Legge - ParmaDaily
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febbraio/february 2017 10.00 euro Italy only periodico mensile d. usc. 02/02/17 A € 25,00 / B € 21,00 / CH CHF 20,00 CH Canton Ticino CHF 20,00 / D € 26,00 E € 19,95 / F € 16,00 / I € 10,00 / J ¥ 3,100 NL € 16,50 / P € 19,00 / UK £ 18,20 / USA $ 33,95 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n. 46), Articolo 1, Comma 1, DCB—Milano 1010 LA CITTÀ DELL’ UOMO domus 1010 Febbraio / February 2017 Autore / Author SOMMARIO/CONTENTS IX Progettista / Designer Nicola Di Battista Titolo X Editoriale Della consapevolezza Coriandoli Collaboratori / Consultants Cristina Moro Salvatore Peluso Traduttori / Translators Paolo Cecchetto Daniel Clarke Barbara Fisher Emily Ligniti Annabel Little Dario Moretti Richard Sadleir Edward Street Rodney Stringer Wendy Wheatley Fotografi / Photographs Aldo Ballo Andrea Basile Hélène Binet Matteo Bergamini Richard Bryant Matteo D’Eletto French and Tye Carlo Gardini Gareth Gardner David Grandorge Andrea Jemolo Mitsuo Matsuoka Gilbert McCarragher Ugo Mulas Carlo Pedroli Matteo Piazza Paúl Rivera Title Editorial On awareness Confetti Michael Jakob 1 Collage, 2017 Collage, 2017 Johann Joachim Winckelmann 2 Della bellezza; e ch’egli è impossibile di definirla On beauty; and the impossibility of defining it Stephen Taylor 8 Costruire a grandi lettere Building writ large Luisa Collina 12 Scuola del Design, Politecnico di Milano School of Design, Politecnico di Milano Gevork Hartoonian 18 Una genealogia dell’architettura moderna A genealogy of modern architecture Pier Luigi Sacco 22 Cultura e sviluppo locale Culture and local development Bruno Corà 27 Nella luce di Burri In the light of Burri Marco Romanelli 28 Ritrovare Ico Parisi Rediscovering Ico Parisi Antonio Calabrò 32 La fabbrica bella The beautiful factory Manuel Orazi Stefano Cordeschi Salvatore Settis 36 Il cronotopo del 1966 The 1966 chronotope 40 Progetto urbano negli ex Mercati generali, Roma Urban renewal in the former Mercati Generali, Rome 44 Costituzione, tutela, terremoti Constitution, protection and earthquakes Progetti John Pawson John Pawson, OMA, Allies and Morrison The Design Museum London 64 Pragmatismo, sviluppo e cultura: il modello Londra Pragmatism, development and culture: the London model Tadao Ando Architect and Associates 68 Ampliamento della dépendence di Oyodo, Osaka Extension of the Oyodo annex, Osaka Vittorio Magnago Lampugnani 74 Parcheggio multipiano, East Hanover, New Jersey, USA Parking garage, East Hanover, New Jersey, USA Pierre d’Avoine Architects 80 Residenza estiva, San Salvatore, Montione, Umbria Summer residence, San Salvatore, Montione, Umbria Carlo Contin 88 “Se leggo dimentico, se guardo ricordo, se faccio capisco” “If I read I forget, if I look I remember, if I do I understand” Giuseppe Penone 94 Matrice ed Equivalenze Origins and Equivalences Ricky Burdett Tadao Ando Projects 47 The Design Museum London Si ringraziano / With thanks to Enrica Caffarra (Archivio storico comune Parma) Nicoletta Ossanna Cavadini (m.a.x. museo Chiasso) Virginia McLeod (Phaidon) Francesco Moschini e/and Gabriel Vaduva (AAM) Feedback Dario Costi 104 La Parma di Dario Costi Michael Jakob 111 Gimme Shelter Elzeviro Rassegna Centro Studi Domus In copertina: elaborazione grafica di uno schizzo di progetto (a destra) di John Pawson per il Design Museum di Londra © John Pawson • Cover: graphic interpretation of the sketch (right) by John Pawson for The Design Museum London © John Pawson Feedback Dario Costi’s Parma Elzeviro Gimme Shelter Rassegna 114 Abitare contemporaneo Contemporary living 128 Autori Contributors 104 FEEDBACK domus 1010 Febbraio / February 2017 domus 1010 Febbraio / February 2017 FEEDBACK LA PARMA DI DARIO COSTI DARIO COSTI’S PARMA FEEDBACK 105 domus 1010 Febbraio / February 2017 106 FEEDBACK 038 PARMA FEEDBACK: LA PARMA DI DARIO COSTI DARIO COSTI’S PARMA Pagina 104: il Battistero e la Cattedrale. Pagina 105: Gian Pietro Sardi, mappa di Parma, 1767. In queste pagine, in alto da sinistra: Pilotta, monumento a Verdi; Palazzetto Eucherio Sanvitale. Al centro: opere di Remo Gaibazzi, Senza Titolo (Il Duomo di Parma), da AA.VV., La Città di Gaibazzi 1935-1974, Milano 2002; Senza Titolo (Il Duomo di Parma), da Remo Gaibazzi, Quello sguardo sulla città, Milano 1996 domus 1010 Febbraio / February 2017 Dario Costi nasce a Parma nel 1971. Architetto, è professore associato di Composizione architettonica e urbana