Programma Provvisorio di Bonifica
Transcript
Programma Provvisorio di Bonifica
Regione Lombardia CONSORZIO DI BONIFICA DELLA MEDIA PIANURA BERGAMASCA Via S. Antonino, 7/a - BERGAMO PROGRAMMI PROVVISORI DI BONIFICA (l.r. 14 gennaio 1995, n. 5) GUIDA METODOLOGICA Bergamo, 8 aprile 1999 INDICE GUIDA METODOLOGICA A) DOCUMENTI DI CARATTERE CONOSCITIVO 3 1 Notizie generali 1.1 Il comprensorio ed il consorzio di bonifica 1.2 Profilo geografico 1.3 - Profilo socio - economico 1.4 Profilo territoriale 1.5 I caratteri fisici del territorio 2. Il quadro di riferimento normativo e programmatico Elenco delle principali leggi e piani Quadro riassuntivo del riferimento normativo e pianificatorio Osservazioni conclusive 3. Disponibilità delle acque 4. L'agricoltura: storia, situazione e tendenze 4.1 I caratteri delle aziende agricole 4.2 L'assetto territoriale, la produzione e gli investimenti fondiari 5. L’ambiente naturale 5.1 Le risorse naturali 5.2 Il paesaggio e l’ecosistema agricolo 6. Le opere di bonifica e di irrigazione: storia, situazione, sviluppo 6.1 Lo stato generale della bonifica idraulica ed irrigua 6.2 Le opere idrauliche ed i corsi d'acqua in gestione 6.3 Le opere irrigue 6.4 Le altre opere di bonifica 3 4 4 10 19 35 41 52 52 55 84 86 91 91 96 100 100 119 124 124 126 129 140 B. DOCUMENTI PER L’INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI 7. Il quadro di riferimento comprensoriale 8. Gli obiettivi del programma 142 143 150 C. DOCUMENTI DI PROGETTO SU INTERVENTI, AZIONI E PROPOSTE 174 9. Le opere di bonifica 175 1. Canalizzazione e sistemazione naturalistica del canale di Gronda nord – ovest (Roggia Curna ) 175 2a. Programma previsionale triennale programma generale per la realizzazione di “vasche di pioggia” nel comprensorio 177 2b. Canale di Gronda Sud 179 3. Ripristino e riadeguamento del tratto canale di scarico della Roggia Verdellina nel Torrente Morletta 180 4. Sistemazione del Torrente Morletta da Bergamo a Castel Rozzone. 181 5. Ripristino ed adeguamento di tratto del Fosso Mornichello defluente nel Torrente Zerra 182 6. Interventi di ricalibratura e manutenzione su fiumi e torrenti non classificati del comprensorio 183 7. Realizzazione dello scaricatore della Roggia Vignola nella Roggia Vailate e ristrutturazione di un tratto di Roggia Vailata a salvaguardia dell’abitato di Treviglio 185 8. Recupero dei muri spondali della Roggia Serio 186 9. Recupero dei muri spondali della Roggia Morlana 187 10. Ristrutturazione a fini idraulici della Roggia Castrina 187 10. Le opere irrigue 188 1 1. Interventi di ripristino di tratti di rete irrigua e di colo consortile danneggiati dagli eventi alluvionali del giugno 1997 188 2. Integrazione delle portate irrigue delle Rogge Bolgare e Conta mediante ripristino del sollevamento di acque da falda – pozzo Noce 189 3. Canalizzazione tratti canali primari e sistemazione manufatti di derivazione delle rogge Morlana e Colleonesca 190 4. Canalizzazione del ramo superiore della Roggia Patera 191 5. Sistema irriguo di Caravaggio – sistemazione tratto canale Roggia Rondanina a monte strada Rivoltana 192 6. Telecontrollo e telecomando del sistema idraulico – irriguo consortile 192 7. Realizzazione di una vasca di regolazione settimanale per la rifasatura dei deflussi del Fiume Serio in Albino e di garanzia per assicurare il minimo deflusso vitale 194 8. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda IV lotto III stralcio 196 9. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda V lotto – opere residue – II stralcio – sottostralcio B3 196 10. Ristrutturazione di tratti delle Rogge Trevigliesi 197 11. Sistemazione tratti canali primari della Roggia Brembilla 199 11. Le proposte di tutela e valorizzazione del territorio agricolo 200 Area della collina 200 Area della pianura settentrionale 201 Progetto “orti familiari” 201 Area dell'Isola Bergamasca 203 Progetto “l’isola bergamasca: un Progetto di sviluppo rurale” 203 Area della pianura meridionale 207 12. Proposte di tutela del quadro ambientale 209 1. Progetto Banche Dati 210 a. Banca Dati Catastale 210 b. Monitoraggio e gestione delle risorse idriche 210 c. Banca Dati Biologica 211 2. Progetto “L’Isola Bergamasca”: un’agricoltura sostenibile in un ambiente sostenibile 212 3. Parco delle Rogge. Progetto di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua consortili 213 4. Progetto Orti familiari 213 5. Progetto di collegamento dei biotopi attraverso la rete dei corsi d’acqua naturali e superficiali della pianura bergamasca 214 6. Progetto di compostaggio dei rifiuti 216 7. Progetto Difesa del suolo 216 8. Progetto Sistemazioni idrauliche interconnesse dei canali 217 2 GUIDA METODOLOGICA A) DOCUMENTI DI CARATTERE CONOSCITIVO 3 1 Notizie generali 1.1 Il comprensorio ed il consorzio di bonifica Il comprensorio Media Pianura Bergamasca si estende su una superficie globale di 79.079 ettari, comprendente in tutto o in parte 108 Comuni, appartenenti alle provincie di Bergamo (78.872 Ha), Brescia (35 Ha), Cremona (54 Ha) e Lecco (118 Ha). Si tratta dell’area che si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende lungo la sponda sinistra del fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una parte e dall’altra lungo la sponda destra del fiume Oglio (da Castelli Calepio a Calcio) estendendosi a sud fino al confine con la provincia di Cremona. Interessa una popolazione complessiva di circa 625.000 abitanti. L'altimetria è variabile da oltre 300 m s.l.m. fino a circa 100 m s.l.m. nell'estremità sud. Soprattutto nella zona meridionale i terreni, di origine alluvionale, presentano una natura argillosa-limosa a limitata permeabilità anche se di modesto spessore e poggianti su un substrato grossolano ad elevata permeabilità. Le stesse caratteristiche di elevata permeabilità sono riscontrabili in superficie in zona montana e nell'alveo dei principali torrenti, consentendo l'originarsi di una ricca falda acquifera, ampiamente impiegata da privati per fini industriali, potabili ed anche irrigui. Il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca possiede (alla data del Censimento dell’agricoltura del 1990) una Superficie Agraria Totale (SAT) di 49.300 ettari ed una Superficie Agraria Utilizzabile (SAU) complessiva di quasi 43.000 ettari. 4 L’attività di bonifica del comprensorio consortile, consiste nella periodica e costante manutenzione, esercizio e vigilanza di una fittissima rete di canali irrigui e di colo (con uno sviluppo complessivo di circa 550 Km) che raccolgono le acque nei canali di bonifica per farle defluire nei fiumi demaniali. La zona compresa oggi nel territorio di competenza del Consorzio di Bonifica si caratterizza per un’antica tradizione irrigua, risalendo le prime opere ai secoli XIII e XIV. Ciò nonostante il territorio bergamasco lamentava una limitata disponibilità di risorsa idrica. Dagli anni trenta di questo secolo per l’agricoltura bergamasca si evidenziò così l’esigenza di poter disporre di risorse idriche con un deflusso costante e sicuro nei mesi centrali dell’irrigazione. Le acque dei corsi bergamaschi Brembo, Serio e Cherio per la loro instabilità durante i mesi estivi non potevano assicurare questo tipo di fornitura idrica. Proprio in quel periodo si procedette agli sbarramenti dei laghi di Como e Iseo che consentirono di poter disporre fra l’altro di “acque nuove” derivanti dagli invasi e attribuibili alle utenze irrigue delle provincie di Brescia, Cremona, Milano e in minor misura di Bergamo. Nel primo dopoguerra la C.C.I.A. di Bergamo avanzava al Ministero dei LL.PP. domanda di concessione di acque nuove da rilevarsi dal fiume Adda e contemporaneamente avanzava al Ministero Agricoltura e Foreste domanda di classifica del territorio bergamasco in Comprensorio di Bonifica di II° categoria ai sensi e per gli effetti della Legge 13/2/1933 n° 215 in materia di bonifica. Il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, dopo molte difficoltà, si costituì quindi, come Ente di diritto pubblico, il 22 novembre 1955 (DPR n° 2634 Div. II). Il suo Statuto fu approvato il 14 febbraio 1956 con Decreto Ministeriale n° 361; nel 1961 ne venne approvato un nuovo testo modificato, infine lo Statuto fu rivisto e aggiornato ottenendo l’approvazione della Giunta Regionale della Lombardia con delibera n° 4974 in data 6/9/1976: tale testo è attualmente in vigore. 