MERCATO DEL LAVORO File - Dipartimento di Scienze Sociali ed

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MERCATO DEL LAVORO File - Dipartimento di Scienze Sociali ed
1
Misurare il lavoro
•Che si intende per “Occupato” ?
e per “Disoccupato” ?
•Cosa sono le “Forze di Lavoro” ?
•Cos’è una “Unità di Lavoro” ?
e un “Posto Vacante” ?
Operatore
FAMIGLIE
IMPRESE
0FFRE
DOMANDA
I servizi dei fattori produttivi
fra cui il
Lavoro
2
Grado di partecipazione al
mercato del lavoro
Occupati fissi full time
Max
Occupati fissi part time
Occupati saltuari
Persone in ricerca attiva di
occupazione
Persone che si dichiarano in
ricerca di occupazione
Persone che hanno cercato
un’occupazione in tempi recenti
Persone non in ricerca attiva
ma forse interessate
Persone non interessate
Persone escluse per legge
Min
3
Scomposizione della Popolazione
Occupata
Attiva
(Forze di Lavoro)
Disoccupata
Popolazione
Non Attiva
In età lavorativa
(15 – 64)
In età non lavorativa
(<15 - >64)
La Popolazione Attiva – denominata anche Forze di Lavoro – è
formata dalla somma di Popolazione Occupata e Disoccupata, e
corrisponde all’Offerta di lavoro disponibile nel Paese.
Popolazione Occupata
Persone di 15 anni e più che nella settimana di rilevazione hanno
svolto un lavoro retribuito (anche non retribuito, se svolto
abitualmente nella ditta di un familiare) in una qualsiasi attività, o
sono temporaneamente assenti dal lavoro. Si prescinde dalla
sottoscrizione di un contratto di lavoro: gli occupati comprendono
pertanto anche forme di lavoro irregolare.
Popolazione Disoccupata
persone non occupate di 15 anni e più che nel periodo
strettamente precedente la settimana di rilevazione hanno
effettuato una ricerca attiva di lavoro e sono immediatamente
disponibili a lavorare alle condizioni attuali del mercato.
4
MISURE DELLA DISOCCUPAZIONE (2014)
(ovvero, una disoccupazione a molte facce)
Tasso di Disoccupazione
=
Disoccupati / (Occupati + Disoccupati)
MISURA UFFICIALE
Italia
Occupati
Disoccupati
Forze di Lavoro
Tasso di Disoccupazione
22.279.000
3.236.000
25.515.000
12,7
Nord
Centro
Sud
11.612.000
1.094.000
12.706.000
4.811.000
616.000
5.427.000
5.856.000
1.526.000
7.382.000
8,6
11,4
20,7
La “Misura Ufficiale” si basa, come vedremo con la Rilevazione sulle Forze di
Lavoro, su di una precisa definizione – standard a livello UE - di “Disoccupato”, che
COMPRENDE esclusivamente persone che cercano attivamente lavoro, e sono
immediatamente disponibili a lavorare. Se si lasciano cadere queste restrizioni, la
misura ufficiale aumenta sensibilmente.
IN AUMENTO
Cercano ma non sono disponibili
Disoccupati
Forze di Lavoro
Tasso di Disoccupazione
277.000
104.000
55.000
118.000
3.513.000
25.792.000
1.198.000
12.810.000
671.000
5.482.000
1.644.000
7.500.000
9,4
12,2
21,9
13,6
Cercano ma non attivamente
1.869.000
384.000
245.000
1.240.000
Disoccupati
Forze di Lavoro
5.382.000
27.661.000
1.582.000
13.194.000
916.000
5.727.000
2.884.000
8.740.000
12,0
16,0
33,0
Tasso di Disoccupazione
19,5
Non cercano ma sono disponibili
1.505.000
364.000
228.000
913.000
Disoccupati
Forze di Lavoro
6.887.000
29.166.000
1.946.000
13.558.000
1.144.000
5.955.000
3.797.000
9.653.000
14,4
19,2
39,3
Tasso di Disoccupazione
23,6
5
A sua volta la misura ufficiale è composta da 3 differenti gruppi di persone, con
differente esperienza professionale: persone in precedenza inattive, persone in cerca
di prima occupazione, e persone in precedenza occupate (disoccupati veri e propri).
Se si escludono le prime due categorie, la misura ufficiale diminuisce sensibilmente.
MISURA UFFICIALE
Italia
Occupati
Disoccupati
Forze di Lavoro
Nord
Centro
Sud
11.612.000
1.094.000
12.706.000
4.811.000
616.000
5.427.000
5.856.000
1.526.000
7.382.000
8,6
11,4
20,7
621.000
215.000
131.000
275.000
2.615.000
24.894.000
879.000
12.491.000
485.000
5.296.000
1.251.000
7.107.000
7,0
9,2
17,6
22.279.000
3.236.000
25.515.000
Tasso di Disoccupazione
12,7
IN DIMINUZIONE
Disoccupati ex-inattivi
Disoccupati
Forze di Lavoro
Tasso di Disoccupazione
Disoccupati in cerca di prima
occupazione
Disoccupati
Forze di Lavoro
Tasso di Disoccupazione
10,5
922.000
239.000
153.000
530.000
1.693.000
23.972.000
640.000
12.252.000
332.000
5.143.000
721.000
6.577.000
5,2
6,5
11,0
7,1
6
Posizioni Lavorative e Unità di LAvoro
PL - Posizione Lavorativa
È definita come un contratto di lavoro, esplicito o implicito, tra
una persona e un'unità produttiva (impresa) residente, finalizzata
allo svolgimento di una prestazione lavorativa contro corrispettivo
di un compenso (retribuzione, che in senso ampio include il reddito
misto dei lavoratori indipendenti). Le posizioni lavorative
rappresentano il numero dei posti di lavoro occupati (a tempo
pieno e a tempo parziale), dati dalla somma delle prime posizioni
lavorative e delle posizioni lavorative plurime, indipendentemente
dal numero di ore lavorate.
