Programma Provvisorio di Bonifica

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Programma Provvisorio di Bonifica
Regione Lombardia
CONSORZIO DI BONIFICA
DELLA MEDIA PIANURA BERGAMASCA
Via S. Antonino, 7/a - BERGAMO
PROGRAMMI PROVVISORI DI BONIFICA
(l.r. 14 gennaio 1995, n. 5)
GUIDA METODOLOGICA
Bergamo, 8 aprile 1999
INDICE
GUIDA METODOLOGICA
A) DOCUMENTI DI CARATTERE CONOSCITIVO
3
1 Notizie generali
1.1 Il comprensorio ed il consorzio di bonifica
1.2 Profilo geografico
1.3 - Profilo socio - economico
1.4 Profilo territoriale
1.5 I caratteri fisici del territorio
2. Il quadro di riferimento normativo e programmatico
Elenco delle principali leggi e piani
Quadro riassuntivo del riferimento normativo e pianificatorio
Osservazioni conclusive
3. Disponibilità delle acque
4. L'agricoltura: storia, situazione e tendenze
4.1 I caratteri delle aziende agricole
4.2 L'assetto territoriale, la produzione e gli investimenti fondiari
5. L’ambiente naturale
5.1 Le risorse naturali
5.2 Il paesaggio e l’ecosistema agricolo
6. Le opere di bonifica e di irrigazione: storia, situazione, sviluppo
6.1 Lo stato generale della bonifica idraulica ed irrigua
6.2 Le opere idrauliche ed i corsi d'acqua in gestione
6.3 Le opere irrigue
6.4 Le altre opere di bonifica
3
4
4
10
19
35
41
52
52
55
84
86
91
91
96
100
100
119
124
124
126
129
140
B. DOCUMENTI PER L’INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI
7. Il quadro di riferimento comprensoriale
8. Gli obiettivi del programma
142
143
150
C. DOCUMENTI DI PROGETTO SU INTERVENTI, AZIONI E PROPOSTE
174
9. Le opere di bonifica
175
1. Canalizzazione e sistemazione naturalistica del canale di Gronda nord – ovest (Roggia Curna ) 175
2a. Programma previsionale triennale programma generale per la realizzazione di “vasche di
pioggia” nel comprensorio
177
2b. Canale di Gronda Sud
179
3. Ripristino e riadeguamento del tratto canale di scarico della Roggia Verdellina nel Torrente
Morletta
180
4. Sistemazione del Torrente Morletta da Bergamo a Castel Rozzone.
181
5. Ripristino ed adeguamento di tratto del Fosso Mornichello defluente nel Torrente Zerra
182
6. Interventi di ricalibratura e manutenzione su fiumi e torrenti non classificati del comprensorio 183
7. Realizzazione dello scaricatore della Roggia Vignola nella Roggia Vailate e ristrutturazione di un
tratto di Roggia Vailata a salvaguardia dell’abitato di Treviglio
185
8. Recupero dei muri spondali della Roggia Serio
186
9. Recupero dei muri spondali della Roggia Morlana
187
10. Ristrutturazione a fini idraulici della Roggia Castrina
187
10. Le opere irrigue
188
1
1. Interventi di ripristino di tratti di rete irrigua e di colo consortile danneggiati dagli eventi
alluvionali del giugno 1997
188
2. Integrazione delle portate irrigue delle Rogge Bolgare e Conta mediante ripristino del
sollevamento di acque da falda – pozzo Noce
189
3. Canalizzazione tratti canali primari e sistemazione manufatti di derivazione delle rogge Morlana e
Colleonesca
190
4. Canalizzazione del ramo superiore della Roggia Patera
191
5. Sistema irriguo di Caravaggio – sistemazione tratto canale Roggia Rondanina a monte strada
Rivoltana
192
6. Telecontrollo e telecomando del sistema idraulico – irriguo consortile
192
7. Realizzazione di una vasca di regolazione settimanale per la rifasatura dei deflussi del Fiume
Serio in Albino e di garanzia per assicurare il minimo deflusso vitale
194
8. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda IV lotto III stralcio
196
9. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda V lotto – opere residue – II stralcio –
sottostralcio B3
196
10. Ristrutturazione di tratti delle Rogge Trevigliesi
197
11. Sistemazione tratti canali primari della Roggia Brembilla
199
11. Le proposte di tutela e valorizzazione del territorio agricolo
200
Area della collina
200
Area della pianura settentrionale
201
Progetto “orti familiari”
201
Area dell'Isola Bergamasca
203
Progetto “l’isola bergamasca: un Progetto di sviluppo rurale”
203
Area della pianura meridionale
207
12. Proposte di tutela del quadro ambientale
209
1. Progetto Banche Dati
210
a. Banca Dati Catastale
210
b. Monitoraggio e gestione delle risorse idriche
210
c. Banca Dati Biologica
211
2. Progetto “L’Isola Bergamasca”: un’agricoltura sostenibile in un ambiente sostenibile
212
3. Parco delle Rogge. Progetto di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua consortili
213
4. Progetto Orti familiari
213
5. Progetto di collegamento dei biotopi attraverso la rete dei corsi d’acqua naturali e superficiali
della pianura bergamasca
214
6. Progetto di compostaggio dei rifiuti
216
7. Progetto Difesa del suolo
216
8. Progetto Sistemazioni idrauliche interconnesse dei canali
217
2
GUIDA METODOLOGICA
A) DOCUMENTI DI CARATTERE CONOSCITIVO
3
1 Notizie generali
1.1 Il comprensorio ed il consorzio di bonifica
Il comprensorio Media Pianura Bergamasca si estende su una superficie globale
di 79.079 ettari, comprendente in tutto o in parte 108 Comuni, appartenenti alle
provincie di Bergamo (78.872 Ha), Brescia (35 Ha), Cremona (54 Ha) e Lecco
(118 Ha). Si tratta dell’area che si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e
discende lungo la sponda sinistra del fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda)
da una parte e dall’altra lungo la sponda destra del fiume Oglio (da Castelli
Calepio a Calcio) estendendosi a sud fino al confine con la provincia di
Cremona. Interessa una popolazione complessiva di circa 625.000 abitanti.
L'altimetria è variabile da oltre 300 m s.l.m. fino a circa 100 m s.l.m.
nell'estremità sud. Soprattutto nella zona meridionale i terreni, di origine
alluvionale, presentano una natura argillosa-limosa a limitata permeabilità anche
se di modesto spessore e poggianti su un substrato grossolano ad elevata
permeabilità.
Le stesse caratteristiche di elevata permeabilità sono riscontrabili in superficie in
zona montana e nell'alveo dei principali torrenti, consentendo l'originarsi di una
ricca falda acquifera, ampiamente impiegata da privati per fini industriali,
potabili ed anche irrigui.
Il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca possiede (alla data del
Censimento dell’agricoltura del 1990) una Superficie Agraria Totale (SAT) di
49.300 ettari ed una Superficie Agraria Utilizzabile (SAU) complessiva di quasi
43.000 ettari.
4
L’attività di bonifica del comprensorio consortile, consiste nella periodica e
costante manutenzione, esercizio e vigilanza di una fittissima rete di canali irrigui
e di colo (con uno sviluppo complessivo di circa 550 Km) che raccolgono le
acque nei canali di bonifica per farle defluire nei fiumi demaniali.
La zona compresa oggi nel territorio di competenza del Consorzio di Bonifica si
caratterizza per un’antica tradizione irrigua, risalendo le prime opere ai secoli
XIII e XIV. Ciò nonostante il territorio bergamasco lamentava una limitata
disponibilità di risorsa idrica. Dagli anni trenta di questo secolo per l’agricoltura
bergamasca si evidenziò così l’esigenza di poter disporre di risorse idriche con un
deflusso costante e sicuro nei mesi centrali dell’irrigazione. Le acque dei corsi
bergamaschi Brembo, Serio e Cherio per la loro instabilità durante i mesi estivi
non potevano assicurare questo tipo di fornitura idrica. Proprio in quel periodo si
procedette agli sbarramenti dei laghi di Como e Iseo che consentirono di poter
disporre fra l’altro di “acque nuove” derivanti dagli invasi e attribuibili alle
utenze irrigue delle provincie di Brescia, Cremona, Milano e in minor misura di
Bergamo.
Nel primo dopoguerra la C.C.I.A. di Bergamo avanzava al Ministero dei LL.PP.
domanda di concessione di acque nuove da rilevarsi dal fiume Adda e
contemporaneamente avanzava al Ministero Agricoltura e Foreste domanda di
classifica del territorio bergamasco in Comprensorio di Bonifica di II° categoria
ai sensi e per gli effetti della Legge 13/2/1933 n° 215 in materia di bonifica.
Il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, dopo molte difficoltà,
si costituì quindi, come Ente di diritto pubblico, il 22 novembre 1955 (DPR n°
2634 Div. II). Il suo Statuto fu approvato il 14 febbraio 1956 con Decreto
Ministeriale n° 361; nel 1961 ne venne approvato un nuovo testo modificato,
infine lo Statuto fu rivisto e aggiornato ottenendo l’approvazione della Giunta
Regionale della Lombardia con delibera n° 4974 in data 6/9/1976: tale testo è
attualmente in vigore.
5
Inizialmente l’attività del Consorzio si sviluppava sull’intera superficie del
suddetto comprensorio, interessando 92 Comuni amministrativi ed una superficie
di quasi 41.785 ettari. Nel 1961 venne pubblicato il “Piano Generale di Bonifica”
e l’anno seguente iniziarono le attività per la realizzazione delle opere
programmate.
Dopo i primi anni di studio, che si protrassero fino al 1962, l’attività del
consorzio ebbe concreto inizio nel 1983, con la concessione dei primi
finanziamenti.
Con il DM n° 1046 del 15 novembre 1973 vennero attribuite al Consorzio le
funzioni di:
1. Manutentorio delle opere sulle acque del fiume Serio e dei torrenti Cherio e
Morla.
2. Utilizzazione idrica, come da richiesta avanzata nel settembre 1968 ai sensi
dell’art. 72 del TU sulle acque ed impianti elettrici.
Con il DPR 616 del 24 luglio 1977, le competenze in materia di Bonifica
integrale (bonifica e irrigazione) passarono dal Ministero Agricoltura e Foreste
alle Amministrazioni Regionali. In particolare, per la Regione Lombardia, tali
funzioni vennero assunte dall’Ufficio Bonifica ed Irrigazione dell’Assessorato
Agricoltura.
Il 26 novembre 1984 venne pubblicata la Legge Regionale n° 59, testo
coordinato sul “Riordino dei Consorzi di Bonifica”, dove venne prevista la
copertura con Consorzi di Bonifica dell’intero territorio regionale, e vennero
definiti gli attuali confini.
6
L'idrografia superficiale è rappresentata dall'Adda e dall'Oglio che con i rispettivi
affluenti (Brembo e Serio per l'Adda e Cherio per l'Oglio), attraversano l'intero
comprensorio.
Contrariamente ai due corsi principali, che hanno le loro sorgenti in alta quota e,
nonostante l'influenza delle regimazioni derivanti dagli usi idroelettrici,
presentano portate interessanti durante tutto l'anno (anche per l'effetto di
laminazione causato dai laghi di Como e d'Iseo), i restanti corsi d'acqua hanno
origine dai versanti sud delle montagne bergamasche, poco elevate e
caratterizzate da scarsa permanenza di nevi.
Ciò origina un forte regime torrentizio, ancora più evidente nei corsi minori
(torrenti Dordo, Lesina, Morla, Morletta, Zerra, Tirna e Rillo), che interessano
l'intero comprensorio.
Lo stesso poi è percorso da un'importante rete di fossati e rogge, prevalentemente
ad uso promiscuo irriguo e di bonifica, la cui gestione è resa difficile sia dagli
accentuati picchi derivanti dai regimi torrentizi sia dalle recenti variazioni
dell'uso del suolo, che hanno comportato lo sviluppo di aree impermeabilizzate
ad uso civile, industriale e commerciale, con aumenti dei coefficienti udometrici,
diminuzioni dei tempi di corrivazione e conseguenti ondate di piena di forte
entità.
Inoltre, particolare caratteristica del territorio è la presenza di tre falde affioranti
(isoipse 150, 120 e 105 circa) aventi origine nelle parti elevate dei permeabili
conoidi del Brembo, Serio e Cherio, falde intensamente sfruttate quali fonti di
approvvigionamento idrico e, per questo, in fase di progressivo abbassamento.
Nell'ambito del comprensorio consortile sono identificabili 8 bacini idraulici
indipendenti.
La differenziazione fra i singoli bacini consente comunque di parzializzare i
diversi interventi e rende necessaria un'analoga differenziazione nelle attività
consortili. In realtà si tratta sempre di sub bacini confluenti nei due fiumi
7
principali (Adda e Oglio), per cui nelle rappresentazioni tradizionali adottate
negli studi e descrizioni territoriali sono sovente riuniti nei bacini maggiori.
a) Bacino del torrente Sonna. Si tratta di un piccolo bacino, prevalentemente
montuoso, con piccole aree coltivate in prossimità dell'Adda ed alcuni
insediamenti industriali. Per la sua limitata dimensione e per la giacitura viene
normalmente ricompreso nell'ambito del territorio dell'Isola
b) Bacino dell’Isola. Comprende la zona dell’“Isola bergamasca”.
c) Bacino del torrente Quisa. E' un piccolo bacino prevalentemente montano che
comprende i comuni di Almè, Villa D'Almè, Paladina, Valbrembo e Mozzo.
d) Bacino del torrente Morla. Benché di limitate dimensioni, questo bacino, che
comprende i comuni di Ponteranica e Sorisole, interessa anche la parte
settentrionale di Bergamo. Dopo l'attraversamento di Bergamo, il Morla è ripreso
e regimato da parte del Consorzio sia per fini irrigui che di bonifica.
e) Bacino del fiume Brembo. E’ sito all'estremità occidentale del Consorzio e
costituisce uno dei bacini con maggiori interventi di bonifica, attraverso una fitta
rete di canali e rogge ad uso promiscuo con un entità di quasi 76 m. quadrati/Ha
f) Bacino del fiume Serio. Il Serio rappresenta il principale bacino idraulico del
Consorzio.
g) Bacino del fiume Oglio e del torrente Cherio. E' un bacino che si situa
all'estremità nord-est del Consorzio.
8
h) Bacino dei Pozzi e Risorgive. Costituisce la parte più meridionale del
Consorzio e presenta la particolarità di una diffusa presenza di Risorgive
ampiamente utilizzate a fini irrigui.
Sono state identificate tre diverse falde, fuoriuscenti alle isoipse 150, 120 e 105
m, ampiamente sfruttate per usi industriali e potabili.
Il forte impiego ha causato un depauperamento e l'abbassamento medio della
falda libera. Di conseguenza si è sempre più accentuata l'esigenza di pompaggi
da pozzi per usi irrigui, effettuati sia da parte del Consorzio che direttamente da
privati, al fine di sostituire i tradizionali apporti naturali delle risorgive.
Si tratta di una superficie che mantiene una vocazione agricola, che trova
nell'irrigazione un fondamentale supporto: le competenze del Consorzio non
coprono l'intero territorio, che anzi è frazionato ed intercalato con sistemi privati
di pompaggio e distribuzione.
La zona attorno al comune di Caravaggio è servita da un'ampia rete, con
incidenza di circa 48 m2/Ha, la cui manutenzione è però gestita solo in parte dal
Consorzio medesimo.
Per le restanti parti è disponibile solo una rete di limitate dimensioni, anche se è
prevista la ristrutturazione e il riordino delle diverse utenze. Si tratta di un settore
dove si avverte maggiormente l'esigenza di un intervento coordinato del
Consorzio, anche nell'esercizio delle sue funzioni di utilizzazione idrica ai sensi
del RD n° 1775 dell'11 dicembre 1933.
Dal punto di vista patrimoniale le opere che il consorzio gestisce sono:
− opere appartenenti a privati: possono essere di proprietà del consorzio di
bonifica stesso, oppure di persone fisiche diverse dal consorzio e da questo
gestite;
9
− opere appartenenti al demanio statale o regionale: è il caso di opere eseguite
dal consorzio mediante finanziamenti pubblici e che per la loro natura hanno
dovuto essere inserite negli elenchi demaniali statali o regionali.
Per quello che riguarda gli altri organismi operanti sul territorio e coinvolti nella
gestione delle acque, si segnala un’unica utenza importante esterna, la
Federazione Utenze Irrigue in Sponda Destra del Fiume Oglio-Bassa Pianura
Bergamasca. Essa gestisce tre derivazioni: le rogge Sale, Donna e Antegnate.
Derivano nel complesso 10 m3/s e irrigano 4.000 Ha nel complesso.
Esistono altre numerose compagnie private di minore importanza, preesistenti
alla costituzione del Consorzio e che conservano un'autonomia amministrativa e
gestionale.
1.2 Profilo geografico
Con la deliberazione del Consiglio Regionale della Lombardia n. IV/213,
pubblicata con il BU RL del 23 luglio 1986, viene definita la “Suddivisione in
comprensori di bonifica del territorio regionale non già classificato di montagna”
ai sensi dell'art.5
LR
26 novembre 1984, n° 59.
Assieme ai restanti
comprensori regionali, vengono definiti per il “Comprensorio n° 6
(denominazione provvisoria :”MEDIA PIANURA BERGAMASCA”) i seguenti
confini:
Partendo dal fiume Adda, all'intersezione col confine settentrionale del Comune
di Cisano Bergamasco:
10
• il limite della comunità montana n° 15 (Lario Orientale) lungo il confine
settentrionale del Comune di Cisano Bergamasco;
• il limite della comunità montana n° 14 (Valle Imagna) lungo i confini dei
comuni di Cisano Bergamasco, Pontida, Ambivere, Barzana, Brembate di Sopra,
Valbrembo, Paladina, Almè e Villa d'Almè;
• il limite della comunità montana n° 13 (Valle Brembana) lungo i confini dei
comuni di Villa d'Almè, Sorisole e Ponteranica;
• il limite della comunità montana n° 12 (Valle Seriana) lungo i confini dei
comuni di Ponteranica, Torre Boldone, Gorle e Scanzorosciate;
• il limite della comunità montana n° 9 (Valle Cavallina) lungo i confini dei
comuni di Scanzorosciate, Cenate Sotto, San Paolo d'Argon, Gorlago e Carobbio
degli Angeli;
• il limite della comunità montana n° 7 (Monte Bronzone e Basso Sebino)
lungo i confini dei comuni di Grumello del Monte e Castelli Calepio sino al
fiume Oglio;
• il fiume Oglio sino alla presa del Naviglio della città di Cremona;
• il Naviglio della città di Cremona sino alla presa della roggia Cantaranella;
• la roggia Cantaranella sino al confine settentrionale del comune di
Fontanella;
• il confine settentrionale ed occidentale del comune di Fontanella sino al
Naviglio di Barbata;
• il Naviglio di Barbata sino alla strada Isso-Mozzanica;
• detta strada e il confine tra le province di Bergamo e Cremona sino al fiume
Serio;
• il fiume Serio sino al confine settentrionale del comune di Sergnano;
• breve tratto di detto confine fino alla strada Sergnano-Mozzanica;
• la strada medesima verso nord sino al limite dell'abitato di Mozzanica;
• strada per la cascina Vallarsa sino al confine occidentale di Mozzanica;
• detto confine tra le province di Bergamo e Cremona;
11
• il confine di provincia sino alla ferrovia Cremona-Treviglio;
• breve tratto della roggia Cremasca sino al confine del comune di Vailata;
• il confine orientale del comune di Vailata e, in continuazione, il confine
meridionale, orientale e settentrionale del comune di Calvenzano;
• la roggia Vailata sino alla presa sul fiume Adda;
• il fiume Adda sino al confine settentrionale del comune di Cisano
Bergamasco, a chiusura del perimetro.
Il territorio interessato è descritto sulla C.T.R. al 50.000 nei fogli B/5; C/5; C/6
(vedasi Tavola 1 in appendice).
L'attuale comprensorio di bonifica, delimitato dalla citata delibera del Consiglio
Regionale, comprende il territorio di 107 comuni amministrativi (tabella 1.1),
distribuiti tra le provincie di Bergamo, Cremona, Lecco e Brescia (tabella 1.2).
tabella 1.1 - Comuni del comprensorio.
N
Comune
Prov.
% in Compr.
1
Albano S. Alessandro
BG
100
528
2
Almè
BG
100
196
3
Ambivere
BG
100
324
4
Antegnate
BG
100
942
5
Arcene
BG
100
423
6
Azzano S.Paolo
BG
100
421
7
Bagnatica
BG
100
625
8
Barbata
BG
41
320
9
Bariano
BG
100
704
10
Barzana
BG
100
206
11
Bergamo
BG
100
3876
12
Bolgare
BG
100
840
13
Boltiere
BG
100
405
14
Bonate Sopra
BG
100
594
15
Bonate Sotto
BG
100
627
12
ha
16
Bottanuco
BG
100
572
17
Brembate Sopra
BG
100
434
18
Brembate Sotto
BG
100
545
19
Brignano Gera d'Adda
BG
100
1183
20
Brivio
CO
30
238
21
Brusaporto
BG
100
501
22
Calcinate
BG
100
1472
23
Calcio
BG
65
1247
24
Calusco d'Adda
BG
100
824
25
Canonica d'Adda
BG
100
317
26
Capralba
CR
4
48
27
Capriate S. Gervasio
BG
100
583
28
Caravaggio
BG
100
3281
29
Carobbio degli Angeli
BG
100
667
30
Carvico
BG
100
438
31
Castelli Calepio
BG
100
991
32
Castel Gabbiano
CR
2
6
33
Castel Rozzone
BG
100
165
34
Cavernago
BG
100
746
35
Cenate Sotto
BG
100
451
36
Chignolo d'Isola
BG
100
529
37
Chiuduno
BG
100
663
38
Cisano
BG
100
754
39
Ciserano
BG
100
520
40
Cologno al Serio
BG
100
505
41
Cividate
BG
100
955
42
Comun Nuovo
BG
100
1753
43
Cortenuova
BG
100
636
44
Costa Mezzate
BG
100
510
45
Covo
BG
100
1274
46
Curno
BG
100
462
47
Dalmine
BG
100
1160
48
Fara Gera d'Adda
BG
28
300
49
Fara Olivana
BG
100
493
50
Filago
BG
100
534
51
Fornovo
BG
100
695
52
Ghisalba
BG
100
1021
53
Gorlago
BG
100
556
54
Gorle
BG
100
241
13
55
Grassobbio
BG
100
825
56
Grumello del Monte
BG
100
982
57
Isso
BG
39
195
58
Lallio
BG
100
214
59
Levate
BG
100
531
60
Lurano
BG
100
398
61
Madone
BG
100
298
62
Mapello
BG
100
850
63
Martinengo
BG
100
2171
64
Medolago
BG
100
376
65
Misano
BG
100
611
66
Montello
BG
100
174
67
Morengo
BG
100
1028
68
Mornico
BG
100
699
69
Mozzanica
BG
67
630
70
Mozzo
BG
100
356
71
Orio al Serio
BG
100
303
72
Osio Sopra
BG
100
503
73
Osio Sotto
BG
100
745
74
Pagazzano
BG
100
504
75
Paladina
BG
100
204
76
Palazzolo sull'Oglio
BG
17
300
77
Palosco
BG
100
1045
78
Pedrengo
BS
100
355
79
Pognano
BG
100
317
80
Ponteranica
BG
100
837
81
Ponte San Pietro
BG
100
459
82
Pontida
BG
100
1014
83
Pontirolo Nuovo
BG
100
1083
84
Presezzo
BG
100
213
85
Romano di Lombardia
BG
100
1803
86
San Paolo d'Argon
BG
100
507
87
Scanzorosciate
BG
100
1078
88
Seriate
BG
100
1241
89
Solza
BG
100
123
90
Sorisole
BG
100
1232
91
Sotto il Monte
BG
100
512
92
Spirano
BG
100
946
93
Stezzano
BG
100
925
14
94
Suisio
BG
100
458
95
Telgate
BG
100
812
96
Terno d'Isola
BG
100
399
97
Torre Boldone
BG
100
344
98
Torre de Roveri
BG
100
270
99
Treviglio
BG
91
2900
100
Treviolo
BG
100
927
101
Urgnano
BG
100
1397
102
Valbrembo
BG
100
366
103
Verdellino
BG
100
378
104
Verdello
BG
100
715
105
Villa d'Adda
BG
100
601
106
Villa d'Almè
BG
100
636
107
Zanica
BG
100
1466
TOTALE
77643
tabella 1.2 - Riassunto superficie per provincia.
Provincia
ettari
Bergamo
77.171
Brescia
118
Cremona
300
Lecco
54
TOTALE
77.643
Il calcolo della contribuenza utilizzato dal Consorzio di Bonifica della Media
Pianura Bergamasca segue oggi quattro diverse linee principali, con alcune
varianti al loro interno; la combinazione fra le differenti possibilità fornisce oltre
un centinaio di diversi computi.
In pratica la suddivisione risulta essere:
15
a) ruoli catastali
b) ruoli dei fabbricati
c) ruoli irrigui
d) canoni per concessioni
a) Ruoli Catastali
Nell’ambito
dei
ruoli
catastali
vengono
identificate
due
tassazioni:
a1) tassazioni di contribuenza generale
a2) tassazioni per altra contribuenza o spese di esercizio
Le tassazioni di contribuenza generale fanno riferimento alla superficie catastale,
che viene moltiplicata per due diversi coefficienti: il primo (TA-COEFF) è un
coefficiente comprendente le caratteristiche del terreno, il secondo (TA-VA-AG)
fornisce il ragguaglio ai costi di riferimento.
Le tassazioni per spese di esercizio prevedono invece il calcolo del reddito
dominicale virtuale (REDD.DOM.VIRTUALE) definito come prodotto fra il
reddito dominicale, se noto, per i medesimi coefficienti sopra ricordati, ovvero,
se non indicato, il preventivo calcolo di un reddito dominicale presunto ottenuto
dalla superficie catastale dichiarata, moltiplicata per parametri di qualità
dipendenti dalla natura del terreno e della coltura.
Analogo metodo viene applicato per la determinazione dei redditi dominicali
presunti attribuibili alle opere pubbliche (strade ecc.) non altrimenti determinati.
b) Ruoli dei Fabbricati
I fabbricati immessi a ruolo sono parimenti sottoposti a due diverse tassazioni:
b1) tassazioni di contribuenza generale
b2) tassazioni per altra contribuenza o spese di esercizio
Le tassazioni di contribuenza generale si differenziano a seconda che venga
indicata la sola superficie del fabbricato ovvero anche una superficie catastale
(quindi terreno).
16
Nel primo caso l’importo è calcolato mediante il prodotto fra la superficie del
fabbricato (in m2) ed il coefficiente (TA-VA-AG ) che fornisce il ragguaglio ai
costi di riferimento.
Nell’altro caso viene definito il concetto di carato (prodotto fra rendita catastale e
(TA-COEFF), un opportuno coefficiente) a sua volta moltiplicato per l’aliquota
corrispondente (TA-ALIQ) per fornire l’importo.
Le tassazioni per spese di esercizio prevedono invece il calcolo del reddito
catastale virtuale (REDD.CAT.VIRTUALE) definito come prodotto fra il reddito
catastale, se noto, per i medesimi coefficienti sopra ricordati, ovvero, se non
indicato, il preventivo calcolo di un reddito catastale presunto ottenuto dalla
superficie catastale dichiarata (m2), moltiplicata per parametri di qualità
dipendenti dalla dislocazione e caratteristiche del fabbricato.
c) Ruoli Irrigui
Il calcolo dei ruoli irrigui risulta particolarmente complesso a causa della varietà
di situazioni riscontrate sul territorio.
Si dispone infatti di 4 tipologie di calcolo, ciascuna suddivisa in tre frazioni
(anticipo, saldo ed ammortamento) per altro dipendenti da 12 diversi “stati” delle
particelle.
A ciò si aggiunga che, come già menzionato, attualmente il bilancio del
Consorzio prevede la suddivisione nelle singole rogge, distretti e, in alcuni casi,
subdistretti, situazione però, che a causa delle differenze esistenti, sarà
difficilmente accorpabile.
d) Canoni per concessione
La regolamentazione dei canoni per concessione è semplificata dalla normativa
vigente (R.D. 368/904, TU 11/12/33 n° 1775 e Legge n° 36/94) che in pratica
impone sia le metodiche di esazione che le aliquote.
I modi di esazione attuale rispondono a tali condizioni, prevedendo direttamente,
per i diversi concessionari, gli importi dovuti.
17
Ciò consente di considerare tali importi come voce a se stante nell’ambito del
bilancio, che non richiede pertanto alcuna variazione anche nell’ottica del nuovo
piano di classifica.
La gestione dell’insieme delle informazioni necessarie alla formulazione delle
aliquote di contribuenza avviene mediante supporto informatico che elabora i dati
di un archivio catastale interno, con identificazione puntuale, per ogni ditta
iscritta, del valore dei differenti coefficienti e metodi di calcolo, sia pure con
l’assenza di alcuni dati di notevole interesse quale, ad esempio, il codice fiscale.
L’introduzione e la variazione dei dati in detto archivio è però avvenuta in modo
incompleto per quanto riguarda i riferimenti catastali necessari alla
identificazione territoriale del singolo immobile, ma non essenziali nell’attuale
configurazione del riparto.
Ciò deriva, indubbiamente, dalla struttura del catasto della Provincia di Bergamo,
organizzato su fogli catastali “aperti”, quindi con delimitazioni non
corrispondenti alla morfologia del terreno, bensì a delimitazioni rettilinee
arbitrarie (tracciate a tavolino) intersecanti sia particelle che opere varie.
Inoltre manca anche la delimitazione amministrativa del singolo comune, quindi
si riscontrano sovente indicazioni difficilmente riconducibili ad una cartografia
del territorio.
Si aggiunga poi che, per potere identificare alcune particelle, sono stati introdotte
indicazioni e sub divisioni di comodo, utili ai fini della gestione del Consorzio,
ma non rispondenti alle specifiche del reale Catasto.
La contribuenza generale del Consorzio (vedi Tavola 2a) è suddivisa in due
sezioni (contribuenza irrigua e contribuenza idraulica).
La contribuenza irrigua (vedi Tavola 2b in allegato) è a sua volta suddivisa in
sette zone omogenee di approvvigionamento con differenti tariffe di irrigazione:
18
- zona dell’Isola-Impianto Pluvirriguo del Fiume Adda (non ancora attivato);
- zona dei Pozzi (£/Ha 150.000-180.000);
- zona servita dalle derivazioni del fiume Brembo (£/Ha 130.000-160.000);
- zona servita dalle derivazioni del fiume Serio (£/Ha 130.000-160.000);
- zona servita dalle derivazioni del fiume Cherio (£/Ha 80.000-120.000);
- zona servita dalle derivazioni del fiume Oglio (dato non conosciuto);
- zona servita dall’impianto Pluvirriguo del fiume Oglio (£/Ha 300.000-350.000).
La contribuenza idraulica (vedi tavola 2c in allegato) viene invece articolata in
cinque comprensori ai quali sono applicate tariffe di contribuenza media diverse:
- comprensorio scaricatore Roggia Serio (contribuenza media £/Ha 225.000);
- comprensorio canale di Gronda Sud (contribuenza media £/Ha 55.400);
- comprensorio bonifica idraulica torrente Morla (contrib. m. £/Ha 103.000);
- comprensorio bonifica idraulica fiume Serio (contrib. m. £/Ha 21.600)
- comprensorio scolmatore torrente
1.3 - Profilo socio - economico
Il comprensorio ha una popolazione di 628.119 abitanti (dati anagrafici ISTAT
1995, cfr. Tab. 1) distribuita su una superficie di circa 775 Kmq1 . E’ il terzo
comprensorio più esteso dopo il Varese e l’Est Ticino Villoresi ed è anche uno
dei quattro comprensori più densamente popolati (lo superano solo i due
comprensori appena citati ed il Brianza): vi risiedono 816 abitanti per Kmq
contro i 382 medi calcolati per il complesso delle aree comprensoriali (dati
ISTAT ‘95, cfr. Tab. 1.1). La popolazione residente nel 1995 rappresentava una
1
In merito al procedimento adottato per il calcolo di questi valori si veda l’Introduzione al fascicolo.
19
quota significativa (8,19%) di quella complessiva di tutte le aree comprensoriali
(cfr. Tab. 1).
Il comprensorio, inoltre, mostra uno dei livelli più elevati di densità degli
insediamenti di attività economiche rispetto a tutte le altre aree comprensoriali,
un primo indice del forte sviluppo economico che lo caratterizza: vi operano
circa 271 addetti per kmq (è superato solo dai comprensori Est Ticino Villoresi,
Varese e Brianza; cfr. fascicolo riepilogativo) contro una media di 117 add./kmq
(dati Aspo ‘94, cfr. Tab. 1.1).
Fanno parte del comprensorio 102 comuni, tutti di medio-piccole dimensioni ad
esclusione di Bergamo (l’unico comune con più di 100.000 abitanti): 64 comuni
quasi equiripartiti tra le fasce 1.001-3.000 e 3.001-5.000, 29 di medie dimensioni
(5.001-10.000 ab.) e solamente 6 di medio-grandi dimensioni (10.001-30.000
ab.); il comprensorio conta, tuttavia, solo 2 comuni di piccolissime dimensioni
(meno di 1.000 ab.) (dati ISTAT 1995, cfr. Tab. 1).
Lo sviluppo degli insediamenti residenziali è avvenuto, innanzitutto ed in misura
molto consistente, nella prima cintura di Bergamo: anche comuni molto piccoli
come Almè, Ponte San Pietro, Presezzo registrano densità demografiche di
livello
non molto discosto da quello di Bergamo (2954 ab./kmq) (dati ISTAT ‘95, cfr.
Tab. 1.1). A riprova di ciò si può osservare come, a fronte di un incremento
demografico a livello comprensoriale dell’8% circa tra l’81 ed il ‘95 (e +10%
circa nel periodo precedente) che interessa quasi tutti i comuni circostanti
Bergamo, questa città abbia fatto registrare un trend negativo (-5% circa nel
periodo ‘81-’95 e più o meno lo stesso andamento nel decennio precedente) (cfr.
Tab. 1 e cartina sulla popolazione). Si incominciano, tuttavia, ad intravedere i
primi segni di saturazione in alcuni comuni vicini a Bergamo (Ponte San Pietro,
Treviolo, Paladina; cfr. cartina sulla popolazione).
20
In effetti lo sviluppo insediativo attorno al polo di Bergamo (116.990 ab. nel
1995) ha portato alla formazione di centri conurbati che si saldano alla città
ormai diventata la “Grande Bergamo”.
Un fenomeno simile, anche se di proporzioni inferiori, ha riguardato il polo di
Treviglio (25.319 ab. nel 1995; 802 ab./kmq): anche in questo caso lo sviluppo
residenziale, a volte anche significativo, si è concentrato attorno alla città.Tra i
comuni che presentano il livello più elevato di densità demografica vi sono Fara
Gera d’Adda (1116 ab./kmq), Canonica d’Adda, Castel Rozzone (1477 ab./kmq)
e Capriate San Gervasio (dati ISTAT ‘95, cfr. Tab. 1.1). Mentre tutti questi
comuni segnano un trend di crescita della popolazione tra l’81 ed il ‘95,
Treviglio registra nello stesso periodo un trend negativo (-3% circa).
Sia nel caso di Bergamo, sia in quello di Treviglio vi è stato, quindi, un
traboccamento di abitanti verso i comuni di cintura. Tra Bergamo e Treviglio si
inserisce poi il polo di Dalmine che, assieme ad alcuni comuni della direttrice
BG-Treviglio, disegna una linea ad alta densità abitativa (cfr. Tab. 1.1 e cartina
sulla popolazione).
Considerazioni particolari vanno fatte per la zona di Isola (racchiusa tra i fiumi
Adda e Brembo), un’area storicamente irrigua. Lo sviluppo dell’urbanizzato, in
quest’area, è stato condizionato fortemente da quello della rete di canali di
irrigazione che, essendo particolarmente fitta, ha costretto lo sviluppo insediativo
(residenziale e commerciale) ad essere dello stesso tipo. In particolare, lo
sviluppo è stato del tipo a rete con una maggiore concentrazione lungo la SS
Francesca. In questa zona si parla oramai di saturazione dal punto di vista
insediativo.
21
Lo sviluppo degli insediamenti, sia residenziali sia produttivi, è avvenuto
soprattutto nella parte ovest del comprensorio (fino alla direttrice BG-Treviglio),
mentre l’est è rimasto e rimarrà, se ci si attiene al quadro desumibile dalla Carta
Mosaico degli insediamenti previsti dai PRG, sostanzialmente agricola. E,
tuttavia, i comuni a più forte sviluppo (incrementi demografici superiori al 40%)
sono collocati proprio nella fascia est del comprensorio (Cavernago, Bagnatica,
Brusaporto, Pedrengo ed altri comuni limitrofi in misura minore; cfr. Tab. 1). E’
un’area che raccoglie i benefici di uno sviluppo economico che si è spostato ad
est (si veda oltre), in direzione della Val Cavallina.
Le direttrici di sviluppo sono state quelle viarie con la preferenza per alcuni poli:
nel caso delle abitazioni Bergamo, Treviglio e, in misura minore, Somma
Lombarda; per gli insediamenti produttivi, invece, oltre a Bergamo e Treviglio vi
è anche Dalmine, polo storico che ha assorbito anche parte dello sviluppo
recente.
Lo sviluppo del produttivo è avvenuto storicamente (dagli anni ‘50 in poi) per
trasferimento dal milanese sulla direttrice autostradale Trezzo sull’AddaBergamo, mentre successivamente (anni ‘70) si è spostato sulla linea BergamoBrescia.
Nella Bassa Bergamasca lo sviluppo è stato del tipo a maglia. Escludendo
Treviglio (e la direttrice BG-Treviglio), lo sviluppo è avvenuto in modo
discontinuo e, tuttavia, è già in atto una tendenza alla saldatura che
l’Amministrazione Provinciale vuole scongiurare.
La popolazione del comprensorio è sensibilmente più giovane di quella del totale
dei comprensori (cfr. Tab. 2). Il comprensorio, e soprattutto le zone più
industrializzate, esercitano un forte potere di attrazione (nei confronti del
cremasco, delle Valli bergamasche e via dicendo) e sono soprattutto nuclei
22
famigliari giovani con figli piccoli ad immigrare. Il saldo migratorio a livello
provinciale è, infatti, positivo e sostiene l’espansione demografica assieme al
saldo naturale che, pur essendo di livello basso, risulta pur sempre positivo.
Il processo di invecchiamento della popolazione, tuttavia, procede rapidamente
(l'indice V è cresciuto del 134% nel periodo '71-'91; cfr. Tab.2).
Gli attivi nel 1991 erano 45 residenti su 100 e di questi 42 erano occupati, valori
identici a quelli ottenuti per il totale dei comprensori (cfr. Tab. 4). Entrambi
questi aggregati - e gli occupati più degli attivi in quanto i giovani entrano molto
presto nel mercato del lavoro, soprattutto nel settore dell’edilizia - sono cresciuti
tra l'81 ed il '91 nella misura dell'8-10% circa. La disoccupazione a livello
provinciale è solo frizionale ed è attestata sul 3% 2 circa, grazie al forte sviluppo
economico. Dati più recenti relativi all’intera provincia, pubblicati nel “Rapporto
sull’economia bergamasca 1996-1997” promosso dalla CCIAA e dalla
Amministrazione Provinciale di Bergamo, segnalano, dopo una contrazione sul
finire del 1996, alcuni segnali di ripresa. Il sistema produttivo ha infatti ripreso a
generare posti di lavoro netti: per tutto il primo trimestre del 1997 il differenziale
tra avviamenti e cessazioni di rapporti di lavoro risulta ampiamente positivo e in
crescita. Nello specifico l’occupazione nel settore industriale ha fatto segnare nei
primi due semestri del 1997 una variazione positiva (+0,5%) rispetto all’ultimo
del 1996, per poi rallentare nel terzo periodo dell’anno (-0,5%), mentre
nell’artigianato anche il terzo trimestre del 1997 ha fatto registrare un progresso
dello 0,3%. Le previsioni occupazionali formulate dalle imprese manifatturiere e
di servizi per il 1998 confermano questi segnali positivi. Questo trend sembra
essere confermato dalla diminuzione, dopo la crescita del 1996, del ricorso alla
CIG. L’occupazione dipendente dovrebbe così crescere dello 0,4%, con un
deciso apporto dalle micro imprese e dal settore dei servizi.
2
Dato fornito dall’Amministrazione provinciale.
23
Da un punto di vista qualitativo, la situazione occupazionale della provincia
mostra qualche segnale di scarsa flessibilità nella difficoltà ad offrire nuove
opportunità ai disoccupati di lunga durata e agli ultra trentenni. Un altro elemento
di debolezza può essere letto nei livelli di inquadramento occupazionale: le
previsioni di crescita
lombarde si basano su di un aumento dei livelli
impiegatizi, quelle della provincia in esame beneficerebbero dello sviluppo
occupazionale
nella stessa proporzione operai ed impiegati. In generale la
domanda di laureati e diplomati risulta largamente inferiore all’offerta,
denunciando così un ancora scarso sfruttamento delle risorse umane qualificate.
Al contrario, la domanda di manodopera sia generica che specializzata, ma
comunque dotata di titoli di studio inferiori, resta assai superiore all’offerta, e le
imprese denunciano quindi difficoltà a reperirla. Le scelte formative sono quindi
orientate verso i diplomi “deboli”, con una lieve flessione delle iscrizioni
universitarie. A Bergamo inoltre si verifica un calo più accentuato dei dirigenti.
A differenza di comprensori come l'Est Ticino Villoresi e similmente al Brianza
ed al Varese, la popolazione è principalmente impegnata nel settore industriale
(52,68%) che ha registrato una crescita nel periodo 1981-91; seguono, in ordine
di importanza, il terziario (45,59%) che è in forte espansione (+29% tra l'81 ed il
'91) ed infine quello agricolo (1,73%) in sensibile contrazione (-36% circa) (cfr.
Tab. 3). A determinare l’importanza che assume il terziario (soprattutto di tipo
commerciale e dei servizi personali) concorre molto la città di Bergamo ed i
comuni limitrofi (si veda oltre). Rispetto al totale dei comprensori, i residenti si
dedicano in misura maggiore all'industria e meno all'agricoltura ed al terziario.
24
Sotto l'aspetto economico 3 il territorio si caratterizza per la presenza di tre
distretti industriali: il Trevigliese del metalmeccanico, che copre la fascia sudovest del comprensorio e si allarga in parte al comprensorio Cremasco ed in parte
all'Est Ticino Villoresi; un secondo distretto metalmeccanico (il "Lecchese")
copre, invece, la zona dell'Isola 4 collocata a nord-ovest e sconfina nel
comprensorio Brianza; infine, il distretto tessile-macchine per il tessile,
originariamente denominato del "tessile/abbigliamento", che è collocato a sud-est
e va a coprire anche il bresciano nella zona di Palazzolo sull’Oglio (cfr. cartina
sulle unità locali). Il settore dell’abbigliamento, in effetti, è quello che ha subito
maggiori erosioni e solo il settore moda sembra tenere (rilevante soprattutto a
Bergamo e dintorni e a Treviglio).
Da un profilo progettuale l’unico distretto attivo è il metalmeccanico Lecchese
che ha presentato, assieme al vicino distretto Brianza della meccanica, 5 progetti
finanziati in parte dalla Regione Lombardia. I due più significativi, dal punto di
vista
economico,
prevedono
la
costituzione
di
un’Agenzia
per
l’Internazionalizzazione che sarà di supporto a tutte le aziende dei due
comprensori per le problematiche attinenti i rapporti con l’estero e la
realizzazione di una workstation per ottenere prototipi per i settori
metalmeccanico e dello stampaggio delle materie plastiche. I comuni
bergamaschi appartenenti a questo distretto mostrano andamenti non univoci,
taluni in crescita ed altri in lieve discesa (cfr. Tab. 5).
Il distretto Trevigliese, invece, è ancora fermo alla fase di realizzazione di un
centro servizi con funzioni generali e quindi non ha ancora sviluppato progetti
specifici di sviluppo. Ciò non ha comunque inciso sullo sviluppo industriale della
zona (Treviglio: +76% e Fara Gera d’Adda: +89%, come unità locali
manifatturiere, 1981-’91, cfr. Tab. 5).
3
Per gli aspetti relativi al settore agricolo si veda la sezione della relazione dedicata alle “Caratteristiche
delle aziende agricole, produzioni e investimenti fondiari”.
4
La zona, tuttavia, registra anche la presenza di grosse aziende tessili.
25
Ancora più indietro è lo stato di attuazione del distretto industriale del tessile che
non ha neanche presentato un progetto di costituzione di un Centro Servizi. I
comuni rientranti nel distretto fanno registrare nel decennio ‘81-’91 andamenti
molto diversificati che vanno dal molto positivo (Cevernago: unità locali +64%,
e in misura minore Mornico, Telgate e Grumello) al leggermente negativo (come
Palosco e Calcinate) (cfr. Tab. 5).
Il cuore del settore industriale è costituito da aziende di medio-piccole
dimensioni, con prevalenza numerica di quelle più piccole com’è nella logica
tipica dei distretti industriali. Come si è verificato in altri comprensori (come
l’Est Ticino Villoresi) i primi anni ‘80 hanno visto una diminuzione
dell’occupazione nelle grandi imprese con consistenti processi di ristrutturazione,
mentre nella seconda metà degli anni ‘80 l’occupazione ha ripreso ad aumentare
con lo sviluppo delle piccole e medie aziende. La crescita delle unità locali
(+17% circa) risulta essere, in questo periodo (‘81-’91) superiore a quella degli
addetti (+6% circa), fenomeno tipico del distretto industriale ove le imprese si
attivano attraverso meccanismi di imitazione da altre imprese e vengono
supportate dalle reti familiari.
Il numero delle imprese fra il 1986 ed il terzo trimestre del 1997 presenta un
profilo negativo di natalità nel settore industriale (con un ridimensionamento del
tasso negativo dal 1993), dato che però viene bilanciato dalla crescita nel settore
dei servizi. Dal 1996 si segnala inoltre un aumento del dinamismo
imprenditoriale (dati CCIAA e Provincia di Bergamo).
Lo sviluppo delle piccole imprese, tra le quali compaiono molti contoterzisti, ha
portato in questi anni ad una “crisi” del comparto a causa della mancanza di spazi
per l’espansione. Il fenomeno è imputabile sia alle lungaggini burocratiche legate
alla richiesta di aree per l’insediamento sia al progressivo esaurimento di questi
spazi e alle deficienze del reticolo viario soprattutto sulla direttrice est-ovest.
26
Le aziende più rilevanti numericamente sono quelle del settore meccanico che
assicura circa la metà dell’occupazione. Tuttavia il settore più giovane e più
dinamico è quello della gomma e delle materie plastiche, molto diffuso ma con
maggiore presenza a est di Bergamo (all’interno del distretto tessile) nella zona di
Grumello-Castelli Calepio (e nella Val Cavallina). Sotto questa zona (e sempre
nel distretto citato) ve n’è un’altra nota a livello internazionale per la produzione
di bottoni (60% circa di produzione esportata 5 ), che abbraccia i comuni di
Telgate, Bolgare (in parte), Calcinate, Palosco ed altre zone del Bresciano.
Oltre al settore della gomma e plastica un altro settore in forte sviluppo
attualmente è quello elettromeccanico che da Bergamo si sta ora allargando ai
comuni limitrofi.
Infine è presente il settore della chimica con alcune grosse aziende. Alcune
aziende si sono trasferite da Milano nella zona di Isola. In questa zona inoltre è
presente anche il settore legno che, tuttavia, è oramai in mano all’artigianato. Le
grosse aziende del settore, invece, sono passate alla plastica.
Di recente vi è stata, inoltre, una certa richiesta di aree per l’insediamento da
parte di aziende del settore della logistica (trasporti, magazzini per conto terzi,
distribuzione merci, ecc.) anche grazie alla prevista realizzazione dell’interporto
di Montello.
Rilevante è anche la zona di Dalmine (unità locali manifatturiere: +11%, ‘81-’91;
cfr. Tab. 5), comune di insediamento storico delle acciaierie omonime che ha
ripreso a svilupparsi di recente. Inoltre, con gli sviluppi recenti l’economia
dell’area di Dalmine si è allargata, ma sempre nell’ambito dell’alta tecnologia, al
settore elettromeccanico (con due grosse aziende come la Hewlett Packard di
Stezzano e la ABB).