5 Inizialmente l’attività del Consorzio si sviluppava sull’intera superficie del suddetto comprensorio, interessando 92 Comuni amministrativi ed una superficie di quasi 41.785 ettari. Nel 1961 venne pubblicato il “Piano Generale di Bonifica” e l’anno seguente iniziarono le attività per la realizzazione delle opere programmate. Dopo i primi anni di studio, che si protrassero fino al 1962, l’attività del consorzio ebbe concreto inizio nel 1983, con la concessione dei primi finanziamenti. Con il DM n° 1046 del 15 novembre 1973 vennero attribuite al Consorzio le funzioni di: 1. Manutentorio delle opere sulle acque del fiume Serio e dei torrenti Cherio e Morla. 2. Utilizzazione idrica, come da richiesta avanzata nel settembre 1968 ai sensi dell’art. 72 del TU sulle acque ed impianti elettrici. Con il DPR 616 del 24 luglio 1977, le competenze in materia di Bonifica integrale (bonifica e irrigazione) passarono dal Ministero Agricoltura e Foreste alle Amministrazioni Regionali. In particolare, per la Regione Lombardia, tali funzioni vennero assunte dall’Ufficio Bonifica ed Irrigazione dell’Assessorato Agricoltura. Il 26 novembre 1984 venne pubblicata la Legge Regionale n° 59, testo coordinato sul “Riordino dei Consorzi di Bonifica”, dove venne prevista la copertura con Consorzi di Bonifica dell’intero territorio regionale, e vennero definiti gli attuali confini. 6 L'idrografia superficiale è rappresentata dall'Adda e dall'Oglio che con i rispettivi affluenti (Brembo e Serio per l'Adda e Cherio per l'Oglio), attraversano l'intero comprensorio. Contrariamente ai due corsi principali, che hanno le loro sorgenti in alta quota e, nonostante l'influenza delle regimazioni derivanti dagli usi idroelettrici, presentano portate interessanti durante tutto l'anno (anche per l'effetto di laminazione causato dai laghi di Como e d'Iseo), i restanti corsi d'acqua hanno origine dai versanti sud delle montagne bergamasche, poco elevate e caratterizzate da scarsa permanenza di nevi. Ciò origina un forte regime torrentizio, ancora più evidente nei corsi minori (torrenti Dordo, Lesina, Morla, Morletta, Zerra, Tirna e Rillo), che interessano l'intero comprensorio. Lo stesso poi è percorso da un'importante rete di fossati e rogge, prevalentemente ad uso promiscuo irriguo e di bonifica, la cui gestione è resa difficile sia dagli accentuati picchi derivanti dai regimi torrentizi sia dalle recenti variazioni dell'uso del suolo, che hanno comportato lo sviluppo di aree impermeabilizzate ad uso civile, industriale e commerciale, con aumenti dei coefficienti udometrici, diminuzioni dei tempi di corrivazione e conseguenti ondate di piena di forte entità. Inoltre, particolare caratteristica del territorio è la presenza di tre falde affioranti (isoipse 150, 120 e 105 circa) aventi origine nelle parti elevate dei permeabili conoidi del Brembo, Serio e Cherio, falde intensamente sfruttate quali fonti di approvvigionamento idrico e, per questo, in fase di progressivo abbassamento. Nell'ambito del comprensorio consortile sono identificabili 8 bacini idraulici indipendenti. La differenziazione fra i singoli bacini consente comunque di parzializzare i diversi interventi e rende necessaria un'analoga differenziazione nelle attività consortili. In realtà si tratta sempre di sub bacini confluenti nei due fiumi 7 principali (Adda e Oglio), per cui nelle rappresentazioni tradizionali adottate negli studi e descrizioni territoriali sono sovente riuniti nei bacini maggiori. a) Bacino del torrente Sonna. Si tratta di un piccolo bacino, prevalentemente montuoso, con piccole aree coltivate in prossimità dell'Adda ed alcuni insediamenti industriali. Per la sua limitata dimensione e per la giacitura viene normalmente ricompreso nell'ambito del territorio dell'Isola b) Bacino dell’Isola. Comprende la zona dell’“Isola bergamasca”. c) Bacino del torrente Quisa. E' un piccolo bacino prevalentemente montano che comprende i comuni di Almè, Villa D'Almè, Paladina, Valbrembo e Mozzo. d) Bacino del torrente Morla. Benché di limitate dimensioni, questo bacino, che comprende i comuni di Ponteranica e Sorisole, interessa anche la parte settentrionale di Bergamo. Dopo l'attraversamento di Bergamo, il Morla è ripreso e regimato da parte del Consorzio sia per fini irrigui che di bonifica. e) Bacino del fiume Brembo. E’ sito all'estremità occidentale del Consorzio e costituisce uno dei bacini con maggiori interventi di bonifica, attraverso una fitta rete di canali e rogge ad uso promiscuo con un entità di quasi 76 m. quadrati/Ha f) Bacino del fiume Serio. Il Serio rappresenta il principale bacino idraulico del Consorzio. g) Bacino del fiume Oglio e del torrente Cherio. E' un bacino che si situa all'estremità nord-est del Consorzio. 8 h) Bacino dei Pozzi e Risorgive. Costituisce la parte più meridionale del Consorzio e presenta la particolarità di una diffusa presenza di Risorgive ampiamente utilizzate a fini irrigui. Sono state identificate tre diverse falde, fuoriuscenti alle isoipse 150, 120 e 105 m, ampiamente sfruttate per usi industriali e potabili. Il forte impiego ha causato un depauperamento e l'abbassamento medio della falda libera. Di conseguenza si è sempre più accentuata l'esigenza di pompaggi da pozzi per usi irrigui, effettuati sia da parte del Consorzio che direttamente da privati, al fine di sostituire i tradizionali apporti naturali delle risorgive. Si tratta di una superficie che mantiene una vocazione agricola, che trova nell'irrigazione un fondamentale supporto: le competenze del Consorzio non coprono l'intero territorio, che anzi è frazionato ed intercalato con sistemi privati di pompaggio e distribuzione. La zona attorno al comune di Caravaggio è servita da un'ampia rete, con incidenza di circa 48 m2/Ha, la cui manutenzione è però gestita solo in parte dal Consorzio medesimo. Per le restanti parti è disponibile solo una rete di limitate dimensioni, anche se è prevista la ristrutturazione e il riordino delle diverse utenze. Si tratta di un settore dove si avverte maggiormente l'esigenza di un intervento coordinato del Consorzio, anche nell'esercizio delle sue funzioni di utilizzazione idrica ai sensi del RD n° 1775 dell'11 dicembre 1933. Dal punto di vista patrimoniale le opere che il consorzio gestisce sono: − opere appartenenti a privati: possono essere di proprietà del consorzio di bonifica stesso, oppure di persone fisiche diverse dal consorzio e da questo gestite; 9 − opere appartenenti al demanio statale o regionale: è il caso di opere eseguite dal consorzio mediante finanziamenti pubblici e che per la loro natura hanno dovuto essere inserite negli elenchi demaniali statali o regionali. Per quello che riguarda gli altri organismi operanti sul territorio e coinvolti nella gestione delle acque, si segnala un’unica utenza importante esterna, la Federazione Utenze Irrigue in Sponda Destra del Fiume Oglio-Bassa Pianura Bergamasca. Essa gestisce tre derivazioni: le rogge Sale, Donna e Antegnate. Derivano nel complesso 10 m3/s e irrigano 4.000 Ha nel complesso. Esistono altre numerose compagnie private di minore importanza, preesistenti alla costituzione del Consorzio e che conservano un'autonomia amministrativa e gestionale. 