ULA - Unità di LAvoro (o equivalente tempo pieno)
Unità di misura del volume di lavoro prestato nelle posizioni
lavorative, calcolata riducendo il valore unitario delle posizioni
a tempo parziale in equivalenti a tempo pieno. Quantifica in
modo omogeneo il volume di lavoro svolto da coloro che
partecipano al processo di produzione realizzato sul territorio
economico di un Paese a prescindere dalla loro residenza (occupati
interni). Tale misura è necessaria dato che un occupato può
assumere una o più posizioni lavorative in funzione:
1) dell'attività (unica, principale, secondaria);
2) della posizione nella professione (dipendente, indipendente);
3) della durata (continuativa, non continuativa);
4) dell'orario di lavoro (a tempo pieno, a tempo parziale);
5) della posizione contributiva o fiscale (regolare, irregolare).
Una unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestato
nell'anno da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di
lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o da
lavoratori che svolgono un doppio lavoro. Questo concetto non è
più legato alla singola persona fisica, ma risulta ragguagliato ad un
numero di ore annue corrispondenti ad un'occupazione esercitata a
tempo pieno, numero che può diversificarsi in funzione della
differente attività lavorativa.
Le unità di lavoro sono utilizzate come misura del volume di lavoro
impiegato nella produzione dei beni e servizi rientranti nelle stime
del Prodotto interno lordo in un determinato periodo di tempo.
7
Principali cause di discrepanza:
• Cassa Integrazione Guadagni;
Lavoro straordinario;
• Lavoro part-time;
Secondo Lavoro;
• Lavoro irregolare.
Consideriamo ad esempio la seguente tabella
Italia 2012
ULA
PL
Ula/Pl
Agricoltura
Industria
Servizi
1.185,9
6.083,9
16.476,1
1.725,6
6.798,9
20.659,9
68,7%
89,5%
79,7%
Totale
23.745,9
29.184,4
81,4%
Si può rilevare il diverso “contenuto”, in termini
di ULA, delle PL nei 3 Rami dell’Economia.
• ULA << Posizioni Lavorative
Ad es. Agricoltura: prevalgono il
secondo lavoro, il lavoro part-time, il
lavoro irregolare.
• ULA <,≤,> Posizioni Lavorative
Ad es. Industria: è diffuso il lavoro
straordinario, ma anche la CIG.
8
Rilevazioni
Lato del
mercato
Frequenza della rilevazione
Bassa
Alta
(analisi
strutturale e
territoriale)
• Censimento
della
(famiglie) Popolazione
Offerta
Domanda
(imprese)
(analisi
congiunturale e
conti nazionali)
• Rilevazione delle
Forze di Lavoro
• Censimento
dell’Industria e
Servizi;
• Rilevazione del
sistema dei conti
delle imprese
• Censimento
dell’Agricoltura
• Rilevazione
sull’occupazione
dipendente nelle
grandi imprese
• Indagine sui posti
vacanti presso le
imprese
dell’industria e dei
servizi
9
Censimento popolazione
• Unità di rilevazione Famiglie
• Periodicità Decennale
• Copertura Totale
• Dettaglio geografico Comunale
Per una data area geografica
questa rilevazione fornisce i
membri delle famiglie censite che
sono
occupati.
Esempio:
Comune di Roma, 2011:
1.056.406 occupati non agricoli
10
Censimento industria,
istituzioni pubbliche e non
profit,
Unità di rilevazione
Unità Locali
•
• Periodicità Decennale
• Copertura Totale
• Dettaglio geografico Comunale
Per una data area geografica
questa rilevazione fornisce gli
addetti alle unità censite.
Esempio:
Comune di Roma, 2011:
1.209.660 addetti non agricoli
11
ADDETTI e OCCUPATI
Un po’ di confusione può sorgere confrontando i dati sull’occupazione desumibili
dal censimento della popolazione da un lato e dai censimenti economici dall’altro. È
vero che entrambe le rilevazioni censuarie cercano di cogliere in maniera esaustiva le
dimensioni del mercato del lavoro, con riferimento ad una stessa data e ad uno stesso
territorio (ad esempio un comune): i dati risultanti sono però differenti. Guardiamo
ad esempio i dati dei Censimenti 2011 per il Comune e la Provincia di Roma, la
Regione Lazio, e l’Italia in complesso.
Censimenti 2011
Risultati relativi al mercato del lavoro
Comune di
Roma
Addetti (°)
Provincia di
Roma
Regione
Lazio
Italia
1.209.660
1.532.249
1.926.423
19.946.950
Imprese
949.956
1.218.791
1.544.224
16.424.086
Istituzioni
203.607
249.117
309.315
2.842.053
Non profit
56.097
64.341
72.884
680.811
1.086.239
1.628.289
2.176.961
23.017.840
29.833
29.833
64.364
1.276.894
1.056.406
1.598.456
2.112.597
21.740.946
Addetti - Occupati
non agricoli
153.254
-66.207
-186.174
-1.793.996
(Addetti – Occupati)/
Occupati
14,51 %
-4,14 %
-8,81 %
-8,25%
Occupati (°°)
Agricoli
Non Agricoli
(°) Censimento industria, istituzioni pubbliche e non profit.
