Tesi – Nuove droghe ricreazionali – Il Kratom

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Tesi – Nuove droghe ricreazionali – Il Kratom
CAPITOLO 1
Kratom (Mitragyna Speciosa)
Fig. 1
Nome: Mitragyna speciosa (Kratom)
Famiglia: Rubiaceae
Genere: Mitragyna
Specie: Mitragyna speciosa Korth
Sinonimi: kratom, ketum; kutum; biak; biak-biak
Provenienza: Asia sudorientale (Tailandia, Myanmar)
Principi attivi: mitraginina (62,2%), specioginina
(6,6%), painanteina (0,8%), speciociliatina (0,8%), 7-α7idrossi-mitraginina (2%)
1.1 Inquadramento e storia del Kratom
Il Kratom (Mitragyna Speciosa Korth) è un albero originario dell’Asia
sudorientale, luogo dove la pianta viene utilizzata come droga vegetale da tempo
immemorabile. Appartiene alla stessa famiglia botanica del caffè (Rubiacea).
Questo albero raggiunge i 5 metri di diametro e un’altezza di circa 4-10 metri,
ma può essere alto anche 15-30 metri. Le foglie sono di un verde scuro lucido; le
parti utilizzate sono appunto le foglie (possono essere di quasi 20 cm di
lunghezza e 10 di larghezza) e i piccoli arbusti dell’albero. In Tailandia i nativi
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hanno sempre utilizzato la pianta per i suoi effetti oppioidi-simili e coca-simili.
Il Kratom è stato menzionato per la prima volta nel 1836 nella letteratura
occidentale da Basso. Ha descritto i suoi effetti e la sostituzione del Kratom
all’Oppio, quando questo era troppo costoso e non disponibile. Inizialmente
veniva utilizzato dai lavoratori di sesso maschile in Tailandia e Malesia al fine di
aumentare la loro produttività in conseguenza del suo effetto euforico (facilitava
il lavoro al sole e al caldo). Al giorno d’oggi l’uso del Kratom è abbastanza
comune
nei
paesi
occidentali,
consumo
sostenuto
soprattutto
dalla
commercializzazione su Internet. E’ spesso utilizzato da coloro che hanno
sviluppato una dipendenza da oppio e cercano di ridurre i sintomi di astinenza
durante le pause intenzionali. Diventa quindi un sostituto economico che non
richiede per l’appunto alcuna prescrizione medica in alternativa all’oppio (ad
esempio, buprenorfina).
Tradizionalmente viene consumato masticando le foglie fresche deprivate
della nervatura centrale. Anche le foglie essiccate possono essere masticate ma,
poiché dopo l’essiccazione risultano dure, si preferisce sminuzzarle o
polverizzarle prima dell’uso. Dalle foglie essiccate e sminuzzate si ricava, per
infusione, una bevanda che può essere consumata come un tè. Il Kratom può
anche essere fumato, ma l’effetto risulta meno intenso rispetto a quando viene
masticato o bevuto, perché la quantità di foglie necessarie per ottenere una dose
che abbia effetto è troppo alta per essere fumata. Un estratto pastoso può essere
preparato attraverso una lunga ebollizione delle foglie fresche o secche: con
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questa procedura l’estratto può essere conservato per lungo tempo. A bassi
dosaggi il Kratom trova il suo impiego come stimolante; a dosaggi elevati, come
sedativo.[24] Attualmente le foglie essiccate e polverizzate di Kratom vengono
utilizzate da coloro che ricercano sostanze legali dagli effetti stimolanti o da
coloro che ricercano, invece, effetti sedativi-euforici-analgesici. In Italia né la
mitraginina, né la specioginina, né la painanteina, né la speciociliatina, né la 7α-7idrossi-mitraginina come pure l’intera pianta o parti di essa sono inclusi nelle
Tabelle contenenti le sostanze stupefacenti o psicotrope sottoposte alla vigilanza
ed al controllo di cui l’articolo 14 del Decreto del Presidente della Repubblica
309/90 e successive modifiche. Il Kratom è legale in tutta l’Europa e negli stati
Uniti mentre è illegale in Australia dal febbraio 2004 (Schedule 9 SUSPD:
Standard for the Uniform Scheduling od Drugs and Poisons). In Tailandia e in
Myanmar è stato proibito il consumo della pianta a causa dei suoi effetti
narcotici.
Il Kratom è utilizzato anche in campo medico, specialmente la medicina
tradizionale dell’Africa occidentale lo impiega nella cura della malaria. E’ stato
osservato infatti che alcuni alcaloidi del Kratom possono migliorare l’artrite,
problemi intestinali, malattie epidermiche e prevenire il cancro e leucemia. In
Nigeria è usato per il trattamento di malattie mentali, contro le infiammazioni,
ipertensione, mal di testa, artrite reumatoide, gonorrea, malattie polmonari e
stabilizzatore del sistema immunitario e della pressione sanguigna. In
conclusione, le foglie di Mitragyna speciosa contengono sostanze dotate di
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proprietà psicoattive quali mitraginina ed alcaloidi ad essi correlati e vengono
utilizzate a scopo ricreazionale. Generalmente, gli effetti iniziano dopo 5-10
minuti dall’ingestione e durano circa 6 ore.[25]
1.2 Farmacologia di base
Dal Kratom sono stati isolati oltre 25 alcaloidi diversi ma tra questi risultano
i principali della pianta: la mitraginina, la painanteina, la speciociliatina e la 7idrossimitraginina (Takaiama). Chimicamente, la mitraginina è la 9-metossicoreinanteidina, una molecola strutturalmente correlata sia alla yohimbina che
alla voacangina; e in minor misura alla struttura molecolare delle droghe
psichedeliche tipo psilocibina o LSD.[10]
Sembra che piante di Kratom cresciute in luoghi geograficamente distanti
abbiano un contenuto di alcaloidi differenti. In particolare il contenuto di
alcaloidi sembra variare anche nel corso dell’anno, secondo le varie fasi di
accrescimento della pianta. Il contenuto di alcaloidi delle foglie di Mitragyna
speciosa è intorno allo 0,5% la metà circa è rappresentata dalla mitraginina. Una
foglia pesa mediamente 1,7gr. se fresca e 0,43gr. quando essiccata. Venti foglie
essiccate contengono circa 20mg. di mitraginina. L’analisi della specie di
Kratom tailandese mostra un contenuto di mitraginina pari a 62,2% (estratto
crudo), di specioginina pari al 6,6%, di speciociliatina pari allo 0,8, di
painanteina pari all’8,6%, e di 7-idrossi-mitraginina pari al 2%. Dalla Mitragyna
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speciosa di origine malese sono stati estratti i medesimi alcaloidi, sebbene la
mitraginina, che anche in questo caso è il principale alcaloide, rappresenti il
12% degli alcaloidi totali.
Fig. 2
Nome: Mitraginina
Formula Molecolare: C23H30N2O4
Fig. 3
Nome: Specioginina
Formula Molecolare: C23H30N2O4
Fig. 4
Nome: Painanteina
Formula Molecolare:
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Fig. 5
Nome: Speciociliatina
Formula molecolare:
Fig. 6
Nome: 7-α-7idrossi-mitraginina
Formula molecolare:
Le foglie di Mitragyna speciosa contengono sostanze dotate di proprietà
psicoattive quali la mitraginina ed alcaloidi ad essa correlati e vengono utilizzate
a scopo ricreazionale come sostituti dell’oppio. Rispetto agli effetti indotti dalla
mitraginina pura, quelli derivanti dall’assunzione del Kratom sono differenti e
ciò sembra essere dovuto alla presenza di altre sostanze che ne riducono
l’attività. La mitraginina è un alcaloide a nucleo indolico, strutturalmente
correlato alla psilocibina e all’ergina. Il suo meccanismo d’azione è basato
sull’interazione dei recettori oppioidi, dove la sostanza agisce da agonista. La
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mitraginina esercita un’azione depressiva a livello del sistema nervoso centrale
simile a quella indotta dagli oppioidi, con una potenza relativa, rispetto alla
morfina, pari al 26%. L’attività analgesica della mitraginina sembra essere legata
al gruppo metossile presente in posizione C9 dell’anello indolico. La
corinanteidina (9-demetossimitraginina), alcaloide a nucleo indolico privo del
gruppo metossilico, che si ritrova in altri generi di piante, non presenta attività
analgesica. E stato anche dimostrato che la sostituzione del gruppo metossile
con gruppi OH e H produce una variazione dell’attività della molecola, la quale
da agonista puro si trasforma rispettivamente in agonista parziale ed antagonista.
La mitraginina pseudoindossile, un derivato ossidativo sintetico della
mitraginina, esercita in vitro un’attività agonista oppioide con una potenza
relativa alla morfina, compresa tra il 34% ed il 67%. Le proprietà analgesiche
della mitraginina sono paragonabili a quelle della codeina rispetto alla quale
presenta però alcuni vantaggi. A differenza della codeina, infatti, la mitraginina
non causa:
• dispnea o emesi
• induce una sindrome d’astinenza meno marcata
• presenta minori effetti anticolinergici e causa una depressione respiratoria
meno severa
In uno studio condotto sull’animale da laboratorio è stato dimostrato che gli
effetti analgesici della somministrazione intracerebrovascolare di antagonisti di
recettori µ e dei recettori δ per gli oppioidi ed il pre-trattamento attraverso la
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stessa via di somministrazione con antagonisti dei recettori µ1, antagonizzano in
maniera significativa gli effetti antinocicettivi della mitraginina. Lo studio
dimostra quindi che le proprietà analgesiche della sostanza sono da attribuire
alla stimolazione dei recettori µ e δ per gli oppioidi.
Nel ratto è stato dimostrato che la mitraginina ha anche la capacità di ridurre la
secrezione gastrica con un meccanismo basato sulla stimolazione dei recettori
per gli oppioidi. Di recente è stato osservato che le deboli proprietà oppioidi
della mitraginina non sono da sole sufficienti a spiegare gli effetti oppioidosimili della Mitragyna speciosa. E’ stato perciò ipotizzato che le proprietà della
pianta possano essere dovute soprattutto all’attività della 7-idrossimitraginina,
una molecola contenuta nelle foglie di Mitragyna speciosa, che mostra una
notevole potenza ed un’affinità con i recettori oppioidi rispettivamente circa 13 e
46 volte maggiore rispetto alla morfina e alla mitraginina. In particolare è stato
osservato che la 7-idrossimitraginina presenta una dose efficace sul 50% degli
animali trattati pari al 6,51 nmoli/topo, la morfina pari al 3,20 nmoli/topo e la
mitraginina pari al 60,22 nmoli/topo. L’attività nocicettiva dei composti
sopraelencati viene completamente inibita dal naloxone. Nel topo la 7idrossimitraginina, somministrata per via orale alle dosi di 5-10 mg/kg, esercita
un’attività antinocicettiva superiore a quella di dosi equivalenti di morfina. La
somministrazione di naloxone ed animali da esperimento trattati cronicamente
con la 7-idrossimitraginina provoca la comparsa di segni riferibili ad una grave
sindrome d’astinenza. Nei confronti degli effetti analgesici della 7-
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idrossimitraginina e della morfina si può sviluppare tolleranza crociata.
