorio industriale) e quelli relazionali, storicamente preponderanti, diffusi nelle fonti d’impresa e nella rappresentazione aziendale (territorialità industriale), permette di mantenere valido il concetto di paesaggio industriale, attraverso una ricostruzione diacronica del periodo storico del linoleum. Le ragioni storico-economiche per la creazione di uno stabilimento gemello in Svizzera da parte della Società Italiana del Linoleum di Giovan Battista Pirelli sono da attribuirsi principalmente: alla notevole domanda di importazione svizzera del linoleum, ma Linoleum AG Giubiasco, Monographie 1905-1935, Zürich, 1935. Una ricostruzione più aggiornata delle vicende storiche vissuta dall’azienda è presente anche in Die Geschichte unserer Fabrik, in «Noi – Bollettino aziendale della Forbo-Giubiasco SA», n. 48, 1980, pp. 5-19. 6 C. Raffestin, L’industria: dalla realtà materiale alla ‘messa in immagine’, in E. Dansero, A. Vanolo (a cura di), Geografie dei paesaggi industriali in Italia, Milano, 2006, p. 19. 7 F. Governa, M. Santangelo, Industria, diffusione urbana, salvaguardia/recupero della naturalità esistente: valori e criticità, in Dansero/Vanolo, cit., pp. 217-222. 5 54 Percorsi di ricerca 4/2012 soprattutto, alla necessità di aggirare la politica daziaria sulla importazione in Italia dell’olio di lino. Giubiasco gode di una posizione geografica privilegiata: posto al centro del cantone, il borgo si trova sul principale asse di comunicazione nord-sud delle Alpi occidentali e l’apertura della linea ferroviaria del Gottardo nel 1882 garantisce un importante collegamento tra Milano (sede della Società Italiana del Linoleum) e Lucerna. Grazie all’apertura di diverse tratte della ferrovia del Gottardo, Giubiasco rappresenta sin dalla fine del XIX secolo uno snodo di smistamento sulle linee Bellinzona-Locarno (20.12.1874), Bellinzona-Lugano («Ferrovia del Monteceneri», 10.4.1882) e Bellinzona-Ranzo-Pino (04.12.1882, divenuta tratta internazionale grazie al prolungamento fino a Luino). Trovandosi in prossimità di un importante centro urbano come Bellinzona, agli inizi del XX secolo il territorio di Giubiasco dispone di terreni pianeggianti vicini alla linea ferroviaria, ed è storicamente un polo artigianale di raccolta e di lavorazione dei prodotti agricoli provenienti dal vicino Piano di Magadino. Inoltre, sin dal 1891, la municipalità di Bellinzona usufruisce dell’illuminazione elettrica fornita dalla centrale di Godurno e nel 1903 è inaugurata per Giubiasco la nuova centrale della Morobbia in Valle di Loro 8. Esiste quindi una territorializzazione originaria (linea ferroviaria del Gottardo, doppio binario Bellinzona-Giubiasco, bonifica degli areali tra il fiume Ticino e il fiume Morobbia, ecc.) che crea i presupposti e le condizioni valide per la ri-territorializzazione industriale. Il borgo, che al momento della costruzione dello stabilimento conta circa 1600 abitanti, vede raddoppiare la propria popolazione già prima della Prima guerra mondiale, mentre nel 1919 i dipendenti della Fabbrica del Linoleum sono 220. Da questo momento in avanti e per un periodo che interessa tutta la prima parte del XX secolo, Giubiasco vede crescere ed espandersi la zona industriale in prossimità della linea ferroviaria. Nel 1906 entrano in funzione le fucine della Fabbrica Lentz, in seguito divenute Ferriere Cattaneo, nel 1928 si costituisce nelle vicinanze anche la Cantina Sociale Bellinzonese. Nel 1941 è la volta della Cooperativa Agricola Ticinese che inaugura uno stabilimento nel quale sono in funzione mulini per la produzione di farine di diverso tipo. Il cappellificio La Moderna SA è del 1944, mentre nel 1959 è aperta l’unica fabbrica ticinese per l’ossidazione anodica dell’alluminio: la Ossida SA. La municipalità comunale appoggia e facilita l’installazione di imprese nel proprio territorio e