Trasgressione … ovvero il funambolo caduto.

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Trasgressione … ovvero il funambolo caduto.
Trasgressione … ovvero il funambolo caduto.
Di Maurizio Mattioni Marchetti
Direttore: Servizio Multidisciplinare Integrato “Broletto”
Trasgressione come un fiume in piena il quale oltrepassa il limite oltre il bene e il male nel suo flusso verso
nuovi confini. Il permesso e il proibito, il bianco e il nero, regole cambiate per rimutarsi in altre
regole. È danza sulla linea di confine del limite in una sorta di carnevale in cui il giorno dopo si
rimettono le cose a posto. La trasgressione ribadisce i margini per ridefinire ciò che siamo nel
nostro limite di essere umano. La nostra biografia intima è un continuo camminare intorno al
limite perché attraverso la trasgressione ci riconosciamo e possiamo tornare nel flusso della
norma. Ci è consentito provare il brivido dell’oltre per ritornare come un pendolo che fa i conti con
la luce e l’oscurità, il crescere è l’equilibrio perché il rischio è che il pendolo non oscilli più e
l’umano si spezza o si perde nel buio del non senso.
R. Caillois “Nelle religioni primitive, la trasgressione fondava il sacro, i cui aspetti impuri non erano
meno sacri degli aspetti opposti. L’insieme della sfera sacra si componeva del puro e dell’impuro.”
Nella nostra narrazione è evidente il cammino tra chiaro scuri e forse solo testimoniando e
raccontandoci scopriamo il nostro limite.
Storia di Cristian:
Ho fatto questo tatuaggio quando avevo 20 anni più o meno. Sono andato con la mia ragazza dei
tempi, io ho fatto questo tatuaggio e lei ha fatto il piercing, qua nel sopraciglio. Lo volevo avere
così…perché faceva figo,non lo so, più o meno…ce l’avevano tutti i miei amici, lo volevo
anch’io…però sapevo che…siccome io conosco tanti ragazzi che proprio, per loro il tatuaggio è
qualcosa di più di un semplice disegno, proprio gente patita, che ha metà corpo tatuato, e allora
mi hanno portato a due o tre raduni a milano e mi dicevano che quando fai un tatuaggio, al di là
della motivazione per cui lo fai, per sentirti…deve avere un senso per te, non un disegno a caso. E
allora lì è venuto il difficile tra virgolette, perché avevo visto tanti disegni, che però non mi
piacevano, cioè, mi piacevano, però non avevano senso per me. Finchè poi ho visto un libro dove
c’erano dei jocker che erano tipo questo, e l’ho fatto tatuare come volevo io. Il senso è questa
cosa, che rispecchia un po’ quello che sono io. Il fatto di essere un po’ il giullare sempre della
situazione e l’ho fatto che salta fuori dalla scatola, come se fosse attaccato ad una molla, perché
mi rispecchiava quando arrivavo io magari in un posto dove c’era già una compagnia, di solito, non
so se ti è mai capitato, arrivi che c’è già gente ai tavoli e tu ti senti un po’ imbarazzato, perché
arrivi dopo, magari ci sono dei discorsi già incominciati e invece io avevo questo modo di fare, di
arrivare a fare come questo jocker che saltava fuori dalla scatola e magari con una battuta,
rompeva il ghiaccio…e tu quando fai ridere già fai parte…almeno io penso così, in generale alla
gente piace ridere. E tu facendo ridere gli altri è più facile per te entrare…se arrivo e faccio una
battuta e tu ridi, già ti sono un po’ simpatico, anche se non mi conosci. Era questo mio modo di
essere, saltar fuori così all’improvviso.
C’è una prima volta per tutto, c’è un periodo della vita in cui la prima volta è regola ed il limite è il
senso da dare alla propria vita. In quel tempo l’attenzione verso i giovani va accentuata perché è in
quel frangente che una qualsiasi prima volta diventa il lato oscuro dove si perde il senso del
proprio esistere. E’ qui che la trasgressione mostra i suoi due volti, uno l’esperienza che da
progettualità, l’altro che si fissa nel cono d’ombra della ripetizione fino a deviare in una realtà
senza speranza. Dare speranza dovrebbe essere un imperativo per una società adulta, soprattutto
dare possibilità di visioni di significati all’esistenza delle nuove generazioni.