5
Dato fornito dalla C.C.I.A.A. di Bergamo.
27
La zona di Romano di Lombardia (unità locali manifatturiere: -14% circa, ‘81’91)- Martinengo, invece, si caratterizza, salvo quanto si dirà tra poco, come
sostanzialmente agricola. Si estende a est del fiume Serio anche alcuni comuni
limitrofi. E’ una zona che ha perso insediamenti industriali, anche se presenta dei
punti di forza superiori a quelli della zona di Treviglio (certamente più
industrializzata) ovvero i collegamenti ferroviari (mentre a Treviglio vi sono due
stazioni per le merci, una per il nord-sud e una per l’est-ovest, tra loro non
collegate). Tra i settori che sopravvivono vi sono l’edilizia e l’industria
alimentare.
In linea generale, nonostante le specializzazioni di area sopra indicate, prevale
nel comprensorio una situazione di de-specializzazione e quindi un buon grado di
diversificazione produttiva. Il comparto manifatturiero, complessivamente
considerato, rappresenta una specializzazione produttiva per il comprensorio (cfr.
Tab. 7), ma non in modo consistente, a causa dell’elevata polverizzazione del
tessuto produttivo.
L'attività economica nel comprensorio, rispetto a quella del totale dei
comprensori, è concentrata nei settori manifatturiero, edile e del commercio che
insieme costituiscono circa il 74% delle unità locali ed il 78% degli addetti (unità
locali complessive nel 1994: 44.759; addetti nello stesso anno: 210.991; dati
ASPO, cfr. Tab. 7).
Il più elevato grado di specializzazione viene registrato, invece, nel settore edile
(cfr. Tab. 7), che mostra, tra l’81 ed il ‘91, tassi di incremento delle unità locali
(+38%) e degli addetti (+32%) significativi (cfr. Tab. 5 e 6). In quegli anni il
settore ha lavorato molto a supporto dell’espansione del terziario commerciale.
Attualmente,
invece,
le
piccole
aziende
28
artigianali
edili
si
dirigono
prevalentemente verso Milano, dove si occupano di manutenzione, di
ristrutturazione e di opere pubbliche..
Il commercio, invece, ha avuto un forte sviluppo negli anni ‘80 e diverse aree
industriali sono state trasformate in commerciali. Il fenomeno, che ha portato alla
creazione di diversi centri commerciali a scapito della distribuzione al dettaglio,
ha interessato in modo particolare l’hinterland ed i comuni di cintura di Bergamo.
Con la crescita dei valori fondiari il fenomeno è divenuto più contenuto, per cui il
settore, pur essendo cresciuto (+15%) come unità locali e come addetti (+28%)
nel decennio ‘81-’91, non ha raggiunto una consistenza paragonabile a quella di
altri comprensori (come l’Est Ticino Villoresi). Il comprensorio, infatti, non è
specializzato nel settore in parola (cfr. Tab. 7).
Infine è da notare il fortissimo sviluppo del settore finanziario e dei servizi alle
imprese, con una crescita sia delle unità locali (+134% circa) sia degli addetti
(+97% circa) tra l’81 ed il ‘91, grazie all’alto tasso di sviluppo economico del
comprensorio. La provincia di Bergamo fa registrare il più alto numero di
sportelli bancari d’Italia, tanto da farla chiamare “la Svizzera d’Italia”. A
determinare gli andamenti appena descritti ha concorso anche il comparto dei
servizi alle imprese, le quali, essendo in gran parte di piccole dimensioni,
esercitano una forte domanda di servizi soprattutto commerciali.
Complessivamente, l’economia comprensoriale registra andamenti decisamente
positivi (unità locali: +30% circa; addetti: +22% circa; cfr. Tab. 5 e 6) tra l’81 ed
il ‘91. Gli incrementi si distribuiscono in modo abbastanza omogeneo su tutto il
territorio con un’accentuazione in alcuni comuni della Bassa Bergamasca: la
zona di Treviglio, e alcuni comuni dell’estremo sud (Azzano San Paolo, Isso,
Barbata e Calcio) (cfr. cartina sulle unità locali).Infine qualche accentuazione
29
nello sviluppo si verifica ancora a partire da Bergamo sulla direttrice sud-est
(Grossobbio, Cavernago e Ghisalba) e nei comuni di cintura a ovest (Mozzo,
Lallio, ecc.).
In linea generale nella fascia pedemontana lo sviluppo maggiore si sta ora
verificando a est di Bergamo.
I più recenti dati provinciali sulla produzione manifatturiera, pubblicati nel già
citato “Rapporto sull’economia bergamasca 1996-1997”, confermano quelli
occupazionali. Nel terzo trimestre del 1997 emergono segnali positivi, con una
diminuzione del ruolo di traino del settore meccanico ed un’impennata di quello
relativo alla gomma-plastica e del tessile. L’abbigliamento ha invece evidenziato
andamenti peggiori della media durante tutto il 1997.
Passando ai progetti di sviluppo dell’economia comprensoriale, l’unico progetto
importante è quello del Polo Tecnologico di Dalmine, che opererà in modo
sinergico con la Facoltà di Ingegneria. Il progetto vede coinvolti tutti gli attori
principali (associazioni di categoria, Camera di Commercio, Provincia, ecc.). La
struttura, di dimensioni non elevate, sarà costituita sostanzialmente da servizi per
l’innovazione tecnologica nella piccola e media impresa e da un incubatore di
nuove imprese che andranno ad insediarsi in aree da individuare volta per volta.
Nelle intenzioni della Provincia il Polo dovrebbe costituire la linea di sviluppo
tecnologico sulla direttrice Bergamo-Treviglio. Questo progetto è in linea con la
ripresa dello sviluppo del settore a contenuto tecnologico dell’area di Dalmine (si
veda sopra) e sarà supportato dai progetti che riguardano la rete viaria (sistema
tangenziale di Bergamo che si collegherà alla variante della SS BG-Treviglio).
L’area di Romano di Lombardia viene, invece, definita dalla Provincia di
Bergamo come area con potenzialità di sviluppo (per i vantaggi di cui si diceva),
ove, tuttavia, quest’ultimo viene a dipendere fortemente anche dalle nuove
realizzazioni infrastrutturali e soprattutto dalla Pedegronda (MI-BS) che toccherà
la Bassa Bergamasca. A concorrere allo sviluppo della Bassa sarà anche la
riqualificazione della SS Padana Superiore (tratto Treviglio-Brescia). Inoltre, in
30
prospettiva, la Provincia ha intenzione di potenziare la direttrice sud ovvero il
collegamento Bergamo-Cremona-Fidenza, cosa che potrebbe ulteriormente
accelerare lo sviluppo nell’area citata.
Infine, l’Associazione Industriali di Bergamo ha esercitato, e vuole continuare a
farlo, un ruolo significativo rispetto al riutilizzo delle aree dismesse, attraverso la
difesa della destinazione industriale di dette aree contro chi, invece, vorrebbe
destinarle al terziario. Ciò è avvenuto, ad es., nel periodo di crisi dell’azienda
Dalmine, che aveva ridotto il numero di addetti per poi risalire, potendo
rioccupare
le
aree
precedentemente
abbandonate
grazie
all’intervento
dell’Associazione. La disponibilità di aree dismesse riguarda particolarmente
Bergamo, Treviglio, Dalmine e la zona dell'Isola.
A proposito di nuovi insediamenti industriali e della rilocalizzazione di quelli
esistenti la Provincia, che non ha ancora predisposto il P.T.C.P. (Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale), ha intenzione, come molte altre
d’altronde, di ridurre lo spreco di suolo, già intensamente utilizzato e quindi di
individuare alcune aree ove sia possibile insediare impianti industriali anche di
grosso calibro. Ciò implica un disincentivo ai comuni rispetto alla proliferazione
di piccole aree produttive.
La realizzazione dei nuovi impianti industriali, come anche di opere pubbliche o
insediamenti
di
altro
tipo
potrebbe,
secondo
le
indicazioni
fornite
dall’Amministrazione Provinciale 6 , essere effettuata in modo da creare sinergie
con il settore estrattivo.
Il Documento Direttore del P.T.C.P. denuncia anche il rischio di congestione
strutturale in seguito alla progressiva estensione dell’industria alle “periferie
urbane”, alla trasformazione industriale ed al processo di terziarizzazione in
corso. Al proposito segnala anche la precarietà e talvolta l’insufficienza delle
6
Cfr. “Prime Linee di indirizzo di programmazione territoriale”, Assessorato all’Urbanistica e Territorio
della Provincia di Bergamo, 25 ottobre 1996.
31
infrastrutture alla produzione e all’urbanizzazione. In questo senso è però
sottolineata la pericolosità di un potenziale conflitto fra la diffusione industriale e
la riqualificazione ambientale, specie nel sud-est della provincia. Risulta chiara
quindi la necessità di interventi di riqualificazione tecnologica e, soprattutto, di
ammodernamento della mobilità primaria (dal potenziamento della linea
ferroviaria sull’asse Milano-Bergamo-Brescia e dell’autostrada Milano-Venezia a
quello dell'aeroporto di Orio al Serio). Al riguardo anche la “Relazione
sull’economia bergamasca 1996-1997” denuncia le insufficienze legate al
trasporto merci (sino ad ora mascherate da un’alta concorrenza nel settore) e da
imputare alla destrutturazione ad alla congestione del settore.
Le previsioni dell’Associazione Industriali, tuttavia, non sono orientate verso
l’aumento del numero di imprese, ma piuttosto, visto la ricchezza di aziende che
già caratterizza il tessuto industriale in questo momento, all’espansione di quelle
esistenti e ad alcuni processi di rilocalizzazione produttiva in parte già in atto. A
determinare questo tipo di attese vi è anche un certo grado di pessimismo circa la
capacità dei diversi livelli istituzionali di dialogare tra loro e di porre in essere
una politica di sviluppo coordinata, cui si aggiunge anche qualche strozzatura
legata ai ritardi del sistema della formazione professionale.
Il Documento Direttore del P.T.C.P. individua nella zona compresa nel territorio
del Comprensorio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, classificata come
“fascia centrale e pianura”, alcune sub-aree distinte: Bergamo, l’area di SeriateVal Cavallina, quella dell’Isola, della Bassa Bergamasca e Treviglio ed infine di
Romano di Lombardia.
L’area di Bergamo viene caratterizzata per la sua forte specializzazione terziaria
nel capoluogo e per la vocazione
industriale dell’hinterland, dove in una
struttura abbastanza diversificata emerge ancora il primato della costruzione di
32
macchine in imprese grandi o medio grandi. La crisi industriale degli anni ‘80
risulta compensata dalla terziarizzazione finanziaria e creditizia, dallo sviluppo
del commercio e più in generale dei servizi alle imprese. La zona individuata dal
documento provinciale come fulcro di tale sviluppo è quella dei comuni a sud del
capoluogo. In generale tutta la sub-area lamenta fenomeni di congestione
industriale e problemi di mobilità (specie nel nodo cruciale dell’intersezione delle
strade delle Valli e l’Autostrada).
Anche l’area di Seriate-Val Cavallina è fortemente industrializzata. Negli anni
‘80 è quella di maggior crescita nel decennio per unità locali, addetti e
popolazione. Pur se caratterizzata da una buona diversificazione, il Documento
Direttore segnala un'attrattività relativa nel settore del metalmeccanico,
nell’abbigliamento e nell’edilizia. Buona la crescita nel lungo periodo della
gomma e materie plastiche, del poligrafico ed editoriale e dell’abbigliamento.
Anche qui si riscontra una crescita del terziario, anche se limitato al commercio e
ai servizi non avanzati.
La sub-area dell’Isola, a forte industrializzazione, secondo il Documento
Direttore del P.T.C.P. fa segnare, negli anni ‘70, una significativa tendenza alla
diversificazione settoriale ed un notevole dinamismo verso l’esterno. Il decennio
successivo è invece caratterizzato da un ridimensionamento di alcune grandi
imprese, ma anche un processo di rinnovamento del tessuto produttivo ed una
notevole dinamica delle unità locali. Vengono inoltre evidenziate significative
differenze fra Isola, Ponte San Pietro e la fascia collinare.
La Bassa Bergamasca-Treviglio viene considerata dal Documento Direttore
un’area di insediamento industriale “storico”. I poli di attrazione della zona sono
Treviglio (che però ha lamentato negli ultimi anni un notevole calo di
popolazione) e Milano. La forte vocazione industriale è confermata dall’elevato
rapporto addetti all’industria/popolazione residente, anche se la crescita del
terziario ha fatto diminuire il peso relativo del settore industriale. La legge 371 ha
identificato nel trevigliese un distretto industriale per la costruzione di prodotti in
33
metallo e macchine. Una buona diversificazione è comunque assicurata da
presenze significative nel tessile, lavorazione del legno e mobili. Come in tutta la
provincia la struttura del settore è dominata da unità di piccole dimensioni che
hanno generalmente riassorbito gli esuberi originati dalla crisi delle medie e
grandi imprese. In ogni caso il documento segnala possibili problemi
occupazionali, specie per il primo impiego, legati a debolezze nella formazione
professionale tecnica e alla localizzazione industriale. Nonostante siano previsti
forti investimenti in opere pubbliche per la riconversione delle aree dismesse,
rimane il problema della viabilità specie sull’asse verticale.
L’ultima sub-area individuata dal documento provinciale è quella di Romano di
Lombardia. La zona è tradizionalmente agricola, ma dagli anni ‘60 vive
anch’essa un processo di industrializzazione (specie nel tessile e nelle
costruzioni). Gli anni ‘70 portano un processo di diversificazione e
ammodernamento che investe sia l’agricoltura che l’industria. Il decennio
successivo si caratterizza invece per la crescita di occupati nell’industria e della
dimensione delle imprese., in particolare nei comuni di Scanzorosciate, Cenate,
Cologno al Serio, Martinengo, Cortenuova, Cividate. L’agricoltura resta
tradizionale ed è simile a quella del Cremasco (mais, frumento, foraggi, piccole
colture specialistiche e qualche coltura vivaistica). Emerge qualche problema
nella disponibilità di acqua (per il prosciugamento delle prime due linee di
fontanili). Vi è comunque un uso intensivo dei pozzi per il crescente consumo
industriale. Anche qui i problemi della formazione professionale e della viabilità
sono considerati prioritari. Anche la rivalutazione paesaggistica ed ambientale: la
zona è infatti considerata di rispetto ambientale, venendosi così a configurare
potenziali conflitti tra le tendenze dello sviluppo industriale e la difesa delle
risorse ambientali.
In generale, nell’area del comprensorio, il legame tra industria e utilizzo della
risorsa acqua si stabilisce soprattutto con riferimento alle industrie chimiche che
la utilizzano per il raffreddamento. Utilizzano acqua anche alcune aziende tessili
34
della bassa Val Seriana. Infine è abbastanza presente la produzione di energia
elettrica ad opera di società in concessione dal Consorzio.
35
1.4 Profilo territoriale
Per la descrizione e l’analisi del profilo territoriale relativo al Comprensorio di
Bonifica della Media Pianura Bergamasca è stato fatto riferimento ai principali
indirizzi e atti di pianificazione e programmazione territoriale nonché a quegli
studi che offrono dei modelli conoscitivi ed interpretativi della realtà in esame.
Fra gli altri ricordiamo il Piano Paesistico Regionale, il Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale, il Piano di Classifica, i Piani Territoriali di
Coordinamento dei Parchi Regionali.
La Provincia di Bergamo, competente per territorio sull’area del Comprensorio,
ha attivato il processo di formazione del proprio Piano Territoriale di
Coordinamento - pur nelle more della legge regionale attuativa della L. 142/1990
- arrivando all’approvazione del documento “Prime Linee di indirizzo di
programmazione territoriale”.
Il Comprensorio si sviluppa su due ambiti territoriali distinti, una zona collinare
pedemontana e una parte di alta pianura. Quest’ultima viene tagliata in senso estovest dalla fascia delle risorgive, e comprende il sistema urbano di Bergamo.
L’area considerata si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende
lungo la sponda sinistra del Fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una
parte e dall’altra lungo la sponda destra del Fiume Oglio (da Castelli Calepio a
Calcio), estendendosi a sud fino al confine con la Provincia di Cremona.
Nel contesto regionale il territorio del Consorzio ricade nell’ambito che è stato
definito “area orientale pedemontana e di alta pianura” per le sue caratteristiche
socio-economiche e territoriali e per gli aspetti dello sviluppo urbanizzativo che
si sono venuti configurando negli ultimi decenni.
35
La proposta di Piano Territoriale Regionale del 1984 individua poi il Comune di
Bergamo come “area di conurbazione metropolitana” in ambiti di “periferia
metropolitana densa”. La parte meridionale della provincia di Bergamo viene
invece classificata come “area di transizione”, zona che , pur presentando una
spiccata vocazione agricola, fa registrare densità di popolazione e, in particolar
modo, di addetti all’industria superiori ai valori tipici della pianura.
Per quanto riguarda i caratteri fisici si ha la compresenza di aree collinari, di
pianura asciutta (individuabile nell’area dell’Isola) e di pianura irrigua. Gli
ambiti fluviali hanno minor ampiezza che nella pianura, in quanto i corsi d’acqua
risultano più nettamente incisi.
Gli aspetti paesistici variano notevolmente nel passaggio dalla fascia collinare,
all’area fittamente insediata del capoluogo, alla pianura.
Nella parte più a nord sono ancora rintracciabili i segni delle tipiche sistemazioni
agrarie di collina, connotate dalla fitta suddivisione poderale e dalla diffusa
presenza dell’uomo. In questa zona di montagna e collina costituiscono il
paesaggio agrario la fascia delle coltivazioni agrozootecniche e forestali, delle
legnose agrarie e dei seminativi di fondovalle, caratterizzate da evidenti
connotazioni paesistiche di relazione con le strutture insediative di carattere
storico-culturale. Gli indirizzi di tutela individuati dalla proposta di Piano
Paesistico Regionale per la zona collinare prevedono la salvaguardia del
paesaggio agrario e del sistema insediativo tradizionale, rappresentato da corti e
case contadine, da ville signorili con parchi e giardini. Per quanto attiene l’area
montana, le linee di indirizzo del Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (P.T.C.P.) auspica una particolare attenzione alle diverse realtà che la
compongono, prevedendo azioni di decongestionamento e razionalizzazione per
le aree densamente urbanizzate e azioni di sostegno per le aree di stagnazione.
Nella parte meridionale invece i caratteri sono quelli tipici del paesaggio agrario,
rappresentato dalle aree coltivate con diversa connotazione perché pedecollinari,
della pianura asciutta o irrigua. I caratteri connotativi risultano legati alla
36
ricchezza derivante dalle acque (fontanili, canali, e rogge, ruscellamenti
superficiali, fiumi e torrenti), ai caratteri della presenze arboree (filari, frange
boscate) ed ai caratteri della struttura organizzata del reticolo territoriale
(centuriazione) e degli edifici agricoli antichi. La zona dell’Isola si configura
invece come alta pianura asciutta, caratterizzata dall’assenza di una rete di canali
d’irrigazione e dalla presenza di larghe zone d’incolto. Per l’area di pianura, la
proposta di Piano Paesistico Regionale sottolinea l’importanza della salvaguardia
del sistema naturale di drenaggio delle acque del sottosuolo, come condizione
necessaria di un sistema idroregolatore che trova la sua ulteriore espressione
nella fascia di affioramento delle risorgive e di conseguenza nell’afflusso di
acque irrigue nella bassa pianura. Deve essere pertanto protetta la zona più
meridionale dell’alta pianura, corrispondente peraltro alla fascia più densamente
urbanizzata, dove si inizia a riscontrare l’affioramento delle acque di falda.
Fra le due zone, collinare e di pianura, nella conurbazione del capoluogo il
paesaggio densamente edificato assume i caratteri della “periferia diffusa” man
mano che ci si allontana dalla città.
Nel territorio comprensoriale, la struttura insediativa originaria ha tre principali
elementi ordinatori: una organizzazione gerarchica rispetto a Bergamo ed al suo
sistema radiale; gli assi trasversali facenti capo a Milano ed i tracciati ferroviari; i
fiumi e la rete idrografica. La maglia insediativa è più densa in tutta la fascia
pedemontana e nel settore sud-ovest di Bergamo, tra i fiumi Adda e Brembo e tra
questo e i tracciati stradali e ferroviari che vanno verso l’area metropolitana
centrale; si dirada scendendo verso l’ambito di pianura ed i territori più
tipicamente rurali. A questo impianto originario si sono sovrapposti negli ultimi
decenni dei fenomeni di intensa urbanizzazione che ne hanno radicalmente
mutato l’assetto e originato nuovi scenari e paesaggi. In parte del territorio
comprensoriale è venuto meno il rapporto tradizionale tra città e campagna
caratterizzato da demarcazione netta dei due ambienti, localmente gli abitati
37
tendono a saldarsi, gli assi stradali divengono un corridoio di urbanizzazione
continua, tanto che la struttura insediativa originaria non è quasi più leggibile.
In generale si può osservare come lungo la direttrice Bergamo-Treviglio il
confine fra l’area di conurbazione e la pianura forma una grossa ansa verso nord,
quasi fino a toccare l’autostrada Milano-Venezia. Quest’area di transizione,
corrispondente ad una penetrazione verso l’alto della pianura irrigua, è di grande
interesse ai fini delle politiche territoriali.
Nel territorio bergamasco il Piano Territoriale Regionale riconosce alcuni
principali sistemi insediativi pressoché continui con riferimento alla città:
- l’insieme di Bergamo capoluogo, attestato lungo la fascia costruita seguendo il
corso del Serio fino a Bergamo e oltre che comprende insediamenti esistenti
rilevanti sia come peso socio-economico che per qualità di tradizione e cultura;
- l’insieme della Briantea, ad ovest della città, di elevato livello insediativo sia
residenziale che produttivo con espansione a sud verso il Fiume Brembo.
Le “Prime linee di indirizzo di programmazione territoriale” del P.T.C.P.
prevedono,
per
l’organizzazione
territoriale,
un'impostazione
di
tipo
policentrico, con l’adeguata strutturazione dei diversi poli di gravitazione, in
coerenza con la concezione della “urbanità diffusa”. L’intento è che le modalità
di sviluppo non siano di tipo “diffuso” per non incidere sul patrimonio delle aree
agricole e naturali esistenti e conservare le singole identità dei nuclei urbani.
Se analizziamo le espansioni dell’urbanizzato nel periodo dal 1982 ad oggi
troviamo conferma delle tendenze già in atto nel decennio precedente, nonché del
fatto che questo ambito, nel contesto lombardo, è tra quelli più investiti da
processi innovativi. Tutti i comuni del Comprensorio hanno molto incrementato
la propria superficie urbanizzata e ad uno sguardo d’assieme si può dire che gli
incrementi sono dovuti soprattutto ad insediamenti di attività produttive e/o
commerciali.
38
E’ difficile fare una lettura che restituisca un quadro unitario e ne individui
all’interno principi ordinatori e sistemi di gerarchie, in quanto i nuovi
insediamenti sono estremamente diffusi e dispersi sul territorio. Si possono
riconoscere alcuni elementi costanti: il ruolo importante degli assi stradali
nell’orientare le scelte insediative; l’esistenza di una struttura interna del
territorio poco gerarchizzata, costituita dalla rete di centri minori.
Gli ambiti meno investiti da processi di espansione sono la stessa città di
Bergamo, la città di Treviglio e l’estremo lembo sud del triangolo compreso tra
Adda e Brembo e corrispondente al territorio dei comuni di Brembate, Capriate
San Gervaso e Filago. Viceversa, gli ambiti che mostrano maggiore dinamicità
sono la porzione di pianura compresa tra il tracciato della SS 42 tra Bergamo e
Arcene e l’alveo del Brembo; la fascia pedemontana a est di Bergamo, fino al
tracciato della A4; le direttrici stradali come la SS 591 da Bergamo a Cologno al
Serio.
I nuovi insediamenti produttivi sono nella maggioranza dei casi aree di
dimensioni medio-piccole molto disseminate nel territorio e, più raramente,
saturazioni o grandi ampliamenti di aree esistenti. Si collocano lungo i tratti
extraurbani delle strade principali e lungo il tracciato autostradale, nelle aree
intercluse tra i tracciati infrastrutturali, negli spazi interstiziali di un tessuto
cresciuto in modo poco compatto per saldatura di parti disomogenee. A tale
proposito, si registra che un fenomeno tipico di quest’area territoriale è la
lottizzazione mista di carattere artigianale con annessa residenza.
In alcune parti del territorio si è ribaltato il consueto rapporto tra campagna ed
urbanizzato, così che gli spazi aperti sono già reliquati e aree residuali intercluse;
una situazione del genere si profila, per esempio, tra Curno, Treviolo, Lallio e
Dalmine od anche tra Osio Sopra, Osio Sotto, Boltiere e Verdellino.
Alcuni tracciati stradali divengono, come si è detto, dei corridoi di
urbanizzazione lineare, delle strade-mercato lungo le quali si allineano capannoni
39
e centri commerciali, come la SS 342 tra Bergamo e Curno o la SS 591 tra
Bergamo e Cologno al Serio.
Le linee di indirizzo del P.T.C.P. suggeriscono di evitare la dispersione delle
aree produttive, individuando un numero limitato di aree di idonee dimensioni, di
potenziale alta infrastrutturazione, anche in grado di ricevere attività ad alto
impatto territoriale. In relazione agli impianti tecnologici, viene fatto riferimento
alle indicazioni contenute nei Piani Provinciali Acquedotti, Fognature e
Depurazione, ed è proposto che gli aspetti gestionali del ciclo dell’acqua siano di
competenza della Provincia. Viene inoltre specificato che “In rapporto con il
P.T.C.P. deve emergere la tutela delle fonti per l’approvvigionamento
idropotabile, l’uso plurimo delle acque che privilegi le utilizzazioni civili ed
agricole, che normi le modalità d’uso delle acque, che ne consenta il rilascio in
condizioni di riutilizzabilità”. Per quanto attiene i servizi di area vasta (Ospedale,
Università, Stadio, Fiera), il documento prevede la loro localizzazione
nell’ambito della conurbazione di Bergamo, in prossimità della maglia
infrastrutturale primaria.
Per quanto riguarda la residenza, ci sono state espansioni in tutti i comuni in
modo molto diffuso. Particolarmente consistenti sono i nuovi insediamenti
residenziali a Dalmine e a Stezzano, nella cintura di Bergamo, così come in tutti i
centri lungo la direttrice radiale da Bergamo, la SS 591, e cioè a Zanica e
soprattutto a Urgnano e Cologno al Serio, fino a Morengo e a Bariano - che si
sono praticamente saldati in una conurbazione locale - ed infine a Martinengo, a
Bagnatica, a Costa di Mezzate. Anche le nuove urbanizzazioni per edilizia
residenziale sono caratterizzate da un elevato consumo di suolo, poiché si tratta
prevalentemente di insediamenti a bassa e media densità, estese lottizzazioni di
villette che si stendono anche su spazi aperti discosti dagli abitati e dalle strade
esistenti, o lungo il reticolo delle strade secondarie che seguono l’ordine della
40
suddivisione agricola del territorio, intercludendo nuove aree e creando interstizi
destinati a saturarsi a loro volta.
1.5 I caratteri fisici del territorio
Clima
Il clima del comprensorio N. 6 può essere considerato una forma di transizione
tra il clima temperato continentale della pianura Padana ed il clima alpino, dove
le influenze alpine determinano precipitazioni elevate ed alta umidità atmosferica
in estate. Si hanno due picchi di piovosità, uno principale in maggio ed uno
secondario in ottobre - novembre.
Riguardo alla quantità totale di precipitazioni si ha una grande variabilità con una
piovosità media annua che raggiunge i 1.400 7 mm nelle estreme propaggini
settentrionali del comprensorio, e poi diminuisce man mano che si scende verso
sud, fino ad arrivare al di sotto dei 900 nn nelle zone più meridionali. Si tratta di
una differenza molto importante, pari a circa 500 mm; tale differenza è da
imputarsi per la gran parte a differenze di piovosità che si verificano durante il
semestre vegetativo, poiché si passa da una piovosità di 870 mm a nord ad una di
480 mm a sud, con una differenza di 390 mm.
Ai fini della conoscenza delle esigenze irrigue ha un'importanza particolare la
piovosità dell'anno secco (10° percentile), che risulta passare da 1.150 a 650 mm
nell'intero anno e da 630 a 330 mm con riferimento al solo semestre estivo,
sempre con andamento decrescente nord - sud; si mantiene quindi anche negli
anni siccitosi il differenziale tra nord e sud del comprensorio. Con una
7
I valori riportati per quanto riguarda piovosità, temperatura, ETp, deficit idrico e numero di irrigazioni
sono in realtà i valori delle isolinee che intersecano il territorio comprensoriale, come desunti dalle carte
messe a disposizione dall'ERSAL (Caratterizzazione Agroclimatica dei Consorzi di Bonifica Lombardi,
Segrate, 1997).
41
probabilità del 10% si verificano quindi riduzioni che, nel caso dell'area
meridionale, raggiungono il 30% della piovosità media della stagione vegetativa.
Ai fini della bonifica idraulica un dato di particolare importanza è la piovosità
nell'anno piovoso (90° percentile) che, nelle zone più a nord, quelle collinari e ad
alta urbanizzazione, raggiunge i 1.800 mm.
Una maggiore uniformità si ha invece per le temperature, che vedono il
comprensorio N. 6 attraversato dalla isoterma dei 13°C di temperatura media
annuale. Nelle aree settentrionali di collina, però una serie di isoterme ravvicinate
mostrano rapidi abbassamenti della temperatura media, fino ad un minimo
inferiore ai 9°C, viceversa l'angolo nord - orientale, che risente già dell'influenza
del Lago d'Iseo, è caratterizzato da una temperatura media superiore ai 14°C.
Un identico disegno è valido anche per descrivere le temperature del semestre
vegetativo e di quello invernale: la maggior parte del comprensorio è a cavallo
della isoterma dei 19°C di temperatura media per il semestre estivo e dei 7°C per
quello invernale. Nell'angolo nord - orientale la temperatura si alza mediamente
di un grado, raggiungendo i 20°C d'estate e gli 8°C d'inverno. Nella parte più
settentrionale di collina si ha un brusco calo delle temperature medie, sia estive,
fino a meno di 15°C, sia invernali, che scendono sotto i 3°C.
Un indicatore direttamente influenzato dalla temperatura è l'evapotraspirazione
per cui non stupisce che il disegno del comprensorio sia simile per l'ETp a quanto
abbiamo visto per le temperature.
Identifichiamo quindi tre zone:
− La prima comprende la gran parte del comprensorio, fra cui tutta la pianura;
è posta a cavallo dell'isolinea dei 1.000 mm di ETp annuale (calcolata con il
metodo di Blaney - Criddle) e degli 840 mm di ETp del semestre vegetativo;
− La seconda zona è costituita dalle aree settentrionali più fredde in cui l'ETp
annua scende a meno di 730 mm e quella del semestre estivo fino ad un
minimo di 630 mm;
42
− La terza zona è costituita dall'area nord - orientale a temperatura più mite, in
cui l'ETp annuale cresce fino a 1060 mm e quella estiva fino ad oltre 870
mm.
Conoscendo la piovosità e l'evopotraspirazione è facile ricavare i dati sul deficit
idrico, che variano da 600 mm nel nord (quindi un surplus) ad oltre -100 mm nel
sud nell'anno medio e da 300 a -300 nell'anno secco.
Se facciamo riferimento al solo semestre vegetativo abbiamo valori da 170 a -370
mm nell'anno medio e da -40 a -520 mm nell'anno secco, sempre con andamento
decrescente in senso nord - sud. Va osservato che anche nell'anno piovoso, nella
metà meridionale del comprensorio, il deficit idrico assume valori negativi, fino
ad un massimo di -220 mm nell'estremo lembo meridionale ai confini con la
provincia di Cremona.
Il dato di maggiore importanza è però quello sul deficit idrico applicato alle
colture principali della zona, che nel comprensorio N. 6 sono mais, soia, erba
medica e prato polifita, almeno considerando le colture normalmente irrigue.
Di seguito si riportano quindi i valori minimi e massimi delle Riserve Idriche
Totali alla fine di ogni mese del semestre vegetativo per l'anno medio e per l'anno
secco ed il conseguente numero di irrigazioni teorico come calcolati dall'ERSAL:
Mais, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.)
aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr.
anno medio
60
60
-30
-120
-210
-210
4
anno medio
90
90
60
60
60
60
0
anno secco min
60
30
-90
-210
-300
-330
5
anno secco
90
90
30
30
0
0
0
Soia, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.)
aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr.
anno medio
60
0
-120
-150
-150
3
anno medio
90
60
0
60
60
0
anno secco min
60
-30
-150
-240
-270
5
anno secco
90
60
-30
30
30
0
Erba Medica, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.)
aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr.
anno medio
120
60
0
-90
-150
-150
3
anno medio
210
210
180
150
150
150
0
43
anno secco min
anno secco
90
210
30
150
-60
150
-180
90
-270
90
-300
90
5
0
Prato Polifita, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.)
aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr.
anno medio
90
30
-60
-150
-240
60
5
anno medio
150
120
120
90
90
-330
0
anno secco min
0
-90
-210
-330
-420
-480
8
anno secco
0
30
-30
-60
-60
-90
2
L'importanza dell'irrigazione va ricercata non solo e non tanto nella possibilità di
integrare le riserve naturali che sono scarse, quanto nel fatto di poterlo fare
sempre. Con l'irrigazione (purché si abbia una ragionevole sicurezza circa la
disponibilità di acqua) si annulla l'incertezza circa la presenza o meno di un
fattore di produzione essenziale qual è l'acqua.
Inoltre la pratica irrigua consente di ottenere delle rese sconosciute nelle aree
asciutte, anche laddove la piovosità sembrerebbe sufficiente. Si possono
confrontare, ad esempio le rese del mais da granella ottenute nella Pianura
dell'Isola, zona asciutta, con quelle ottenute nelle due zone quasi totalmente
irrigue della Pianura Bergamasca occidentale e della Pianura Bergamasca
orientale: si passa rispettivamente da 8 a 9,5 a 10,5 t/Ha (vedi paragrafo 4.2).
Poiché nel caso di colture asciutte quali l'orzo ed il frumento la differenza è
molto minore riteniamo che una parte consistente di questo differenziale sia da
attribuirsi all'irrigazione.
Per quanto riguarda la rilevazione dei dati meteorologici ed idrometrici il
Consorzio di Bonifica dispone di una propria rete di stazioni forte di 12 stazioni
per la maggior parte collegate in rete ed i cui dati sono teletrasmessi (vedi
inserto).
Suolo
Osservando i principali paesaggi pedologici presenti sul comprensorio possiamo
notare come sia prevalente, in termini di superficie, la presenza terreni
appartenenti al sottosistema LG, quindi costituiti da conoidi ghiaiose formate da
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materiali fluvioglaciali grossolani con un andamento subpianeggiante; questi
terreni occupano praticamente tutta l'area di pianura ad est del Fiume Brembo,
con la sola eccezione dei terreni più prossimi ai corsi d'acqua principali.
A ridosso dei fiumi che attraversano il comprensorio, Brembo, Serio e Cherio ed
in misura limitata anche Adda ed Oglio troviamo terreni collocabili nel
sottosistema VA, cioè piane alluvionali inondabili costituite da sedimenti recenti
od attuali; tra queste valli spicca per ampiezza quella del Serio.
Ancora a ridosso dei fiumi, o esternamente al sottosistema VA troviamo i terreni
del sottosistema VT, cioè superfici terrazzate costituite da alluvioni antiche o
medie, delimitate da scarpate d'erosione; anche in questo caso la più estesa di
queste aree è quella che si trova nella parte meridionale del corso del Serio.
La parte collinare del comprensorio è invece costituita da terreni collocabili
all'interno del sottosistema del Piano Basale (PB), ed in misura più limitata del
sottosistema RA, formato terrazzi rilevati rispetto al livello medio della pianura,
con terreni composti da materiali grossolani ricoperti da sedimenti eolici e
colluviali. Al sottosistema RA è ascrivibile anche la parte più occidentale della
pianura dell'Isola Bergamasca.
Infine, nell'angolo nord - occidentale del comprensorio, nella zona di Cisano
Bergamasco, Brivio, Carvico troviamo suoli appartenenti al sottosistema MR,
formati da depositi morenici recenti dalla morfologia aspra, con pietrosità in
superficie e scheletro abbondante nel suolo.
Anche l'attitudine allo spandimento dei liquami, presenta una situazione
abbastanza omogenea, anche se si trovano tutte le classi di attitudine. La pianura
ad est del Fiume Brembo è costituita in gran parte da terreni moderatamente
adatti, con l'eccezione di alcune aree soprattutto nell'estremo sud e a ridosso del
Fiume Serio dove i terreni sono poco adatti o non adatti allo spandimento dei
liquami. Non adatti sono anche i terreni di quasi tutta la parte collinare posta a
settentrione, con l'eccezione di qualche lembo classificato come poco adatto. Le
uniche aree di una certa ampiezza classificate come adatte si trovano nella
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pianura dell'Isola, in un'altra area allungata da nord a sud poco ad est del
Brembo, tra Curno ed Arcene e ai confini orientali del comprensorio, nella zona
di Grumello e Telgate.
Anche per il drenaggio abbiamo una situazione abbastanza omogenea
nonostante la presenza di tutte le 7 classi considerate: La maggior parte del
territorio, comprendente sia zone di pianura che di collina è a drenaggio buono.
Aree a drenaggio moderatamente rapido o addirittura rapido sono presenti
limitatamente alle zone prossimali dei corsi d'acqua, principalmente il Serio ma
anche il Cherio, il Brembo e in modo limitato l'Adda e l'Oglio. Anche alcune aree
di collina sono caratterizzate da un drenaggio moderatamente rapido.
Zone a drenaggio mediocre o lento si trovano nella parte occidentale della
pianura dell'Isola Bergamasca ed in una stretta fascia allungata da nord a sud che
va da Curno al nord fino ai confini meridionali del comprensorio, allargandosi
verso sud. Aree a drenaggio molto lento si trovano nel sud del comprensorio,
nella zona attorno a Caravaggio e a Isso, un'altra zona è invece quella
all'estremità nord - occidentale del comprensorio, sull'Adda, qui è presente anche
l'unica area a drenaggio impedito.
Un disegno ancora più omogeneo emerge dall'analisi del livello di idromorfia
del suolo, che mostra come nella gran parte del territorio si riscontrino orizzonti
idromorfi solo oltre i 120 cm di profondità. Zone con livello di idromorfia più
superficiale si ritrovano nella parte meridionale del comprensorio, vi è una prima
area che va da Castel Rozzone fino ai confini meridionali ed un'altra di minore
ampiezza attorno a Isso e Barbata. Un'altra piccola area con orizzonti idromorfi
più superficiali è situata, invece, nell'estremo nord - ovest, sul Fiume Adda,
presso Brivio.
La capacità di ritenzione idrica (AWC) è media (fra 101 e 200 mm) nella gran
parte del territorio, sia di pianura che di collina, aree con AWC inferiore ai 100
mm si ritrovano limitatamente ad alcune parti del territorio collinare e, in
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pianura, alle aree più prossime ai Fiumi Brembo, Cherio e Serio, quest'ultima di
una notevole ampiezza. Limitatissima è invece la presenza di aree ad alta AWC
(> 200 mm), praticamente solo alcune piccole zone del territorio collinare.
Di particolare importanza è la carta della capacità d'uso dei suoli, che mostra la
presenza di 5 delle 8 classi di capacità evidenziando molte delle "figure" già viste
esaminando le altre caratteristiche del suolo. Possiamo così analizzare
separatamente la situazione della collina, della pianura, delle aree rivierasche dei
fiumi e della pianura ai confini meridionali, corrispondente con la zona delle
risorgive.
− Gran parte della collina è caratterizzata da suoli con capacità d'uso molto
bassa (classe 7) che li rendono inadatti all'agricoltura. Sono abbastanza
limitate le aree più favorite, in cui si hanno suoli delle classi 2, 3 e 5.
− La gran parte della pianura è omogeneamente caratterizzata da suoli
abbastanza favorevoli, collocandosi nella classe 2; solo nella parte occidentale
della pianura dell'Isola Bergamasca e ai confini orientali del comprensorio si
hanno aree con suoli di classe 3.
− Descrivendo le condizioni della pianura abbiamo tralasciato la situazione
delle aree più prossime ai corsi d'acqua maggiori, dove si hanno condizioni
generalmente più limitative, con suoli delle classi 3 e 5 (quest'ultima quasi
esclusivamente
nelle
immediate
vicinanze
dell'alveo
dei
fiumi.
Particolarmente estesa è l'area di suoli di classe 3 che costeggia il Fiume Serio
su entrambe le sponde.
− Condizioni più limitative si hanno anche nella porzione meridionale della
pianura, in quella che grosso modo corrisponde alla zona delle risorgive, nel
Caravaggiese ed attorno a Isso e Barbata, qui si hanno suoli di classe 2, 3 e 4.
Riassumendo si può quindi evidenziare la presenza di due grosse aree, la collina
con limitazioni molto severe, viceversa nella pianura vi sono suoli adatti a
garantire un proficuo esercizio dell'agricoltura, anche se non mancano aree con
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problemi tali da limitare la scelta delle colture o richiedere l'uso di pratiche
conservative.
I diversi bacini idrografici sono disegnati nella tavola 4; occorre però precisare
che non sempre essi sono chiaramente definibili, in quanto trattandosi di bacini di
pianura, caratterizzati da pendenze molto modeste i loro confini non sono sempre
identificabili con precisione.
Il franco di bonifica è conosciuto solo indicativamente, la sua profondità è
comunque ritenuta ovunque adeguata allo svolgimento dell'attività agricola senza
necessità di opere volte al suo abbassamento, pertanto non si è ritenuto di
predisporre la tavola 5.
Esistono invece, nonostante le opere di bonifica realizzate dal consorzio,
soprattutto a causa dell'aumentata impermeabilizzazione dei suoli, aree ancora a
rischio di esondazione. L'individuazione e la perimetrazione di tali aree, riportate
nella tavola 6 (vedi allegato) è stata ottenuta sulla scorta dell'esperienza del
consorzio, ovverosia della conoscenza degli episodi di esondazione verificatisi
nel corso degli anni.
Il sistema infrastrutturale dell’area è sufficiente, ma richiede adeguamenti e
riqualificazioni di tracciati stradali e della linea ferroviaria Bergamo-Treviglio.
Nello Stralcio Attuativo Triennale 1997-1999 del Piano Decennale della Viabilità
di Grande Comunicazione sono previsti i seguenti interventi per l’area in esame:
- completamento della variante Bergamo-Zanica sulla SS 591 “Cremasca”, opera
già finanziata
-completamento dell’asse interurbano Ponte S. Pietro-Seriate sulla SS 342
“Briantea”
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- completamento della Tangenziale di Bergamo-I lotto, SS 42-470 “del Tonale e
della Mendola-Val Brembana”
- variante da Albano S. Alessandro a S. Paolo d’Argon (Montello) sulla SS 42
“del Tonale e della Mendola”
- variante da S. Paolo d’Argon a Trescore Balneario sulla SS 42 “del Tonale e
della Mendola”
- variante Urago d’Oglio (SS 469)-Treviglio (SS 472) I, II, III lotto, sulla SS 11
“Padana Superiore”
- variante da Zanica a Cologno al Serio sulla SS 591 “Cremasca”
- variante unica dalla tangenziale sud di Bergamo a Treviglio (SS 11), sulla SS
525 “del Brembo-del Tonale e della Mendola”
- ammodernamento Milano-Urago d’Oglio IV e V lotto e dir. SS 525 su SS 11525 “Padana Superiore-del Brembo”.
Per quanto riguarda la viabilità autostradale, è prevista la realizzazione del I lotto
dell’itinerario pedemontano-Gronda Intermedia Legnano-Dalmine
Relativamente alla viabilità, le “Linee di Indirizzo” del P.T.P.C. rilevano le
contraddizioni di un sistema infrastrutturale radiocentrico, a supporto di un
sistema insediativo a rete.
La nuova linea dell’Alta Velocità sulla direttrice Milano-Verona, qualora venisse
realizzata, interesserebbe il territorio del Comprensorio. Nel progetto allo studio,
il nuovo tracciato attraversa l’Adda a sud di Cassano d’Adda, dopo di che
abbandona i binari del progettato quadruplicamento della linea storica, che
rientrano su Treviglio realizzando di fatto la connessione con il sistema dell’Alta
Velocità, per porsi in affiancamento al tracciato in progetto per la variante della
SS 11. Tale affiancamento, frutto di una progettazione integrata delle due
infrastrutture, prosegue -salvo puntuali discontinuità dovute alla soluzione di
49
problematiche specifiche- fino a Urago d’Oglio, dove la nuova SS 11 piega
decisamente verso il cuore dell’area bresciana. Anche l’attraversamento del Serio
e dell’Oglio avviene nell’ambito di un unico corridoio territoriale e, nel caso del
Serio, la contiguità tra il manufatto ferroviario e quello stradale è massima. La
Regione Lombardia si è espressa in senso positivo sull’insieme del progetto, pur
ponendo una serie di condizioni, mentre per la tratta veneta occorre lo studio di
una variante per Verona; ciò comporterà la ripubblicazione dello studio. Il parere
della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente interverrà a seguito di tale
adempimento; successivamente potrà essere aperta anche la Conferenza dei
Servizi. Le osservazioni presentate sul progetto dagli enti territoriali interessati
segnalano in prevalenza le interferenze con la viabilità, le attività produttive,
l’agricoltura e, nel quadro ambientale, vibrazioni-rumore e ambiente idrico. Le
“linee di indirizzo” del P.T.C.P. riguardo al mobilità primaria rilevano
l’importanza di una visione organica di tutto il sistema infrastrutture-territorio. In
questo quadro esprime le proprie riserve sulla scelta dell’alta velocità,
proponendo la realizzazione prioritaria di interventi che costituiscano una rete
alternativa al nodo di Milano.
Il territorio comprensoriale è parzialmente compreso nel perimetro di quattro
parchi regionali, il Parco dei Colli di Bergamo, il Parco dell’Adda Nord, il Parco
del Serio ed il Parco dell’Oglio Nord,.
Il Parco dei Colli di Bergamo, definito “parco agricolo e forestale”, è dotato di
Piano Territoriale di Coordinamento approvato, le cui Norme Tecniche di
Attuazione, nell’ambito dell’interesse precipuo per la tutela naturalistica e
forestale, dettano anche prescrizioni di tutela idrogeologica e dei corpi idrici.
Il Parco dell’Adda Nord, definito “parco fluviale e di cintura metropolitana”, è
dotato di PTC adottato, le cui NTA dispongono una gerarchia di vincoli a
seconda degli ambiti territoriali; i vincoli sono pesanti, prevalentemente rigidi,
nell’ambito del fiume e delle sponde, e più leggeri, orientati alla definizione di
50
destinazioni d’uso, sulla aree limitrofe. Numerose e circostanziate sono le norme
e le prescrizioni circa le zone umide e la rete irrigua, considerata caratteristica
essenziale del contesto naturalistico.
Il Parco del Serio, classificato “parco fluviale e agricolo”, ha PTC adottato. Per
la sua natura di parco eminentemente fluviale promuove in primo luogo la tutela
idrogeologica e la salvaguardia della qualità delle acque. Le Norme Tecniche di
Attuazione sono molto circostanziate nel disciplinare gli interventi sulle acque,
sui corpi idrici e di bonifica.
Per il Parco dell’Oglio Nord, definito “parco fluviale e agricolo”, non è stato
ancora costituito il Consorzio; il Parco è quindi privo di PTC e ne è in
salvaguardia la legge istitutiva.
51
2. Il quadro di riferimento normativo e programmatico
Per un inquadramento delle norme e dei programmi che influiscono sulle scelte e
sull’attività dei Consorzi di Bonifica e quindi sullo stesso Programma
Comprensoriale, la documentazione è stata raccolta e analizzata su sei aree
funzionali:
- acqua
- agricoltura
- suolo
- ambiente, parchi
- territorio
- paesaggio
Elenco delle principali leggi e piani
Acqua
-
R.D. 8.5.1904 n. 368 Regolamento per la esecuzione del TU della L.