1.2 Profilo geografico Con la deliberazione del Consiglio Regionale della Lombardia n. IV/213, pubblicata con il BU RL del 23 luglio 1986, viene definita la “Suddivisione in comprensori di bonifica del territorio regionale non già classificato di montagna” ai sensi dell'art.5 LR 26 novembre 1984, n° 59. Assieme ai restanti comprensori regionali, vengono definiti per il “Comprensorio n° 6 (denominazione provvisoria :”MEDIA PIANURA BERGAMASCA”) i seguenti confini: Partendo dal fiume Adda, all'intersezione col confine settentrionale del Comune di Cisano Bergamasco: 10 • il limite della comunità montana n° 15 (Lario Orientale) lungo il confine settentrionale del Comune di Cisano Bergamasco; • il limite della comunità montana n° 14 (Valle Imagna) lungo i confini dei comuni di Cisano Bergamasco, Pontida, Ambivere, Barzana, Brembate di Sopra, Valbrembo, Paladina, Almè e Villa d'Almè; • il limite della comunità montana n° 13 (Valle Brembana) lungo i confini dei comuni di Villa d'Almè, Sorisole e Ponteranica; • il limite della comunità montana n° 12 (Valle Seriana) lungo i confini dei comuni di Ponteranica, Torre Boldone, Gorle e Scanzorosciate; • il limite della comunità montana n° 9 (Valle Cavallina) lungo i confini dei comuni di Scanzorosciate, Cenate Sotto, San Paolo d'Argon, Gorlago e Carobbio degli Angeli; • il limite della comunità montana n° 7 (Monte Bronzone e Basso Sebino) lungo i confini dei comuni di Grumello del Monte e Castelli Calepio sino al fiume Oglio; • il fiume Oglio sino alla presa del Naviglio della città di Cremona; • il Naviglio della città di Cremona sino alla presa della roggia Cantaranella; • la roggia Cantaranella sino al confine settentrionale del comune di Fontanella; • il confine settentrionale ed occidentale del comune di Fontanella sino al Naviglio di Barbata; • il Naviglio di Barbata sino alla strada Isso-Mozzanica; • detta strada e il confine tra le province di Bergamo e Cremona sino al fiume Serio; • il fiume Serio sino al confine settentrionale del comune di Sergnano; • breve tratto di detto confine fino alla strada Sergnano-Mozzanica; • la strada medesima verso nord sino al limite dell'abitato di Mozzanica; • strada per la cascina Vallarsa sino al confine occidentale di Mozzanica; • detto confine tra le province di Bergamo e Cremona; 11 • il confine di provincia sino alla ferrovia Cremona-Treviglio; • breve tratto della roggia Cremasca sino al confine del comune di Vailata; • il confine orientale del comune di Vailata e, in continuazione, il confine meridionale, orientale e settentrionale del comune di Calvenzano; • la roggia Vailata sino alla presa sul fiume Adda; • il fiume Adda sino al confine settentrionale del comune di Cisano Bergamasco, a chiusura del perimetro. Il territorio interessato è descritto sulla C.T.R. al 50.000 nei fogli B/5; C/5; C/6 (vedasi Tavola 1 in appendice). L'attuale comprensorio di bonifica, delimitato dalla citata delibera del Consiglio Regionale, comprende il territorio di 107 comuni amministrativi (tabella 1.1), distribuiti tra le provincie di Bergamo, Cremona, Lecco e Brescia (tabella 1.2). tabella 1.1 - Comuni del comprensorio. N Comune Prov. % in Compr. 1 Albano S. Alessandro BG 100 528 2 Almè BG 100 196 3 Ambivere BG 100 324 4 Antegnate BG 100 942 5 Arcene BG 100 423 6 Azzano S.Paolo BG 100 421 7 Bagnatica BG 100 625 8 Barbata BG 41 320 9 Bariano BG 100 704 10 Barzana BG 100 206 11 Bergamo BG 100 3876 12 Bolgare BG 100 840 13 Boltiere BG 100 405 14 Bonate Sopra BG 100 594 15 Bonate Sotto BG 100 627 12 ha 16 Bottanuco BG 100 572 17 Brembate Sopra BG 100 434 18 Brembate Sotto BG 100 545 19 Brignano Gera d'Adda BG 100 1183 20 Brivio CO 30 238 21 Brusaporto BG 100 501 22 Calcinate BG 100 1472 23 Calcio BG 65 1247 24 Calusco d'Adda BG 100 824 25 Canonica d'Adda BG 100 317 26 Capralba CR 4 48 27 Capriate S. Gervasio BG 100 583 28 Caravaggio BG 100 3281 29 Carobbio degli Angeli BG 100 667 30 Carvico BG 100 438 31 Castelli Calepio BG 100 991 32 Castel Gabbiano CR 2 6 33 Castel Rozzone BG 100 165 34 Cavernago BG 100 746 35 Cenate Sotto BG 100 451 36 Chignolo d'Isola BG 100 529 37 Chiuduno BG 100 663 38 Cisano BG 100 754 39 Ciserano BG 100 520 40 Cologno al Serio BG 100 505 41 Cividate BG 100 955 42 Comun Nuovo BG 100 1753 43 Cortenuova BG 100 636 44 Costa Mezzate BG 100 510 45 Covo BG 100 1274 46 Curno BG 100 462 47 Dalmine BG 100 1160 48 Fara Gera d'Adda BG 28 300 49 Fara Olivana BG 100 493 50 Filago BG 100 534 51 Fornovo BG 100 695 52 Ghisalba BG 100 1021 53 Gorlago BG 100 556 54 Gorle BG 100 241 13 55 Grassobbio BG 100 825 56 Grumello del Monte BG 100 982 57 Isso BG 39 195 58 Lallio BG 100 214 59 Levate BG 100 531 60 Lurano BG 100 398 61 Madone BG 100 298 62 Mapello BG 100 850 63 Martinengo BG 100 2171 64 Medolago BG 100 376 65 Misano BG 100 611 66 Montello BG 100 174 67 Morengo BG 100 1028 68 Mornico BG 100 699 69 Mozzanica BG 67 630 70 Mozzo BG 100 356 71 Orio al Serio BG 100 303 72 Osio Sopra BG 100 503 73 Osio Sotto BG 100 745 74 Pagazzano BG 100 504 75 Paladina BG 100 204 76 Palazzolo sull'Oglio BG 17 300 77 Palosco BG 100 1045 78 Pedrengo BS 100 355 79 Pognano BG 100 317 80 Ponteranica BG 100 837 81 Ponte San Pietro BG 100 459 82 Pontida BG 100 1014 83 Pontirolo Nuovo BG 100 1083 84 Presezzo BG 100 213 85 Romano di Lombardia BG 100 1803 86 San Paolo d'Argon BG 100 507 87 Scanzorosciate BG 100 1078 88 Seriate BG 100 1241 89 Solza BG 100 123 90 Sorisole BG 100 1232 91 Sotto il Monte BG 100 512 92 Spirano BG 100 946 93 Stezzano BG 100 925 14 94 Suisio BG 100 458 95 Telgate BG 100 812 96 Terno d'Isola BG 100 399 97 Torre Boldone BG 100 344 98 Torre de Roveri BG 100 270 99 Treviglio BG 91 2900 100 Treviolo BG 100 927 101 Urgnano BG 100 1397 102 Valbrembo BG 100 366 103 Verdellino BG 100 378 104 Verdello BG 100 715 105 Villa d'Adda BG 100 601 106 Villa d'Almè BG 100 636 107 Zanica BG 100 1466 TOTALE 77643 tabella 1.2 - Riassunto superficie per provincia. Provincia ettari Bergamo 77.171 Brescia 118 Cremona 300 Lecco 54 TOTALE 77.643 Il calcolo della contribuenza utilizzato dal Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca segue oggi quattro diverse linee principali, con alcune varianti al loro interno; la combinazione fra le differenti possibilità fornisce oltre un centinaio di diversi computi. In pratica la suddivisione risulta essere: 15 a) ruoli catastali b) ruoli dei fabbricati c) ruoli irrigui d) canoni per concessioni a) Ruoli Catastali Nell’ambito dei ruoli catastali vengono identificate due tassazioni: a1) tassazioni di contribuenza generale a2) tassazioni per altra contribuenza o spese di esercizio Le tassazioni di contribuenza generale fanno riferimento alla superficie catastale, che viene moltiplicata per due diversi coefficienti: il primo (TA-COEFF) è un coefficiente comprendente le caratteristiche del terreno, il secondo (TA-VA-AG) fornisce il ragguaglio ai costi di riferimento. Le tassazioni per spese di esercizio prevedono invece il calcolo del reddito dominicale virtuale (REDD.DOM.VIRTUALE) definito come prodotto fra il reddito dominicale, se noto, per i medesimi coefficienti sopra ricordati, ovvero, se non indicato, il preventivo calcolo di un reddito dominicale presunto ottenuto dalla superficie catastale dichiarata, moltiplicata per parametri di qualità dipendenti dalla natura del terreno e della coltura. Analogo metodo viene applicato per la determinazione dei redditi dominicali presunti attribuibili alle opere pubbliche (strade ecc.) non altrimenti determinati. b) Ruoli dei Fabbricati I fabbricati immessi a ruolo sono parimenti sottoposti a due diverse tassazioni: b1) tassazioni di contribuenza generale b2) tassazioni per altra contribuenza o spese di esercizio Le tassazioni di contribuenza generale si differenziano a seconda che venga indicata la sola superficie del fabbricato ovvero anche una superficie catastale (quindi terreno). 16 Nel primo caso l’importo è calcolato mediante il prodotto fra la superficie del fabbricato (in m2) ed il coefficiente (TA-VA-AG ) che fornisce il ragguaglio ai costi di riferimento. Nell’altro caso viene definito il concetto di carato (prodotto fra rendita catastale e (TA-COEFF), un opportuno coefficiente) a sua volta moltiplicato per l’aliquota corrispondente (TA-ALIQ) per fornire l’importo. Le tassazioni per spese di esercizio prevedono invece il calcolo del reddito catastale virtuale (REDD.CAT.VIRTUALE) definito come prodotto fra il reddito catastale, se noto, per i medesimi coefficienti sopra ricordati, ovvero, se non indicato, il preventivo calcolo di un reddito catastale presunto ottenuto dalla superficie catastale dichiarata (m2), moltiplicata per parametri di qualità dipendenti dalla dislocazione e caratteristiche del fabbricato. c) Ruoli Irrigui Il calcolo dei ruoli irrigui risulta particolarmente complesso a causa della varietà di situazioni riscontrate sul territorio. Si dispone infatti di 4 tipologie di calcolo, ciascuna suddivisa in tre frazioni (anticipo, saldo ed ammortamento) per altro dipendenti da 12 diversi “stati” delle particelle. A ciò si aggiunga che, come già menzionato, attualmente il bilancio del Consorzio prevede la suddivisione nelle singole rogge, distretti e, in alcuni casi, subdistretti, situazione però, che a causa delle differenze esistenti, sarà difficilmente accorpabile. d) Canoni per concessione La regolamentazione dei canoni per concessione è semplificata dalla normativa vigente (R.D. 368/904, TU 11/12/33 n° 1775 e Legge n° 36/94) che in pratica impone sia le metodiche di esazione che le aliquote. I modi di esazione attuale rispondono a tali condizioni, prevedendo direttamente, per i diversi concessionari, gli importi dovuti. 