Gli altri alcaloidi presenti delle foglie di Mitragyna speciosa hanno una
potenza relativa rispetto all’attività analgesica della morfina piuttosto bassa
(speciogenina: 3%, painanteina: 1%, speciociliatina: 3%). La speciociliatina è lo
stereoisomero in posizione C3 della mitraginina. Uno studio recente,
nell’indagare l’effetto del Kratom sul tratto gastrointestinale dei ratti, ha
evidenziato le proprietà antidiarroiche di estratti metanolici della pianta. Tra le
attività degli estratti dimostrate in laboratorio vi sono quelle antinfiammatoria e
antinocicettiva e la capacità di favorire l’ingresso del glucosio nella cellula
muscolare; attività questa che può spiegare l’uso come antidiabetico nella
medicina popolare dell’Asia sudorientale. E’ stato descritto l’uso del Kratom da
parte di soggetti affetti da dipendenza da oppiacei al fine di migliorare e
attenuare il dolore nella sindrome d’astinenza. Tale effetto è stato attribuito
all’azione agonista che gli alcaloidi della pianta esercitano a livello sopraspinale
sui recettori µ e δ per gli oppioidi.[28]
1.3 Meccanismi d’azione
Verranno qui di seguito descritti nello specifico i sistemi oppioidi e
cannabinoidi. I farmaci oppioidi potenziano l'effetto analgesico degli oppioidi
endogeni, mimandone l'azione; queste molecola di natura peptidica svolgono
diverse funzioni a livello centrale:
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• esercitano un controllo inibitorio dello stimolo doloroso;
• modulano le funzioni gastro-intestinali ed endocrine e quelle del sistema
autonomo orto e parasimpatico;
• regolano la sfera emotiva e cognitiva.
Tutti i farmaci oppioidi appartengono alla classe conosciuta come analgesici
narcotici. Questi farmaci riducono il dolore senza indurre perdita di coscienza,
ma causano un senso di rilassamento e di sonnolenza e, ad alte dosi, coma e
morte. Come classe farmacologica, sono i migliori antidolorifici che l’uomo
conosca. Oltre a indurre analgesia, gli oppioidi presentano una serie di effetti
collaterali e anche un senso di benessere ed euforia che possono portare a un
loro uso eccessivo. L’uso continuato conduce alla tolleranza e a volte alla
dipendenza fisica. Diversamente dagli analgesici, gli anestetici riducono tutte le
sensazioni mediante depressione del sistema nervoso centrale (SNC) e causano
perdita di coscienza. Gli oppioidi endogeni derivano da macro-peptidi sottoposti
a processi di idrolisi enzimatica; si distinguono tre tipologie di oppioidi: le
enkefaline, le endorfine e le dinorfine.
Per poter comprendere il meccanismo d'azione di questi farmaci è
indispensabile conoscere in dettaglio i recettori sui quali gli oppioidi endogeni
ed esogeni vanno ad agire; esistono tre tipi recettoriali con cui gli oppioidi
interagiscono, seguendo un ordine di affinità e selettività.
1. Recettori μ: hanno un’alta affinità per la morfina e altri oppioidi correlati. la
localizzazione di questi recettori è stata mappata mediante autoradiografia in
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molte specie, compreso l’encefalo umano post mortem. E’ il recettore più
numeroso a livello sovra spinale, ma lo ritroviamo anche nella zona
midollare, così da consentire una modulazione ubiquitaria del dolore. Le
principali funzioni di questo recettore consistono nel controllo: dell'effetto
analgesico a livello sovra spinale e spinale; dell'effetto sedativo, benché non
in tutte le specie; della ridotta motilità gastro-intestinale per inibizione del
rilascio di acetilcolina; del rilascio di ormoni e neurotrasmettitori.
2. Recettori δ: hanno una distribuzione simile a quella dei recettori µ. Sono
situati a livello sovra spinale e spinale: è deputato alla modulazione
dell'analgesia nelle rispettive aree, sovra spinale e spinale, ed al controllo
neuro-endocrino.
3. Recettori κ: hanno una distribuzione molto diversa rispetto ai recettori µ e
δ. Possiede la medesima collazione dei recettore δ, ma con diversa funzione;
il recettore κ è responsabile degli effetti psicomimetici e della ridotta motilità
gastro-intestinale. Modulano anche il bilancio idrico, il senso di fame, il
controllo della temperatura e le funzioni neuroendocrine.
Tutte e tre le tipologie recettorali presentano lo stesso meccanismo d'azione:
sono recettori inibitori legati alla proteina G: una volta attivati, inibiscono
l'enzima adenilatociclasi con conseguente riduzione della produzione di AMP
ciclico e dell'entrata di ioni calcio, così da determinare un'inibizione
dell'eccitabilità della cellula. Questa inattività cellulare si traduce in un minor
rilascio di neurotrasmettitori: a livello post sinaptico aumenta la fuoriuscita di
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ioni potassio, che riduce la reattività del recettore a livello post sinaptico nei
confronti del neurotrasmettitore.[27] Le principali attività cellulari comprendono
azioni sui canali ionici (K+ e Ca2+) e sull’adenilciclasi, che sono responsabili
dell’iperpolarizzazione
cellulare
e
dell’inibizione
della
liberazione
di
neurotrasmettitori. Gli oppioidi, endogeni od esogeni, inibiscono la trasmissione
dello stimolo doloroso agendo a vari livelli: riducono la capacità percettiva dei
nocicettori; a livello delle corna spinali riducono il rilascio dei neurotrasmettitori
responsabili della trasmissione del dolore; a livello talamico impediscono la
trasmissione dello stimolo doloroso alla corteccia sensoriale: di contro
potenziano il controllo inibitorio delle vie modulatorie discendenti.
I numerosi effetti dei farmaci oppioidi sono direttamente causati dall’azione
dei recettori (µ, δ e κ) che sono ampiamente e irregolarmente distribuiti nel
sistema nervoso centrale e periferico. La scoperta dei sottotipi recettoriali ha
portato allo sviluppo di oppioidi sintetici progettati per agire su specifici
sottotipi recettoriali al fine di indurre analgesia, ma non gli effetti collaterali
indesiderati. Ciascun recettore è stato isolato e clonato ed è stato scoperto che è
accoppiato a una proteina G che induce effetti metabotropici all’interno della
cellula.
I ligandi endogeni dei recettori oppioidi furono scoperti nel 1975 e
identificati come piccoli peptidi ottenuti dalla scissione enzimatica di peptidi più
grandi sintetizzati nel pirenoforo. La biologia molecolare ha evidenziato tre propeptidi distinti da cui originano diversi frammenti oppioidi e non oppioidi. La
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localizzazione di questi peptidi nel cervello, nel midollo spinale e nell’ipofisi ne
suggerisce il coinvolgimento in molte funzioni, fra cui quella endocrina e la
regolazione del bilancio idrico, dell’assunzione di cibo e della temperatura
corporea.[3]
I recettori oppioidi sono concentrati nel mesolimbo e stimolano i recettori
presinaptici sui neuroni GABAergici, inibendo il rilascio del GABA.
L’inibizione del GABA consente ai neuroni dopaminergici di “accendersi” più
efficacemente e determina una maggiore rilascio di dopamina. La maggiore
quantità di dopamina dà una sensazione intensamente piacevole.[30]
Significativi progressi sono stati fatti nella comprensione dei meccanismi
d’azione dei cannabinoidi. Sono stati identificati due tipi di recettori
cannabinoidi:
• CB1
• CB2
di cui sono stati clonati i geni.
Solo il recettore CB1 è localizzato nel cervello, dove è espresso con alta densità
nei gangli della base, nel cervelletto, nell’ippocampo e nella corteccia cerebrale.
I recettori cannabinoidi appartengono alla superfamiglia dei recettori accoppiati
alle proteine G. l’attivazione recettoriale può inibire la formazione di cAMP,
inibire i canali Ca2+ voltaggio-dipendenti e attivare i canali K+. Molti recettori
CB1 sono localizzati sui terminali assonici, dove inibiscono il rilascio di molti
differenti neurotrasmettitori, mentre i recettori CB2 sono localizzati nelle cellule
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immunitarie. Un aiuto allo studio della funzione dei recettori CB1 è giunto dallo
sviluppo di un antagonista selettivo, SR 141716.
Il cervello sintetizza diverse sostanze, chiamate endocannabinoidi, che sono
agonisti simil-neurotrasmettitoriali per i recettori cannabinoidi. L’anandamide è
stato il primo endocannabinoide a essere scoperto ed è il membro del gruppo
meglio caratterizzato. Gli endocannabinoidi sono prodotti in base alla necessità
a partire dall’acido arachidonico e sono rilasciati dalla cellula tramite un
processo che non coinvolge le vescicole sinaptiche. Sono rimossi dallo spazio
extracellulare attraverso un processo di captazione e vengono degradati da vari
enzimi, tra cui è compreso l’acido grasso amide idrolasi. In certe popolazioni di
sinapsi dell’ippocampo e del cervelletto, gli endocannabinoidi funzionano come
importanti messaggeri retrogradi. Essi sono rilasciati dalle cellule postsinaptiche
con una modalità Ca2+-dipendente, raggiungono i vicini terminali nervosi che
possiedono i recettori CB1 e inibiscono il rilascio del neurotrasmettitore da
questi terminali.[3]
Analizziamo ora entrambi i sistemi per determinare il loro coinvolgimento
negli effetti della Mitragyna speciosa. I sistemi oppioidi non sono gli unici a
sostenere il ruolo principale lungo gli effetti indotti dalla Mitragyna speciosa,
anche i sistemi cannabinoidi interagiscono in backgroud, infatti entrambi i
sistemi condividono numerose proprietà farmacologiche antinocicettive. Come
già descritto la mitraginina è il più importante alcaloide che si trova nella
Mitragyna speciosa, a cui è riservato il merito delle proprietà antinocicettive
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attraverso il sistema degli oppioidi. Tuttavia, questa proprietà della Mitragyna
speciosa è mediata non solo dai recettori oppioidi ma anche da quelli
cannabinoidi di tipo 1 (CB1) seppur in modo non diretto.[5] Gli effetti della
Mitragyna speciosa possono in parte essere mediati dai recettori CB1. Al fine di
determinare quali recettori sono stati coinvolti negli effetti antinocicettivi della
Mitragyna speciosa, sono stati utilizzati antagonisti dei recettori CB1. Il recettore
antagonista è stato somministrato prima di quello agonista, per constatare che
ogni recettore antagonista blocca il suo rispettivo agonista. Come controllo
positivo è stato utilizzato, Δ-9-tetraidrocannabinolo (THC). I risultati hanno
mostrato che il THC aumenta il periodo di latenza mostrando effetti nocicettivi.