22.03.1900 n. 195 e della L. 7.07.1902 n. 33 sulle bonificazioni delle
paludi e dei terreni paludosi
-
R.D. 13.02.1933 n. 215 Nuove norme per la bonifica integrale
-
R.D. 11.12.1933 n. 1775 Testo Unico delle disposizioni di legge sulle
acque e impianti elettrici
-
R.D. 18.06.1936 n. 1335 Disposizioni sui canali demaniali
-
R.D. 21.11.1938 n. 2010 Istituzione del Consorzio dell’Adda
-
L. 27.06.1929 n. Istituzione del Consorzio dell’Oglio
-
L. 18.12.1951 n. 1550 Riconoscimento di piccole derivazioni di acqua
pubblica per uso di irrigazione
-
L. 04.02.1963 n. 129 Piano regolatore generale degli acquedotti e delega
al governo ad emanare le relative norme di attuazione
52
-
L. 10.05.1976 n. 319 Legge speciale in materia di inquinamento delle
acque (Legge Merli)
-
L. 5.01.1994 n. 36 Disposizioni in materia di risorse idriche (Legge Galli)
-
L. 5.01.1994 n. 37 Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei
fiumi, torrenti, dei laghi e delle altre acque
-
L. 59/97 (Legge Bassanini)
-
L.r. 26.11.1984 n. 59 Riordino dei Consorzi di Bonifica
-
L.r. 25.05.1989 n. 18 Integrazioni alla Legge n. 59/1984
-
L.r. 14.01.1995 n. 5 Modifiche ed integrazioni alla l.r. 26.11.1984, n. 59
“Riordino dei consorzi di bonifica” così come modificata dalla L.r.
25.05.1989, n. 18
-
L.r. 28.10.1996 n. 31 Norme concernenti la disciplina del fondo per la
realizzazione
di
progetti
infrastrutturali
di
rilevanza
regionale.
Sostituzione dell’art. 5 della l.r. 31 marzo 1978 n. 34
-
Regione Lombardia. Proposta di Progetto di Legge presentata
dall’Assessore all’Agricoltura. Norme in materia di bonifica e di
irrigazione, 19.12.1997.
Autorità di Bacino del Fiume Po
-
a. Stato di avanzamento delle attività di pianificazione e programmazione
nel settore della qualità delle acque, Parma, 17 novembre 1997
-
b. Area risorse idriche. Infrastrutture e servizi. Attività di pianificazione
nel settore della razionale utilizzazione delle acque, Parma, 4 novembre
1997
Agricoltura
-
Agenda 2000
-
Regolamento CEE 2078/1992
-
Regolamento CEE 2080/1992
Suolo
L. 18.05.1989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del
suolo
53
Ambiente, parchi
-
L.r. 1983
n. 86
l’istituzione e
Piano regionale delle aree protette. Norme per
la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti
naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale
-
L. 6.12.1991 n. 394 Legge quadro sulle aree protette
-
Piani dei Parchi (che prevalgono su tutto):
Adda Nord
Oglio Nord
Parco del Serio
Parco dei Colli di Bergamo
Territorio
-
L.r. 1975 n. 51 Disciplina urbanistica del territorio regionale e misure
di salvaguardia per la tutela del patrimonio naturale e paesistico
-
L. 8.06.1990 n. 142 Ordinamento delle autonomie locali, Capo I “Principi
Generali” art. 3 c.7 “Rapporti tra Regioni ed Enti Locali”, Capo V “La
Provincia” art. 15 c. 2 “Compiti di programmazione”
-
Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP) di CR e BG
-
Provincia di Cremona. Studi finalizzati alla redazione del P.T.C.P. ex
Legge 142/90. Relazione di Piano. Documento Direttore. 10 febbraio 1998
Paesaggio
-
L. 1939 n.1497 Protezione delle bellezze naturali
-
L. 1985 n. 431 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge
27 giugno 1985 n. 312 recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone
di particolare interesse ambientale
-
DPR 24.07.1977 n. 616 Attuazione della delega di cui all’art. 1 della L.
22.07.1975 n. 382 (Art. 82)
-
L.r. 1985 n. 57 Esercizio delle funzioni regionali in materia di protezione
delle bellezze naturali e sub-delega ai comuni
-
L.r. 9.06.1997 n. 18 Nuove norme regionali per la tutela dei beni culturali
paesistici e ambientali
54
-
Piano Paesistico Regionale (in fase di presentazione: aprile 1998)
Quadro riassuntivo del riferimento normativo e pianificatorio
Acqua
R.D. 13.02.1933 n. 215 Nuove norme per la bonifica integrale
La Legge stabilisce la nuova disciplina nell’ambito delle opere di bonifica
integrale e di miglioramento fondiario.
Alla bonifica integrale si provvede per scopi di pubblico interesse, mediante
opere di bonifica e di miglioramento fondiario.
Per opere di bonifica si intendono quelle opere che si compiono in base ad un
piano generale di lavori e di attività coordinate, con rilevanti vantaggi igienici,
demografici, economici o sociali, in Comprensori in cui cadano laghi, stagni,
paludi o terreni montani dissestati nei riguardi idrogeologici e forestali, ovvero
da terreni inutilizzati suscettibili, rimosse le cause di inutilizzo, di una radicale
trasformazione dell’ordinamento produttivo.
Le opere di miglioramento fondiario sono quelle che si compiono a vantaggio di
uno o più fondi, indipendentemente da un piano generale di bonifica.
I Comprensori soggetti a bonifica sono di due categorie: alla prima appartengono
quelli di eccezionali dimensioni e importanza, alla seconda tutti gli altri.
Per ogni Comprensorio classificato di prima categoria deve essere redatto il
piano generale di bonifica, il quale contiene il progetto di massima in cui si
stabiliscono le opere di competenza statale e le direttive fondamentali della
conseguente trasformazione della agricoltura, necessarie a realizzare i fini della
bonifica e a valutarne i risultati economici e d’altra natura.
Rientrano nelle competenze dello Stato:
- le opere di rimboschimento e ricostituzione di boschi deteriorati;
- le opere di bonificazione dei laghi, degli stagni e delle paludi;
- le opere di provvista di acqua potabile per le popolazioni rurali;
55
- le cabine di trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica per uso
agricolo per l’intero Comprensorio o una parte notevole;
- le opere stradali, edilizie o d’altra natura per l’intero Comprensorio o parte
notevole di esso.
R.D. 11 Dicembre 1933, n. 1775 Testo unico delle disposizioni di legge sulle
acque e impianti elettrici
La Legge contiene le disposizioni in materia di acqua e impianti elettrici, in
particolare:
- Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche
- Disposizioni speciali sulle acque sotterranee
- Trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica
Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente
estratte dal sottosuolo, sistemate o incrementate, le quali abbiano od acquistino
attitudine ad usi di pubblico generale interesse (la legge 36/94 ha esteso il
concetto di bene pubblico a tutte le acque).
Le utenze di acqua pubblica hanno per oggetto grandi e piccole derivazioni in
funzione di limiti di portata, i cui valori sono stati modificati dal d.lgs. 275/93,
art. 1.
Per l’utilizzo di acqua pubblica è necessario richiedere una concessione al
Ministero dei Lavori Pubblici, presentando domanda al Servizio provinciale del
Genio Civile; le domande sono trasmesse anche all’Autorità di Bacino territoriale
interessata (d.lgs. 275/93, art. 3).
Le utenze di acqua pubblica sono soggette al pagamento di un canone annuo, il
cui valore è stato aggiornato dalla L. 36/94.
Invece della concessione è possibile richiedere licenze annuali di attingimento
nei casi di:
- attingimenti di acqua mediante pompe mobili o semifisse,
- portate inferiori o uguali a 100 1/s,
- rispetto del minimo deflusso vitale (d. lgs. 273/93);
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con il d. lgs. 275/93 la licenza annuale di attingimento non può essere rinnovata
per più di cinque volte.
L. 18 dicembre 1951, n. 1550 Riconoscimento di piccole derivazioni di acqua
pubblica per uso di irrigazione
La legge è composta da un unico articolo, secondo il quale coloro che, per tutto il
trentennio anteriore alla entrata in vigore della presente legge, abbiano derivato
ed utilizzato pacificamente acqua pubblica a scopo di irrigazione in quantità non
superiore a 50 litri al minuto secondo, senza averne chiesto il riconoscimento o la
concessione, possono chiedere il riconoscimento dell’uso stesso limitatamente al
quantitativo effettivamente utilizzato durante il trentennio, a norma dell’art. 3 del
R.D. 01/12/33, n. 1775. La domanda di riconoscimento deve essere presentata
entro tre anni dall’entrata in vigore della presente legge.
L. 4 febbraio 1963, n. 129 Piano regolatore generale degli acquedotti e delega al
governo ad emanare le relative norme di attuazione
Il Ministero dei lavori pubblici è autorizzato a predisporre un piano regolatore
generale degli acquedotti per tutto il territorio dello Stato.
Il piano, in particolare, deve considerare le esigenze idriche di tutti gli
agglomerati urbani e rurali, sulla base di adeguate dotazioni individuali,
ragguagliate all’incremento demografico prevedibile tra un cinquantennio e al
corrispondente sviluppo economico; accertare la consistenza delle varie risorse
idriche esistenti o indicare quali gruppi di risorse idriche siano da attribuire a
determinati gruppi abitati secondo le esigenze di questi; determinare gli schemi
sommari delle opere occorrenti per la costruzione di nuovi acquedotti o la
integrazione e sistemazione di quelli esistenti, redigendo un preventivo generale
di spesa; determinare gli schemi sommari delle opere occorrenti per il corretto e
razionale smaltimento dei rifiuti liquidi; armonizzare l’utilizzazione delle acque
per il rifornimento idrico degli abitati e coordinare l’uso congiunto delle acque ai
fini agricoli, industriali e per la navigazione.
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Il progetto di piano è deliberato entro due anni dall’entrata in vigore della
presente legge, mentre il piano viene approvato entro il terzo anno.
L. 10 maggio 1976, n. 319 Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento
Oggetto della legge è la disciplina degli scarichi di qualsiasi tipo, pubblici e
privati, diretti ed indiretti, in tutte le acque superficiali e sotterranee, interne e
marine, sia pubbliche che private, nonché in fognature sul suolo e nel sottosuolo;
la formulazione di criteri generali per l’utilizzazione e lo scarico delle acque in
materia di insediamenti; l’organizzazione dei pubblici servizi di acquedotti,
fognature e depurazione; la redazione di un piano generale di risanamento delle
acque, sulla base di piani regionali; il rilevamento sistematico delle
caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici.
Allo Stato competono: le funzioni di indirizzo, promozione, consulenza e
coordinamento generale delle attività pubbliche e private; la predisposizione dei
criteri generali e delle metodologie; la redazione del piano generale di
risanamento delle acque, nonché il controllo della compatibilità dei piani
regionali di risanamento delle acque relativi ai bacini idrografici a carattere
interregionale.
Alle regioni vengono attribuite le seguenti competenze: la direzione del sistema
di controllo degli scarichi e degli insediamenti nonché il controllo degli scarichi
nelle unità geologiche profonde.
Le province provvedono ad effettuare il catasto di tutti gli scarichi, pubblici e
privati, nei corpi d’acqua superficiali. I servizi pubblici di acquedotto, fognature,
depurazione delle acque usate, smaltimento dei fanghi residuati da processi
produttivi e impianti di trattamento di acque di scarico sono gestiti da comuni o
da consorzi intercomunali o da comunità montane o da consorzi istituiti dalle
regioni a statuto speciale o da consorzi per le aree ed i nuclei di sviluppo
industriale.
Entro e non oltre tre anni dall’entrata in vigore della presente legge, ciascuna
regione dovrà predisporre un piano regionale di risanamento delle acque.
58
L.R. 26 novembre 1984, n. 59 e successive modificazioni “Riordino dei consorzi
di bonifica”
La legge contiene norme per la definizione dello statuto dei consorzi, sulla
struttura dei consorzi, le modalità di formazione degli organi dei consorzi, il
controllo regionale degli atti consortili.
E’ classificato territorio di bonifica tutto il territorio che non entra a far parte di
Comunità montane. Il territorio di bonifica della Lombardia è suddiviso in 21
comprensori di bonifica, all’interno di ciascuno dei quali è costituito un
consorzio di bonifica.
I Consorzi di bonifica sono Enti di diritto pubblico che provvedono alla
esecuzione, manutenzione e gestione delle opere pubbliche di bonifica.
Il Consiglio Regionale approva un programma generale per la bonifica e il
riordino irriguo. Questo si attua con:
- programmi di rimboschimento e di sistemazione idraulica;
- programmi comprensoriali di bonifica deliberati dai consorzi di bonifica.
In mancanza del programma generale per la bonifica, i consorzi di bonifica
predispongono programmi provvisori di bonifica per il comprensorio di
appartenenza, sulla base di criteri di indirizzo e coordinamento formulati dalla
Regione (L.R. 5/95, art. 2).
L. 5 gennaio 1994, n. 36 “Disposizioni in materia di risorse idriche”
Il testo di Legge prende in considerazione la tutela e l’uso delle risorse idriche,
stabilendo che sono pubbliche tutte le acque superficiali e sotterranee, le quali
costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di
solidarietà; il suo uso per il consumo umano è prioritario rispetto ad altri usi. Nei
periodi di siccità, e comunque nei casi di risorse idriche, deve essere assicurata,
dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo.
La legge ha pertanto la finalità di indirizzare gli usi delle acque al risparmio e al
rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità
59
dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi
geomorfologici e gli equilibri idrologici.
In seguito ai principi generali, una serie di norme dispongono in merito
all’organizzazione dei Servizi idrici integrati, ai canoni per le utenze di acqua
pubblica e agli usi produttivi delle risorse idriche.
L’equilibrio del bilancio idrico è un altro aspetto disciplinato dalla normativa,
così come il risparmio idrico.
Il primo è diretto ad assicurare l’equilibrio fra le disponibilità delle risorse e i
fabbisogni per i diversi usi in un determinato territorio. E’ definito e aggiornato
dall’Autorità di bacino, in modo anche da garantire il livello di deflusso
necessario alla vita negli alvei e tale da non danneggiare gli equilibri dei
sottosistemi interessati.
Il risparmio idrico invece, deve essere attuato mediante il risanamento e il
graduale ripristino delle reti esistenti, l’installazione di contatori in ogni singola
unità abitativa urbana, nonché attraverso la diffusione di metodi e
apparecchiature per il risparmio idrico domestico e nei settori industriale,
agricolo e terziario, unita ad un uso plurimo delle acque.
L.R. 14 gennaio 1995, n. 5 “Modifiche ed integrazioni alla l.r. 26 novembre
1984, n. 59 “Riordino dei consorzi di bonifica” così come modificata dalla l.r.
25 maggio 1989, n. 18”
La Legge è costituita da una serie di norme che modificano, integrano e
sostituiscono la precedente l.r. 26/11/84, n. 59.
In particolare per quanto riguarda i programmi provvisori di bonifica e la
costituzione di consorzi di bonifica di secondo grado, sono dettate nuove
disposizioni che ne integrano i contenuti e le modalità di attuazione.
Art. 7 bis c.2 “I programmi provvisori sono adottati dai consorzi di bonifica entro
un anno dall’emanazione da parte della Giunta regionale di criteri generali di
indirizzo e di coordinamento, a cui i consorzi stessi dovranno attenersi, e ad essi
si applicano le disposizioni di cui ai successivi art.8 e 9”
60
Art. 37 nuovi commi aggiunti: 11 e 12 “ La Giunta regionale ha altresì la facoltà
di costituire consorzi di bonifica di secondo grado che includano anche altri
soggetti pubblici o privati...qualora sussistano interessi comuni...”
Queste due integrazioni rappresentano le principali disposizioni contenute nella
l.r. 25 maggio 1989, n. 18.
L.R. 28 ottobre 1996, n. 31 “Norme concernenti la disciplina del fondo per la
realizzazione di progetti infrastrutturali di rilevanza regionale. Sostituzione
dell’art. 5 della l.r. 31 marzo 1978, n. 34”
La Legge disciplina l’utilizzo delle risorse del fondo per la realizzazione di
progetti infrastrutturali di rilevanza regionale istituito dall’art. 48 della l.r. 2
dicembre 1995, n. 49, quale strumento finanziario regionale integrato ai sensi
dell’art. 28 bis della l.r. 31 marzo 1978, n. 34 e successive modificazioni ed
integrazioni.
I progetti infrastrutturali finanziabili con il fondo devono avere preferibilmente
carattere intersettoriale e sono quelli individuati dai progetti strategici previsti dal
programma regionale di sviluppo e dai suoi aggiornamenti.
L. 59/97 (Legge Bassanini)
Il D.lgs di attuazione della Legge prevede il decentramento alle Regioni dei
compiti dello Stato in materia di progettazione, realizzazione, gestione e
controllo delle opere idrauliche, delle reti idrografiche e al rilascio di concessioni
di derivazione di acqua. Sono stati attribuiti alle Regioni i proventi ricavati
dall’attuazione del demanio idrico con un vincolo di destinazione al
finanziamento di interventi di tutela delle risorse idriche e dell’assetto idraulico
idrogeologico.
Agricoltura
Nascita ed evoluzione della PAC fino alla riforma del 1992.
Il 25 marzo 1957, quaranta anni fa, veniva firmato l’atto istitutivo della
Comunità Economica Europea che verrà poi conosciuto come il Trattato di
61
Roma. In esso, all’articolo 39, vengono definiti con chiarezza gli obiettivi di
quella politica agricola comunitaria (PAC) che da quella data si appresta a
diventare sempre più importante per l’evolversi del settore in tutta l’Unione
Europea, e sempre più nota a tutti gli agricoltori prima, e anche a tutti gli altri
cittadini europei col tempo.
I 5 obiettivi della PAC possono essere così riassunti:
(1) favorire un aumento della produttività in agricoltura, in particolare mediante
un impiego ottimale della mano d’opera;
(2) assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola;
(3) stabilizzare i mercati dei prodotti agricoli;
(4) garantire la sicurezza degli approvvigionamenti,
(5) assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.
Tali obiettivi sono tra loro connessi ed in parte interdipendenti: nell’Europa degli
anni sessanta era infatti prioritario favorire un rapido sviluppo delle tecnologie
tale da permettere un rapido ed efficace aumento delle quantità prodotte di
alimenti al fine di soddisfare pienamente, anzitutto da un punto di vista
quantitativo, le esigenze di una popolazione appena uscita dalle ristrettezze della
seconda guerra mondiale ed in fase di crescita. L’aumento della produttività,
quindi,
era
funzionale
a
garantire
una
maggiore
sicurezza
degli
approvvigionamenti, sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista di
una minore dipendenza dalle importazioni da oltre oceano che peraltro rendevano
anche più dipendente politicamente l’Europa dagli Stati Uniti. L’aumento della
produttività in agricoltura doveva poi permettere e favorire uno sviluppo delle
altre attività economiche liberando manodopera non più necessaria per la
produzione di alimenti; la riduzione degli addetti in agricoltura doveva poi
favorire l’aumento dei redditi medi procapite di coloro che rimanevano in
agricoltura (obiettivo 2) e quindi un tenore di vita della popolazione agricola più
vicino a quello della popolazione extra-agricola. Per conseguire lo stesso fine si
riteneva giustamente necessario intervenire per stabilizzare i mercati agricoli
tipicamente afflitti da eccessi di produzione alternati, spesso, ad annate di scarsa
62
produzione con un effetto negativo, complessivamente, sia sui prezzi dei prodotti
agricoli e quindi sui redditi degli agricoltori, che sui prezzi al consumo che
tendono ad oscillare in modo non desiderabile.
È interessante notare, inoltre, come il quinto obiettivo, quello di mantenere i
prezzi al consumo a livelli ragionevoli, sia coerente con la scelta di favorire lo
sviluppo della produttività e l’aumento dei redditi degli agricoltori: se aumenta la
produttività, infatti, ogni agricoltore è in grado di produrre una maggiore quantità
di beni che possono essere venduti anche a prezzi progressivamente inferiori
senza ridurre i redditi degli agricoltori, anzi consentendo comunque un loro
aumento.
Ma l’altro aspetto interessante di questo ‘obiettivo’ della PAC è quello legato alla
presumibile valutazione che per incentivare le produzioni agricole si sarebbe reso
necessario mantenere i prezzi dei prodotti agricoli ad un livello più elevato di
quello che si poteva realizzare sul libero mercato; ciò avrebbe potuto avere effetti
negativi sui prezzi dei prodotti alimentari al consumo e come tali indesiderabili.
Si deve infatti notare che una ‘tassa’ sui consumi alimentari, quale sarebbe in
realtà stato un prezzo eccessivamente elevato dei prodotti agricoli che si fosse
trasferito anche al consumo, sarebbe assai difficile da giustificare. Tale tassa
infatti, avrebbe una natura regressiva, aumentando al diminuire del reddito;
poiché al diminuire del reddito medio pro-capite aumenta la quota di spesa
destinata ai consumi alimentari, infatti, una ‘tassa’ su tali consumi avrebbe
colpito di più chi più spendeva in tali prodotti, cioè i più poveri, appunto. L’aver
posto anche questo obiettivo tra quelli della PAC significa quindi porsi come
limite del sostegno all’agricoltura l’eventuale danno che si può provocare a
livello di consumo alimentare: in altre parole ci si proponeva quindi di aiutare gli
agricoltori ma senza danneggiare i consumatori, soprattutto quelli a minore
reddito. D’altro canto, come già accennato, l’aumento della produttività può,
almeno teoricamente, consentire di aumentare i redditi di ogni agricoltore e di
diminuire i prezzi al consumo al tempo stesso.
63
Fissati gli obiettivi si passò alla identificazione, definizione, scelta ed
implementazione degli strumenti: l’alternativa che stava innanzi ai governi ed in
particolare ai ministri dell’agricoltura del tempo era di scegliere tra due opzioni
fondamentali, quella dell’intervento sulle strutture produttive e quello
dell’intervento sui prezzi e sui mercati.
L’intervento sulle strutture produttive sarebbe potuto consistere nell’adozione di
una serie più o meno ampia e diversificata di incentivi atti a promuovere
l’aumento delle dimensioni aziendali, l’investimento in infrastrutture private fisse
(pozzi, impianti di irrigazione e/o di drenaggio, nuovi ricoveri per le macchine,
nuove stalle più efficienti, ecc.), l’investimento in nuove tecnologie che mano a
mano si rendevano disponibili (trattrici, macchine per gli altri interventi sulle
colture, macchine per la raccolta, ecc.), ma anche l’investimento pubblico su
infrastrutture atte a favorire l’accesso ai mercati e quindi a ridurre i costi di
commercializzazione, ma anche infrastrutture pubbliche per la raccolta e la
distribuzione delle acque.
Tra gli interventi strutturali possono essere anche incluse tutte le iniziative atte a
migliorare l’informazione agli agricoltori, ma soprattutto il loro livello formativo
in modo da rendere più efficace la loro azione produttiva, da facilitare
l’introduzione corretta ed efficiente delle nuove tecnologie, da conoscere le
condizioni dei mercati e le misure prese di politica economica ed agraria in
particolare in modo da ottimizzare anche le scelte di natura economica. Sono
inoltre da includere in queste forme di intervento strutturale anche le iniziative
finalizzate a promuovere la cooperazione tra produttori sia per l’acquisto, e
quindi l’utilizzo più efficiente, di nuove macchine agricole o di altri fattori di
produzione, che, soprattutto, per favorire una più efficace azione di
commercializzazione e di valorizzazione di diverse produzioni agricole sia allo
stato fresco che sotto forma di trasformati. Attengono infine a questa modalità di
intervento, quello strutturale appunto, anche le iniziative destinate a migliorare il
flusso di informazioni e di formazione per gli agricoltori mediante lo sviluppo di
una rete di divulgatori agricoli aventi esattamente questa funzione di assistenza,
64
senza essere presumibilmente influenzati dai venditori di fattori di produzione
(sementi ma soprattutto fertilizzanti, anticrittogamici ed antiparassitari).
L’altro approccio, quello prioritariamente seguito, poi, almeno fino al 1988, era
quello dell’intervento sui prezzi e sui mercati. Per raggiungere gli obiettivi della
PAC, infatti, si poteva intervenire con strumenti atti a favorire un aumento dei
prezzi europei dei prodotti agricoli: ciò avrebbe fatto aumentare i redditi degli
agricoltori dell’Unione Europea, avrebbe stimolato fortemente l’adozione delle
nuove tecnologie man mano queste si rendevano disponibili poiché a maggiori
produzioni sarebbero corrisposte maggiori entrate, avrebbe quindi contribuito ad
aumentare il grado di auto-approvvigionamento cioè la capacità di produrre in
Europa un quota più consistente di ciò che si consumava in Europa. Per far
aumentare i prezzi sul mercato europeo si imposero, anzitutto, barriere doganali
(mobili) all’importazione e poiché l’Europa era sostanzialmente deficitaria per
molti prodotti agricoli: ciò implicò automaticamente far aumentare i prezzi sui
mercati interni. D’altro canto, poi, furono introdotti dei meccanismi atti a
stabilizzare i mercati: i ritiri dai mercati. Qualora il prezzo di un dato prodotto
agricolo fosse sceso al di sotto di un dato livello sarebbe stato possibile vendere a
quel dato prezzo (minino) il prodotto in questione ai magazzini pubblici. Questo
meccanismo ovviamente stabiliva così un prezzo minimo al di sotto del quali i
prezzi di mercato non sarebbero mai potuti andare. Quando i prezzi fossero
nuovamente aumentati gli organismi di intervento (l’AIMA in Italia) avrebbero
dovuto rivendere i prodotti immagazzinati contribuendo a non far lievitare
eccessivamente i prezzi anche al consumo.
La storia degli ultimi due decenni dimostra ormai inconfutabilmente che la strada
scelta allora fu sostanzialmente efficace nel perseguimento degli obiettivi della
PAC stabiliti dal trattato di Roma del 1957; se è vero che il reddito medio degli
agricoltori non è riuscito, in genere, a raggiungere quello ottenuto dai lavoratori
di altri settori, è anche vero che non se ne discosta molto come un tempo.
L’obiettivo che forse ha più sofferto è stato quello del contenimento dei prezzi al
consumo. Questi meccanismi della PAC infatti, scaricavano i costi di questa
65
politica
sui
consumatori
europei
che
pagavano,
senza
accorgersene
particolarmente, un prezzo per i prodotti alimentari talvolta anche molto più
elevato di quello che avrebbero potuto pagare ricorrendo ai mercati
internazionali, e sui contribuenti che finanziavano il bilancio della comunità.
Gli altri obiettivi furono perseguiti e raggiunti fino all’eccesso. Furono anzi
proprio questi eccessi a mettere in difficoltà la PAC. I prezzi elevati, infatti, alla
lunga furono uno stimolo eccezionalmente efficace per gli agricoltori che
introducendo tutte le innovazioni disponibili ed intensificando i processi
produttivi riuscirono ad incrementare rese e produzioni in modo assai
significativo in pochi anni. La Comunità da importatrice netta di diversi prodotti
agricoli che era divenne così ben presto autosufficiente prima ed esportatrice
netta poi. Ma per esportare era necessario coprire la differenza tra il prezzo
assicurato sui mercati interni, più elevato, ed il prezzo dei mercati internazionali,
più basso. La Comunità era quindi in grado di esportare prodotti agricoli ma solo
grazie a sussidi alle esportazioni.
A lungo andare tale situazione divenne economicamente e finanziariamente
insostenibile per le casse europee: le produzioni sempre più elevate non
trovavano infatti un corrispondente aumento dei consumi interni pronto ad
assorbirli; era perciò necessario ritirare quantità crescenti di derrate agricole, con
un esborso per l’acquisto, immagazzinarle per lungo tempo, con un conseguente
costo per lo stoccaggio, e infine venderle sui mercati internazionali, quando
possibile, con un costo per le restituzioni (sussidi) alle esportazioni.
Sui mercati internazionali, d’altro canto, cresceva la tensione e l’ostilità verso
l’Unione Europea che operava, in realtà, con meccanismi che esulavano dalla
concorrenza leale: dopo aver prodotto a costi più elevati rispetto ai concorrenti,
infatti, gli europei spiazzavano con le loro esportazioni sovvenzionate, i prodotti
degli altri concorrenti più efficienti. Ciò non era sostenibile.
Anche, se non soprattutto, per questa ragione, all’avvio delle trattative GATT nel
1986 a punta del Este in Uruguay, si pose per la prima volta all’ordine del giorno
il tema della concorrenza internazionale anche per i prodotti agricoli che fino a
66
quel momento avevano potuto usufruire di un’esenzione pressoché totale dalle
misure di questi accordi commerciali multilaterali. Il rischio di una rottura
insanabile di questo round di trattative che avrebbe coinvolto anche altre
produzioni e i rapporti politici dell’Europa con moltissimi paesi, stimolò
fortemente, se non costrinse, l’Unione Europea a riformare sostanzialmente la
propria politica agricola nel 1992, dopo aver ottenuto, sulla base di questo
impegno, uno slittamento nella chiusura delle trattative GATT dal 1990 al 1993,
di fatto.
Resta da segnalare, nel 1988, una decisione politica che senza modificare
sostanzialmente la PAC, ne influenzerà l’evoluzione: in quest’anno, infatti, si
decise di modificare significativamente e per diversi anni, il peso relativo della
PAC nella allocazione delle risorse di bilancio diminuendone progressivamente il
peso relativo a favore di un progressivo e sostanziale incremento delle risorse
destinate all’intervento strutturale, anche in agricoltura ma non solo, che
diventava così la vera priorità. Tale indicazione, anche se non è forse stata ancora
colta da tutti, rappresenta già ora e lo sarà sempre più in futuro, una guida per
l’intervento
pubblico
finanziato
dall’Unione
Europea.
Anche
per
gli
insegnamenti tratti dal caso agricolo, infatti, l’UE ha deciso di ridurre
progressivamente tutte le forme di intervento diretto o indiretto sui mercati e sui
prezzi a favore di un intervento che non modifichi le leggi del mercato ma
piuttosto cerchi di mettere tutte le realtà produttive in grado di misurarsi in modo
regolato ed equilibrato con le leggi della concorrenza.
La riforma del 1992, i suoi effetti presunti e quelli reali
Nel 1992, dopo le note tensioni sia tra i paesi membri dell’unione Europea che in
sede internazionale (GATT), l’UE giunse ad approvare la cosiddetta riforma
MacSharry che cambiava in modo abbastanza radicale l’intervento in agricoltura.
A tal fine può essere utile rileggere gli obiettivi della riforma così come indicati
in un noto documento preparatorio (il Com. (91) 100 DEF), riportati per
comodità in appendice. Tra gli obiettivi si può notare come oltre a quelli
67
‘tradizionali’ già indicati nel trattato di Roma ve ne siano altri che si sviluppano
secondo le seguenti tre direttrici:
− aumentare l’efficienza ma contenere le quantità complessivamente prodotte in
modo sovvenzionato per evitare gli effetti negativi sulle casse dell’Unione
Europea e per rispettare i limiti posti dagli accordi a livello internazionale;
− integrare la politica agricola comunitaria con una politica a più ampio spettro
volta a favorire più direttamente e più efficacemente lo sviluppo delle aree
rurali che si trovano in difficoltà;
− rendere sempre più compatibile la politica agricola con le politiche di
protezione e valorizzazione delle risorse ambientali da un lato, e con le
politiche di valorizzazione della qualità e sanità degli alimenti dall’altro.
Anche senza entrare nei dettagli della riforma, è opportuno ricordare che essa
riguarda i cereali, le colture oleaginose e le proteaginose (COP), e che si propone
di garantire ai produttori agricoli, a fronte di una progressiva riduzione, nell’arco
dei tre anni di transizione (1993/94, 1994/95 e 1995/96), dei prezzi garantiti ad
un livello più vicino ai prezzi dei mercati internazionali, una integrazione diretta
dei redditi, al fine di evitare effetti negativi della riforma sui redditi agricoli
raggiungendo, al tempo stesso, effetti positivi per quanto concerne gli altri
obiettivi complementari.
Tali integrazioni, fissate in ECU, dovrebbero compensare per la riduzione dei
prezzi garantiti, ma sono pagate con riferimento agli ettari di superficie destinata
alle varie colture, tenendo conto delle rese mediamente registrate nell’area di
riferimento, nelle 5 annate agricole precedenti. Tali integrazioni, diversificate, in
genere, per mais, altri cereali, soia e altre proteaginose, set aside ecc., sono di
entità assolutamente non trascurabile e in Lombardia possono anche raggiungere,
in taluni casi, quasi i 2 milioni di lire ad ettaro.
Le integrazioni vennero introdotte con il fine di disgiungere l’aiuto ai redditi
degli agricoltori dall’attività produttiva in senso stretto e in particolare dal livello
delle rese al fine di disincentivare le alte rese a favore di un contenimento degli
eccessi di produzione e degli effetti negativi sull’ambiente che tali alte rese
68
avevano. Proprio tale disaccoppiamento consentì di raggiungere un accordo in
sede GATT, tra le altre cose. Le integrazioni dovevano avere, inoltre, una natura
compensativa: dovevano cioè compensare per le riduzioni di reddito che gli
agricoltori avrebbero sostenuto per effetto della riduzione dei prezzi.
Bisogna subito rilevare che il meccanismo studiato per avere questi effetti non ha
funzionato come previsto nel nostro paese a causa di un fenomeno imprevisto ed
imprevedibile: la forte svalutazione della lira subita proprio a partire dal
settembre 1992, a riforma appena approvata. Tale svalutazione, infatti, per tutti
gli anni di applicazione della nuova PAC, ha fatto lievitare fortemente gli aiuti in
lire pagati agli agricoltori del nostro paese; a ciò si unisca un andamento
particolarmente favorevole dei mercati internazionali dei cereali che hanno
mantenuto i prezzi internazionali, per alcuni anni, su livelli inaspettatamente alti.
Gli effetti previsti sull’agricoltura italiana, quindi, non si sono avuti, ma nel
senso che sono stati assai più positivi di quanto si fosse previsto; i redditi dei
cerealicoltori, infatti, non sono mai stati elevati come negli ultimi anni, in
generale, e come conseguenza, sia le superfici che le produzioni e le rese, fatti
salvi gli effetti delle condizioni climatiche, sono rimaste a livelli particolarmente
elevate. Bisogna anche notare che la Lombardia ha potuto trarre grande
vantaggio da questa situazione a causa della sua naturale specializzazione nella
coltivazione dei prodotti oggetto di questa riforma.
Questa situazione, tuttavia, non è destinata a durare per sempre:
a) a breve termine la rivalutazione della lira ed i cambiamenti delle condizioni
dei mercati internazionali potranno far diminuire anche significativamente i
prezzi dei cereali, facendo subire all’Italia un colpo anche più duro in quanto non
si è avuto nessun aggiustamento nel periodo transitorio per le ragioni già
discusse;
b) se l’Italia entrerà nella moneta unica saranno destinati comunque a sparire gli
spazi di manovra di natura agrimonetaria che hanno invece permesso al nostro
paese di godere di queste ultime annate particolarmente favorevoli dal punto di
vista dei redditi.
69
Le modalità con le quali si realizzeranno gli aggiustamenti progressivi che si
renderanno necessari per adeguare la PAC al nuovo ‘ambiente economico’
saranno quindi di particolare rilevanza per gli effetti che avranno su tutta
l’agricoltura italiana ma soprattutto per quella lombarda, per il semplice fatto che
questa è assai più specializzata rispetto ad altre parti del paese, nella coltivazione
di questi prodotti (COP) che risultano, allo stato attuale dei meccanismi di
intervento, quelli che più direttamente possono risentire di questi mutamenti.
Un altro aspetto di particolare rilievo per l’economia agricola della Lombardia in
modo particolare è quello dell’evoluzione dei mercati internazionali: se fino al
1993 (accordi GATT) i mercati europei dei prodotti agricoli potevano contare sui
benefici di un mercato agricolo quasi completamente protetto dalle forti
oscillazioni dei prezzi che si verificano sui mercati internazionali, con la
progressiva apertura dei mercati europei agli scambi con il resto del mondo
imposta dagli accordi internazionali, anche gli operatori europei saranno sempre
più influenzati dall’andamento dei mercati internazionali di questi prodotti.
Questo fatto crea una nuova importante fonte di rischio che prima gli agricoltori
e gli altri operatori del sistema agroalimentare nazionale ed europeo non
conoscevano particolarmente, fatte salve le debite eccezioni.
Le prospettive della PAC
L’accordo sui prezzi per la campagna di commercializzazione 1997/98 (raccolti
1997) si è caratterizzato per essere il frutto di un approccio politico che ha
riconosciuto la transitorietà delle scelte effettuate, in attesa di una prossima
nuova fase di trattative per l’approvazione di una ulteriore “riforma” della PAC
che dovrebbe scaturire dalle proposte contenute nella cosiddetta “Agenda 2000”.
In quest’ottica il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura ha ritenuto di non
procedere ai tagli proposti dalla Commissione sugli aiuti ai cerealicoltori, almeno
per quest’anno; tali tagli erano proposti anche al fine di reperire risorse per far
fronte alla crisi del mercato della carne bovina dovuto al problema della “vacca
pazza”. Secondo elemento di continuità è rappresentato dalla scelta di mantenere
70
al 5% la percentuale di terreni da destinare a set-aside (grandi produttori), contro
le richieste francesi che volevano portarla a zero e quelle di Paesi Bassi, Regno
Unito e Germania che volevano alzarla al 10%.
Nota particolare merita poi la soluzione data agli aspetti agrimonetari. Dopo
alcuni anni di continua svalutazione, seppure con diversa intensità, la nostra
moneta si è sostanzialmente rivalutata nel corso dell’ultimo anno. Se la
svalutazione della lira aveva sostanzialmente contribuito non solo a limitare gli
effetti negativi previsti dalla riforma MacSharry sui prezzi dei cereali, ma
addirittura ad invertire tale tendenza generando un aumento dei prezzi in lire per
questi prodotti, la sua recente rivalutazione avrebbe potuto portare ad una
drastica riduzione dei prezzi interni e soprattutto degli aiuti diretti al reddito.
Proprio l’entità particolarmente rilevante della rivalutazione della lira e quindi
degli effetti negativi che avrebbero potuto subire gli agricoltori italiani ha però
consentito di usufruire di misure agrimonetarie straordinarie che hanno permesso
di mantenere il tasso di cambio verde tra lira ed ECU al livello dello scorso anno
di 2030,4 lire contro quello che si sarebbe dovuto applicare di 1973,9 lire.
Altro elemento rilevante per l’Italia, ed in particolare per la Lombardia, è
rappresentato dalla scelta della commissione di mantenere anche per quest’anno
la decisione eccezionalmente presa lo scorso anno di non applicare, in caso di
superamento delle superfici di base specifica assegnata ad ogni paese, una
ulteriore quota di set-aside speciale non indennizzato nell’anno successivo.
L’Italia, e la Lombardia in particolare data l’importanza della coltura in questa
regione, sono beneficiate da questa scelta in quanto non si applica quindi questa
forma di set-aside straordinario nel caso del mais per il quale si era superato il
limite di 1,2 milioni di ettari.
Il documento denominato ‘Agenda 2000’ presentato dalla Commissione lo scorso
16 luglio 1997 rappresenterà il punto di riferimento di un dibattito che si
preannuncia acceso sia tra i diversi livelli di responsabilità di ogni paese che tra i
diversi paesi dell’Unione Europea. Oggetto del documento è l’identificazione dei
71
grandi problemi che l’Unione Europea dovrà affrontare nei prossimi anni e delle
possibili soluzioni da dare.
Tre sono le grandi sfide che la Commissione identifica per il prossimo futuro:
− come riformare e rafforzare le diverse politiche dell’Unione Europea in modo
che queste possano contribuire a generare una crescita economica sostenibile,
un più elevato livello di occupazione e migliori condizioni di vita;
− come negoziare gli ulteriori allargamenti dell’Unione;
− come finanziare tali allargamenti.
Nell’ambito della prima grande sfida sono identificati 4 punti qualificanti attorno
ai quali sarà necessario lavorare, secondo la Commissione: le riforme
istituzionali a livello di UE, lo sviluppo di politiche per la crescita, l’occupazione
e la qualità della vita, il mantenimento della coesione economica e sociale
mediante un uso più efficace dei Fondi strutturali, ed infine una ulteriore riforma
della PAC.
La collocazione di questa ulteriore proposta di riforma della PAC è importante
per comprendere che la politica agricola non è più al centro dell’attenzione a
livello europeo come lo era un tempo, quando rappresentava il nucleo quasi
esclusivo di azione politica a livello comunitario. Oggi la PAC è al centro
dell’attenzione a livello politico soprattutto per i suoi alti costi e per la crescente
pressione verso un uso veramente oculato, efficace e giustificato di risorse che
non possono far altro che diminuire in termini relativi e presumibilmente anche
in termini assoluti. Per questo il sistema di aiuti compensativi istituito con la
riforma Mac Sharry non è più accettabile quando, come è stato già dimostrato e
quantificato, porta di fatto ad una super-compensazione degli agricoltori che va
certamente oltre gli obiettivi fissati.
Queste considerazioni divengono ancor più evidenti se si leggono gli obiettivi per
la nuova PAC che vengono definiti in questo documento (si veda l’appendice):
essi, come già in parte quelli del documento MacSharry, definiscono per il
settore agricolo in senso stretto l’obiettivo di garantire redditi stabili ed un
adeguato standard di vita, ma anche l’opportunità di favorire fonti di reddito
72
alternative qualora il reddito ricavabile dall’agricoltura non sia sufficiente; per il
resto gli obiettivi per la nuova politica agricola risentono sempre più fortemente
dalle esigenze poste a questo mondo con sempre maggior forza, dalle esigenze di
tutela ambientale e da quelle di tutela della salute e della sicurezza alimentare.
Non essendo possibile entrare in maggiore dettaglio nell’analisi operativa della
proposta e delle sue possibili conseguenze per l’agricoltura italiana e per quella
Lombarda in particolare, si ritiene tuttavia utile sottolineare che il quadro di un
minore, più mirato e giustificato intervento sarà con ogni probabilità la linea
guida per lo sviluppo della PAC del 2000. In questa prospettiva solo le
produzioni più competitive anche senza il sostegno forte della attuale PAC
potranno sopravvivere nella misura in cui oggi le conosciamo.
Norme di accompagnamento alla PAC
Regolamento CEE 2078/1992
Il Regolamento ha per obiettivo rifinanziare e ampliare gli interventi previsti in
precedente regolamento sull’estensivazione, prevedendo un regime di incentivi
per gli agricoltori che si impegnano ad utilizzare metodi di produzione
compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio
naturale.
Il Regolamento costituisce uno strumento molto flessibile per le amministrazioni
territoriali (Regioni e Province autonome) che sono tenute a redigere un
programma pluriennale, della durata minima di cinque anni, in cui vengono
modulati gli interventi e definire le priorità. Il programma prevede una
zonizzazione del territorio che dovrebbe riflettere le diversità delle situazioni
ambientali, economiche e strutturali, con l’individuazione di aree omogenee dal
punto di vista agro-ambientale. Saranno pertanto previsti interventi che variano
da zona a zona.
73
Regolamento CEE 2080/1992
Il Regolamento risponde all’esigenza di riorganizzare il mercato comunitario
incentivando colture legnose, migliorando le risorse forestali esistenti e
contribuendo alla tutela dell’ambiente.
Il grado di flessibilità degli interventi è lasciato alle Regioni e alle Province
autonome che attuano il regime di aiuti con programmi pluriennali in cui
vengono definite importo, durata e condizioni per la concessione dei
finanziamenti.
Il destinatario principale dell’aiuto è l’imprenditore agricolo, anche se viene
comunque dato spazio all’operatore pubblico e alle associazioni di agricoltori
qualora si tratti di effettuare imboschimenti su larga scala.
Il Regolamento prevede che l’aiuto faccia riferimento ai costi effettivi di
imboschimento e alle perdite di reddito, senza tener conto delle possibili “utilità
sociali” degli imboschimenti. Questo indubbiamente favorisce gli imboschimenti
di terreni marginali, fra cui prati e pascoli in montagna, piuttosto che i fertili
terreni della pianura.
Gli altri livelli della politica agricola
A partire dalla nascita della Comunità Economica Europea la politica agricola del
nostro paese ha subito un continuo spostamento dal livello nazionale a quello
europeo, soprattutto per quanto attiene la programmazione degli interventi, la
definizione degli strumenti attuativi, il reperimento e l’allocazione delle risorse.
Ciò ha progressivamente modificato le competenze e le funzioni di fatto svolte
dal Ministero nazionale riducendone gli ambiti di intervento proprio, e in qualche
misura modificando anche le quantità di risorse a disposizione.
D’altro canto, sia per l’esplicito riferimento nella Costituzione della Repubblica,
che per le esigenze di un avvicinamento della fase di gestione delle politiche
agricole al mondo reale ed operativo, si è andata sviluppando negli ultimi anni, e
in modo particolarmente intenso negli ultimissimi, un’altra tendenza verso un
decentramento sempre più marcato dal Ministero verso le regioni di un numero
74
crescente di funzioni amministrative e di gestione delle politiche in campo
agricolo. Dopo due referendum abrogativi del Ministero proposti da talune
regioni, l’ultimo dei quali nel giugno scorso, e dopo due diversi interventi
legislativi, sembra ora che si sia giunti al un equilibrio di poteri tra Ministero e
regioni ritenuto soddisfacente da tutti i soggetti.
Il decreto legislativo n.143 del 4 giungo 1997, elaborato in applicazione della
legge n. 59 del 15 marzo 1997 che delega al Governo il conferimento di funzioni
e compiti alle regioni ed enti locali per la riforma della pubblica
amministrazione, ha infatti attribuito in sostanza, quasi tutte le funzioni in
materia di agricoltura alle regioni, abolendo il precedente Ministero per le
Risorse Agricole, Alimentari e Forestali istituito con la legge n.491 del 1993, ed
istituendo il nuovo Ministero per le Politiche Agricole.
Al Ministero restano le funzioni di elaborazione della politica agraria, di
indirizzo, di coordinamento e di disciplina generale nonché di rappresentanza in
sede internazionale. Gli enti, le aziende e gli istituti sottoposti alla vigilanza del
Ministero saranno soggetti, nei prossimi mesi, a soppressione, riordino o
trasformazione. Tutte le altre funzioni precedentemente di responsabilità
Ministeriale saranno quindi trasferite alle regioni.
Questo provvedimento, successivamente sottoposto a referendum abrogativo
senza che si raggiungesse, però, il quorum per la validità dello stesso, modifica,
presumibilmente ed auspicabilmente in misura definitiva le relazioni tra
Ministero e regioni. Questa stabilità dovrà consentire alle amministrazioni
pubbliche di por mano, finalmente, alle profonde riforme e riorganizzazioni che
in generale, anche per effetto di queste nuove responsabilità, dovranno dare un
assetto stabile e più efficiente.
È difficile valutare, oggi, quali saranno gli effetti di queste più o meno profonde
revisioni ma è auspicabile che il ritrovato accordo tra amministrazione centrale e
amministrazioni regionali da un lato, e la maggiore vicinanza delle nuove
amministrazioni alle singole e diversificate realtà produttive dall’altro, possano
75
contribuire positivamente a rendere più efficiente la pubblica amministrazione
che opera a contatto e per il settore agricolo.
Non deve tuttavia sfuggire che questa regionalizzazione delle competenze non
porta, tuttavia, necessariamente ad un sistema amministrativo più efficiente; già
da tempo diversi studiosi hanno potuto evidenziare come, anzi, talvolta queste
possano essere anche meno efficienti di talune amministrazioni centrali dello
Stato. Questa ristrutturazione e riorganizzazione resta quindi una sfida per tutti i
livelli della pubblica amministrazione, soprattutto per quelli più decentrati. Non
si deve inoltre dimenticare, ad esempio, che tra le varie funzioni di responsabilità
regionale, diverse hanno richiesto o richiederanno ulteriori decentramenti
amministrativi verso i livelli provinciali.
Non può sfuggire a nessuno come questi cambiamenti possano avere effetti
anche molto tangibili, sia in positivo che in negativo, sull’agricoltura in generale,
e quindi anche, se non particolarmente, sull’agricoltura della pianura lombarda; e
ciò vale non solo per i servizi generali che tutte le amministrazioni pubbliche
devono fornire.
