Tesi – Nuove droghe ricreazionali – Il Kratom
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Tesi – Nuove droghe ricreazionali – Il Kratom
CAPITOLO 1 Kratom (Mitragyna Speciosa) Fig. 1 Nome: Mitragyna speciosa (Kratom) Famiglia: Rubiaceae Genere: Mitragyna Specie: Mitragyna speciosa Korth Sinonimi: kratom, ketum; kutum; biak; biak-biak Provenienza: Asia sudorientale (Tailandia, Myanmar) Principi attivi: mitraginina (62,2%), specioginina (6,6%), painanteina (0,8%), speciociliatina (0,8%), 7-α7idrossi-mitraginina (2%) 1.1 Inquadramento e storia del Kratom Il Kratom (Mitragyna Speciosa Korth) è un albero originario dell’Asia sudorientale, luogo dove la pianta viene utilizzata come droga vegetale da tempo immemorabile. Appartiene alla stessa famiglia botanica del caffè (Rubiacea). Questo albero raggiunge i 5 metri di diametro e un’altezza di circa 4-10 metri, ma può essere alto anche 15-30 metri. Le foglie sono di un verde scuro lucido; le parti utilizzate sono appunto le foglie (possono essere di quasi 20 cm di lunghezza e 10 di larghezza) e i piccoli arbusti dell’albero. In Tailandia i nativi 1 hanno sempre utilizzato la pianta per i suoi effetti oppioidi-simili e coca-simili. Il Kratom è stato menzionato per la prima volta nel 1836 nella letteratura occidentale da Basso. Ha descritto i suoi effetti e la sostituzione del Kratom all’Oppio, quando questo era troppo costoso e non disponibile. Inizialmente veniva utilizzato dai lavoratori di sesso maschile in Tailandia e Malesia al fine di aumentare la loro produttività in conseguenza del suo effetto euforico (facilitava il lavoro al sole e al caldo). Al giorno d’oggi l’uso del Kratom è abbastanza comune nei paesi occidentali, consumo sostenuto soprattutto dalla commercializzazione su Internet. E’ spesso utilizzato da coloro che hanno sviluppato una dipendenza da oppio e cercano di ridurre i sintomi di astinenza durante le pause intenzionali. Diventa quindi un sostituto economico che non richiede per l’appunto alcuna prescrizione medica in alternativa all’oppio (ad esempio, buprenorfina). Tradizionalmente viene consumato masticando le foglie fresche deprivate della nervatura centrale. Anche le foglie essiccate possono essere masticate ma, poiché dopo l’essiccazione risultano dure, si preferisce sminuzzarle o polverizzarle prima dell’uso. Dalle foglie essiccate e sminuzzate si ricava, per infusione, una bevanda che può essere consumata come un tè. Il Kratom può anche essere fumato, ma l’effetto risulta meno intenso rispetto a quando viene masticato o bevuto, perché la quantità di foglie necessarie per ottenere una dose che abbia effetto è troppo alta per essere fumata. Un estratto pastoso può essere preparato attraverso una lunga ebollizione delle foglie fresche o secche: con 2 questa procedura l’estratto può essere conservato per lungo tempo. A bassi dosaggi il Kratom trova il suo impiego come stimolante; a dosaggi elevati, come sedativo.[24] Attualmente le foglie essiccate e polverizzate di Kratom vengono utilizzate da coloro che ricercano sostanze legali dagli effetti stimolanti o da coloro che ricercano, invece, effetti sedativi-euforici-analgesici. In Italia né la mitraginina, né la specioginina, né la painanteina, né la speciociliatina, né la 7α-7idrossi-mitraginina come pure l’intera pianta o parti di essa sono inclusi nelle Tabelle contenenti le sostanze stupefacenti o psicotrope sottoposte alla vigilanza ed al controllo di cui l’articolo 14 del Decreto del Presidente della Repubblica 309/90 e successive modifiche. Il Kratom è legale in tutta l’Europa e negli stati Uniti mentre è illegale in Australia dal febbraio 2004 (Schedule 9 SUSPD: Standard for the Uniform Scheduling od Drugs and Poisons). In Tailandia e in Myanmar è stato proibito il consumo della pianta a causa dei suoi effetti narcotici. Il Kratom è utilizzato anche in campo medico, specialmente la medicina tradizionale dell’Africa occidentale lo impiega nella cura della malaria. E’ stato osservato infatti che alcuni alcaloidi del Kratom possono migliorare l’artrite, problemi intestinali, malattie epidermiche e prevenire il cancro e leucemia. In Nigeria è usato per il trattamento di malattie mentali, contro le infiammazioni, ipertensione, mal di testa, artrite reumatoide, gonorrea, malattie polmonari e stabilizzatore del sistema immunitario e della pressione sanguigna. In conclusione, le foglie di Mitragyna speciosa contengono sostanze dotate di 3 proprietà psicoattive quali mitraginina ed alcaloidi ad essi correlati e vengono utilizzate a scopo ricreazionale. Generalmente, gli effetti iniziano dopo 5-10 minuti dall’ingestione e durano circa 6 ore.[25] 1.2 Farmacologia di base Dal Kratom sono stati isolati oltre 25 alcaloidi diversi ma tra questi risultano i principali della pianta: la mitraginina, la painanteina, la speciociliatina e la 7idrossimitraginina (Takaiama). Chimicamente, la mitraginina è la 9-metossicoreinanteidina, una molecola strutturalmente correlata sia alla yohimbina che alla voacangina; e in minor misura alla struttura molecolare delle droghe psichedeliche tipo psilocibina o LSD.[10] Sembra che piante di Kratom cresciute in luoghi geograficamente distanti abbiano un contenuto di alcaloidi differenti. In particolare il contenuto di alcaloidi sembra variare anche nel corso dell’anno, secondo le varie fasi di accrescimento della pianta. Il contenuto di alcaloidi delle foglie di Mitragyna speciosa è intorno allo 0,5% la metà circa è rappresentata dalla mitraginina. Una foglia pesa mediamente 1,7gr. se fresca e 0,43gr. quando essiccata. Venti foglie essiccate contengono circa 20mg. di mitraginina. L’analisi della specie di Kratom tailandese mostra un contenuto di mitraginina pari a 62,2% (estratto crudo), di specioginina pari al 6,6%, di speciociliatina pari allo 0,8, di painanteina pari all’8,6%, e di 7-idrossi-mitraginina pari al 2%. Dalla Mitragyna 4 speciosa di origine malese sono stati estratti i medesimi alcaloidi, sebbene la mitraginina, che anche in questo caso è il principale alcaloide, rappresenti il 12% degli alcaloidi totali. Fig. 2 Nome: Mitraginina Formula Molecolare: C23H30N2O4 Fig. 3 Nome: Specioginina Formula Molecolare: C23H30N2O4 Fig. 4 Nome: Painanteina Formula Molecolare: 5 Fig. 5 Nome: Speciociliatina Formula molecolare: Fig. 6 Nome: 7-α-7idrossi-mitraginina Formula molecolare: Le foglie di Mitragyna speciosa contengono sostanze dotate di proprietà psicoattive quali la mitraginina ed alcaloidi ad essa correlati e vengono utilizzate a scopo ricreazionale come sostituti dell’oppio. Rispetto agli effetti indotti dalla mitraginina pura, quelli derivanti dall’assunzione del Kratom sono differenti e ciò sembra essere dovuto alla presenza di altre sostanze che ne riducono l’attività. La mitraginina è un alcaloide a nucleo indolico, strutturalmente correlato alla psilocibina e all’ergina. Il suo meccanismo d’azione è basato sull’interazione dei recettori oppioidi, dove la sostanza agisce da agonista. La 6 mitraginina esercita un’azione depressiva a livello del sistema nervoso centrale simile a quella indotta dagli oppioidi, con una potenza relativa, rispetto alla morfina, pari al 26%. L’attività analgesica della mitraginina sembra essere legata al gruppo metossile presente in posizione C9 dell’anello indolico. La corinanteidina (9-demetossimitraginina), alcaloide a nucleo indolico privo del gruppo metossilico, che si ritrova in altri generi di piante, non presenta attività analgesica. E stato anche dimostrato che la sostituzione del gruppo metossile con gruppi OH e H produce una variazione dell’attività della molecola, la quale da agonista puro si trasforma rispettivamente in agonista parziale ed antagonista. La mitraginina pseudoindossile, un derivato ossidativo sintetico della mitraginina, esercita in vitro un’attività agonista oppioide con una potenza relativa alla morfina, compresa tra il 34% ed il 67%. Le proprietà analgesiche della mitraginina sono paragonabili a quelle della codeina rispetto alla quale presenta però alcuni vantaggi. A differenza della codeina, infatti, la mitraginina non causa: • dispnea o emesi • induce una sindrome d’astinenza meno marcata • presenta minori effetti anticolinergici e causa una depressione respiratoria meno severa In uno studio condotto sull’animale da laboratorio è stato dimostrato che gli effetti analgesici della somministrazione intracerebrovascolare di antagonisti di recettori µ e dei recettori δ per gli oppioidi ed il pre-trattamento attraverso la 7 stessa via di somministrazione con antagonisti dei recettori µ1, antagonizzano in maniera significativa gli effetti antinocicettivi della mitraginina. Lo studio dimostra quindi che le proprietà analgesiche della sostanza sono da attribuire alla stimolazione dei recettori µ e δ per gli oppioidi. Nel ratto è stato dimostrato che la mitraginina ha anche la capacità di ridurre la secrezione gastrica con un meccanismo basato sulla stimolazione dei recettori per gli oppioidi. Di recente è stato osservato che le deboli proprietà oppioidi della mitraginina non sono da sole sufficienti a spiegare gli effetti oppioidosimili della Mitragyna speciosa. E’ stato perciò ipotizzato che le proprietà della pianta possano essere dovute soprattutto all’attività della 7-idrossimitraginina, una molecola contenuta nelle foglie di Mitragyna speciosa, che mostra una notevole potenza ed un’affinità con i recettori oppioidi rispettivamente circa 13 e 46 volte maggiore rispetto alla morfina e alla mitraginina. In particolare è stato osservato che la 7-idrossimitraginina presenta una dose efficace sul 50% degli animali trattati pari al 6,51 nmoli/topo, la morfina pari al 3,20 nmoli/topo e la mitraginina pari al 60,22 nmoli/topo. L’attività nocicettiva dei composti sopraelencati viene completamente inibita dal naloxone. Nel topo la 7idrossimitraginina, somministrata per via orale alle dosi di 5-10 mg/kg, esercita un’attività antinocicettiva superiore a quella di dosi equivalenti di morfina. La somministrazione di naloxone ed animali da esperimento trattati cronicamente con la 7-idrossimitraginina provoca la comparsa di segni riferibili ad una grave sindrome d’astinenza. Nei confronti degli effetti analgesici della 7- 8 idrossimitraginina e della morfina si può sviluppare tolleranza crociata. Gli altri alcaloidi presenti delle foglie di Mitragyna speciosa hanno una potenza relativa rispetto all’attività analgesica della morfina piuttosto bassa (speciogenina: 3%, painanteina: 1%, speciociliatina: 3%). La speciociliatina è lo stereoisomero in posizione C3 della mitraginina. Uno studio recente, nell’indagare l’effetto del Kratom sul tratto gastrointestinale dei ratti, ha evidenziato le proprietà antidiarroiche di estratti metanolici della pianta. Tra le attività degli estratti dimostrate in laboratorio vi sono quelle antinfiammatoria e antinocicettiva e la capacità di favorire l’ingresso del glucosio nella cellula muscolare; attività questa che può spiegare l’uso come antidiabetico nella medicina popolare dell’Asia sudorientale. E’ stato descritto l’uso del Kratom da parte di soggetti affetti da dipendenza da oppiacei al fine di migliorare e attenuare il dolore nella sindrome d’astinenza. Tale effetto è stato attribuito all’azione agonista che gli alcaloidi della pianta esercitano a livello sopraspinale sui recettori µ e δ per gli oppioidi.