Giubiasco diventa, assieme a quello di Bodio, il principale polo industriale del cantone. Dal 1870 al 1938, il periodo in cui si verifica l’installazione dei più importanti stabilimenti industriali, le statistiche sui movimenti e il ruolo della popolazione del comune di Giubiasco segnalano un incremento di popolazione che passa da 1200 a 3000 abitanti in poco meno di settanta anni. Colpisce anche la struttura dei «fuochi», ovvero delle famiglie presenti nel borgo che passano da un numero di 400 a 1300 9. Se la popolazione raddoppia, il numero di famiglie è più che triplicato, presumibilmente in virtù di una composizione differente dei fuochi, non più basati esclusivamente sulla famiglia patriarcale di tipo contadino, ma anche sulla nuova immigrazione operaia. Protagonista principale di questo processo di modernizzazione è la Fabbrica del Linoleum che dopo la fine del primo conflitto mondiale si rende definitivamente indipendente dal capitale italiano. Nel 1921 è costituita, con un capitale di 1,5 milioni di franchi, la Società Anonima del Linoleum Giubiasco. La ragione di questo «divorzio» è da considerarsi principalmente un effetto del primo conflitto mondiale. Nel periodo bellico la fabbrica svizzero-italiana soffre pesanti difficoltà, soprattutto dovute alla scarsità di materie prime. La produzione rimane pressoché insignificante fino a tutto il 1919. Per la ripresa post bellica la fabbrica di Giubiasco necessita maggiori investimenti e nuovi settori di mercato che la struttura societaria preesistente non può garantire. In generale, la fabbrica giubiaschese sembra sempre più rivolgersi verso il mercato transalpino e la creazione della 8 9 A. Caldelari, Stradario del borgo di Giubiasco, Porza-Lugano, 1978, p. 80. Archivio Storico del Comune di Giubiasco (ASG), Ruolo Popolazione e Statistiche, Fondo A - Un. 8.2. 55 Percorsi di ricerca 4/2012 Continentale del Linoleum nel 1928 è l’approdo maturo alla dimensione multinazionale. A partire da questo momento la Linoleum SA di Giubiasco vive un processo di continua espansione in termini di mercato. Attraversando crisi, ristrutturazioni, diversificazioni produttive e cambiamenti di gestione, la fabbrica giunge a collocarsi come una delle imprese più importanti del cantone, in grado di impiegare più di trecento operai alla fine degli anni Sessanta. Fig. 1: Giubiasco nei primi anni del Novecento. La territorializzazione industriale si impone su quella rurale contadina. Il lato sud della fabbrica di linoleum con gli essiccatoi verticali e i depositi. Fonte: Archivio di Stato del Cantone Ticino, Fondo Diversi. Alla conquista della «simpatica borgata» La presenza di un certo numero di fonti iconografiche e di fondi fotografici costituiti dall’azienda stessa o da semplici contemporanei, offre la possibilità di ricostruire con precisione lo sviluppo morfologico dello stabilimento sul territorio di Giubiasco e il conseguente inurbamento della località Camana, nei pressi del tracciato ferroviario. Tuttavia, per la ricostruzione degli elementi relazionali del paesaggio storico industriale è necessario riferirsi ad altri tipi di fonti. L’analisi del fondo archivistico relativo agli «Esoneri Fiscali» del Comune di Giubiasco offre numerosi esempi di come, a partire dai primi anni del Novecento, Giubiasco rappresenti una meta ambita per l’installazione di attività industriali. Il borgo vive un’epoca di vera e propria «corsa all’oro» per la conquista di appezzamenti in prossimità dello scalo ferroviario tra Bellinzona e Locarno; la stessa amministrazione comunale diviene attrice diretta dello sviluppo locale mediante concessioni, ricerca di manodopera e rapporti affaristici di varia natura. «Nella mia qualità di Amministratore della Società del Linoleum avente sede in Milano, la quale, come è a Vostra conoscenza, sta erigendo un importante stabilimento