Come si è visto, infatti, questa si caratterizza per aver sviluppato nel tempo e in
particolare negli ultimi anni, delle coltivazioni che risultano particolarmente
sensibili agli effetti delle misure previste dalla riforma della PAC del 1992. La
tempestività e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni nella gestione della
complesse procedure previste dalla attribuzione e distribuzione delle ingenti
risorse previste come integrazione diretta dei redditi degli agricoltori, in primo
luogo, può avere effetti veramente rilevanti sull’intero settore e sulle scelte
imprenditoriali che, come si è visto, sono assai sensibilmente influenzate da
questi aiuti.
Un altro aspetto da non trascurare sarà, inoltre, quello dell’attenzione, della
tempestività
e
della
adeguatezza
dell’applicazione
delle
misure
di
accompagnamento alla riforma, in particolare quelle sulle misure agro-ambientali
(Reg. n.2078/92) e quelle sulla forestazione (reg. n.2080/92). La rilevanza delle
misure che incentivano la forestazione non va trascurata infatti, non solo per le
76
aree di collina e montagna ma anche per le aree più ricche di acqua della pianura
dove si sviluppa o si può sviluppare la pioppicoltura, così come in aree
eventualmente incluse in aree protette o ad esse limitrofe. Valutazioni analoghe
possono essere svolte per le misure agroambientali che possono contribuire, e di
molto, a ridurre effetti negativi che si manifestano anche a livello delle acque
superficiali. Questi elementi possono quindi avere anche un effetto diretto
sull’attività dei consorzi di bonifica.
Un’ultima specifica annotazione deve essere fatta sui servizi di assistenza tecnica
e divulgazione di stretta competenza regionale. Nel nostro paese questi servizi
sono spesso stati trascurati senza comprendere a fondo, pare, l’impatto che tali
servizi possono avere non solo sull’ammodernamento e sull’innovazione delle
tecniche produttive, ma soprattutto sull’uso economicamente corretto e
conveniente dei fattori di produzione e quindi sull’impatto che l’uso eccessivo
può avere sull’ambiente e sulla qualità della vita. Si ha ragione di ritenere che
troppo spesso in agricoltura, anche a seguito dell’evoluzione che la PAC ha
subito nei decenni precedenti, si sia sviluppata una tendenza alla intensificazione
esasperata dei processi produttivi che non sempre trova una rispondenza dal
punto di vista economico. Grazie a servizi tecnici di assistenza adeguati e a
servizi di divulgazione non solo scientifica ma anche economica, non sembra
difficile poter ottenere effetti positivi, anche nel breve periodo ma certamente nel
lungo, sia sui redditi degli agricoltori che potrebbero ottenere gli stessi risultati
produttivi con minori sprechi di prodotti chimici, ad esempio, che per l’ambiente.
Tra i fattori di produzione più rilevanti si deve ricordare assolutamente anche
l’acqua. L’uso di questa risorsa, infatti, non sembra sempre guidato, anche da un
punto di vista strettamente tecnico-agronomico, ma soprattutto da un punto di
vista
economico.
Mancano
probabilmente
anche
studi
adeguati
e
sufficientemente dettagliati sull’effetto economico delle irrigazioni e delle
diverse modalità di irrigazione, ma manca soprattutto la capacità di valutare
attentamente sotto questo punto di vista, quello economico, l’effetto di questi
interventi. Peraltro la risorsa acqua viene distribuita e/o prelevata con modalità e
77
con costi assai diversi che non sempre sono giustificati dal punto di vista
economico. questo tema, sembrerebbe di particolare importanza per il prossimo
futuro e richiederebbe ulteriori specifici approfondimenti che non possono essere
svolti in questa sede. Qui ci si vuole limitare a porre l’attenzione su questo tema
e a ricordare il ruolo dell’acqua sia come fattore di produzione per l’attività
agricola che come risorsa di natura anche pubblica.
Un cenno meritano anche le altre politiche che possono essere definite a livello
regionale e che possono avere un effetto negativo sullo sviluppo di talune attività
agricole: tra queste sono da evidenziare quelle inerenti lo smaltimento di rifiuti
nelle acque e nei terreni da parte di attività agricole e quello della valutazione di
impatto ambientale delle opere che interessano le attività produttive agricole ed
alimentari.
Tra le prime si vuole solo richiamare come la regione Lombardia abbia potuto
usufruire in un passato recente, di un vantaggio competitivo per le produzioni
zootecniche ed in particolare per gli allevamenti di suini rispetto all’Emilia
Romagna solo perché quest’ultima regione ha introdotto una legislazione più
restrittiva sul trattamento dei reflui. Tale tipo di fenomeni si può forse ripetere in
futuro anche a ruoli alternati o comunque modificati e ciò va sempre valutato
attentamente.
Allo stesso modo è sempre necessario, anche nel campo relativamente nuovo
della valutazione di impatto ambientale, saper coniugare le esigenze dello
sviluppo produttivo con quelle ambientali, e saperlo fare in modo
complessivamente coordinato tra aree produttive omogenee: differenze
significative in questo ambito potrebbero provocare in breve tempo effetti
negativi di portata non sempre prevedibile.
78
Suolo
L. 18 maggio 1989, n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale
della difesa del suolo”.
La Legge ha per scopo la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione
e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e
sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. In particolare le attività
di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi saranno
destinati alla sistemazione, conservazione ed al recupero del suolo nei bacini
idrografici; alla difesa, sistemazione e regolazione dei corsi d’acqua, dei rami
terminali dei fiumi e delle loro foci nel mare, nonché delle zone umide; alla
moderazione delle piene per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; il
risanamento delle acque superficiali e sotterranee allo scopo di fermarne il
degrado e rendendole conformi alle normative comunitarie e nazionali; alla
razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde.
Ai fini della Legge si intende:
a) per suolo: il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli abitati e le opere
infrastrutturali;
b) per acque: quelle meteoriche, fluviali, sotterranee e marine;
c) per corso d’acqua: i corsi d’acqua, i fiumi, i torrenti, i canali, i laghi, le lagune,
gli altri corpi idrici;
d) per bacino idrografico: il territorio dal quale le acque pluviali o di fusione
delle nevi o dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un
determinato corso d’acqua direttamente o a mezzo di affluenti.
Alla realizzazione delle attività previste concorrono, secondo le rispettive
competenze: lo Stato, le regioni a statuto speciale ed ordinario, le province
autonome di Trento e di Bolzano, le province, i comuni, le comunità montane, i
consorzi di bonifica ed irrigazione e quelli di bacino imbrifero montano.
79
Ambiente, parchi
L.R. 30 novembre 1983, n. 86 Piano generale delle aree regionali protette.
Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei parchi e dei
monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e
ambientale
La legge definisce il piano generale delle aree regionali protette di interesse
naturale ed ambientale ai fini della conservazione, del recupero e della
valorizzazione dei beni naturali e ambientali del territorio della Lombardia; le
aree protette individuate dal piano sono assoggettate ai seguenti regimi di tutela:
a) parchi naturali, intesi quali zone che, costituendo generale riferimento per la
comunità lombarda, sono organizzate in modo unitario, con preminente riguardo
alle esigenze di protezione della natura e dell’ambiente e di uso culturale e
ricreativo, nonché con riguardo allo sviluppo delle attività agricole, silvicole e
pastorali e delle altre attività tradizionali atte a favorire la crescita economica,
sociale e culturale delle comunità residenti;
b) riserve naturali, intese quali zone specificamente destinate alla conservazione
della natura in tutte le manifestazioni che concorrono al mantenimento dei
relativi ecosistemi;
c) monumenti naturali, intesi quali singoli elementi o piccole superfici
dell’ambiente naturale di particolare pregio naturalistico e scientifico, che devono
essere conservati nella loro integrità;
d) altre zone di particolare rilevanza naturale e ambientale da sottoporre
comunque a regime di protezione;
e) parchi di cintura metropolitana, intesi quali zone di importanza strategica per
l’equilibrio ecologico delle aree metropolitane, per la tutela ed il recupero
paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna.
L. 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree protette”
80
La legge, in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione e nel rispetto degli
accordi internazionali, detta principi fondamentali per l’istituzione e la gestione
delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma
coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del
paese.
Appartengono al patrimonio naturale le formazioni fisiche, geologiche,
geomorfologiche e biologiche, o gruppi di esse, che hanno rilevante valore
naturalistico e ambientale. I territori nei quali siano presenti i suddetti valori,
specie se vulnerabili, sono sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di
gestione.
I territori sottoposti al regime di tutela e di gestione costituiscono le aree naturali
protette. In dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la
sperimentazione di attività produttive compatibili.
Nella tutela e nella gestione delle aree naturali protette, lo Stato, le regioni e gli
enti locali attuano forme di cooperazione e di intesa ai sensi dell’articolo 81 del
D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e dell’articolo 27 della L. 8 giugno 1990, n. 142.
Piani Territoriali di coordinamento dei Parchi:
Adda Nord
Istituzione del Parco con L.R. 16 Settembre 1983, n. 80, scadenza salvaguardia
31 Dicembre 1997, definito “parco fluviale e di cintura metropolitana”.
Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco
ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale: è stata completata
l’istruttoria regionale; per la stesura definitiva occorre attendere gli incontri con
le Amministrazioni Provinciali per l’adeguamento alla L.R. 32/96 sul regime
transitorio per l’attività venatoria.
81
Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: PTC adottato 8/1/93 - DAC n.2, PTC
controdedotto 11 e 25/10/93 - DAC nn. 11 e 12, data BURL 17/1/94, scadenza
salvaguardie 31/12/98.
Oglio Nord
Istituzione del Parco con L.R. 16 Aprile 1988, n. 18, definito “parco fluviale e
agricolo”.
Non è ancora stato costituito il Consorzio, il Parco è pertanto privo di PTC e ne è
in salvaguardia la legge istitutiva, con scadenza 20 Gennaio 1998.
Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: L.R. istitutiva 16/4/88, n. 18, scadenza
salvaguardie 4/2/99.
Parco del Serio
Istituzione del Parco con L.R. 1 Giugno 1985, n. 70, modificato con L.R. 8
Novembre 1996, n. 32, definito “parco fluviale e agricolo”.
Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco
ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale.
Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: L.R. istitutiva 1/6/85, n. 70, PTC
adottato 1/12/90 - DAC n. 22, PTC controdedotto 6/11/93 - DAC N. 31, DATA
BURL 18/4/94, scadenza salvaguardie 31/12/98.
Parco dei Colli di Bergamo
Istituzione del Parco con L.R. 18/8/77, n. 36, definito “parco agricolo e
forestale”.
Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato con L.R. 13/4/91, 8.
Nel 1994 è stato approvato il Piano di Settore per il tempo libero, mentre il Piano
di Settore faunistico è in fase di stesura.
Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: L.R. istitutiva 18/8/77, n. 36, PTC
approvato con L.R. 13/4/91, n.8.
82
Paesaggio
L.R. 27 maggio 1985, n. 57 “Esercizio delle funzioni regionali in materia di
protezione delle bellezze naturali e sub-delega ai comuni”
Le disposizioni contenute nella suddetta legge prendono in esame innanzitutto il
provvedimento relativo all’approvazione o alla modificazione degli elenchi dei
beni soggetti alle norme sulla protezione delle bellezze naturali, di cui all’art. 2
della Legge 29 giugno 1939, n. 1497, disposto con deliberazione della Giunta
regionale.
Tale provvedimento individua il bene cui si riferisce, dando atto di eventuali altri
vincoli su di essi gravanti, e stabilisce i criteri e le norme da rispettarsi ai fini
della protezione degli interessi paesistici in relazione al bene medesimo; in
particolare esso deve specificare le aree nelle quali si dovrà formare un piano
territoriale paesistico, ai sensi della Legge 29 giugno 1939, n. 1497, indicando
altresì le aree nelle quali è vietata, fino all'approvazione del piano territoriale
paesistico stesso, ogni modificazione dell’assetto del territorio, con l’eccezione
degli interventi di manutenzione ordinaria.
Successivamente vengono indicate le funzioni regionali e quelle subdelegate ai
comuni.
La Regione procede alla revisione ed integrazione degli elenchi dei beni soggetti
alle norme sulla protezione delle bellezze naturali approvati prima dell’entrata in
vigore della presente legge, al fine di adeguarne il contenuto alle previsioni e alle
prescrizioni dei principi sopra esposti. I criteri generali per la revisione sono
stabiliti dal Consiglio regionale su proposta della Giunta. Sono subdelegate ai
comuni una serie di autorizzazioni relative agli interventi da effettuarsi in ambiti
sottoposti a vincolo paesaggistico in base all’articolo 8 della presente legge.
L.R. 9 giugno 1997, n. 18 “Riordino delle competenze e semplificazione delle
procedure in materia di tutela dei beni ambientali e dei piani paesistici.
Subdeleghe agli Enti Locali”
83
La Legge disciplina il riordino delle competenze e la semplificazione delle
procedure nel settore della tutela dei beni ambientali, di cui alla legge 29 giugno
1939, n. 1497 “Protezione delle bellezze naturali” nonché al decreto legge 27
giugno 1985, n. 312 “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare
interesse ambientale” convertito con modificazioni in legge 8 agosto 1985, n.
431, fatto salvo il principio di sussidiarietà.
La Regione persegue la tutela e la valorizzazione delle componenti ambientali e
paesaggistiche del territorio mediante l’adeguamento delle procedure e delle
modalità d’esercizio delle competenze ai principi di economicità, trasparenza e
semplificazione procedurale di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241 “Nuove
norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto d'accesso ai
documenti amministrativi”.
Attraverso questa normativa cambia profondamente la disciplina della tutela del
paesaggio nei Comuni sottoposti ai vincoli della legge 1497/1939 e della legge
431/1985; con queste nuove norme la competenza al rilascio delle autorizzazioni
paesistiche, dal 1977 esercitata centralmente a Milano nel Palazzo della Regione,
viene trasferita ai Comuni, gli organi istituzionali più vicini ai cittadini.
Osservazioni conclusive
L’inquadramento delle norme e dei programmi maggiormente in grado di influire
sulle scelte del Consorzio di Bonifica, ha evidenziato alcuni aspetti di particolare
importanza:
a.
l’estrema complessità e sovrapposizione di norme ai vari livelli, in
particolare fra leggi nazionali e regionali, con la progressiva incidenza di
quelle comunitarie.
b.
le molte attività di enti, di livelli e di competenze che il sistema normativo
attiva, con i noti rischi per un verso di sovrapposizione e di confusione e,
84
per altro verso, di difficoltà nell'individuare la specificità di finalità di
ciascun soggetto;
c.
la continua evoluzione delle norme e dei provvedimenti, appesantiti da
Circolari più o meno esplicative, che crea una situazione di incertezza e di
precarietà . Ciò vale in generale ma anche in particolare, per lo stesso futuro
dei Consorzi di Bonifica.
d.
la compresenza sul territorio di enti pianificatori le cui competenze sono a
loro volta in evoluzione o indeterminate.
e.
Appare difficile, infatti, per il Comprensorio di Bonifica elaborare il proprio
documento programmatorio in un contenuto nel quale agisce la Provincia,
con il Piano Territoriale di Coordinamento elaborato a livello locale ma in
assenza della normativa regionale che ne definisce le competenze, il Piano
delle cave etc.; la Regione con il Piano delle Acque, il Piano Paesistico; i
Comuni con i Piani Regolatori Generali (PRG) e gli altri strumenti
urbanistici di competenza, gli Enti Parco con i loro Piani di Coordinamento;
l’Autorità di Bacino, etc.
Ogni Piano interferisce ma difficilmente si raccorda con gli altri.
In tale contesto il Consorzio di Bonifica non può che definire il proprio
documento in modo autonomo, affermando la specificità del proprio ruolo,
la piena disponibilità a raccordarlo con gli altri Piani Territoriali e ricercare
le possibili convergenze, anche per realizzare Progetti e interventi di
comune interesse.
85
3. Disponibilità delle acque
Nel comprensorio l'irrigazione è attuata sfruttando fonti d'acqua molteplici,
fiumi, pozzi e risorgive.
1) Fiumi: il territorio è percorso da numerosi corsi d'acqua naturali i maggiori
dei quali sono sfruttati per derivare acqua a scopo irriguo.
− Fiume Oglio: dal fiume Oglio è prelevata acqua per servire un impianto
pluvirriguo che irriga circa 835 Ha La portata di concessione è di 0,6 mc/s, la
dotazione unitaria teorica è quindi di 0,7 l/s⋅Ha
− Torrente Cherio: vi è una derivazione che serve un bacino di circa 743 Ha in
sponda sinistra. Con una portata di concessione di 1,2 mc/s la dotazione
unitaria teorica è quindi di 1,6 l/s⋅Ha
− Fiume Serio: sono sfruttate numerose derivazioni per irrigare un bacino
stimato in circa 7.623 ha su entrambe le sponde; si tratta però di una stima, in
quanto, almeno in alcuni momenti esistono sovrapposizioni tra i bacini delle
diverse rogge che rendono impossibile una determinazione esatta dell'area
irrigua effettiva del bacino. La portata di concessione complessiva è di 15,6
m/s, per calcolare la dotazione unitaria occorre considerare che una parte del
bacino durante l'estate viene sottesa da una quota dell'acqua derivata
dall'Adda, quota che abbiamo stimato in 4 mc/s, ottenendo quindi una
dotazione unitaria media di 2,6 l/s⋅Ha
− Fiume Brembo: due derivazioni consentono di irrigare un bacino di circa
5305 Ha sulla sponda sinistra del fiume. La portata di concessione
complessiva è di 16,3 m/s, come già per il bacino del fiume Serio anche in
questo caso per calcolare la dotazione unitaria occorre considerare che una
parte del bacino, durante l'estate, viene integrata con le portate derivate
dall'Adda, portate stimate in 1,5 mc/s, ottenendo quindi una dotazione unitaria
media di 3,4 l/s⋅Ha
86
− Fiume Adda: grazie alla disponibilità delle "acque nuove" ed alla costruzione
del canale dell'Adda è possibile derivare una portata di concessione di 10
mc/s. Allo stato attuale, e fino a quando non entrerà in funzione l'impianto
pluvirriguo dell'Isola l'Adda non serve un proprio bacino, le sue acque sono
impiegate per integrare le portate dei bacini di Serio e Brembo.
2) Pozzi: il Consorzio di Bonifica gestisce 39 pozzi che hanno una portata
complessiva di 8,1 mc/s, che servono un bacino di 6591 Ha, assicurando
quindi una portata di 1,2 l/s⋅Ha Questi pozzi sono dislocati nella parte
meridionale del comprensorio e, in parte, rappresentano delle integrazioni per
la rete dei fontanili.
3) Risorgive: nella parte meridionale del comprensorio esiste una rete di
fontanili la cui portata è difficilmente stimabile, questa rete è andata
progressivamente in crisi a causa dell'abbassamento della falda e in molti casi
sono stati scavati dei pozzi per andare a prendere l'acqua più in profondità.
Le dotazioni indicate devono essere considerate puramente teoriche e ciò per
almeno tre motivi:
1) La distribuzione dell'acqua derivata dai fiumi Brembo, Serio e Cherio avviene
principalmente attraverso una rete in terra caratterizzata dall'avere delle forti
perdite d'alveo, che oscillano tra il 20 ed il 40% nelle aree con terreni più
sciolti. Le derivazioni da Adda, Oglio e dal Serio, per la roggia Borgogna,
essendo invece canalizzate hanno perdite d'alveo quasi nulle. Anche una parte
dei pozzi usufruisce di una rete in terra ed ha quindi forti perdite d'alveo.
2) Durante la stagione estiva si verificano delle riduzioni di portata sui corsi
d'acqua che riducono, nel momento di maggior bisogno, la quantità d'acqua
derivabile e di conseguenza le dotazioni unitarie.
3) Vi è anche un altro tipo di riduzione che si verifica per l'acqua derivata dai
fiumi non regolati (Brembo, Serio e Cherio) ed è dovuta alle forti variazioni
di portata che si verificano nell'arco delle 24 ore e che a volte fanno sì che
87
l'acqua è disponibile per chi ha il turno la notte e non lo è per chi ha il turno il
giorno.
Nella tabella seguente sono riportate le informazioni disponibili sulle concessioni
esistenti nel comprensorio:
Località':
Albino
Brembate
Gorlago
provvedimento
di concessione:
corpo d'acqua
oggetto di
prelievo:
portata concessa
(mc/s):
?
?
Fiume
Serio
scadenza
concessione:
?
Castelli
calepio
913/7/60
Calusco
d'adda
?
Diverse
(pozzi)
vari
Fiume
Brembo
Fiume
Cherio
Fiume
Oglio
Fiume
Adda
falda
16.750
16.660
1.200
0.6
10.0
circa 8.0
31/01/2057
31/01/205
7
31/01/205
7
31/01/205
7
?
?
16.660
1.200
?
?
?
20/03/198
6
20/03/198
6
?
?
?
Consorzio Consorzio
Di Bonifica
Di
M.P.B.
Bonifica
M.P.B.
Consorzio
Di
Bonifica
M.P.B.
Consorzio
Dell'Oglio
Consorzio
Dell'Adda
Consorzio
Di
Bonifica
M.P.B.
richiesta di
16.750
rinnovo inoltrata
per (mc/s):
data richiesta 20/03/1986
rinnovo:
ente titolare
della
concessione:
L'unica derivazione irrigua privata esistente è quella delle Rogge Sale, Donna e
Antegnata. Esistono invece numerosi pozzi privati, in particolare nella parte
meridionale del comprensorio di cui non si conosce né il numero esatto, né
tantomeno le portate. I diversi bacini idrici, le opere di presi ed i pozzi consortili
sono anche evidenziati nella tavola 8 e nello "schema riassuntivo delle principali
derivazioni a scopo irriguo" allegato. Come abbiamo visto esaminando le
dotazioni vi sono notevoli disomogeneità all'interno del comprensorio, si
consideri inoltre che esistono anche delle aree non irrigue, la più ampia delle
quali è il territorio dell'isola Bergamasca, che sarà irrigato ad aspersione
sfruttando le acque derivate dall'Adda (vedi tavola 9). Abbiamo anche visto come
nel comprensorio non esista solamente una disomogeneità in senso spaziale ma
anche temporale, poiché due agricoltori che irrigano dalla stessa roggia, a poche
88
ore di distanza l'uno dall'altro, possono trovarsi in condizioni di disponibilità
idrica assai diverse. Questo, oltre a diminuire le dotazioni idriche unitarie,
aumenta l'incertezza riguardo alla possibilità di irrigare, cosa di cui l'agricoltore
deve tenere necessariamente conto nel momento della scelta degli ordinamenti
produttivi.
Gli usi plurimi dell'acqua non sono particolarmente diffusi nel territorio, nel
bacino del fiume Serio vi sono però 23 utenze industriali, 20 delle quali
utilizzano l'acqua delle rogge per la produzione di energia idroelettrica e 3 la
utilizzano, invece, a scopo di raffreddamento. Nell'area servita dal Fiume
Brembo vi è un'utenza che utilizza l'acqua per la produzione di energia
idroelettrica.
La conoscenza dello stato degli acquiferi sotterranei è in larga parte basata sui
dati rilevati, nel corso degli anni 1989-91, da una rete costituita da 150 pozzi e 77
fontanili. I risultati raccolti evidenziano come sia possibile suddividere il
territorio in due fasce: una prima fascia medio alta, dove la superficie di falda è
estremamente articolata, con la presenza di numerosi coni di depressione che si
sviluppano in corrispondenza delle aree a più intenso prelievo civile ed
industriale (in particolare Bergamo e Dalmine, Bolgare e Palosco, Seriate e
Cavernago, Bonate e Terno d'Isola); una seconda fascia interessante il settore
medio basso della pianura, in cui prevalgono i pozzi irrigui, che mostra una
superficie piezometrica digradante verso sud che, nella fascia di intersezione con
il piano di campagna, origina i fontanili.
I dati rilevati evidenziamo che il 75% dei pozzi registra la massima e la minima
annua rispettivamente in settembre ed in aprile, con escursioni di 0,5 - 2 m nella
bassa pianura e di 5 - 10 m nella fascia medio alta.
La fascia di fontanili può essere suddivisa sua volta in due sottosistemi separati
dal Serio, il sistema Adda - Serio ed il sistema Serio - Oglio. Il primo è
caratterizzato da una portata media di 13,3 mc/s e da una fase di morbida molto
marcata in giugno - luglio; il secondo invece ha una portata media di 6,2 mc/s ed
89
una fase di morbida meno accentuata ma di durata maggiore, sempre in giugno e
luglio. In entrambi i sistemi la fase di magra cade in marzo.
In generale la qualità delle acque del comprensorio non è pienamente
soddisfacente a causa dell'alto sviluppo sia residenziale che industriale che ha
determinato forti scarichi nei corsi d'acqua naturali ed anche nella rete consortile.
Con la progressiva sistemazione della rete fognaria dei vari comuni e con la
realizzazione degli impianti di depurazione, da circa dieci anni a questa parte la
qualità dell'acqua sta lentamente migliorando, non solo per quanto riguarda le
acque interne al comprensorio, ma anche ai punti di presa, per un miglioramento
della qualità delle fonti di derivazione.
Rimangono alcuni punti critici dal punto di vista della qualità di cui il principale
è quello della Roggia Borgogna, che attraversa una zona ad alto sviluppo
industriale e in cui il sistema fognario non è ancora completo, si pensa che la
realizzazione dell'impianto di depurazione intercomunale di Costa di Mezzate
possa migliorare notevolmente la situazione.
Riteniamo che oggi la qualità delle acque possa essere ritenuta sufficiente per
l'impiego agricolo ad eccezione dell'impiego su prodotti da consumo fresco o su
colture molto sensibili.
Attualmente non è ancora disponibile un censimento degli scarichi, ma il
consorzio sta operando in tal senso: una prima tranche comprendente le rogge
Serio, Morlana e Borgogna è stata commissionata nel 1998. I primi risultati
indicano la presenza di numerosi scarichi di acque meteoriche provenienti da
aree impermeabilizzate, pubbliche o private, che mettono in crisi il sistema
irriguo nei momenti di pioggia.
90
Schema riassuntivo delle principali derivazioni dai fiumi
DERIVATE FIUME ADDA
CANALE
ADDA
Q:
10,000
SUP.: 2849,715
DERIVATE FIUME BREMBO
DERIVATE FIUME SERIO
DERIVATE FIUME CHERIO
ROGGIA
SERIO
Q: 4,800
SUP.: 3123,744
C
A
N
A
L
E
ROGGIA
BOLGARE
Q: 1,200
SUP.: 742,6225
IMPIANTO
PLUVIRRIGUO
Q: 0,600
SUP.: 834,9823
ROGGIA
MORLANA
Q: 4,500
SUP.: 993,1995
E
N
E
L
ROGGIA
BORGOGNA
Q:
5,800
SUP.: 3352,8594
ROGGIA
BREMBILLA
Q:
5,500
SUP.: 1891,536
ROGGE
TREVIGLIESI
Q:
10,800
SUP.: 3413,307
DERIVATE FIUME OGLIO
ROGGIA
SALE
Q: 5,000
ROGGIA
PONTE PERDUTO
Q: 0,200
SUP.: 153,4415
ROGGIA
VECCHIA
Q: 0,300
SUP.: 1051,0250
EX ROGGE
PATERA
BRUSAPORTO
ROGGIA
COMUNALE DI SERIATE
Q:
0,250
ROGGIA
DONNA
Q: 3,870
ROGGIA
ANTEGNATA
Q: 2,600
4. L'agricoltura: storia, situazione e tendenze
4.1 I caratteri delle aziende agricole
Il Consorzio di Bonifica Media Pianura Bergamasca occupa una gran parte della
pianura della provincia di Bergamo e si estende anche sulle prime propaggini
collinari. Si tratta quindi dell'area più attiva della provincia, sia dal punto di vista
economico generale, sia da quello agricolo. La tabella 1 che mostra il contributo
dell'agricoltura alla formazione del valore aggiunto, evidenzia come l'agricoltura
contribuisca in misura modesta alla formazione del valore aggiunto, solo l'1,3%,
contro una media regionale dell'1,8%. Si tratta comunque di quasi 382 miliardi,
che riteniamo provengano per la maggior parte dalle aree pianeggiante.
Maggiori informazioni si possono ottenere esaminando il numero di addetti
agricoli (Tab. 2); oltre 5.000 persone sono impegnate in attività agricole, pari
all'1,8% degli addetti totali. Analizzando i dati comunali si può già vedere la
variabilità della situazione all'interno del comprensorio: il numero degli addetti
agricoli è molto basso nella Pianura dell'Isola (1,0%) e nelle Colline di Bergamo
(0,7%), è più alto nella parte nord orientale del comprensorio, quella della zona
Colline Medio Chiese (2,1%) e soprattutto nella parte meridionale della pianura,
la Pianura Bergamasca occidentale (2,1%) e la Pianura Bergamasca orientale
(3,1%). I motivi di questa variabilità vanno ricercati non solo nella diversa
capacità produttiva dei terreni e nella presenza o meno dell'irrigazione, che
determinano una diversa redditività dell'agricoltura, ma anche nella grande
urbanizzazione che si è avuta nella parte settentrionale del comprensorio, che ha
portato ad un diverso uso del suolo e ad un diverso impiego della forza lavoro.
L'agricoltura offre lavoro, in modo indiretto, però anche a tutti coloro che
lavorano nell'industria alimentare e che, nei comuni ricadenti nel comprensorio
N. 6 sono oltre 4.000 addetti, distribuiti in 643 unità locali (Tab. 3). Anche in
questo caso abbiamo una notevole variabilità, con due comuni, Bergamo e
91
Caravaggio dove si concentrano quasi 1.100 addetti. Il settore produttivo di gran
lunga più importante, però, è quello, generico, della fabbricazione di altri prodotti
alimentari, che non sembra essere particolarmente legato all'agricoltura del
territorio.
Da questa prima analisi dei dati, emerge una situazione di variabilità che sembra
però evidenziare come, almeno in alcune aree, e limitatamente al ruolo
economico, l'agricoltura del comprensorio non abbia un ruolo fondamentale.
La situazione del comprensorio
Il comprensorio Media Pianura Bergamasca è uno dei più vasti della Lombardia,
avendo, alla data del Censimento dell’agricoltura del 1990, una Superficie
Agraria Totale (SAT) di oltre 49.000 ettari, sulla quale le aziende agricole
operanti erano quasi 8.800 (Tab. 10). Le aziende agricole del comprensorio sono
molto piccole, disponendo ciascuna, in media, di 5,6 ettari di SAT e di 4,9 ettari
di Superficie Agraria Utilizzata (SAU).
Esaminando inoltre la ripartizione per classi di SAU (Tab. 8) si nota che ben il
41% delle aziende hanno una superficie inferiore ad 1 ettaro, queste dominano
ben il 4% della SAU comprensoriale. Inoltre addirittura il 95% delle aziende
hanno dimensioni inferiori ai 20 ettari; queste aziende controllano il 55% della
SAU comprensoriale. Emergono quindi il forte peso che in zona assumono le
piccole aziende e la grande bipolarizzazione dell’agricoltura, poiché il restante
5% delle aziende, che ha dimensioni superiori ai 20 ettari, gestisce il 45% della
SAU del comprensorio.
In questo contesto caratterizzato dalle modeste dimensioni aziendali ha,
ovviamente, un forte peso la conduzione diretta senza il ricorso a manodopera
extrafamiliare, tali aziende sono il 92% del totale e controllano il 74% della
superficie (Tab. 4). È abbastanza scarso anche il ricorso all’affitto (Tab. 5), il
67% delle aziende ed il 41% della superficie sono interamente in proprietà.
92
Date le basse dimensioni aziendali non stupisce che la meccanizzazione (Tab. 6)
sia bassa: solo il 70% delle aziende utilizza trattrici, mentre le mietitrebbie sono
impiegate dal 52% delle aziende. Conformi alle attese sono anche i dati che
riguardano l’attività lavorativa del conduttore (Tab. 7), sono impiegati
esclusivamente in azienda solo il 67% dei conduttori, un valore piuttosto basso.
La percentuale di aziende vitali, individuate come le aziende in cui si produce un
Reddito Lordo Standard superiore al RLS/azienda medio regionale, può essere
presa come un indicatore riassuntivo di queste prime caratteristiche strutturali
esaminate, pertanto non sorprende trovare che questa percentuale raggiunge
appena il 21% nei comuni del comprensorio N. 6.
L'evoluzione nel periodo 1970 - 90
I dati riguardanti l’andamento del tempo di aziende e superfici (Graf. 1) mostrano
che la mortalità aziendale è stata abbastanza bassa nella Media Pianura
Bergamasca rispetto alla media, su 100 aziende del 1970 nel 1990 ne erano
rimaste 76. La SAU ha subito invece un ridimensionamento più consistente
rispetto alla media, e nel 1990 non era che l’86% di quella del 1970. La
riorganizzazione aziendale, con il conseguente ampliamento delle superficie a
disposizione delle aziende rimaste, non è stata quindi molto spinta in zona,
sembrerebbe che la maggior parte della superficie lasciata libera dalle aziende
che hanno cessato l’attività sia stata destinata più ad usi extragricoli, che non
all’ampliamento delle superfici delle aziende agricole rimaste.
Nel periodo 1970-1990, inoltre, le aziende condotte con sola manodopera
familiare hanno fortemente aumentato la loro importanza, sia in termini di
numero, sia in termini di superficie (Graf. 2), mentre, viceversa è diminuita
fortemente, l’importanza dell’affitto (Graf. 3). La percentuale di aziende condotte
a tempo pieno (Graf. 4) è cresciuta in modo molto modesto, al contrario di
quanto è avvenuto altrove.
93
L'evoluzione verso un'agricoltura moderna, con alta meccanizzazione e aziende
di dimensioni sufficienti condotte a tempo pieno sembra non essere pienamente
riuscita nella zona, anzi si evidenzia il permanere di caratteristiche strutturali non
ottimali che evidenziano chiari segni di sofferenza dell'agricoltura.
La situazione per zona agraria
È quanto mai necessario, quindi analizzare le differenze che si riscontrano
almeno a livello di Regione Agraria per verificare se le caratteristiche strutturali
che abbiamo esaminato consentono di evidenziare aree ad agricoltura più
"evoluta" accanto ad altre aree meno favorite.
La dimensione media delle aziende, indicatore di grande importanza, cresce
passando dalle zone agrarie collinari (2,1 Ha nelle Colline di Bergamo e 2,7 Ha
nelle Colline Medio Chiese) alla pianura dell'Isola (3,6 Ha), fino alle zone più
meridionali del comprensorio (6,3 Ha nella Pianura Bergamasca occidentale e
7,9 ha nella Pianura Bergamasca orientale). La forma di conduzione (Tab. 2),
invece non segue lo stesso andamento, le aziende condotte con sola manodopera
familiare gestiscono tra il 71 ed il 74% della superficie in tutto il comprensorio,
con l'eccezione della Pianura dell'Isola dove si arriva ad una percentuale
dell'84%. I motivi di questa situazione possono essere spiegati analizzando un
altro indicatore, la percentuale di aziende che impiegano trattrici (Tab. 6) che
mostra come tale valore sia basso nelle zone collinari (41 e 58 %) e molto più
alto in quelle di pianura, dove si arriva almeno al 76%. Ciò sembrerebbe
disegnare il quadro di un agricoltura che in collina ricorre ancora alla
manodopera piuttosto che ai mezzi meccanici, mentre nella Pianura dell'Isola la
meccanizzazione relativamente alta e le dimensioni aziendali molto basse non
lasciano spazio al ricorso a manodopera salariata.
Anche l'esame dell'attività lavorativa del conduttore (Tab. 7) conferma le nostre
conclusioni, qui giocano un ruolo determinante le dimensioni aziendali, per cui
nelle zone collinari e nella Pianura dell'Isola
94
la percentuale di conduttori
impiegati a tempo pieno in azienda è del 62 - 64%, mentre nella pianura
meridionale, dove le aziende sono più grandi, si arriva al 69 - 72%.
Diverso è invece il caso dell'affitto (Tab. 5), dove c'è una netta differenza tra
collina e pianura, con la prima in cui la percentuale di aziende interamente
condotte in proprietà è il 61 - 62%, viceversa in pianura il ruolo dell'affitto è
molto più importante e detta percentuale scende sotto il 40%.
La situazione di disomogeneità del comprensorio è ben evidenziata dalla cartina
1, che descrive le tipologie produttive dell’agricoltura, consentendo di tracciare
un quadro dell’organizzazione dell’agricoltura: emerge la prevalenza di
un’organizzazione di tipo intensivo nella maggior parte del territorio, quindi
un’agricoltura che cerca di sfruttare tutta le potenzialità produttiva del suolo,
fanno eccezione una parte della zona collinare ed un’altra zona parzialmente
sovrapponibile alla Pianura dell’Isola. La cartina 1 mostra anche, però, come
nella parte settentrionale del comprensorio prevalga un tipo di agricoltura
destrutturata, ovverosia con una bassa percentuale di aziende economicamente
vitali.
Una maggiore omogeneità si osserva nella cartina 2 che descrive la dinamica di
sviluppo dell’agricoltura, purtroppo si tratta di un’omogeneità che colloca le
aziende agricole del comprensorio tra quelle con i più bassi livelli di Reddito
Lordo Standard per Unità di Lavoro impiegata (RLS/UL): la maggior parte dei
comuni del comprensorio hanno un rapporto RLS/UL inferiore a quello medio e
questo rapporto, nel periodo 1982 – 90 è cresciuto in misura inferiore alla media.
95
4.2 L'assetto territoriale, la produzione e gli investimenti
fondiari
La situazione del comprensorio
Con quasi 36.000 ettari i seminativi sono la forma di utilizzazione del suolo (Tab.
10) prevalente nel comprensorio della Media Pianura Bergamasca, anche se il
loro peso relativo non è elevatissimo, rappresentando il 73% della superficie
totale; relativamente alta è invece l’importanza dei prati permanenti, che
rappresentano il 12% della superficie, e dei boschi che rappresentano oltre il 7%
della Superficie Agraria Totale.
Esaminando nel dettaglio la situazione dei soli seminativi osserviamo che è
molto forte l’importanza dei cereali, che rappresentano il 59% dei seminativi e
delle coltivazioni foraggiere avvicendate, che ne rappresentano ben il 34%.
Nell’osservare i dati disponibili sulle superfici delle principali colture degli
ultimi anni (Tab. 12), occorre tenere presente che questi si riferiscono alle sole
produzioni vegetali e non comprendono quindi le colture foraggiere. Con questa
premessa si può quindi valutare l’importanza del mais ibrido da granella, con
oltre 10.000 ettari seminati nel 1996; altra coltura estiva molto importante è la
soia, che dopo la riforma della Pac si è però ridotta a poco più di 800 ettari. Sono
poi presenti cereali autunnali come l'orzo, che con oltre 5.000 ettari è la seconda
coltura del comprensorio ed il frumento, con 1.500 ettari. Infine negli ultimi anni
hanno preso piede anche il colza ed il girasole, infine un'importanza non
trascurabile è quella della vite, con oltre 800 ettari.
La grande presenza di prati stabili e di foraggiere avvicendate dovrebbe indicare
che siamo in una zona di allevamenti, ed, in effetti, non solo gli allevamenti
bovini (Tab. 13) hanno un forte peso, essendovi oltre 104.000 bovini distribuiti in
1.756 aziende nel comprensorio, ma non possono essere trascurati neppure gli
allevamenti suini (Tab. 14) con quasi 179.000 capi concentrati in 182 aziende.
96
L'evoluzione nel periodo 1970 - 90
Come già per le strutture agrarie, nel corso del tempo, in zona non si sono
verificati quei cambiamenti nella ripartizione superficiale che hanno invece
caratterizzato l’agricoltura di altre aree della Lombardia, il livello dei seminativi
è rimasto praticamente stabile ed anche la percentuale di prati permanenti, che
altrove ha conosciuto un drastico ridimensionamento, nel comprensorio N. 6 è
rimasta pressoché invariata (Graf. 5).
Per quanto riguarda l'evoluzione delle principali produzioni vegetali negli ultimi
anni (Graf. 7) essa è legata soprattutto alle vicende della PAC. Tra il 1992 ed il
1996, infatti, si è avuto soprattutto un progressivo aumento d’importanza del
mais da granella e, viceversa, la decisa perdita di peso di orzo, frumento e
soprattutto soia; viceversa dal 1994 si assiste all'exploit di colza e girasole.
Anche per quanto riguarda gli allevamenti gli anni successivi al 1990 hanno
portato a grossi cambiamenti, sia il comparto bovino che quello dei suini si sono
riorganizzati con una forte diminuzione del numero di aziende (-45% per gli
allevamenti bovini e -55% per quelli suini), a differenza dell'allevamento dei
suini nel comparto bovini si assiste anche ad una discreta perdita in termini di
capi (-20%).
La situazione per zona agraria
Già ad un primo esame superficiale occorre suddividere il comprensorio in
almeno 3 zone, la prima comprendente le due Regioni Agrarie di collina, la
seconda comprendente le due zone della Pianura Bergamasca ed in fine la
Pianura dell'Isola, che ha delle caratteristiche particolari. Con quelle parti di
comuni che appartengono ad altre zone agrarie che possono essere inserite nelle
zone confinanti.
Nelle aree collinari abbiamo un ruolo molto modesto dei seminativi e viceversa
una forte presenza dei prati (19 e 28%) e dei boschi (33 e 23%), viceversa nelle
tre zone di pianura i seminativi rappresentano almeno l'80% della superficie, il
97
ruolo dei prati si riduce ed i boschi scompaiono, ad eccezione della Pianura
dell'Isola, dove coprono ancora l'8% della superficie. Nelle aree collinari hanno
una notevole importanza anche le colture legnose (che nelle Colline Medio
Chiese) costituiscono il 15% della superficie e che sono praticamente assenti in
pianura.
Esaminando la ripartizione dei seminativi troviamo alcune differenze anche
all'interno della collina, con la zona delle Colline di Bergamo in cui vi è un ruolo
molto modesto delle foraggiere avvicendate (13% dei seminativi), un notevole
peso della cerealicoltura (64%) ed una percentuale considerevole dei seminativi
occupata da colture ortive (5%) e floricole (4%); invece nelle Colline Medio
Chiese il ruolo delle foraggiere avvicendate (47%) è più rilevante, i cereali sono
meno presenti (45%) e le colture ortive conservano una certa importanza (4%).
La Pianura dell'Isola è la zona dove vi è la maggior percentuale di seminativi
costituita da cereali (71%) mentre le foraggiere avvicendate sono marginali
(18%). Più omogenee tra loro le due rimanenti zone di pianura, con una
percentuale di cereali compresa tra il 57 ed il 62% e le foraggiere avvicendate
che si situano sul 35 - 37%.
L'esame di come le principali produzioni foraggiere e gli allevamenti si
dispongono nelle diverse zone consentono la definitiva comprensione della
natura delle varie subaree. Mentre nelle due zone collinari la coltura principale
per superficie investita è la vite, seguita dal mais da granella, nelle tre zone di
pianura è il mais ad occupare la maggiore superficie, seguito dall'orzo (Tab. 15) 8 .
Nelle zone collinari, inoltre, il rapporto capi/ SAU è modesto sia per i bovini che
per i suini, e comunque ben al di sotto della media comprensoriale. La Pianura
dell'Isola, invece si caratterizza anch'essa per una modesta presenza dei bovini,
8
I dati della tabella 15 non possono essere confrontati con quelli della tabella 12; mentre quest'ultima
stima le produzioni del comprensorio, la tabella 15 presenta le produzioni delle zone agrarie nella loro
interezza, considerando quindi anche quelle parti di territorio ricadenti in altri comprensori.
98
mentre per i suini si hanno 6 capi per ettaro di SAU, valore non trascurabile.
Maggiore importanza sia per i bovini, sia per i suini si ha nelle altre due zone di
Pianura, con punte particolarmente elevate nella Pianura Bergamasca orientale
dove si hanno 6,3 bovini e 11,2 suini per ettaro di SAU (Tab. 16 e 17) 9 .
In linea con quanto sopra, la caratterizzazione del comprensorio, dal punto di
vista dell’importanza economica delle produzioni (Cartina 3), da luogo
all’individuazione di un’area corrispondente alla parte meridionale della pianura
del territorio specializzata nelle produzioni zootecniche, mentre la parte
settentrionale e la collina non sembrerebbero avere, invece, una precisa
vocazione produttiva.
L’agricoltura del comprensorio sembra quindi essere ancora in cerca di una sua
strada, stretta, soprattutto nella parte pedemontana, fra una forte espansione delle
altre attività, aziende di dimensioni limitate ed anche una fertilità non
elevatissima del suolo, complice, in questo caso anche la disponibilità di acqua.
Si ricorda che non tutto il comprensorio è irrigabile, ad esempio la Pianura
dell'Isola non lo è ed anche nella parte irrigata le disponibilità d’acqua non sono
tra le più elevate.
9
I dati delle tabelle 16 e 17 non possono essere confrontati con quelli delle tabelle 13 e 14
rispettivamente; mentre in queste ultime sono state fatte delle stime delle produzioni del comprensorio, le
tabelle 16 e 17 presentano le produzioni dei comuni nella loro interezza, considerando quindi anche
quelle parti di territorio ricadenti entro altri comprensori.
99
5. L’ambiente naturale
5.1 Le risorse naturali
Il territorio comprensoriale è parzialmente compreso nel perimetro di quattro
parchi naturali regionali: il Parco Adda Nord, il Parco dell’Oglio Nord, il Parco
del Serio, il Parco dei Colli di Bergamo.
PARCO DELL’ADDA NORD
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
Parco fluviale e di cintura metropolitana
Caratteri emergenti: il Parco comprende i territori rivieraschi del tratto fluviale
dell’Adda ricompreso tra la foce del lago di Lecco e Rivolta d’Adda,
comprendente i laghi di Garlate e Olginate, caratterizzato dalle rive alte e
scoscese con tipici affioramenti del “ceppo”, a tratti finemente boscate;
comprende l’ampia zona umida della palude di Brivio; l’area presenta notevoli
motivi di interesse paesaggistico ed architettonico, in un contesto fortemente
antropizzato
Superficie: 5.580 ha
Atti di origine
Istituzione del Parco con LR 16 Settembre 1983/n.80
Scadenza salvaguardia 31 Dicembre 1997
100
Atti di approvazione
Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco
ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale: è stata completata
l’istruttoria regionale; per la stesura definitiva occorre attendere gli incontri con
le Amministrazioni Provinciali per l’adeguamento alla LR 32/96 sul regime
transitorio per l’attività venatoria
Tempi di attuazione
Il Programma di gestione predisposto dall’Ente gestore e proposto alla Giunta
Regionale per l’approvazione ha validità triennale ed è articolato in piani
attuativi annuali. Il Consorzio può procedere all’adozione di un nuovo
programma di gestione solo una volta che gli interventi previsti dal precedente
Programma siano stati attuati o siano stati stralciati o rinviati. Il Consiglio
Direttivo del Consorzio, entro il 31 Marzo di ciascun anno, trasmette agli Enti
consorziati e alla Giunta regionale la relazione sullo stato di attuazione del
Programma.
Per i piani di settore è previsto un periodo di salvaguardia della durata massima
di due anni dalla loro data di adozione.
Strumenti e provvedimenti di attuazione
Il Consorzio svolge la sua attività di pianificazione e programmazione mediante:
- il Piano del Parco
- il Regolamento del Parco
- Il Programma di gestione
- i Piani delle riserve naturali
101
- i Piani attuativi di settore
- le convenzioni, le autorizzazioni, i pareri obbligatori
- i progetti speciali
- la valutazione di impatto ambientale
Il Consorzio ispira la propria attività al principio della concertazione e pertanto
adotta piani, programmi e progetti avendo, di norma, preventivamente concertato
l’indirizzo da assumere con gli Enti locali consorziati e dopo aver esperito gli
opportuni tentativi per raggiungere, con i soggetti pubblici e privati interessati
alla specifica iniziativa, possibili intese.
Il Piano definisce le competenze ( di Consorzio e Amministrazioni comunali) per
il controllo morfologico-ambientale.
Il Consorzio definisce le attività e gli interventi prescritti, compatibili e non
compatibili.
Obiettivi
Salvare e ricostituire la vallata dell’Adda, per compensare gli effetti dello
sviluppo in un territorio fortemente antropizzato.