La latenza è aumentata significativamente fino ad arrivare a 60 minuti rispetto ai
gruppi non trattati con THC. Dopo 60 minuti l’effetto diminuito non era
significativo rispetto al gruppo di controllo. Il gruppo con somministrazione di
sola Mitragyna speciosa aveva mostrato un aumento importante nella latenza
rispetto al gruppo di controllo e il suo effetto antinocicettivo è stato osservato
per la durata di 120 minuti. L’effetto analgesico del THC è stato bloccato da
AM251 (antagonista cannabinoide). Questo ha provato che la latenza dell’effetto
antinocicettivo era significativamente minore di 30 minuti in comparazione al
gruppo dove era stato somministrato solo THC. Tuttavia, quando la Mitragyna
speciosa era stata somministrata prima di AM251, il tempo di latenza si è
prolungato e non era statisticamente significativo rispetto al gruppo con sola
Mitragyna speciosa. Questi risultati suggeriscono che la Mitragyna speciosa non
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esercita la sua azione antinocicettiva direttamente attraverso i recettori CB1.[5]
Gli effetti della Mitragyna speciosa possono in parte essere mediati dai recettori
κ. La presenza di Naloxone (Nal), un antagonista dei recettori oppioidi non
selettivi, ha completamente rovesciato gli effetti antinocicettivi della Mitragyna
speciosa, mostrando una significativa diminuzione del tempo di latenza rispetto
alla sola somministrazione di Mitragyna speciosa. Lo stesso risultato è stato
osservato con naltrindole (NTI), un antagonista del recettore δ e con
Naloxonazine (NZI), un antagonista del recettore µ1, facendo ridurre l’effetto
antinocicettivo della Mitragyna speciosa. Ma non è stato statisticamente
significativo, ciò induce a pensare che la Mitragyna speciosa non agisce soltanto
specificamente con il recettore µ1. Tuttavia, la norbinaltorpinina (norBNI) ha
bloccato
parzialmente
l’effetto
di
Mitragyna
speciosa
diminuendo
significativamente il tempo di latenza quando confrontato con il gruppo si sola
Mitragyna speciosa, da 30 minuti a 60 minuti ma non fino a 120 minuti. Questi
risultati indicano che la Mitragyna speciosa può, almeno in parte, essere mediata
dai recettori µ.
In conclusione, i risultati mostrano che la somministrazione di Mitragyna
speciosa è in grado di produrre un effetto antinocicettivo. Il meccanismo
d’azione per la Mitragyna speciosa non è direttamente mediato dai recettori CB1
dei sistemi cannabinoidi, ma lo è in modo diretto attraverso i sistemi oppioidi
sopraspinali.[5]
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1.4 Effetti comportamentali e fisiologici
Ci sono state numerose segnalazioni di tipo non-scientifico sugli effetti
comportamentali derivanti da piante asiatiche utilizzate dagli esseri umani. La
conoscenza tramandataci generazionalmente ci informa che queste piante
aumentano la prestanza fisica (sforzo e resistenza) per esempio durante i lavori
effettuati nelle piantagioni di riso; come dopo l’ingestione della Mitragyna
speciosa Korth (Ketum) come supplemento al tè. Gli utilizzatori di Ketum
segnalano, secondo varie ricerche, che i principali benefici autopercepiti sono:
• Aumento della produzione di lavoro e maggiore tolleranza alla luce solare
• Maggiore forza muscolare e resistenza fisica
• Aumentato desiderio sessuale
• Aumentato appetito
Gli utilizzatori si descrivono come felici, forti e attivi 5-10 minuti dopo il
consumo di Mitragyna speciosa e tali effetti durano per 1-1 ora e 30 minuti.
Oltre questi effetti il Kratom viene consumato per ridurre la dipendenza da altre
droghe; il consumo giornaliero di una soluzione di Kratom è di 3x250 ml per
ridurre i sintomi di astinenza da oppiacei e contiene circa 68-75 mg di
mitraginina.[32]
Le proprietà elettrofisiologiche di queste piante e loro derivanti hanno effetti
positivi sull’epilessia e il mal di testa. Molte piante asiatiche sono state
propagandate per essere utilizzate nel trattamento di disturbi psicologici, avendo
identificato le loro proprietà psicoattive. La psicoattiva incide sul sistema
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nervoso centrale, producendo cambiamenti dell'attività mentale e/o del
comportamento. Questi rimedi a base di erbe possono produrre cambiamenti
nell’umore e nel comportamento così come possono ridurre gli attacchi
epilettici. Attualmente, un quarto delle droghe farmaceutiche del mondo
contiene sostanze fitochimiche estratte direttamente da piante superiori o loro
derivati.[8]
Le caratteristiche soggettive dell’intossicazione da Kratom in generale
includono sensazioni di euforia, disinibizione, rilassamento, alterazione delle
sensazioni e un aumento dell’appetito.[3]
I vantaggi segnalati dall’uso del Kratom includono:
• Analgesia, anestetico locale, antitosse, antidiarroici
• Antiipertensivo
• Anti-infiammatori, antipiretici
• Ipoglicemico
• Effetti antimalarici
• Altri benefici presunti sono il prolungamento del rapporto sessuale
Una ricerca ha indagato gli effetti soggettivi delle “herbal blends” includendo
anche il Kratom, riportano che queste erbe hanno effetti cannabis-simili.[12]
Gli effetti sono dose dipendenti:
• A basse dosi si produce un effetto stimolante
• A dosi più alte, predomina l’effetto oppioide
E possono essere:
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• Analgesici: possono essere bloccati dalla pre-somministrazione di naloxone
e ciò vuol dire chiaramente che l’azione è mediata dai recettori oppioidi. La
maggior potenza e il più rapido effetto del 7-HMG, rispetto alla morfina, è
stato ipotizzato dipendere del suo carattere più lipofilo e dalla sua capacità di
penetrare più facilmente la barriera ematoencefalica
• Antipiretici-antiinfiammatori: le proprietà anti-infiammatoria paiono
dovute alla inibizione della sintesi, rilascio e azione di numerosi mediatori
iperalgesici e infiammatori. Essa sopprime le prima fasi dell’edema che è
caratteristica dell’infiammazione acuta. L’acido arachidonico e i suoi
metaboliti potrebbero essere responsabili dell’attività inibente dell’estratto
per un periodo di 4 ore. Gli autori hanno suggerito che l’inibizione del
rilascio di mediatori pro-infiammatori e la inibizione della permeabilità
vascolare in combinazione con rafforzata immunità, la stimolazione di
tessuto di riparazione e di processi di guarigione possono contribuire alla
proprietà antiinfiammatoria della Mitragyna speciosa
• Antidiarroici: riduce il transito intestinale, riduce la defecazione, come gli
oppiacei
• Euforizzanti, antidepressivi e ansiolitici: azione tipo cocaina ed oppiacea
• Antidiabetici: aumenta la percentuale di ingresso del glucosio nelle cellule e
i livelli di proteine che trasportano il glucosio
• Anoressizzanti: inibiscono i neuroni nell’ipotalamo laterale e riducono il
transito intestinale
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• Rilassa la muscolatura: bloccano la conduzione, l’ampiezza e la durata del
potenziale di azione dei nervi, effetti presenti anche sulla giunzione
neuromuscolare.[32]
La Mitragyna speciosa ha effetti sia di tipo narcotico che stimolante;
entrambi potrebbero costituire un potenziale abuso. Ci sono annotazioni storiche
che confermano un uso sistematico e un potenziale di abuso dei preparati di
Mitragyna speciosa e più recentemente della stessa mitraginina. L’uso di
Mitragyna speciosa come un sostitutivo dell’oppio è descritto per la prima metà
dei primi anni del 1800.
Le foglie di Mitragyna speciosa contengono un numero di alcaloidi attivi che
producono effetti narcotici quando vengono fumate, masticate o bevute in una
sospensione liquida. Indipendentemente dal metodo di somministrazione, esse
producono effetti simili all’oppio, ed esse erano utilizzate quando l’oppio non
era disponibile o troppo costoso. L’esposizione cronica a preparazioni di
Mitragyna speciosa può essere seguita da sintomi di astinenza negli esseri
umani. Sintomi di astinenza tipici sono:
• Ostilità
• Aggressione
• Lacrimazione eccessiva
• Incapacità di lavorare
• Dolori muscolari e alle ossa
• Movimenti a scatti degli arti
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I consumatori a lungo termine sperimentano:
• Anoressia
• Perdita di peso
• Insonnia
• Iperpigmentazione scura della pelle (in particolare sulle guance, effetti a
lungo termine del consumo causano una pelle più scura, anche se l’utente
rimane chiuso in casa. Ciò è dovuto all’aumento dell’MSH e così si ipotizza
che la mitraginina possa incrementare la produzione di tale ormone)
I consumatori a lungo termine sono segnalati come magri, con lo stomaco
dilatato, una carnagione insalubre, scura, labbra scure e pelle scura.
Altri effetti collaterali includono secchezza delle fauci, minzione frequente e
costipazione accoppiato con piccole feci nerastre. Alcuni casi indicano sintomi
psicotici a causa dell’abuso di Mitragyna speciosa. Tra gli effetti clinici o tossici
vengono riportati casi di:
• Convulsioni (che non rispondevano alle benzodiazepine)
• Segni di astinenza (ansia, agitazione, tremore, sudorazione e desiderio per la
sostanza all’interruzione dell’uso)
• Danno colestatico (in una serie di casi la miscela di polvere detta “Krypton”
è stata coinvolta in nove decessi umani nel periodo di un anno)
La presenza di entrambi, mitraginina e O-demetiltramadolo (il metabolita attivo
del tramadolo aggiunto intenzionalmente per ottenere un rafforzato agonismo
oppiaceo) sono stati confermati nei campioni di sangue post-mortem.
21
I tossicodipendenti di Mitragyna speciosa sono in grado di soddisfare le loro
esigenze di lavoro nella fase iniziale dell’abuso. Tuttavia, dopo il consumo
prolungato le attività lavorative sono disturbate a causa di problemi fisici e
psichiatrici.
Ansia, agitazione, tremori, sudorazione e potente desiderio (craving) di
Mitragyna speciosa sono altri sintomi dovuti allo sviluppo della dipendenza.[32]
In un numero sempre crescente di blog su Internet, gli effetti delle erbe vengono
descritti dagli utenti come in grado di esercitare forti effetti cannabis-simili. In
generale gli effetti desiderati comprendono un senso di empatia e di benessere.
Nonostante ciò, vi è un crescente numero di casi clinici che descrivono pazienti
che rappresentano una parte dell’emergenza medica.
Le miscele di spezie sono spesso descritte come energizzanti, euforici e
disinibenti, che sono con più probabilità gli effetti desiderabili dagli utenti.
E’ stato descritto in uno studio che, dopo circa 8 mesi di utilizzo quotidiano di
Mitragyna speciosa ma anche di oppioidi in senso più ampio, i sintomi più
comuni sono stati: agitazione, irritabilità e insensibilità. L’ansia è tuttavia uno
dei principali effetti collaterali dovuti ad una intossicazione acuta, che si risolve
entro 1-2 ore dall’assunzione. Vengono descritti anche depressione, paranoia e
allucinazioni in seguito all’improvvisa interruzione della sostanza.[4]
Data l’affinità della mitraginina per i recettori oppioidi, si può speculare che
la dipendenza e l’astinenza possono essere mediati attraverso questa via. Gli
effetti stimolanti psicomotori li portano a continuare il consumo di Mitragyna
22
speciosa fino a che il consumo non si trasforma in necessità.
L’economicità e disponibilità locale possono essere fattori che contribuiscono
ad aumentare gradualmente il dosaggio giornaliero di Mitragyna speciosa.