(°°) Censimento popolazione
Il fenomeno, a prima vista sconcertante, ha una serie di cause.
12
Il termine "Occupazione" desunto dai censimenti delle attività produttive fa
riferimento alla definizione di addetto all’unità locale; non è confrontabile con il
concetto di occupazione desumibile dal censimento della popolazione. Le cause di
diversità sono:
•
•
•
•
la diversa unità di rilevazione (famiglia e unità locale). Ciò porta, nel censimento
della popolazione, a rilevare tutte le persone che svolgono un’attività lavorativa
senza fare capo ad un’unità locale (in prevalenza lavoratori a domicilio, lavoratori
autonomi, liberi professionisti, ecc.) mentre le stesse possono risultare di fatto
escluse dal censimento delle attività produttive a causa delle difficoltà connesse
con la loro individuazione da parte del rilevatore.
la classificazione secondo l’attività economica, poiché è diverso il rispondente
(capofamiglia in un caso, titolare dell’unità locale nell’altro). Infatti, sia gli
addetti rilevati con il censimento economico sia gli attivi rilevati con il
censimento demografico sono classificati secondo l’attività economica svolta
dall’unità locale da cui dipendono. Nel censimento economico però, tutto il
personale di un’unità locale è classificato in base all’unica dichiarazione fornita
dal titolare dell’unità locale stessa, mentre nel censimento demografico le
dichiarazioni sono individuali.
l il diverso campo di osservazione, che di fatto è esaustivo di tutte le attività
economiche per il censimento della popolazione, mentre è relativo all’elenco
delle attività produttive appositamente previste per il censimento economico.
Soprattutto, a diversa distribuzione territoriale; gli addetti risultano localizzati nel
comune in cui ha sede l’unità locale mentre gli attivi sono localizzati nel comune
di residenza, e ciò chiama in gioco l’effetto del pendolarismo.
13
SCI
Rilevazione del Sistema dei Conti delle Imprese
L'Istat effettua annualmente una rilevazione del sistema dei conti delle imprese
(SCI), per permettere l'analisi statistico-economica delle singole voci costitutive del
valore aggiunto delle imprese, oltre che delle principali variabili economicocontabili.
L'indagine SCI è censuaria. Tutte le imprese dei settori dell'industria e artigianato;
del commercio, alberghi e pubblici esercizi; dei trasporti e comunicazioni e degli
altri servizi hanno l'obbligo di rispondere. L'indagine utilizza la tecnica del
questionario telematico auto-compilato. Le imprese che non hanno la possibilità di
rispondere telematicamente utilizzano un formato cartaceo da spedire via fax.
Nel modello ISTAT/SCI viene richiesta la quantificazione di importanti variabili
economiche, compresi i seguenti dati relativi all’occupazione:
ADDETTI - Per le singole categorie professionali si rileva la MEDIA ANNUA,
calcolata dividendo per dodici la somma del personale occupato alla fine di ciascun
mese:
• DIRIGENTI QUADRI E IMPIEGATI (e personale equiparato: intermedi, ecc.);
• OPERAI e COMMESSI;
• LAVORANTI A DOMICILIO: iscritti nel libro paga dell'impresa;
• APPRENDISTI: iscritti nel libro paga dell'impresa;
• DIPENDENTI STAGIONALI: occupati di qualsiasi categoria che hanno prestato
la loro opera solo per una parte dell'anno per lavori di tipo stagionale (per questi
si rileva anche il numero complessivo);
• DIPENDENTI A TEMPO PARZIALE: occupati di qualsiasi categoria che hanno
prestato la loro opera in maniera continuativa nell'anno ma ad orario ridotto o a
part-time (per questi si rileva anche il numero complessivo).
Sono rilevati inoltre gli assunti in base al contratto di formazione lavoro (o di
inserimento), al contratto di lavoro ripartito (job sharing), al contratto di lavoro
intermittente (job on call).
Nel computo deve essere incluso anche il personale temporaneamente assente per
malattia, ferie, cassa integrazione guadagni (ordinaria e straordinaria), ecc., ed
escluso invece il personale dipendente che lavora all'estero, non residente in Italia.
I lavoratori interinali, e quelli in staff leasing tramite agenzie per il lavoro, non sono
inclusi tra gli addetti. Tali lavoratori sono considerati come propri dipendenti
solamente dalle agenzie per il lavoro.
14
RILEVAZIONE SULL’OCCUPAZIONE DIPENDENTE NELLE GRANDI IMPRESE
La Rilevazione sull’occupazione, gli orari di lavoro, le retribuzioni e il costo del lavoro nelle
grandi imprese ha frequenza mensile. All’indagine partecipano circa 1.100 imprese aventi nella
media dell'anno base almeno 500 addetti, che svolgono la loro attività economica in uno dei settori
dell’industria o dei servizi distributivi e alle imprese. L’elenco delle imprese che costituiscono la
base è derivato da ASIA (Archivio Statistico delle Imprese Attive) relativo all’anno 2005. Il grado
di copertura aggregato è pari al 20,0 % del numero complessivo delle posizioni di lavoro dipendente
risultante da ASIA (15,5 % nell’industria e 24,3 % nei servizi).