Garantire la conservazione attiva dell’ecosistema e del sistema di memorie
storiche delle risorse naturali.
Garantire la conservazione, la protezione e la valorizzazione dell’ambiente
naturale che si trova in relazione con il fiume.
Contenuti
Il Piano modifica il perimetro del Parco rispetto alla legge istitutiva,
ampliandolo. Il metodo seguito per la definizione dei confini è formulato
secondo un approccio per “livelli”.
102
- il primo livello è costituito dal fiume, dalle sponde, dalle aree più vicine, anche
se insediate, e dalle aree naturali e monumentali, anche se non vicine. Questi
ambiti sono nella piena potestà del Parco, il quale dispone vincoli pesanti,
prevalentemente rigidi, finalizzati alla conservazione, alla tutela e alla
valorizzazione dei caratteri della zona
- il secondo livello è costituito dalle aree già insediate, caratterizzate da una
effettiva relazione fisica (percettiva, di continuità) oppure funzionale, con il
fiume. Su questi ambiti il Parco ha piena potestà, che esercita con destinazioni
d’uso e vincoli prevalentemente leggeri, finalizzati ad orientare e controllare la
trasformazione e facilitare la progressiva qualificazione del luogo come Parco
- il terzo livello è costituito dalle aree di possibile relazione con il fiume; si tratta
di aree soggette a degradi particolari, antropizzazioni anomale, insediamenti non
compatibili; la trasformazione può essere già in corso oppure essere indotta dal
Piano del Parco, ma in ogni caso evidenzia una relazione fisica o funzionale con
il fiume e gli ambiti di primo e secondo livello.
Con il terzo livello si conclude il perimetro legale del Parco sul quale il
Consorzio ha piena potestà di governo.
- il quarto livello è costituito da tutte le zone esterne al perimetro del Parco e
comprende le aree di influenza, fino all’estremo limite del confine
amministrativo dei Comuni interessati. Su queste aree il Parco non ha potestà di
governo e non può che stabilire degli indirizzi da presentare alla Regione e ai
Comuni per favorire delle intese che rendano compatibili le destinazioni, la
trasformazione territoriale, la gestione di queste aree di influenza con il vicino
Parco così da rendere possibili in futuro i suoi ampliamenti.
Il Piano individua, ai fini della loro tutela.
- le emergenze morfologiche naturali
103
- gli elementi, beni e manufatti di rilevante valore archeologico, architettonico,
artistico, storico e culturale, posti al di fuori dei centri storici
- gli edifici ed i complessi rurali da salvaguardare
- i luoghi di memoria storica
Il Piano definisce l’azzonamento e la relativa normativa, come segue.
- le riserve naturali, che costituiscono il nucleo di maggior valore naturalistico
dell’ambiente del Parco; fra i divieti previsti, vi è quello di porre in essere
interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque
- ambiti di interesse naturalistico o paesistico, a connotazione prevalentemente
paesistica, individuati al fine di garantire la conservazione, la protezione e la
valorizzazione dell’ambiente naturale che si trova in relazione con il fiume; vi
sono prescritti, tra gli altri, gli interventi di conservazione attiva delle zone
umide; non sono compatibili gli interventi di bonifica e quelli che modificano il
regime o la composizione delle acque, se non autorizzati
- ambiti agricoli, zone che per le loro caratteristiche ( ad esempio, la ricchezza
della rete irrigua) costituiscono quadro complementare ed essenziale del contesto
naturalistico fluviale; sono prescritti gli interventi volti alla salvaguardia e alla
manutenzione delle sorgenti, dei corsi d’acqua, dei canali di derivazione di primo
e secondo ordine, dei solchi di ruscellamento e della rete irrigua, dei rilievi
orografici, delle scarpate, delle zone umide e delle zone boscate, nonché il
potenziamento e la ricostituzione del patrimonio arboreo e arbustivo lungo la rete
irrigua di primo e secondo ordine
- centri storici e nuclei con impianto strutturale e morfologico da conservare
- ambiti con rilevanti significati di archeologia industriale
- aree urbane di interesse paesistico
- parchi privati di valore ambientale
104
- zone urbane per attrezzature
- insediamenti produttivi
- zone di compatibilizzazione, in cui rendere compatibili le attività esistenti
- zone di ricontestualizzazione, aree da recuperare con cessazione delle attività in
essere
- aree contigue; il territorio dei Comuni consorziati non compreso nel perimetro
del Parco, per il quale il Consorzio propone alla Regione ed ai Comuni interessati
piani, programmi, intese e accordi di programma finalizzati alla conservazione
dei valori naturali e paesistici e al graduale ampliamento del Parco. Tra gli
indirizzi che di norma dovranno essere proposti alla Regione e ai Comuni: per le
aree soggette a vincolo idrogeologico, le aree boscate, le aree laterali ai corsi
d’acqua, deve essere valutata la necessità o l’opportunità e - se del caso prescritta l’esecuzione di interventi di sistemazione idrogeologica e forestale
nonché di rimboschimento e di rinsaldamento del suolo, di regimentazione e di
tutela delle acque superficiali e sotterranee.
Il Piano detta le Norme di settore per l’uso del territorio e la disciplina delle
diverse attività, su tutto il territorio del Parco - ad integrazione delle norme di
zona - così specificate:
- fiume, opere idrauliche e spiagge; subordina le utilizzazioni agricole,
industriali, artigianali, sportive e ricreative delle acque alla salvaguardia ,
ricostruzione e valorizzazione dell’ecosistema fluviale
- interventi sulla rete idrografica; gli interventi su tutti i corpi idrici pubblici e
privati sono soggetti alla seguente disciplina:
- sono consentiti gli interventi di ordinaria manutenzione, consistenti
nell’asciutta, nello sfalcio e nello spurgo
105
- sono sottoposti soltanto all’obbligo della previa segnalazione al
Consorzio gli
interventi di rifacimento delle sponde, di rettifica, di
opposizione o di eliminazione di prese, derivazioni e soglie, purché non vengano
modificate la sezione, la capacità di
portata e la caratteristica del fondo del
corpo idrico
- sono soggetti ad autorizzazione del Consorzio gli interventi che
comportino modificazioni della sezione, della capacità di portata e delle
caratteristiche del fondo
(ivi compreso -in casi eccezionali- il rivestimento) del
corpo idrico
- sono vietati gli interventi di copertura o di tombinatura
- qualità delle acque, che vieta l’immissione di acque che comportino un
peggioramento della qualità delle acque del fiume
- derivazione ed utilizzazione delle acque; il rilascio ed il rinnovo di concessioni
di derivazioni di acque pubbliche sino subordinati alla verifica di compatibilità
ambientale, in dipendenza degli eventuali provvedimenti dell’Autorità di Bacino
- zone umide; il loro ecosistema è soggetto a articolare tutela. Le zone umide
devono essere attivamente conservate nel loro stato naturale anche impedendone,
previa autorizzazione del Consorzio, il riempimento; in particolare, deve essere
mantenuta l’alimentazione idrica superficiale e di falda. Nelle zone umide è
vietato bonificare, alterare il regime o a composizione delle acque
- protezione delle acque sotterranee; sono istituite zone di protezione assoluta e
zone di protezione primaria, con riferimento alle sorgenti o a manufatti di
captazione
- paesaggio agrario e attività agricole
- complessi boscati e vegetazionali
- arboricoltura da legno a rapido accrescimento
- prevenzione incendi
106
- agriturismo
- flora e fauna
- caccia
- pesca
- attività ricreative, sociali, culturali e sportive
- attrezzature per il pubblico
- sistema della viabilità interna al Parco
- discariche
- cave e cave dismesse
- strade e grandi opere infrastrutturali, interventi statali e regionali
- impianti tecnologici e servizi a rete
- materiali, manufatti ed elementi di arredo
- tutela dagli inquinamenti, aree produttive
- solchi di ruscellamento concentrato, individuati come elemento morfologico
caratteristico dei terrazzi a ferretto ed elemento di rilevante funzione idraulica per
la raccolta e il drenaggio delle acque meteoriche; debbono essere conservati e
mantenuti a cura del proprietario; ne è vietata la tombinatura
- scarpate dei terrazzi
Soggetti interessati
Consorzio tra i Comuni compresi nel territorio del Parco e le Provincie di
Bergamo e Milano e il Comprensorio di Lecco
Ambito territoriale di applicazione
107
Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti Comuni: Airuno,
Bottanuco, Brivio, Calco, Calolziocorte, Calusco d’Adda, Canonica d’Adda,
Capriate S.Gervasio, Casirate d’Adda, Cassano d’Adda, Cisano Bergamasco,
Cornate d’Adda, Fara Gera d’Adda, Galbiate, Garlate, Imbersago, Lecco,
Malgrate, Medolago, Merate, Monte Marenzo, Olginate, Paderno d’Adda,
Pescate, Pontida, Robbiate, Solza, Suisio, Trezzo d’Adda, Truccazzano, Vaprio
d’Adda, Vercurago, Villa d’Adda
Comprensori di Bonifica ricadenti nel perimetro del Parco
Muzza-Bassa
Lodigiana,
Est
Ticino-Villoresi,
Brianza,
Media
Pianura
Bergamasca
Nota
In sede di approvazione del PTC la Regione, sentito l’Ente gestore del Parco e le
Amministrazioni
provinciali
competenti
territorialmente,
procederà
all’individuazione, all’interno dei confini del Parco, del perimetro del “parco
naturale”, cui attribuire una destinazione d’uso rivolta specificamente alla
conservazione e allo sviluppo degli aspetti naturalistici tipici e dove l’esercizio
della caccia è vietato.
PARCO DELL’OGLIO NORD
Parco fluviale e di cintura metropolitana
Caratteri emergenti: comprende il tratto alto del fiume Oglio all’uscita dal lago
d’Iseo, che scorre tra rive scoscese e boscose in un territorio prettamente
agricolo; vi si ritrovano lembi boscati ripariali di pregio botanico ed ecologico,
108
oltre che specchi d’acqua e meandri con vegetazione acquatica; importanti valori
storico-architettonici si rilevano nei centri abitati che si affacciano sul fiume
Superficie: 14.170 ha
Atti di origine
Istituzione del Parco con LR 16 Aprile 1988/n.18
Atti di approvazione
Il Piano Territoriale di Coordinamento non è stato ancora adottato
E’ in salvaguardia la legge istitutiva, con scadenza 20 Gennaio 1998
Norme di salvaguardia
Le norme di salvaguardia prevedono in particolare:
- è vietato il livellamento dei terrazzamenti e dei declivi fatta salva la normale
sistemazione idraulica ed irrigua dei campi
- è vietata la distruzione o l’alterazione di zone umide, quali paludi, torbiere,
stagni, lanche, fontanili, fasce marginali dei fiumi e dei laghi, ivi comprese le
praterie e i boschi inondati lungo le rive
- la costruzione di nuove opere destinate all’itticoltura e all’acquacoltura e
l’ampliamento delle opere esistenti sono subordinate all’autorizzazione da parte
del Presidente del Consorzio
- per l’esecuzione delle opere di difesa spondale e sistemazionale idraulica
l’amministrazione competente deve acquisire il parere preventivo del Consorzio
del Parco
109
Soggetti interessati
Il
Consorzio tra i 34 Comuni territorialmente interessati e le Provincie di
Bergamo, Brescia e Cremona non è stato ancora costituito
Ambito territoriale di applicazione
Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti Comuni: Sarnico,
Villongo, Paratico, Credaro, Castelli Calepio, Capriolo, Palazzolo sull’Oglio,
Palosco, Pontoglio, Cavidate al Piano, Calcio, Urago d’Oglio, Pumenengo,
Rudiano, Roccafranca, Torre Pallavicina, Soncino, Orzinuovi, Genivolta,
Villachiara, Azzanello, Borgo S.Giacomo, Castelvisconti, Bordolano, Quinzano
d’Oglio, Corte de’ Cortesi, Verolavecchia, Robecco d’Oglio, Pontevico, Corte
de’ Frati, Alfianello, Seniga, Scandolara Ripa d’Oglio, Gabbioneta Ripa d’Oglio
Comprensori di Bonifica ricadenti nel perimetro del Parco
Mella e dei Fontanili, Vacchelli-Naviglio, Sinistra Oglio, Media Pianura
Bergamasca, Dugali
Nota
Il PTC dovrà indicare, all’interno dei confini del Parco, il perimetro del “parco
naturale”, cui attribuire una destinazione d’uso rivolta specificamente alla
conservazione e allo sviluppo degli aspetti naturalistici tipici e dove l’esercizio
della caccia è vietato
110
PARCO DEL SERIO
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
Parco fluviale e agricolo
Caratteri emergenti: il Parco comprende i terreni prospicienti il corso del fiume
Serio, nel suo tratto planiziale, da Seriate fino alla foce in Adda; il paesaggio è
caratterizzato, nel tratto bergamasco, da un ampio e brullo greto fluviale e, nel
basso tratto cremonese, da alte ripe boscate, ma risulta in gran parte
compromesso dalla situazione di degrado ambientale determinata dall’attività di
escavazione e dalla progressiva canalizzazione del fiume
Superficie: 7.750 ha
Atti di origine
Istituzione del Parco con LR 1 Giugno 1985/n.70
Modificato con LR 8 Novembre 1996/ n.32
Atti di approvazione
Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco
ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale
Tempi di attuazione
Il Piano di Gestione ha validità triennale ed è articolato in programmi attuativi
annuali.
Ai piani attuativi di settore si applicano le misure di salvaguardia, per non oltre
cinque anni dalla data di pubblicazione della delibera di adozione.
111
Strumenti e provvedimenti di attuazione
Sono strumenti e provvedimenti di attuazione del PTC:
- i piani di settore per:
- riqualificazione ambientale
- tutela idrologica e idrogeologica
- agricoltura
- recupero aree degradate
- fruizione
- il piano della riserva naturale
- i regolamenti d’uso
- il piano di gestione
- i pareri, le autorizzazioni, le concessioni d’uso, le denunce all’Ente gestore
- gli interventi esecutivi di iniziativa pubblica e convenzionati
Il Consorzio promuove la concessione di incentivi e contributi a coloro che
collaborano alla salvaguardia dell’ambiente.
In tutte le zone del Parco sono soggetti a dichiarazione di compatibilità
ambientale ( DCA ), tra gli altri. i seguenti interventi:
- nuove opere di canalizzazione e regolazione dei corsi d’acqua
-nuove derivazioni d’acque superficiali
- progetti di bonifica agricola e di idraulica agricola superiori a 50 ettari.
Viene istituito un Comitato scientifico con funzioni tecnico-consultive; ne fa
parte anche un rappresentante per ogni Consorzio di Bonifica presente sul
territorio.
Obiettivi
Tutela e valorizzazione del fiume Serio, nonché del territorio e dell’ambiente del
Parco inteso come insieme inscindibile di valori naturali, sociali, culturali ed
economici.
Salvaguardia, ricostruzione e valorizzazione dell’ecosistema complessivo del
fiume.
112
Introduzione, con lo strumento del PTC del Parco, di un elemento di
coordinamento pianificatorio generale in grado di contrastare il pericoloso
degrado di congestione dei processi insediativi consolidati e di qualificare
l’innesco di processi di recupero morfologico e funzionale di vasti ambiti, solo in
parte compromessi, attraverso decisivi momenti di salvaguardia ambientale.
Contenuti
Il PTC delimita il territorio del Parco individuandone il perimetro con le
modifiche rispetto alla legge istitutiva necessarie per il suo miglior assetto.
Il Piano definisce gli indirizzi per la pianificazione urbanistica comunale per le
aree esterne al perimetro del Parco. In particolare, sono individuati e protetti gli
elementi naturalistici di maggior rilievo, costitutivi del paesaggio, quali la rete
irrigua storica.
Il Piano definisce le diverse attività antropiche, idonee a influire sulla condizione
attuale della natura, del paesaggio e dell’ambiente del Parco, classificandole
come interventi da incentivare, compatibili o non compatibili.
Ai fini della regolamentazione dell’uso del territorio e delle diverse attività, il
territorio del Parco è suddiviso nelle seguenti zone, per le quali il Piano detta le
norme di disciplina e indirizzo:
- zona di riqualificazione ambientale, le cui aree sono destinate al
consolidamento idrogeologico e alla ricostituzione dell’ambiente naturale e del
paesaggio
- zona agricola
- centri storici, nuclei di antica formazione e relativi ambiti di contesto
- zone di iniziativa comunale orientata
- zone di trasformazione migliorativa
- zone destinate alla fruizione ricreativa
- zone degradate da recuperare
Il Piano definisce le Norme di settore per:
113
- beni isolati di valore storico, artistico e ambientale sottoposti a particolare
tutela, distinti in:
-complessi rurali di interesse paesistico
- edifici e complessi industriali di interesse storico-paesistico; tra questi è
il Canale Vacchelli
- elementi di valore storico-architettonico
- siti ed opere di interesse archeologico
- tutela geomorfologica, che riguarda i terrazzi fluviali e le scarpate morfologiche
- tutela idrologica e idrogeologica; il fiume Serio, le sue acque, l’alveo, la relativa
fascia fluviale comprendente le zone di divagazione e golenali, nonché
l’ecosistema fluviale nel suo complesso, sono gli elementi naturalistici
fondamentali del Parco; gli interventi e le utilizzazioni delle acque del fiume e
delle relative fasce fluviali devono rispondere agli obiettivi di tutela,
rinaturalizzazione e recupero ambientale ed assicurare, in caso di scarsità di
risorsa, l’utilizzo della stessa prioritariamente per il consumo umano e l’uso
agricolo. I corsi d’acqua minori, le rogge, i fontanili e le teste di fontanile devono
essere attivamente conservati nel loro percorso; sono vietati gli interventi di
rettificazione e impermeabilizzazione del fondo e delle sponde, di copertura e
tombinatura; sono autorizzati dal Parco esclusivamente gli interventi che si
rendano necessari per eliminare localizzate perdite d’alveo e conseguire un
efficace risparmio della risorsa idrica;
per le opere di manutenzione e
sistemazione si dovranno utilizzare preferibilmente le tecniche di ingegneria
naturalistica; l’asportazione della vegetazione di ripa per la pulizia delle sponde è
ammessa, a condizione che siano mantenute le ceppaie e le piante di alto fusto,
previa denuncia all’Ente gestore . Nelle aree adiacenti l’asta principale del fiume
Serio e dei suoi affluenti è da evitare l’incremento delle superfici
impermeabilizzate.
Le nuove concessioni di derivazione sono soggette alla procedura di DCA; i
rinnovi sono sottoposti a parere dell’Ente gestore del Parco.
114
Vengono definiti i contenuti che deve avere il piano di settore idrologia e
idrogeologia, da elaborarsi entro due anni dall’entrata in vigore del PTC, con la
collaborazione anche degli enti competenti nella gestione delle risorse idriche a
scopi idropotabili e irrigui.
- norme di tutela e prescrizioni per la salvaguardia del patrimonio boschivo e
della vegetazione naturale; riguardano gli ambiti boscati, le macchie arbustive e/o
arboree, comprese quelle di contorno a rogge e fontanili. Le zone umide, naturali
a artificiali, devono essere attivamente conservate nel loro stato naturale; deve
essere mantenuta, ricostituita e migliorata l’alimentazione idrica, superficiale e di
falda, con interventi soggetti a denuncia all’Ente gestore, così come per la
risagomatura del fondo e la captazione delle acque<; devono essere eseguiti gli
interventi di contenimento della vegetazione spontanea, soggetti a denuncia
all’Ente gestore.
Negli ambienti naturali è vietato, in particolare, bonificare, riempire o alterare le
zone umide, attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle
acque
-fasce alberate, filari, piante isolate
- arboricoltura da legno a rapido accrescimento
- norme di tutela del patrimonio floristico e faunistico
- prevenzione incendi
- sistema di viabilità minore
- parcheggi
- infrastrutture stradali e ferroviarie
-. reti di distribuzione, impianti tecnologici e speciali
- circolazione
- attività ricreative sociali e culturali
- attività agricola e agriturismo, le cui linee di indirizzo vengono definite in
collaborazione con i Consorzi di Bonifica e le associazioni di agricoltori e
allevatori. Il piano di settore agricoltura deve sviluppare in particolare questi
orientamenti:
115
- ottimizzare spazialmente e temporalmente il sistema dei prelievi idrici e
della distribuzione degli apporti irrigui
- ottimizzare le attività di bonifica agricola anche in relazione alle
esigenze di tutela
paesistica e idrogeologica
- conservare e valorizzare gli elementi rurali quali i manufatti idraulici di
particolare
interesse storico-culturale
-recupero aree degradate
- cave e discariche
Soggetti interessati
Consorzio tra i 27 Comuni territorialmente interessati e le Provincie di Bergamo
e Cremona
Ambito territoriale di applicazione
Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti Comuni: Seriate,
Grassobbio, Zanica, Urgnano, Cologno al Serio, Marengo, Bariano, Fornovo
S.Giovanni, Mozzanica, Sergnano, Pianengo, Crema, Ripalta Cremasca, Ripalta
Guerina, Montodine, Ripalta Arpina, Modignano, Ricengo, Casale Cremasco
Vidolasco, Castel Gabbiano, Fara Olivana con Sola, Romano di Lombardia,
Martinengo, Ghisalba, Cavernago, Bolgare
Comprensori di Bonifica ricadenti nel perimetro del Parco
Cremasco, Media Pianura Bergamasca
Nota
In sede di approvazione del PTC la Regione, sentito l’Ente gestore del Parco e le
Amministrazioni
Provinciali
competenti
per
territorio,
procederà
all’individuazione, all’interno dei confini del Parco, del perimetro del “parco
naturale”, cui attribuire una destinazione d’uso rivolta specificamente alla
116
conservazione e allo sviluppo degli aspetti naturalistici tipici e dove l’esercizio
della caccia è vietato.
PARCO DEI COLLI DI BERGAMO
Parco agricolo e forestale.
Caratteri emergenti
Il Parco si estende a nord del centro abitato di Bergamo, include la Città Alta e le
circostanti colline ricomprese tra la Val Brembana e la Val Seriana, che
culminano all’estremità nord con il Canto Alto, a 1.148 m. slm; la zona è
caratterizzata dalla peculiare fusione di valori naturali e culturali, da cui nasce un
paesaggio composito, nel quale si distinguono: le aree boscate del versante nord
del Colle di Bergamo e dei versanti del Canto Alto, le aree agricole nelle piane e
sulle colline, i versanti terrazzati e disegnati dagli orti del Colle di Bergamo
verso sud, sotto Città Alta, gli ambienti fluviali lungo il Brembo ed il Serio. Le
aree di maggior interesse naturalistico ricadono nelle zone più rilevate, sui
versanti del Canto Alto e nella Valle del Giongo, ma fustaie di latifoglio di
pregio si rinvengono ancora nei boschi di Astino e dell’Allegrezza. Il nucleo di
maggior pregio architettonico e monumentale è senza dubbio costituito da Città
Alta, interamente inserita nel Parco, ma tutto il versante collinare occidentale di
Bergamo è disseminato di edifici rurali e residenziali di notevole pregio; di
rilievo anche il complesso dell’ex monastero di Astino ed i ruderi del Castello
dell’Allegrezza, del XII secolo.
Superficie: 4.050 Ha; caratteristiche altimetriche h. min. 240 m.slm.- h.max.
1.148 m. slm.
Atti di origine
La legge istitutiva è la legge regionale del 18 agosto 1977, n.36.
117
Atti di approvazione
Il Parco è dotato di Piano Territoriale di Coordinamento (approvato con la legge
regionale del 13 aprile 1991 n.8), le cui Norme Tecniche di Attuazione,
nell’ambito dell’interesse precipuo per la tutela naturalistica e forestale, dettano
anche prescrizioni di tutela idrogeologica e dei corpi idrici.
Nel 1994 è stato approvato il Piano di Settore per l’uso sociale del parco, mentre
quello faunistico è in fase di stesura.
Soggetti interessati
Il territorio del Parco dei Colli rientra interamente nella Provincia di Bergamo, il
Consorzio di gestione coinvolge questa, i comuni interessati e la Comunità
Montana della Valle Brembana.
Ambito territoriale di applicazione
Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti comuni: Almè,
Bergamo, Mozzo, Paladina, Ponte Ranica, Ranica, Sorisole, Torre Boldone,
Valbrembo, Villa d’Almè.
ALTRE ZONE DI SALVAGUARDIA
Nel territorio del Parco dei Colli sono state individuati Siti di Interesse
Comunitario (SIC) e Siti di Interesse Nazionale (SIN). I progetti di attuazione
sono in attesa dell’approvazione da parte della Unione Europea.
Le zone SIC previste sono : il Canto Alto/ Valle Giongo (la cui salvaguardia è
già garantita dal loro inserimento nel Parco dei Colli di Bergamo); i Boschi
dell’Astino e Giovetto; il Fontanile Brancaleone.
L’area SIN individuata riguarda invece la Val Predina.
118
5.2 Il paesaggio e l’ecosistema agricolo
Il Comprensorio si sviluppa su due ambiti territoriali distinti, una zona collinare
pedemontana e una parte di alta pianura. Quest’ultima viene tagliata in senso estovest dalla fascia delle risorgive, e comprende il sistema urbano di Bergamo.
L’area considerata si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende
lungo la sponda sinistra del Fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una
parte e dall’altra lungo la sponda destra del Fiume Oglio (da Castelli Calepio a
Calcio) estendendosi a sud fino al confine con la Provincia di Cremona.
Per quanto riguarda i caratteri fisici si ha la compresenza di aree collinari, di
pianura asciutta (individuabile nell’area dell’Isola) e di pianura irrigua. Gli
ambiti fluviali hanno minor ampiezza che nella pianura, in quanto i corsi d’acqua
risultano più nettamente incisi.
Gli aspetti paesistici variano notevolmente nel passaggio dalla fascia collinare,
all’area fittamente insediata del capoluogo, alla pianura.
Nella parte più a nord sono ancora rintracciabili i segni delle tipiche sistemazioni
agrarie di collina, connotate dalla fitta suddivisione poderale e dalla diffusa
presenza dell’uomo. In questa zona di montagna e collina costituiscono il
paesaggio agrario la fascia delle coltivazioni agrozootecniche e forestali, delle
legnose agrarie e dei seminativi di fondovalle, caratterizzate da evidenti
connotazioni paesistiche di relazione con le strutture insediative di carattere
storico-culturale. Gli indirizzi di tutela individuati dalla proposta di Piano
Paesistico Regionale per la zona collinare prevedono la salvaguardia del
paesaggio agrario e del sistema insediativo tradizionale, rappresentato da corti e
case contadine, da ville signorili con parchi e giardini. Per quanto attiene l’area
montana, le linee di indirizzo del Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (P.T.C.P.) auspica una particolare attenzione alle diverse realtà che la
119
compongono, prevedendo azioni di decongestionamento e razionalizzazione per
le aree densamente urbanizzate e azioni di sostegno per le aree di stagnazione.
Nella parte meridionale invece i caratteri sono quelli tipici del paesaggio agrario,
rappresentato dalle aree coltivate con diversa connotazione perché pedecollinari,
della pianura asciutta o irrigua. I caratteri connotativi risultano legati alla
ricchezza derivante dalle acque (fontanili, canali, e rogge, ruscellamenti
superficiali, fiumi e torrenti), ai caratteri della presenze arboree (filari, frange
boscate) ed ai caratteri della struttura organizzata del reticolo territoriale
(centuriazione) e degli edifici agricoli antichi. La zona dell’Isola si configura
invece come alta pianura asciutta, caratterizzata dall’assenza di una rete di canali
d’irrigazione e dalla presenza di larghe zone d’incolto. Per l’area di pianura, la
proposta di Piano Paesistico Regionale sottolinea l’importanza della salvaguardia
del sistema naturale di drenaggio delle acque del sottosuolo, come condizione
necessaria di un sistema idroregolatore che trova la sua ulteriore espressione
nella fascia di affioramento delle risorgive e di conseguenza nell’afflusso di
acque irrigue nella bassa pianura. Deve essere pertanto protetta la zona più
meridionale dell’alta pianura, corrispondente peraltro alla fascia più densamente
urbanizzata, dove si inizia a riscontrare l’affioramento delle acque di falda.
Per ciò che riguarda più precisamente le caratteristiche del territorio, ricordiamo
che il Comprensorio del Consorzio comprende l'intero zona non montana della
provincia di Bergamo avente per delimitazioni le Alpi Orobiche a nord , il corso
dell'Adda ad ovest e l'Oglio ad est, giungendo a sud fino alla pianura della
Provincia di Cremona.
L'altimetria è variabile da oltre 300 m s.l.m. fino a circa 100 m s.l.m.
nell'estremità sud.
Soprattutto nella zona meridionale i terreni, di origine alluvionale, presentano
una natura argillosa-limosa a limitata permeabilità anche se di modesto spessore
e poggianti su un substrato grossolano ad elevata permeabilità.
120
Le stesse caratteristiche di elevata permeabilità sono riscontrabili in superficie in
zona montana e nell'alveo dei principali torrenti, consentendo l'originarsi di una
ricca falda acquifera, ampiamente impiegata da privati per fini industriali,
potabili ed anche irrigui.
L'idrografia superficiale è rappresentata dall'Adda e dall'Oglio che con i rispettivi
affluenti (Brembo e Serio per l'Adda e Cherio per l'Oglio), attraversano l'intero
comprensorio.
Contrariamente ai due corsi principali, che hanno le loro sorgenti in alta quota e,
nonostante l'influenza delle regimazioni derivanti dagli usi idroelettrici,
presentano portate interessanti durante tutto l'anno (anche per l'effetto di
laminazione causato dal laghi di Como e d'Iseo), i restanti corsi d'acqua hanno
origine dai versanti sud delle montagne bergamasche, poco elevate e
caratterizzate da scarsa permanenza di nevi.
Ciò origina un forte regime torrentizio, ancora più evidente nei corsi minori
(torrenti Dordo, Lesina, Morla, Morletta, Zerra, Tirna e Rillo), che interessano
l'intero comprensorio.
Lo stesso poi è percorso da una importante rete di fossati e rogge,
prevalentemente ad uso promiscuo irriguo e di bonifica, la cui gestione è resa
difficile sia dagli accentuati picchi derivanti dai regimi torrentizi sia dalle recenti
variazioni dell'uso del suolo, che hanno comportato lo sviluppo di aree
impermeabilizzate ad uso civile, industriale e commerciale, con aumenti dei
coefficienti udometrici, diminuzioni dei tempi di corrivazione e conseguenti
ondate di piena di forte entità.
Infine, particolare caratteristica del territorio è data dalla presenza di tre falde
affioranti (isoipse 150, 120 e 105 circa) aventi origine nelle parti elevate dei
permeabili conoidi del Brembo, Serio e Cherio, falde intensamente sfruttate quali
fonti di approvvigionamento idrico e, per questo, in fase di progressivo
abbassamento.
121
Passando alle possibili connessioni fra il ruolo del Consorzio di Bonifica della
Media Pianura Bergamasca ed il paesaggio rurale del territorio compreso nei suoi
confini, sottolineiamo che l’attività ed i poteri del Consorzio possono estendersi,
come peraltro confermato da una sentenza in questa materia della Corte
Costituzionale del 1992 e dai propositi di indirizzo dell’Ente stesso, allo sviluppo
e protezione dell’assetto paesaggistico, alla difesa del suolo e dell’ambiente e alla
conservazione, regolazione e utilizzazione del patrimonio idrico.
In questo senso anche la legge fondamentale che regola l’attività dei Consorzi di
Bonifica (L.n. 215/1933), pur necessitando di un adeguamento alle mutate
condizioni socio-economiche e ambientali, si dimostra compatibile a questo
coinvolgimento degli enti di bonifica nella politica ambientale per la sua visione
ecosistemica dei problemi di assetto territoriale e ambientale, collegando l’uso
agricolo del suolo con il ciclo delle acque e con la difesa e la sistemazione
idrogeologica del suolo. Nell’assegnare inoltre un ruolo primario all’uomo che
vive e opera col suo lavoro sul territorio, riesce fare dei Consorzi di Bonifica, enti
locali settoriali con personalità giuridica pubblica, uno strumento di
partecipazione e di decentramento funzionale efficace per equilibrare l’interesse
pubblico generale con quello delle comunità locali.
Bisogna inoltre ricordare che, negli ultimi anni è emersa l’insufficienza delle
tradizionali forme di difesa della natura, limitate a singole specie o singole aree
protette e la necessità di integrarle con un approccio ecosistemico esteso
all’intero territorio. Sin dalle prime esperienze di questa nuova strategia è stata
messa in evidenza l’importanza della rete dei corsi d’acqua. Emerge così una
forte vocazione dei Consorzi di Bonifica nelle politiche ambientali.
Concreta testimonianza del coinvolgimento del Consorzio di Bonifica della
Media Pianura Bergamasca nella gestione e nella tutela del patrimonio
ambientale del territorio di sua competenza si ha nei protocolli di intesa firmati
122
nel 1997 con la Provincia di Bergamo e l’Azienda Regionale Foreste della
Lombardia. Nel primo di questi documenti i due Enti Pubblici si impegnano a
collaborare alla definizione del sistema di infrastrutture verdi a corredo della rete
idraulica, alla realizzazione del sistema vasche di espansione connesse alla
raccolta e spandimento delle acque meteoriche in attuazione del Piano Regionale
di Risanamento delle Acque, al monitoraggio quali-quantitativo della rete idrica
superficiale. La collaborazione con l’A.R.F. lombarda è invece indirizzata alla
difesa, alla gestione ed allo sviluppo dell’ambiente e degli ecosistemi agrari del
territorio della pianura bergamasca. Fra le altre iniziative ricordiamo
l’elaborazione di un piano speciale per la tutela ed il miglioramento ambientale
del comprensorio, opere di ingegneria naturalistica, progettazione di interventi di
piantagione di specie arboree o arbustive tipiche dei singoli ambienti.
Ricordiamo anche che, fra le opere e gli interventi programmati dal Consorzio,
ne esistono alcuni di notevole interesse dal punto di vista ambientalistico: il
progetto/studio “Isola Bergamasca - un agricoltura sostenibile in un ambiente
sostenibile”, il progetto “orti familiari” ed infine il progetto “Parco delle Rogge rinaturalizzazione dei corsi d’acqua consortili” per il recupero ambientale delle
rogge a fini ecologici, paesaggistici.
123
6. Le opere di bonifica e di irrigazione: storia, situazione, sviluppo
Nel territorio comprensoriale esistono sostanzialmente tre tipi di opere:
1) le opere di bonifica;
2) le opere irrigue;
3) le opere ad uso promiscuo.
Per quanto attiene l'aspetto di bonifica idraulica che il consorzio ha dovuto
considerare ai fini del riassetto del territorio, bisogna distinguere tra le opere
idrauliche che vengono costruite con lo specifico scopo di allontanare le acque in
eccesso e la rete che, nata a scopo irriguo, ha assorbito di riflesso anche compiti
idraulici.
Le aree di maggior rischio idraulico sono quelle in cui sono presenti opere di tipo
promiscuo non più adeguate alla funzione idraulica, oppure corsi d'acqua naturali
non più idonei a supportare le nuove portate che si verificano a causa dello
scarico in essi di collettori che servono vaste aree impermeabilizzate.
6.1 Lo stato generale della bonifica idraulica ed irrigua
Nel complesso la situazione generale del comprensorio, dal punto di vista della
bonifica idraulica può definirsi soddisfacente, ad esclusione di alcune aree dove
si verificano invece gravi problemi causati dall'inadeguatezza della rete idraulica
o dalla sua incompletezza.
La realizzazione delle principali opere di bonifica è avvenuta di recente, negli
ultimi vent'anni allo scopo di rispondere ad una serie di eventi che avevano
modificato l'assetto idraulico del territorio. Tali eventi sono in sintesi:
− L'elevata urbanizzazione che ha portato ad un aumento delle portate unitarie
a seguito dell'alto grado di impermeabilizzazione del suolo e ad una minore
tolleranza alle esondazioni;
124
− Modificazioni nel verificarsi degli eventi meteorici con fenomeni più intensi
e concentrati nel tempo;
− La sistemazione ed il completamento della rete fognaria, che se da un lato ha
portato a dei miglioramenti dal punto di vista qualitativo ha però concentrato
le portate nel tempo.
− In alcune zone l'abbandono dell'agricoltura ed il conseguente abbandono di
canali irrigui che svolgevano anche un'eccellente funzione di colo.
Il Consorzio di Bonifica ha realizzato quindi una serie di opere importanti che
sono andate a costituire lo "scheletro" del sistema i bonifica comprensoriale
capaci di raccogliere e smaltire le acque raccolte dalla rete secondaria a funzione
mista e, a volte anche da corsi d'acqua naturali.
Tale scheletro svolge in modo soddisfacente la sua funzione, laddove è stato
completato, mentre dove è incompleto si hanno gravi problemi con esondazioni
ricorrenti che provocano ogni anno danni per diverse centinaia di milioni di lire.
Le necessità più impellenti riguardano i territori di Brignano, Pagazzano, Castel
Rozzone, Caravaggio, Lurano, Verdello, Verdellino, Levate ed Arcene che
soffrono ogni anni di periodici allagamenti a terreni e a zone urbane a causa del
mancato completamento del Canale Gronda Sud. Una risoluzione definitiva dei
problemi di tale area si avrebbe oltre che con il completamento di detto canale (di
cui è stato finanziato un primo tratto) anche con la sistemazione del Torrente
Morletta (corso d'acqua pubblico non classificato i cui recettore finale è però il
Canale Gronda Sud), di cui il Consorzio di Bonifica ha chiesto di assumere la
gestione, e del sistema di rogge irrigue che interferiscono con il Torrente
Morletta e che a volte vengono sovraccaricate dalle piene di quest'ultimo
determinando esondazioni.
Anche nel territorio compreso tra la città di Bergamo ed il fiume Brembo la
sistemazione idraulica deve ancora essere completata. IN quest'area i problemi
sono nati con l'abbandono della Roggia Curna, che nata come roggia irrigua
svolgeva in realtà anche la funzione di colo per la parte collinare a nord di
Bergamo. Venuto meno il suo uso irriguo, e quindi la sua manutenzione, a causa
125
dell'urbanizzazione, ne è stata compromessa la sua efficienza dal punto di vista
idraulico, proprio mentre il grande sviluppo dell'area aumentava le necessità di
sgrondo: il risultato sono esondazioni che interessano periodicamente aree ad alta
urbanizzazione. La sistemazione della Roggia Curna che verrebbe a costituire il
Canale di Gronda Nord-Ovest permetterebbe di risolvere i problemi delle aree a
Nord di Bergamo e consentirebbe anche la sistemazione della rete idrica
superficiale della Valle d'Astino. Anche per quest'opera è già stato finanziato un
primo stralcio del progetto.
6.2 Le opere idrauliche ed i corsi d'acqua in gestione
L'area comprensoriale può essere suddivisa in diversi bacini idraulici le cui
caratteristiche sono elencate nella tabella sottostante. Si consideri che è stata
indicata la quota del corso d'acqua che drena tali aree, misurata all'interno o sul
confine del comprensorio consortile.
Bacino
Quota max
Quota min
Tipo recapito
Denominazione
T. Sonna
260 m
196 m
Naturale
F. Adda
T. Quisa
300 m
200 m
Naturale
F. Brembo
T. Morla
680 m
240 m
Artificiale
F. Brembo
280 m
130 m
Naturale
Scolmatore torrente
Morla
F. Adda
F. Serio
260 m
F. Oglio
235 m
Pozzi e risorgive 170 m
106 m
136 m
92 m
Naturale
Naturale
Naturale
Isola
F. Adda
F. Oglio
Canale di gronda sud
Il manufatto è in parte tombinato ed in parte a cielo aperto ed è stato realizzato in
cemento armato. L'opera si attesta in territorio di Castel Liteggio, in
corrispondenza del manufatto di captazione delle piene della Roggia Morla di
126
Spirano. È stato realizzato solamente un primo tronco funzionante, attualmente lo
sbocco del canale idraulico avviene con immissione delle acque di piena nel
Fiume Serio a monte dell'abitato di Morengo.
Ha una lunghezza di m 6.700, una portata massima di 18 mc/s e serve un bacino
di 14.700 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Arcene, Azzano San Paolo,
Bergamo, Ciserano, Cologno al Serio, Comun Nuovo, Dalmine, Grassobbio,
Lallio, Levate, Lurano, Morengo, Orio al Serio, Pagazzano, Pognano, Seriate,
Spirano, Stezzano, Treviolo, Urgnano, Verdello, Verdellino, Zanica.
Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la
necessità di realizzare il rilevamento automatico dei dati di deflusso e la loro
teletrasmissione.
Attualmente l'opera non può espletare appieno la sua funzione in quanto
necessita di essere completata con un ulteriore tratto di canale dello sviluppo di
circa m 4.400 atto a recepire le portate di piena del Torrente Morletta.
Scaricatore della Roggia Curna - località Cascina Lupo
È un'opera realizzata mediante l'uso di condotte circolari prefabbricate e
manufatti in cemento armato. Lo scaricatore si stacca dall'alveo della Roggia
Curna in Bergamo e sbocca immettendo le sue portate di piena nello scaricatore
della Roggia Serio.
Ha una lunghezza di m 1.100, una portata massima di 4 mc/s e serve un bacino di
1.200 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Bergamo, Curno, Mozzo.
Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la
necessità di realizzare una stazione di rilevamento delle portate vettoriate.
L'opera risulta eseguita nella sua interezza, pertanto non necessita di adeguamenti
o completamenti.
Scaricatore della Roggia Serio nel Fiume Brembo
Si tratta di un'opera parte a cielo aperto e parte tombinata realizzata in cemento
armato. Lo scaricatore si stacca dalla Roggia Serio al termine del tratto urbano
127
nella città di Bergamo; lo sbocco avviene con immissione delle portate di piena
nel Fiume Brembo in Treviolo tramite idonea opera di sbocco.
Ha una lunghezza di m 3.900, una portata massima di 18 mc/s e serve un bacino
di 3.600 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Bergamo, Curno, Dalmine,
Lallio, Mozzo, Osio Sotto, Osio Sopra e Treviolo.
Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la
necessità di realizzare una stazione di rilevamento delle portate vettoriate.
L'opera risulta eseguita nella sua interezza, pertanto non necessita di adeguamenti
o completamenti.
Scolmatore delle acque di piena del Torrente Morla nel Fiume Serio
Si tratta di un'opera realizzata mediante la costruzione di tratti di canale a cielo
aperto e tombinati in cemento armato. Lo scolmatore si stacca dal Torrente Morla
naturale a valle del centro urbano di Bergamo e termina immettendo le portate di
piena nel Fiume Serio a valle dell'abitato di Seriate mediante idonea opera di
sbocco.
Ha una lunghezza di m 4.350, una portata massima di 92 mc/s e serve un bacino
di 4.650 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Bergamo, Orio al Serio,
Ponteranica, Sorisole, Torre Boldone.
Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la
necessità di realizzare il rilevamento automatico dei dati di deflusso e la loro
teletrasmissione. L'opera risulta eseguita nella sua interezza, pertanto non
necessita di adeguamenti o completamenti.
Scaricatore del Torrente Zerra
Si tratta di un'opera realizzata mediante costruzione di canale a cielo aperto e di
manufatti specifici in cemento armato. Lo scaricatore si distacca dal Torrente
Zerra naturale nel comune di Costa Mezzate e termina immettendo le portate
vettoriate nel Fiume Serio in territorio di Cavernago.
128
Ha una lunghezza di m 4.000, una portata massima di 38 mc/s e serve un bacino
di 14.600 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Albano Sant'Alessandro,
Antegnate, Bagnatica, Bolgare, Brusaporto, Calcinate, Cavernago, Cenate Sotto,
Cortenuova, Costa Mezzate, Ghisalba, Martinengo, Montello, Mornico, Palosco,
Pedrengo, Romano di Lombardia, San Paolo d'Argon, Seriate, Scanzorosciate,
Torre de' Roveri.
Lo stato di manutenzione non è soddisfacente, in quanto è necessaria la
ricostruzione del manufatto di sbocco nel Fiume Serio distrutto dalle ricorrenti
piene; l'opera necessita inoltre di consistenti interventi di manutenzione della
platea di fondo erosa dalle piene, vi è infine la necessità di realizzare il
rilevamento automatico dei dati di deflusso e la loro teletrasmissione.
6.3 Le opere irrigue
Il Consorzio di Bonifica preleva acqua per uso irriguo da diversi corsi d'acqua,
Oglio, Cherio, Serio, Brembo ed Adda, oltreché da numerosi pozzi. Le
concessioni di prelievo dai fiumi Cherio, Serio e Brembo sono scadute nel 1987
ed il Consorzio di Bonifica ne ha chiesto il rinnovo. Le concessioni dai Fiumi
Oglio ed Adda non sono n capo al Consorzio di Bonifica ma ai Consorzi
dell'Oglio e dell'Adda, rispettivamente.
Di seguito presentiamo una sintesi delle caratteristiche delle principali
derivazioni e rispettivi bacini serviti suddividendole per la fonte di prelievo.
1) dal Fiume Oglio:
Impianto pluvirriguo del Fiume Oglio
Il prelievo idrico avviene dalla sponda destra del Fiume Oglio in comune di
Tagliuno, con opera di derivazione e sollevamento e serve un bacino di 834,98
ettari irrigati per aspersione tramite una rete di distribuzione interrata con tubi in
cemento amianto ed una pressione di esercizio di 3/4 atm. La portata di
129
concessione è di 0,6 mc/s, nel periodo estivo si hanno portate di magra di 0,4
mc/s.
Dal punto di vista manutentivo vi è la necessità di sostituire tutte le saracinesche
di sezionamento della rete distributiva con formazione di relativi pozzetti di
alloggiamento. Anche le pompe di messa in carico devono essere sostituite per
vetustà.
I sistemi di controllo e manutenzione sono sufficienti.
2) dal Torrente Cherio
Roggia Bolgare
Si suddivide nei seguenti rami:
Roggia Bolgare ramo di Bolgare
Ha 220,72
Roggia Lanzi
Ha 160,94
Roggia Cicola
Ha 137,76
Ramo Torrazza
Ha
Roggia Gorlaga
Ha 83,02
Roggia Castrina
Ha 134,12
Per un bacino totale di complessivi
Ha 742,62
6,05
Il prelievo dal Fiume Cherio avviene in sponda sinistra nel territorio del comune
di Carobbio con opera di presa da sbarramento, il bacino è irrigato a scorrimento
con una ruota di giorni 8 e 3/4.
La portata di concessione e di 1,2 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a
portate di magra di circa 0,5 - 0,8 mc/s.
Solo il tratto iniziale presenta una sezione canalizzata in calcestruzzo, la
rimanente rete, sia primaria che secondaria, è costituita da canali in terra; ciò
determina perdite d'alveo che sono stimate nell'ordine del 30% della portata.
Lo stato di manutenzione non è pienamente soddisfacente, vi è la necessità di
sistemare i manufatti di derivazione ed adeguare i canali di scarico con recapito
130
nei Torrenti Cherio e Tirna. Si segnala inoltre che non esiste alcun tipo di
automatismo tra gli strumenti di controllo.
Tra le opere di adeguamento vi è la necessità di realizzare un pozzo per integrare
le portate di magra estiva e di ristrutturare la Roggia Castrina per fini idraulici.
Questa Roggia compie un tragitto di circa 20 Km per irrigare un bacino di 200
ettari, è però molto importante per fini idraulici, in quanto raccoglie il troppo
pieno dei Comuni di Chiuduno, Carobbio, Grumello Castelli Calepio e Palazzolo
e si interseca con i Torrenti Tirna e Rillo, oggi si verificano esondazioni sui
territori urbani di Castelli Calepio e Palazzolo.
3) dal Fiume Serio
Roggia Serio
Si suddivide nei seguenti rami:
Roggia Nuova
Ha 1097,48
Roggia Piuggia di Loreto
Ha
Roggia Piuggia di Stezzano
Ha 246,20
Roggia Mina Benaglia
Ha
Roggia Verdellina
Ha 347,83
Roggia Serio Piccolo
Ha 157,25
Roggia Coda di Serio
Ha 472,93
Roggia Colleonesca ramo di Osio
Ha 116,45
Roggia Ponte Perduto di Monasterolo
Ha 138,42
Roggia Guidana
Ha 423,63
Roggia Oriolo Solza
Ha
Per un bacino totale di complessivi
Ha 3123,74
47,85
54,92
20,77
Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di
Albino utilizzando un'opera di sbarramento che serve anche per le derivazioni
della Roggia Morlana e della Roggia Borgogna. Il bacino è irrigato a scorrimento
con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4.