industriale in territorio del Vostro comune, e precisamente nei pressi della Stazione ferroviaria del Gottardo, mi permetto di presentarvi l’interpellanza, se non fosse possibile al comune di Giubiasco di accordare alla nuova industria l’esonero dell’imposta comunale per almeno un periodo di 3 anni. Lo stabilimento di Giubiasco dovrà nei primi tempi lottare con molteplici difficoltà, e perché esso possa riuscire vittorioso sulla potente concorrenza della Germania e dell’Jnghilterra, necessita che all’inizio del suo esercizio quando cioè stabilimento e macchinario non sentano ancora i vantaggi di larghi ammortamenti, esso sia facilitato nel suo sviluppo. Se più tardi l’industria che stiamo impiantando nella simpatica borgata di Giubiasco, avrà 56 Percorsi di ricerca 4/2012 raggiunto quel grado di floridezza che intendiamo assicurarle, anche le finanze comunali ne trarranno considerevole vantaggio, epperò è nello stesso interesse del Comune di renderci facili i nostri primi passi. E lo scrivente, cui Giubiasco deve principalmente il vantaggio di ottenere un’importante Stabilimento industriale, chiamato più tardi a prendere più estese proporzioni, fa speciale assegnamento sulla cortesia e deferenza di codesta lod. Municipalità e del Comune, cui si sente stretto da legami di sincera affezione.» 10 La lettera dell’Amministratore Giuseppe Stoffel, datata 1904, non è certamente l’unica di questo genere presente nell’archivio storico del Comune di Giubiasco. La stessa richiesta è fatta dalla Società Svizzera delle Macchine Lentz e dalla SA Turini, fabbrica di apparecchi elettrici per il riscaldamento, nel 1909. Proprio per la Fabbrica Lentz, nel 1906, una cordata di affaristi e notabili locali tra cui Arturo Stoffel, (anch’egli noto banchiere, direttore della Banca Popolare Ticinese) e l’ing. A. Carlo Bonzaniga scrivono all’attenzione della «Lodevole Municipalità di Giubiasco», menzionando il progetto industriale di «un gruppo di capitalisti esteri». I firmatari si dichiarano «promotori» e garanti di tale progetto che «occuperà un gran numero di impiegati e operai e non va dubbio che apporterà un importante sviluppo per chi potrà averla.» Essi mettono comunque in guardia la municipalità sul fatto che tali «promotori esteri ricevettero offerte non solo da parte di altre località del Cantone, ma eziandio di altri cantoni della Svizzera e non fu che sulle vive istanze dei sottoscritti che essi si decisero di fare le pratiche perché l’impianto avvenisse nel territorio di Giubiasco», inoltrando alla stessa anche le condizioni preliminari per l’impianto: prima fra tutte, l’acquisizione/espropriazione preliminare del terreno da parte del Comune (circa 50’000 metri quadrati) 11. Il caso più eclatante di mediazione svolto dalla municipalità di Giubiasco nella costituzione materiale di un polo industriale, rappresenta il tentativo (fallito) di stabilire nel borgo un’enorme fabbrica per la produzione sintetica di filati di seta (viscosa). All’interno di un fascicolo, interamente dedicato alla trattativa del 1923 tra le autorità comunali e la Societé de la Viscose Suisse con sede a Lucerna, è possibile apprendere l’entità dello stabilimento e la natura del ruolo svolto dal comune nel reclutamento della manodopera (quasi interamente femminile e di età compresa tra i quattordici e i venticinque anni). Lo stesso Dipartimento Cantonale del Lavoro, diretto da Guglielmo Canevascini, interviene per garantire l’arruolamento delle mille operaie tramite il concorso dell’Ufficio Cantonale di Collocamento 12. Lo sviluppo del polo industriale di Giubiasco è confermato anche dalle richieste di costruzione e ampliamento dei binari nei pressi della stazione, nonché dal fondo sul controllo degli stabilimenti. In esso è possibile riscontrare l’effettivo ampliamento della fabbrica del linoleum durante il primo