Un’indagine sistematica della epidemiologia della dipendenza di Mitragyna
speciosa nonché dei problemi di salute correlati ad essa è fortemente
giustificato. Questo è particolarmente importante alla luce della crescente
disponibilità del costituente principale, mitraginina, come una sostanza pura.
Nel loro insieme, i dati disponibili dalle relazioni umane e studi su animali
suggeriscono che gli estratti di Mitragyna speciosa e le sue proprietà psicoattive
possono avere la capacità di indurre potenzialmente dipendenza. Vi è evidenza
di sviluppo di tolleranza durante l’uso prolungato che può indurre una aumento
della dose per mantenere gli effetti desiderati. Dosi crescenti sembrano
aumentare gli effetti collaterali spiacevoli, il che rende il consumo un crescente
rischio per la salute. L’uso continuato sembra indurre effetti avversativi
astinenziali. Attualmente può essere ipotizzato che questi effetti possono essere
guidati dalle interazioni con i sistemi monoaminergici in particolare i sistemi
serotoninergici e noradrenergici, nonché quelli con i recettori oppioidi. Tuttavia,
attualmente mancano prove di effetti neurofisiologici dei sistemi di ricompensa
e della memoria, che necessitano di ulteriori ricerche.[32]
La capacità degli oppioidi (sia endogeni sia esogeni) di ridurre il dolore
dipende da una rete complessa e molto ridondante di vie nervose a livello sia
spinale che sopraspinale. I piccoli neuroni endorfinergici del midollo spinale
23
agiscono su recettori per diminuire la conduzione dei segnali nocicettivi dal
midollo spinale ai centri superiori. I neuroni discendenti che provengono dal
grigio periacqueduttale danno origine a due vie che bloccano ulteriormente i
segnali nocicettivi nel midollo spinale. Queste vie iniziano nel locus coeruleus
(noradrenergico) e nel nucleo del rafe (serotoninergico). Inoltre, i recettori
oppioidi della neocorteccia modulano la componente emotiva del dolore per
ridurre il senso di sofferenza.
Come per molte altre sostanze d’abuso, gli oppioidi aumentano la liberazione
di dopamina nel nucleo accumbens. Questo effetto si manifesta perché gli
oppioidi inibiscono i neuroni GABAergici inibitori nell’area tegmentale
ventrale, aumentando quindi la frequenza di scarica cellulare mesolimbica.
Tuttavia, poiché la liberazione di DA (dopamina) e NA (noradrenalina) non è
necessaria per gli effetti di rinforzo, altri meccanismi non dopaminergici devono
entrare in gioco.
I farmaci oppioidi mostrano tolleranza a molti effetti farmacologici e
tolleranza crociata sia con altre sostanze della stessa classe sia con gli oppioidi
endogeni. L’uso prolungato causa dipendenza fisica, caratterizzata da una
classica sindrome di “rimbalzo” da astinenza che comprende molti sintomi
simil-influenzali, insonnia, depressione e irritabilità. La dipendenza crociata
significa che ogni sostanza della famiglia oppioide può interrompere
repentinamente i sintomi dell’astinenza. I meccanismi fisiologici della tolleranza
e della dipendenza possono dipendere dalla risposta compensatoria delle cellule
24
del locus coeruleus all’inibizione acuta dell’adeniciclasi. L’aumentata attività
dell’adenililciclasi e i conseguenti effetti cellulari restano bloccati per tutto il
tempo di somministrazione della sostanza esogena. Comunque, se l’uso della
droga è discontinuo, l’adenililciclasi non più inibita precipita i sintomi di
astinenza.
Il condizionamento classico dei segnali ambientali associati a componenti
d’uso della droga è importante nello sviluppo della tolleranza e nel
mantenimento dell’abitudine alla droga. Il craving condizionato è importante nel
causare la ricaduta nel tossicodipendente disintossicato.
I programmi di trattamento dell’abuso di oppioidi comprendono la
sostituzione della sostanza d’abuso con un oppioide, come il metadone, la
buprenofina e il LAAM (Levo-alpha-acetylmethadol). Questi sostituti, quando
somministrati per via orale, non causano euforia, ma eliminano il craving per
l’eroina. Una seconda opzione di trattamento farmacologico è rappresentata
dall’uso degli antagonisti. Gli antagonisti oppioidi sono efficaci nel bloccare i
recettori oppioidi.[3]
Tuttavia, non sono state dimostrate differenze tra la reattività biochimica,
attitudinale o fisiologica delle persone che sviluppano una tossicomania o una
dipendenza a quella delle persone che non la sviluppano, sebbene tali differenze
siano state ricercate accanitamente. I familiari astemi degli alcolisti, per
esempio, hanno una ridotta reattività fisica all’alcol.
25
CAPITOLO 2
La Tossicodipendenza
Fig. 7
La tossicomania rappresenta un problema grave per la nostra specie.
Consideriamo gli effetti disastrosi causati dall’abuso di una delle sostanze più
antiche, l’alcol etilico: incidenti automobilistici, sindrome alcolica fetale, cirrosi
epatica, sindrome di Korsakoff, incremento dell’incidenza di patologie cardiache
ed emorragie intracerebrali. Il fumo (dipendenza dalla nicotina) aumenta
fortemente la possibilità di decesso per cancro dei polmoni, infarto e ictus;
inoltre, le donne che fumano in gravidanza generano bambini più piccoli e meno
sani. La dipendenza da cocaina può causare comportamento psicotico, danno
cerebrale e morte da overdose; inoltre, la competizione per i mercati più
redditizi terrorizza interi quartieri, sovverte i sistemi politici e giudiziari e causa
26
molti decessi. Il consumo di “droghe sintetiche” espone a pericoli sconosciuti, a
causa di prodotti non controllati e spesso contaminati, come hanno scoperto gli
individui che hanno contratto il morbo di Parkinson a seguito dell’assunzione di
un oppiaceo sintetico contenente una neurotossina. I tossicomani che assumono
sostanze per endovena corrono il grave rischio di contrarre l’AIDS, l’epatite o
altre malattie infettive. Cosa rende queste sostanze così irresistibili per tante
persone?
La risposta è che, come esplicato nel precedente capitolo, ricordando la
fisiologia del rinforzo, tutti questi composti chimici stimolano i meccanismi
cerebrali responsabili del rinforzo positivo. Inoltre, la maggior parte di essi
riducono o eliminano le sensazioni sgradevoli, alcune delle quali prodotte dalle
stesse sostanze d’abuso. Gli effetti immediati dell’assunzione di queste sostanze
sono più potenti della consapevolezza che, nel tempo, le conseguenze saranno
negative.[3]
La tossicodipendenza è una malattia che comprende l’uso compulsivo di
droghe e l’incapacità di controllarne l’assunzione. L’esposizione ripetuta alla
fine si traduce nell’apertura dell’adattamento fisiologico omeostatico per
contrastare gli effetti indesiderati dell’esposizione. Al momento della cessazione
di assunzione, sia volontario che involontario, il corpo metabolizzerà e
cancellerà rapidamente la sostanza. Tuttavia, gli adattamenti omeostatici non
diminuiscono facilmente, causando un fenomeno complesso noto come farmaco
recesso. I sintomi classici associati al ritiro comprendono l’ansia, mal di testa,
27
convulsioni, dolori, allucinazioni o sindromi simil-influenzali. Il desiderio di
evitare e sfuggire i sintomi di astinenza possono essere avversi e portare alla
ricerca della sostanza stessa, con conseguente ricaduta. Quindi, un obiettivo
importante nel trattamento della dipendenza è quello di alleviare la gravità dei
sintomi dell’astinenza. La somministrazione di agonisti oppiacei come il
metadone, e la buprenorfina sono il trattamento più comunemente impiegato
contro i sintomi dell’astinenza. Tuttavia, l’uso a lungo termine di queste
sostanze oppiacee potrebbe istigare ad un’altra fase indesiderabile, la
dipendenza e l’abuso. Molti prodotti naturali, come per esempio la Mitragyna
speciosa, sono una potente risposta al ritiro dalla droga per gestirne gli effetti.
Queste piante hanno una storia ben documentata come rimedio a vari disturbi tra
cui diarrea, tosse, dolori muscolari e stanchezza. Sono inoltre frequentemente
utilizzate dai tossicodipendenti per ricercare sollievo durante la fase d’astinenza.
Tra i fattori vi sono il basso costo del materiale vegetale rispetto alla
buprenorfina e l’ampia disponibilità dei venditori.[13]
2.2 Dipendenza, abuso e tolleranza
La dipendenza definita anche come addiction dall’inglese “dipendenza” e dal
latino addictus “soggetto diventato schiavo per debito” non è un concetto
semplice da spiegare. I concetti di Abuso e Dipendenza da Sostanze sono delle
modalità patologiche d’uso che prescindono dalla specifica sostanza in esame.
28
La
reiterazione
dei
comportamenti
“addictive”
comporta
un
debito
progressivamente crescente che determina la perdita della libertà e della capacità
di autodeterminarsi.[20]
La definizione universalmente riconosciuta, che ci viene fornita dall’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) è quella di: “Uno stato di intossicazione
cronica prodotta dall’assunzione ripetuta di un farmaco, caratterizzato da un
incontrollabile bisogno di assumere, aumentarne la dose e da uno stato di
soggezione psichica e talora anche fisica ai suoi effetti.”[33]
Verranno elencati di seguito i criteri del DSM-IV per la dipendenza e l’abuso di
sostanze tali da definirle: La dipendenza è un modello “maladattivo” dell’uso di
sostanze che porta ad alterazioni clinicamente significative della risposta allo
stress (“distress”), come manifestato da tre (o più) delle seguenti condizioni che
si verificano in qualsiasi momento in uno stesso periodo di 12 mesi:
1. Tolleranza, come definita da entrambe queste condizioni:
a) Necessità di quantità marcatamente aumentate della sostanza per
raggiungere l’intossicazione o gli effetti designati
b) Effetti marcatamente diminuiti con l’uso continuato della stessa quantità di
sostanza
2. Astinenza, come manifestata da entrambe queste condizioni:
a) Caratteristica sindrome d’astinenza per la sostanza
b) Stessa sostanza (o sostanza strettamente correlata) assunta per ricevere
sollievo o evitare i sintomi d’astinenza
29
3. La sostanza è spesso assunta in grandi quantità o per un periodo di tempo più
lungo di quello stabilito
4. C’è un desiderio persistente o sono falliti gli sforzi per ridurre o controllare
l’uso della sostanza
5. Una grande quantità di tempo è stata impegnata nell’attività necessaria a
ottenere la sostanza (per esempio, visite di più medici o guida per lunghe
distanze), usare la sostanza (per esempio, fumare una sigaretta dopo l’altra) o
recuperare dai suoi effetti
6. Le attività importanti sociali, occupazionali o ricreative o sono state
interrotte o sono state ridotte a causa dell’uso della sostanza
7. L’uso della sostanza è continuato nonostante la consapevolezza di un
persistente o ricorrente problema fisico o psicologico che probabilmente è
stato causato o esacerbato dalla sostanza (per esempio, uso corrente di
cocaina nonostante il riconoscimento della depressione indotta da cocaina
oppure
addiction
continua
di
alcol
nonostante
riconoscimento
dell’aggravamento di un’ulcera dovuta al consumo di alcol).