131
La portata di concessione è di 4,8 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a
portate di magra di 2 - 2,5 mc/s.
L'alveo della Roggia Serio (canale primario) da Albino sino a Bergamo presenta
prevalentemente sponde con muri a secco, mentre da Bergamo sino a Treviolo è
completamente canalizzato. I canali delle derivazioni secondarie, invece, sono
per la maggior parte in terra. Le perdite d'alveo sono stimate complessivamente
nell'ordine del 25%.
I sistemi di controllo e di automazione sono complessivamente soddisfacenti ad
eccezione del manufatto di scarico della Roggia Serio nel Torrente Morla, dove è
necessario un intervento di automatizzazione per potere garantire la salvaguardia
idraulica della città di Bergamo.
Sono necessari, inoltre interventi manutentivi volti al recupero dei muri spondali
dei manufatti di scarico, che sono ormai obsoleti. Necessitano di intervento di
adeguamento le paratoie ed i motori dell'opera di presa.
Roggia Morlana
Si suddivide nei seguenti rami:
Roggia Vescovada di Monte
Ha 145,00
Roggia Morlino di Grassobbio
Ha 329,48
Roggia Morlana di Colognola e Stezzano
Ha 276,88
Roggia Morlana Bocchette
Ha 65,17
Roggia Morla di Campagnola e Orio
Ha 176,66
Roggia coda Morlana e Colleonesca
Roggia Morla di Comun Nuovo e Spirano
Rogge Urgnana e Vescovada
Per un bacino totale di complessivi
Ha 993,20
Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di
Albino utilizzando un'opera di sbarramento. Il bacino è irrigato a scorrimento con
ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4.
132
Le portate di concessione sono di 4,5 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a
portate di magra di 1 - 1,5 mc/s. La realizzazione del canale dell'Adda ha
permesso di alleggerire la situazione di grave carenza che veniva a crearsi in
estate, utilizzando integrazioni di portate da detto canale. Che copre i sottobacini
della Roggia Coda Morlana, e Colleonesca, Roggia Morla di Comun Nuovo e
Spirano, Roggia Urgnana e Vescovada, riducendo così il comprensorio servito
dalla Roggia Morlana (pertanto i bacini delle suddette rogge sono stati descritti
insieme al canale dell'Adda).
Il canale primario, da Albino a Bergamo, presenta prevalentemente sponde con
muri a secco, mentre da Bergamo a Verdello è completamente in terra, così come
i canali delle derivazioni secondarie. Le perdite d'alveo sono stimate
complessivamente nell'ordine del 25%.
Sono necessari interventi di ristrutturazione e meccanizzazione degli scaricatori
nel Torrente Nesa a Nembro e nel Torrente Morla a Bergamo. Sono necessari,
inoltre, interventi di recupero dei muri spondali e dei manufatti di derivazione
ormai obsoleti.
Anche i sistemi di controllo e di automazione sono insufficienti, deve prevedersi
il loro completamento e la teletrasmissione dei dati.
Roggia Borgogna
Si suddivide nei seguenti rami:
Bocchette Villa di Serio
Ha
39,59
Conta Contino Bolgare
Ha
73,58
Conta Contini San Chierico Telgate Tirna
Ha
63,61
Conta Contino Costa
Ha 180,99
Buco Costa
Ha 189,44
Buco Casella
Ha 179,12
Ramo Cavernago
Ha 106,55
Buco Tezza
Ha
Ramo Malpaga
Ha 214,56
133
71,49
Tubazione Speranzina
Ha
24,84
Seriola di Calcinate
Ha 236,55
Comonta di Seriate
Ha 111,37
Fosso Calcinate Bocchette ex Roncaglino
Ha 123,72
Piccialunga - Brusaporto - Bagnatica ramo b
Ha 151,42
Ponchione - Brusaporto - Bagnatica ramo a
Ha 151,09
Fossi Strada 1-2-3
Ha 121,01
Ramo Bolghera
Ha 123,75
Patera ramo superiore
Ha 257,62
Patera ramo inferiore
Ha 282,92
Pedrenga
Ha
71,21
Roncaglia
Ha
76,38
Seriola dei Prati
Ha
96,29
Comunale di Seriate
Ha 215,03
Roncaglino
Ha
Conta di Palazzolo
Ha 180,05
Per un bacino totale di complessivi
Ha 3352,86
10,66
Il prelievo dal Fiume Serio avviene con tre diverse derivazioni, nei comuni di
Villa di Serio, di Pedrengo e di Seriate con opera di derivazione da sbarramento;
la regolazione, con assegnazione delle portate di competenza è però fatta
all'opera di presa di Albino. Il bacino è irrigato a scorrimento con ruota di
distribuzione di giorni 8 e 3/4.
Le portate di concessione sono di 5,8 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a
portate di magra di 2,5 - 3 mc/s.
È quasi completamente canalizzato, in parte si ha una canalizzazione a cielo
aperto, ed in parte è stata realizzata una rete tubata in pressione, ciò che consente
di eliminare le perdite d'alveo.
L'opera necessita della canalizzazione del ramo superiore della Roggia Patera,
che svolge anche funzione di colo, e della canalizzazione del ramo principale
delle Rogge Seriola dei Prati e comunale di Seriate.
134
Lo stato di manutenzione complessivo è sufficiente.
Esistono apparecchiature di misura e controllo solo in corrispondenza al
manufatto di presa.
Roggia Ponte Perduto
Serve un bacino totale di complessivi Ha 153,44, tutti irrigati a scorrimento con
ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4.
Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di
Gorle con opera di derivazione da sbarramento.
Le portate di concessione sono di 0,2 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a
portate di magra di 0,1 mc/s.
Si tratta di un canale in terra, con perdite d'alveo stimate nell'ordine del 30-35%.
Lo stato di manutenzione complessivo non è soddisfacente, necessitano di
rifacimento i manufatti di derivazione, inoltre dovrebbero essere ristrutturate le
paratoie di derivazione dal Fiume Serio e sarebbe necessaria anche la
ricostruzione dello scaricatore al Fiume Serio.
Non esistono sistemi di controllo e di automazione.
Roggia Vecchia
Si suddivide nei seguenti rami:
Ramo di Azzano San Paolo
Ha 208,79
Ramo di Zanica
Ha 842,24
Per un bacino totale di complessivi
Ha 1051,03
Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di
Seriate con opera di derivazione da sbarramento. Il bacino è irrigato a
scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4.
Le portate di concessione sono di 0,3 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a
portate di magra di 0 mc/s. D'estate si utilizzano le sue portate per sopperire alle
carenze della Roggia Nuova; i bacini di queste due rogge si sovrappongono, per
135
l'80%. Anche con queste integrazioni, durante il periodo estivo si verificano
spesso carenze idriche molto marcate.
La Roggia Vecchia è un canale completamente in terra, con perdite d'alveo
stimate nell'ordine del 30 %.
Lo stato di manutenzione non è buono, sarebbe necessaria la ristrutturazione dei
manufatti di derivazione, ormai obsoleti.
Un adeguamento molto importante consisterebbe nella canalizzazione dei rami
primari e nella costruzione di un nuovo pozzo per sopperire alle magre estive.
Non esistono sistemi di controllo e di automazione.
4) dal Fiume Brembo
Roggia Brembilla
Serve un bacino totale di complessivi Ha 1891,54, tutti irrigati a scorrimento con
ruota di distribuzione di giorni 7 e 3/4.
Il prelievo dal Fiume Brembo avviene nel territorio del comune di Osio sopra,
con consegna diretta da un canale idroelettrico dell'ENEL.
Le portate di concessione sono di 5,5 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a
portate di magra di 3,0 - 3,5 mc/s.
Si tratta di un canale in terra, con perdite d'alveo stimate nell'ordine del 35 - 40%.
Le necessità di ristrutturazione interessano principalmente il tratto di canale
dismesso ai fini irrigui dopo la costruzione del canale ENEL, che oggi assolve
funzioni di colo idraulico, con formazione di nuovo manufatto di scarico al
Fiume Brembo. Inoltre, a causa delle forti perdite d'alveo è necessario
canalizzare i due rami principali della roggia con relativa costruzione di nuovi
manufatti di derivazione.
Non esistono sistemi di controllo e di automazione.
Rogge Trevigliesi
Si suddivide nei seguenti rami:
Roggia Vignola
Ha 1571,07
136
Roggia Moschetta
Ha 726,72
Roggia Brembilla di Brignano
Ha 853,95
Roggia Melzi
Ha 192,05
Roggia Fontana Pasetti
Ha
Per un bacino totale di complessivi
Ha 3413,31
69,52
Solo la Roggia Brembilla di Brignano è gestita direttamente dal Consorzio di
Bonifica, le rogge Vignola e Moschetta sono gestite dal Comune di Treviglio,
mentre le rogge Melzi e Fontana Pasetti sono in gestione a compagnie private
preesistenti che hanno conservato autonomia gestionale ed amministrativa.
Il prelievo dal Fiume Brembo avviene in sponda destra nel territorio del comune
di Brembate con opera di presa da sbarramento. Il bacino è irrigato a scorrimento
con ruota di distribuzione di giorni 9 e 3/4.
Le portate di concessione sono di 10,8 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a
portate di magra di 4 - 6 mc/s.
Si tratta di canali in terra con perdita d'alveo stimate nell'ordine del 35 - 40 %.
Tra i completamenti da prevedere vi è la realizzazione dello scaricatore della
Roggia Vignola al Fiume Brembo.
A causa delle forti perdite d'alveo è inoltre da prevedere la canalizzazione dei due
rami primari e la costruzione dei nuovi manufatti di derivazione
I sistemi di controllo e di automazione sono insufficienti, deve attuarsi il
completamento dell'automazione e la teletrasmissione dei dati.
5) dal Fiume Adda
Canale Adda
Il prelievo dal fiume Adda avviene in sponda sinistra nel territorio del comune di
Calusco d'Adda, mediante opera di presa a gravità. Il bacino è irrigato a
scorrimento.
L'intero canale è stato realizzato in calcestruzzo. Le perdite d'alveo sono quindi
nulle.
137
Le portate di concessione sono di 10 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a
portate di magra di 5 - 6 mc/s.
Attualmente le acque derivate attraverso il canale dell'Adda sono utilizzate per
integrare le scarse disponibilità delle rogge che derivano dal Brembo (Brembilla
e Trevigliesi) e per ridurre il bacino della roggia Morlana nel periodo estivo, di
seguito indichiamo le rogge che, nel periodo estivo, ricevono esclusivamente
acque dell'Adda:
Roggia Morla di Comun Nuovo e Spirano
Ha 967,52
Roggia coda Morlana e Colleonesca
Ha 874,39
Roggia Vescovada di valle
Ha 160,54
Roggia Urgnana
Ha 847,26
Per un bacino totale di complessivi
Ha 2849,72
Sono previsti il completamento dell'impianto pluvirriguo del territorio dell'Isola
Bergamasca ed il completamento del tratto di canale Fiume Serio - Torrente
Cherio, che amplieranno notevolmente il bacino servito dal canale.
Lo stato di manutenzione ed i sistemi di controllo e di automazione sono
soddisfacenti.
6) Pozzi
I pozzi servono tutti bacini irrigati a scorrimento, la maggior parte di essi sono
posti in zone in cui le risorgive hanno cominciato a scarseggiare.
Per la maggior parte di essi è in atto o è da prevedersi l'adeguamento ai sensi del
D.Lgs. 626/94 e D.Lgs. 42/90.
Denominazione
Pozzo
Ubicazione
Caravaggio
Superficie
Irrigata
Ha
78,05
Portata
attinta
mc/s
0,130
1
2 (C.na zibetti)
Caravaggio
103,49
0,230
3
Caravaggio
107,40
0,150
4
Caravaggio
132,90
0,250
138
Stato di
conservazione della
rete di distribuzione
Insufficiente con rete
distributiva in terra
Insufficiente con rete
distributiva in terra
Insufficiente con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
5
Caravaggio
110,93
0,200
6
Caravaggio
162,42
0,300
7 (Fontanone)
Caravaggio
124,95
0,250
8 (C.na cappelletta)
Caravaggio
185,86
0,300
9 (Brancaleone)
Caravaggio
167,00
0,300
10 (C.na montizzolo)
Caravaggio
215,01
0,300
11 (C.na rossero)
Caravaggio
227,67
0,250
12 (Rognola alta)
Caravaggio
137,37
0,250
13 (Giardini)
Caravaggio
210,06
0,300
14 (via Fornovo)
Caravaggio
120,73
0,230
15 (Rondanina)
Caravaggio
245,05
0,250
18
Mozzanica
200,00
0,250
19
250,00
0,250
89,96
0,200
27,36
0,250
Capate
Fornovo San
Giovanni
Fornovo San
Giovanni
Fornovo San
Giovanni
Lurano
50,12
0,200
Faetto
Ghisalba
208,20
0,160
Bresciana
Ghisalba
176,35
0,180
Fontana elett. Di lev.
Ghisalba
191,15
0,160
Fontana elett. Di pon.
Ghisalba
82,30
0,115
Savoldini
Martinengo
277,20
0,150
Madonna d. Fiamma
Martinengo
233,35
0,170
Milano
Martinengo
238,10
0,200
Ortaglie
Martinengo
56,00
0,150
S. Andrea
Mornico
318,00
0,200
20 (r. Torgnoli)
21 (via Olmi)
139
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Insufficiente con rete
distributiva in terra
Insufficiente con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Buona con rete
distributiva canalizzata
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Buono con rete
distributiva canalizzata
Media con rete
distributiva in terra
Media con rete
distributiva in terra
Medio con rete
distributiva in terra
Medio con rete
distributiva in terra
S. Giuseppe
Mornico
177,40
0,187
Valere
Mornico
167,15
0,200
S. Lorenzo
Palosco
172,15
0,200
Pezzoli
Zanica
300,40
0,235
S. Rocco
Calcinate
125,92
0,183
Canzona
Calcinate
280,00
0,230
Colombera
Grumello
170,00
0,122
Romana
Spirano
280,00
0,220
Malpaga
Cavernago
191,15
0,220
Buono con rete
distributiva canalizzata
Buono con rete
distributiva canalizzata
Buono con rete
distributiva canalizzata
Medio con rete
distributiva in terra
Medio con rete
distributiva in terra
Buono con rete
distributiva canalizzata
Medio con rete
distributiva in terra
Medio con rete
distributiva in terra
Buono con rete
distributiva canalizzata
I pozzi numerati dal N. 1 al N. 21 ed i pozzi Canzona e Colombera sono pozzi
che vanno ad impinguare una rete di risorgive e pertanto non hanno una loro
propria rete distributiva; gli altri pozzi, invece hanno una loro rete di
distribuzione e, quando questa è in terra hanno la necessità di realizzare una
canalizzazione per diminuire le forti perdite d'alveo.
6.4 Le altre opere di bonifica
All'interno del comprensorio esistono numerosi corsi d'acqua pubblica dotati di
canalizzazioni e opere di difesa idraulica che costituiscono una rete naturale
colante che si interseca e interferisce con la rete idraulica ed irrigua consortile
formando un sistema unico. L'efficienza di questa rete naturale è generalmente
molto scarsa per la grave carenza di manutenzione e questo ha creato e crea
numerosi problemi al territorio comprensoriale. Il Consorzio ha avanzato formale
richiesta agli uffici competenti di assumere la gestione delle opere idrauliche
presenti su questi corsi d'acqua ed espletarne la manutenzione al fine di realizzare
un uso razionale delle risorse idriche e la salvaguardia del territorio.
140
Si tratta delle opere realizzate sui seguenti corsi d'acqua classificati di 3^
categoria di cui al T.U. 523/904:
− Torrente Morla
− Torrente Gardellone
− Torrente Tremana
− Fiume Serio
− Fiume Cherio
E delle opere realizzate sui seguenti corsi d'acqua non assoggettati a classifica in
nessuna delle 5 categorie di cui al T.U. 523/904:
− Torrente Sonna;
− Fiume Brembo;
− Torrente Dordo (e affluenti);
− Torrente Lesina (e affluenti);
− Torrente Quisa;
− Torrente Morletta;
− Torrente Zerra;
− Torrente Seniga;
− Torrente Tirna;
− Torrente Rillo.
141
B. DOCUMENTI PER L’INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI
142
7. Il quadro di riferimento comprensoriale
L’area considerata si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende
lungo la sponda sinistra del Fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una
parte e dall’altra lungo la sponda destra del Fiume Oglio (da Castelli Calepio a
Calcio) estendendosi a sud fino al confine con la Provincia di Cremona.
Il Comprensorio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca si sviluppa quindi
su due ambiti territoriali distinti: una zona collinare pedemontana e una parte di
alta pianura. Ne consegue che gli aspetti paesaggistici variano notevolmente al
suo interno, dalla fascia collinare, connotata dalla fitta divisione poderale e dalla
diffusa presenza dell’uomo, all’area fittamente insediata del capoluogo fino alla
pianura, nella parte meridionale del territorio consortile, con i caratteri tipici del
paesaggio agrario. Il territorio comprensoriale è parzialmente compreso nel
perimetro di quattro parchi naturali regionali: il Parco Adda Nord (fluviale e di
cintura metropolitana), il Parco dell’Oglio Nord (fluviale e di cintura
metropolitana), il Parco del Serio (fluviale ed agricolo), il Parco dei Colli di
Bergamo (agricolo e forestale).
Nel territorio del Parco dei Colli sono state individuati Siti di Interesse
Comunitario (SIC) e Siti di Interesse Nazionale (SIN). I progetti di attuazione
sono in attesa dell’approvazione da parte della Unione Europea.
La popolazione complessiva è di 628.119 abitanti (dati ISTAT 1995), distribuita
su di una superficie di 775 kmq., per una densità di 816 abitanti per kmq. (contro
i 382 medi calcolati per il complesso dei comprensori).Fra il 1981 ed il 1995 è
stato registrato un incremento demografico, a livello comprensoriale, dell’8%
circa, crescita in lieve diminuzione rispetto al decennio precedente.
Fanno parte del Comprensorio 102 comuni di medio-piccola dimensione, con
l’eccezione di Bergamo, l’unico con più di 100.000 abitanti. Lo sviluppo degli
143
insediamenti, sia residenziali che produttivi, è avvenuto soprattutto nella parte
ovest del comprensorio (fino alla direttrice BG-Treviglio), mentre l’est è rimasto
sostanzialmente agricolo. Le direttrici di sviluppo sono state per lo più quelle
viarie.
Il sistema infrastrutturale dell’area è sufficiente, ma richiede adeguamenti e
riqualificazioni di tracciati stradali e della linea ferroviaria Bergamo-Treviglio.
Nello Stralcio Attuativo Triennale 1997-1999 del Piano Decennale della Viabilità
di Grande Comunicazione sono previsti i seguenti interventi per l’area in esame:
- completamento della variante Bergamo-Zanica sulla SS 591 “Cremasca”, opera
già finanziata
-completamento dell’asse interurbano Ponte S. Pietro-Seriate sulla SS 342
“Briantea”
- completamento della Tangenziale di Bergamo-I lotto, SS 42-470 “del Tonale e
della Mendola-Val Brembana”
-variante da Albano S. Alessandro a S. Paolo d’Argon (Montello) sulla SS 42
“del Tonale e della Mendola”
- variante da S. Paolo d’Argon a Trescore Balneario sulla SS 42 “del Tonale e
della Mendola”
- variante Urago d’Oglio (SS 469)-Treviglio (SS 472) I, II, III lotto, sulla SS 11
“Padana Superiore”
- variante da Zanica a Cologno al Serio sulla SS 591 “Cremasca”
- variante unica dalla tangenziale sud di Bergamo a Treviglio (SS 11), sulla SS
525 “del Brembo-del Tonale e della Mendola”
- ammodernamento Milano-Urago d’Oglio IV e V lotto e dir. SS 525 su SS 11525 “Padana Superiore-del Brembo”.
Per quanto riguarda la viabilità autostradale, è prevista la realizzazione del I lotto
dell’itinerario pedemontano-Gronda Intermedia Legnano-Dalmine
Relativamente alla viabilità, le “Linee di Indirizzo” del P.T.P.C. rilevano le
contraddizioni di un sistema infrastrutturale radiocentrico, a supporto di un
sistema insediativo a rete.
144
La nuova linea dell’Alta Velocità sulla direttrice Milano-Verona, qualora venisse
realizzata, interesserebbe il territorio del Comprensorio.
Da un punto di vista economico lo sviluppo del produttivo è avvenuto
storicamente (dagli anni ‘50 in poi) per trasferimento dal milanese sulla direttrice
autostradale Trezzo sull’Adda-Bergamo, mentre successivamente (anni ‘70) si è
spostato sulla linea Bergamo-Brescia. Il territorio si caratterizza oggi per la
presenza di tre distretti industriali: il Trevigliese del metalmeccanico, che copre
la fascia sud-ovest del comprensorio e si allarga in parte al comprensorio
Cremasco ed in parte all'Est Ticino Villoresi; un secondo distretto
metalmeccanico (il "Lecchese") copre, invece, la zona di Isola collocata a nordovest e sconfina nel comprensorio Brianza; infine, il distretto tessile-macchine
per il tessile, originariamente denominato del "tessile/abbigliamento", che è
collocato a sud-est e va a coprire anche il bresciano nella zona di Palazzolo
sull’Oglio (cfr. cartina sulle unità locali). Il settore dell’abbigliamento, in effetti,
è quello che ha subito maggiori erosioni e solo il settore moda sembra tenere
(rilevante soprattutto a Bergamo e dintorni e a Treviglio). Il numero delle
imprese fra il 1986 ed il terzo trimestre del 1997 presenta un profilo negativo di
natalità nel settore industriale (con un ridimensionamento del tasso negativo dal
1993), dato che però viene bilanciato dalla crescita nel settore dei servizi. Dal
1996 si segnala inoltre un aumento del dinamismo imprenditoriale (dati CCIAA e
Provincia di Bergamo).
Per quello che riguarda gli aspetti occupazionali nel settore industriale, dati
recenti relativi all’intera provincia, pubblicati
nel “Rapporto sull’economia
bergamasca 1996-1997” promosso dalla CCIAA e dalla Amministrazione
Provinciale di Bergamo, segnalano, dopo una contrazione sul finire del 1996,
alcuni segnali di ripresa. Il sistema produttivo ha infatti ripreso a generare posti
di lavoro netti: per tutto il primo trimestre del 1997 il differenziale tra avviamenti
145
e cessazioni di rapporti di lavoro risulta ampiamente positivo e in crescita. Nello
specifico l’occupazione nel settore industriale ha fatto segnare nei primi due
semestri del 1997 una variazione positiva (+0,5%) rispetto all’ultimo del 1996,
per poi rallentare nel terzo periodo dell’anno (-0,5%), mentre nell’artigianato
anche il terzo trimestre del 1997 ha fatto registrare un progresso dello 0,3%. Le
previsioni occupazionali formulate dalle imprese manifatturiere e di servizi per il
1998 confermano questi segnali positivi
La situazione dell’agricoltura nel comprensorio N.6 non è sicuramente delle più
favorevoli, le strutture aziendali non adeguate, un contesto generale che ha
relegato l’agricoltura ai margini dell’economia, rese e di conseguenza redditi
inferiori alla media della pianura lombarda sono le caratteristiche principali
dell’agricoltura della zona.
Tra le caratteristiche strutturali ricorderemo solamente le dimensioni medie
aziendali molto basse, che concorrono fortemente a spiegare la bassa percentuale
di aziende vitali.
Occorre però suddividere il territorio comprensoriale ed esaminare separatamente
le diverse zone poiché siamo in presenza di caratteristiche tutt’altro che
omogenee. Una prima grossa divisione deve separare l’area di collina dove
esistono le condizioni più difficili sotto tutti i punti di vista (caratteristiche
fisiche, strutturali, produttive) e dove quindi l’agricoltura è ridotta in molti casi
ad attività residuale.
Nella pianura le condizioni sono complessivamente migliori, anche quest’area
non è però omogenea, l’area della pianura dell’Isola Bergamasca e tutta la fascia
di alta pianura soffrono di diversi problemi e presentano strutture agrarie
inadeguate allo svolgimento di una attività agricola moderna. Rimane l’area della
pianura meridionale, dove le strutture sono migliori, le dimensioni medie e la
percentuale di aziende vitali crescono, e crescono anche le rese delle principali
colture. Anche in questo caso, però sono evidenti segni di sofferenza e la
146
necessità di un ulteriore fase di sviluppo e di adeguamento strutturale per arrivare
alle condizioni delle aree più favorite della pianura lombarda.
Riteniamo che le possibilità di sviluppo esistano anche nelle aree apparentemente
meno favorite, vale a dire quelle collinari, ed esista anche per queste zone la
possibilità di esercitare un’attività agricola proficua dal punto di vista economico,
solo però se si valorizzeranno produzioni pregiate ad alto valore aggiunto quali
quelle orticole e floricole o la viticoltura di qualità.
Un supporto essenziale per la crescita dell’agricoltura può venire dallo sviluppo
dell’irrigazione, che oggi costituisce invece un problema. Per valutare il ruolo
dell’irrigazione si confrontino le differenze nelle rese delle colture irrigue nella
zona agraria della pianura dell’Isola (asciutta) con quelle delle altre due zone di
pianura (irrigue). Riteniamo che una gran parte di questo differenziale sia da
attribuire all’irrigazione. Inoltre anche nelle due zone cosiddette irrigue (la
Pianura Bergamasca Occidentale e la Pianura Bergamasca Orientale)
permangono zone asciutte, anche se di limitata estensione, vi sono grossi
problemi a garantire la “certezza” dell’acqua in estate, in special modo nei bacini
dei fiumi Brembo, Cherio e Serio che non sono regolati e quindi subiscono forti
variazioni di portata anche giornaliere e, in generale sono caratterizzate da
dotazioni irrigue unitarie modeste.
Per ciò che attiene la disponibilità delle acque, nel comprensorio l'irrigazione è
attuata sfruttando fonti d'acqua molteplici, fiumi, pozzi e risorgive.
1. Fiumi: il territorio è percorso da numerosi corsi d'acqua naturali i maggiori dei
quali sono sfruttati per derivare acqua a scopo irriguo (fiumi Oglio, Serio,
Brembo e Adda, torrente Cherio).
2. Pozzi: il Consorzio di Bonifica gestisce 39 pozzi. Questi pozzi sono dislocati
nella parte meridionale del comprensorio e, in parte, rappresentano delle
integrazioni per la rete dei fontanili.
3.
Risorgive: nella parte meridionale del comprensorio esiste una rete di fontanili
la cui portata è difficilmente stimabile, questa rete è andata progressivamente
147
in crisi a causa dell'abbassamento della falda e in molti casi sono stati scavati
dei pozzi per andare a prendere l'acqua più in profondità.
Esistono notevoli disomogeneità di dotazione idrica all'interno del comprensorio,
si consideri inoltre che esistono anche delle aree non irrigue, la più ampia delle
quali è il territorio dell'isola Bergamasca, che sarà irrigato ad aspersione
sfruttando le acque derivate dall'Adda.
Gli usi plurimi dell'acqua non sono particolarmente diffusi nel territorio.
In generale la qualità delle acque del comprensorio non è pienamente
soddisfacente a causa dell'alto sviluppo sia residenziale che industriale che ha
determinato forti scarichi nei corsi d'acqua naturali ed anche nella rete consortile.
A proposito dello stato generale della bonifica idraulica ed irrigua, nel complesso
la situazione generale del comprensorio, dal punto di vista della bonifica
idraulica può definirsi soddisfacente, ad esclusione di alcune aree dove si
verificano invece gravi problemi causati dall'inadeguatezza della rete idraulica o
dalla sua incompletezza.
La realizzazione delle principali opere di bonifica è avvenuta di recente, negli
ultimi vent'anni allo scopo di rispondere ad una serie di eventi che avevano
modificato l'assetto idraulico del territorio
Il Consorzio di Bonifica ha realizzato quindi una serie di opere importanti che
sono andate a costituire lo "scheletro" del sistema i bonifica comprensoriale
capaci di raccogliere e smaltire le acque raccolte dalla rete secondaria a funzione
mista e, a volte anche da corsi d'acqua naturali.
Tale scheletro svolge in modo soddisfacente la sua funzione, laddove è stato
completato, mentre dove è incompleto si hanno gravi problemi con esondazioni
ricorrenti che provocano ogni anno danni per diverse centinaia di milioni di lire.
Le necessità più impellenti riguardano i territori di Brignano, Pagazzano, Castel
Rozzone, Caravaggio, Lurano, Verdello, Verdellino, Levate ed Arcene che
soffrono ogni anni di periodici allagamenti a terreni e a zone urbane a causa del
mancato completamento del Canale Gronda Sud.
148
Anche nel territorio compreso tra la città di Bergamo ed il fiume Brembo la
sistemazione idraulica deve ancora essere completata.
Parlando di gestione delle acque si vuole sottolineare l’importanza di questa
materia nelle politiche ambientali, con il conseguente coinvolgimento dell’azione
del consorzio per la tutela naturalistica. Bisogna ricordare che, negli ultimi anni è
emersa l’insufficienza delle tradizionali forme di difesa della natura, limitate a
singole specie o singole aree protette e la necessità di integrarle con un approccio
ecosistemico esteso all’intero territorio. Sin dalle prime esperienze di questa
nuova strategia è stata messa in evidenza l’importanza della rete dei corsi
d’acqua. Emerge così una forte vocazione dei Consorzi di Bonifica nelle
politiche ambientali. Si ha testimonianza dell’interesse del Consorzio della
Media Pianura Bergamasca in questo ambito nei vari protocolli d’intesa stipulati
con altri enti pubblici ed in alcuni progetti con valenza ambientale programmati
per il prossimo triennio.
149
8. Gli obiettivi del programma
Il programma Comprensoriale rappresenta un
momento di particolare
importanza nella vita del Consorzio in quanto definisce, sia pure a grandi linee, i
diversi aspetti della realtà del territorio - aspetti geografici, socio-economici,
territoriali, ambientali - e , particolare, la situazione relativa allo stato generale
delle opere di bonifica e di irrigazione.
Nello scorrere della panoramica tracciata è stato anche facile ricostruire la storia
del Consorzio, della evoluzione dei suoi compiti ed anche dell’importante opera
compiuta a favore del territorio di competenza.
Nel definire gli Obiettivi del Programma sono stati considerati tutti questi
aspetti integrati da tre elementi fondamentali:
a. la diretta competenza, esperienza e capacità innovativa del Consorzio
espressa nell’elenco delle opere e
dei progetti predisposti per lo “Schema
Previsionale Triennale 1998-2000” , secondo le indicazioni fornite dalla
Deliberazione della Giunta Regionale 18.04.1996 n.6/11982, aggiornato e
integrato in questo Documento
b. l’apporto di idee e di suggerimenti fornito dal “sistema di relazioni” che
in questi ultimi mesi il Consorzio ha intensificato con la Regione (Assessorato
all’Agricoltura. Servizio infrastrutture bonifica e irrigazione; Servizi di altri
Assessorati Regionali all’Ambiente, ai Lavori Pubblici) e lo STAP di Bergamo,
la Provincia di Bergamo, i Comuni del Comprensorio, il Parco Naturale del
Fiume Serio, l’Azienda Regionale Foreste, ecc.
c. la predisposizione del Piano di Classifica, presupposto anche della
ridefinizione dei rapporti del Consorzio con la propria utenza attuale e futura.
150
La definizione degli Obiettivi presuppone un inquadramento di carattere
generale di quelle che possono essere le “linee guida” del Consorzio Media
Pianura Bergamasca per il futuro.
Il Programma Comprensoriale in una prospettiva di “modello di sviluppo
sostenibile e durevole”.
Per il Consorzio di Bonifica sembra diventare vitale assumere “il modello di
sviluppo sostenibile durevole”, concetto definito sia a livello di Unione Europea
che ai vari livelli istituzionali della realtà italiana come quello di uno “Sviluppo
sostenibile equivalga ad uno sviluppo che soddisfi le nostre esigenze di oggi
senza privare le generazioni future della possibilità di soddisfare le proprie”
Questo nuovo indirizzo strategico comporta necessariamente l’integrazione di
varie politiche, leggi e progetti , e ,di conseguenza, implica una riflessione sul
ruolo attuale e futuro del Consorzio di Bonifica sia per quanto riguarda la
gestione delle acque che degli altri interventi o servizi relativi all’agricoltura,
all’ambiente, alla natura, al paesaggio e ad altre attività che potrebbero nel tempo
emergere.
Allo stesso tempo diventa importante un progressivo superamento della
tradizionale contrapposizione fra città e campagna. L’evoluzione del rapporto fra
questi due poli porta le nuove concezioni di “spazio rurale” e di “spazio urbano”
ad integrarsi attraverso nuovi processi che implicano un’apertura delle città alla
rinaturalizzazione ma anche a ritrovare spazi al proprio interno per attività
agricole specializzate.
Necessità primaria per una reale adozione di tale “modello” è la correlazione
della conoscenza del territorio e della sua evoluzione alle strategie di intervento
del Consorzio di Bonifica.
151
In breve gli indirizzi strategici di intervento sono:
a. finalizzazione della risorsa acqua sia , in via primaria, allo “spazio rurale”
(agricoltura, natura, ambiente, attività compatibili) che allo “spazio urbano” (uso
plurimo delle acque)
b. la consapevolezza che ogni intervento di rilievo sul territorio rurale e urbano
possa avere delle ripercussioni, delle conseguenze sulle altre componenti, a
cominciare dalla risorsa acqua.
L’obiettivo di questa nuova politica è l’istituzione di un sistema sinergico fra
tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti. Il primo passo è la reciproca
informazione sugli obiettivi dell’intervento,
sulla verifica della sua
compatibilità con gli obiettivi generali che il territorio si è dato, sulla ricerca di
convergenza
e di concertazione sino, quando necessario e possibile, alla
elaborazione di progetti comuni.
La realizzazione di quanto sopra affermato è possibile o può essere facilitata a
due condizioni:
a. che il territorio interessato, in questo caso quello compreso nel territorio del
Consorzio di Bonifica Media Pianura Bergamasca, sia non solo conosciuto ma
che abbia un disegno pianificatorio chiaro, coerente, condiviso dai soggetti
interessati..
b. che il Consorzio di Bonifica si inserisca e consolidi un sistema di relazioni fra
le diverse istituzioni, enti, organismi e associazioni a vario titolo coinvolte,
traendo forza dal riconoscimento del suo ruolo, della sua competenza, della sua
potenzialità di apporto al raggiungimento di un comune disegno di sviluppo del
152
territorio, anche come ente democratico e rappresentativo dei propri utenti
agricoli ed extra agricoli.
Si tratta di una strategia certamente ambiziosa ma che correttamente si inserisce
nella
prospettiva
di
medio-lungo
periodo
alla
quale
il
Programma
Comprensoriale si riferisce.
Non mancano infatti, valutando la situazione esistente, perplessità e difficoltà di
varia natura.
La prima riguarda il disegno pianificatorio del territorio al quale è principalmente
interessata la Provincia con il Piano Territoriale di Coordinamento, la Regione
con i propri programmi Settoriali e con i grandi progetti infrastrutturali, gli Enti
Parco per i territori di loro competenza, i comuni con i loro strumenti urbanistici,
ecc.
A tale disegno pianificatorio contribuisce il Programma Comprensoriale del
Consorzio di Bonifica.
L’obiettivo primario in questo caso, non immune da difficoltà, è dato dalla
convergenza dei vari soggetti pianificatori attorno ad obiettivi comuni, cioè in
grado di ricomporre in un disegno unitario interessi talvolta contrastanti.
Per il Consorzio di Bonifica si pongono nuove prospettive di lavoro e di più
incisiva presenza sul territorio, ma ciò implica anche la definizione di una precisa
strategia, compresa quella delle modalità di presenza che implica un
ripensamento sulla adeguatezza dell’attuale organizzazione a questo impegnativo
compito.
La definizione delle strategie e degli obiettivi del Consorzio - dopo quella
dell’adozione del “modello di sviluppo sostenibile” e di una sua più incisiva
presenza sul territorio - e, in particolare, della loro fattibilità, passa
153
necessariamente attraverso “il sistema di vincoli e di opportunità”
di
carattere normativo, pianificatorio e finanziario.
Nella elaborazione del Capitolo 2 “Il quadro di riferimento normativo e
programmatico” di questo Programma Comprensoriale, sono state individuate le
leggi ed i programmi che a diverso livello di governo - da quello comunitario a
quello nazionale regionale provinciale e locale - condizionano o possono
condizionare non solo l’attività ma anche il futuro dei Consorzi di Bonifica. A
questo complesso sistema si aggiunge, sino ad apparire talvolta ossessivo, il
sistema burocratico con la rigidità e l’appesantimento delle procedure ma nel
contempo con la indeterminatezza dei tempi di risposta ai problemi posti,
compresi quelli di ordine finanziario.
Un sistema, nel suo complesso, che solo di recente sembra orientarsi al
raggiungimento degli obiettivi che non al rigido “sistema di vincoli” rispetto
delle procedure.
Questa lenta ma progressiva evoluzione da un sistema di vincoli ad un sistema di
opportunità, implica anche una burocrazia più flessibile, leggera, più attenta e
interessata ai risultati perseguiti.
Di conseguenza il Consorzio di Bonifica per le competenze tecniche e
conoscitive acquisite sul territorio trova nel sistema di leggi, di programmi e di
finanziamenti in campi affini o compatibili (agricoltura, territorio, ambiente,
paesaggio, suolo, inquinamento, ma anche cultura e turismo), ed avendo presente
la doppia opportunità rurale e urbana, nuovi interessanti spazi di presenza.
Ne consegue, sul piano delle strategie, una triplice direzione per il Consorzio:
a. mantenere e consolidare la sua funzione strategica nella finalizzazione e nella
gestione della risorsa acqua
154
b. finalizzare, in particolare, la sua funzione a supporto dello sviluppo
dell’agricoltura
b. differenziare i suoi servizi e le sue attività nello spazio rurale e urbano nella
salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente naturale, del paesaggio, della
promozione culturale e del turismo verde.
Più in particolare il futuro del Consorzio si gioca a due livelli:
a. la gestione delle acque con opere di bonifica, di irrigazione e di manutenzione
complessiva.
Si sottolinea che le opere di manutenzione non solo quelle straordinarie ma anche
quelle ordinarie, devono essere valutate nella loro funzione nelle loro esigenze
finanziarie e di investimento, sullo stesso piano delle nuove opere. Il complesso,
articolato e fitto reticolo di canali e rogge, in gran parte di antica origine, si regge
ed è in grado di svolgere i suoi compiti solo se costantemente mantenuto.
b. lo sviluppo di servizi e di interventi
per l’agricoltura, l’ambiente ed il
paesaggio rurale e urbano e per altre attività complementari.
Fra i nuovi servizi o fra quelli da riformulare, diventano importanti quelli
relativi a:
- lo studio, la ricerca e la conoscenza del territorio e della sua evoluzione
- informazione ai cittadini e agli organismi sociali
- educazione all’uso delle risorse naturali, quindi dell’acqua. e dell’ambiente
- la formazione e l’aggiornamento continuo
- la consulenza e l’assistenza tecnica
155
- la promozione della partecipazione e della corresponsabilizzazione degli utenti
e dei cittadini alla gestione della risorsa acqua e dell’ambiente, anche attraverso
forme di volontariato.
I servizi proposti sono sostenibili, cioè realistici e fattibili, in quanto il Consorzio
si rivolge a tre distinti pubblici:
a. la propria utenza reale e quella potenziale, futura
b. il sistema di relazioni con il territorio di riferimento, dai cittadini alle
istituzioni, a cominciare da quelle scolastiche, dagli enti locali alle
associazioni di varia natura
c. le imprese agricole o di altre attività integrate e compatibili presenti sul
territorio
Strategie per una “cultura dell’acqua”
Si pone, a questo punto, l’opportunità di riproporre in termini adeguati
all’attuale realtà il tema della “cultura dell’acqua”, della consapevolezza
della “risorsa acqua” come bene pubblico ma che anche nel Comprensorio
diventa rara e si fa preziosa.
In linea con l’evoluzione culturale verso l’ambiente nei suoi molteplici aspetti e
con normative e programmi sempre meglio definiti, si consolida il principio che
“Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo,
sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è
salvaguardata e utilizzata
secondo criteri di solidarietà... Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio ed
al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità
156
dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatica, i processi
geomorfologici e gli equilibri idrogeologici” (art.1 L.36/94).
Queste finalità sono condivise dal Consorzio di Bonifica e, adeguate alle proprie
competenze, rappresentano la linea conduttrice di tutto il Programma
Comprensoriale.
Cultura dell’acqua vuole dire, inoltre, far comprendere ai cittadini, agli utenti ed
a tutti i diversi soggetti interessati, la varietà e la complessità delle sue funzioni
non solo per i prioritari usi civili, ma per la sua tradizionale funzione a supporto
dello sviluppo agricolo e delle altre attività economiche, della salvaguardia
dell’ambiente e del paesaggio. È un bene pubblico e come tale va tutelato e
gestito, rispetto ai singoli interessi privati.
Un primo problema derivante da questa impostazione riguarda la pluralità di enti
e di organismi che hanno competenze e che gestiscono sullo stesso territorio le
acque, creando notevoli problemi e di vincoli rigidi anche al Consorzio.
Per questo si ritiene indispensabile, per dare continuità e certezza ai Consorzi di
Bonifica che siano definite e approvate in parallelo, per evitare nuove difficoltà:
a. la Legge Regionale di attuazione della L.36/94
b. il Progetto di Legge Regionale “Norme in materia di bonifica”, che abroga le
precedenti leggi regionali 59/1984, 18/1994 e 5/1995.
Con questo nuovo sistema normativo ed avendo presenti le nuove finalità della
“risorsa acqua” il Consorzio di Bonifica potrà affrontare anche nel proprio
territorio il futuro di tutti gli enti pubblici e privati che attualmente gestiscono le
157
acque, trovando adeguate soluzioni di riordino, coordinamento, collaborazione,
sussidiarietà.
Le strategie del Consorzio di Bonifica considerano che in futuro sempre maggiori
saranno i condizionamenti delle politiche comunitarie anche in materia di acqua,
sintetizzate, in particolare, nel garantire la dotazione di acqua dolce, la sua
qualità rispetto all’inquinamento e l’adeguamento dei prezzi ai costi di gestione.
Più in particolare l’Unione Europea indica:
a.. un problema di strategia, con l’adeguamento dei prezzi e la prevenzione
dell’inquinamento
b.. un problema di obiettivi e di strumenti: con la gestione dell’acqua, la
prevenzione ed il recupero dall’inquinamento, l’informazione l’educazione e
l’assistenza tecnica rispetto all’inquinamento
Inoltre, anche per Il Consorzio è opportuno riflettere sugli orientamenti
Comunitari che sottolineano l’importanza di
. integrare la tutela della qualità con la gestione delle risorse e della disponibilità
di acqua dolce
. in futuro gli standard di qualità dell’acqua ed i limiti di scarico dovranno essere
rafforzati con un sistema coerente di gestione delle risorse idriche basato sui
bacini idrografici naturali
. entro il 2010 ... garantire che i prezzi dell’acqua riflettano a pieno i costi reali
necessari per garantire un approvvigionamento idrico adeguato alla domanda di
qualità elevata. Se infatti il prezzo dell’acqua corrisponde al costo reale che
158
rappresenta per
le imprese di distribuzione, anche i cittadini e le industrie
saranno indotti a consumare l’acqua in maniera razionale ed a evitare sprechi.
. un settore problematico che non può essere controllato mediante una semplice
normativa è l’inquinamento dell’acqua dovuto al deflusso dei nitrati provenienti
dai terreni agricoli. ... Gli Stati devono introdurre dei codici di buona prassi
agricola per ridurre il livello di dispersione dei nitrati di provenienza agricola sia
delle acque di superficie che in quelle sotterranee individuando le acque già di
fatto colpite o più soggette ad esserlo da inquinamento da nitrati.
Devono essere sviluppati programmi d’azione che contengano vincoli
giuridicamente applicabili per quanto riguarda le pratiche agricole e i limiti allo
spargimento di concimi organici.
. adottare drastiche misure per limitare l’utilizzazione e il consumo delle risorse
idriche, disciplinando con accuratezza lo sfruttamento delle acque sotterranee
(sfruttamento eccessivo, fughe, perdite della rete idrica, sistemi di irrigazione) e
fissando canoni di consumo.
Non è difficile in queste strategie Comunitarie trovare conferma anche per gli
Obiettivi Generali del Programma di Bonifica quali:
a. l’adeguato approvvigionamento per gli usi agricoli ed extra agricoli (civili e
produttivi) e la razionale distribuzione delle acque, compresa la riduzione della
perdita idrica
b. la qualità dell’acqua, con la prevenzione ed il recupero dell’inquinamento
c. il controllo dei consumi
159
d. l’informazione, l’educazione, la formazione e l’assistenza tecnica ai cittadini
ed a tutti soggetti interessati.
Rispetto a queste strategie ed obiettivi, occorre ricordare che la risorsa acqua sarà
sempre più preziosa perché in progressiva riduzione di fronte ad una crescente
domanda per usi diversi (agricoli, civili, industriali e produttivi in genere,
ambientali), per gli eventi climatici che hanno contribuito ad abbassare il livello
della falda e per l’adeguamento alla normativa del deflusso minimo vitale.
Emerge quindi con chiarezza il possibile crescente divario fra una domanda
d’acqua crescente e la sua progressiva minore disponibilità.
In una visione integrata dei problemi nella quale l’acqua è vista come risorsa
primaria non solo per l’agricoltura ma anche per l’ambiente, è possibile delineare
una strategia anche per il Consorzio della Media Pianura Bergamasca in
attuazione, ma anche in anticipazione, della nuova normativa sulla tutela
delle acque dall’inquinamento che il Ministero dell’Ambiente sta
predisponendo.
Infatti tale normativa affronta in forma più avanzata la protezione nei suoi aspetti
sia qualitativi che quantitativi integrata nell’ambito di ciascun bacino idrografico.
Questa impostazione consente di tutelare le acque non solo dall’inquinamento
degli scarichi ma altresì di proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi
acquatici e terrestri e di assicurare a lungo termine le risorse idriche disponibili,
offrendo una indubbia opportunità alla realtà espressa dall’irrigazione e dalla
bonifica anche per i valori e paesistici di cui rappresentano una componente
essenziale (legge 1497/39 sulle bellezze naturali, legge 394/91 sulle aree protette,
ecc.)
160
Inoltre ogni bilancio di bacino tendente ad assicurare un equilibrio complessivo
qualità/acqua dovrebbe dedicare particolare attenzione all’uso irriguo sia per la
sua rilevanza ma anche perché ha connaturati i concetti di depurazione, riutilizzo
e riciclo, per le tradizionali modalità delle pratiche agricole, all’origine di
imponenti fenomeni come la ricarica delle falde acquifere e le risorgive.
E’ comprensibile quindi il grande interesse dell’agricoltura e dei Consorzi di
bonifica ad una politica efficace di protezione idriche alla quale possono
concorrere in collaborazione con i governi locali (Province, Comunità Montane,
Comuni), integrando le diverse competenze, secondo il principio di sussidiarietà
che storicamente è alla base dei sistemi e dei servizi di irrigazione e bonifica.
In questa prospettiva ai Consorzi possono essere attribuite nuove funzioni ad
integrazione di quelle già previste dal R.D. n.215/1933 e che la Regione
Lombardia in parte già attribuisce loro in quanto responsabili del completo
rilevamento della rete idrica di competenza sia per gli aspetti quantitativi
che per quelli qualitativi, con particolare riferimento al livello di
inquinamento delle acque, che viene correntemente controllato.
Una particolare competenza potrebbe essere attribuita ai Consorzi di Bonifica per
la gestione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche, introdotte dal
D.P.R. 236/1988 in modo vincolistico.
Superando gli attuali limiti normativi è possibile ritenere che la miglior gestione
di queste aree possa essere garantita da forme di agricoltura innovativa
(biologica, biodinamica), da incentivare e sostenere anche mediante il
recupero
come aliquota della tariffa del servizio idrico integrato (art.13, comma 2,
L.36/94).