periodo dell’Unione Continentale del Linoleum. Tra il 1936 e il 1943, anche in seguito al grave incendio del 1938, il Consiglio di Stato concede l’adeguamento o la costruzione ex novo di due magazzini, due laboratori, una falegnameria, un reparto di fusione della cera e paraffinatura della carta, un’officina meccanica, un impianto di aria compressa e il posizionamento di un grande recipiente a pressione 13. La falegnameria, in modo particolare, è concessa in costruzione all’interno dello stabilimento dopo la definitiva dismissione del Mulino del Legno di Castione. Tra il 1920 e il 1922, la Fabbrica del Linoleum partecipa assieme alla ditta SAFFA (Società Anonima Fabbricazione Farina d’Abete) alla creazione e gestione di un mulino per la produzione di segatura d’abete, materia prima per il ciclo di produzione del linoleum. Il mulino è quindi trasferito definitivamente a Giubiasco a partire dalla costruzione della falegnameria aziendale. Di ASG, Alla Lodevole Municipalità del Borgo di Giubiasco, Bellinzona, 19 luglio 1904. Lettera dattiloscritta di Giuseppe Stoffel, Fondo A – Un. 17.3. 11 ASG, Alla Lodevole Municipalità di Giubiasco, Bellinzona, 18 marzo 1906, Fondo A – Un. 55.1. 12 ASG, Viscosa Svizzera, Trattative per l’installazione di una fabbrica, Fondo A – Un. 55.2. 13 ASG, Controllo degli Stabilimenti, risoluzioni del Consiglio di Stato del Cantone Ticino, Fondo A – Un. 37.4. 10 57 Percorsi di ricerca 4/2012 particolare evidenza, risulta tra le fonti la richiesta di appalto per la costruzione di un raccordo ferroviario per i depositi della Società Cooperativa di Consumo di Bellinzona, da parte della Orenstein & Koppel di Zurigo e della Theodore Bell di Lucerna. Tale gara di appalto è bandita dal comune nel 1916, dopo che la Società del Linoleum Giubiasco ha fortemente rimostrato sulla concessione del proprio scalo e sull’impossibilità di un ulteriore sfruttamento da parte di altre realtà, rivendicandone l’utilizzo esclusivo 14. Il 21 marzo dello stesso anno, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino autorizza la Motor SA di Bodio a realizzare la tratta elettrica ad alta tensione tra Bodio e Giubiasco 15. Dopo l’acquisizione comunale dell’impianto idroelettrico della Morobbia e l’acquisto della centrale di Gorduno da parte della Società del Linoleum nel 1910, la realizzazione del collegamento ad alta tensione con Bodio rappresenta l’ulteriore e definitiva affermazione del polo industriale di Giubiasco. Grazie a questi documenti è possibile tracciare il quadro dell’espansione industriale del borgo di Giubiasco e il ruolo centrale e sinergico della fabbrica del linoleum. Tali documenti forniscono, inoltre, i contorni di quegli elementi immateriali e invisibili del paesaggio industriale di inizio Novecento. Il crescente ruolo di azione locale esercitato dalla municipalità comunale, la natura profondamente esogena dei capitali industriali e la mediazione di élite finanziarie locali formano il quadro relazionale proprio di una territorialità industriale. Con lo sviluppo e la crescita dello stabilimento del linoleum, la direzione di fabbrica diventa attrice locale 16 nel quadro di una dinamica globale del mercato del linoleum. L’espansione dello stabilimento, la sua riconversione e la successiva dismissione, rientrano nell’ambito delle pratiche di territorializzazione e riterritorializzazione industriale, interamente dipendenti da dinamiche e da fattori esogeni, extralocali. La lettera con la quale il banchiere Stoffel richiede l’esonero d’imposta comunale nel 1904, pone il problema di una produzione industriale ormai globalizzata: ad entrare in competizione con la Germania e «l’Jnghilterra» non è soltanto la fabbrica di linoleum, ma l’intera comunità di Giubiasco! Fig. 2: Carta topografica Siegfried del 1917. All’incrocio tra l’attuale via linoleum e la tratta ferroviaria sono presenti i primi complessi industriali. Appare ben visibile anche la derivazione idrica dalla Morobbia per la roggia industriale. ASG, Società del Linoleum – Fabbrica Svizzera di Linoleum Giubiasco. Giubiasco, 22 gennaio 1916. Fondo A - Un. 55.1. 