Vittorino Andreoli: “Si sono in questo modo ridisegnate la mappa dei peccati e le tavole della
legge. In maniera subdola, senza che un dio sia apparso a Mosè con tavole di pietra. Troppo
rischioso per un tempo in cui il riferimento è il camaleonte o “l’uno nessuno centomila” di
Pirandello. In una epoca che vuole essere oltre la morale, si lanciano imperativi in cui la
trasgressione viene evidenziata dal rossore della vergogna, a un ritmo che non ha più nulla di
sacro, ma risponde alle leggi del mercato: il mercato dell’etica. Forse anche l’etica è
inconsapevolmente entrata nel marketing e non è più chiusa nel Santa Sanctorum. Non mi
meraviglierei se si creassero Società per il comportamento dell’uomo: l’etica umana S.p.A.
Storia di Leonardo:
1-Questo tatuaggio l’ho fatto all’età di 17 anni. Ho scelto questo tipo di tatuaggio perché come
persona mi sento un po’ un felino, quindi sentendomi un felino non definito ho scelto questo
tatuaggio che è il muso di un gatto o diciamo di una piccola tigre senza contorno, senza definizione
diciamo. E’ stato il primo tatuaggio, l’ho fatto perché volevo esternare questo mio essere felino.
2-Questo è il secondo tatuaggio che ho fatto, è una sirena tribale e io l’ho battezzata la sirena della
libertà, perché l’ho fatto il giorno dei miei 18 anni e per me è molto significativo. Innanzitutto per il
giorno e per quel che rappresenta, la libertà, che per me è, era intesa in tutti i sensi.
Principalmente andarmene da casa perché io in casa non andavo d’accordo, non ci stavo bene.
Tutte le volte che guardo questo tatuaggio mi viene in mente il periodo dell’infanzia, che io ero in
casa e volevo andarmene e non avevo la possibilità, e sopportare comunque queste cose. La
posizione di questo tatuaggio che è sulla schiena è una posizione tattica perché, siccome
rappresenta una cosa piuttosto triste nel momento in cui voglio ricordare posso guardarmi allo
specchio e ricordare. Non mi capita sotto agli occhi per caso, come altre parti del corpo, ma se lo
voglio vedere lo vado a cercare. La sirena è stato un marchio il marchio della libertà.
3-questo è il terzo ed ultimo tatuaggio e sono gli occhi e hanno per me un significato molto
semplice, l’ho fatto a 19 anni e siccome ho fatto delle cose non tanto belle, è come se volessi
guardarmi alle spalle sempre, da qualsiasi cosa, dagli sbirri da certa gente.
F. Nietzsche; “Se in me è quella voglia di cercare che spinge le vele verso quelle terre non ancora
scoperte, se nel mio piacere è un piacere da navigante: se mai gridai giubilante: “la costa
scomparve-ecco anche la mia ultima catena è caduta-il senza fine mugghia intorno a me, laggiù
lontano splende per me lo spazio e il tempo, orsù coraggio! Vecchio cuore!”.
Le passioni smuovono le emozioni, le emozioni stringono le relazioni ed il nostro tempo sembra
aver perso la magia dell’entusiasmo nel cavalcare l’onda del nostro essere, facendo dire agli
esperti: Galimberti; “1-lo stordimento dell’apparato emotivo attraverso quelle pratiche rituali che
sono le notti in discoteca o i percorsi della droga;2-il disinteresse per tutto, messo in atto per
assopire le emozioni attraverso i percorsi dell’ignavia e della non partecipazione che portano
all’atteggiamento opaco dell’indifferenza;3-il gesto violento, quando non omicida,per scaricare le
emozioni e per ottenere una overdose che superi il livello di assuefazione come nella droga;4-la
genialità creativa, se il carico emotivo è corredato da buone autodiscipline.” La questione non è
andare oltre quando l’età impone la ricerca del proprio modo di stare bene al mondo, ma è
l’adultità che ha bisogno di maturare il modo di accogliere e sostenere l’attraversamento del
limite. L’adulto ha bisogno di ascoltarsi per darsi un mondo che sia per l’uomo.
Storia di Giuseppe:
1-Questo tatuaggio rappresenta un leone ed è il mio segno zodiacale. Mi è piaciuto perché mi
immedesimo nell’animale che mi sembra forte e pieno di padronanza.
2-questo tatuaggio rappresenta un folletto che sta fumando su un fungo. Mi piace perché il
folletto mi da l’impressione di un essere furbo che c’è ma non si vede. E anch’io vorrei essere un
po’ così furbo che fa delle cose e nessuno lo sa.