I Consorzi di Bonifica possono assumere questo ruolo stanti gli stretti rapporti
con gli agricoltori in materia di irrigazione e di bonifica, ma anche per le funzioni
di miglioramento fondiario a cui può essere associata la promozione di nuove
attività e servizi di interesse ambientale.
161
Nel processo di pianificazione del bilancio idrico di bacino la presenza del
Consorzio di Bonifica appare indispensabile anche ai fini di conciliare le
esigenze di razionale modalità di irrigazione con il valore ecosistemico e
paesistico delle reti storiche di rogge, fontanili e risorgive .
Analogamente il Consorzio è in grado di promuovere il riutilizzo delle acque di
pioggia decadenti dalle superfici urbanizzate attraverso la costruzione delle
vasche di pioggia, d’intesa con i comuni.
Le vasche di pioggia - per le quali il Consorzio Media Pianura Bergamasca ha
predisposto uno specifico Progetto - adempiono ad una pluralità di funzioni
riconducibili in modo diverso al concetto di riutilizzo: laminazione delle piene e
rallentamento del deflusso al ricettore terminale, depurazione della componente
più inquinata, utilizzo della componente più chiara per il ravvenamento della
falda o l’irrigazione.
Infine per la tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici, l’obiettivo di
promuovere la vegetazione lungo le rive dei corsi d’acqua, con funzioni di filtro
contro l’inquinamento diffuso, conservazione e della biodiversità ed anche tutela
del quadro paesistico, appare di grande rilevanza su tutto il territorio e dovrebbe
comprendere non solo i corpi d’acqua demaniali, ma anche, nei limiti del
possibile, i canali di irrigazione e di bonifica, per realizzare un effetto di
collegamento a rete degli ecosistemi.
E’ tuttavia importante mantenere una visione complessiva dei benefici su tutto il
territorio favorendo l’evoluzione da interventi per singole aziende a interventi di
interesse generale. La normativa più innovativa di riferimento, in particolare i
regolamenti comunitari 2078/92 e 2080/92, rappresentano una grande
opportunità di lavoro comune al quale il Consorzio è in grado di fornire un
adeguato supporto tecnico, ipotizzando anche una adeguata remunerazione per le
prestazioni degli agricoltori a servizio dell’ambiente, considerate come servizio
pubblico
162
Strategie per l’agricoltura
Inquadrata, sia pure a grandi linee, le strategie del Consorzio in materia di acqua,
eguale attenzione è posta all’agricoltura di cui l’acqua diventa un
indispensabile fattore di sopravvivenza.
L’Unione Europea nei suoi documenti fissa alcuni principi fondamentali,
così sintetizzati:
- agricoltura sostenibile mediante azioni di sensibilizzazione e di formazione
specifica all’uso dei fertilizzanti e pesticidi
- incentivi agli agricoltori finalizzati alla salvaguardia del paesaggio, alla
riduzione dei metodi di agricoltura intensiva, alla eliminazione delle pratiche
inquinanti e alla protezione della biodiversità
- aiuti comunitari a favore dell’agricoltura della difesa delle siepi e dei frutti
estensivi e delle brughiere, di allevamento delle specie locali e nonché delle
azioni di messa a riposo delle terre agricole.
- integrare l’agricoltura biologica nella riforma della PAC mediante specifiche
misure strutturali e finanziarie, sia a livelli di prezzi, promozione dell’agricoltura
e commercializzazione dei prodotti che a livello di politica di orientamento delle
strutture
- arrestare o risanare i danni provocati dall’agricoltura all’ambiente come
l’inquinamento delle acque sotterranee, l’estinzione degli habitat e delle specie di
flora e di fauna selvatiche e l’erosione del suolo. Sono necessari molti anni per
163
ripristinare la qualità dell’ambiente e la sua rispondenza alle esigenze della salute
umana
- fare della protezione dell’ambiente l’obiettivo centrale della politica agricola
comunitaria incentivando in particolare i programmi per zone specifiche, onde
sostenere i metodi di coltivazione ecologici e la concessione di aiuti in rapporto
alla superficie per le esigenze di protezione della natura
- definire in un codice di comportamento la “buona pratica agricola”, in modo
tale che una regolare coltivazione della terra non comporti alcuna erosione del
suolo e alcun inquinamento del terreno, dell’acqua e dell’aria, subordinando gli
incentivi comunitari a metodi produttivi rispettosi dell’ambiente
- regolare come “costi ambientali esterni”, ricorrendo a provvedimenti fiscali, i
fenomeni di inquinamento provocati dall’agricoltura nei limiti previsti dalla
legge riscontrabili nelle forme intensive di sfruttamento agricolo
- elaborare una politica comunitaria integrata per l’assetto del territorio rurale
che favorisca l'equilibrio ecologico dell’ambiente rurale e preveda la
partecipazione di tutti gli organismi interessati
- adottare misure per creare nuovi imboschimenti e rigenerazione di foreste
esistenti favorendo i metodi più adeguati all’ambiente (alberi a lenta crescita,
imboschimento misto), a condizione che non vengano compromessi altri obiettivi
ambientali, per esempio la salvaguardia di superfici di grande valore ecologico
- creare una rete di controllo dell’inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque
- migliorare la preparazione e l’informazione degli agricoltori per quanto
concerne le tecniche agricole ecologiche
164
- prevedere in bilancio i mezzi per remunerare il beneficio ecologico derivante
da una silvicoltura rispettosa dell’ambiente e da un apposito rimboschimento nel
quadro di un programma climatico completo volto a combattere l’effetto serra
E’ facile rilevare, fermi restando gli obiettivi di sviluppo dell’agricoltura previsti
Agenda 2000 e di cui parliamo nell’apposito Capitolo, la crescente
preoccupazione di raccordare l’agricoltura all’ambiente anzi affidando ad essa
uno specifico compito di salvaguardia, di recupero e di valorizzazione
ambientale.
Queste strategie comunitarie trovano conferma nel recente (aprile 1998)
Protocollo d’Intesa tra Ministero dell’Ambiente e le organizzazioni agricole Cia,
Coldiretti e Confagricoltura, nel quale fra l’altro viene detto:
“
- l’agricoltura ha un ruolo di primaria importanza nella salvaguardia
dell’ambiente e delle risorse naturali
- adeguati interventi legislativi un campo ambientale devono essere orientati a
coniugare esigenze di salvaguardia dell’ambiente e opportunità di sviluppo
economico
- la Pac considera l’agricoltura come attività in grado di conservare l’ambiente
naturale
e il IV Programma dell’Ambiente della UE “Per uno sviluppo
sostenibile” del maggio 1993 auspica che si ricerchi un equilibrio sostenibile tra
le attività agricole e le risorse naturali e dell’ambiente
- la Conferenza Europea di Cork nel novembre 1996 assume lo sviluppo rurale
sostenibile, quale priorità della UE e fondamento di ogni politica dello spazio
rurale
165
-”Agenda 2000” promuove una politica di sviluppo rurale con prospettive a
lungo termine proponendo che la nozione di aiuto pubblico per la tutela delle
risorse naturali e l’assetto paesaggistico sia accolta con crescente favore
- nelle aree protette e negli altri terreni vincolati, l’agricoltura deve svolgere un
ruolo polifunzionale di rilevante interesse per la gestione delle risorse ambientali
e per la difesa del suolo e la gestione delle acque
- la diversità biologica rappresenta un’esigenza fondamentale anche del processo
del sistema economico del settore agricolo...”
Coerentemente a queste strategie, l’obiettivo generale che il Programma di
Bonifica si propone di raggiungere per quanto riguarda le necessità agricole, è
quello di favorire lo sviluppo dell’agricoltura in tutta l’area comprensoriale,
dando a questo sviluppo quanto più possibile caratteri di sostenibilità, nella
convinzione che laddove l’agricoltura sia condotta razionalmente rappresenti
un’attività fondamentale per dare una prospettiva economica ad una parte della
popolazione, anche di giovane età, direttamente e indirettamente attraverso
l’industria di trasformazione dei prodotti, di fornitura dei mezzi di produzione e
attraverso i servizi connessi.
Inoltre un’agricoltura che sappia coniugare redditività e sostenibilità è già sé
stessa in grado di difendere il territorio ed il paesaggio e di contrastare
l’eccessivo “consumo” di suolo per usi non agricoli. Ciò è confermato
dall’osservazione di
come la difesa idraulica del territorio fosse garantita in
passato soprattutto dai canali irrigui e come, laddove si è verificato l’abbandono
dell’attività agricola ed il conseguente abbandono di questi canali, si sono
verificati grossi problemi idraulici che in alcuni casi attendono ancora
risoluzione.
166
In un territorio così vasto e complesso, in presenza di situazioni anche molto
diverse tra loro, gli obiettivi devono essere meglio precisati ed adattati alla
situazione delle diverse zone in cui è stato ritenuto utile suddividere il
comprensorio.
Una prima zona, costituita dalle due regioni agrarie di collina (Colline di
Bergamo e Colline Medio Chiese), con l’esclusione della città di Bergamo,
forma un’area ad alta urbanizzazione in cui l’agricoltura è ridotta ad
attività residuale.
Il Consorzio di Bonifica ritiene che anche e soprattutto in quest’area sia
necessario fare ogni sforzo per restituire una prospettiva all’agricoltura, in quanto
questa attività qui più che altrove può svolgere una funzione importante per la
salvaguardia (in molti casi la ricostituzione) del paesaggio, per contrastare un
uso dissennato del territorio e per assicurare la difesa idraulica del territorio.
E’ essenziale che in quest’area l’agricoltura abbia forti caratteri di ecocompatibilità e punti soprattutto sulle produzioni di qualità ad alto valore
aggiunto, sia perché quest’area, meno favorita rispetto alla pianura anche dal
punto di vista della fertilità generale del suolo, non potrebbe reggere il confronto
con le aree più vocate di pianura, sia perché tali produzioni sono le uniche che
possono dare un significato economico ad aziende di dimensioni limitate come
quelle che si riscontrano in zona.
Una seconda zona è costituita dalla regione agraria della Pianura dell’Isola;
si tratta di un’area non irrigua. per la quale però è già prevista
l’introduzione dell’irrigazione attraverso la costruzione di impianti irrigui
che derivano dal canale dell’Adda.
L’introduzione dell’irrigazione provocherà sicuramente mutamenti molto forti
nell’agricoltura della zona, sulle rese produttive, sugli ordinamenti colturali e
sulle strutture agrarie.
E’ compito del Consorzio e degli altri Enti operanti sul territorio fare sì che sia
assicurato in quest’area che conserva ancora un elevato valore naturalistico (il
167
più elevato nel comprensorio), il mantenimento o anche il rafforzamento di tale
valore attraverso la difesa del paesaggio e l’introduzione di caratteri di
sostenibilità.
Il Consorzio dovrà inoltre assicurare un uso razionale dell’acqua irrigua evitando
sprechi di questa risorsa di cui il comprensorio ha disponibilità così limitate.
I probabili cambiamenti strutturali potrebbero anche rappresentare l’occasione
per favorire la ricomposizione fondiaria: a tale obiettivo devono contribuire tutti
gli enti operanti sul territorio e le stesse organizzazioni professionali agricole.
Una terza zona, che può essere definita pianura settentrionale ad alta
urbanizzazione, è formata dalla parte più settentrionale delle regioni agrarie
Pianura Bergamasca occidentale e Pianura Bergamasca orientale, più la
città di Bergamo.
Anche in tale area, come nelle zone di collina, è l’esistenza stessa dell’agricoltura
come attività economica ad essere messa in forse, soprattutto a causa di uno
sviluppo molto intenso delle aree urbanizzate.
Malgrado non si possa attualmente parlare di alta vocazionalità agricola, per
questa zona risulta essenziale trovare un ruolo per l’agricoltura, anche ricorrendo
alla introduzione di vincoli sull’uso del suolo e favorendo anche con incentivi
quelle aziende agricole che contribuiscono al mantenimento di caratteri di
naturalità e ruralità in un’area ora assai povera da questo punto di vista.
Infine vi è l’area della pianura meridionale, formata dalla parte meridionale
delle regioni agrarie Pianura Bergamasca Occidentale e Pianura
Bergamasca orientale.
E’ l’area in cui ha la redditività dell’agricoltura è più elevata e dove, quindi
riteniamo debba essere favorito soprattutto il suo ruolo economico senza
168
comunque trascurare i ruoli di difesa del paesaggio e del territorio e senza
trascurare l’obiettivo di sostenibilità dell’agricoltura in generale.
In tale contesto riteniamo sia essenziale assicurare portate irrigue costanti, per
eliminare, per quanto possibile, quell’incertezza che finora ha caratterizzato le
forniture idriche all’agricoltura.
Nella parte più meridionale è inoltre importante assicurare la difesa del livello
delle falde che, in tali zone, grazie al fenomeno delle risorgive, rappresenta
un’importante risorsa idrica, oggi è sempre più messa in forse.
Il Consorzio di Bonifica assume, in conclusione, come riferimento per il suo
Programma le tre linee strategiche delineate ai diversi livelli di governo:
a. il ruolo dell’acqua nello spazio rurale e urbano e, in particolare, nello
sviluppo dell’agricoltura e nella salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente
e del paesaggio
b. il futuro dell’agricoltura per quanto riguarda le produzioni e il suo ruolo
per l’ambiente e la natura.
c. l’ambiente, la natura ed il paesaggio come elementi sempre più vincolanti
nelle politiche di sviluppo, secondo il ricordato modello di sviluppo
sostenibile e durevole.
Si tratta di obiettivi di medio e lungo periodo, compatibili quindi con gli
orizzonti temporali del Programma Comprensoriale.
Oggi le difficoltà stanno nel percorrere il tragitto per il raggiungimento di questo
obiettivo, mediando tra posizioni culturali e interessi talvolta contrapposti sino a
trovare le opportune convergenze, come quelle sotto specificate:
a. la domanda degli agricoltori, ancor oggi i maggiori utenti del Consorzio,
espressa dallo slogan centrato sul termine “possibile”: “più acqua possibile,
169
al più presto possibile, al minor costo possibile, della miglior
qualità
possibile”.
Dove il “possibile” si traduce anche una ferma volontà, che esige dal Consorzio
precise e adeguate risposte.
Compito del Consorzio è quindi di articolare i propri obiettivi per rispondere a
questa domanda, come sopra è stato proposto.
b. la carenza dell’offerta per i seguenti principali motivi:
- delle già citate condizioni che rischiano di determinare ad una riduzione anziché
ad un aumento di acqua disponibile
- da un reticolo un tempo altamente efficiente ma che oggi soffre delle mutate
condizioni ambientali, dalla vetustà degli impianti e dalle perdite rilevanti, del
cattivo stato delle sponde e degli argini dei canali, talvolta in condizioni di
abbandono, dai danni provocati sugli argini dalla diffusione delle nutrie
- dai crescenti costi per il mantenimento di questo reticolo
Alle difficoltà esistenti il Consorzio potrebbe rispondere mirando i suoi Obiettivi
(vedi Capitolo 9. Opere di Bonifica e Capitolo 10. Opere irrigue) a:
- potenziare l’approvvigionamento con le opere di Bonifica previste dal
Programma
- riqualificare il reticolo irriguo in tutto il territorio e realizzare nuove opere
irrigue di importanza strategica quali quelle previste nel territorio dell’Isola
Bergamasca
170
- ridurre le perdite, la dispersione delle acque con interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria sulla rete irrigua
- introdurre maggiore elasticità e flessibilità nei
criteri di distribuzione
dell’acqua anche in termini di turni e di orari
- introdurre tariffe differenziate secondo il tipo di coltura e quindi dell’effettivo
servizio ricevuto
- prevenire e recuperare le possibili fonti di inquinamento delle acque sia di
origine civile (abitati) che di origine produttiva (agricole, industriali, terziarie).
c. i vincoli delle politiche ambientali e del paesaggio, alcuni dei quali, espressi
nei Piani dei Parchi, nel Piano Territoriale di Coordinamento, nel Piano
Paesistico Regionale, ecc. possono contraddire il tipo di interventi previsti dalle
opere di riordino irriguo e di manutenzione dei canali rispetto alla dispersione
delle acque.
Inoltre la politica comunitaria sintetizzata nei Regolamenti 2078/92 e 2080/92
(commentati nell’apposito Capitolo dedicato al quadro di riferimento normativo),
e attuata coerentemente dalla Regione Lombardia, incentivano gli agricoltori a
introdurre
nei loro fondi filari, alberate e siepi a scopo naturalistico e
paesaggistico la cui presenza deve risultare compatibile con una razionale
gestione e manutenzione dei corsi d’acqua e dei loro argini.
Il Programma Comprensoriale da questo punto di vista ha affrontato con
particolare attenzione questi orientamenti, definendo, sia pure a grandi linee,
alcuni obiettivi:
171
- uno studio attento dei valori ambientali e agricoli del territorio comprensoriale
individuando le aree di maggior pregio ambientale e produttivo da tutelare, in
coerenza con le indicazioni dei diversi enti di pianificazione (Tavv.13 e 14)
- un disegno relativo al recupero dei fontanili e delle zone umide e, più in
generale, un’attenzione alle biodiversità
- un impegno ad attuare le opere di riordino irriguo e di manutenzione in modo
compatibile con l’ambiente, la natura ed il paesaggio
- un progetto di progressivo inserimento della rete dei canali in un sistema di
“corridoi ecologici” e di biotopi
- un programma di informazione, di educazione ambientale, di prevenzione e di
recupero delle diverse forme di inquinamento delle acque e del suolo, che
partendo dai propri utenti coinvolga progressivamente l’intero comprensorio
stante i benefici che esso riceve dalle attività del Consorzio con le sue opere di
bonifica, di irrigazione a supporto dello sviluppo economico e della salvaguardia
dell’ambiente.
Tuttavia questo “sistema di coerenze” fra sviluppo economico e salvaguardia
ambientale affidato in gran parte agli agricoltori, ha dei costi finanziari rilevanti
che non devono ricadere solo sugli agricoltori ma trovare un loro corretto
finanziamento.
L’Unione Europea ed il recente accordo fra Ministero dell’Ambiente e
associazioni di categoria, introducono il principio che la funzione agricola di
salvaguardia ambientale debba essere intesa come servizio pubblico e quindi,
come tale, sostenuta
dall’ente pubblico, attraverso modalità da definire o da sperimentare, compreso il
progressivo spostamento degli incentivi e dei contributi dalla produzione alle
attività ed ai servizi ambientali.
172
La soluzione di questo problema appare preliminare ad ogni accordo anche a
livello Comprensoriale.
Il Consorzio di Bonifica, in accordo con gli altri enti pianificatori - in particolare
con la Provincia di Bergamo, con il Parco Adda Nord, con i comuni interessati
e con le associazioni di categoria - dovrebbe predisporre un Progetto Pilota per
l’Isola Bergamasca da inserire nel Programma Comunitario per l’ambiente
LIFE in grado di sperimentare nella triangolazione “risorsa acqua-sviluppo
agricolo-tutela
ambientale”
la
soluzione
dei
problemi
posti,
sino
al
riconoscimento Eco-audit per l’area e per le aziende interessate.
Partendo dalle strategie e dagli obiettivi generali, gli Obiettivi del
Programma Comprensoriale, che riprende parte delle opere previste nello
Schema Previsionale Triennale 1998-2000 - si articolano in 4 parti
sviluppati, con evidenti diversità di rilievo, negli successivi Capitoli:
- Opere di Bonifica: Capitolo 9
- Opere irrigue: Capitolo 10
- Proposte di tutela e di valorizzazione del territorio agricolo: Capitolo 11
- Proposte di tutela del quadro ambientale: capitolo 12
173
C. DOCUMENTI DI PROGETTO SU INTERVENTI, AZIONI E
PROPOSTE
174
9. Le opere di bonifica
Di seguito vengono presentate delle schede sintetiche sulle principali opere
idrauliche da realizzare e degli interventi di adeguamento e di manutenzione
straordinaria che, a giudizio del Consorzio di Bonifica, sono necessarie per
completare la bonifica idraulica del territorio ed assicurare nel modo più
razionale la difesa del territorio e dell'agricoltura. Le singole schede sono
elencate in ordine di priorità.
1. Canalizzazione e sistemazione naturalistica del canale di
Gronda nord – ovest (Roggia Curna )
(vedi Tavola 11, n. 2) La realizzazione di tale opera costituisce la fase conclusiva
della sistemazione idraulica del territorio compreso tra le città di Bergamo ed il
fiume Brembo, delimitato a nord dalla zona pedecollinare ed a sud dal tracciato
della Roggia Serio.
In tale ambito il Consorzio di Bonifica ebbe a realizzare nel passato due
fondamentali opere idrauliche quali lo Scaricatore della Roggia Serio nel Fiume
Brembo e lo Scaricatore della Roggia Curna in località Cascina Lupo, (afferente,
quest’ultimo, all’anzidetto Scaricatore della Roggia Serio), che necessitano però,
per la loro organicità di servizio, di un canale di gronda posto il più a monte
possibile al fine di intercettare le acque libere di superficie proveniente dalla zona
collinare posta alle spalle di Bergamo.
La realizzazione di detto canale di gronda rende possibile attuare tra l’altro anche
il riordino della rete idrica superficiale del bacino collinare della Valle d’Astino,
costituente una delle zone più delicate e più bisognose di interventi e per la quale
era sorta, negli anni 80, la necessità di coordinare iniziative ed interventi tra il
Comune di Bergamo ed il Consorzio di Bonifica, stante la volontà comune di
risolvere definitivamente le problematiche legate all’assetto idraulico del
territorio pedemontano di Bergamo.
175
Tale intervento, una volta realizzato, favorirà altresì la riqualificazione
ambientale della Valle di Astino, considerando che l’alveo, una volta
ristrutturato, assumerà caratteristiche idonee al suo migliore inserimento nel
contesto territoriale locale.
Per una migliore comprensione dell’intervento, si precisa che la sistemazione
della Roggia Curna è prevista in due tronchi:
Primo tronco: dalle origini in via Cappuccini – Madonna della Neve fino al punto
nodale della Conca di Fontana Brolo – via Statuto destinato ad essere trasformato
da canale irriguo a condotto di fognatura cittadino e quindi di specifica
competenza comunale.
Secondo tronco: da via Borgo Canale a via del Coppo sul confine
Bergamo/Mozzo, trasformato da canale irriguo in canale di bonifica di gronda,
comprendente anche la riattivazione o la costruzione ex novo di idonei scaricatori
delle acque di piena e costituente l’opera da inserire nel programma triennale di
bonifica.
A tal fine il Consorzio di Bonifica ha provveduto a selezionare, all’interno del
tronco di roggia Curna intercorrente tra via Borgo Canale e via del Coppo, due
tratte così individuate:
Tratto Borgo Canale – Madonna del Bosco
Costituisce il tratto d’alveo a maggior rischio, in quanto totalmente privo di una
effettiva capacità di smaltire le acque che in esso confluiscono sia per le
ostruzioni e gli interrimenti presenti nell’alveo che per carenze di funzionamento
degli imbocchi degli scaricatori;
Tratto Madonna del Bosco – via del Coppo
Questo tratto, pur bisognoso di alcuni interventi puntuali di pulizia, è di fatto in
condizioni di assicurare il movimento delle acque che in esso confluiscono in
virtù dell’esistente scaricatore di Cascina Lupo che, sito in corrispondenza della
via del Coppo, è in grado di risolvere situazioni di piena con un buon grado di
sicurezza.
176
Per il tratto di Roggia compreso tra Borgo Canale e via Madonna del Bosco si è
quindi ritenuto di confermare le posizioni degli scaricatori di piena esistenti
realizzando però nuove opere di collegamento in quanto le attuali si presentano
inadeguate e insufficienti.
Gli interventi proposti prevedono quindi la sistemazione e la manutenzione
dell’alveo della Roggia Curna per adeguarlo alle nuove esigenze di servizio,
nonché una serie di interventi naturalistici atti sia a consolidare le sponde della
roggia, una volta convertita in canale idraulico, sia a trattenere il materiale solido
ruscellante sui terreni in occasione di piogge, al fine di rallentare l’ostruzione
della sezione liquida utile.
Il costo complessivo dell’opera ammonta a £. 3.400.000.000.
2a. 10 Programma previsionale triennale programma generale
per la realizzazione di “vasche di pioggia” nel comprensorio
Il comprensorio della media pianura bergamasca ha un’estensione di circa 80.000
Ha e comprende 108 Comuni, il cui territorio, a seguito degli sviluppi degli
ultimi 50 anni, ha ormai raggiunto condizioni di urbanizzazione media.
Questa situazione determina una cronica insufficienza dimensionale e forti
depositi di fango nella rete dei canali consortili, utilizzati non solo per
l’irrigazione e la colatura delle campagne, ma anche per lo smaltimento di
rilevanti quantità d’acque meteoriche sversate dai centri edificati.
Per risanare la rete dei canali consortili, si intende avviare un programma
tendente a dotare ciascun Comune di una o più vasche in terra a valle della rete di
fognatura, con funzione di ritenuta delle acque di pioggia, da avviare
successivamente alla depurazione.
Tale programma verrà realizzato in collegamento con il Piano Regionale di
Risanamento delle Acque, in collaborazione con la Provincia ed i Comuni
interessati.
10
IL Consorzio di Bonifica attribuisce la stessa priorità e questo intervento e a quello seguente
(Completamento Gronda Sud)
177
Il Consorzio di Bonifica assumerà la progettazione, direzione dei lavori e
manutenzione delle vasche, che verranno realizzate con criteri naturalistici ed
inserite in spazi verdi comunali.
Per quanto riguarda il finanziamento, va rilevato che lo smaltimento delle acque
meteoriche decadenti dalle aree urbanizzate fa prevalente riferimento a fondi
comunali di natura impositiva (sostanzialmente l’ICI), perché le tariffe della
legge Galli coprono solo il vettoriamento e la depurazione delle acque “usate”
contabilizzate in base ai consumi dei singoli utenti.
Si può fare l’ipotesi del riconoscimento, almeno parziale, delle vasche di pioggia
come opere di bonifica, ad integrazione o in alternativa alla costruzione dei
canali di gronda.
È previsto un Piano comprensoriale per le vasche di pioggia, redatto con risorse
messe a disposizione della Cassa Depositi e Prestiti nell’ambito del fondo di
rotazione per la progettualità di cui alla legge 28.12.1995 n° 543 e da presentare
all’Unione Europea per un cofinanziamento comunitario.
L’onere da prevedersi nella prima fase è pertanto solo quello relativo alla
progettazione e direzione dei lavori che, in via presuntiva, può stimarsi in £.
1.560 milioni, di cui circa £. 300 milioni per gli studi progettuali “preliminari”,
che verranno richiesti alla U.E. e finanziati con il fondo di rotazione della Cassa
DD.PP.
Nell’ambito di tale programma si prevede, per l’esercizio 1998, di dar corso ad
un primo progetto “pilota” per la costruzione di una vasca di poggia nel Comune
di Ciserano (vedi Tavola 11, n. 6).
La vasca, che si inquadra nelle previsioni del Piano Regionale Risanamento
Acque, raccoglierà le acque afferenti anche da una parte dei Comuni di Osio
Sotto e Verdellino, rinviando all’impianto di depurazione di Lurano le acque di
prima pioggia, temporaneamente trattenute in una apposita vasca interrata e
coperta; le successive fasi, durante l’evento, comporteranno il graduale
riempimento, con incremento di livello, del lago permanente e la restituzione al
178
ricettore superficiale di portate laminate, e quindi, al termine dell’evento, il
lavaggio della vasca coperta e il graduale svuotamento del laghetto fino al
ripristino del livello permanente.
L’onere per la progettazione e direzione lavori a carico del Consorzio è di £. 60
milioni, per i quali è previsto di fruire del contributo in capitale della Regione
Lombardia.
2b. Canale di Gronda Sud
(vedi Tavola 11, n. 4) Fra le opere idrauliche di primaria importanza eseguite dal
Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca nel corso degli ultimi 10
anni, rientra anche il “Canale di Gronda Sud”.
L’opera in parola, di cui è stata eseguita una prima parte, ha lo scopo di difendere
dalle esondazioni una parte rilevante del comprensorio della Media Pianura
Bergamasca.
Le acque di sgrondo di tale territorio sono in gran parte raccolte in canali di
spina, più o meno adeguati, e vengono addotte sino all’altezza dell’esistente
tratto di canale, ove sono raccolte ed allontanate verso il Fiume Serio. L’opera in
parola non è stata però realizzata nella sua completezza: infatti attualmente il
canale si arresta all’altezza del Comune di Spirano; è stato finanziato ed è in
corso di appalto un ulteriore tratto fino all’impianto di depurazione di Lurano;
non è ancora finanziato l’ultimo tratto di monte sino alla località in Comune di
Castel Rozzone, ove il Torrente Morletta si immette nella Roggia Brembilla di
Brignano.
Il Torrente Morletta è un corso d’acqua naturale che nasce in territorio di
Bergamo, e che lungo un percorso di circa 12 Km., raccoglie acque libere di
superficie del suo compluvio, oggi sempre più urbanizzato.
Mentre con le opere eseguite, il problema idraulico della parte orientale del
comprensorio è in sostanza risolto, necessita ancora di un intervento risolutivo
l’ambito territoriale occidentale ricadente nei Comuni di Verdello, Verdellino,
Pognano, Lurano, Bergamo, Lallio, Dalmine, Levate, Brignano, Pagazzano,
179
Caravaggio, Castel Rozzone, Arcene, Ciserano, periodicamente colpito da gravi
ed estesi allagamenti.
Detto territorio è, come detto, influenzato negativamente dalle acque di raccolta
del Torrente Morletta, che, ancora non regolamentato, al suo termine confluisce
in parte nella Roggia Brembilla di Brignano o Moschetta Visconti, che poi
esonda, determinando allagamenti sui territori di Brignano, Pagazzano, Castel
Rozzone e Caravaggio ed in parte spaglia in territorio di Lurano, Verdello,
Verdellino, Levate e Arcene, con gravi danni ad abitati e colture agricole.
Il Torrente Morletta lungo il suo tracciato interferisce inoltre con canali consortili
sia irrigui che di colo e pertanto le esondazioni del Torrente Morletta
determinano sovraccarichi idraulici anche dei detti canali con danni alle sponde
ed esondazioni in vari punti del tracciato.
La detta situazione ricorre più volte nel corso dell’anno, con portate esondanti di
maggiore o minore entità e comunque determinabili entro i limiti di 6-12 mc./sec.
Gli interventi necessari risultano quindi:
Completamento del Canale di Gronda dal Comune di Lurano al Comune di
Castel Rozzone, da realizzarsi, con strutture in calcestruzzo, parte con sezione
tombata e parte a cielo aperto, dotata di discenderie, strada alzaia e manufatti di
servizio. Il costo dell’opera ammonta a £. 9.000.000.000.
3. Ripristino e riadeguamento del tratto canale di scarico della
Roggia Verdellina nel Torrente Morletta
(vedi Tavola 11, n. 1) La roggia Verdellina è un canale irriguo che deriva la sua
competenza dalla Roggia Serio (lt./sec.500) in Comune di Treviolo ed attraversa
i comuni di Lallio, Dalmine, Osio Sotto e Verdellino irrigando un comprensorio
di circa Ha 350.
La roggia lungo il suo tracciato, oltre a vettoriare le portate irrigue, raccoglie
acque di colo superficiali che si immettono in un ramo della Roggia Brembilla
180
(Modulo Verdello) determinando allagamenti nel territorio sia urbano che
agricolo del Comune di Verdellino.
Al confine tra i Comuni di Levate e Verdellino esiste un canale, in parte già
adeguato, che consente di scaricare le acque sia irrigue che di colo nel Torrente
Morletta.
Tale canale necessita di opere di sistemazione ed adeguamento della sezione
liquida utile, che consentano di vettoriare al Torrente Morletta una portata di 0,8
mc./sec., al fine di eliminare i frequenti allagamenti dei terreni e dei fabbricati
della zona nord di Verdellino.
L’intervento interessa un tratto di circa 500 ml. di canale esistente ed è
comprensivo dei necessari manufatti di servizio e di presa.
L’ammontare complessivo dei lavori è di £. 200.000.000.
4. Sistemazione del Torrente Morletta da Bergamo a Castel
Rozzone.
(vedi Tavola 11, n. 7) La sistemazione idraulica del Torrente Morletta si rende
improcrastinabile per il regolare sgrondo dei comuni posti a valle delle città di
Bergamo e costituisce il completamento della sistemazione idraulica imperniate
sullo Scaricatore Roggia Serio e sul Canale di Gronda Sud, opere già realizzate
su programma Regionale, che costituiscono rispettivamente il limite nord
dell’area di sgrondo gravitante sul Torrente Morletta ed il ricettore finale delle
acque del Torrente Morletta.
È prevista la risagomatura, in terra, dell’esistente alveo garantendo la stabilità del
profilo di fondo mediante la realizzazione di una serie di salti, sono previsti
manufatti in pietrame a vista comprese le opere di derivazione delle competenze
irrigue e di immissione delle acque di sfioro provenienti dalla rete idraulica dei
comuni ricadenti nel bacino del Torrente Morletta. Infine, nei limiti del possibile
verranno eseguite opere di sistemazione a verde delle sponde e dei terreni
adiacenti, previa intese coi Comuni.
181
Tale sistemazione è strettamente interconnessa con la rete irrigua di questo vasto
territorio che comprende i comuni di Bergamo, Levate, Verdello, Verdellino,
Pognano, Lurano, Ciserano, Pagazzano, Arcene e Castel Rozzone.
Detta area infatti, interessata da notevole urbanizzazione sia civile che produttiva,
non è mai stata oggetto di adeguamento idraulico atto a garantire la salvaguardia
del territorio e la regimazione delle acque libere che, con ricorrenza periodica,
determinano pesanti danni ai centri abitati di Levate, Verdello ,Verdellino e
Castel Rozzone.
L’intervento deve inoltre considerare un corretto inserimento ambientale per
adeguarlo alle caratteristiche agricole ancora presenti su questo territorio,
permettendo nel contempo di razionalizzare l’utilizzazione e distribuzione delle
acque del Torrente Morletta derivate per il soddisfacimento della pratica irrigua.
L’onere complessivo previsto per la ristrutturazione dell’asta del Torrente
Morletta, comprensivo della sistemazione ambientale, del riequipaggiamento
delle aree interessate dai lavori e dei manufatti di servizio è di £. 10.000.000.000.
5. Ripristino ed adeguamento di tratto del Fosso Mornichello
defluente nel Torrente Zerra
(vedi Tavola 11, n. 3) Il Fosso Mornichello è un canale che deriva dalla Roggia
Seriola di Calcinate in comune di Cavernago e, attraversando i comuni di
Calcinate, Ghisalba, Mornico al Serio e Martinengo, confluisce le acque
vettoriate nel Torrente Zerra.
Per il primo tratto il canale assolve principalmente funzioni irrigue mentre
dall’altezza del comune di Ghisalba sino al Torrente Zerra assolve in modo
preminente funzioni di bonifica idraulica allontanando verso il Torrente Zerra
stesso le colature irrigue delle derivazioni della Roggia Borgogna (Ramo
Malpaga, Seriola di Calcinate, Ramo Cavernago) oltre alle acque superficiali che
si formano sul bacino di competenza.
Il Consorzio ha già realizzato opere di riadeguamento del canale, che sino alla
S.P. n°100 presenta sezioni adeguate; da tale punto e sino alla confluenza nel
182
Torrente Zerra la sezione del canale presenta invece notevoli carenze oltre ad
essere quasi inesistente il tratto terminale di scarico nel Torrente Zerra.
Il tratto di canale interessato dalla realizzazione dei lavori ricade tutto all’interno
del comune di Martinengo, ha una lunghezza di circa Km. 1,8 e consiste nella
sistemazione e ricalibratura, con l’adozione di tecniche di ingegneria
naturalistica, di un fosso per buona parte esistente, con relativi manufatti di
servizio ed opere di sbocco.
L'importo dei lavori ammonta a £. 350.000.000.
6. Interventi di ricalibratura e manutenzione su fiumi e torrenti
non classificati del comprensorio
Nell’ambito del territorio consortile, vale a dire la porzione di pianura ricadente
tra i fiumi Adda e Oglio nella provincia di Bergamo, esistono corsi d’acqua
naturali dotati di canalizzazioni (scolmatori e diversivi) e opere di difesa
idraulica, quali traverse, argini e protezioni spondali, che sono state nel corso
dell’ultimo trentennio eseguite da parte sia dello Stato, poi trasferite alla Regione
Lombardia, che della Regione stessa e che sono assoggettate a classifica in
nessuna delle 5 categorie di cui al T.U. 523/904.
Tutto questo insieme di opere costituisce un vero e proprio sistema complesso di
bonifica idraulica, e necessita di opportuna manutenzione e gestione, per poter
essere messo in condizione di continuare ad espletare la propria funzione di
difesa idraulica, in modo integrato con la restante porzione della rete idrografica
del comprensorio consortile, nell’ambito di una finalità generale di uso razionale
delle risorse idriche a salvaguardia del territorio.
Allo stato attuale l’unico Consorzio di utenti regolamentare costituito e
preordinato ad assolvere le specifiche funzioni di cui sopra (gestione e
manutenzione di opere eseguite da Stato o Regione) è lo scrivente Consorzio di
Bonifica della Media Pianura Bergamasca.
183
Nell’ambito quindi del redigendo “Programma comprensoriale di Bonifica” ai
sensi della vigente legislazione statale e regionale in materia è compreso
l’espletamento di tutte le attività connesse alla gestione, manutenzione ed
esercizio delle opere di bonifica idraulica sommariamente descritte in premesse
nell’ambito del territorio consortile, ritenendolo compito istituzionale fra i
prioritari da assolvere, nel rispetto delle vigenti normative, sui corsi d’acqua e
sulle opere idrauliche di cui all’allegato elenco.
L’operatività così descritta richiederà prioritariamente di procedere di concerto
con gli Uffici Regionali alle operazioni di rilevazione e censimento di tutte le
opere esistenti sui predetti corsi d’acqua e che formeranno quindi oggetto di
apposita convenzione che regoli gli obblighi relativi alla gestione, manutenzione,
ed esercizio delle opere idrauliche non classificate sul predetto territorio ai fini
dell’espletamento di ogni attività di bonifica idraulica di cui questo Consorzio di
Bonifica è istituzionalmente competente.
L’importo per i lavori di manutenzione previsti ammonta a £. 600.000.000.
Elenco delle opere sui corsi d’acqua pubblici ricadenti nel comprensorio di
bonifica, di cui si richiede l’esecuzione della manutenzione.
Bacino Fiume Adda
− Torrente Sonna: opere di difesa in comune di Cisano Bergamasco;
− Fiume BREMBO: opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di:
Brembate Sopra, Paladina, Valbrembo, Ponte S. Pietro, Curno, Bonate Sotto,
Treviolo, Filago, Dalmine, Osio Sotto, Brembate, Pontirolo Nuovo,
Canonica;
− Torrente Dordo (e affl.): opere di difesa e nuove inalveazioni, con diversivi
nei comuni di: Pontida, Ambivere , Mapello, Terno d’Isola, Chignolo d’Isola,
Madone e Filago;
184
− Torrente Lesina (e affl.): opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni
di Barzana, Brembate Sopra, Ponte S. Pietro, Presezzo, Bonate Sopra, Bonate
Sotto;
− Torrente Quisa: opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di
Ponteranica, Paladina, Valbrembo e Ponte S. Pietro;
− Torrente Morletta: opere di difesa in tratti saltuari e nuove inalveazioni, nei
comuni di Bergamo, Treviolo, Lallio, Dalmine, Levate, Verdello, Verdellino,
Ciserano, Pognano, Arcene, Lurano, Castel Rozzone;
− Fiume SERIO: traverse e opere di difesa spondale in tratti saltuari, nei
comuni di Torre Boldone, Scanzorosciate, Gorle, Pedrengo, Seriate;
− Torrente Zerra (tra Albano S. Alessandro e Costa Mezzate vettoriare anche le
acque della Roggia Borgogna): opere di difesa spondale e rettifiche d’alveo in
tratti saltuari nei comuni di Torre de Roveri, Scanzorosciate, Albano S.
Alessandro, Montello, Costa Mezzate, Bolgare, Calcinate, Mornico,
Martinengo, Cividate al Piano, Cortenuova, Covo;
− Torrente Seniga: briglie e opere di difesa spondale in tratti saltuari dei comuni
di Cenate Sotto, S. Paolo d’Argon e Montello;
Bacino Fiume Oglio
− Torrente Tirna: opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di
Chiuduno e Telgate;
− Torrente Rillo: opere di difesa e inalveazione in tratti saltuari nei comuni di
Grumello del Monte e Telgate.
7. Realizzazione dello scaricatore della Roggia Vignola nella
Roggia Vailata e ristrutturazione di un tratto di Roggia Vailata a
salvaguardia dell’abitato di Treviglio
(vedi Tavola 11, n. 5) Questo intervento consiste nella realizzazione di un Canale
Scaricatore avente il compito di alleggerire le portate presenti nella Roggia
Vignola, roggia derivata dal Fiume Brembo in Brembate, allorché le portate
anzidette non trovano completo assorbimento da parte dell’utenza irrigua.
185
Tale evenienza si può verificare sia durante il periodo estivo, quando particolari
condizioni atmosferiche riducono le richieste di acqua da parte dell’utenza
irrigua, sia durante il periodo invernale, allorché le portate derivate dalla roggia
sono destinate per buona parte al soddisfacimento dell’utenza industriale e non
trovano particolari assorbimenti da parte dell’agricoltura.
La sovrabbondanza di portate, presenti in roggia, rispetto a quella che è la
richiesta dell’utenza porta come conseguenza la necessità di alleggerire i superi,
mediante la costruzione di un canale scaricatore in Vailata, in modo di non
concentrare sugli abitati, in particolare Treviglio, i rischi di possibili allagamenti.
Questo primo intervento trova come necessaria conseguenza un intervento di
ristrutturazione di alcuni tratti di Roggia Vailata, costituente il ricettore finale di
tali immissioni di alleggerimento, in modo da renderli idonei la vettoriamento
delle portate globali presenti in roggia.
È necessario prevedere anche la realizzazione di stazioni telemisura e
telecontrollo, lungo l’asta della Roggia Vailata, tali da assicurare contro il
possibile formarsi di sovraccarichi in roggia di difficile controllo.
Il costo totale degli interventi è preventivato in £. 4.700.000.000.
8. Recupero dei muri spondali della Roggia Serio
La Roggia Serio e i suoi rami derivati sono uno dei principali canali irrigui del
comprensorio, servendo una vasta area sulla destra del Fiume Serio. Le necessità
di intervento sono però principalmente a fini idraulici. Il tratto dalla presa di
Albino fino alla città di Bergamo è caratterizzato da sponde con muri a secco,
che sono ormai fatiscenti.
L'intervento di recupero dovrebbe riguardare il recupero dei muri spondali della
roggia madre da Albino fino a Bergamo e la risistemazione dei manufatti di
scarico e di sfioro nel Torrente Morla (vedi Tavola 11, n. 12) per
l’alleggerimento
della
portata
in
tempo
di
piena,
realizzando
contemporaneamente l'automazione per potere garantire la salvaguardia idraulica
della città di Bergamo.
186
9. Recupero dei muri spondali della Roggia Morlana
La Roggia Morlana è un'altra delle principali derivazioni a scopo irriguo e
condivide con la Roggia Serio l'opera di derivazione dal Fiume Serio. Anche in
questo caso l'intervento ha fini prevalentemente di salvaguardia idraulica. Il
canale primario, dall'opera di prese ad Albino fino a Bergamo, presenta
prevalentemente sponde con muri a secco, che risultano ormai fatiscenti.
Gli interventi di ristrutturazione e meccanizzazione necessari riguardano gli
scaricatori nel Torrente Nesa, a Nembro, e nel Torrente Morla, a Bergamo (vedi
Tavola 11, nn. 10 e 11). Saranno inoltre risistemati i muri spondali della roggia
madre da Albino fino a Levate ed i manufatti di derivazione irrigua e quelli di
scarico e sfioro per l’alleggerimento delle portate in tempo di piena.
Nell’ambito di tali interventi si prevede di eseguire anche la ristrutturazione di
alcuni tratti della Roggia Colleonesca, derivata dalla Roggia Morlana da
eseguirsi in territorio di Levate.
10. Ristrutturazione a fini idraulici della Roggia Castrina
(vedi Tavola 11, n. 9) La Roggia Castrina è un ramo della Roggia Bolgare,
derivazione irrigua dal Fiume Cherio. Questa Roggia nata per scopi irrigui si
trova ad avere oggi la funzione principale di colatore che raccoglie le acque
superficiali dei comuni di Chiuduno – Grumello del Monte – Carobbio degli
Angeli – Castelli Calepio – Palazzolo pur non essendo pienamente adeguata allo
scopo.
La sistemazione di questa roggia si impone, oltre che per consentirle di assolvere
efficientemente agli scopi irrigui nel territorio di Palazzolo, anche per garantire la
salvaguardia idraulica nei comuni sopra citati.
La sistemazione del vaso deve essere completata con la realizzazione di idonei
manufatti idraulici sia a sfioro che di scarico atti ad alleggerire le portate di piena
nei corsi d’acqua naturali Tirna e Rillo con i quali la Roggia Castrina si interseca.
187
10. Le opere irrigue
1. Interventi di ripristino di tratti di rete irrigua e di colo
consortile danneggiati dagli eventi alluvionali del giugno 1997
(vedi Tavola 12, n. 4) Nell’ultima decade del mese di giugno 1997 si sono
verificati in Provincia di Bergamo eventi meteorici di notevole intensità, che
hanno comportato sulla rete irrigua e di colo di competenza consortile notevoli
afflussi di portate, che in vari punti, hanno tracimato dagli alvei, allagando strade,
campagne ed abitazioni, oltre a danneggiare in vari tratti di canali, gli argini
stessi, le sponde ed i manufatti di servizio.
Il Consorzio di Bonifica inoltrò alla Regione Lombardia – Assessorato Regionale
Agricoltura richiesta di dichiarazione di calamità naturale per i territori della
provincia di Bergamo interessati dai fenomeni di allagamento suddetti, con
relativi danni alle opere consortili ricadenti nei comuni di Albino, Villa di Serio,
Alzano Lombardo, Ranica, Carobbio degli Angeli, Levate, Verdellino, Boltiere e
Spirano.
La Regione Lombardia accolte tale richiesta e con delibera della Giunta
Regionale n° 30767 del 08.08.1997 propose, in base alla legge n° 185 del
14.02.1992, la declaratoria della eccezionalità dell’evento.
Ad ottenimento del finanziamento, previsto in complessive £. 1.712.500.000, il
Consorzio di Bonifica intende eseguire con urgenza gli interventi di seguito
elencati, citati nella delibera regionale:
ALBINO e VILLA DI SERIO
Ripristino paratoie opere di presa.
£. 75.000.000
188
ALZANO LOMBARDO
Ricostruzione argini Roggia Morlana.
£. 87.500.000
RANICA
Ricostruzione argini Roggia Serio.
£. 87.500.000
CAROBBIO DEGLI ANGELI
Ricostruzione argini scaricatore Roggia Bolgare.
£. 50.000.000
LEVATE
Ricostruzione argini Roggia Morlana e
Ponte Perduto Monasterolo.
£.125.000.000
Ricostruzione argini Roggia Morlana e Colleonesca.
£.225.000.000
VERDELLINO
Ricostruzione argini Modulo Verdello della
Roggia Brembilla.
£.625.000.000
BOLTIERE
Ricostruzione argini Modulo Canale e
Modulo Vecchia di Ciserano della Roggia Brembilla.
£.250.000.000
SPIRANO
Ricostruzione canalette Roggia Morla
località Pozzo S. Patrizio.
£.187.500.000
Lire
£.1.712.500.000
2. Integrazione delle portate irrigue delle Rogge Bolgare e
Conta mediante ripristino del sollevamento di acque da falda –
pozzo Noce
(vedi Tavola 12, n. 6) La Roggia Bolgare e la Roggia Conta nella loro parte
terminale irrigano rispettivamente Ha 200 ed Ha 220.
189
Tali Rogge, che utilizzano acque derivate rispettivamente dal Torrente Cherio e
dal Fiume Serio (Roggia Borgogna), subiscono nel periodo di magra estiva
notevoli riduzioni di portata, che riducono le rispettive competenze irrigue anche
del 50 – 60% rispetto alla portata di concessione.