17 Ciò consente di considerare tali importi come voce a se stante nell’ambito del bilancio, che non richiede pertanto alcuna variazione anche nell’ottica del nuovo piano di classifica. La gestione dell’insieme delle informazioni necessarie alla formulazione delle aliquote di contribuenza avviene mediante supporto informatico che elabora i dati di un archivio catastale interno, con identificazione puntuale, per ogni ditta iscritta, del valore dei differenti coefficienti e metodi di calcolo, sia pure con l’assenza di alcuni dati di notevole interesse quale, ad esempio, il codice fiscale. L’introduzione e la variazione dei dati in detto archivio è però avvenuta in modo incompleto per quanto riguarda i riferimenti catastali necessari alla identificazione territoriale del singolo immobile, ma non essenziali nell’attuale configurazione del riparto. Ciò deriva, indubbiamente, dalla struttura del catasto della Provincia di Bergamo, organizzato su fogli catastali “aperti”, quindi con delimitazioni non corrispondenti alla morfologia del terreno, bensì a delimitazioni rettilinee arbitrarie (tracciate a tavolino) intersecanti sia particelle che opere varie. Inoltre manca anche la delimitazione amministrativa del singolo comune, quindi si riscontrano sovente indicazioni difficilmente riconducibili ad una cartografia del territorio. Si aggiunga poi che, per potere identificare alcune particelle, sono stati introdotte indicazioni e sub divisioni di comodo, utili ai fini della gestione del Consorzio, ma non rispondenti alle specifiche del reale Catasto. La contribuenza generale del Consorzio (vedi Tavola 2a) è suddivisa in due sezioni (contribuenza irrigua e contribuenza idraulica). La contribuenza irrigua (vedi Tavola 2b in allegato) è a sua volta suddivisa in sette zone omogenee di approvvigionamento con differenti tariffe di irrigazione: 18 - zona dell’Isola-Impianto Pluvirriguo del Fiume Adda (non ancora attivato); - zona dei Pozzi (£/Ha 150.000-180.000); - zona servita dalle derivazioni del fiume Brembo (£/Ha 130.000-160.000); - zona servita dalle derivazioni del fiume Serio (£/Ha 130.000-160.000); - zona servita dalle derivazioni del fiume Cherio (£/Ha 80.000-120.000); - zona servita dalle derivazioni del fiume Oglio (dato non conosciuto); - zona servita dall’impianto Pluvirriguo del fiume Oglio (£/Ha 300.000-350.000). La contribuenza idraulica (vedi tavola 2c in allegato) viene invece articolata in cinque comprensori ai quali sono applicate tariffe di contribuenza media diverse: - comprensorio scaricatore Roggia Serio (contribuenza media £/Ha 225.000); - comprensorio canale di Gronda Sud (contribuenza media £/Ha 55.400); - comprensorio bonifica idraulica torrente Morla (contrib. m. £/Ha 103.000); - comprensorio bonifica idraulica fiume Serio (contrib. m. £/Ha 21.600) - comprensorio scolmatore torrente 1.3 - Profilo socio - economico Il comprensorio ha una popolazione di 628.119 abitanti (dati anagrafici ISTAT 1995, cfr. Tab. 1) distribuita su una superficie di circa 775 Kmq1 . E’ il terzo comprensorio più esteso dopo il Varese e l’Est Ticino Villoresi ed è anche uno dei quattro comprensori più densamente popolati (lo superano solo i due comprensori appena citati ed il Brianza): vi risiedono 816 abitanti per Kmq contro i 382 medi calcolati per il complesso delle aree comprensoriali (dati ISTAT ‘95, cfr. Tab. 1.1). La popolazione residente nel 1995 rappresentava una 1 In merito al procedimento adottato per il calcolo di questi valori si veda l’Introduzione al fascicolo. 19 quota significativa (8,19%) di quella complessiva di tutte le aree comprensoriali (cfr. Tab. 1). Il comprensorio, inoltre, mostra uno dei livelli più elevati di densità degli insediamenti di attività economiche rispetto a tutte le altre aree comprensoriali, un primo indice del forte sviluppo economico che lo caratterizza: vi operano circa 271 addetti per kmq (è superato solo dai comprensori Est Ticino Villoresi, Varese e Brianza; cfr. fascicolo riepilogativo) contro una media di 117 add./kmq (dati Aspo ‘94, cfr. Tab. 1.1). Fanno parte del comprensorio 102 comuni, tutti di medio-piccole dimensioni ad esclusione di Bergamo (l’unico comune con più di 100.000 abitanti): 64 comuni quasi equiripartiti tra le fasce 1.001-3.000 e 3.001-5.000, 29 di medie dimensioni (5.001-10.000 ab.) e solamente 6 di medio-grandi dimensioni (10.001-30.000 ab.); il comprensorio conta, tuttavia, solo 2 comuni di piccolissime dimensioni (meno di 1.000 ab.) (dati ISTAT 1995, cfr. Tab. 1). Lo sviluppo degli insediamenti residenziali è avvenuto, innanzitutto ed in misura molto consistente, nella prima cintura di Bergamo: anche comuni molto piccoli come Almè, Ponte San Pietro, Presezzo registrano densità demografiche di livello non molto discosto da quello di Bergamo (2954 ab./kmq) (dati ISTAT ‘95, cfr. Tab. 1.1). A riprova di ciò si può osservare come, a fronte di un incremento demografico a livello comprensoriale dell’8% circa tra l’81 ed il ‘95 (e +10% circa nel periodo precedente) che interessa quasi tutti i comuni circostanti Bergamo, questa città abbia fatto registrare un trend negativo (-5% circa nel periodo ‘81-’95 e più o meno lo stesso andamento nel decennio precedente) (cfr. Tab. 1 e cartina sulla popolazione). Si incominciano, tuttavia, ad intravedere i primi segni di saturazione in alcuni comuni vicini a Bergamo (Ponte San Pietro, Treviolo, Paladina; cfr. cartina sulla popolazione). 20 In effetti lo sviluppo insediativo attorno al polo di Bergamo (116.990 ab. nel 1995) ha portato alla formazione di centri conurbati che si saldano alla città ormai diventata la “Grande Bergamo”. Un fenomeno simile, anche se di proporzioni inferiori, ha riguardato il polo di Treviglio (25.319 ab. nel 1995; 802 ab./kmq): anche in questo caso lo sviluppo residenziale, a volte anche significativo, si è concentrato attorno alla città.Tra i comuni che presentano il livello più elevato di densità demografica vi sono Fara Gera d’Adda (1116 ab./kmq), Canonica d’Adda, Castel Rozzone (1477 ab./kmq) e Capriate San Gervasio (dati ISTAT ‘95, cfr. Tab. 1.1). Mentre tutti questi comuni segnano un trend di crescita della popolazione tra l’81 ed il ‘95, Treviglio registra nello stesso periodo un trend negativo (-3% circa). Sia nel caso di Bergamo, sia in quello di Treviglio vi è stato, quindi, un traboccamento di abitanti verso i comuni di cintura. Tra Bergamo e Treviglio si inserisce poi il polo di Dalmine che, assieme ad alcuni comuni della direttrice BG-Treviglio, disegna una linea ad alta densità abitativa (cfr. Tab. 1.1 e cartina sulla popolazione). Considerazioni particolari vanno fatte per la zona di Isola (racchiusa tra i fiumi Adda e Brembo), un’area storicamente irrigua. Lo sviluppo dell’urbanizzato, in quest’area, è stato condizionato fortemente da quello della rete di canali di irrigazione che, essendo particolarmente fitta, ha costretto lo sviluppo insediativo (residenziale e commerciale) ad essere dello stesso tipo. In particolare, lo sviluppo è stato del tipo a rete con una maggiore concentrazione lungo la SS Francesca. In questa zona si parla oramai di saturazione dal punto di vista insediativo. 