[28] 1.3 Meccanismi d’azione Verranno qui di seguito descritti nello specifico i sistemi oppioidi e cannabinoidi. I farmaci oppioidi potenziano l'effetto analgesico degli oppioidi endogeni, mimandone l'azione; queste molecola di natura peptidica svolgono diverse funzioni a livello centrale: 9 • esercitano un controllo inibitorio dello stimolo doloroso; • modulano le funzioni gastro-intestinali ed endocrine e quelle del sistema autonomo orto e parasimpatico; • regolano la sfera emotiva e cognitiva. Tutti i farmaci oppioidi appartengono alla classe conosciuta come analgesici narcotici. Questi farmaci riducono il dolore senza indurre perdita di coscienza, ma causano un senso di rilassamento e di sonnolenza e, ad alte dosi, coma e morte. Come classe farmacologica, sono i migliori antidolorifici che l’uomo conosca. Oltre a indurre analgesia, gli oppioidi presentano una serie di effetti collaterali e anche un senso di benessere ed euforia che possono portare a un loro uso eccessivo. L’uso continuato conduce alla tolleranza e a volte alla dipendenza fisica. Diversamente dagli analgesici, gli anestetici riducono tutte le sensazioni mediante depressione del sistema nervoso centrale (SNC) e causano perdita di coscienza. Gli oppioidi endogeni derivano da macro-peptidi sottoposti a processi di idrolisi enzimatica; si distinguono tre tipologie di oppioidi: le enkefaline, le endorfine e le dinorfine. Per poter comprendere il meccanismo d'azione di questi farmaci è indispensabile conoscere in dettaglio i recettori sui quali gli oppioidi endogeni ed esogeni vanno ad agire; esistono tre tipi recettoriali con cui gli oppioidi interagiscono, seguendo un ordine di affinità e selettività. 1. Recettori μ: hanno un’alta affinità per la morfina e altri oppioidi correlati. la localizzazione di questi recettori è stata mappata mediante autoradiografia in 10 molte specie, compreso l’encefalo umano post mortem. E’ il recettore più numeroso a livello sovra spinale, ma lo ritroviamo anche nella zona midollare, così da consentire una modulazione ubiquitaria del dolore. Le principali funzioni di questo recettore consistono nel controllo: dell'effetto analgesico a livello sovra spinale e spinale; dell'effetto sedativo, benché non in tutte le specie; della ridotta motilità gastro-intestinale per inibizione del rilascio di acetilcolina; del rilascio di ormoni e neurotrasmettitori. 2. Recettori δ: hanno una distribuzione simile a quella dei recettori µ. Sono situati a livello sovra spinale e spinale: è deputato alla modulazione dell'analgesia nelle rispettive aree, sovra spinale e spinale, ed al controllo neuro-endocrino. 3. Recettori κ: hanno una distribuzione molto diversa rispetto ai recettori µ e δ. Possiede la medesima collazione dei recettore δ, ma con diversa funzione; il recettore κ è responsabile degli effetti psicomimetici e della ridotta motilità gastro-intestinale. Modulano anche il bilancio idrico, il senso di fame, il controllo della temperatura e le funzioni neuroendocrine. Tutte e tre le tipologie recettorali presentano lo stesso meccanismo d'azione: sono recettori inibitori legati alla proteina G: una volta attivati, inibiscono l'enzima adenilatociclasi con conseguente riduzione della produzione di AMP ciclico e dell'entrata di ioni calcio, così da determinare un'inibizione dell'eccitabilità della cellula. Questa inattività cellulare si traduce in un minor rilascio di neurotrasmettitori: a livello post sinaptico aumenta la fuoriuscita di 11 ioni potassio, che riduce la reattività del recettore a livello post sinaptico nei confronti del neurotrasmettitore.[27] Le principali attività cellulari comprendono azioni sui canali ionici (K+ e Ca2+) e sull’adenilciclasi, che sono responsabili dell’iperpolarizzazione cellulare e dell’inibizione della liberazione di neurotrasmettitori. Gli oppioidi, endogeni od esogeni, inibiscono la trasmissione dello stimolo doloroso agendo a vari livelli: riducono la capacità percettiva dei nocicettori; a livello delle corna spinali riducono il rilascio dei neurotrasmettitori responsabili della trasmissione del dolore; a livello talamico impediscono la trasmissione dello stimolo doloroso alla corteccia sensoriale: di contro potenziano il controllo inibitorio delle vie modulatorie discendenti. I numerosi effetti dei farmaci oppioidi sono direttamente causati dall’azione dei recettori (µ, δ e κ) che sono ampiamente e irregolarmente distribuiti nel sistema nervoso centrale e periferico. La scoperta dei sottotipi recettoriali ha portato allo sviluppo di oppioidi sintetici progettati per agire su specifici sottotipi recettoriali al fine di indurre analgesia, ma non gli effetti collaterali indesiderati. Ciascun recettore è stato isolato e clonato ed è stato scoperto che è accoppiato a una proteina G che induce effetti metabotropici all’interno della cellula. I ligandi endogeni dei recettori oppioidi furono scoperti nel 1975 e identificati come piccoli peptidi ottenuti dalla scissione enzimatica di peptidi più grandi sintetizzati nel pirenoforo. La biologia molecolare ha evidenziato tre propeptidi distinti da cui originano diversi frammenti oppioidi e non oppioidi. La 12 localizzazione di questi peptidi nel cervello, nel midollo spinale e nell’ipofisi ne suggerisce il coinvolgimento in molte funzioni, fra cui quella endocrina e la regolazione del bilancio idrico, dell’assunzione di cibo e della temperatura corporea.[3] I recettori oppioidi sono concentrati nel mesolimbo e stimolano i recettori presinaptici sui neuroni GABAergici, inibendo il rilascio del GABA. L’inibizione del GABA consente ai neuroni dopaminergici di “accendersi” più efficacemente e determina una maggiore rilascio di dopamina. La maggiore quantità di dopamina dà una sensazione intensamente piacevole.[30] Significativi progressi sono stati fatti nella comprensione dei meccanismi d’azione dei cannabinoidi. Sono stati identificati due tipi di recettori cannabinoidi: • CB1 • CB2 di cui sono stati clonati i geni. Solo il recettore CB1 è localizzato nel cervello, dove è espresso con alta densità nei gangli della base, nel cervelletto, nell’ippocampo e nella corteccia cerebrale. I recettori cannabinoidi appartengono alla superfamiglia dei recettori accoppiati alle proteine G. l’attivazione recettoriale può inibire la formazione di cAMP, inibire i canali Ca2+ voltaggio-dipendenti e attivare i canali K+. Molti recettori CB1 sono localizzati sui terminali assonici, dove inibiscono il rilascio di molti differenti neurotrasmettitori, mentre i recettori CB2 sono localizzati nelle cellule 13 immunitarie. Un aiuto allo studio della funzione dei recettori CB1 è giunto dallo sviluppo di un antagonista selettivo, SR 141716. Il cervello sintetizza diverse sostanze, chiamate endocannabinoidi, che sono agonisti simil-neurotrasmettitoriali per i recettori cannabinoidi. L’anandamide è stato il primo endocannabinoide a essere scoperto ed è il membro del gruppo meglio caratterizzato. Gli endocannabinoidi sono prodotti in base alla necessità a partire dall’acido arachidonico e sono rilasciati dalla cellula tramite un processo che non coinvolge le vescicole sinaptiche. Sono rimossi dallo spazio extracellulare attraverso un processo di captazione e vengono degradati da vari enzimi, tra cui è compreso l’acido grasso amide idrolasi. In certe popolazioni di sinapsi dell’ippocampo e del cervelletto, gli endocannabinoidi funzionano come importanti messaggeri retrogradi. Essi sono rilasciati dalle cellule postsinaptiche con una modalità Ca2+-dipendente, raggiungono i vicini terminali nervosi che possiedono i recettori CB1 e inibiscono il rilascio del neurotrasmettitore da questi terminali.[3] Analizziamo ora entrambi i sistemi per determinare il loro coinvolgimento negli effetti della Mitragyna speciosa. I sistemi oppioidi non sono gli unici a sostenere il ruolo principale lungo gli effetti indotti dalla Mitragyna speciosa, anche i sistemi cannabinoidi interagiscono in backgroud, infatti entrambi i sistemi condividono numerose proprietà farmacologiche antinocicettive. Come già descritto la mitraginina è il più importante alcaloide che si trova nella Mitragyna speciosa, a cui è riservato il merito delle proprietà antinocicettive 14 attraverso il sistema degli oppioidi. Tuttavia, questa proprietà della Mitragyna speciosa è mediata non solo dai recettori oppioidi ma anche da quelli cannabinoidi di tipo 1 (CB1) seppur in modo non diretto.[5] Gli effetti della Mitragyna speciosa possono in parte essere mediati dai recettori CB1. Al fine di determinare quali recettori sono stati coinvolti negli effetti antinocicettivi della Mitragyna speciosa, sono stati utilizzati antagonisti dei recettori CB1. Il recettore antagonista è stato somministrato prima di quello agonista, per constatare che ogni recettore antagonista blocca il suo rispettivo agonista. Come controllo positivo è stato utilizzato, Δ-9-tetraidrocannabinolo (THC). I risultati hanno mostrato che il THC aumenta il periodo di latenza mostrando effetti nocicettivi. La latenza è aumentata significativamente fino ad arrivare a 60 minuti rispetto ai gruppi non trattati con THC. Dopo 60 minuti l’effetto diminuito non era significativo rispetto al gruppo di controllo. Il gruppo con somministrazione di sola Mitragyna speciosa aveva mostrato un aumento importante nella latenza rispetto al gruppo di controllo e il suo effetto antinocicettivo è stato osservato per la durata di 120 minuti. L’effetto analgesico del THC è stato bloccato da AM251 (antagonista cannabinoide). Questo ha provato che la latenza dell’effetto antinocicettivo era significativamente minore di 30 minuti in comparazione al gruppo dove era stato somministrato solo THC. Tuttavia, quando la Mitragyna speciosa era stata somministrata prima di AM251, il tempo di latenza si è prolungato e non era statisticamente significativo rispetto al gruppo con sola Mitragyna speciosa. Questi risultati suggeriscono che la Mitragyna speciosa non 15 esercita la sua azione antinocicettiva direttamente attraverso i recettori CB1.