La base di calcolo dei numeri indice viene aggiornata periodicamente, al fine di verificare la
rappresentatività del panel delle imprese soggette all’indagine, sotto il profilo sia dell’effettiva
dimensione occupazionale, sia della loro appartenza ai settori inclusi nel campo di osservazione.
Gli indici dell’occupazione – che rispecchiano l’evoluzione dell’occupazione media nel panel delle
imprese soggette - sono calcolati come rapporto tra i dati mensili ed i corrispondenti valori medi
dell'anno base (a partire dal gennaio 2007, media 2005=100). Dal gennaio 2009 sono disponibili le
serie storiche dei nuovi indici mensili in base 2010 che sostituiscono le precedenti.
Gli indici delle serie storiche relative all’occupazione (al netto e al lordo della Cig), degli orari di
lavoro, delle retribuzioni orarie e del costo del lavoro per ora lavorata vengono diffusi anche in
forma destagionalizzata, con riferimento ai settori industria e servizi. La procedura di
destagionalizzazione adottata si basa sull'assunzione che ogni serie storica sia rappresentabile come
una combinazione di tre componenti non direttamente osservabili:
•
componente ciclo-trend, che rappresenta la tendenza di medio e lungo periodo;
•
componente stagionale, costituita da movimenti periodici, la cui influenza si esaurisce nel corso
di un anno;
•
componente irregolare, dovuta a fattori erratici.
15
Posti Vacanti
Definizione e concetti
Posti di lavoro retribuiti che siano nuovi, liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro
cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi
supplementari per trovarlo.
La ricerca attiva di un candidato idoneo può essere effettuata in diversi modi: notifica ad agenzie del
lavoro pubbliche; contatto con agenzie del lavoro private; pubblicazione di avvisi di ricerca di personale
sui media (internet, quotidiani, riviste) o su una bacheca di avvisi pubblica; contatto, intervista o
selezione diretta di candidati; contatto con dipendenti o altri conoscenti al fine di chiedere un loro
interessamento per la ricerca di un candidato idoneo; uso di stage ai fini della scelta di futuri
dipendenti.
I dati misurati dall’indagine si riferiscono ai posti vacanti per lavoratori dipendenti (dirigenti esclusi) in
essere all’ultimo giorno del trimestre di riferimento, e misurano le ricerche di personale iniziate e che
nel giorno finale del trimestre non sono ancora concluse (perché un candidato idoneo non è già stato
assunto e perché l’impresa non ha deciso di interrompere la ricerca). Il tasso di posti vacanti è definito
come il rapporto percentuale fra i posti vacanti e la somma di posti vacanti e posizioni lavorative
occupate (dirigenti esclusi). Il tasso misura dunque la quota di tutti i posti di lavoro dipendente per
qualifiche non dirigenziali, occupati o vacanti, per i quali è in corso una ricerca di personale. Questo
indicatore, misurando la quota di posti di lavoro per i quali le imprese cercano lavoratori idonei,
corrisponde alla parte di domanda di lavoro non soddisfatta. Presenta una diretta analogia con il tasso di
disoccupazione, che misura la quota di forze di lavoro in cerca di un’occupazione e rappresenta, quindi,
la parte di offerta non impiegata.
Di considerevole importanza per l’analisi del ciclo economico, è stato incluso in sede europea nella lista
dei Principali Indicatori Economici Europei: questi ultimi (in tutto19, di cui quattro sul mercato del
lavoro) corrispondono alle statistiche ritenute indispensabili alle autorità di politica economica europee
per cogliere con tempestività l’evoluzione dell’economia nell’Unione e nella zona dell’euro.
L’indagine trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate
L’indagine trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate, condotta dall’Istat a partire dal terzo trimestre
2003, raccoglie informazioni presso le imprese su diversi aspetti dell’evoluzione della domanda di
lavoro: numero di dipendenti alla fine del trimestre corrente e alla fine del trimestre precedente; flussi
occupazionali in entrata e in uscita nel trimestre; numero di posti vacanti alla fine del trimestre corrente;
ore effettivamente lavorate (ordinarie e straordinarie) nel trimestre, ore non lavorate ma retribuite dal
datore di lavoro. I dati vengono richiesti separatamente per impiegati e operai; sono esclusi i dirigenti.
La popolazione oggetto di indagine è l’insieme di imprese con almeno 10 addetti dipendenti del settore
privato non agricolo, ad esclusione dei servizi sociali e personali (sezioni di attività economica da C a K
della classificazione Ateco 2002). Il campione è composto da circa 14.000 imprese estratte dalla
versione più recente dell’Archivio statistico sulle imprese attive (Asia). Per le imprese con almeno 500
dipendenti (circa 1.300 in Asia 2006) la rilevazione è censuaria; per quelle da 10 a 499 dipendenti è
campionaria ad uno stadio, stratificato per attività economica, classe dimensionale e ripartizione
geografica. Per le imprese sottoposte a estrazione campionaria è prevista la rotazione di circa un terzo
delle unità ogni quarto trimestre dell’anno. Il disegno campionario longitudinale garantisce la
produzione di stime di variazioni affidabili. La rotazione permette di mantenere una rappresentatività
soddisfacente rispetto a un universo in evoluzione, e di distribuire il carico statistico tra le imprese.
La raccolta dei dati avviene principalmente tramite due modalità di rilevazione: interviste Cati
(condotte per telefono e assistite da computer) e compilazione del questionario sul web; una quota
marginale di questionari è ricevuta tramite fax o posta. Alle imprese che entrano per la prima volta nel
campione viene richiesto di rispondere ad una intervista Cati; per le occasioni di indagine successive
possono scegliere la modalità di rilevazione.