Per poter quindi integrare le scarse risorse irrigue nel periodo di magra estiva, il
Consorzio di Bonifica intende ripristinare il Pozzo Noce e realizzare i rispettivi
collegamenti con le Rogge Bolgare e Conta.
Tale impianto è stato funzionante sino alla fine degli anni 80, successivamente
per il continuo abbassamento del livello di falda e per la vetustà del manufatto, in
particolare della perforazione, si è dovuto abbandonare e pertanto rinunciare
all’apporto delle portate irrigue di integrazione.
Il ripristino di tale pozzo consentirà pertanto il servizio irriguo diretto di un
comprensorio di circa Ha 400, ed indiretto anche da rimanenti Ha 600 irrigati
dalle derivate della Roggia Bolgare (Roggia Cicola, Roggia Lanzi, Roggia
Castrina).
L’opera consiste nella realizzazione di una nuova trivellazione, nella
sistemazione ed adeguamento dell’esistente cabina elettrica e nella realizzazione
dei manufatti di servizio e di consegna rispettivamente a servizio della Roggia
Bolgare e della Roggia Conta.
L’ammontare dei lavori è di £. 250.000.000.
3. Canalizzazione tratti canali primari e sistemazione manufatti
di derivazione delle rogge Morlana e Colleonesca
(vedi Tavola 12, n. 11) Questi interventi consistono nella sistemazione di tratti di
canali primari e dei relativi manufatti di derivazione e regolazione sulla Roggia
Morlana e Roggia Colleonesca, canali che assolvono sia funzione irrigua che di
colo idraulica.
I punti presi in considerazione sono:
ROGGIA MORLANA – Scaricatore Zavaritt in Comune di Gorle.
190
L’opera consiste nella sistemazione del manufatto di sfioro laterale e dell’opera
di imbocco al fine di acconsentire una regolazione delle portate vettoriate dal
canale primario sia ai fini irrigui (integrazione portate irrigue Roggia Ponte
Perduto) che idrauliche (scarico delle portate di esubero al Fiume Serio).
ROGGIA MORLANA
Canalizzazione di un tratto di canale e relativi manufatti di derivazione in
Comune di Stezzano (derivazioni n° 7 – 8) interferenti con la Roggia Piuggia di
Stezzano.
ROGGIA MORLANA – ROGGIA COLLEONESCA
Le opere consistono nella canalizzazione di tratti di canale in Comune di Levate
tra la Ferrovia e la S.S. n° 42. In tali tratti si verificano frequenti cedimenti
spondali con travasi di acqua tra le due rogge ed esondazioni sui terreni e
fabbricati circostanti.
L’ammontare dei lavori è di £. 500.000.000.
4. Canalizzazione del ramo superiore della Roggia Patera
(vedi Tavola 12, n. 5) La Roggia Patera è una derivazione della Roggia Borgogna
che irriga un comprensorio di circa Ha 540 in comune di Calcinate.
Tale Roggia si divide in due rami denominati rispettivamente superiore ed
inferiore, ognuno dei quali irriga circa Ha 270.
Il ramo superiore, caratterizzato da un andamento est – ovest, presenta in diversi
punti sezioni inadeguate, anche a causa della scarsa pendenza del profilo di
fondo, che determina notevoli depositi e conseguenti restringimenti della sezione
liquida.
Tale situazione è aggravata inoltre dal fatto che tale canale assolve anche
funzioni di canale di sgrondo del comprensorio di monte (Roggia Buco Costa,
Roggia Casella, Roggia Tezza, Roggia Contino Bolgare) le cui acque vengono
scaricate in parte nel Torrente Zerra ed in parte nel Torrente Cherio.
191
L’opera di canalizzazione, che interessa un tratto di canale di circa Km. 2
consentirà di razionalizzare la pratica irrigua oltre ad evitare, in caso di
sovraccarichi idraulici per eventi meteorici, fenomeni di esondazione con
conseguenti danni sia a fondi agricoli che a zone urbanizzate.
L’ammontare dei lavori di dette opere è di £. 700.000.000.
5. Sistema irriguo di Caravaggio – sistemazione tratto canale
Roggia Rondanina a monte strada Rivoltana
(vedi Tavola 12, n. 8) La Roggia Rondanina è un canale che svolge sia funzioni
irrigue, per una vasta area a sud della Strada Rivoltana, che funzioni idrauliche,
allontanando tutti i coli irrigui e di acque piovane superficiali, provenienti dal
centro di Caravaggio.
Il tratto di canale, defluente in fregio a via Panizzardo, ( tra la zona Maglio e la
Strada Rivoltana), per la sua minima pendenza longitudinale e per il fatto che si
divide in tre rami, determina notevoli difficoltà sia gestionali che manutentive.
Oltre a quanto sopra, in caso di particolari eventi meteorici, su tale tratto di
canale si determinano fenomeni di esondazione con allagamento sia di via
Panizzardo che dei fabbricati adiacenti.
I lavori consistono nella sistemazione dei tre canali con adeguamento della
livelletta di fondo, dei manufatti di servizio, formazione di strada di accesso e
sistemazione dei manufatti di imbocco con i tombati di attraversamento della
Strada Rivoltana.
L’importo dei lavori di sistemazione ammonta a £.400.000.000.
6. Telecontrollo e telecomando del sistema idraulico – irriguo
consortile
Nel corso degli ultimi vent’anni il Consorzio di Bonifica ha realizzato una serie
di interventi sia nel campo delle opere irrigue che nel campo delle opere
idrauliche che possono così sostanzialmente riassumersi:
192
Opere Irrigue – realizzazione di nuove opere di presa in sostituzione dei vecchi
manufatti, perché inadeguati e inidonei, dotate di apparecchiature di regolazione
e di sicurezza – paratoie e scaricatori – atti a consentire la captazione in maniera
regolata dei deflussi fluviali in condizione di sicurezza di esercizio.
Opere Idrauliche – realizzazione di canali idraulici, comprensivi di manufatti di
derivazione e di scarico, tali da eliminare le portate di piena vettoriate dalla rete
irrigua consortile.
Su tali duplicità di manufatti il Consorzio di Bonifica ebbe ad installare
apparecchiature per la rilevazione dei dati di portata e per il comando delle
apparecchiature di regolazione, non in maniera esaustiva ed organica ma in
funzione di priorità di rischio e di disponibilità finanziaria.
È emersa conseguentemente, in questi ultimi anni, la necessità di installare
indistintamente su tutte le opere di captazione di acqua da fiume e su tutti i
manufatti idraulici apparecchiature automatiche di comando, di misura e di
controllo per una piena conoscenza delle serie cronologiche dei deflussi captati e
vettoriati dalla rete irrigua ed idraulica nonché per assicurare tempestività di
manovra in caso di emergenza sulla rete stessa.
Il completamento logico di tali interventi di automatizzazione e di misura
richiede la concentrazione, presso la sede consortile di Bergamo, di tutti i dati
rilevati nonché la disponibilità a poter operare dalla sede stessa mediante
installazione di telecomandi operanti presso tutte le sedi rimaste operative.
Tali interventi di completamento, di centralizzazione e di telecomando dei
sistemi di rilevamento, di misura e di controllo da ubicarsi sulla rete idraulico –
irrigua è stimata in £. 330.000.000.
193
7. Realizzazione di una vasca di regolazione settimanale per la
rifasatura dei deflussi del Fiume Serio in Albino e di garanzia
per assicurare il minimo deflusso vitale
(vedi Tavola 12, n. 9) Il progetto in argomento prevede la costruzione di una
vasca di regolazione settimanale e di rifasatura dei deflussi del Fiume Serio, che
si rende necessaria per consentire l’utilizzazione della risorsa idrica disponibile
nel Fiume Serio allorché la stessa scenda a portate inferiori a circa 10 mc/s.
Gli studi condotti hanno portato a determinare che il regime di deflusso delle
acque del Fiume Serio, sotto la detta soglia, si presenta enormemente turbato
dalle utilizzazioni industriali di monte che, invasando e svasando i canali di
carico in modo casuale, e comunque non in fase fra loro, provocano variazioni
anche notevoli nel tempo dei deflussi in alveo del Fiume Serio, con la
conseguente turbativa della linearità di deflusso e quindi l’impossibilità di un
razionale e proficuo utilizzo della risorsa.
Anche l'ENEL, con la sua centrale di Valbondione che produce energia elettrica a
copertura delle punte sulla domanda di energia, attua un programma di svaso
differenziato nel tempo che comporta l’eliminazione di scarico di acqua in Fiume
Serio dalle 18.00 alle 06.00 di tutti i giorni feriali e dalle 18.00 di venerdì fino
alle 06.00 del lunedì, oltre al fermo quotidiano dalle 12.00 alle ore 14.00.
A riprova di quanto illustrato sta il fatto verificatosi nell’agosto 1990, durante il
quale, nonostante il notevole intervento dell'ENEL che, per ben 15 giorni, ha
immesso in forma costante acqua in Fiume Serio per 3,5 mc/s continui per 24 ore
giornaliere, per assicurare agli usi d’irrigazione (già soggetti alla morsa
dell’emergenza idrica 1990) un incremento di portata naturale del Fiume Serio a
minimi (8,00 – 8,50 mc/s), l’acqua non ha potuto essere razionalmente utilizzata
in quanto non regolata in modo da ricondurre il regime di deflusso a condizioni
lineari.
L’intervento attuato dall'ENEL è andato di fatto sprecato ai fini irrigui, in quanto
all’opera di presa irrigua di Albino si è dovuto fronteggiare ancora una consegna
194
turbata, con diagramma di deflusso perturbato e quindi tale da porre il sistema di
regolazione e di consegna, alle utenze derivate in Albino in condizioni di
impossibilità di razionale riparto degli afflussi a motivo del moto pendolare
assunto dalle paratoie causato dal continuo oscillare delle portate presenti nel
Fiume Serio.
Questo determina l’inderogabile esigenza di poter disporre di una vasca di
regolazione settimanale e di rifasatura dei deflussi del Fiume Serio in Albino, che
con una capacità di volume di circa mc. 100.000 consenta la regolazione del
regime di deflusso delle acque del Fiume Serio per un loro razionale utilizzo ai
fini irrigui.
L’esigenza di disporre di uno strumento di regolazione dei deflussi del Fiume
Serio deve necessariamente considerare il periodo settimanale, coprendo così, nel
limite del possibile, anche la carenza degli scarichi ENEL.
Si ritiene di dover evidenziare l’importanza da attribuirsi alla vasca di
regolazione settimanale dei deflussi di Albino: su un periodo irriguo di 16
settimane, compreso fra il 16.05 ed il 15.09, in ben 8 o 9 settimane l’irrigazione
della superficie del comprensorio del Fiume Serio di Ha 8.430 non può, di fatto,
essere effettuata in assenza di regolazione dei deflussi del Fiume Serio.
L’intersettorialità del progetto è assicurata sotto il duplice aspetto della bonifica
irrigua e della salvaguardia dell’ambiente in quanto quota parte del volume della
vasca di regolazione settimanale da realizzarsi in Albino potrebbe essere
destinato anche all’accumulo di risorsa idrica da destinare alla formazione del
deflusso minimo vitale.
Infatti sia l’andamento stagionale, sia la progressiva captazione di tutte le
sorgenti disponibili per fini potabili, sia l’estrema variabilità delle portate
turbinate rilasciate dall'ENEL, e dall’utenza industriale in genere, sono cause di
estrema povertà dei deflussi naturali presenti del fiume che penalizzano
gravemente non solo l’uso agricolo, ma anche il biotopo Fiume Serio e la sua
stessa fruibilità ambientale – paesaggistica.
Il costo dell’opera è preventivato in £. 15.000.000.000.
195
8. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda IV lotto
III stralcio
(vedi Tavola 12, n. 1) Il Consorzio di Bonifica ebbe a realizzare, con
l’esecuzione dei lavori di I, II, III, IV lotto - I e II stralcio -, il Canale Derivatore
dal Fiume Adda al Fiume Serio, un’opera irrigua dello sviluppo di circa Km. 30.
Detta opera deve ora essere integrata e completata, anche per rispondere alla
previsione progettuale voluta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con il
tratto di canale da realizzarsi nella pianura compresa tra il Fiume Serio e il Fiume
Cherio, avente il compito di vettoriare, in detto ambito, una portata irrigua di 2
mc/s e denominato IV lotto – III stralcio.
La necessità di incrementare le portate presenti nella pianura tra Serio e Cherio è
motivata prioritariamente dall’esigenza di dover integrare le scarsissime risorse
idriche disponibili in orografica sinistra del Fiume Serio, oltre che di eliminare
alcuni attingimenti irrigui di acqua da falda, che sempre più concorrono ad
aumentare la turbativa ed il dissesto della stessa falda e che sono state
determinanti sulla scomparsa delle risorgive già esistenti sul territorio della bassa
pianura bergamasca.
Il canale da realizzarsi avrà una sezione circolare del diametro utile interno di
cm. 160 ed uno sviluppo complessivo di m. 6270, ivi compreso il sifone atto a
realizzare l’attraversamento del Fiume Serio.
Lungo lo sviluppo di tale opera è prevista la realizzazione di n° 4 derivazioni per
integrazioni delle rogge e dei pozzi esistenti sul territorio attraversato.
Il costo complessivo dell’opera è previsto in £. 30.000.000.000.
9. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda V lotto –
opere residue – II stralcio – sottostralcio B3
(vedi Tavola 12, n. 2) Nell’ambito dei lavori di derivazione a scopo irriguo dal
Fiume Adda è prevista anche l’esecuzione dell’impianto di irrigazione a pioggia
del territorio dell’Isola suddiviso, a sua volta, in un I e II stralcio in funzione
196
dell’articolazione
in
3
distretti
territoriali,
con
distinte
caratteristiche
pedologiche, geologiche, e morfologiche.
Mentre il I stralcio di lavori è già stato per intero finanziato, ed in parte anche
attuato, il II stralcio è stato finanziato solo per una aliquota pari a £.
19.000.000.000, corrispondente ai sottostralci B1 e B2.
Restano da finanziarsi i lavori relativi al II stralcio - sottostralcio B3 - pari a
totali a £. 7.000.000.000, che rappresentano le opere di completamento della rete
idrica adduttrice e distributiva del distretto irriguo di monte.
La superficie territoriale netta irrigabile con le opere del presente V lotto – II
stralcio sottostralcio B3, è di Ha 408 e giace per intero nell’ambito territoriale
del II distretto, interessando i comuni di Calusco, Terno, Solza, Mapello,
Carvico, Presezzo, Sotto il Monte.
Le opere di cui al sottostralcio B3 prevedono la realizzazione della seguente rete
idrica:
− la rete Primaria Adduttrice è prevista in vetroresina e comprende il
completamento della rete a servizio del III Distretto, attraverso la sequenza
dei lati 4, per la parte non realizzata sul sottostralcio B2 pari a m 2450, 5, 6, 7,
costituenti la premente del III Distretto. Lo sviluppo della rete in vetroresina è
pari a complessivi m. 6470 PN 10.
− Con la rete secondaria distributrice in PVC vengono realizzati i subdistretti n°
4, 6, 7 a servizio e completamento del III Distretto. Le tubazioni secondarie
distributrici in PVC posate nei detti distretti sono di classe PN 10. La
lunghezza complessiva della rete in PVC risulta di m. 30.375.
− A servizio delle aree irrigate nei subdistretti n° 4, 6, 7 della superficie di Ha
408, sono posati n° 674 idranti.
10. Ristrutturazione di tratti delle Rogge Trevigliesi
(vedi Tavola 12, n. 7) Le Rogge Trevigliesi, denominate Roggia Vignola e
Roggia Moschetta sono due antichissime derivazioni d’acqua, esercitate
197
eminentemente a scopi irrigui e posizionate in orografica sinistra del Fiume
Brembo sul territorio di Brembate.
A seguito di accordi intercorsi tra il Comune di Treviglio, antico titolare di tali
derivazioni, ed il Consorzio di Bonifica, quale nuovo gestore e coordinatore delle
risorse irrigue del Fiume Brembo, negli ultimi anni sono già state realizzate
alcune opere che hanno interessato le opere di captazione e i tratti di Rogge ad
esse immediatamente contermini aventi il primario scopo di automatizzare le
manovre, conoscere le portate derivate ed i deflussi presenti nell’alveo del
Brembo e di eseguire un primo tratto di canalizzazione della Roggia Vignola per
regolarizzare le condizioni iniziali di deflusso delle portate immesse.
A motivo dell’antichità della rete di dette Rogge, che presentano tratti di alveo in
terra intercalati a tratti con sponde in muratura variamente ammalorate, si
determinano frequenti cedimenti spondali e consistenti depositi di fondo di
materiale fine, che pesantemente ostacolano una corretta gestione irrigua e
rendono sempre più frequenti, e quindi gravosi, gli interventi di manutenzione.
Il Consorzio di Bonifica, di intesa con il Comune di Treviglio, ha quindi
programmato una serie di ristrutturazioni di tratti di Rogge Trevigliesi che
principalmente considerano:
Roggia Moschetta: è la Roggia più bisognosa di interventi in quanto, a motivo
del suo profilo di fondo con bassissime pendenze, presenta fortissimi interrimenti
d’alveo. Si prevede la ristrutturazione del canale primario, a partire dalla sezione
ove termina il primo tronco di canalizzazione eseguito nel passato, fino al
manufatto partitore di Castel Rozzone per uno sviluppo di circa Km. 3,3. In
Castel Rozzone si è prevista la ricostruzione del manufatto partitore e la
ristrutturazione di un primo tratto di una derivata della Roggia Moschetta, che da
detto manufatto si diparte, denominate Roggia Brembilla per un tratto di circa
700 metri.
Roggia Vignola: problemi analoghi di interrimento e di cedimenti spondali sono
presenti anche nella Roggia Vignola, pur se meno gravi. Si prevede la
198
ristrutturazione di circa Km. 1,4 di Roggia e precisamente quello intercorrente tra
la derivazione in Brembate e l’abitato di Canonica.
Per entrambe le Rogge il progetto di ristrutturazione dovrà prevedere soluzioni
che contemplano anche l’uso di murature in laterizio ed interventi di
rinaturalizzazione e riequipaggiamenti vegetale delle aree spondali.
Il costo totale di detto intervento è quantificato in £. 8.000.000.000.
11. Sistemazione tratti canali primari della Roggia Brembilla
(vedi Tavola 12, n. 3) La Roggia Brembilla è un canale irriguo derivato dal
Fiume Brembo che irriga un comprensorio di circa Ha 1.900 ricadente nei
Comuni di Osio Sotto, Brembate, Boltiere, Verdellino, Verdello, Ciserano,
Pontirolo ed Arcene.
Subito dopo il punto di derivazione la Roggia Brembilla si divide in due rami
principali, denominati rispettivamente Ramo di Osio e Ramo di Boltiere, ognuno
a servizio di un bacino di competenza di circa Ha 950.
I tratti iniziali di detti rami e più precisamente dall’autostrada sino al Comune di
Osio Sotto – Zona Piscine, per il Ramo di Osio, e dalla ditta Jet – Seta sino
all’autostrada, per il ramo di Boltiere, presentano fenomeni di erosioni di sponda,
di infiltrazione laterale oltre a necessitare di frequenti ed onerosi interventi di
spurgo e manutenzioni per il notevole materiale solido che si deposita nell’alveo.
Per le caratteristiche granulometriche del terreno e per la scarsa pendenza del
profilo longitudinale di fondo, in tali tratti si verificano inoltre notevoli perdite
d’alveo (20 – 30%), che comportano, in particolare nel periodo di magra estiva
del Fiume Brembo, sostanziali riduzioni delle dotazioni specifiche con
conseguenti danni per scarsa irrigazione alle colture dell’intero comprensorio
della Roggia Brembilla.
L’opera consiste nella sistemazione di detti tratti di canale con relativa
regolarizzazione del profilo longitudinale di fondo e manufatti di servizio, di
derivazione e di accesso.
L’importo per la realizzazione di tali lavori ammonta a £. 1.700.000.000.
199
11. Le proposte di tutela e valorizzazione del territorio
agricolo
Il Consorzio di Bonifica ritiene che lo sviluppo dell'agricoltura, ed in particolare
di un'agricoltura sostenibile, sia un obiettivo da perseguirsi in tutto il
comprensorio. Pertanto tutto il territorio è considerato "ambiente agricolo
pregiato" ed è suddiviso in 4 zone (vedi tavola 13) con diverse caratteristiche e
quindi con diverse necessità. Con questo non si vuole negare la realtà e la
necessità di uno sviluppo delle attività extragricole, che in alcune aree del
comprensorio ha avuto un andamento tumultuoso. Piuttosto si vuole sottolineare
come anche in queste zone è necessario assicurare un ruolo all'attività agricola
per favorire uno sviluppo sostenibile, e quindi armonico, dell'economia e della
società, nonché la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio.
Area della collina
Nelle zone collinari del comprensorio si trovano le condizioni naturali più
difficili per l'esercizio dell'agricoltura, che spesso è ridotta ad un'attività
marginale poco più che hobbistica.
Le necessità d'intervento in quest'area sono però enormi, perché da un lato
occorre vigilare con più attenzione del passato per evitare che vengano eseguite
pratiche agricole non conformi con la delicatezza idrogeologica dell'area e,
laddove è strettamente necessario occorre anche prevedere la possibilità di
interventi di rinaturalizzazione. D'altro canto, però, è necessario dare delle
prospettive alle aziende agricole per evitare che si verifichi un abbandono o
peggio un passaggio ad altro uso del suolo che potrebbe portare a danni più gravi.
Riteniamo che la difesa dell'agricoltura in quest'area debba passare attraverso la
promozione delle produzioni di qualità e con la difesa di un paesaggio agricolo
(nelle aree meno urbanizzate) che deve diventare "un valore aggiunto" ai prodotti
200
dell'area. In gran parte questo obiettivo si deve identificare con la difesa della
coltura della vite, che rimane la principale coltura della zona.
Area della pianura settentrionale
Il Consorzio di Bonifica ha già presentato un progetto che, sebbene si rivolga più
ad amatori che ad agricoltori veri e propri, va in questa direzione, quella di
salvaguardare o ripristinare come aree agricole terreni altrimenti inevitabilmente
destinati a diventare aree di degrado.
È necessario che gli enti pubblici sviluppino sempre con maggior forza il
governo del territorio opponendosi al consumo dissennato del territorio e
promuovano lo sviluppo di attività agricole anche nelle zone più densamente
popolate. Nel nostro comprensorio in queste aree si trovano soprattutto
microaziende condotte da anziani o in part time e ormai con uno scarsissimo
significato economico. Per evitare che si vada incontro all'abbandono di tale
aziende, nella convinzione che, soprattutto in tali aree, le dimensioni aziendali
difficilmente potranno aumentare in misura significativa, occorre da un lato che
la pluriattività venga favorita e dall'altro che gli enti pubblici svolgano una
funzione di indirizzo verso produzioni di qualità ad alto valore aggiunto
favorendo anche la formazione professionale e lo sviluppo delle associazioni di
produttori. Dal punto di vista dell'irrigazione occorre fare maggiori sforzi per il
miglioramento della qualità delle acque e per assicurare al Consorzio una
ragionevole sicurezza sulla disponibilità delle proprie fonti.
Progetto “orti familiari”
L’orto collegato con l’abitazione è una tradizione della vita di campagna e ha
sempre avuto funzioni economiche, legate all’autoconsumo dei prodotti della
terra.
Al crescere delle dimensioni del centro abitato, diventa sempre più difficile
realizzare orti vicini all'abitazione e in generale l’orto tende a scomparire.
Tuttavia una fascia della popolazione aspira a continuare l’attività di orticoltura,
201
sia a scopi integrativi del bilancio familiare sia a scopi ricreativi; questi ultimi
finiscono poi per diventare prevalenti con l’aumento del reddito familiare e la
trasformazione delle abitudini di vita in senso sempre più urbano.
Si determina quindi una domanda di piccoli appezzamenti di terra da coltivare
alla periferia dei centri abitati. In Italia questa domanda, in assenza di
un’adeguata regolamentazione, ha determinato una proliferazione assai
disordinata di orticelli corredati da baracche costruite per lo più con mezzi di
fortuna. Assai diversa la situazione in alcuni paesi europei.
L’ipotesi è quella di coinvolgere nell’iniziativa i Parchi regionali ricadenti nel
comprensorio di bonifica, utilizzando anche possibili risorse finanziarie di cui
alla L.R. 86/83.
Gli orti hanno dimensioni molto varie, da 50 a 1000 mq.; la maggioranza ha una
superficie netta compresa tra 250 e 500 mq.; è considerata ottimale la forma
media di 400 mq. (16x25 m.). Gli orti vengono riuniti in colonie, nel numero
ottimale di 40 – 100, con dimensioni diverse per corrispondere alle esigenze dei
vari utenti. Nei singoli lotti sono ammesse piccole costruzioni (pergolati,
capanni), nelle dimensioni da 3x5 a 4x6 m., eventualmente in gruppi da 2 a 4; si
tratta di abitazioni incomplete, utilizzate prevalentemente durante i mesi caldi,
anche più volte la settimana.
La colonia ha impianti comuni, con una superficie complessiva pari al 25 – 40%:
un edificio centrale con deposito per concimi, biocidi, attrezzi di uso comune e
un eventuale banco di mescita; prati calpestabili; un eventuale campo giochi per i
bambini; parcheggi con un numero di posti macchina nel rapporto da 1:3 a 1:1
rispetto agli orti. Da una strada principale di collegamento si dipartono stradine
secondarie che consentono di raggiungere i singoli orti e gli impianti comuni.
L’equipaggiamento fondamentale della colonia, inclusa la recinzione esterna
corredata da una piantagione protettiva, viene in generale predisposto dal
Comune; le altre costruzioni, previamente regolamentate, sono affidate
all’associazione degli orticoltori.
202
Tradizionalmente la varie colonie di orticelli vengono nettamente separate dal
resto del territorio, in quanto verde privato. Recentemente sono stati fatti tentativi
di parziale apertura al pubblico, mediante attraversamento con sentieri pedonali e
ciclabili; tuttavia la convivenza tra utilizzazione pubblica e privata è
problematica.
L’importo complessivo è di £. 100.000.000.
Area dell'Isola Bergamasca
L'area dell'Isola Bergamasca è tenuta separata dalle altre due zone di pianura
perché si tratta di un'area non irrigua. Tale area subirà presumibilmente delle
grosse trasformazioni quando entreranno in funzione gli impianti pluvirrigui del
canale dell'Adda.
Gli interventi principali in quest'area riteniamo che debbano consistere proprio
nel governare queste trasformazioni, ciò significa in particolare:
− Necessità di governo dei cambiamenti strutturali favorendo la creazioni di
aziende di dimensioni adeguate salvaguardando la struttura dell'azienda
familiare a conduzione diretta;
− Necessità di governare i cambiamenti negli ordinamenti produttivi limitando
il ricorso a pratiche di monocoltura troppo spinte e favorendo lo sviluppo
delle produzioni di qualità.
A questo proposito il Consorzio ha predisposto un progetto "ad hoc" per l'Isola
Bergamasca che si propone , tra l'altro di disegnare lo scenario dello sviluppo e di
aiutare il cambiamento indirizzandolo verso la sostenibilità.
Progetto “l’isola bergamasca: un Progetto di sviluppo rurale”
Il Progetto "Un'agricoltura sostenibile in un ambiente: sostenibile: l'Isola
Bergamasca" si è concluso, dopo un'accurata analisi della situazione ambientale
agricola e socio economica, evidenziando i punti di forza ed i punti di debolezza
del futuro di quest'area e fornendo indicazioni sulla opportunità che l’iniziativa,
203
che ha raccolto un importante consenso da parte della realtà locale, possa essere
sviluppata realizzando le proposte individuate.
Sulla base di questi risultati risulta possibile perseguire udì Progetto complessivo
di sviluppo rurale che abbia nel Consorzio di Bonifica della Media Pianura
Bergamasca l'elemento propulsore e in parte, attuatore.
Gli Obiettivi di carattere generale che il Progetto dovrebbe assumere
possono essere così schematizzati:
1. Contribuire allo sviluppo rurale dell'Isola Bergamasca con un Progetto
basato sulle risorse ambientali: acqua e suolo.
2. Favorire un uso compatibile della risorsa acqua in rapporto a:
il suolo
l'ambiente
il paesaggio
l’agricoltura
il turismo ed il tempo libero
la cultura (beni e attività culturali, scuola)
le attività compatibili
3. Elaborare il Progetto con una visione integrata di tutte le risorse acqua
presenti sul territorio: i fiumi, i torrenti, il canale di irrigazione ed i servizi per
il ciclo integrale dell'acqua (acquedotti fognature depurazione)
4. Definire lo "sviluppo rurale" unitario dell'Isola Bergamasca facendo leva
sulle potenzialità delle diverse aree: l'Adda, il Brembo, l'area collinare., l'area
centrale.
5. Rendere compatibile lo sviluppo urbano, residenziale e
produttivo (industriale e terziario), ed il sistema infrastrutturale
con la salvaguardia dell'ambiente rurale e delle attività agricole e
204
forestali.
6. Finalizzare la gestione della risorsa acqua e suolo.
6.1 alla costituzione di una rete di collaborazioni per il futuro dell'Isola
Bergamasca
6.2 a salvaguardare valorizzare e recuperare (rinaturalizzazione) l'ambiente in
termini naturalistici, di imprese e di servizi per l'ambiente
6.3 a favorire l’innovazione delle attività agricole e forestali
6.4.sperimentare un modello di sviluppo rurale-urbano e di qualità della vita
centrato su ambiente, agricoltura, forestazione, cultura, turismo e attività
artigiane e industriali compatibili
II. Punti critici e punti di forza dell'Isola Bergamasca per lo sviluppo
Gli Obiettivi sono stati definiti tenendo in considerazione:
a. i punti critici dello sviluppo recente dell’Isola.
- un'agricoltura asciutta, con produzioni e organizzazione di tipo tradizionale
- uno sviluppo accelerato e non programmato di carattere residenziale produttivo
e infrastrutturale
- la non compatibilità di tale sviluppo con l'ambiente, il territorio rurale e le
attività agricole
- l’accentuazione della mobilità, del traffico dì persone e di merci, con
conseguente congestione dei traffico, di inquinamento di aria e rumore
205
- la presenza, in particolare, di industrie non compatibili con la tutela ambientale
b. I punti di forza dell’isola Bergamasca espressi da:
- habitat diversificati, interessanti ed in parte protetti
- valori paesistici e culturali di rilevante importanza
- una crescente attenzione alle tematiche ambientali culturali e sociali
- una economia ed una società dinamica
- limitati livelli di disoccupazione
- consolidata esperienza di collaborazione intercomunale di
tipo istituzionale (Comunità dell'Isola, Parco Adda Nord,
Distretto Scolastico, ora Ambito Territoriale, Distretto socio
sanitario, ecc.), di servizi (consorzi di diversa natura) e
associativo, di volontariato - una presenza ancora ìmpotante
di imprese agricole in grado di affrontare le nuove
opportunità offerte dall’irrigazione agricola
III. Il ruolo del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca
L’esperienza condotta nella fase preliminare dei Progetto ha consentito di
verificare una sostanziale credibilità e fiducia nel ruolo dei Consorzio di Bonifica
in generale e per le specifiche iniziative in atto: Canale di irrigazione e altre
iniziative, Progetto Pilota.
Per contribuire a realizzare il Progetto il Consorzio di Bonifica prevede interventi
diretti ed interventi integrativi, dì partenariato e di sinergia con altri enti e
organismi pubblici e privati presenti nell'Isola Bergamasca o interessati al suo
sviluppo.
206
Questi interventi potrebbero basarsi su risorse finanziari e tecniche:
- proprie del Consorzio
- regionali o di altri enti
- mobilitate dal Consorzio con il Progetto (es. l’indotto della realizzazione del
Canale di irrigazione sull’economia e l’occupazione locale)
- integrative, rispetto a interventi o iniziative promosse da altri soggetti:
Comunità dell'Isola, Consorzio, Parco Adda Nord, i Protocolli d'Intesa o gli
Accordi di Programma con altri soggetti.
Il Progetto persegue la costruzione di una Rete di collaborazioni e di sinergie
con interlocutori pubblici privati e dei terzo settore (non profit) per ciascuna
problematica affrontata:
a. la gestione della risorsa acqua e la sua interazione con il suolo e il territorio
b. la riconversione dell’agricoltura
c. la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente e dei paesaggio
d. lo sviluppo rurale
Area della pianura meridionale
Si tratta dell'area in cui il settore agricolo è più sviluppato e vitale, ma è anche
l'area in cui meglio si evidenzia come l'agricoltura sia al centro di un sistema di
interrelazioni che fanno sì come tutti i progetti d'intervento finiscano, in un modo
o nell'altro per avere degli effetti anche sull'agricoltura.
Gli interventi di bonifica idraulica interferiscono con l'agricoltura, sia perché essa
viene danneggiata direttamente dalle esondazioni, sia perché molto laddove la
rete è mista interventi idraulici ed irrigui s'identificano e anche perché la bonifica
aiuta lo sviluppo del territorio e di questo l'agricoltura non può che beneficiare.
Gli interventi sull'ambiente possono, a seconda della visione ("ristretta" o
"integrata") portare danni o benefici all'agricoltura.
207
In particolare gli interventi sui fontanili devono avere contemporaneamente la
funzione di difesa e studio della falda, naturalistica e di difesa di un mezzo di
produzione essenziale per l'agricoltura.
Sebbene anche in quest'area gli interventi per lo sviluppo delle produzioni di
qualità e per la sostenibilità dell'agricoltura siano essenziali qui diventano di
preminente importanza due aspetti legati direttamente all'irrigazione che
possiamo riassumere con due concetti: certezza della disponibilità, contenimento
dei costi.
− La ragionevole certezza della disponibilità idrica si può assicurare, nel
comprensorio attraverso quegli interventi che riducono le perdite d'alveo, in
alcuni casi elevatissime, salvaguardano la funzionalità dei fontanili e
soprattutto regolando il regime di deflusso dei fiumi non regolati che rendono
incerto e non razionale l'uso della risorsa (si veda in particolare il previsto
intervento di realizzazione di una vasca di regolazione settimanale per la
rifasatura dei deflussi del fiume Serio nel paragrafo 10)
−
Gli stessi interventi possono anche contribuire al contenimento dei costi
produzione (obiettivo all'ordine del giorno anche per il Governo e per
l'Unione Europea), in quanto l'incertezza rappresenta per l'imprenditore
agricolo un costo aggiuntivo, poiché lo costringe ad effettuare le sue scelte
tenendo conto della non sicurezza della disponibilità di un mezzo di
produzione. Inoltre oggi l'agricoltore paga una quantità d'acqua superiore a
quella che riceve, paga cioè anche l'acqua che viene perduta e che, nel
migliore dei casi servi per scopi, magari importanti ma diversi da quelli per
cui l'imprenditore agricolo la richiede.
208
12. Proposte di tutela del quadro ambientale
Le proposte di tutela ambientale rappresentano, assieme alla difesa delle
potenzialità e dello sviluppo agricolo, il filo conduttore di tutte le opere di
bonifica e di irrigazione, illustrate nei precedenti Capitoli 9. Le opere di
Bonifica e 10. Le opere irrigue.
Inoltre dalla complessa cartografia allegata, ed in particolare dalla Tav.14.
Carta degli ambiti sottoposti a tutela, emerge un primo chiaro disegno di come
il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca intenda essere
incisivamente presente sul territorio.
Le stesse “strategie”, illustrate nel Capitolo 8. Gli obiettivi del programma,
delineano l’impegnativo e lungo percorso nel tempo che il Consorzio intende
percorrere per realizzare quanto previsto.
Le proposte relative alla tutela ambientale, più di ogni altra, richiedono una
stretta collaborazione del Consorzio con la pluralità di enti ed organismi che
operano sul territorio quali la Provincia di Bergamo, i comuni, compreso
Bergamo,
gli Enti Parco, lo STAP di Bergamo, l’Azienda Regionale delle
Foreste, l’ERSAL, oltre alle associazioni agricole ambientali naturalistiche e
culturali.
Questo “sistema di relazioni”, considerato uno dei più impegnativi punti delle
“strategie” del Consorzio, può creare qualche problema rispetto alla celerità
dei processi decisionali e dei tempi, ma si è anche convinti che solo
attraverso questo processo di reciproca informazione, collaborazione,
concertazione e sussidiarietà sia possibile dare forza e operatività alle
proposte concordate.
209
1. Progetto Banche Dati
Il presupposto di successo dei diversi Progetti, ma in particolare di quelli
relativi all’ambiente, implica una riorganizzazione degli Uffici del Consorzio
anche in rapporto alla realizzazione di tre Banche Dati tra loro
interponesse:
a. Banca Dati Catastale
La Banca Dati sarà strettamente collegata al nuovo Piano di Classifica e della
Contribuenza, prevedendo di integrare l’attuale archivio alfanumerico (indirizzi
degli utenti e dati catastali) con i dati territoriali (fogli catastali e, in un secondo
tempo, mappali catastali)
A questa Banca Dati potranno essere collegati altre Banche che raccolgono dati
sulle caratteristiche ambientali del territorio (dati pedologici, sulle caratteristiche
del soprassuolo, biotopi, sui processi di consumo del territorio, insediamenti e
infrastrutture, ecc.)
b. Monitoraggio e gestione delle risorse idriche
Si tratta di una Banca di dati idrologici e idrogeologici che si riferiscono alle
caratteristiche quantitative delle risorse idriche superficiali e sotterranee (corsi
d’acqua, falde sotterranee) valutate in bilancio idrico integrato.
Questa Banca Dati consentirà al Consorzio di:
210
- intervenire più razionalmente nei programmi di sistemazione idraulica dei corsi
d’acqua e di bonifica, di gestione delle risorse in tempo di magra (derivazione
per uso irriguo)
- assicurare il minimo deflusso vitale, anche mediante una ridiscussione di tutte
le concessioni di derivazione in atto nel bacino idrico afferente al Comprensorio,
comprese le parti di monte di valle.
- intervenire nei processi che hanno portato all’abbassamento della falda freatica
in modo tale da ricostituire la fascia dei fontanili nella sua consistenza storica,
risolvendo i noti problemi di carenza idrica nella parte meridionale del
comprensorio
c. Banca Dati Biologica
Si prevede di creare una Banca Dati dei biotopi che si affacciano nei corsi
d’acqua consortili e dei corsi d’acqua pubblici, che sarà progressivamente
integrata con interventi pubblici (interventi di ingegneria naturalistica) e privati
(intese con le aziende agricole).
Tale sistema di monitoraggio assume rilevante importanza per valutare
l’equilibrio ecologico del territorio in presenza di un processo di crescente
urbanizzazione.
Mettendo a confronto tale Banca Dati con i parametri di impermeabilizzazione
del territorio e con la rete di infrastrutture (strade ferrovie condotti ecc.) sarà
possibile un bilancio ecologico, che consente anche il confronto con i programmi
di sviluppo dei PRG (Piani Regolatori Generali) comunali.
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Più in particolare il Consorzio di Bonifica ritiene che nel medio e lungo
periodo sia possibile realizzare le seguenti iniziative, alcune delle quali
illustrate in dettaglio nei precedenti Capitoli 9 e 10:
2. Progetto “L’Isola Bergamasca”: un’agricoltura sostenibile in
un ambiente sostenibile
Il Consorzio ha anche un’altra anima storica, direttamente legata all’agricoltura,
che parimenti deve essere valorizzata, con una strategia volta alla ricerca di nuovi
ruoli e servizi dell’agricoltura, adatti al secolo che sta per iniziare.
Qui si tratta di contrastare un processo di progressiva marginalità
dell’agricoltura, che non è solo fonte di frustrazione nei suoi addetti, ma anche di
gravi pericoli per l’intera collettività. L’agricoltura non produce solo alimenti e
materie prime che si possono trovare sul mercato mondiale, ma anche ambiente e
cultura, che sono beni specifici delle nostre comunità e non si possono comperare
al mercato. In tal senso l’avvenire dell’agricoltura non può non interessare tutti i
Comuni, compresi i più urbanizzati.
La strategia del Consorzio in questo settore cruciale può essere illustrata nel
modo migliore dal “Progetto Isola”, che riguarda il territorio della storica ed
omonima Comunità bergamasca compreso tra l’Adda e il Brembo e, in un certo
senso, ha un valore paradigmatico per capire problemi e prospettive dell’intera
pianura bergamasca.
Prossimamente verranno iniziati i lavori per la realizzazione di una rete di
pluvirrigazione con acqua derivata dall’Adda, che interessa circa 3000 ha e 27
Comuni e verrà completata nell’arco di un quinquennio, con un investimento
totale di circa 40 miliardi, in gran parte già finanziati. E’ un’operazione storica,
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perché realizzata in un’area dove l’agricoltura è sempre stata asciutta e per questo
molto povera.
Il Progetto si articola in 7 obiettivi generali da raggiungere progressivamente e si
concluderà con nuove iniziative e servizi che il Consorzio, in collaborazione con
la storica Comunità dell’Isola, con i comuni e con le associazioni di categoria,
potrà direttamente gestire, mentre il supporto anche di tipo finanziario per
realizzare le opere di trasformazione sulle strutture agricole e sull’ambiente
potrebbero rientrare nel Programma Comunitario LIFE, già citato in precedenza.
3. Parco delle Rogge. Progetto di rinaturalizzazione dei corsi
d’acqua consortili
Il Progetto, già compreso tra le iniziative presentate per lo Schema Previsionale
Triennale 1998-2000, prevede il recupero ambientale delle rogge a fini ecologici
e paesaggistici.
Il criterio progettuale prevede la ricostruzione di siepi campestri ad unica fila
sulle sponde delle rogge, con struttura diversificata in base allo spazio
disponibile
all’impianto,
alla
tipologia
di
coltura
agraria
confinante,
all’orientamento delle rogge, alla viabilità stradale e a tecniche di
sperimentazione.
4. Progetto Orti familiari
L’orto collegato all’abitazione è una tradizione della vita di campagna ed ha
sempre avuto funzioni economiche, legate all’autoconsumo dei prodotti della
terra.
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In Italia, diversamente da altri Paesi, questa situazione, in assenza di un’adeguata
regolamentazione, ha determinato una proliferazione assai disordinata di orticoli
corredati da baracche costruite per lo più con mezzi di fortuna.
Il Progetto, da raccordare anche per l’accesso alle necessarie risorse finanziarie
con i Parchi Regionali e, per la delimitazione e la recinzione delle aree con i
Comuni, prevede di riunire gli orti in colonie di dimensioni diverse, dotati di
impianti comuni e di strutture leggere di supporto..
5. Progetto di collegamento dei biotopi attraverso la rete dei
corsi d’acqua naturali e superficiali della pianura bergamasca
Il Progetto si basa sulla considerazione della insufficienza delle tradizionali
forme di difesa della natura, limitate a singole specie o a singole aree protette e
dalla necessità di integrarle con un approccio ecosistemico esteso all’intero
territorio, per far fronte a processi di trasformazione sempre più globali e
intensivi.
I Corsi d’acqua costituiscono un tessuto molto diffuso nel territorio, con maglie
di diverse dimensioni ed un veicolo potenzialmente molto efficiente per il
collegamento tra le forme di vita insediate nelle varie aree o biotopi.
In un quadro Regionale, che coinvolga anzitutto i diversi parchi fluviali in
quanto intelaiatura primaria di una strategia di collegamento a rete dei biotopi
della pianura lombarda, il Consorzio di Bonifica, che gestisce una fittissima rete
di canali, spesso strettamente intrecciati ai corsi d’acqua demaniali di medie e
piccole dimensioni, rappresenta un potenziale strategico non solo per la gestione
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integrata delle risorse idriche ma anche dei programmi di collegamento dei
biotopi.
Il Consorzio, in un rapporto molto stretto e consolidato con il territorio e con i
diversi soggetti che vi operano, ha chiesto alla Regione ed allo Stato la
concessione delle opere di sistemazione dei piccoli e medi corsi d’acqua di
rispettiva competenza per avviare progetti di sistemazione naturalistica.
Parallelamente il Consorzio:
- persegue l’obiettivo dell’integrazione con le reti di fognature urbane, attraverso
la costruzione di vasche di pioggia inserite in aree verdi, secondo una nuova
concezione degli usi plurimi delle acque
- promuove, in collaborazione con la Provincia di Bergamo e con l’Azienda
Regionale delle Foreste, un’azione di coordinamento delle richieste dei contributi
degli agricoltori ai sensi del Regolamento 2078/92 finalizzata alla ricostituzione
dell’equipaggiamento vegetale delle rogge consortili
Il risultato di queste azioni consente al Consorzio di proporre, con specifico
incarico all’Azienda Regionale delle Foreste, il piano di interconnessione a rete
dei biotopi attraverso la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua naturali e artificiali
del comprensorio, ad integrazione delle analoghe azioni già intraprese con
strumenti diversi dai parchi regionali dell’Adda, del Serio e dell’Oglio.
Tale iniziativa, di indubbia rilevanza anche regionale, potrebbe trovare un
supporto finanziario nel Programma Comunitario LIFE.
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6. Progetto di compostaggio dei rifiuti
Il Consorzio di Bonifica, sia per consentire attività integrative alle aziende
agricole ma nel contempo anche per prevenire la formazione di percolato e per
proteggere le falde acquifere, è interessato a sperimentare presso alcune aziende
agricole un servizio di promozione e di assistenza tecnica di impianti in cumuli
decentrati per il compostaggio di rifiuti provenienti da diverse fonti: giardini
pubblici, giardini ed orti privati, rifiuti urbani differenziati, rifiuti di cucina, ecc.
Il Progetto si articola nelle diverse fasi di:
- definizione del tipo di impianto
- accettazione, mescolamento, vagliatura e frantumazione dei rifiuti
- decomposizione aerobica dei rifiuti
- difesa degli odori
- controllo delle acque
Le aziende agricole interessate possono svolgere questi compiti con convenzioni
dirette con le Amministrazioni Pubbliche.
7. Progetto Difesa del suolo
Il Consorzio di Bonifica, facendo leva sulle funzioni di miglioramento fondiario
sinora non organicamente affrontate, ritiene di avere una diretta responsabilità in
materia di difesa del suolo, rispetto alla diverse forme di aggressione ed di
compromissione
Già nelle “strategie” del Programma questo tema è stato posto in modo
sufficientemente preciso per cui, anche in riferimento alle opportunità offerte
dalla normativa vigente - in particolare alla L. 183/1989 “Norme per il riassetto
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organizzativo e funzionale della difesa del suolo” e dalla Regolamentazione
Europea -
- il Consorzio, dotandosi di apposite strutture e competenze interne e
in particolare della Banca Data sulle caratteristiche del suolo, è in grado di
svolgere un ruolo di particolare rilievo in quanto:
-
stabilisce un rapporto dialettico con i diversi soggetti interessati all’uso del
suolo, in particolare con i Comuni per i loro strumenti urbanistici (PRG) per
difendere l’integrità del suolo e del sottosuolo
- assiste il mondo agricolo per quanto riguarda il consumo del suolo e, in
particolare, per i notevoli problemi posti dallo spandimento dei fanghi e per
l’utilizzo di prodotti potenzialmente inquinanti, in adeguamento anche alla
normativa comunitaria.
Il Progetto, pertanto, richiede in via preliminare un notevole impegno di
informazione, di comunicazione interattiva e di formazione per i diversi soggetti
pubblici (Comuni, in particolare) e privati (aziende agricole, in particolare) che il
Consorzio è in grado di programmare e di gestire.
8. Progetto Sistemazioni idrauliche interconnesse dei canali
Il Consorzio di Bonifica, infine, si prefigge di realizzare un progetto di
sistemazione idraulica interconnessa fra i diversi canali, previa le indispensabili
concessioni chieste anche al Magistrato del Po per i canali demaniali.
Con la concessione immediata di una parte almeno delle opere di competenza
regionale al Consorzio di Bonifica della pianura bergamasca, che presenta una
maggiore maturità per questa tematica, è possibile la realizzazione in tempi brevi
di almeno tre progetti integrati per la sistemazione naturalistica e paesaggistica
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dei corsi d’acqua locali, in grado di fruire di finanziamenti speciali della Regione,
dello Stato e dell’Unione Europea:
a. sistemazione con i metodi naturalistici dei canali e delle rogge
b rete dei biotopi
c. rete di sentieri pedonali lungo le rive, con funzioni ricreative.
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