[5] Gli effetti della Mitragyna speciosa possono in parte essere mediati dai recettori κ. La presenza di Naloxone (Nal), un antagonista dei recettori oppioidi non selettivi, ha completamente rovesciato gli effetti antinocicettivi della Mitragyna speciosa, mostrando una significativa diminuzione del tempo di latenza rispetto alla sola somministrazione di Mitragyna speciosa. Lo stesso risultato è stato osservato con naltrindole (NTI), un antagonista del recettore δ e con Naloxonazine (NZI), un antagonista del recettore µ1, facendo ridurre l’effetto antinocicettivo della Mitragyna speciosa. Ma non è stato statisticamente significativo, ciò induce a pensare che la Mitragyna speciosa non agisce soltanto specificamente con il recettore µ1. Tuttavia, la norbinaltorpinina (norBNI) ha bloccato parzialmente l’effetto di Mitragyna speciosa diminuendo significativamente il tempo di latenza quando confrontato con il gruppo si sola Mitragyna speciosa, da 30 minuti a 60 minuti ma non fino a 120 minuti. Questi risultati indicano che la Mitragyna speciosa può, almeno in parte, essere mediata dai recettori µ. In conclusione, i risultati mostrano che la somministrazione di Mitragyna speciosa è in grado di produrre un effetto antinocicettivo. Il meccanismo d’azione per la Mitragyna speciosa non è direttamente mediato dai recettori CB1 dei sistemi cannabinoidi, ma lo è in modo diretto attraverso i sistemi oppioidi sopraspinali.[5] 16 1.4 Effetti comportamentali e fisiologici Ci sono state numerose segnalazioni di tipo non-scientifico sugli effetti comportamentali derivanti da piante asiatiche utilizzate dagli esseri umani. La conoscenza tramandataci generazionalmente ci informa che queste piante aumentano la prestanza fisica (sforzo e resistenza) per esempio durante i lavori effettuati nelle piantagioni di riso; come dopo l’ingestione della Mitragyna speciosa Korth (Ketum) come supplemento al tè. Gli utilizzatori di Ketum segnalano, secondo varie ricerche, che i principali benefici autopercepiti sono: • Aumento della produzione di lavoro e maggiore tolleranza alla luce solare • Maggiore forza muscolare e resistenza fisica • Aumentato desiderio sessuale • Aumentato appetito Gli utilizzatori si descrivono come felici, forti e attivi 5-10 minuti dopo il consumo di Mitragyna speciosa e tali effetti durano per 1-1 ora e 30 minuti. Oltre questi effetti il Kratom viene consumato per ridurre la dipendenza da altre droghe; il consumo giornaliero di una soluzione di Kratom è di 3x250 ml per ridurre i sintomi di astinenza da oppiacei e contiene circa 68-75 mg di mitraginina.[32] Le proprietà elettrofisiologiche di queste piante e loro derivanti hanno effetti positivi sull’epilessia e il mal di testa. Molte piante asiatiche sono state propagandate per essere utilizzate nel trattamento di disturbi psicologici, avendo identificato le loro proprietà psicoattive. La psicoattiva incide sul sistema 17 nervoso centrale, producendo cambiamenti dell'attività mentale e/o del comportamento. Questi rimedi a base di erbe possono produrre cambiamenti nell’umore e nel comportamento così come possono ridurre gli attacchi epilettici. Attualmente, un quarto delle droghe farmaceutiche del mondo contiene sostanze fitochimiche estratte direttamente da piante superiori o loro derivati.[8] Le caratteristiche soggettive dell’intossicazione da Kratom in generale includono sensazioni di euforia, disinibizione, rilassamento, alterazione delle sensazioni e un aumento dell’appetito.[3] I vantaggi segnalati dall’uso del Kratom includono: • Analgesia, anestetico locale, antitosse, antidiarroici • Antiipertensivo • Anti-infiammatori, antipiretici • Ipoglicemico • Effetti antimalarici • Altri benefici presunti sono il prolungamento del rapporto sessuale Una ricerca ha indagato gli effetti soggettivi delle “herbal blends” includendo anche il Kratom, riportano che queste erbe hanno effetti cannabis-simili.[12] Gli effetti sono dose dipendenti: • A basse dosi si produce un effetto stimolante • A dosi più alte, predomina l’effetto oppioide E possono essere: 18 • Analgesici: possono essere bloccati dalla pre-somministrazione di naloxone e ciò vuol dire chiaramente che l’azione è mediata dai recettori oppioidi. La maggior potenza e il più rapido effetto del 7-HMG, rispetto alla morfina, è stato ipotizzato dipendere del suo carattere più lipofilo e dalla sua capacità di penetrare più facilmente la barriera ematoencefalica • Antipiretici-antiinfiammatori: le proprietà anti-infiammatoria paiono dovute alla inibizione della sintesi, rilascio e azione di numerosi mediatori iperalgesici e infiammatori. Essa sopprime le prima fasi dell’edema che è caratteristica dell’infiammazione acuta. L’acido arachidonico e i suoi metaboliti potrebbero essere responsabili dell’attività inibente dell’estratto per un periodo di 4 ore. Gli autori hanno suggerito che l’inibizione del rilascio di mediatori pro-infiammatori e la inibizione della permeabilità vascolare in combinazione con rafforzata immunità, la stimolazione di tessuto di riparazione e di processi di guarigione possono contribuire alla proprietà antiinfiammatoria della Mitragyna speciosa • Antidiarroici: riduce il transito intestinale, riduce la defecazione, come gli oppiacei • Euforizzanti, antidepressivi e ansiolitici: azione tipo cocaina ed oppiacea • Antidiabetici: aumenta la percentuale di ingresso del glucosio nelle cellule e i livelli di proteine che trasportano il glucosio • Anoressizzanti: inibiscono i neuroni nell’ipotalamo laterale e riducono il transito intestinale 19 • Rilassa la muscolatura: bloccano la conduzione, l’ampiezza e la durata del potenziale di azione dei nervi, effetti presenti anche sulla giunzione neuromuscolare.[32] La Mitragyna speciosa ha effetti sia di tipo narcotico che stimolante; entrambi potrebbero costituire un potenziale abuso. Ci sono annotazioni storiche che confermano un uso sistematico e un potenziale di abuso dei preparati di Mitragyna speciosa e più recentemente della stessa mitraginina. L’uso di Mitragyna speciosa come un sostitutivo dell’oppio è descritto per la prima metà dei primi anni del 1800. Le foglie di Mitragyna speciosa contengono un numero di alcaloidi attivi che producono effetti narcotici quando vengono fumate, masticate o bevute in una sospensione liquida. Indipendentemente dal metodo di somministrazione, esse producono effetti simili all’oppio, ed esse erano utilizzate quando l’oppio non era disponibile o troppo costoso. L’esposizione cronica a preparazioni di Mitragyna speciosa può essere seguita da sintomi di astinenza negli esseri umani. Sintomi di astinenza tipici sono: • Ostilità • Aggressione • Lacrimazione eccessiva • Incapacità di lavorare • Dolori muscolari e alle ossa • Movimenti a scatti degli arti 20 I consumatori a lungo termine sperimentano: • Anoressia • Perdita di peso • Insonnia • Iperpigmentazione scura della pelle (in particolare sulle guance, effetti a lungo termine del consumo causano una pelle più scura, anche se l’utente rimane chiuso in casa. Ciò è dovuto all’aumento dell’MSH e così si ipotizza che la mitraginina possa incrementare la produzione di tale ormone) I consumatori a lungo termine sono segnalati come magri, con lo stomaco dilatato, una carnagione insalubre, scura, labbra scure e pelle scura. Altri effetti collaterali includono secchezza delle fauci, minzione frequente e costipazione accoppiato con piccole feci nerastre. Alcuni casi indicano sintomi psicotici a causa dell’abuso di Mitragyna speciosa. Tra gli effetti clinici o tossici vengono riportati casi di: • Convulsioni (che non rispondevano alle benzodiazepine) • Segni di astinenza (ansia, agitazione, tremore, sudorazione e desiderio per la sostanza all’interruzione dell’uso) • Danno colestatico (in una serie di casi la miscela di polvere detta “Krypton” è stata coinvolta in nove decessi umani nel periodo di un anno) La presenza di entrambi, mitraginina e O-demetiltramadolo (il metabolita attivo del tramadolo aggiunto intenzionalmente per ottenere un rafforzato agonismo oppiaceo) sono stati confermati nei campioni di sangue post-mortem. 21 I tossicodipendenti di Mitragyna speciosa sono in grado di soddisfare le loro esigenze di lavoro nella fase iniziale dell’abuso. Tuttavia, dopo il consumo prolungato le attività lavorative sono disturbate a causa di problemi fisici e psichiatrici. Ansia, agitazione, tremori, sudorazione e potente desiderio (craving) di Mitragyna speciosa sono altri sintomi dovuti allo sviluppo della dipendenza.[32] In un numero sempre crescente di blog su Internet, gli effetti delle erbe vengono descritti dagli utenti come in grado di esercitare forti effetti cannabis-simili. In generale gli effetti desiderati comprendono un senso di empatia e di benessere. Nonostante ciò, vi è un crescente numero di casi clinici che descrivono pazienti che rappresentano una parte dell’emergenza medica. Le miscele di spezie sono spesso descritte come energizzanti, euforici e disinibenti, che sono con più probabilità gli effetti desiderabili dagli utenti. E’ stato descritto in uno studio che, dopo circa 8 mesi di utilizzo quotidiano di Mitragyna speciosa ma anche di oppioidi in senso più ampio, i sintomi più comuni sono stati: agitazione, irritabilità e insensibilità. L’ansia è tuttavia uno dei principali effetti collaterali dovuti ad una intossicazione acuta, che si risolve entro 1-2 ore dall’assunzione. Vengono descritti anche depressione, paranoia e allucinazioni in seguito all’improvvisa interruzione della sostanza.[4] Data l’affinità della mitraginina per i recettori oppioidi, si può speculare che la dipendenza e l’astinenza possono essere mediati attraverso questa via. Gli effetti stimolanti psicomotori li portano a continuare il consumo di Mitragyna 22 speciosa fino a che il consumo non si trasforma in necessità. L’economicità e disponibilità locale possono essere fattori che contribuiscono ad aumentare gradualmente il dosaggio giornaliero di Mitragyna speciosa. Un’indagine sistematica della epidemiologia della dipendenza di Mitragyna speciosa nonché dei problemi di salute correlati ad essa è fortemente giustificato. Questo è particolarmente importante alla luce della crescente disponibilità del costituente principale, mitraginina, come una sostanza pura. Nel loro insieme, i dati disponibili dalle relazioni umane e studi su animali suggeriscono che gli estratti di Mitragyna speciosa e le sue proprietà psicoattive possono avere la capacità di indurre potenzialmente dipendenza. Vi è evidenza di sviluppo di tolleranza durante l’uso prolungato che può indurre una aumento della dose per mantenere gli effetti desiderati. Dosi crescenti sembrano aumentare gli effetti collaterali spiacevoli, il che rende il consumo un crescente rischio per la salute. L’uso continuato sembra indurre effetti avversativi astinenziali. Attualmente può essere ipotizzato che questi effetti possono essere guidati dalle interazioni con i sistemi monoaminergici in particolare i sistemi serotoninergici e noradrenergici, nonché quelli con i recettori oppioidi. Tuttavia, attualmente mancano prove di effetti neurofisiologici dei sistemi di ricompensa e della memoria, che necessitano di ulteriori ricerche.