15 ASG, Risoluzione del Consiglio Stato n. 2366. Bellinzona, 21 marzo 1916. Fondo A – Un. 67.1. 16 Nel 1935 la Municipalità di Giubiasco accorda all’avvocato Arnaldo Bolla «per la Spet. Soc. An. Del Linoleum» un esonero dall’imposta comunale di dieci anni per la Fondazione di Previdenza della Società. ASG, Esoneri Fiscali, Fondo A – Un. 17.3. 14 58 Percorsi di ricerca 4/2012 Fig. 3: Carta topografica CNS del 1958. Massima espansione del complesso industriale dedicato alla produzione di linoleum a sud della località Camana. Il processo di patrimonializzazione del linoleum Nel 2005 la Forbo Giubiasco SA celebra i cento anni di vita. In quel periodo essa rappresenta meno del 5% del fatturato del gruppo Forbo, la multinazionale creata nel 1974 sulle basi dell’Unione Continentale del Linoleum. «Per una attività industriale, raggiungere il secolo di vita nel medesimo luogo in cui è nata, non è ne avvenimento ricorrente, ne ovvio» 17. Il traguardo secolare, al di là dei toni fortemente identitari della celebrazione d’impresa, è il risultato di una serie di ristrutturazioni, ricollocamenti e cambiamenti anche radicali che, sebbene abbiano permesso una certa continuità della realtà industriale, dal 1970 segnano la cessazione della produzione di linoleum a Giubiasco. Centinaia di lavoratori sono licenziati, lo stabilimento originario di produzione è quasi interamente demolito, la Linoleum entra definitivamente a far parte dell’immaginario collettivo: quale protagonista dello sviluppo economico del borgo contadino di Giubiasco, artefice di socialità operaia e di territorialità industriale. Per certi versi, la stessa direzione aziendale, sempre attenta ad inserirsi ed integrarsi al meglio nel contesto locale attraverso forme elaborate di rappresentazione, pone le basi per un processo di patrimonializzazione dell’esperienza del linoleum. La celebrazione di anniversari, ricorrenze, giubilei è soltanto parte di una serie di strumenti volti ad affermare la continuità di un ruolo rappresentativo della propria azione locale. Ciò che ne consegue è l’effettiva produzione di fonti d’impresa in grado di restituire le fasi e i processi di affermazione locale di una realtà industriale fortemente segnata da rapporti transnazionali. Le fonti d’impresa rappresentano il principale corpo documentario di questa ricerca, sebbene non possano rappresentare le sole fonti in grado di reggere l’impianto d’analisi, esse permettono di rintracciare ulteriori percorsi storiografici al di fuori della produzione storica di fabbrica. Il linoleum quindi, in quanto prodotto storico di una precisa fase di industrializzazione, è sostanzialmente un elemento del patrimonio industriale. L’epoca legata alla sua produzione a Giubiasco coincide con un periodo storico che sancisce l’affermazione del borgo quale polo industriale del Cantone Ticino, mentre le dinamiche globali della sua commercializzazione, gestione e diffusione elevano la prospettiva d’analisi a una storia dei 17 P. Demarmels, Saluto del Presidente, in «Noi Magazine, periodico di cultura e tempo libero», n. 86, 2005, p. 2. 