21 Lo sviluppo degli insediamenti, sia residenziali sia produttivi, è avvenuto soprattutto nella parte ovest del comprensorio (fino alla direttrice BG-Treviglio), mentre l’est è rimasto e rimarrà, se ci si attiene al quadro desumibile dalla Carta Mosaico degli insediamenti previsti dai PRG, sostanzialmente agricola. E, tuttavia, i comuni a più forte sviluppo (incrementi demografici superiori al 40%) sono collocati proprio nella fascia est del comprensorio (Cavernago, Bagnatica, Brusaporto, Pedrengo ed altri comuni limitrofi in misura minore; cfr. Tab. 1). E’ un’area che raccoglie i benefici di uno sviluppo economico che si è spostato ad est (si veda oltre), in direzione della Val Cavallina. Le direttrici di sviluppo sono state quelle viarie con la preferenza per alcuni poli: nel caso delle abitazioni Bergamo, Treviglio e, in misura minore, Somma Lombarda; per gli insediamenti produttivi, invece, oltre a Bergamo e Treviglio vi è anche Dalmine, polo storico che ha assorbito anche parte dello sviluppo recente. Lo sviluppo del produttivo è avvenuto storicamente (dagli anni ‘50 in poi) per trasferimento dal milanese sulla direttrice autostradale Trezzo sull’AddaBergamo, mentre successivamente (anni ‘70) si è spostato sulla linea BergamoBrescia. Nella Bassa Bergamasca lo sviluppo è stato del tipo a maglia. Escludendo Treviglio (e la direttrice BG-Treviglio), lo sviluppo è avvenuto in modo discontinuo e, tuttavia, è già in atto una tendenza alla saldatura che l’Amministrazione Provinciale vuole scongiurare. La popolazione del comprensorio è sensibilmente più giovane di quella del totale dei comprensori (cfr. Tab. 2). Il comprensorio, e soprattutto le zone più industrializzate, esercitano un forte potere di attrazione (nei confronti del cremasco, delle Valli bergamasche e via dicendo) e sono soprattutto nuclei 22 famigliari giovani con figli piccoli ad immigrare. Il saldo migratorio a livello provinciale è, infatti, positivo e sostiene l’espansione demografica assieme al saldo naturale che, pur essendo di livello basso, risulta pur sempre positivo. Il processo di invecchiamento della popolazione, tuttavia, procede rapidamente (l'indice V è cresciuto del 134% nel periodo '71-'91; cfr. Tab.2). Gli attivi nel 1991 erano 45 residenti su 100 e di questi 42 erano occupati, valori identici a quelli ottenuti per il totale dei comprensori (cfr. Tab. 4). Entrambi questi aggregati - e gli occupati più degli attivi in quanto i giovani entrano molto presto nel mercato del lavoro, soprattutto nel settore dell’edilizia - sono cresciuti tra l'81 ed il '91 nella misura dell'8-10% circa. La disoccupazione a livello provinciale è solo frizionale ed è attestata sul 3% 2 circa, grazie al forte sviluppo economico. Dati più recenti relativi all’intera provincia, pubblicati nel “Rapporto sull’economia bergamasca 1996-1997” promosso dalla CCIAA e dalla Amministrazione Provinciale di Bergamo, segnalano, dopo una contrazione sul finire del 1996, alcuni segnali di ripresa. Il sistema produttivo ha infatti ripreso a generare posti di lavoro netti: per tutto il primo trimestre del 1997 il differenziale tra avviamenti e cessazioni di rapporti di lavoro risulta ampiamente positivo e in crescita. Nello specifico l’occupazione nel settore industriale ha fatto segnare nei primi due semestri del 1997 una variazione positiva (+0,5%) rispetto all’ultimo del 1996, per poi rallentare nel terzo periodo dell’anno (-0,5%), mentre nell’artigianato anche il terzo trimestre del 1997 ha fatto registrare un progresso dello 0,3%. Le previsioni occupazionali formulate dalle imprese manifatturiere e di servizi per il 1998 confermano questi segnali positivi. Questo trend sembra essere confermato dalla diminuzione, dopo la crescita del 1996, del ricorso alla CIG. L’occupazione dipendente dovrebbe così crescere dello 0,4%, con un deciso apporto dalle micro imprese e dal settore dei servizi. 2 Dato fornito dall’Amministrazione provinciale. 23 Da un punto di vista qualitativo, la situazione occupazionale della provincia mostra qualche segnale di scarsa flessibilità nella difficoltà ad offrire nuove opportunità ai disoccupati di lunga durata e agli ultra trentenni. Un altro elemento di debolezza può essere letto nei livelli di inquadramento occupazionale: le previsioni di crescita lombarde si basano su di un aumento dei livelli impiegatizi, quelle della provincia in esame beneficerebbero dello sviluppo occupazionale nella stessa proporzione operai ed impiegati. In generale la domanda di laureati e diplomati risulta largamente inferiore all’offerta, denunciando così un ancora scarso sfruttamento delle risorse umane qualificate. Al contrario, la domanda di manodopera sia generica che specializzata, ma comunque dotata di titoli di studio inferiori, resta assai superiore all’offerta, e le imprese denunciano quindi difficoltà a reperirla. Le scelte formative sono quindi orientate verso i diplomi “deboli”, con una lieve flessione delle iscrizioni universitarie. A Bergamo inoltre si verifica un calo più accentuato dei dirigenti. A differenza di comprensori come l'Est Ticino Villoresi e similmente al Brianza ed al Varese, la popolazione è principalmente impegnata nel settore industriale (52,68%) che ha registrato una crescita nel periodo 1981-91; seguono, in ordine di importanza, il terziario (45,59%) che è in forte espansione (+29% tra l'81 ed il '91) ed infine quello agricolo (1,73%) in sensibile contrazione (-36% circa) (cfr. Tab. 3). A determinare l’importanza che assume il terziario (soprattutto di tipo commerciale e dei servizi personali) concorre molto la città di Bergamo ed i comuni limitrofi (si veda oltre). Rispetto al totale dei comprensori, i residenti si dedicano in misura maggiore all'industria e meno all'agricoltura ed al terziario. 24 Sotto l'aspetto economico 3 il territorio si caratterizza per la presenza di tre distretti industriali: il Trevigliese del metalmeccanico, che copre la fascia sudovest del comprensorio e si allarga in parte al comprensorio Cremasco ed in parte all'Est Ticino Villoresi; un secondo distretto metalmeccanico (il "Lecchese") copre, invece, la zona dell'Isola 4 collocata a nord-ovest e sconfina nel comprensorio Brianza; infine, il distretto tessile-macchine per il tessile, originariamente denominato del "tessile/abbigliamento", che è collocato a sud-est e va a coprire anche il bresciano nella zona di Palazzolo sull’Oglio (cfr. cartina sulle unità locali). Il settore dell’abbigliamento, in effetti, è quello che ha subito maggiori erosioni e solo il settore moda sembra tenere (rilevante soprattutto a Bergamo e dintorni e a Treviglio). Da un profilo progettuale l’unico distretto attivo è il metalmeccanico Lecchese che ha presentato, assieme al vicino distretto Brianza della meccanica, 5 progetti finanziati in parte dalla Regione Lombardia. I due più significativi, dal punto di vista economico, prevedono la costituzione di un’Agenzia per l’Internazionalizzazione che sarà di supporto a tutte le aziende dei due comprensori per le problematiche attinenti i rapporti con l’estero e la realizzazione di una workstation per ottenere prototipi per i settori metalmeccanico e dello stampaggio delle materie plastiche. I comuni bergamaschi appartenenti a questo distretto mostrano andamenti non univoci, taluni in crescita ed altri in lieve discesa (cfr. Tab. 5). Il distretto Trevigliese, invece, è ancora fermo alla fase di realizzazione di un centro servizi con funzioni generali e quindi non ha ancora sviluppato progetti specifici di sviluppo. Ciò non ha comunque inciso sullo sviluppo industriale della zona (Treviglio: +76% e Fara Gera d’Adda: +89%, come unità locali manifatturiere, 1981-’91, cfr. Tab. 5). 3 Per gli aspetti relativi al settore agricolo si veda la sezione della relazione dedicata alle “Caratteristiche delle aziende agricole, produzioni e investimenti fondiari”. 4 La zona, tuttavia, registra anche la presenza di grosse aziende tessili. 