[32] La capacità degli oppioidi (sia endogeni sia esogeni) di ridurre il dolore dipende da una rete complessa e molto ridondante di vie nervose a livello sia spinale che sopraspinale. I piccoli neuroni endorfinergici del midollo spinale 23 agiscono su recettori per diminuire la conduzione dei segnali nocicettivi dal midollo spinale ai centri superiori. I neuroni discendenti che provengono dal grigio periacqueduttale danno origine a due vie che bloccano ulteriormente i segnali nocicettivi nel midollo spinale. Queste vie iniziano nel locus coeruleus (noradrenergico) e nel nucleo del rafe (serotoninergico). Inoltre, i recettori oppioidi della neocorteccia modulano la componente emotiva del dolore per ridurre il senso di sofferenza. Come per molte altre sostanze d’abuso, gli oppioidi aumentano la liberazione di dopamina nel nucleo accumbens. Questo effetto si manifesta perché gli oppioidi inibiscono i neuroni GABAergici inibitori nell’area tegmentale ventrale, aumentando quindi la frequenza di scarica cellulare mesolimbica. Tuttavia, poiché la liberazione di DA (dopamina) e NA (noradrenalina) non è necessaria per gli effetti di rinforzo, altri meccanismi non dopaminergici devono entrare in gioco. I farmaci oppioidi mostrano tolleranza a molti effetti farmacologici e tolleranza crociata sia con altre sostanze della stessa classe sia con gli oppioidi endogeni. L’uso prolungato causa dipendenza fisica, caratterizzata da una classica sindrome di “rimbalzo” da astinenza che comprende molti sintomi simil-influenzali, insonnia, depressione e irritabilità. La dipendenza crociata significa che ogni sostanza della famiglia oppioide può interrompere repentinamente i sintomi dell’astinenza. I meccanismi fisiologici della tolleranza e della dipendenza possono dipendere dalla risposta compensatoria delle cellule 24 del locus coeruleus all’inibizione acuta dell’adeniciclasi. L’aumentata attività dell’adenililciclasi e i conseguenti effetti cellulari restano bloccati per tutto il tempo di somministrazione della sostanza esogena. Comunque, se l’uso della droga è discontinuo, l’adenililciclasi non più inibita precipita i sintomi di astinenza. Il condizionamento classico dei segnali ambientali associati a componenti d’uso della droga è importante nello sviluppo della tolleranza e nel mantenimento dell’abitudine alla droga. Il craving condizionato è importante nel causare la ricaduta nel tossicodipendente disintossicato. I programmi di trattamento dell’abuso di oppioidi comprendono la sostituzione della sostanza d’abuso con un oppioide, come il metadone, la buprenofina e il LAAM (Levo-alpha-acetylmethadol). Questi sostituti, quando somministrati per via orale, non causano euforia, ma eliminano il craving per l’eroina. Una seconda opzione di trattamento farmacologico è rappresentata dall’uso degli antagonisti. Gli antagonisti oppioidi sono efficaci nel bloccare i recettori oppioidi.[3] Tuttavia, non sono state dimostrate differenze tra la reattività biochimica, attitudinale o fisiologica delle persone che sviluppano una tossicomania o una dipendenza a quella delle persone che non la sviluppano, sebbene tali differenze siano state ricercate accanitamente. I familiari astemi degli alcolisti, per esempio, hanno una ridotta reattività fisica all’alcol. 25 CAPITOLO 2 La Tossicodipendenza Fig. 7 La tossicomania rappresenta un problema grave per la nostra specie. Consideriamo gli effetti disastrosi causati dall’abuso di una delle sostanze più antiche, l’alcol etilico: incidenti automobilistici, sindrome alcolica fetale, cirrosi epatica, sindrome di Korsakoff, incremento dell’incidenza di patologie cardiache ed emorragie intracerebrali. Il fumo (dipendenza dalla nicotina) aumenta fortemente la possibilità di decesso per cancro dei polmoni, infarto e ictus; inoltre, le donne che fumano in gravidanza generano bambini più piccoli e meno sani. La dipendenza da cocaina può causare comportamento psicotico, danno cerebrale e morte da overdose; inoltre, la competizione per i mercati più redditizi terrorizza interi quartieri, sovverte i sistemi politici e giudiziari e causa 26 molti decessi. Il consumo di “droghe sintetiche” espone a pericoli sconosciuti, a causa di prodotti non controllati e spesso contaminati, come hanno scoperto gli individui che hanno contratto il morbo di Parkinson a seguito dell’assunzione di un oppiaceo sintetico contenente una neurotossina. I tossicomani che assumono sostanze per endovena corrono il grave rischio di contrarre l’AIDS, l’epatite o altre malattie infettive. Cosa rende queste sostanze così irresistibili per tante persone? La risposta è che, come esplicato nel precedente capitolo, ricordando la fisiologia del rinforzo, tutti questi composti chimici stimolano i meccanismi cerebrali responsabili del rinforzo positivo. Inoltre, la maggior parte di essi riducono o eliminano le sensazioni sgradevoli, alcune delle quali prodotte dalle stesse sostanze d’abuso. Gli effetti immediati dell’assunzione di queste sostanze sono più potenti della consapevolezza che, nel tempo, le conseguenze saranno negative.[3] La tossicodipendenza è una malattia che comprende l’uso compulsivo di droghe e l’incapacità di controllarne l’assunzione. L’esposizione ripetuta alla fine si traduce nell’apertura dell’adattamento fisiologico omeostatico per contrastare gli effetti indesiderati dell’esposizione. Al momento della cessazione di assunzione, sia volontario che involontario, il corpo metabolizzerà e cancellerà rapidamente la sostanza. Tuttavia, gli adattamenti omeostatici non diminuiscono facilmente, causando un fenomeno complesso noto come farmaco recesso. I sintomi classici associati al ritiro comprendono l’ansia, mal di testa, 27 convulsioni, dolori, allucinazioni o sindromi simil-influenzali. Il desiderio di evitare e sfuggire i sintomi di astinenza possono essere avversi e portare alla ricerca della sostanza stessa, con conseguente ricaduta. Quindi, un obiettivo importante nel trattamento della dipendenza è quello di alleviare la gravità dei sintomi dell’astinenza. La somministrazione di agonisti oppiacei come il metadone, e la buprenorfina sono il trattamento più comunemente impiegato contro i sintomi dell’astinenza. Tuttavia, l’uso a lungo termine di queste sostanze oppiacee potrebbe istigare ad un’altra fase indesiderabile, la dipendenza e l’abuso. Molti prodotti naturali, come per esempio la Mitragyna speciosa, sono una potente risposta al ritiro dalla droga per gestirne gli effetti. Queste piante hanno una storia ben documentata come rimedio a vari disturbi tra cui diarrea, tosse, dolori muscolari e stanchezza. Sono inoltre frequentemente utilizzate dai tossicodipendenti per ricercare sollievo durante la fase d’astinenza. Tra i fattori vi sono il basso costo del materiale vegetale rispetto alla buprenorfina e l’ampia disponibilità dei venditori.[13] 2.2 Dipendenza, abuso e tolleranza La dipendenza definita anche come addiction dall’inglese “dipendenza” e dal latino addictus “soggetto diventato schiavo per debito” non è un concetto semplice da spiegare. I concetti di Abuso e Dipendenza da Sostanze sono delle modalità patologiche d’uso che prescindono dalla specifica sostanza in esame. 28 La reiterazione dei comportamenti “addictive” comporta un debito progressivamente crescente che determina la perdita della libertà e della capacità di autodeterminarsi.[20] La definizione universalmente riconosciuta, che ci viene fornita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è quella di: “Uno stato di intossicazione cronica prodotta dall’assunzione ripetuta di un farmaco, caratterizzato da un incontrollabile bisogno di assumere, aumentarne la dose e da uno stato di soggezione psichica e talora anche fisica ai suoi effetti.”[33] Verranno elencati di seguito i criteri del DSM-IV per la dipendenza e l’abuso di sostanze tali da definirle: La dipendenza è un modello “maladattivo” dell’uso di sostanze che porta ad alterazioni clinicamente significative della risposta allo stress (“distress”), come manifestato da tre (o più) delle seguenti condizioni che si verificano in qualsiasi momento in uno stesso periodo di 12 mesi: 1. Tolleranza, come definita da entrambe queste condizioni: a) Necessità di quantità marcatamente aumentate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o gli effetti designati b) Effetti marcatamente diminuiti con l’uso continuato della stessa quantità di sostanza 2. Astinenza, come manifestata da entrambe queste condizioni: a) Caratteristica sindrome d’astinenza per la sostanza b) Stessa sostanza (o sostanza strettamente correlata) assunta per ricevere sollievo o evitare i sintomi d’astinenza 29 3. La sostanza è spesso assunta in grandi quantità o per un periodo di tempo più lungo di quello stabilito 4. C’è un desiderio persistente o sono falliti gli sforzi per ridurre o controllare l’uso della sostanza 5. Una grande quantità di tempo è stata impegnata nell’attività necessaria a ottenere la sostanza (per esempio, visite di più medici o guida per lunghe distanze), usare la sostanza (per esempio, fumare una sigaretta dopo l’altra) o recuperare dai suoi effetti 6. Le attività importanti sociali, occupazionali o ricreative o sono state interrotte o sono state ridotte a causa dell’uso della sostanza 7. L’uso della sostanza è continuato nonostante la consapevolezza di un persistente o ricorrente problema fisico o psicologico che probabilmente è stato causato o esacerbato dalla sostanza (per esempio, uso corrente di cocaina nonostante il riconoscimento della depressione indotta da cocaina oppure addiction continua di alcol nonostante riconoscimento dell’aggravamento di un’ulcera dovuta al consumo di alcol). L’abuso è un modello “maladattivo” dell’uso di sostanze che porta ad alterazioni chimicamente significative della risposta allo stress (“distress”), come manifestato dra tre (o più) delle seguenti condizioni che si verificano in un periodo di 12 mesi: 1. Uso ricorrente della sostanza che provoca un fallimento nel ricoprire i maggiori doveri sul lavoro, a scuola o in casa (per esempio, assenze ripetute 30 o una bassa prestazione lavorativa correlate all’uso