L’abuso è un modello “maladattivo” dell’uso di sostanze che porta ad
alterazioni chimicamente significative della risposta allo stress (“distress”),
come manifestato dra tre (o più) delle seguenti condizioni che si verificano in un
periodo di 12 mesi:
1. Uso ricorrente della sostanza che provoca un fallimento nel ricoprire i
maggiori doveri sul lavoro, a scuola o in casa (per esempio, assenze ripetute
30
o una bassa prestazione lavorativa correlate all’uso di sostanze; assenze,
sospensioni o espulsioni dalla scuola correlate all’uso di sostanze; non
accudire i bambini o trascurare la famiglia)
2. Uso ricorrente della sostanza in situazioni nelle quali è fisicamente rischioso
(per esempio, guidare un’automobile o usare un macchinario mentre si è
sotto l’effetto della sostanza)
3. Problemi legali ricorrenti correlati alla sostanza (per esempio, arresto per
condotta contraria all’ordine pubblico correlata alla sostanza)
4. Uso continuato della sostanza nonostante persistenti o ricorrenti problemi
sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della sostanza (per
esempio, discussioni con il partner sulle conseguenze dell’intossicazione,
zuffe fisiche[15]
L'abuso di sostanze è definibile soltanto in termini di non accettazione da parte
della società. Può implicare un uso sperimentale e ricreativo di sostanze, che di
solito è illegale, con rischio di arresto; l'uso ingiustificato di sostanze psicoattive
per alleviare problemi o sintomi; oppure un uso di sostanze che inizia per le
ragioni di cui sopra, ma prosegue a causa della dipendenza e del bisogno di
continuare almeno parzialmente l'assunzione, per prevenire le sofferenze
dell'astinenza. L'abuso di sostanze prescritte e illegali si manifesta in tutti gli
strati socioeconomici, anche tra le persone di livello culturale e professionale
elevato. Tuttavia, l'uso più dannoso delle sostanze psicoattive si verifica tuttora
in un contesto di povertà. La dipendenza da sostanze si sviluppa in maniera
31
complessa e non del tutto chiarita. Tale processo è influenzato dalle proprietà
delle sostanze psicoattive, dalle caratteristiche fisiche predisponenti del
consumatore (compresa probabilmente la predisposizione genetica), dalla sua
personalità e classe socioeconomica e dal suo contesto culturale e sociale.
L'assetto psicologico del soggetto e la disponibilità della sostanza ne
determinano la scelta, nonché le modalità e la frequenza di assunzione. In
particolare, sono poco conosciuti i meccanismi che portano progressivamente
dall'uso sperimentale a quello occasionale e quindi allo sviluppo della tolleranza
e della dipendenza fisica. I fattori che conducono all'aumento dell'uso e alla
dipendenza o alla tossicomania, possono includere la pressione dei coetanei o
del gruppo, un disagio emotivo che viene alleviato sul piano sintomatologico
dagli effetti specifici della sostanza, la tristezza, l'alienazione sociale e gli stress
ambientali (in particolare se accompagnati da sentimenti di impossibilità di
cambiare le cose o di conseguire i propri obiettivi). I medici possono contribuire
inavvertitamente all'uso dannoso di farmaci psicoattivi, prescrivendoli con
eccesso di zelo a pazienti con problemi di stress e subendo l'astuzia dei pazienti
manipolativi. Molti fattori sociali e gli stessi mass media possono contribuire
all'aspettativa che le droghe possano alleviare un disagio in modo sicuro, oppure
che possano gratificare dei bisogni. In conclusione, l'esito del consumo di
sostanze dipende dall'interazione tra la sostanza, il consumatore e il contesto.
Non sono state dimostrate differenze tra la reattività biochimica, attitudinale
o fisiologica delle persone che sviluppano una tossicomania o una dipendenza e
32
quella delle persone che non la sviluppano, sebbene tali differenze siano state
ricercate accanitamente. Tuttavia, i familiari astemi degli alcolisti hanno una
ridotta reattività fisica all'alcol.
Nei modelli animali è stato identificato un substrato neurale del rinforzo (la
tendenza a cercare nuovamente la sostanza e altri tipi di stimoli). Negli studi
sugli animali, l'autosomministrazione di sostanze come gli oppiacei, la cocaina,
l'amfetamina, la nicotina e le benzodiazepine è associata a un aumento della
trasmissione dopaminergica in specifici circuiti mesencefalici e corticali. Questo
reperto suggerisce l'esistenza nel cervello dei mammiferi di una via cerebrale di
ricompensa coinvolgente la dopamina. Tuttavia, le evidenze che le sostanze
psichedeliche e i cannabinoidi attivino questo sistema sono insufficienti, e non
tutti i soggetti che sperimentano queste "ricompense" diventano dipendenti o
tossicomani.
La personalità tossicomane è stata descritta in vario modo dai ricercatori
comportamentisti, ma vi sono scarse evidenze scientifiche che esistano tratti di
personalità predisponenti caratteristici. Alcune persone descrivono i tossicomani
come persone che cercano di evadere dalla realtà, cioè che non vogliono
affrontarla e fuggono. Altri descrivono i tossicomani come soggetti schizoidi
timorosi, isolati e depressi, con anamnesi di frequenti tentativi di suicidio e
numerose lesioni autoinflitte. I tossicomani sono stati descritti anche come
fondamentalmente dipendenti e avidi sul piano relazionale, caratterizzati spesso
da manifesta rabbia inconscia e da sessualità immatura. Tuttavia, anteriormente
33
all'insorgenza di una dipendenza da sostanze, essi non manifestano il
comportamento deviante, orientato al piacere e irresponsabile di solito attribuito
ai tossicomani. A volte i tossicomani giustificano l'uso della droga come
conseguenza di una crisi, di pressioni lavorative o di una disgrazia familiare che
produce temporaneamente ansia o depressione. I medici, i pazienti e la cultura
corrente inquadrano l'abuso di sostanze nel contesto di una esistenza o di un
episodio vitale disfunzionali, ma poi riversano la colpa di tali disfunzioni
esclusivamente alla sostanza o al suo uso. Nella maggior parte dei casi i
tossicomani abusano di alcol insieme ad altre sostanze, e possono essere
ricoverati più volte in ospedale per overdose, per reazioni avverse o per
problemi di astinenza.
Recenti concezioni sull’addiction si sono focalizzate più su altre
caratteristiche di questo fenomeno. In primo luogo è stato enfatizzato il
comportamento, in maniera specifica la natura compulsiva delle ricerca della
droga e l’uso della droga nei tossicodipendenti. L’addiction spesso è guidata da
una forte urgenza ad assumere la droga, chiama craving. In secondo luogo,
l’addiction è considerata un disturbo cronico, ricorrente. Ciò significa che gli
individui mostrano addiction per lunghi periodi di tempo e che i periodi liberi
dalla droga (remissioni) sono spesso seguiti da ricadute che portano di nuovo
all’uso della droga. [3]
Esistono tuttavia, due differenti tipi di dipendenza, fisica e psichica. La
dipendenza fisica è caratterizzata da due componenti quali:
34
• Tolleranza
• Astinenza
mentre la dipendenza psichica da:
• Craving
• Alterazioni comportamentali
• Conseguenze psicosociali
Differenziare la dipendenza fisica da quella psichica è al giorno d’oggi
anacronistico. Ogni sostanza possiede infatti sia effetti tipicamente corporei in
associazione ad altri tipicamente psichici, in misura variabile. In realtà è la
quantità e la modalità di assunzione di una sostanza che determina la prevalenza
di effetti medico-internistico o psicopatologico. In conseguenza, esiste scarso
significato della differenza tra droghe leggere e droghe pesanti; questa
differenziazione può essere considerata valida esclusivamente per intenti
didattici.[20]
La dipendenza psichica o detta anche incompleta, si riferisce alla dipendenza
da parte di un individuo alla sostanza, la cui sospensione comporta l’instaurarsi
di sintomi psichici quali ansia, disforia, depressione, che inducono il ricordo alla
sostanza stessa. Ed è caratterizzata dall’attitudine del tossicomane a
sperimentare gli effetti psicofarmacologici della sostanza. La dipendenza fisica
invece, detta anche completa, viene definita come l’adattamento dell’organismo
alla sostanza, per cui una brusca riduzione o sospensione determina l’insorgenza
della sindrome d’astinenza (sintomi fisici e psichici). Si associa a sensazioni di
35
soddisfazione e al desiderio di ripetere l’esperienza della sostanza o di evitare il
disagio di non averla. Questa anticipazione dell’effetto è un forte determinante
dell’uso cronico di farmaci psicoattivi e per alcuni farmaci può essere l’unico
fattore manifestamente associato al desiderio intenso della sostanza (craving) e a
un chiaro uso di tipo compulsivo.
La tolleranza è la perdita di risposta ad un farmaco. Considerando la curva di
un grafico dose-risposta alla somministrazione di un farmaco, all'aumentare
della dose di farmaco, aumenta l'effetto; con l'uso ripetuto la curva si sposta
verso destra (tolleranza) ed è quindi richiesta una dose maggiore per produrre lo
stesso effetto precedentemente ottenuto alla dose inferiore. Esistono molte forme
di tolleranza che si basano su molteplici meccanismi. La tolleranza può essere
selettiva e svilupparsi ad alcuni effetti di un farmaco molto più rapidamente
rispetto ad altri. Per esempio, la tolleranza all'euforia prodotta da oppioidi quali
l'eroina si sviluppa rapidamente, mentre la tolleranza agli effetti su funzioni
vitali, quali la respirazione e la pressione arteriosa si sviluppa più lentamente.
Quindi un tossicodipendente tende ad aumentare la dose per mantenere la
funzione euforizzante, ma va così incontro a blocco respiratorio. Esistono
quattro tipi di tolleranza:
1. Tolleranza innata o congenita
2. Tolleranza acquisita
3. Sensibilizzazione o tolleranza inversa
4. Tolleranza crociata
36
1. La tolleranza innata è una sensibilità (o mancanza di sensibilità), determinata
geneticamente, a un farmaco, che è osservabile sin dalla prima volta che il
farmaco viene assunto. La tolleranza innata è una variabile individuale che
influenza lo sviluppo dell'abuso o della tossicodipendenza.
2. La tolleranza
acquisita può
essere
suddivisa
in
tre
tipi: farmacocinetica, farmacodinamica e tolleranza appresa, comprendente
una
forma
di
tolleranza
comportamentale
riferita
come tolleranza
condizionata.
a) La tolleranza
farmacocinetica è
determinata
da
cambiamenti
nella
distribuzione o nel metabolismo del farmaco dopo somministrazione
ripetuta di modo che concentrazioni ridotte siano presenti nel sangue e, di
conseguenza, anche nei siti di azione. Tutto ciò si manifesta con la
diminuzione dei livelli plasmatici e quindi degli effetti terapeutici.
b) La tolleranza farmacodinamica è determinata da cambiamenti adattativi
che si sono verificati nell'ambito di sistemi modificati dal farmaco, tali che
la risposta a una data concentrazione di farmaco si riduce. I meccanismi
più importanti sono la riduzione della densità recettoriale o dell'efficienza
dell'accoppiamento del recettore al proprio sistema di trasduzione del
segnale.
c) La tolleranza appresa è determinata da meccanismi di compensazione che
vengono appresi.