25 Ancora più indietro è lo stato di attuazione del distretto industriale del tessile che non ha neanche presentato un progetto di costituzione di un Centro Servizi. I comuni rientranti nel distretto fanno registrare nel decennio ‘81-’91 andamenti molto diversificati che vanno dal molto positivo (Cevernago: unità locali +64%, e in misura minore Mornico, Telgate e Grumello) al leggermente negativo (come Palosco e Calcinate) (cfr. Tab. 5). Il cuore del settore industriale è costituito da aziende di medio-piccole dimensioni, con prevalenza numerica di quelle più piccole com’è nella logica tipica dei distretti industriali. Come si è verificato in altri comprensori (come l’Est Ticino Villoresi) i primi anni ‘80 hanno visto una diminuzione dell’occupazione nelle grandi imprese con consistenti processi di ristrutturazione, mentre nella seconda metà degli anni ‘80 l’occupazione ha ripreso ad aumentare con lo sviluppo delle piccole e medie aziende. La crescita delle unità locali (+17% circa) risulta essere, in questo periodo (‘81-’91) superiore a quella degli addetti (+6% circa), fenomeno tipico del distretto industriale ove le imprese si attivano attraverso meccanismi di imitazione da altre imprese e vengono supportate dalle reti familiari. Il numero delle imprese fra il 1986 ed il terzo trimestre del 1997 presenta un profilo negativo di natalità nel settore industriale (con un ridimensionamento del tasso negativo dal 1993), dato che però viene bilanciato dalla crescita nel settore dei servizi. Dal 1996 si segnala inoltre un aumento del dinamismo imprenditoriale (dati CCIAA e Provincia di Bergamo). Lo sviluppo delle piccole imprese, tra le quali compaiono molti contoterzisti, ha portato in questi anni ad una “crisi” del comparto a causa della mancanza di spazi per l’espansione. Il fenomeno è imputabile sia alle lungaggini burocratiche legate alla richiesta di aree per l’insediamento sia al progressivo esaurimento di questi spazi e alle deficienze del reticolo viario soprattutto sulla direttrice est-ovest. 26 Le aziende più rilevanti numericamente sono quelle del settore meccanico che assicura circa la metà dell’occupazione. Tuttavia il settore più giovane e più dinamico è quello della gomma e delle materie plastiche, molto diffuso ma con maggiore presenza a est di Bergamo (all’interno del distretto tessile) nella zona di Grumello-Castelli Calepio (e nella Val Cavallina). Sotto questa zona (e sempre nel distretto citato) ve n’è un’altra nota a livello internazionale per la produzione di bottoni (60% circa di produzione esportata 5 ), che abbraccia i comuni di Telgate, Bolgare (in parte), Calcinate, Palosco ed altre zone del Bresciano. Oltre al settore della gomma e plastica un altro settore in forte sviluppo attualmente è quello elettromeccanico che da Bergamo si sta ora allargando ai comuni limitrofi. Infine è presente il settore della chimica con alcune grosse aziende. Alcune aziende si sono trasferite da Milano nella zona di Isola. In questa zona inoltre è presente anche il settore legno che, tuttavia, è oramai in mano all’artigianato. Le grosse aziende del settore, invece, sono passate alla plastica. Di recente vi è stata, inoltre, una certa richiesta di aree per l’insediamento da parte di aziende del settore della logistica (trasporti, magazzini per conto terzi, distribuzione merci, ecc.) anche grazie alla prevista realizzazione dell’interporto di Montello. Rilevante è anche la zona di Dalmine (unità locali manifatturiere: +11%, ‘81-’91; cfr. Tab. 5), comune di insediamento storico delle acciaierie omonime che ha ripreso a svilupparsi di recente. Inoltre, con gli sviluppi recenti l’economia dell’area di Dalmine si è allargata, ma sempre nell’ambito dell’alta tecnologia, al settore elettromeccanico (con due grosse aziende come la Hewlett Packard di Stezzano e la ABB). 5 Dato fornito dalla C.C.I.A.A. di Bergamo. 27 La zona di Romano di Lombardia (unità locali manifatturiere: -14% circa, ‘81’91)- Martinengo, invece, si caratterizza, salvo quanto si dirà tra poco, come sostanzialmente agricola. Si estende a est del fiume Serio anche alcuni comuni limitrofi. E’ una zona che ha perso insediamenti industriali, anche se presenta dei punti di forza superiori a quelli della zona di Treviglio (certamente più industrializzata) ovvero i collegamenti ferroviari (mentre a Treviglio vi sono due stazioni per le merci, una per il nord-sud e una per l’est-ovest, tra loro non collegate). Tra i settori che sopravvivono vi sono l’edilizia e l’industria alimentare. In linea generale, nonostante le specializzazioni di area sopra indicate, prevale nel comprensorio una situazione di de-specializzazione e quindi un buon grado di diversificazione produttiva. Il comparto manifatturiero, complessivamente considerato, rappresenta una specializzazione produttiva per il comprensorio (cfr. Tab. 7), ma non in modo consistente, a causa dell’elevata polverizzazione del tessuto produttivo. L'attività economica nel comprensorio, rispetto a quella del totale dei comprensori, è concentrata nei settori manifatturiero, edile e del commercio che insieme costituiscono circa il 74% delle unità locali ed il 78% degli addetti (unità locali complessive nel 1994: 44.759; addetti nello stesso anno: 210.991; dati ASPO, cfr. Tab. 7). Il più elevato grado di specializzazione viene registrato, invece, nel settore edile (cfr. Tab. 7), che mostra, tra l’81 ed il ‘91, tassi di incremento delle unità locali (+38%) e degli addetti (+32%) significativi (cfr. Tab. 5 e 6). In quegli anni il settore ha lavorato molto a supporto dell’espansione del terziario commerciale. Attualmente, invece, le piccole aziende 28 artigianali edili si dirigono prevalentemente verso Milano, dove si occupano di manutenzione, di ristrutturazione e di opere pubbliche.. Il commercio, invece, ha avuto un forte sviluppo negli anni ‘80 e diverse aree industriali sono state trasformate in commerciali. Il fenomeno, che ha portato alla creazione di diversi centri commerciali a scapito della distribuzione al dettaglio, ha interessato in modo particolare l’hinterland ed i comuni di cintura di Bergamo. Con la crescita dei valori fondiari il fenomeno è divenuto più contenuto, per cui il settore, pur essendo cresciuto (+15%) come unità locali e come addetti (+28%) nel decennio ‘81-’91, non ha raggiunto una consistenza paragonabile a quella di altri comprensori (come l’Est Ticino Villoresi). Il comprensorio, infatti, non è specializzato nel settore in parola (cfr. Tab. 7). Infine è da notare il fortissimo sviluppo del settore finanziario e dei servizi alle imprese, con una crescita sia delle unità locali (+134% circa) sia degli addetti (+97% circa) tra l’81 ed il ‘91, grazie all’alto tasso di sviluppo economico del comprensorio. La provincia di Bergamo fa registrare il più alto numero di sportelli bancari d’Italia, tanto da farla chiamare “la Svizzera d’Italia”. A determinare gli andamenti appena descritti ha concorso anche il comparto dei servizi alle imprese, le quali, essendo in gran parte di piccole dimensioni, esercitano una forte domanda di servizi soprattutto commerciali. Complessivamente, l’economia comprensoriale registra andamenti decisamente positivi (unità locali: +30% circa; addetti: +22% circa; cfr. Tab. 5 e 6) tra l’81 ed il ‘91. Gli incrementi si distribuiscono in modo abbastanza omogeneo su tutto il territorio con un’accentuazione in alcuni comuni della Bassa Bergamasca: la zona di Treviglio, e alcuni comuni dell’estremo sud (Azzano San Paolo, Isso, Barbata e Calcio) (cfr. cartina sulle unità locali).Infine qualche accentuazione 29 nello sviluppo si verifica ancora a partire da Bergamo sulla direttrice sud-est (Grossobbio, Cavernago e Ghisalba) e nei comuni di cintura a ovest (Mozzo, Lallio, ecc.). In linea generale nella fascia pedemontana lo sviluppo maggiore si sta ora verificando a est di Bergamo. I più recenti dati provinciali sulla produzione manifatturiera, pubblicati nel già citato “Rapporto sull’economia bergamasca 1996-1997”, confermano quelli occupazionali. Nel terzo trimestre del 1997 emergono segnali positivi, con una diminuzione del ruolo di traino del settore meccanico ed un’impennata di quello relativo alla gomma-plastica e del tessile. L’abbigliamento ha invece evidenziato andamenti peggiori della media durante tutto il 1997. Passando ai progetti di sviluppo dell’economia comprensoriale, l’unico progetto importante è quello del Polo Tecnologico di Dalmine, che opererà in modo sinergico con la Facoltà di Ingegneria. Il progetto vede coinvolti tutti gli attori principali (associazioni di categoria, Camera di Commercio, Provincia, ecc.). La struttura, di dimensioni non elevate, sarà costituita sostanzialmente da servizi per l’innovazione tecnologica nella piccola e media impresa e da un incubatore di nuove imprese che andranno ad insediarsi in aree da individuare volta per volta. Nelle