di sostanze; assenze, sospensioni o espulsioni dalla scuola correlate all’uso di sostanze; non accudire i bambini o trascurare la famiglia) 2. Uso ricorrente della sostanza in situazioni nelle quali è fisicamente rischioso (per esempio, guidare un’automobile o usare un macchinario mentre si è sotto l’effetto della sostanza) 3. Problemi legali ricorrenti correlati alla sostanza (per esempio, arresto per condotta contraria all’ordine pubblico correlata alla sostanza) 4. Uso continuato della sostanza nonostante persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della sostanza (per esempio, discussioni con il partner sulle conseguenze dell’intossicazione, zuffe fisiche[15] L'abuso di sostanze è definibile soltanto in termini di non accettazione da parte della società. Può implicare un uso sperimentale e ricreativo di sostanze, che di solito è illegale, con rischio di arresto; l'uso ingiustificato di sostanze psicoattive per alleviare problemi o sintomi; oppure un uso di sostanze che inizia per le ragioni di cui sopra, ma prosegue a causa della dipendenza e del bisogno di continuare almeno parzialmente l'assunzione, per prevenire le sofferenze dell'astinenza. L'abuso di sostanze prescritte e illegali si manifesta in tutti gli strati socioeconomici, anche tra le persone di livello culturale e professionale elevato. Tuttavia, l'uso più dannoso delle sostanze psicoattive si verifica tuttora in un contesto di povertà. La dipendenza da sostanze si sviluppa in maniera 31 complessa e non del tutto chiarita. Tale processo è influenzato dalle proprietà delle sostanze psicoattive, dalle caratteristiche fisiche predisponenti del consumatore (compresa probabilmente la predisposizione genetica), dalla sua personalità e classe socioeconomica e dal suo contesto culturale e sociale. L'assetto psicologico del soggetto e la disponibilità della sostanza ne determinano la scelta, nonché le modalità e la frequenza di assunzione. In particolare, sono poco conosciuti i meccanismi che portano progressivamente dall'uso sperimentale a quello occasionale e quindi allo sviluppo della tolleranza e della dipendenza fisica. I fattori che conducono all'aumento dell'uso e alla dipendenza o alla tossicomania, possono includere la pressione dei coetanei o del gruppo, un disagio emotivo che viene alleviato sul piano sintomatologico dagli effetti specifici della sostanza, la tristezza, l'alienazione sociale e gli stress ambientali (in particolare se accompagnati da sentimenti di impossibilità di cambiare le cose o di conseguire i propri obiettivi). I medici possono contribuire inavvertitamente all'uso dannoso di farmaci psicoattivi, prescrivendoli con eccesso di zelo a pazienti con problemi di stress e subendo l'astuzia dei pazienti manipolativi. Molti fattori sociali e gli stessi mass media possono contribuire all'aspettativa che le droghe possano alleviare un disagio in modo sicuro, oppure che possano gratificare dei bisogni. In conclusione, l'esito del consumo di sostanze dipende dall'interazione tra la sostanza, il consumatore e il contesto. Non sono state dimostrate differenze tra la reattività biochimica, attitudinale o fisiologica delle persone che sviluppano una tossicomania o una dipendenza e 32 quella delle persone che non la sviluppano, sebbene tali differenze siano state ricercate accanitamente. Tuttavia, i familiari astemi degli alcolisti hanno una ridotta reattività fisica all'alcol. Nei modelli animali è stato identificato un substrato neurale del rinforzo (la tendenza a cercare nuovamente la sostanza e altri tipi di stimoli). Negli studi sugli animali, l'autosomministrazione di sostanze come gli oppiacei, la cocaina, l'amfetamina, la nicotina e le benzodiazepine è associata a un aumento della trasmissione dopaminergica in specifici circuiti mesencefalici e corticali. Questo reperto suggerisce l'esistenza nel cervello dei mammiferi di una via cerebrale di ricompensa coinvolgente la dopamina. Tuttavia, le evidenze che le sostanze psichedeliche e i cannabinoidi attivino questo sistema sono insufficienti, e non tutti i soggetti che sperimentano queste "ricompense" diventano dipendenti o tossicomani. La personalità tossicomane è stata descritta in vario modo dai ricercatori comportamentisti, ma vi sono scarse evidenze scientifiche che esistano tratti di personalità predisponenti caratteristici. Alcune persone descrivono i tossicomani come persone che cercano di evadere dalla realtà, cioè che non vogliono affrontarla e fuggono. Altri descrivono i tossicomani come soggetti schizoidi timorosi, isolati e depressi, con anamnesi di frequenti tentativi di suicidio e numerose lesioni autoinflitte. I tossicomani sono stati descritti anche come fondamentalmente dipendenti e avidi sul piano relazionale, caratterizzati spesso da manifesta rabbia inconscia e da sessualità immatura. Tuttavia, anteriormente 33 all'insorgenza di una dipendenza da sostanze, essi non manifestano il comportamento deviante, orientato al piacere e irresponsabile di solito attribuito ai tossicomani. A volte i tossicomani giustificano l'uso della droga come conseguenza di una crisi, di pressioni lavorative o di una disgrazia familiare che produce temporaneamente ansia o depressione. I medici, i pazienti e la cultura corrente inquadrano l'abuso di sostanze nel contesto di una esistenza o di un episodio vitale disfunzionali, ma poi riversano la colpa di tali disfunzioni esclusivamente alla sostanza o al suo uso. Nella maggior parte dei casi i tossicomani abusano di alcol insieme ad altre sostanze, e possono essere ricoverati più volte in ospedale per overdose, per reazioni avverse o per problemi di astinenza. Recenti concezioni sull’addiction si sono focalizzate più su altre caratteristiche di questo fenomeno. In primo luogo è stato enfatizzato il comportamento, in maniera specifica la natura compulsiva delle ricerca della droga e l’uso della droga nei tossicodipendenti. L’addiction spesso è guidata da una forte urgenza ad assumere la droga, chiama craving. In secondo luogo, l’addiction è considerata un disturbo cronico, ricorrente. Ciò significa che gli individui mostrano addiction per lunghi periodi di tempo e che i periodi liberi dalla droga (remissioni) sono spesso seguiti da ricadute che portano di nuovo all’uso della droga. [3] Esistono tuttavia, due differenti tipi di dipendenza, fisica e psichica. La dipendenza fisica è caratterizzata da due componenti quali: 34 • Tolleranza • Astinenza mentre la dipendenza psichica da: • Craving • Alterazioni comportamentali • Conseguenze psicosociali Differenziare la dipendenza fisica da quella psichica è al giorno d’oggi anacronistico. Ogni sostanza possiede infatti sia effetti tipicamente corporei in associazione ad altri tipicamente psichici, in misura variabile. In realtà è la quantità e la modalità di assunzione di una sostanza che determina la prevalenza di effetti medico-internistico o psicopatologico. In conseguenza, esiste scarso significato della differenza tra droghe leggere e droghe pesanti; questa differenziazione può essere considerata valida esclusivamente per intenti didattici.[20] La dipendenza psichica o detta anche incompleta, si riferisce alla dipendenza da parte di un individuo alla sostanza, la cui sospensione comporta l’instaurarsi di sintomi psichici quali ansia, disforia, depressione, che inducono il ricordo alla sostanza stessa. Ed è caratterizzata dall’attitudine del tossicomane a sperimentare gli effetti psicofarmacologici della sostanza. La dipendenza fisica invece, detta anche completa, viene definita come l’adattamento dell’organismo alla sostanza, per cui una brusca riduzione o sospensione determina l’insorgenza della sindrome d’astinenza (sintomi fisici e psichici). Si associa a sensazioni di 35 soddisfazione e al desiderio di ripetere l’esperienza della sostanza o di evitare il disagio di non averla. Questa anticipazione dell’effetto è un forte determinante dell’uso cronico di farmaci psicoattivi e per alcuni farmaci può essere l’unico fattore manifestamente associato al desiderio intenso della sostanza (craving) e a un chiaro uso di tipo compulsivo. La tolleranza è la perdita di risposta ad un farmaco. Considerando la curva di un grafico dose-risposta alla somministrazione di un farmaco, all'aumentare della dose di farmaco, aumenta l'effetto; con l'uso ripetuto la curva si sposta verso destra (tolleranza) ed è quindi richiesta una dose maggiore per produrre lo stesso effetto precedentemente ottenuto alla dose inferiore. Esistono molte forme di tolleranza che si basano su molteplici meccanismi. La tolleranza può essere selettiva e svilupparsi ad alcuni effetti di un farmaco molto più rapidamente rispetto ad altri. Per esempio, la tolleranza all'euforia prodotta da oppioidi quali l'eroina si sviluppa rapidamente, mentre la tolleranza agli effetti su funzioni vitali, quali la respirazione e la pressione arteriosa si sviluppa più lentamente. Quindi un tossicodipendente tende ad aumentare la dose per mantenere la funzione euforizzante, ma va così incontro a blocco respiratorio. Esistono quattro tipi di tolleranza: 1. Tolleranza innata o congenita 2. Tolleranza acquisita 3. Sensibilizzazione o tolleranza inversa 4. Tolleranza crociata 36 1. La tolleranza innata è una sensibilità (o mancanza di sensibilità), determinata geneticamente, a un farmaco, che è osservabile sin dalla prima volta che il farmaco viene assunto. La tolleranza innata è una variabile individuale che influenza lo sviluppo dell'abuso o della tossicodipendenza. 2. La tolleranza acquisita può essere suddivisa in tre tipi: farmacocinetica, farmacodinamica e tolleranza appresa, comprendente una forma di tolleranza comportamentale riferita come tolleranza condizionata. a) La tolleranza farmacocinetica è determinata da cambiamenti nella distribuzione o nel metabolismo del farmaco dopo somministrazione ripetuta di modo che concentrazioni ridotte siano presenti nel sangue e, di conseguenza, anche nei siti di azione. Tutto ciò si manifesta con la diminuzione dei livelli plasmatici e quindi degli effetti terapeutici. b) La tolleranza farmacodinamica è determinata da cambiamenti adattativi che si sono verificati nell'ambito di sistemi modificati dal farmaco, tali che la risposta a una data concentrazione di farmaco si riduce. I meccanismi più importanti sono la riduzione della densità recettoriale o dell'efficienza dell'accoppiamento del recettore al proprio sistema di trasduzione del segnale. c) La tolleranza appresa è determinata da meccanismi di compensazione che vengono appresi. 