37
Un tipo di tolleranza appresa viene definita tolleranza comportamentale. Questo
termine descrive le strategie attraverso cui l'individuo consapevole di un proprio
deficit impara a mantenere la funzione deficitaria tramite tentativi ripetuti. Un
esempio è imparare a camminare lungo una linea retta, nonostante
l'incoordinazione motoria prodotta dall'intossicazione da alcol.
Un caso a parte di tolleranza comportamentale viene definita come tolleranza
condizionata. La tolleranza condizionata (tolleranza specifica per una
determinata situazione) è un meccanismo di apprendimento che si sviluppa
quando un farmaco viene sempre assunto in presenza di dati riferimenti
ambientali (odore associato al farmaco, visione della siringa), questi possono
anticipare la presenza del farmaco e dare origine a fenomeni di adattamento
ancora prima che il farmaco raggiunga il sito d'azione.
3. La Sensibilizzazione o Tolleranza inversa è l'aumento della risposta con la
ripetizione della stessa dose di farmaco (spostamento verso sinistra della
curva dose-risposta) ed è tipica di cocaina ed anfetamine.
4. La tolleranza crociata è una tolleranza a farmaci dotati di struttura e
meccanismo d'azione simili al farmaco di cui si fa uso ripetuto, ma che non
sia stato necessariamente già a contatto con l'organismo prima della
somministrazione e dell'assorbimento del suddetto.[34]
Uno dei problemi correlati all’abuso di sostanze è l’intossicazione da sostanze.
Con il termine intossicazione, che viene dal latino medievale intoxicare,
"somministrare un veleno", derivato dal latino arcaico toxicum, "veleno", ed è
38
sinonimo di avvelenamento, si indica lo stato morboso, acuto o cronico, dovuto
all'azione svolta sull'organismo da sostanze di per sé stesse nocive, o divenute
tali per particolari condizioni (concentrazione elevata, diminuzione dei normali
poteri organici di difesa, alterazione della crasi ematica ecc.), che provocano nei
tessuti e negli organi alterazioni reversibili o irreversibili, comprendendo tra
queste anche gli effetti oncogeni e mutageni. Esistono tre tipi di intossicazione
da sostanze:
1. Intossicazione acuta
2. Overdose
3. Intossicazione cronica
1. L’intossicazione acuta è si definisce come l’effetto tossico che una sostanza
esercita su un organismo nel corso di un’unica somministrazione o, al
massimo, nel corso di varie somministrazioni che si ripetono entro 24 ore.
Fenomeni di tossicità acuta si hanno, ad esempio, nel caso in cui un soggetto
ingerisca accidentalmente una certa quantità di sostanze farmaceutiche,
detersivi, insetticidi, o altri prodotti potenzialmente tossici; oppure nel caso
in cui l’ingestione sia volontaria, come in un tentativo di suicidio. E’ violenta
e pronunciata, presentando modificazioni nelle condizioni somatiche e
psichiche. In sintomi connessi regrediscono del tutto e l’individuo,
metabolizzata completamente la sostanza, ritorna allo stato inziale.
2. Con il termine overdose invece si descrive l'assunzione (tramite ingestione,
applicazione o altro) di una droga, ma anche di sostanze medicinali o
39
bevande alcoliche, in quantità eccessive. Tale circostanza può portare
alla morte.
L'overdose è una condizione più propriamente tipica di persone assuefatte a un
tale tipo di sostanza della quale necessitano con l'evolversi del tempo e
della dipendenza di quantità più e più sostanziali, il che porta a un aumento
spesso non controllata dalla persona, fino ad arrivare al punto di non ritorno o di
rottura e dunque al decesso.
L'overdose più frequente è quella ottenuta con l'assunzione di dosi eccessive
di eroina; essendo l'eroina un sedativo del sistema nervoso centrale, essa agisce
sui centri respiratori e può comportare il coma, con decesso per asfissia.
L'overdose è un fenomeno che riguarda anche le altre droghe e in particolare
l'assunzione di stimolanti e di cocaina. La comparsa degli effetti avversi per un
aumento del dosaggio di una sostanza sono nel tentativo di mantenere o
accrescerne gli effetti gratificanti.
3. L’intossicazione cronica esprime qualsiasi effetto tossico che una sostanza
ha su un organismo in periodi di tempo molto prolungati. Fenomeni di
tossicità cronica si osservano, ad esempio, in individui che vivono in luoghi
di lavoro in cui sono presenti agenti contaminanti e che, pertanto, assumono
concentrazioni di tali agenti anche molto piccole ma in modo continuativo.
La continua esposizione può causare l’insorgenza di forme tumorali (effetto
cancerogeno), o anomalie della funzione riproduttiva, con conseguenti forme
di sterilità, insorgenza di malformazioni nel feto (effetto teratogeno della
40
sostanza tossica). Vi può anche essere un’interferenza con i processi di
gametogenesi, con i quali si formano le cellule riproduttive, nelle quali
possono comparire mutazioni (effetto mutageno della sostanza tossica).
I criteri diagnostici per l’Intossicazione da Sostanze secondo il DSM-IV-TR
sono i seguenti:
A. Lo sviluppo di una sindrome sostanza-specifica reversibile dovuta alla
recente assunzione di (o esposizione a) una sostanza.
Nota: Differenti sostanze possono produrre sindromi simili o identiche.
B. Modificazioni
patologiche
clinicamente
significative
sul
piano
comportamentale o psicologico dovute all’effetto della sostanza sul sistema
nervoso centrale (per es., litigiosità, labilità d’umore, deficit cognitivi, difetto
delle capacità critiche, compromissione del funzionamento sociale o
lavorativo) e che si sviluppano durante o poco dopo l’assunzione della
sostanza.
C. I sintomi non sono dovuti a una condizione medica generale e non possono
essere meglio spiegati con un altro disturbo mentale.[20]
Vi
sono
alterazioni
comportamentali
come
sopra
accennato,
che
caratterizzano l’assunzione delle sostanze. Le sostanze sono spesso assunte in
quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal
soggetto. Il desiderio è persistente o appaiono tentativi infruttuosi di ridurre o
controllare l’uso della sostanza. Una grande quantità di tempo viene spesa in
attività necessarie a procurarsi la sostanza, ad assumerla, o a riprendersi dai suoi
41
effetti. L’ interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative, o
ricreative sono causate dell’uso della sostanza. Un uso continuativo della
sostanza, avviene nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente
o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o esacerbato
dalla sostanza.[20]
Tutte queste definizioni tuttavia, senza una spiegazione del “vissuto” nel
tossicomane è priva di un contesto, quasi priva di un vero significato.
2.3 Psicopatologia dell’esperienza tossicomane
Nell’esperienza tossicomane il corpo svolge un ruolo “positivo”, con
l’estetica esaltazione dell’assunzione della sostanza, sia in quello “negativo”, nel
quale la dimensione del corpo emerge della drammaticità della sintomatologia
astinenziale. Riferendoci all’intossicazione, ci riferiamo ad un senso di completo
e diffuso benessere limitato all’esclusiva dimensione del soma; nella
tossicomania, in tal senso, il sintomo corporeo è da intendere come la
comunicazione di un messaggio che non ha mai raggiunto il mentale, che è stato
come cortocircuitato nel soma, mai differenziandosi da questo come
rappresentazione psichica.
Il pensiero del tossicomane è concretistico di un Io debole e immaturo.
Assistiamo al fallimento della vita emozionale, che si posiziona fuori dall’area
del simbolico, priva di significato, carente di un contenuto latente, scenario nel
42
quale lo psichico è sottoposto al corporeo.
Il comportamento tossicomane può essere considerato come la conseguenza
di un deficit delle funzioni di mentalizzazione, ovvero della rappresentazione
mentale dell’esperienza emozionale e corporea. Negli adolescenti tossicomani lo
scarso sviluppo della fantasia e del pensiero, definisce iposimbolizzante la
maniera di accedere alla relazione con l’altro. Le difficoltà del tossicomane nel
verbalizzare le emozioni e nel dar loro significato, emozioni che possono essere
particolarmente travolgenti, forse sono di intensità maggiore che nella persona
sana. L’alexitimia è, infatti, un tratto comune nei tossicodipendenti.
L’intossicazione tenderebbe a sostituire esperienze emotive con esperienze
sensoriali, identificabili solo nei due estremi di benessere e malessere, essendo
un codice di lettura binario, ipersemplicistico, capace di decodificare tutta la
realtà.
Il tossicodipendente vive il proprio disagio attraverso il corpo, il soma
diventa strumento per mettere in scena i disturbi psichici, dal semplice disagio
alla franca patologia. La tossicodipendenza si distingue per il suo carattere di
agito per cui, se nel paziente psicosomatico il deficit di mentalizzazione si
mostra direttamente attraverso un disturbo organico, nel tossicomane si esprime
principalmente mediante una specifica condotta.
Nelle nuove sostanze d’abuso, si nota come queste siano spesso assunte dal
soggetto con lo scopo di potenziare la propria resistenza fisica, di stimolare la
dimensione somatica, quasi a volerla liberare dal controllo del mentale, fino allo
43
stordimento e alla confusione che determina il distacco completo mente-corpo
fino all’estremo patologico (per esempio la depersonalizzazione indotta da
LSD).
Troviamo
un
corpo-oggetto,
non
curante
dell’altro,
del
rapporto
intersoggettivo, insensibile e anestetizzato. Il corpo scompare, o meglio, vive di
vita propria; c’è la dissoluzione dei confini del corporeo, non più integrati e
orchestrati dalla dimensione del mentale così depotenziata dalle sue facoltà. Nel
periodo adolescenziale e in quello prima dell’età adulta, il corpo emerge nella
sua forza prorompente, che forse il soggetto tenta di manipolare e di dominare
con l’abuso di sostanze tossiche.[31]
E’ doveroso però annotare un importantissimo risultato che vari studi hanno
identificato, ovvero che il vecchio tossicomane da eroina è quasi in via
d’estinzione ma si possono ugualmente riscontrare, in molti di loro, alcune
caratteristiche ricorrenti come: insicurezza, insufficienti meccanismi di difesa,
mancata costruzione di un’identità. Alle quali va aggiunta l’incapacità ad
instaurare un adeguato rapporto sia con la realtà interna(emozioni, stati d’animo,
sentimenti) sia esterna (relazione con gli altri, capacità di valutare le decisioni
prese, elaborazione di progetti realistici e adeguati alla situazione).
44
CAPITOLO 3
“Epidemiologia dell’uso delle nuove sostanze psicoattive in
un campione di adolescenti e giovani adulti: uno studio
trasversale”
Fig. 8
3.1 Metodi
Il gruppo di ricerca del Prof. M. Di Giannantonio e del Prof. G. Martinotti ha
intrapreso una studio sperimentale, con lo scopo di valutare la diffusione e
l’incidenza delle nuove sostanze d’abuso, all’interno di un campione di
adolescenti e giovani adulti.
Nel corso degli ultimi anni, il potenziale bacino di utenti delle nuove
sostanze psicoattive si è notevolmente ampliato, in particolar modo grazie alla
diffusione di chat, forum e siti web dove è possibile scambiare informazioni
specifiche ed acquistare una vasta gamma di droghe, spesso pubblicizzate come
45
“legal highs”, in quanto non ancora identificate e quindi rese oggetto di divieto
nei casi in cui sia necessario e previsto dalle singole legislature nazionali.