intenzioni della Provincia il Polo dovrebbe costituire la linea di sviluppo tecnologico sulla direttrice Bergamo-Treviglio. Questo progetto è in linea con la ripresa dello sviluppo del settore a contenuto tecnologico dell’area di Dalmine (si veda sopra) e sarà supportato dai progetti che riguardano la rete viaria (sistema tangenziale di Bergamo che si collegherà alla variante della SS BG-Treviglio). L’area di Romano di Lombardia viene, invece, definita dalla Provincia di Bergamo come area con potenzialità di sviluppo (per i vantaggi di cui si diceva), ove, tuttavia, quest’ultimo viene a dipendere fortemente anche dalle nuove realizzazioni infrastrutturali e soprattutto dalla Pedegronda (MI-BS) che toccherà la Bassa Bergamasca. A concorrere allo sviluppo della Bassa sarà anche la riqualificazione della SS Padana Superiore (tratto Treviglio-Brescia). Inoltre, in 30 prospettiva, la Provincia ha intenzione di potenziare la direttrice sud ovvero il collegamento Bergamo-Cremona-Fidenza, cosa che potrebbe ulteriormente accelerare lo sviluppo nell’area citata. Infine, l’Associazione Industriali di Bergamo ha esercitato, e vuole continuare a farlo, un ruolo significativo rispetto al riutilizzo delle aree dismesse, attraverso la difesa della destinazione industriale di dette aree contro chi, invece, vorrebbe destinarle al terziario. Ciò è avvenuto, ad es., nel periodo di crisi dell’azienda Dalmine, che aveva ridotto il numero di addetti per poi risalire, potendo rioccupare le aree precedentemente abbandonate grazie all’intervento dell’Associazione. La disponibilità di aree dismesse riguarda particolarmente Bergamo, Treviglio, Dalmine e la zona dell'Isola. A proposito di nuovi insediamenti industriali e della rilocalizzazione di quelli esistenti la Provincia, che non ha ancora predisposto il P.T.C.P. (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), ha intenzione, come molte altre d’altronde, di ridurre lo spreco di suolo, già intensamente utilizzato e quindi di individuare alcune aree ove sia possibile insediare impianti industriali anche di grosso calibro. Ciò implica un disincentivo ai comuni rispetto alla proliferazione di piccole aree produttive. La realizzazione dei nuovi impianti industriali, come anche di opere pubbliche o insediamenti di altro tipo potrebbe, secondo le indicazioni fornite dall’Amministrazione Provinciale 6 , essere effettuata in modo da creare sinergie con il settore estrattivo. Il Documento Direttore del P.T.C.P. denuncia anche il rischio di congestione strutturale in seguito alla progressiva estensione dell’industria alle “periferie urbane”, alla trasformazione industriale ed al processo di terziarizzazione in corso. Al proposito segnala anche la precarietà e talvolta l’insufficienza delle 6 Cfr. “Prime Linee di indirizzo di programmazione territoriale”, Assessorato all’Urbanistica e Territorio della Provincia di Bergamo, 25 ottobre 1996. 31 infrastrutture alla produzione e all’urbanizzazione. In questo senso è però sottolineata la pericolosità di un potenziale conflitto fra la diffusione industriale e la riqualificazione ambientale, specie nel sud-est della provincia. Risulta chiara quindi la necessità di interventi di riqualificazione tecnologica e, soprattutto, di ammodernamento della mobilità primaria (dal potenziamento della linea ferroviaria sull’asse Milano-Bergamo-Brescia e dell’autostrada Milano-Venezia a quello dell'aeroporto di Orio al Serio). Al riguardo anche la “Relazione sull’economia bergamasca 1996-1997” denuncia le insufficienze legate al trasporto merci (sino ad ora mascherate da un’alta concorrenza nel settore) e da imputare alla destrutturazione ad alla congestione del settore. Le previsioni dell’Associazione Industriali, tuttavia, non sono orientate verso l’aumento del numero di imprese, ma piuttosto, visto la ricchezza di aziende che già caratterizza il tessuto industriale in questo momento, all’espansione di quelle esistenti e ad alcuni processi di rilocalizzazione produttiva in parte già in atto. A determinare questo tipo di attese vi è anche un certo grado di pessimismo circa la capacità dei diversi livelli istituzionali di dialogare tra loro e di porre in essere una politica di sviluppo coordinata, cui si aggiunge anche qualche strozzatura legata ai ritardi del sistema della formazione professionale. Il Documento Direttore del P.T.C.P. individua nella zona compresa nel territorio del Comprensorio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, classificata come “fascia centrale e pianura”, alcune sub-aree distinte: Bergamo, l’area di SeriateVal Cavallina, quella dell’Isola, della Bassa Bergamasca e Treviglio ed infine di Romano di Lombardia. L’area di Bergamo viene caratterizzata per la sua forte specializzazione terziaria nel capoluogo e per la vocazione industriale dell’hinterland, dove in una struttura abbastanza diversificata emerge ancora il primato della costruzione di 32 macchine in imprese grandi o medio grandi. La crisi industriale degli anni ‘80 risulta compensata dalla terziarizzazione finanziaria e creditizia, dallo sviluppo del commercio e più in generale dei servizi alle imprese. La zona individuata dal documento provinciale come fulcro di tale sviluppo è quella dei comuni a sud del capoluogo. In generale tutta la sub-area lamenta fenomeni di congestione industriale e problemi di mobilità (specie nel nodo cruciale dell’intersezione delle strade delle Valli e l’Autostrada). Anche l’area di Seriate-Val Cavallina è fortemente industrializzata. Negli anni ‘80 è quella di maggior crescita nel decennio per unità locali, addetti e popolazione. Pur se caratterizzata da una buona diversificazione, il Documento Direttore segnala un'attrattività relativa nel settore del metalmeccanico, nell’abbigliamento e nell’edilizia. Buona la crescita nel lungo periodo della gomma e materie plastiche, del poligrafico ed editoriale e dell’abbigliamento. Anche qui si riscontra una crescita del terziario, anche se limitato al commercio e ai servizi non avanzati. La sub-area dell’Isola, a forte industrializzazione, secondo il Documento Direttore del P.T.C.P. fa segnare, negli anni ‘70, una significativa tendenza alla diversificazione settoriale ed un notevole dinamismo verso l’esterno. Il decennio successivo è invece caratterizzato da un ridimensionamento di alcune grandi imprese, ma anche un processo di rinnovamento del tessuto produttivo ed una notevole dinamica delle unità locali. Vengono inoltre evidenziate significative differenze fra Isola, Ponte San Pietro e la fascia collinare. La Bassa Bergamasca-Treviglio viene considerata dal Documento Direttore un’area di insediamento industriale “storico”. I poli di attrazione della zona sono Treviglio (che però ha lamentato negli ultimi anni un notevole calo di popolazione) e Milano. La forte vocazione industriale è confermata dall’elevato rapporto addetti all’industria/popolazione residente, anche se la crescita del terziario ha fatto diminuire il peso relativo del settore industriale. La legge 371 ha identificato nel trevigliese un distretto industriale per la costruzione di prodotti in 33 metallo e macchine. Una buona diversificazione è comunque assicurata da presenze significative nel tessile, lavorazione del legno e mobili. Come in tutta la provincia la struttura del settore è dominata da unità di piccole dimensioni che hanno generalmente riassorbito gli esuberi originati dalla crisi delle medie e grandi imprese. In ogni caso il documento segnala possibili problemi occupazionali, specie per il primo impiego, legati a debolezze nella formazione professionale tecnica e alla localizzazione industriale. Nonostante siano previsti forti investimenti in opere pubbliche per la riconversione delle aree dismesse, rimane il problema della viabilità specie sull’asse verticale. L’ultima sub-area individuata dal documento provinciale è quella di Romano di Lombardia. La zona è tradizionalmente agricola, ma dagli anni ‘60 vive anch’essa un processo di industrializzazione (specie nel tessile e nelle costruzioni). Gli anni ‘70 portano un processo di diversificazione e ammodernamento che investe sia l’agricoltura che l’industria. Il decennio successivo si caratterizza