37 Un tipo di tolleranza appresa viene definita tolleranza comportamentale. Questo termine descrive le strategie attraverso cui l'individuo consapevole di un proprio deficit impara a mantenere la funzione deficitaria tramite tentativi ripetuti. Un esempio è imparare a camminare lungo una linea retta, nonostante l'incoordinazione motoria prodotta dall'intossicazione da alcol. Un caso a parte di tolleranza comportamentale viene definita come tolleranza condizionata. La tolleranza condizionata (tolleranza specifica per una determinata situazione) è un meccanismo di apprendimento che si sviluppa quando un farmaco viene sempre assunto in presenza di dati riferimenti ambientali (odore associato al farmaco, visione della siringa), questi possono anticipare la presenza del farmaco e dare origine a fenomeni di adattamento ancora prima che il farmaco raggiunga il sito d'azione. 3. La Sensibilizzazione o Tolleranza inversa è l'aumento della risposta con la ripetizione della stessa dose di farmaco (spostamento verso sinistra della curva dose-risposta) ed è tipica di cocaina ed anfetamine. 4. La tolleranza crociata è una tolleranza a farmaci dotati di struttura e meccanismo d'azione simili al farmaco di cui si fa uso ripetuto, ma che non sia stato necessariamente già a contatto con l'organismo prima della somministrazione e dell'assorbimento del suddetto.[34] Uno dei problemi correlati all’abuso di sostanze è l’intossicazione da sostanze. Con il termine intossicazione, che viene dal latino medievale intoxicare, "somministrare un veleno", derivato dal latino arcaico toxicum, "veleno", ed è 38 sinonimo di avvelenamento, si indica lo stato morboso, acuto o cronico, dovuto all'azione svolta sull'organismo da sostanze di per sé stesse nocive, o divenute tali per particolari condizioni (concentrazione elevata, diminuzione dei normali poteri organici di difesa, alterazione della crasi ematica ecc.), che provocano nei tessuti e negli organi alterazioni reversibili o irreversibili, comprendendo tra queste anche gli effetti oncogeni e mutageni. Esistono tre tipi di intossicazione da sostanze: 1. Intossicazione acuta 2. Overdose 3. Intossicazione cronica 1. L’intossicazione acuta è si definisce come l’effetto tossico che una sostanza esercita su un organismo nel corso di un’unica somministrazione o, al massimo, nel corso di varie somministrazioni che si ripetono entro 24 ore. Fenomeni di tossicità acuta si hanno, ad esempio, nel caso in cui un soggetto ingerisca accidentalmente una certa quantità di sostanze farmaceutiche, detersivi, insetticidi, o altri prodotti potenzialmente tossici; oppure nel caso in cui l’ingestione sia volontaria, come in un tentativo di suicidio. E’ violenta e pronunciata, presentando modificazioni nelle condizioni somatiche e psichiche. In sintomi connessi regrediscono del tutto e l’individuo, metabolizzata completamente la sostanza, ritorna allo stato inziale. 2. Con il termine overdose invece si descrive l'assunzione (tramite ingestione, applicazione o altro) di una droga, ma anche di sostanze medicinali o 39 bevande alcoliche, in quantità eccessive. Tale circostanza può portare alla morte. L'overdose è una condizione più propriamente tipica di persone assuefatte a un tale tipo di sostanza della quale necessitano con l'evolversi del tempo e della dipendenza di quantità più e più sostanziali, il che porta a un aumento spesso non controllata dalla persona, fino ad arrivare al punto di non ritorno o di rottura e dunque al decesso. L'overdose più frequente è quella ottenuta con l'assunzione di dosi eccessive di eroina; essendo l'eroina un sedativo del sistema nervoso centrale, essa agisce sui centri respiratori e può comportare il coma, con decesso per asfissia. L'overdose è un fenomeno che riguarda anche le altre droghe e in particolare l'assunzione di stimolanti e di cocaina. La comparsa degli effetti avversi per un aumento del dosaggio di una sostanza sono nel tentativo di mantenere o accrescerne gli effetti gratificanti. 3. L’intossicazione cronica esprime qualsiasi effetto tossico che una sostanza ha su un organismo in periodi di tempo molto prolungati. Fenomeni di tossicità cronica si osservano, ad esempio, in individui che vivono in luoghi di lavoro in cui sono presenti agenti contaminanti e che, pertanto, assumono concentrazioni di tali agenti anche molto piccole ma in modo continuativo. La continua esposizione può causare l’insorgenza di forme tumorali (effetto cancerogeno), o anomalie della funzione riproduttiva, con conseguenti forme di sterilità, insorgenza di malformazioni nel feto (effetto teratogeno della 40 sostanza tossica). Vi può anche essere un’interferenza con i processi di gametogenesi, con i quali si formano le cellule riproduttive, nelle quali possono comparire mutazioni (effetto mutageno della sostanza tossica). I criteri diagnostici per l’Intossicazione da Sostanze secondo il DSM-IV-TR sono i seguenti: A. Lo sviluppo di una sindrome sostanza-specifica reversibile dovuta alla recente assunzione di (o esposizione a) una sostanza. Nota: Differenti sostanze possono produrre sindromi simili o identiche. B. Modificazioni patologiche clinicamente significative sul piano comportamentale o psicologico dovute all’effetto della sostanza sul sistema nervoso centrale (per es., litigiosità, labilità d’umore, deficit cognitivi, difetto delle capacità critiche, compromissione del funzionamento sociale o lavorativo) e che si sviluppano durante o poco dopo l’assunzione della sostanza. C. I sintomi non sono dovuti a una condizione medica generale e non possono essere meglio spiegati con un altro disturbo mentale.[20] Vi sono alterazioni comportamentali come sopra accennato, che caratterizzano l’assunzione delle sostanze. Le sostanze sono spesso assunte in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto. Il desiderio è persistente o appaiono tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza. Una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a procurarsi la sostanza, ad assumerla, o a riprendersi dai suoi 41 effetti. L’ interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative, o ricreative sono causate dell’uso della sostanza. Un uso continuativo della sostanza, avviene nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza.[20] Tutte queste definizioni tuttavia, senza una spiegazione del “vissuto” nel tossicomane è priva di un contesto, quasi priva di un vero significato. 2.3 Psicopatologia dell’esperienza tossicomane Nell’esperienza tossicomane il corpo svolge un ruolo “positivo”, con l’estetica esaltazione dell’assunzione della sostanza, sia in quello “negativo”, nel quale la dimensione del corpo emerge della drammaticità della sintomatologia astinenziale. Riferendoci all’intossicazione, ci riferiamo ad un senso di completo e diffuso benessere limitato all’esclusiva dimensione del soma; nella tossicomania, in tal senso, il sintomo corporeo è da intendere come la comunicazione di un messaggio che non ha mai raggiunto il mentale, che è stato come cortocircuitato nel soma, mai differenziandosi da questo come rappresentazione psichica. Il pensiero del tossicomane è concretistico di un Io debole e immaturo. Assistiamo al fallimento della vita emozionale, che si posiziona fuori dall’area del simbolico, priva di significato, carente di un contenuto latente, scenario nel 42 quale lo psichico è sottoposto al corporeo. Il comportamento tossicomane può essere considerato come la conseguenza di un deficit delle funzioni di mentalizzazione, ovvero della rappresentazione mentale dell’esperienza emozionale e corporea. Negli adolescenti tossicomani lo scarso sviluppo della fantasia e del pensiero, definisce iposimbolizzante la maniera di accedere alla relazione con l’altro. Le difficoltà del tossicomane nel verbalizzare le emozioni e nel dar loro significato, emozioni che possono essere particolarmente travolgenti, forse sono di intensità maggiore che nella persona sana. L’alexitimia è, infatti, un tratto comune nei tossicodipendenti. L’intossicazione tenderebbe a sostituire esperienze emotive con esperienze sensoriali, identificabili solo nei due estremi di benessere e malessere, essendo un codice di lettura binario, ipersemplicistico, capace di decodificare tutta la realtà. Il tossicodipendente vive il proprio disagio attraverso il corpo, il soma diventa strumento per mettere in scena i disturbi psichici, dal semplice disagio alla franca patologia. La tossicodipendenza si distingue per il suo carattere di agito per cui, se nel paziente psicosomatico il deficit di mentalizzazione si mostra direttamente attraverso un disturbo organico, nel tossicomane si esprime principalmente mediante una specifica condotta. Nelle nuove sostanze d’abuso, si nota come queste siano spesso assunte dal soggetto con lo scopo di potenziare la propria resistenza fisica, di stimolare la dimensione somatica, quasi a volerla liberare dal controllo del mentale, fino allo 43 stordimento e alla confusione che determina il distacco completo mente-corpo fino all’estremo patologico (per esempio la depersonalizzazione indotta da LSD). Troviamo un corpo-oggetto, non curante dell’altro, del rapporto intersoggettivo, insensibile e anestetizzato. Il corpo scompare, o meglio, vive di vita propria; c’è la dissoluzione dei confini del corporeo, non più integrati e orchestrati dalla dimensione del mentale così depotenziata dalle sue facoltà. Nel periodo adolescenziale e in quello prima dell’età adulta, il corpo emerge nella sua forza prorompente, che forse il soggetto tenta di manipolare e di dominare con l’abuso di sostanze tossiche.[31] E’ doveroso però annotare un importantissimo risultato che vari studi hanno identificato, ovvero che il vecchio tossicomane da eroina è quasi in via d’estinzione ma si possono ugualmente riscontrare, in molti di loro, alcune caratteristiche ricorrenti come: insicurezza, insufficienti meccanismi di difesa, mancata costruzione di un’identità. Alle quali va aggiunta l’incapacità ad instaurare un adeguato rapporto sia con la realtà interna(emozioni, stati d’animo, sentimenti) sia esterna (relazione con gli altri, capacità di valutare le decisioni prese, elaborazione di progetti realistici e adeguati alla situazione). 