presso l’Università di Parma e dal 2007 presidente dell’Urban Center della stessa città. • Page 104: the Baptistery and the Cathedral. Page 105: map of Parma by Gian Pietro Sardi, 1767. These pages, top from left: Pilotta, monument to Verdi; Palazzetto Eucherio Sanvitale. Centre: paintings by Remo Gaibazzi, Untitled (Il Duomo di Parma), from Various authors, La Città di Gaibazzi 1935-1974, Milan 2002; Untitled (Il Duomo di Parma), from Remo Gaibazzi, Quello sguardo sulla città, Milan 1996 Camminando in via al Duomo ci troviamo davanti, proprio in mezzo alla strada che diventa piazza, il volume pieno del Battistero che emerge solo in parte dal limite della città romana. Quello che può sembrare un incastro casuale, quasi un dado rotolato sul panno verde e fermatosi contro la sponda è, in realtà, l’apice di una composizione urbana e il fuoco compreso tra la Cattedrale e il Vescovado. Spesso in questa passeggiata mi tornano in mente le parole di Aldo Rossi, quando verificava sul campo L’architettura della città: “Densità e indipendenza sono le caratteristiche dei monumenti di Parma che potrebbero essere posti, come a Pisa, su di un prato”1. Certo, l’episodio è davvero singolare quanto significativo. Nella metà del Duecento Benedetto Antelami inserisce tra le insulae il simbolo della città comunale sul fondo della piazza religiosa e sul lato del bordo urbano. Intorno è ancora avvertibile, nella cittadella longobarda che diviene episcopale, la sospensione rarefatta di questo spazio libero sul limite della città. A questo luogo arrivavano i pellegrini da tutta Europa e trovavano all’altezza degli occhi la narrazione fantastica dei tatuaggi dello zooforo da guardare di notte alla luce delle fiaccole come ha fatto pochi anni fa Nino FEEDBACK 107 1 Aldo Rossi, Relazione al progetto di concorso per il Teatro Paganini a Parma, 1964, in Concorso per la ricostruzione del teatro Paganini a Parma, a cura di Gianugo Polesello, Venezia 1965. 2 Enrico Castelnuovo, Nino Migliori, Terra incognita. Lo zooforo del Battistero di Parma, collana Opere Inedite di Cultura della Facoltà di Architettura di Parma, Parma 2008. Migliori per fotografarlo2. Il Battistero, con l’accoglienza dei suoi portali scolpiti e la distanza dei suoi loggiati ciechi e scavati, è il primo dei punti di contatto tra le tante città collegate che costruiscono Parma nel tempo. L’attacco a terra degli edifici e il rapporto con le strade sono l’impressione più forte che rimane. Una vera ossessione per Remo Gaibazzi che, in un primo tempo, tiene lo sguardo basso ed evidenzia le relazioni urbane e gli spazi della città. Per lui la Cattedrale è un mostro ‘acquattato’3 che raccoglie le energie e la forza di migliaia di persone. I monumenti sono bordi e sponde per chi si muove. A pochi metri, con molte differenze e alcune analogie si sviluppa, alcuni secoli dopo, la città ducale. La fabbrica della Pilotta è una grande presenza silenziosa e intrigante: un percorso in quota senza facciate che s’infila tra insediamento e torrente. Non a caso, Francesco Venezia lo vede come un grande ponte abitato4, una città d’interni che non sappiamo mai come prendere. Nella nebbia, il corpo che nasconde il Teatro Farnese è un vascello sospeso sulla città. Sotto il sole, i contrafforti che rinforzano il grande muro del Guazzatoio sono un ordine gigante di ombre sui mattoni. Il senso tragico della rovina è parte di questa condizione irrisolta. La “Piazza dei Guasti” tra la Pilotta e la strada è una ferita suturata che diventa tratto distintivo. Invece del grande Palazzo Reale progettato nel Settecento, la città si accontenta delle connessioni che attraversano gli edifici e costruiscono una sequenza di elementi disposti uno al fianco dell’altro. Le ali del Teatro Regio del Bettoli ricordano ancora il secolo dopo questa natura. Come suggerisce Tafuri, l’architettura è al tempo stesso palazzo e tempio5. Non è il fondale di una piazza, ma un attestamento emergente in una strada allargata. Ieri come oggi nessuno arriva di fronte. Un tempo la corte arrivava al livello del ridotto da un cavalcavia innestato sul Palazzo del corpo di guardia, mentre i cittadini scorrevano di sotto in carrozza o a piedi lungo i marciapiedi. Anche ora il rapporto con la città è molto chiaro. Il suo pronao è un portico urbano da percorrere e un coperto di passaggio. Una soglia urbana trasforma l’architrave esterno in un portone quasi domestico. I movimenti s’intrecciano con l’architettura in molti ambiti della città. Così succede anche oggi dall’altra parte della Parma – chiamiamo al femminile il corso d’acqua – quando i miei figli si lanciano sui ‘grilli’ del Parco Ducale ridisegnato alla metà del Settecento dall’architetto di corte Petitot. • was born in Parma in 1971. He is an architect, Associate Professor in Architectural and Urban Composition at the Università di Parma, Parma Urban Center President since 2007. 