16
Il controllo della variabile posti vacanti avviene attraverso una procedura di identificazione di valori
anomali, che si avvale di tecniche di regressione robusta. Particolare attenzione è riservata alle imprese
di grandi e grandissime dimensioni, attraverso la formazione di un gruppo specializzato di intervistatori,
e con procedure di follow-up e ricontatto, per massimizzare le risposte e verificare i dati anomali.
Al momento, le serie storiche del tasso di posti vacanti non sono sottoposte a procedure di
destagionalizzazione, in quanto la loro brevità impedisce di identificare e correggere gli effetti
stagionali con un grado di approssimazione accettabile.
Posti vacanti e disoccupazione
Un’ampia letteratura enfatizza l’uso delle due grandezze per l’interpretazione delle dinamiche cicliche
del mercato del lavoro. La relazione attesa tra i due indicatori è negativa: quando l’attività economica si
espande il tasso di posti vacanti aumenta, riflettendo la crescita della domanda di lavoro la quale, a sua
volta, tende a tradursi in un calo del tasso di disoccupazione. Viceversa, in periodi di rallentamento o
contrazione dell’attività economica, le imprese riducono la ricerca di lavoro: il tasso di posti vacanti
tende a declinare, e quello di disoccupazione ad aumentare.
Il tasso di posti vacanti nell’industria e nei servizi
Nel periodo I Trim. 2004 – IV Trim. 2015 il tasso medio registrato nel Totale di Industria e Servizi è
sceso dall’1,2% allo 0,5%. Per avere un’idea sulla dimensione dei fenomeno, si può osservare che ad
ogni 0,1% corrispondono circa 8 mila posti vacanti, a fronte di oltre 8 milioni di posizioni lavorative
dipendenti occupate (insieme delle imprese con almeno 10 dipendenti).
17
Rilevazione delle
Forze di Lavoro
• Unità di rilevazione: Famiglie
residenti (Convivenze escluse)
Continua
sulle
• Frequenza:
settimane di ogni Trimestre
13
• Copertura: Campionaria.
• Campione: A due stadi,
stratificazione del 1° stadio:
con
1°.
Comuni: circa 1100 in totale,
stratificati per popolazione; con
inclusione di tutti i comuni maggiori
di una soglia variabile per provincia
ed estrazione tra i più piccoli
2°.
Famiglie: circa
70.000
a
trimestre, pari a 280.000 per anno,
per un totale di 600.00 individui
intervistati.
Ogni famiglia estratta è intervistata
per due rilevazioni, poi sospesa per
due, poi intervistata per altre due
(2-2-2).
18
COMUNI
Vengono stratificati per provincia. Si determina
una soglia dimensionale per ogni provincia, al
di sopra della quale tutti i comuni vengono
inclusi nel piano di campionamento (Comuni
Autorappresentativi).
Al di sotto di questa soglia vengono selezionati
dei comuni per ogni strato (Comuni non
Autorappresentativi),
con
probabilità
di
estrazione proporzionale al peso demografico.
FAMIGLIA
Insieme di persone che coabitano, legate da
matrimonio, parentela, affinità, adozione,
tutela o vincoli affettivi.
Il sistema di rotazione delle famiglie (2-2-2)
consente di mantenere invariata metà della
composizione del campione in due trimestri
consecutivi, e l’altra metà in due trimestri a
distanza di un anno fra loro.
L’estrazione
delle
famiglie
dalle
liste
anagrafiche dei comuni viene effettuata in
modo tale da assicurare sia la formazione dei
diversi campioni per l’intero ciclo, sia un elenco
di famiglie di riserva per eventuali sostituzioni.
19
Forze di Lavoro=Occupati+Disoccupati
• Occupati:
individui con oltre 15 anni, che
nella settimana dell’indagine hanno lavorato
almeno 1 ora retribuita (anche non retribuita
se in azienda familiare);
• Disoccupati:
individui con oltre 15 anni
con esperienze lavorative (ex-occupati),
senza esperienze lavorative (in cerca di
prima occupazione), ex-inattivi; hanno
effettuato un’azione di ricerca nelle ultime 4
settimane e sono disponibili a lavorare
entro 2 settimane.
Inattivi (Non Forze di Lavoro)
• In età lavorativa (15 – 64 anni):
Cercano lavoro non attivamente ma sono disponibili
a lavorare
Cercano lavoro ma non sono disponibili a lavorare
Non cercano lavoro ma sono disponibili a lavorare
Non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare
• In età non lavorativa: minori di 15
o maggiori di 64 anni;
20
La rilevazione campionaria sulle forze di lavoro rappresenta la principale fonte statistica sul mercato
del lavoro italiano. Le informazioni rilevate presso la popolazione costituiscono la base sulla quale
vengono derivate le stime ufficiali degli occupati e dei disoccupati, nonché le informazioni sulle
principali caratteristiche del mercato del lavoro: professione, settore di attività economica, ore
lavorate, tipologia e durata dei contratti, formazione, mobilità occupazionale e professionale, etc.
In base alle definizioni adottate - ispirate dall’International Labour Office e recepite dai
Regolamenti comunitari - la popolazione in età lavorativa (15 anni e oltre) è ripartita in tre gruppi
distinti: occupati, disoccupati, inattivi. I primi due gruppi formano insieme le “forze di lavoro”; il
terzo le “non forze di lavoro”. Le prime costituiscono la cosiddetta "offerta di lavoro" da parte
delle famiglie, che va a soddisfare la "domanda di lavoro" proveniente da imprese e istituzioni.