44 CAPITOLO 3 “Epidemiologia dell’uso delle nuove sostanze psicoattive in un campione di adolescenti e giovani adulti: uno studio trasversale” Fig. 8 3.1 Metodi Il gruppo di ricerca del Prof. M. Di Giannantonio e del Prof. G. Martinotti ha intrapreso una studio sperimentale, con lo scopo di valutare la diffusione e l’incidenza delle nuove sostanze d’abuso, all’interno di un campione di adolescenti e giovani adulti. Nel corso degli ultimi anni, il potenziale bacino di utenti delle nuove sostanze psicoattive si è notevolmente ampliato, in particolar modo grazie alla diffusione di chat, forum e siti web dove è possibile scambiare informazioni specifiche ed acquistare una vasta gamma di droghe, spesso pubblicizzate come 45 “legal highs”, in quanto non ancora identificate e quindi rese oggetto di divieto nei casi in cui sia necessario e previsto dalle singole legislature nazionali. Secondo gli studi epidemiologici europei, sembra però che solo una parte minoritaria della popolazione giovanile abbia sperimentato queste nuove droghe, ottenendole con maggiore frequenza non tramite Internet ma da amici o in occasioni di festa e rave party. Questo studio in particolare si propone lo scopo di definire la diffusione del consumo di nuove sostanze psicoattive tra adolescenti e giovani adulti. Inoltre viene presa in considerazione la percentuale di rischi e benefici, ovvero effetti positivi ed effetti negativi delle “legal highs” da parte di chi ne fa uso e la disponibilità offerta dal mercato per tali sostanze attraverso i diversi canali di approvvigionamento. Ad un campione di 2.500 soggetti di età compresa fra i 16 ed i 24 anni è stato somministrato un questionario, chiamato “Questionario Uso New Drugs”, volto ad indagare il livello di conoscenza, le fonti di informazione ed eventuali esperienze soggettive in riferimento ad una serie di sostanze selezionate tra le più comuni attualmente sul mercato (herbal highs, fenetilamine, gammaidrossibutirrato e derivati, catinoni e cannabimimetici sintetici). Il campione da noi preso in considerazione è stato selezionato in modo totalmente randomizzato tra giovani residenti in città e paesi differenti, dal nord al centro fino al sud dell’Italia, tale da assicurare l’inserimento di individui provenienti da diversi contesti sociali e culturali. 46 Figg. 9 Questionnario Sommiinistrato Il questionaario era rivvolto a queella fascia di d età che va v dai 16 aai 24 anni,, ovvero d dall’adolesc cenza alla giovane ettà adulta. Sono S stati indagati i il sesso del soggetti, s laa loro occuupazione, la situazione domicilliare con annessa a citttà di resideenza; al f fine di poteer inserire i soggetti all’interno o di un detterminato scenario so ociale e In seguitoo è stato chhiesto se si g geografico. s fosse maai sentito pparlare di “Incensi “ S Spice” e/o “Sali da baagno” e neel caso di una u rispostaa affermatiiva, quale sia s stata laa fonte di informazio i one (amici,, internet o altro). E’ stato chiessto se si fo osse mai f fatto uso dii tali sostannze e nel caaso di una risposta r aff ffermativa ddi riferirnee il lasso teemporale di utilizzoo e gli efffetti sogg gettivi provvati, con annessa fonte f di a acquisto. C una liista di varrie nuove sostanza come Con c (Ice,, Shaboo, Crystal M Meth, Ayaahuasca, N Nbome, F Fly, Solaris, Salvia Divinorum m, Kratom m, GHB 47 (Liquid X), Special M (MKET, MXE, metossietamina) e Krokodil (desomorfina) si è cercato di scoprire quanti soggetti avessero mai sentito parlare di queste sostanze e nel caso in cui se ne fosse anche fatto uso. Si è cercato di stabilire inoltre, in che percentuale i soggetti facessero uso di tabacco (sigarette), bevande energizzanti (caffè, Coca Cola, Red Bull e Monster), alcolici ed altre sostanza d’abuso (cannabis, cocaina, eroina, ecstasy e ketamina). Per quanto riguarda l’assunzione di alcolici, si è indagato se questa fosse esercitata fino alla perdita del controllo e se fossero stati mai assunti in concomitanza ad altre sostanza d’abuso nel corso della stessa serata configurandola in un lasso di tempo preciso. Infine, si è chiesto di calcolare una media di tempo trascorso, in ore, connesso alla rete attraverso tutti i dispositivi con equipaggiata una connessione Internet e di valutare la propria soddisfazione generale di vita, su una scala che va da 0 (per niente soddisfatto) a 10 (totalmente soddisfatto). 3.2 Risultati A fini puramente statistici e descrittivi, sono stati estrapolati 500 soggetti come campione parziale dei 2.5000 complessivi del totale studio. Sui 500 soggetti esaminati sono stati valutati e presi in considerazione numerosi parametri, con un’enfasi specifica posta sulla conoscenza delle sostanze da parte dei giovani intervistati e del loro relativo utilizzo. E’ emerso che le conoscenze delle nuove sostanze indagate è globalmente parziale a differenza dell’uso 48 diretto delle suddette che è risultato essere circoscritto solo ad alcune delle nuove sostanze. Il 10,4% dei soggetti ha visto usare una delle sostanze indagate o conosce qualcuno che ne fa uso ed è in grado di riferirne gli effetti. L’acquisto delle sostanze risulta essere avvenuto attraverso amici e conoscenti nel 75% dei casi, nel restate 25% mediate Internet. Tra gli effetti indotti vengono riportate alcune espressioni come: “adrenalina”, “sballo”, “benessere”, “rilassamento”, “sonnolenza”. I 46,8% dei soggetti esaminati è risultato essere un fumatore, con un consumo medio di 12 sigarette/die nei soggetti facenti uso. L’assunzione di Energy Drinks si attesta invece sul 20,2% del campione, la grande maggioranza dei soggetti (74%) presentano un consumo di 1 unità/die, prefigurando quindi una probabile situazione di dipendenza. Il consumo di alcolici è risultato presente nel 50,8% dei soggetti presi in esame, dei quali il 98% ne ha talvolta fatto uso fino alla totale perdita di controllo (Binge Drinking). Considerando il campione generale, la percentuale dei Binge Drinking si attesta sul 48,4%. Questo risultato è apparso come totalmente inaspettato. L’utilizzo di altre sostanze d’abuso di più largo consumo è risultato presente nel 20,6% del campione. Nel’80,5% l’uso di altre sostanze ha riguardato la Cannabis, seguita dalla Cocaina (11%) e da altre droghe tra cui Ecstasy e Ketamina. Il 15,8% del campione utilizza più sostanze nel corso della stessa serata, configurando una condizione di disturbo da uso multiplo di sostanze. Nella gran parte dei casi (70%) il poliabuso avviene con una frequenza di 1 volta al mese. Mediamente il 49 tempo trascorso in rete (PC, Smartphone, Tablet) per singolo soggetto ammonta a 3 ore e 50 minuti/die. Su una scala analogica visiva da 0 a 10 sulla qualità della vita percepita dal soggetto, il valore medio è risultato pari a 7.2. Fig. 10 Fig. 11 50 3.2 Discussione I dati esaminati più sopra concordano in linea generale in modo coerente con quelli da noi attesi per quanto concerne la conoscenza e l’uso delle nuove sostanze. E’ emerso per quanto che in Italia non c’è una conoscenza ed un consumo delle nuove sostanze elevata come nel resto d’Europa. I risultati indicano una conoscenza delle “legal highs” parziale e un utilizzo seppur quantitativamente ristretto, presumibilmente rilevante rispetto alla popolazione generale. Il dato più significativo e al contempo inaspettato è la percentuale di soggetti (98%) che praticano Binge Drinking (assumere alcolici fino allo stordimento) tra quelli che fanno utilizzo di bevande alcoliche (50.8%). Il presente lavoro porta in sé dei limiti epidemiologici fedeli alla realtà concreta e non ci permette pertanto di arrivare ad una conclusione estendibile alla totalità dei casi esistenti. L’analisi fatta offre però la possibilità di riflettere sulla complessità del mondo delle droghe, complessità che è molto difficile da ridurre, poiché siamo dinanzi ad un fenomenoo in continua evoluzione sia dal punto dell’entrata all’interno del mercato, che della tipologia di utenti che si avvicina a questo mondo e ne rimane avvinto. I prodotti commerciali della Mitragyna speciosa sono ora ampliamente disponibili su Internet. Sono offerte resine, come foglie secche o in polvere o come gomma da masticare sotto la voce “Kratom Mitragyna”, “Kratom concentrato” o “campione di pianta Kratom” e molti altri ancora. Tuttavia, le 51 qualità variano e i preparati non sempre contengono i prodotti della Mitragyna speciosa. Il contenuto di mitraginina in questi prodotti varia da 1,2% a 6,3% e quella del 7-HMG da 0,0%1 a 0,04%. Recenti rapporti indicano che il suo uso si è diffuso negli Stati Uniti e in Europa; ampiamente venduto in Internet come “sballo legale” ovvero “legal highs” e relazioni sugli effetti del consumo di Kratom nell’uomo sono emersi di recente in entrambi i Paesi. La diffusione del mercato online, come prima riportato, ha attratto molti consumatori ad utilizzare la pianta come auto trattamento dell’astinenza alcolica o da oppiacei o nel dolore cronico. In realtà esso rappresenta un’alternativa più economica alla consolidata terapia di sostituzione oppiacea ed è ottenibile senza prescrizione medica.[32] Ci proponiamo di aumentare il numero di dati a nostra disposizione in modo da avere misure ancora più significative. L’indice di Pearson ha mostrato in una prima analisi una correlazione negativa tra qualità della vita alla Personal Wellbeing Index (P=0.06). Sebbene allo stato attuale possa essere considerato solo un trend, l’incremento della numerosità campionaria potrà probabilmente condurre a portare il dato nei limiti della significatività. E’ stato scritto che la contabilizzazione dei tossicodipendenti in Italia come in tutti i paesi del mondo è un’impresa senza esiti certi e che il desiderio e l’esigenza delle comunità nazionali di conoscere esattamente “quanti sono” sono destinati a rimanere perennemente delusi. L’epidemiologia deve fare i conti con le lacune dei rilevamenti statistici, in questo caso con la profonda riluttanza della 52 “malattia” tossicodipendenza a venir allo scoperto. Il numero dei tossicodipendenti che vengono censiti, in Italia e altrove, rappresenta la punta di un iceberg, a causa della resistenza dei soggetti, per molteplici ragioni, a uscire dall’anonimato: ma ancora più sconosciuto rimane il mondo dei consumatori, che tossicodipendenti non sono affatto e magari non lo diventeranno mai. Poiché le sostanza psicoattive sono proibite dalla legge, non c’è modo di rilevare il numero di coloro che le acquistano e le usano così come si può farlo per il tabacco o per l’alcol. D’altra parte nessun tipo di indagine, per ora, ha provato a distinguere tra consumo e dipendenza in quest’area (come dire tra chi beve birra e un alcolista), tanto è vero che non appena un semplice consumatore esce allo scoperto viene subito classificato come tossicodipendente: anche un ragazzo spaventato che ha fatto uso di eroina per la prima volta e si è precipitato da un medico della Usl per farsi rassicurare entra nella schiera dei tossicodipendenti per forza di classificazione (e di cartella clinica). Dunque il fenomeno tossicodipendenza ha una sua faccia sommersa, che si suppone abbastanza estesa, anche se l’esatto perimetro del sommerso è di difficile misurazione. E ancora più ampio è il pianeta dei consumatori, occasionali, abituali, intermittenti, week-enders, di