3 Remo Gaibazzi, Quello sguardo sulla città, a cura di Gloria Bianchino, Milano 1996. Vedi in particolare l’intervista a p. 267. 4 Francesco Venezia, Il ponte abitato, Collana Manuali d’Architettura, Parma 2014. 5 Manfredo Tafuri, in Teatri e scenografie, Touring Club Italiano, Milano 1976. Rivivo con loro l’esperienza mitica della spinta a due piedi nella vastità del giardino francese in cui tutti noi siamo cresciuti. Lo stupore e la sfida impossibile. Queste strane macchinine a tre ruote sono un’invenzione della Seconda guerra mondiale, quando un meccanico, forse annoiato, costruì, in attesa della liberazione, questo gioco per bambini riassemblando pezzi di biciclette. I ‘grilli’ sono ancora quelli. Sono ancora lì a ricordarci che i monumenti della città sono il luogo della nostra crescita collettiva e della nostra maturazione affettiva. Ci ricordano che le relazioni umane dentro quelle urbane – proprio come le corse a perdifiato nei viali della Reggia spingendo sui pedali – sono l’occasione aperta per l’appropriazione istintiva e spontanea della nostra storia. Non è forse un caso se proprio sul parco si apre uno dei pochi ristoranti ancora originali: la Corale Verdi, nome davvero eloquente, al tempo stesso identitario e inclusivo, aulico e popolare. Per me Parma va attraversata e compresa nelle sue aspirazioni e nella sua capacità di adattamento. Va avvicinata dal fianco come facciamo tutti i giorni con le sue architetture più importanti. Va letta per quello che ha voluto essere e vissuta per quello che realmente è. Le persone nelle vie. I monumenti e i tessuti. Gli individui e la gente. domus 1010 Febbraio / February 2017 108 FEEDBACK In queste pagine, in alto da sinistra: Pilotta attraverso la fontana progettata da Mario Botta; i tricicli ‘Grilli’ nel Parco Ducale. Al centro: due opere di Remo Gaibazzi. Da sinistra, Senza Titolo (Contrafforti), 1971; Senza Titolo (Cupola), 1971.Entrambe da AA.VV., La Città di Gaibazzi 1935-1974, Milano 2002 domus 1010 Febbraio / February 2017 • 1 Aldo Rossi, Relazione al progetto di concorso per il Teatro Paganini a Parma, 1964, in Concorso per la ricostruzione del teatro Paganini a Parma, edited by Gianugo Polesello, Venice 1965. 2 Enrico Castelnuovo, Nino Migliori, Terra incognita. Lo zooforo del Battistero di Parma, Collana Opere Inedite di Cultura della Facoltà di Architettura di Parma, Parma 2008. These pages, top from left: Palazzo della Pilotta with fountain by Mario Botta in the foreground; “Grilli” tricycles in Parco Ducale. Centre: two paintings by Remo Gaibazzi. From left, Untitled (Contrafforti), 1971; Untitled (Cupola), 1971. Both from Various authors, La Città di Gaibazzi 1935-1974, Milan 2002 • Strolling along Via al Duomo, you come, right in the middle of the street that becomes a square, upon the solid mass of the Baptistery, part of which lies outside the Roman city’s boundary. What may appear a random insertion, as when a dice rolls across a green cloth and stops at the edge, is actually the climax of an urban composition and a focal point between the Cathedral and the Vescovado. During my stroll, Aldo Rossi’s words when verifying The Architecture of the City in the field often spring to mind,: “Density and independence are the features of Parma’s monuments which might, as in Pisa, sit on a lawn.”1 Certainly, the occurrence is as remarkable as it is significant. In the mid-13th century, Benedetto Antelami inserted the city’s famed presence between the insulae, a backdrop to the cathedral square and on the urban limit. The rarefied air of this space on the city’s edge can still be felt in the Longobard citadel become a cathedral city. Pilgrims flocked here from all over Europe and discovered the fantastic eye-level zoophorous narration to gaze at by night, lighting it with their torches as Nino Migliori did a few years ago to photograph it.2 The Baptistery, with its welcoming sculpted portals, distant open loggias and blind arches, is the first point of contact between the many inter- FEEDBACK 109 connected cities