Oltre a misurare l’occupazione e la disoccupazione, l’indagine approfondisce modalità e gradi di
partecipazione al mercato del lavoro e fornisce informazioni su tutte le forme di occupazione: a
tempo indeterminato/determinato, a tempo pieno/parziale, stagionale, a turni, svolto in orari non
standard, etc.
La rilevazione campionaria sulle forze di lavoro, condotta con continuità dal 1959, è stata più volte
profondamente ristrutturata, l’ultima nel 2004. Fino tale anno la rilevazione era effettuata soltanto in
una specifica settimana per ciascun trimestre dell'anno. Dal 2004 invece, come stabilito dal
Regolamento n. 577/98 del Consiglio dell’UE, la rilevazione è effettuata in tutte le settimane
dell’anno ed è pienamente armonizzata a livello europeo per quanto riguarda i contenuti, le
definizioni e i principali aspetti metodologici.
La rilevazione continua rende disponibile una base informativa non più limitata ad uno specifico
periodo temporale, e consente una valutazione più ampia e attendibile dei cambiamenti di stato
occupazionale, sia reali che percepiti del soggetto intervistato, e dei fenomeni di mobilità
territoriale.
Le famiglie rientranti nel campione sono intervistate 4 volte nell’arco di 15 mesi, con l’esclusione
delle famiglie composte di sole persone di 75 anni o più e inattive, che dal 1° gennaio 2011 non
vengono più reintervistate, dato che le transizioni dall’inattività all’occupazione degli individui di
età superiore ai 74 anni sono pressoché nulle. Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri
consecutivi; segue un’interruzione per i due successivi trimestri, dopodiché essa viene nuovamente
intervistata per altri due trimestri.
L'indagine prevede l’obbligo di risposta (art. 7, comma 1, del decreto legislativo n. 322/1989), e di
norma non riguarda dati sensibili (come definiti nell’art. 4 del decreto legislativo n. 196/2003).
Occasionalmente, è tuttavia possibile che il questionario principale sia accompagnato da moduli di
approfondimento contenenti quesiti di natura sensibile: a questi non si estende l'obbligo di risposta.
L’Istat è tenuto per legge a rispettare il segreto statistico (art. 9 del decreto legislativo n. 322/1989).
I dati raccolti in occasione dell'indagine possono quindi essere utilizzati esclusivamente a fini
statistici, dall'Istat e dagli altri enti del Sistema statistico nazionale o, per sole finalità di ricerca
scientifica, da altri soggetti (Università, Centri di ricerca, etc.) nei limiti e secondo le modalità
previste dalla normativa (art. 7 del Codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di
dati personali a scopi statistici e di ricerca scientifica effettuati nell'ambito del Sistema statistico
nazionale, e Regolamento n. 831/2002 UE). La diffusione dei dati e la loro comunicazione, ad
eccezione delle ipotesi sopra indicate, avviene sotto forma di tabelle e in modo tale che non sia
possibile alcun riferimento individuale
Le stime sono prodotte e diffuse con cadenza mensile a livello nazionale, trimestrale a livello
regionale, annuale a livello provinciale.
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Occupati
Nella nuova indagine, sono considerate occupate le persone con più di 15 anni che nella settimana
dell'intervista hanno svolto almeno un'ora di lavoro retribuita (anche non retribuita se l’attività è
svolta nella ditta di un familiare nella quale si collabora abitualmente). E' questo un criterio
oggettivo che differenzia la nuova indagine rispetto alla precedente, dove valeva la condizione
percepita e dichiarata dall'intervistato. La condizione di occupato è completamente svincolata
dall’opinione che il soggetto intervistato ha della propria condizione. Un individuo classificato
come occupato può infatti percepire in modo differente il proprio status, così come un individuo
può non rientrare nei criteri per essere classificato come occupato nonostante si ritenga tale. Un
quesito sulla condizione autopercepita, collocato dopo le sezioni necessarie alla classificazione
della posizione lavorativa dell’intervistato, consente di confrontare i risultati ottenuti con i nuovi
criteri con quelli correlati alle valutazioni soggettive sulla partecipazione al mercato del lavoro.
Un’ulteriore caratteristica della nuova rilevazione riguarda le condizioni che devono essere
verificate per classificare come occupato un individuo assente dal lavoro. Se l’intervistato non ha
svolto ore di lavoro, si verifica l’esistenza di due requisiti: ripresa dell’attività dopo il periodo di
assenza e durata della stessa non superiore a tre mesi. Per i lavoratori dipendenti la durata
dell’assenza può essere superiore a tre mesi se la retribuzione percepita è almeno pari al 50% di
quella antecedente l’inizio del periodo di assenza; per i lavoratori autonomi se l’attività viene
comunque mantenuta.
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Disoccupati
Essere disoccupato deriva da una condizione, un comportamento, un atteggiamento.
L’individuazione delle persone in cerca di occupazione si fonda sui seguenti requisiti:
• Condizione: risultare non occupato.
• Comportamento: avere fatto almeno un’azione di ricerca di lavoro (tra quelle previste nel
questionario) nelle quattro settimane precedenti l’intervista; questo criterio non viene applicato a
chi dichiara di avere trovato un lavoro che inizierà entro tre mesi dalla data dell’intervista.