59 Percorsi di ricerca 4/2012 rapporti industriali transnazionali tra la Svizzera e i vicini paesi europei. Dal 1905 al 1970, lo stabilimento di Giubiasco si sviluppa in un’area compresa tra i cinquanta e gli ottantamila metri quadrati a nord e a sud della linea ferroviaria (nei pressi della località «Camana»); gli addetti nel periodo di massima occupazione sono più di trecento. L’epopea del linoleum a Giubiasco può essere approssimativamente suddivisa in due periodi: uno italiano e uno tedesco. Il primo, caratterizzato dalla gestione italiana di Pirelli, va dalla nascita fino al 1928, anno che introduce il «periodo tedesco» con la costituzione dell’Unione Continental del Linoleum (CLU). In realtà, le dinamiche entro le quali lo stabilimento ticinese nasce e si sviluppa sono ben più complesse e riguardano l’effettivo dispiegarsi di un mercato europeo multinazionale per la produzione e la commercializzazione del linoleum: la stessa CLU nasce come holding finanziaria con sede a Zurigo. La holding raggruppa le attività di produzione del linoleum in Germania (fino al 1939 e dopo il 1945), nei paesi scandinavi, in Francia, Olanda e Svizzera. Il periodo legato alla CLU è quello che vede la fabbrica di Giubiasco ingrandirsi e modernizzarsi. Mentre la domanda sul mercato italiano viene supportata dalle Ferrovie e dalla Marina, lo stabilimento svizzero rende noti i propri prodotti attraverso numerose esposizioni nazionali ed internazionali: l’esposizione nazionale di Berna nel 1914 segna il primo passo nell’affermazione del linoleum svizzero di Giubiasco. Nel 1917 è costituita l’Associazione Svizzera dei Posatori di Linoleum, una realtà commerciale fondamentale per il sistema integrato del linoleum svizzero che ha come centro lo stabilimento di Giubiasco. La stessa direzione aziendale promuove i corsi per i posatori e le visite nei reparti di produzione, gestendo in proprio la fornitura ai commercianti ticinesi e svizzeri. La presa in considerazione del linoleum e della sua fabbrica si muove, quindi, su aspetti molteplici e a differenti livelli di indagine. La storia di una fabbrica, e del suo prodotto, riflettono il carattere multidimensionale del concetto stesso di patrimonio industriale. Tale patrimonio, che noi intendiamo quale insieme complesso degli elementi di valore storico, tecnologico, sociale, architettonico o scientifico propri della cultura industriale 18 è infatti materialmente e immaterialmente legato al prodotto linoleum: in quanto posta del potere capitalisticoindustriale di inizio Novecento; merce innovativa nell’ambito dello sviluppo dell’edilizia, dalla società di massa al boom del secondo dopoguerra; prodotto storico di processi di fabbricazione morfologicamente definiti; infine come espressione di un certo paternalismo aziendale, oggetto di una rappresentazione di impresa e artefice di una socialità industriale. Al graduale processo di de-territorializzazione avviato dalla multinazionale Forbo nel 1970 si accompagna così un parallelo processo di patrimonializzazione del linoleum, riconosciuto quale simbolo dell’identità di impresa. Da questo punto di vista, l’aspetto più rilevante delle fonti d’impresa risiede nella rappresentazione stessa della fabbrica 19. La ricerca può quindi avvalersi di documenti particolarmente ricchi, sia dal punto di vista iconografico (il materiale fotografico storico restituisce elementi di archeologia industriale oggi quasi del tutto scomparsi), sia dal punto di vista delle implicazioni socio-economiche della produzione (molti documenti riportano dettagliatamente i luoghi di applicazione dei rivestimenti prodotti, l’importante ruolo dell’architettura, del design e dell’industria edile in generale). La ricostruzione degli aspetti della territorialità industriale mette in evidenza il complesso sistema relazionale di fabbrica durante il periodo storico del linoleum, mostrando il 18 Ci riferiamo alla definizione di patrimonio industriale elaborata dal TICCIH, The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage. Cf. http://www.mnactec.cat/ticcih/index.php. 19 L’intera collezione di «Noi: bollettino aziendale della Forbo Giubiasco», fino al n. 17 e «Noi Magazine: periodico di cultura e tempo libero» dal n. 18. Il bollettino aziendale contiene informazioni riguardanti tanto le pratiche di integrazione territoriale dell’azienda (tornei sportivi, gite sociali, lotterie per il parco pubblico, visite scolastiche, corsi per i posatori) quanto gli aspetti di marcata socialità aziendale e di spirito paternalista, attraverso spunti di critica sociale, saggi politici, geopolitici e macroeconomici. 