that constructed Parma over time. The buildings’ attachment to the ground and the way they relate to the streets leave the strongest lasting impression – a true obsession for Remo Gaibazzi who initially kept his gaze low and focused on the urban rapports and city spaces. He saw the Cathedral as a “crouching” monster3 sucking energy and strength from thousands of people, and the monuments as kerbs and perimeters for those on the move. The ducal city grew up a few metres away with many differences and certain analogies a few centuries later. The Pilotta complex is a large, silent and intriguing presence, its faceless route on high wedged between settlement and river. It is hardly surprising that Francesco Venezia saw it as a large inhabited bridge,4 a city of interiors that we can never quite fathom. In the fog, the construction concealing the Teatro Farnese looks like a vessel suspended over the city. In the sun, the buttresses reinforcing the great wall of the Guazzatoio courtyard cast a giant order of shadows on the bricks and the tragic sense of the ruin forms part of this unresolved condition. The “Piazza dei Guasti” between Palazzo della Pilotta and the street is a sutured wound become distinctive feature. Instead of the great Palazzo Reale designed in the 18th century, the city is happy with connections that pass through buildings to construct a sequence of features set one beside the other. A century later, the wings of Bettoli’s Teatro Regio became a reminder of this approach. As suggested by Tafuri, the architecture is both palace and temple.5 It is not the backdrop to a square but an erect statement in a widened street. No one has ever arrived at the front, in the past or present. The court used to enter at foyer level across a high passage inserted into the Palazzo del Corpo di Guardia, while the population passed below it in carriages or on foot on the pavements. Even now, the relationship with the city is clear. The pronaos is a city portico to be crossed and a sheltered place of passage. An urban threshold transforms the external architrave into a quasi-domestic entrance. Movement goes hand in hand with the architecture in many parts of the city, as still occurs on the other side of the Parma River when my children jump onto a “Grillo” in a Parco Ducale redesigned in the mid-18th century by the court architect Petitot. With them I relive the legendary experience of riding these “tricycles” governed with two feet around the vast French 3 Remo Gaibazzi, Quello sguardo sulla città, edited by Gloria Bianchino, Milan 1996. See, in particular, the interview on p. 267. 4 Francesco Venezia, Il ponte abitato, Collana Manuali d’Architettura, Parma 2014. 5 Manfredo Tafuri, in Teatri e scenografie, Touring Club Italiano, Milan 1976. gardens where we all grew up amazed by the impossible challenge. These strange three-wheel machines are the WWII invention of a probably bored mechanic awaiting its end as he created this children’s toy by assembling bits of bicycles. The “Grilli” haven’t changed and are still there to remind us that the city’s monuments are where we all grew up and matured emotionally. They are a reminder that the human relations forged within the urban ones – just like our racing breathlessly along the paths of the Reggia working the pedal – offer an open opportunity to instinctively and spontaneously appropriate our history. It is, perhaps, no chance that one of the few surviving original restaurants overlooks the park. It is the eloquently named Corale Verdi, both self-defining and inclusive, noble and of the people. I believe Parma should be experienced and understood for its aspirations and ability to adapt. It should be approached from the side, as we approach its prominent buildings every day. It should be seen for what it has aspired to be and enjoyed for what it really is. The people in the streets. The monuments and the fabric. The individuals and the people. domus 1010 Febbraio / February 2017 110 FEEDBACK Sopra: il portico del Teatro Regio. Sullo sfondo, la cupola di Santa Maria della Steccata • Above: portico of Teatro Regio with the cupola of Santa Maria della Steccata in the background Tutte le foto/All photos © Carlo Gardini Mappa di pagina 105/Map page 105: Gian Pietro Sardi, La città di Parma, delineata, e divisa in isole colla descrizione degli attuali possessori..., altrimenti detta Atlante Sardi, Parma, 1767. © Comune di Parma, Archivio Storico Comunale