Secondo gli studi epidemiologici europei, sembra però che solo una parte
minoritaria della popolazione giovanile abbia sperimentato queste nuove droghe,
ottenendole con maggiore frequenza non tramite Internet ma da amici o in
occasioni di festa e rave party.
Questo studio in particolare si propone lo scopo di definire la diffusione del
consumo di nuove sostanze psicoattive tra adolescenti e giovani adulti. Inoltre
viene presa in considerazione la percentuale di rischi e benefici, ovvero effetti
positivi ed effetti negativi delle “legal highs” da parte di chi ne fa uso e la
disponibilità offerta dal mercato per tali sostanze attraverso i diversi canali di
approvvigionamento.
Ad un campione di 2.500 soggetti di età compresa fra i 16 ed i 24 anni è stato
somministrato un questionario, chiamato “Questionario Uso New Drugs”, volto
ad indagare il livello di conoscenza, le fonti di informazione ed eventuali
esperienze soggettive in riferimento ad una serie di sostanze selezionate tra le
più
comuni
attualmente
sul
mercato
(herbal
highs,
fenetilamine,
gammaidrossibutirrato e derivati, catinoni e cannabimimetici sintetici). Il
campione da noi preso in considerazione è stato selezionato in modo totalmente
randomizzato tra giovani residenti in città e paesi differenti, dal nord al centro
fino al sud dell’Italia, tale da assicurare l’inserimento di individui provenienti da
diversi contesti sociali e culturali.
46
Figg. 9 Questionnario Sommiinistrato
Il questionaario era rivvolto a queella fascia di
d età che va
v dai 16 aai 24 anni,, ovvero
d
dall’adolesc
cenza alla giovane ettà adulta. Sono
S
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C una liista di varrie nuove sostanza come
Con
c
(Ice,, Shaboo, Crystal
M
Meth,
Ayaahuasca,
N
Nbome,
F
Fly,
Solaris, Salvia Divinorum
m, Kratom
m, GHB
47
(Liquid X), Special M (MKET, MXE, metossietamina) e Krokodil
(desomorfina) si è cercato di scoprire quanti soggetti avessero mai sentito
parlare di queste sostanze e nel caso in cui se ne fosse anche fatto uso. Si è
cercato di stabilire inoltre, in che percentuale i soggetti facessero uso di tabacco
(sigarette), bevande energizzanti (caffè, Coca Cola, Red Bull e Monster), alcolici
ed altre sostanza d’abuso (cannabis, cocaina, eroina, ecstasy e ketamina). Per
quanto riguarda l’assunzione di alcolici, si è indagato se questa fosse esercitata
fino alla perdita del controllo e se fossero stati mai assunti in concomitanza ad
altre sostanza d’abuso nel corso della stessa serata configurandola in un lasso di
tempo preciso. Infine, si è chiesto di calcolare una media di tempo trascorso, in
ore, connesso alla rete attraverso tutti i dispositivi con equipaggiata una
connessione Internet e di valutare la propria soddisfazione generale di vita, su
una scala che va da 0 (per niente soddisfatto) a 10 (totalmente soddisfatto).
3.2 Risultati
A fini puramente statistici e descrittivi, sono stati estrapolati 500 soggetti
come campione parziale dei 2.5000 complessivi del totale studio. Sui 500
soggetti esaminati sono stati valutati e presi in considerazione numerosi
parametri, con un’enfasi specifica posta sulla conoscenza delle sostanze da parte
dei giovani intervistati e del loro relativo utilizzo. E’ emerso che le conoscenze
delle nuove sostanze indagate è globalmente parziale a differenza dell’uso
48
diretto delle suddette che è risultato essere circoscritto solo ad alcune delle
nuove sostanze.
Il 10,4% dei soggetti ha visto usare una delle sostanze indagate o conosce
qualcuno che ne fa uso ed è in grado di riferirne gli effetti. L’acquisto delle
sostanze risulta essere avvenuto attraverso amici e conoscenti nel 75% dei casi,
nel restate 25% mediate Internet. Tra gli effetti indotti vengono riportate alcune
espressioni
come:
“adrenalina”,
“sballo”,
“benessere”,
“rilassamento”,
“sonnolenza”. I 46,8% dei soggetti esaminati è risultato essere un fumatore, con
un consumo medio di 12 sigarette/die nei soggetti facenti uso. L’assunzione di
Energy Drinks si attesta invece sul 20,2% del campione, la grande maggioranza
dei soggetti (74%) presentano un consumo di 1 unità/die, prefigurando quindi
una probabile situazione di dipendenza. Il consumo di alcolici è risultato
presente nel 50,8% dei soggetti presi in esame, dei quali il 98% ne ha talvolta
fatto uso fino alla totale perdita di controllo (Binge Drinking). Considerando il
campione generale, la percentuale dei Binge Drinking si attesta sul 48,4%.
Questo risultato è apparso come totalmente inaspettato. L’utilizzo di altre
sostanze d’abuso di più largo consumo è risultato presente nel 20,6% del
campione. Nel’80,5% l’uso di altre sostanze ha riguardato la Cannabis, seguita
dalla Cocaina (11%) e da altre droghe tra cui Ecstasy e Ketamina. Il 15,8% del
campione utilizza più sostanze nel corso della stessa serata, configurando una
condizione di disturbo da uso multiplo di sostanze. Nella gran parte dei casi
(70%) il poliabuso avviene con una frequenza di 1 volta al mese. Mediamente il
49
tempo trascorso in rete (PC, Smartphone, Tablet) per singolo soggetto ammonta
a 3 ore e 50 minuti/die. Su una scala analogica visiva da 0 a 10 sulla qualità
della vita percepita dal soggetto, il valore medio è risultato pari a 7.2.
Fig. 10
Fig. 11
50
3.2 Discussione
I dati esaminati più sopra concordano in linea generale in modo coerente con
quelli da noi attesi per quanto concerne la conoscenza e l’uso delle nuove
sostanze. E’ emerso per quanto che in Italia non c’è una conoscenza ed un
consumo delle nuove sostanze elevata come nel resto d’Europa.
I risultati indicano una conoscenza delle “legal highs” parziale e un utilizzo
seppur quantitativamente ristretto, presumibilmente rilevante rispetto alla
popolazione generale. Il dato più significativo e al contempo inaspettato è la
percentuale di soggetti (98%) che praticano Binge Drinking (assumere alcolici
fino allo stordimento) tra quelli che fanno utilizzo di bevande alcoliche (50.8%).
Il presente lavoro porta in sé dei limiti epidemiologici fedeli alla realtà
concreta e non ci permette pertanto di arrivare ad una conclusione estendibile
alla totalità dei casi esistenti. L’analisi fatta offre però la possibilità di riflettere
sulla complessità del mondo delle droghe, complessità che è molto difficile da
ridurre, poiché siamo dinanzi ad un fenomenoo in continua evoluzione sia dal
punto dell’entrata all’interno del mercato, che della tipologia di utenti che si
avvicina a questo mondo e ne rimane avvinto.
I prodotti commerciali della Mitragyna speciosa sono ora ampliamente
disponibili su Internet. Sono offerte resine, come foglie secche o in polvere o
come gomma da masticare sotto la voce “Kratom Mitragyna”, “Kratom
concentrato” o “campione di pianta Kratom” e molti altri ancora. Tuttavia, le
51
qualità variano e i preparati non sempre contengono i prodotti della Mitragyna
speciosa. Il contenuto di mitraginina in questi prodotti varia da 1,2% a 6,3% e
quella del 7-HMG da 0,0%1 a 0,04%.
Recenti rapporti indicano che il suo uso si è diffuso negli Stati Uniti e in
Europa; ampiamente venduto in Internet come “sballo legale” ovvero “legal
highs” e relazioni sugli effetti del consumo di Kratom nell’uomo sono emersi di
recente in entrambi i Paesi. La diffusione del mercato online, come prima
riportato, ha attratto molti consumatori ad utilizzare la pianta come auto
trattamento dell’astinenza alcolica o da oppiacei o nel dolore cronico. In realtà
esso rappresenta un’alternativa più economica alla consolidata terapia di
sostituzione oppiacea ed è ottenibile senza prescrizione medica.[32]
Ci proponiamo di aumentare il numero di dati a nostra disposizione in modo
da avere misure ancora più significative. L’indice di Pearson ha mostrato in una
prima analisi una correlazione negativa tra qualità della vita alla Personal
Wellbeing Index (P=0.06). Sebbene allo stato attuale possa essere considerato
solo un trend, l’incremento della numerosità campionaria potrà probabilmente
condurre a portare il dato nei limiti della significatività.
E’ stato scritto che la contabilizzazione dei tossicodipendenti in Italia come
in tutti i paesi del mondo è un’impresa senza esiti certi e che il desiderio e
l’esigenza delle comunità nazionali di conoscere esattamente “quanti sono” sono
destinati a rimanere perennemente delusi. L’epidemiologia deve fare i conti con
le lacune dei rilevamenti statistici, in questo caso con la profonda riluttanza della
52
“malattia”
tossicodipendenza
a
venir
allo
scoperto.
Il
numero
dei
tossicodipendenti che vengono censiti, in Italia e altrove, rappresenta la punta di
un iceberg, a causa della resistenza dei soggetti, per molteplici ragioni, a uscire
dall’anonimato: ma ancora più sconosciuto rimane il mondo dei consumatori,
che tossicodipendenti non sono affatto e magari non lo diventeranno mai.
Poiché le sostanza psicoattive sono proibite dalla legge, non c’è modo di
rilevare il numero di coloro che le acquistano e le usano così come si può farlo
per il tabacco o per l’alcol. D’altra parte nessun tipo di indagine, per ora, ha
provato a distinguere tra consumo e dipendenza in quest’area (come dire tra chi
beve birra e un alcolista), tanto è vero che non appena un semplice consumatore
esce allo scoperto viene subito classificato come tossicodipendente: anche un
ragazzo spaventato che ha fatto uso di eroina per la prima volta e si è precipitato
da un medico della Usl per farsi rassicurare entra nella schiera dei
tossicodipendenti per forza di classificazione (e di cartella clinica).
Dunque il fenomeno tossicodipendenza ha una sua faccia sommersa, che si
suppone abbastanza estesa, anche se l’esatto perimetro del sommerso è di
difficile misurazione. E ancora più ampio è il pianeta dei consumatori,
occasionali, abituali, intermittenti, week-enders, di cui sappiamo pochissimo e di
cui alcune porzioni vengono di tanto in tanto alla luce con l’etichetta sbagliata
(cioè come tossicodipendenti a tutti gli effetti). E’ indubbiamente questo uno dei
motivi che inducono certi studiosi a dubitare che i parametri convenzionali della
scienza epidemiologica, calibrati sulla contabilità dei casi clinici sicuramente
53
accertati, possano applicarsi fedelmente al fenomeno della tossicodipendenza,
dove l’accertamento è difficile e il confine tra consumo e dipendenza molto
sfumato.