• Atteggiamento: essere disponibile a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due
settimane successive il momento dell’intervista.
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Importanti contributi conoscitivi sono dati, nella nuova indagine, dalla raccolta di informazioni su:
•
le motivazioni del ricorso al lavoro a tempo parziale, con particolare attenzione a quelle
relative alla conciliazione tra tempi di lavoro e impegni familiari. Questa scelta è infatti
collegata all’eventuale accessibilità di adeguati servizi per la cura dei figli e/o dei familiari.
•
la possibile stima dell’effetto della carenza di servizi di assistenza sulle persone in cerca di
lavoro, con un apposito quesito rivolto a coloro che dichiarano di non cercare lavoro per
prendersi cura dei figli e/o di altri familiari;
•
gli spostamenti legati a motivi di lavoro, distinguendo quelli a breve (all’interno dei confini
provinciali o regionali) da quelli a lungo raggio (interregionali), integrando la base informativa
già presente nella precedente indagine circa il luogo di svolgimento dell’attività principale;
•
le collaborazioni coordinate e continuative e le prestazioni d’opera occasionali. La
posizione nella professione viene ora rilevata distinguendo le collaborazioni e le prestazioni
occasionali sia dal lavoro dipendente sia da quello autonomo, mentre in precedenza era centrata
sulla dicotomia tra lavoro dipendente e autonomo (i soggetti coinvolti nelle tipologie di lavoro
“non standard” potevano dichiararsi ed essere classificati lavoratori dipendenti o indipendenti);
•
l’effettivo grado di autonomia nello svolgimento del lavoro di collaborazione coordinata e
continuativa o di prestazione occasionale, con l’individuazione delle principali modalità di
erogazione dell’attività: a favore di uno o più datori di lavoro, nel luogo di pertinenza del
committente o altrove, secondo prestabiliti schemi di orario o senza vincolo alcuno. Le
collaborazioni coordinate e continuative e le prestazioni d’opera occasionali vengono di norma
incluse nel lavoro autonomo, ma le informazioni circa le modalità con cui queste figure
professionali svolgono di fatto il lavoro forniscono importanti elementi per valutare il loro reale
status, più spesso simile al lavoro subordinato piuttosto che a quello autonomo.
•
il lavoro interinale, con l’integrazione delle informazioni rese disponibili dalle fonti
amministrative (in particolare, Inps e Inail). Due sono le tipologie di contratti incluse nel lavoro
interinale: il contratto di fornitura (l’impresa fornitrice mette a disposizione di un’impresa
utilizzatrice uno o più lavoratori) e il contratto di lavoro temporaneo (l’impresa fornitrice
assume il lavoratore che metterà a disposizione dell’impresa utilizzatrice).
•
l’inserimento lavorativo, attraverso la rilevazione della data di inizio della prima occupazione.
Un ampliamento dei contenuti informativi viene fornito anche con riguardo alla condizione
lavorativa retrospettiva e la residenza, ad un anno di distanza dall’intervista;
•
le azioni effettuate dai non occupati che si dichiarano alla ricerca di un lavoro. Per ciascuna
azione è previsto uno specifico quesito (con esplicito riferimento anche al periodo in cui le
azioni sono state effettuate), in sostituzione dell’unica domanda a risposta multipla utilizzata
nella precedente indagine. La nuova indagine separa poi i quesiti relativi alle azioni passive, che
non prefigurano un’attiva partecipazione al mercato del lavoro, mentre la rilevazione trimestrale
si limitava ad inserirle indistintamente in un più generale elenco di azioni attive e passive.
Disegno campionario
La popolazione di riferimento è costituita da tutti componenti delle famiglie residenti in Italia,
anche se temporaneamente all’estero. Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all’estero e
i membri permanenti delle convivenze (istituti religiosi, caserme ecc.). Il campionamento è a due
stadi, le unità di primo stadio (UPS) sono i comuni mentre quelle di secondo stadio (USS) sono le
famiglie anagrafiche. Le UPS sono stratificate all’interno di ciascuna provincia sulla base della
dimensione demografica dei comuni, con l’identificazione di due tipologie di comuni: gli
autorappresentativi (AR), che fanno tutti parte del campione; i non autorappresentativi (NAR),
selezionati in base alla dimensione demografica. I comuni AR con maggiore dimensione
demografica sono coinvolti nella rilevazione tutte le settimane; gli altri comuni AR una settimana al
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mese. Ogni comune NAR è coinvolto nella rilevazione una settimana al mese secondo uno schema
di associazione casuale delle settimane ai comuni del campione.
Per ciascun comune viene estratto dalla lista anagrafica un campione casuale semplice, composto
da un numero di gruppi di quattro famiglie pari alla dimensione del campione prevista per il
comune stesso; ad ogni famiglia base da intervistare (la prima del gruppo estratto) si assegnano altre
tre famiglie da utilizzare in sostituzione, qualora questa non voglia o possa partecipare all’indagine.
L’indagine prevede uno schema di rotazione delle famiglie campione del tipo 2, 2, 2 (ogni famiglia
estratta nel campione partecipa all’indagine per due trimestri consecutivi, non viene intervistata nei
due trimestri successivi e partecipa nuovamente all’indagine per altri due trimestri). Da ciò
consegue che il 50% delle famiglie intervistate a 3 e a 12 mesi di distanza sono le stesse, mentre a 9
e 15 mesi la sovrapposizione del numero delle famiglie è del 25%; inoltre ogni trimestre un quarto
del campione delle famiglie si trova rispettivamente alla prima, seconda, terza o quarta intervista.