cui sappiamo pochissimo e di cui alcune porzioni vengono di tanto in tanto alla luce con l’etichetta sbagliata (cioè come tossicodipendenti a tutti gli effetti). E’ indubbiamente questo uno dei motivi che inducono certi studiosi a dubitare che i parametri convenzionali della scienza epidemiologica, calibrati sulla contabilità dei casi clinici sicuramente 53 accertati, possano applicarsi fedelmente al fenomeno della tossicodipendenza, dove l’accertamento è difficile e il confine tra consumo e dipendenza molto sfumato. I tossicodipendenti censiti in Italia risultano 155.228 alla fine del 1999, secondo i calcoli del Ministero della Sanità e del Ministero dell’Interno. Di questi la maggior parte (134.547) provengono dai registri delle strutture pubbliche e un numero più piccolo (20.781) da quelle private. Possiamo chiamarli tossicodipendenti “censiti” in quanto conteggiati dai servizi pubblici e privati cui si rivolgono. Come già detto, non è escluso, anzi è probabile, che nel novero vengano compresi semplici consumatori. Tutte le altre persone coinvolte, che non si rendono visibili, sono o consumatori saltuari troppo giovani per capire che l’uso di droga può invischiarli pericolosamente (quindi non interessati alla prospettiva di un trattamento e non veri tossicodipendenti o non ancora) oppure persone che rimangono tagliate fuori per motivi sociali e personali, incapaci di cercare un aiuto, incredule rispetto al beneficio che potrebbero trarne, già troppo compromesse in attività illegali. Le statistiche sui tossicodipendenti in trattamento vengono raccolte da due ministeri, Interno e sanità, mentre quello della Difesa si occupa dei giovani in servizio di leva e quello di Grazia e Giustizia della presenza di tossicodipendenti tra i detenuti. Sono aumentati nel corso degli anni i tossicodipendenti censiti? Si, sono aumentati (nel 1991 superavano di poco le 70.000 unità) ma è un si che va valutato. Dal 1991 sono quasi raddoppiati i pazienti che si rivolgono ai servizi 54 pubblici; quelli che si rivolgono alle strutture provate, dopo un picco massimo nel 1993, sono leggermente diminuiti e mostrano ultimamente un andamento stazionario. Poco alla volta le persone con problemi di droga sono venute a conoscenza delle opportunità terapeutiche offerte dai centri e vi hanno fatto ricorso in numeri crescenti. Molti consumatori, segnalati ai prefetti dalla polizia e dai carabinieri per uso personale di sostanze (cioè per semplice consumo: l’uso personale non costituisce più reato penale), sono state esortate ad accostarsi ai servizi sanitari, sia pubblici sia privati, e una parte di loro, circa un terzo, ha accolto il consiglio. Le crescita numerica non segnala un grande allargamento del bacino di tossicodipendenti quanto piuttosto un’abitudine più generalizzata delle persone, indirizzate spesso dagli amici già in cura, a entrare in un circuito terapeutico. [36] 55 CONCLUSIONI Da sempre gli esseri umani si impegnano nel consumo di sostanze che non sono necessarie per la sopravvivenza. Tali sostanze possono cambiare i parametri fisiologici del corpo e/o la percezione soggettiva e il comportamento. Quindi i composti psicoattivi, sono consumati con l’intenzione di cambiare lo stato mentale e il comportamento del consumatore. Tale obiettivo è comunemente presente in quasi tutte le culture umane note e può essere rintracciato tra le più antiche testimonianze dell’uomo e dei suoi manufatti. Il fenomeno della droga è esistito fin dai tempi più remoti, infatti, nelle civiltà asiatiche e sudamericane la droga era usata per scopi religiosi, medici e come relax. L’Europa occidentale venne a contatto con la droga solo, quando Colombo scoprì l’America, solo una minima parte della popolazione europea conosceva e usava stupefacenti. La droga si diffuse in tutta Europa soltanto nell’ ‘800 ed era usata da artisti, aristocratici e a volte da gente del popolo. Ad oggi, di fronte al complesso fenomeno della tossicodipendenza, ci si rende conto che non è facile dare una spiegazione o trovare delle semplici soluzioni. Tutti noi sappiamo che l’uomo ricerca nella sua vita la felicitò, essa infatti, è intrinseca nella sua natura e ne determina il suo agire. Ogni individuo nel corso della sua esistenza cerca di raggiungerla, cerca di conoscere e scoprire quali sono i proprio bisogni per poterli soddisfare ed appagare. Spesso però la vita di ogni individuo è costituita non solo da momenti di felicità, ma anche da 56 momenti di tristezza, e a volte l’essere umano piuttosto che affrontare la realtà, cerca di sfuggire da essa. Questo può essere attuato in diversi modi e uno di questi è costituito dall’utilizzo di sostanze stupefacenti, perché si ha la convinzione che grazie ad esse i problemi possono essere risolti, cancellati, rimossi. Si sa che la droga procura piacere immediato perché riesce a placare una sofferenza, riesce a sedare un malessere. Spesso l’individuo non trova nella sua vita momenti digioia, di soddisfazione, di divertimento; anzi quest’ultima è pervasa da un senso di noia, di frustrazione, alla quale non si riesce più a dare un senso, un significato. Tuttavia si arriva all’uso di sostanze stupefacenti per diversi motivi, a volte per sentirsi più forti, più sereni, più adatti a certi contesti e situazioni. Spesso gli adolescenti consumano sostanze in gruppo, generalmente ciò viene vissuto come un rito, una prova di coraggio; queste prime esperienze possono essere effettuate per curiosità, ricerca di piacere, desiderio di evasione dalla grigia quotidianità, necessità di riempire la noia quotidiana dandole un senso. Personalmente credo che nell’adolescente oltre alla ricerca di piacere vi è anche il gusto del rischio, della trasgressione, che nell’esperienza di assunzione della sostanza trova un modo per esprimersi. L’uso occasionale di sostanze stupefacenti per trasgredire le regole, rientra nell’articolato percorso di ricerca della propria identità, di allontanamento della propria cultura, di differenziazione dalle norme genitoriali, per potersi sentire padrone e artefice 57 del proprio destino. Questo desiderio di trasgressione di solito è legato al disagio evolutivo che l’adolescente sta vivendo, e che è componente essenziale nella formazione dell’identità. Tuttavia quel desiderio di trasgressione diventa certamente problematico quando il disagio sfocia in disadattamento, inteso come malessere diffuso, come incapacità momentanea a superare i compiti di sviluppo, fino ad arrivare all’assunzione di comportamenti devianti. Tale comportamento deviante, trasgressivo è riconducibile e diversi fattori psicologici, famigliari, sociali e culturali, in costante dialettica ed interazione tra loro. In questi casi il fenomeno della tossicodipendenza nasce per lo più su un terreno di disagio psicologico, esistenziale e individuale che è il riflesso di un vasto malessere famigliare e sociale, reale o vissuto come tale dal soggetto. Da un lato questi ragazzi non hanno incontrato, nei momenti fondamentali della loro vita, figure adulte positive che potevano essere per loro punti di riferimento, che potevano dare ascolto alle loro domande, alle loro incertezze ed esigenze, ai loro racconti aiutandoli così a soddisfare i propri bisogni. In altre parole non hanno incontrato adulti significativi, né in grado di mostrare loro affetto, stime e comprensione, né capaci di rielaborare insieme le esperienze da loro vissute traendo da esse significati educativi per il loro futuro. Dall’altro pur avendo incontrato modelli positivi non è avvenuto in loro un perfetto meccanismo di identificazione con le figure adulte significative. Tali ragazzi hanno solo imitato, copiato un determinato modello, seppur positivo, ma non si è verificato in loro il processo psicologico di introiezione, ossia la capacità di introiettare, far propri 58 determinati comportamenti che hanno potuto osservare, vedere in queste figure adulte significative. Tutto questo non è avvenuto perché l’adolescente non è riuscito a modificare la struttura del proprio sé. Concludendo posso comunque affermare che è fondamentale saper investire sulle persone, non partendo dai loro problemi ma soprattutto dai loro reali bisogni, cercando di lavorare in questo senso, con più attenzione educativa. E’ importante partire dai bisogni delle persone, dare un significato, uno scopo, un obbiettivo per la loro vita. Bisognerebbe riuscire a creare delle condizioni tali che la persona nell’affrontare i problemi della propria vita e nell’occupare tempo e spazio non deve ricorrere a forme di fuga o rimozione. Inoltre si può comprendere quanto sia fondamentale ed importante nella propria vita avere delle relazioni che aiutano a vivere, crescere e ad avere delle opportunità, dei punti di riferimento utili per poter diventare adulti capaci di vivere la propria realtà. Da tempo immemorabile, i fito-farmaci, di derivazione vegetale, sono stati gli strumenti per trattare e/o prevenire una vasta gamma di malattie umane. Anche se molti aspetti di queste fonti fitofarmaceutiche sono ancora da indagare, i consumatori non hanno mostrato alcun intenzione di astenersi dall’uso, in particolare nei paesi economicamente svantaggiati in cui l’accesso alla medicina moderna rimane scarsamente accessibile. Un esempio di tale fonte fitoterapica è una pianta conosciuta come Mitragyna speciosa Korth. 59 FONTI ICONOGRAFICHE Capitolo 1 Fig. 1 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf Fig. 2 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf Fig. 3 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf Fig. 4 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf Fig. 5 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf Fig. 6 http://www.iss.it/binary/drog/cont/Mitragina_speciosa.pdf Capitolo 2 Fig. 7 http://www.overgrow-italy.nl/wp-content/uploads/2010/10/droghe1.jpg Capitolo 3 Fig. 8 http://www.comunitadirecupero.com/images/immagini/dipendenza-drogaalcool.jpg Fig. 9 Martinotti et al. Fig. 10 Martinotti et al. Fig. 11 Martinotti et al. 60 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA [1] Presidenza del consiglio dei ministri - Dipartimento Politiche Antidroga (Sistema nazionale di allerta precoce e risposta rapida per le droghe), Mitragyna Speciosa, Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento del Farmaco Fondazione “S. Maugeri”, Centro Antiveleni di Pavia, Dipartimento delle Dipendenze, Azienda ULSS 20, Verona, 18/11/2009 [2] Karl. L. R. Jansen, M. D. Colin J. Prast, Psychoactive properties of Mitragynine (Kratom), Journal of Psychoactive Drugs, Vol. 20(4). Oct-Dic, 1988 [3] Jerrold S. Meyer, Linda F. 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