I tossicodipendenti censiti in Italia risultano 155.228 alla fine del 1999,
secondo i calcoli del Ministero della Sanità e del Ministero dell’Interno. Di
questi la maggior parte (134.547) provengono dai registri delle strutture
pubbliche e un numero più piccolo (20.781) da quelle private. Possiamo
chiamarli tossicodipendenti “censiti” in quanto conteggiati dai servizi pubblici e
privati cui si rivolgono. Come già detto, non è escluso, anzi è probabile, che nel
novero vengano compresi semplici consumatori. Tutte le altre persone coinvolte,
che non si rendono visibili, sono o consumatori saltuari troppo giovani per
capire che l’uso di droga può invischiarli pericolosamente (quindi non interessati
alla prospettiva di un trattamento e non veri tossicodipendenti o non ancora)
oppure persone che rimangono tagliate fuori per motivi sociali e personali,
incapaci di cercare un aiuto, incredule rispetto al beneficio che potrebbero
trarne, già troppo compromesse in attività illegali. Le statistiche sui
tossicodipendenti in trattamento vengono raccolte da due ministeri, Interno e
sanità, mentre quello della Difesa si occupa dei giovani in servizio di leva e
quello di Grazia e Giustizia della presenza di tossicodipendenti tra i detenuti.
Sono aumentati nel corso degli anni i tossicodipendenti censiti? Si, sono
aumentati (nel 1991 superavano di poco le 70.000 unità) ma è un si che va
valutato. Dal 1991 sono quasi raddoppiati i pazienti che si rivolgono ai servizi
54
pubblici; quelli che si rivolgono alle strutture provate, dopo un picco massimo
nel 1993, sono leggermente diminuiti e mostrano ultimamente un andamento
stazionario. Poco alla volta le persone con problemi di droga sono venute a
conoscenza delle opportunità terapeutiche offerte dai centri e vi hanno fatto
ricorso in numeri crescenti. Molti consumatori, segnalati ai prefetti dalla polizia
e dai carabinieri per uso personale di sostanze (cioè per semplice consumo: l’uso
personale non costituisce più reato penale), sono state esortate ad accostarsi ai
servizi sanitari, sia pubblici sia privati, e una parte di loro, circa un terzo, ha
accolto il consiglio. Le crescita numerica non segnala un grande allargamento
del bacino di tossicodipendenti quanto piuttosto un’abitudine più generalizzata
delle persone, indirizzate spesso dagli amici già in cura, a entrare in un circuito
terapeutico. [36]
55
CONCLUSIONI
Da sempre gli esseri umani si impegnano nel consumo di sostanze che non
sono necessarie per la sopravvivenza. Tali sostanze possono cambiare i
parametri fisiologici del corpo e/o la percezione soggettiva e il comportamento.
Quindi i composti psicoattivi, sono consumati con l’intenzione di cambiare lo
stato mentale e il comportamento del consumatore. Tale obiettivo è
comunemente presente in quasi tutte le culture umane note e può essere
rintracciato tra le più antiche testimonianze dell’uomo e dei suoi manufatti.
Il fenomeno della droga è esistito fin dai tempi più remoti, infatti, nelle
civiltà asiatiche e sudamericane la droga era usata per scopi religiosi, medici e
come relax. L’Europa occidentale venne a contatto con la droga solo, quando
Colombo scoprì l’America, solo una minima parte della popolazione europea
conosceva e usava stupefacenti. La droga si diffuse in tutta Europa soltanto nell’
‘800 ed era usata da artisti, aristocratici e a volte da gente del popolo.
Ad oggi, di fronte al complesso fenomeno della tossicodipendenza, ci si
rende conto che non è facile dare una spiegazione o trovare delle semplici
soluzioni. Tutti noi sappiamo che l’uomo ricerca nella sua vita la felicitò, essa
infatti, è intrinseca nella sua natura e ne determina il suo agire. Ogni individuo
nel corso della sua esistenza cerca di raggiungerla, cerca di conoscere e scoprire
quali sono i proprio bisogni per poterli soddisfare ed appagare. Spesso però la
vita di ogni individuo è costituita non solo da momenti di felicità, ma anche da
56
momenti di tristezza, e a volte l’essere umano piuttosto che affrontare la realtà,
cerca di sfuggire da essa. Questo può essere attuato in diversi modi e uno di
questi è costituito dall’utilizzo di sostanze stupefacenti, perché si ha la
convinzione che grazie ad esse i problemi possono essere risolti, cancellati,
rimossi.
Si sa che la droga procura piacere immediato perché riesce a placare una
sofferenza, riesce a sedare un malessere. Spesso l’individuo non trova nella sua
vita momenti digioia, di soddisfazione, di divertimento; anzi quest’ultima è
pervasa da un senso di noia, di frustrazione, alla quale non si riesce più a dare un
senso, un significato. Tuttavia si arriva all’uso di sostanze stupefacenti per
diversi motivi, a volte per sentirsi più forti, più sereni, più adatti a certi contesti e
situazioni. Spesso gli adolescenti consumano sostanze in gruppo, generalmente
ciò viene vissuto come un rito, una prova di coraggio; queste prime esperienze
possono essere effettuate per curiosità, ricerca di piacere, desiderio di evasione
dalla grigia quotidianità, necessità di riempire la noia quotidiana dandole un
senso.
Personalmente credo che nell’adolescente oltre alla ricerca di piacere vi è
anche il gusto del rischio, della trasgressione, che nell’esperienza di assunzione
della sostanza trova un modo per esprimersi. L’uso occasionale di sostanze
stupefacenti per trasgredire le regole, rientra nell’articolato percorso di ricerca
della
propria
identità,
di
allontanamento
della
propria
cultura,
di
differenziazione dalle norme genitoriali, per potersi sentire padrone e artefice
57
del proprio destino. Questo desiderio di trasgressione di solito è legato al disagio
evolutivo che l’adolescente sta vivendo, e che è componente essenziale nella
formazione dell’identità. Tuttavia quel desiderio di trasgressione diventa
certamente problematico quando il disagio sfocia in disadattamento, inteso come
malessere diffuso, come incapacità momentanea a superare i compiti di
sviluppo, fino ad arrivare all’assunzione di comportamenti devianti. Tale
comportamento deviante, trasgressivo è riconducibile e diversi fattori
psicologici, famigliari, sociali e culturali, in costante dialettica ed interazione tra
loro. In questi casi il fenomeno della tossicodipendenza nasce per lo più su un
terreno di disagio psicologico, esistenziale e individuale che è il riflesso di un
vasto malessere famigliare e sociale, reale o vissuto come tale dal soggetto. Da
un lato questi ragazzi non hanno incontrato, nei momenti fondamentali della loro
vita, figure adulte positive che potevano essere per loro punti di riferimento, che
potevano dare ascolto alle loro domande, alle loro incertezze ed esigenze, ai loro
racconti aiutandoli così a soddisfare i propri bisogni. In altre parole non hanno
incontrato adulti significativi, né in grado di mostrare loro affetto, stime e
comprensione, né capaci di rielaborare insieme le esperienze da loro vissute
traendo da esse significati educativi per il loro futuro. Dall’altro pur avendo
incontrato modelli positivi non è avvenuto in loro un perfetto meccanismo di
identificazione con le figure adulte significative. Tali ragazzi hanno solo imitato,
copiato un determinato modello, seppur positivo, ma non si è verificato in loro il
processo psicologico di introiezione, ossia la capacità di introiettare, far propri
58
determinati comportamenti che hanno potuto osservare, vedere in queste figure
adulte significative. Tutto questo non è avvenuto perché l’adolescente non è
riuscito a modificare la struttura del proprio sé.
Concludendo posso comunque affermare che è fondamentale saper investire
sulle persone, non partendo dai loro problemi ma soprattutto dai loro reali
bisogni, cercando di lavorare in questo senso, con più attenzione educativa. E’
importante partire dai bisogni delle persone, dare un significato, uno scopo, un
obbiettivo per la loro vita. Bisognerebbe riuscire a creare delle condizioni tali
che la persona nell’affrontare i problemi della propria vita e nell’occupare tempo
e spazio non deve ricorrere a forme di fuga o rimozione. Inoltre si può
comprendere quanto sia fondamentale ed importante nella propria vita avere
delle relazioni che aiutano a vivere, crescere e ad avere delle opportunità, dei
punti di riferimento utili per poter diventare adulti capaci di vivere la propria
realtà.
Da tempo immemorabile, i fito-farmaci, di derivazione vegetale, sono stati
gli strumenti per trattare e/o prevenire una vasta gamma di malattie umane.
Anche se molti aspetti di queste fonti fitofarmaceutiche sono ancora da indagare,
i consumatori non hanno mostrato alcun intenzione di astenersi dall’uso, in
particolare nei paesi economicamente svantaggiati in cui l’accesso alla medicina
moderna rimane scarsamente accessibile. Un esempio di tale fonte fitoterapica è
una pianta conosciuta come Mitragyna speciosa Korth.
59
FONTI ICONOGRAFICHE
Capitolo 1
Fig. 1 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
Fig. 2 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
Fig. 3 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
Fig. 4 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
Fig. 5 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
Fig. 6 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
Capitolo 2
Fig. 7 http://www.overgrow-italy.nl/wp-content/uploads/2010/10/droghe1.jpg
Capitolo 3
Fig. 8 http://www.comunitadirecupero.com/images/immagini/dipendenza-drogaalcool.jpg
Fig. 9 Martinotti et al.
Fig. 10 Martinotti et al.
Fig. 11 Martinotti et al.
60
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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[18] N.R. Carlson, Psicofarmacologia, Abuso di sostanze, in Fisiologia del
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[19] R.G. Carroll, Fisiologia, Elsavier Masson, 2008
[20] Prof. Giovanni Martinotti, Dipendenze, Disturbi da abuso di sostanze, in
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[21] Prof. Alfredo Grilli, Basi biologiche delle dipendenze, in Slidebook,
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[23] Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno,
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[24] Kratom Italia – La vera storia del Kratom
http://www.kratom-wild.com/
[25] Kratom – Storia e l’uso
http://psychotropicon.info/it/kratom-mitragyna-speciosa-2/mitragyna-speciosahistory-and-use/
[26] La scienza del Kratom
http://www.zamnesia.it/content/36-la-scienza-del-kratom
[27] Farmaci Oppioidi
http://www.my-personaltrainer.it/farmacologia/oppioidi-64.html
[28] Mitragina speciosa (Kratom)
http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf
[29] Neurotrasmissione
http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez14/1661458.html
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[30] Prof. Anna Capasso, La terapia del dolore, Università degli Studi di
Salerno
http://www.aosiena.toscana.it/ospedale_senza_dolore/FORMAZIONE%20ARE
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[31] Giovanni Martinotti, Il corpo nell’esperienza del tossicomane, in Giovanni
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[32] Azienda Usl 7 Siena, Unità Operativa Prevenzione Dipendenze
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http://www.insostanza.it/wp-content/uploads/2013/04/Kratom-1803.pdf
[33] Prof.ssa Ballerini, Tossicodipendenza, Cannabis, Farmaci sedativoipnotici, in Slidebook, Università degli Studi di Chieti, 2013
[34] Prof. Renato Bernardini, Droghe e Tossicodipendenza, in Slidebook,
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[35] Maree Teesson, Louisa Degenhardt, Wayne Hall, Le tossicodipendenze, il
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[36] Simonetta Piccone Stella, Droghe e tossicodipendenza, il Mulino, 2002
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