Complessivamente vengono estratte circa 70.000 famiglie a trimestre. In un anno vengono dunque
intervistate circa 280.000 famiglie. La rilevazione continua è in grado di garantire stime
significative a livello regionale con cadenza trimestrale e a livello provinciale in media d’anno.
Estrazione delle famiglie
L’estrazione delle unità di secondo stadio effettuata dai comuni del campione segue alcune rigide
regole metodologiche, dall’utilizzo di un specifico passo di estrazione ai criteri di ordinamento delle
liste anagrafiche. Il sistema di estrazione delle famiglie coinvolge i comuni, che forniscono le liste
dei nominativi, con un sistema basato su un software prodotto dall’Istat e sulle potenzialità delle
trasmissioni telematiche. Il processo di acquisizione dei nominativi delle famiglie è progettato al
fine di: sfruttare le potenzialità dei comuni con anagrafe informatizzata; aiutare i comuni senza
anagrafe informatizzata a registrare i nominativi del campione in modo uniforme; ridurre i tempi di
acquisizione del campione; monitorare l’intero processo.
Tecnica di indagine. Il sistema CAPI-CATI
La nuova rilevazione continua prevede che ogni unità campionaria sia soggetta ad un ciclo di
quattro interviste con l’utilizzo di una tecnica mista di rilevazione computer assisted: CAPI-CATI.
La prima intervista viene effettuata faccia a faccia da un rilevatore Istat presso il domicilio della
famiglia con l’ausilio di un personal computer che gestisce il questionario elettronico (CAPI,
computer assisted personal interview). Le successive vengono realizzate con intervista telefonica
assistita da computer (CATI, computer assisted telephon interview) da rilevatori di una società
esterna, tranne nel caso di famiglie senza telefono che vengono reintervistate tramite CAPI. Il
monitoraggio del lavoro sul campo, rivolto a verificare il corretto comportamento dei rilevatori, è
una delle condizioni fondamentali per evitare larga parte degli errori non campionari che si
verificano nelle rilevazioni. La costruzione di una rete di rilevatori direttamente gestita dall’Istituto
accresce l’importanza di tale attività. Esiste un insieme di regole da rispettare riguardo le modalità
di esecuzione delle interviste e di sostituzione delle famiglie, il numero massimo di tentativi
(appuntamenti telefonici o visite al domicilio) per famiglia, l’orario delle interviste. Tutto ciò viene
registrato dal questionario elettronico. Queste regole e l’utilizzo della tecnica CAPI-CATI hanno
permesso la progettazione di un sistema di monitoraggio della qualità del lavoro sul campo tra i più
avanzati che l’Istat abbia mai prodotto. Con riguardo alle interviste CAPI svolte dai rilevatori,
vengono calcolati alcuni indicatori che forniscono informazioni sulla performance della rilevazione:
• tasso di completezza; rapporto tra le famiglie che vengono intervistate e quelle che bisognerebbe
intervistare (ad esempio, oltre il 92% nel primo trimestre del 2004);
• tasso di fedeltà; rapporto tra numero delle famiglie base con intervista completa e le famiglie
base complessive del campione, che l’intervistatore può sostituire in caso di caduta;
• mancate risposte totali, distribuite per motivi della non risposta (essenzialmente quattro, di cui i
principali sono il rifiuto delle famiglie a concedere l’intervista faccia a faccia e la conclusione del
tempo a disposizione del rilevatore per effettuare le interviste assegnate).
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Rilevazione delle Forze di Lavoro – Media 2014
(migliaia di unità)
Indipendenti
5.499
Dipendenti
16.780
Forze di
Lavoro
25.515
Permanenti a
tempo parziale
2.581
A termine a
tempo pieno
1.604
A termine a
tempo parziale
673
Con esperienze
lavorative
(ex-occupati)
1.693
Disoccupati
3.236
Senza esperienze
lavorative
(in cerca di prima
occupazione)
922
Ex-inattivi
621
Inattivi
34.933
Tempo parziale
837
Permanenti a
tempo pieno
11.922
Occupati
22.279
Popolazione
residente
60.448
Tempo pieno
4.662
Inattivi in
età
lavorativa
14.122
Inattivi in
età non
lavorativa
20.811
Cercano lavoro ma non
attivamente
1.869
Cercano lavoro ma non
disponibili a lavorare
277
Non cercano ma
disponibili a lavorare
1.505
Non cercano e non
disponibili a lavorare
10.471
> 64 anni
12.372
< 15 anni
8.439
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• Tasso di attività generico
Forze di lavoro/Popolazione = 42,21%
Forze di lavoro + Inattivi =
25.515 + 34.933 = 60.448
Occupati + Disoccupati =
22.279 + 3.236 = 25.515
• Tasso di attività specifico
Forze di lavoro/Popolazione in età lavorativa = 64,37%
Forze di lavoro + Inattivi in
età lavorativa =
25.515 + 14.122 = 39.637
Occupati + Disoccupati =
22.279 + 3.236 = 25.515
• Tasso di disoccupazione
Disoccupati/Forze di lavoro = 12,68%
3.236
25.515
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Italia
Tassi di Attività Specifici (età 15-64) per sesso (%)
IV Trimestre 1992 – III Trimestre 2015
Italia
Tassi di Disoccupazione per sesso (%)
IV Trimestre 1992 – III Trimestre 2015