60 Percorsi di ricerca 4/2012 carattere fortemente esogeno e transcalare delle dinamiche di produzione. Tale periodo appare storicamente definibile grazie alla disanima del processo di patrimonializzazione avviato, in primo luogo, dall’azienda e dalla rete di produzione e di commercializzazione del linoleum. Territorialità e patrimonio industriale appaiono come due dispositivi di ricerca estremamente validi, per tracciare la storia di una fabbrica che non esiste più, laddove gli elementi immateriali «resistono» e permangono preponderanti rispetto a quelli materiali. Conclusioni e prospettive La fabbrica del linoleum, nella sua dimensione storica e territoriale, possiede l’insieme degli elementi materiali e immateriali in grado di riflettere il patrimonio industriale? La ricerca presso gli archivi comunali e l’utilizzo delle prime fonti d’impresa delineano il quadro storico di una fabbrica che ha saputo affermarsi nello specifico contesto territoriale di Giubiasco, mantenendo e implementando i legami specifici di una industrializzazione transnazionale. Tale dimensione relazionale costituisce, per certi versi, l’essenza stessa del processo di modernizzazione del contesto alpino e ticinese. I documenti finora considerati sembrano confermare tanto la complessità della problematica storiografica del linoleum, quanto la effettiva dimensione patrimoniale della sua struttura storica di produzione. L’avvento di una nuova territorializzazione industriale nel borgo contadino e artigiano di Giubiasco mantiene sullo sfondo la sostanziale affermazione di una élite finanziaria locale, fortemente legata al «giovane» capitalismo transnazionale. L’affermazione locale della fabbrica e del suo complesso relazionale determinano una produzione consistente di fonti d’impresa e una effettiva patrimonializzazione, caratterizzata da processi di rappresentazione territoriale e di memoria diffusa. Il patrimonio industriale è un concetto olistico in grado di coinvolgere numerosi campi d’indagine e di far emergere altrettante chiavi interpretative. Il paesaggio industriale rappresenta soltanto un primo livello storiografico, una categoria preferenziale di partenza. In primo luogo perché parte integrante del patrimonio e, allo stesso tempo, funzione diretta del complesso di territorio e territorialità; e in secondo luogo come il risultato di un processo di produzione mentale, che muove da uno sguardo umano, in sintesi una rappresentazione della realtà. «Il paesaggio o immagine del territorio è sempre un documento storico a due dimensioni che si sviluppa in modo sincronico, ed è l’espressione di una pausa nel tempo: è un’istantanea» 20. Tuttavia, lavorare sul concetto di paesaggio industriale, sulla territorialità, sul processo di patrimonializzazione del linoleum, sul significato profondo dell’industria ticinese sempre più orfana di significanti, rappresentano i primi generici tentativi di definizione di una problematica storiografica più complessa. Una problematica nella quale territorialità e paesaggio industriale rappresentano due aspetti limitati, nell’ambito di una prima definizione del patrimonio industriale. Questo progetto intende svilupparsi ben oltre la ricostruzione di una territorialità di fabbrica, rintracciando la molteplicità degli elementi materiali e immateriali del patrimonio, analizzando le implicazioni globali delle reti industriali, il ruolo di mediazione delle élite finanziarie, gli aspetti legati alla socialità di fabbrica e il livello di integrazione nel suo complesso. 20 Raffestin, L’industria, cit., p. 21. 61