invece per la crescita di occupati nell’industria e della dimensione delle imprese., in particolare nei comuni di Scanzorosciate, Cenate, Cologno al Serio, Martinengo, Cortenuova, Cividate. L’agricoltura resta tradizionale ed è simile a quella del Cremasco (mais, frumento, foraggi, piccole colture specialistiche e qualche coltura vivaistica). Emerge qualche problema nella disponibilità di acqua (per il prosciugamento delle prime due linee di fontanili). Vi è comunque un uso intensivo dei pozzi per il crescente consumo industriale. Anche qui i problemi della formazione professionale e della viabilità sono considerati prioritari. Anche la rivalutazione paesaggistica ed ambientale: la zona è infatti considerata di rispetto ambientale, venendosi così a configurare potenziali conflitti tra le tendenze dello sviluppo industriale e la difesa delle risorse ambientali. In generale, nell’area del comprensorio, il legame tra industria e utilizzo della risorsa acqua si stabilisce soprattutto con riferimento alle industrie chimiche che la utilizzano per il raffreddamento. Utilizzano acqua anche alcune aziende tessili 34 della bassa Val Seriana. Infine è abbastanza presente la produzione di energia elettrica ad opera di società in concessione dal Consorzio. 35 1.4 Profilo territoriale Per la descrizione e l’analisi del profilo territoriale relativo al Comprensorio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca è stato fatto riferimento ai principali indirizzi e atti di pianificazione e programmazione territoriale nonché a quegli studi che offrono dei modelli conoscitivi ed interpretativi della realtà in esame. Fra gli altri ricordiamo il Piano Paesistico Regionale, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, il Piano di Classifica, i Piani Territoriali di Coordinamento dei Parchi Regionali. La Provincia di Bergamo, competente per territorio sull’area del Comprensorio, ha attivato il processo di formazione del proprio Piano Territoriale di Coordinamento - pur nelle more della legge regionale attuativa della L. 142/1990 - arrivando all’approvazione del documento “Prime Linee di indirizzo di programmazione territoriale”. Il Comprensorio si sviluppa su due ambiti territoriali distinti, una zona collinare pedemontana e una parte di alta pianura. Quest’ultima viene tagliata in senso estovest dalla fascia delle risorgive, e comprende il sistema urbano di Bergamo. L’area considerata si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende lungo la sponda sinistra del Fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una parte e dall’altra lungo la sponda destra del Fiume Oglio (da Castelli Calepio a Calcio), estendendosi a sud fino al confine con la Provincia di Cremona. Nel contesto regionale il territorio del Consorzio ricade nell’ambito che è stato definito “area orientale pedemontana e di alta pianura” per le sue caratteristiche socio-economiche e territoriali e per gli aspetti dello sviluppo urbanizzativo che si sono venuti configurando negli ultimi decenni. 35 La proposta di Piano Territoriale Regionale del 1984 individua poi il Comune di Bergamo come “area di conurbazione metropolitana” in ambiti di “periferia metropolitana densa”. La parte meridionale della provincia di Bergamo viene invece classificata come “area di transizione”, zona che , pur presentando una spiccata vocazione agricola, fa registrare densità di popolazione e, in particolar modo, di addetti all’industria superiori ai valori tipici della pianura. Per quanto riguarda i caratteri fisici si ha la compresenza di aree collinari, di pianura asciutta (individuabile nell’area dell’Isola) e di pianura irrigua. Gli ambiti fluviali hanno minor ampiezza che nella pianura, in quanto i corsi d’acqua risultano più nettamente incisi. Gli aspetti paesistici variano notevolmente nel passaggio dalla fascia collinare, all’area fittamente insediata del capoluogo, alla pianura. Nella parte più a nord sono ancora rintracciabili i segni delle tipiche sistemazioni agrarie di collina, connotate dalla fitta suddivisione poderale e dalla diffusa presenza dell’uomo. In questa zona di montagna e collina costituiscono il paesaggio agrario la fascia delle coltivazioni agrozootecniche e forestali, delle legnose agrarie e dei seminativi di fondovalle, caratterizzate da evidenti connotazioni paesistiche di relazione con le strutture insediative di carattere storico-culturale. Gli indirizzi di tutela individuati dalla proposta di Piano Paesistico Regionale per la zona collinare prevedono la salvaguardia del paesaggio agrario e del sistema insediativo tradizionale, rappresentato da corti e case contadine, da ville signorili con parchi e giardini. Per quanto attiene l’area montana, le linee di indirizzo del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) auspica una particolare attenzione alle diverse realtà che la compongono, prevedendo azioni di decongestionamento e razionalizzazione per le aree densamente urbanizzate e azioni di sostegno per le aree di stagnazione. Nella parte meridionale invece i caratteri sono quelli tipici del paesaggio agrario, rappresentato dalle aree coltivate con diversa connotazione perché pedecollinari, della pianura asciutta o irrigua. I caratteri connotativi risultano legati alla 36 ricchezza derivante dalle acque (fontanili, canali, e rogge, ruscellamenti superficiali, fiumi e torrenti), ai caratteri della presenze arboree (filari, frange boscate) ed ai caratteri della struttura organizzata del reticolo territoriale (centuriazione) e degli edifici agricoli antichi. La zona dell’Isola si configura invece come alta pianura asciutta, caratterizzata dall’assenza di una rete di canali d’irrigazione e dalla presenza di larghe zone d’incolto. Per l’area di pianura, la proposta di Piano Paesistico Regionale sottolinea l’importanza della salvaguardia del sistema naturale di drenaggio delle acque del sottosuolo, come condizione necessaria di un sistema idroregolatore che trova la sua ulteriore espressione nella fascia di affioramento delle risorgive e di conseguenza nell’afflusso di acque irrigue nella bassa pianura. Deve essere pertanto protetta la zona più meridionale dell’alta pianura, corrispondente peraltro alla fascia più densamente urbanizzata, dove si inizia a riscontrare l’affioramento delle acque di falda. Fra le due zone, collinare e di pianura, nella conurbazione del capoluogo il paesaggio densamente edificato assume i caratteri della “periferia diffusa” man mano che ci si allontana dalla città. Nel territorio comprensoriale, la struttura insediativa originaria ha tre principali elementi ordinatori: una organizzazione gerarchica rispetto a Bergamo ed al suo sistema radiale; gli assi trasversali facenti capo a Milano ed i tracciati ferroviari; i fiumi e la rete idrografica. La maglia insediativa è più densa in tutta la fascia pedemontana e nel settore sud-ovest di Bergamo, tra i fiumi Adda e Brembo e tra questo e i tracciati stradali e ferroviari che vanno verso l’area metropolitana centrale; si dirada scendendo verso l’ambito di pianura ed i territori più tipicamente rurali. A questo impianto originario si sono sovrapposti negli ultimi decenni dei fenomeni di intensa urbanizzazione che ne hanno radicalmente mutato l’assetto e originato nuovi scenari e paesaggi. In parte del territorio comprensoriale è venuto meno il rapporto tradizionale tra città e campagna caratterizzato da demarcazione netta dei due ambienti, localmente gli abitati 37 tendono a saldarsi, gli assi stradali divengono un corridoio di urbanizzazione continua, tanto che la struttura insediativa originaria non è quasi più leggibile. In generale si può osservare come lungo la direttrice Bergamo-Treviglio il confine fra l’area di conurbazione e la pianura forma una grossa ansa verso nord, quasi fino a toccare l’autostrada Milano-Venezia. Quest’area di transizione, corrispondente ad una penetrazione verso l’alto della pianura irrigua, è di grande interesse ai fini delle politiche territoriali. Nel territorio bergamasco il Piano Territoriale Regionale riconosce alcuni principali sistemi insediativi pressoché continui con riferimento alla città: - l’insieme di Bergamo capoluogo, attestato lungo la fascia costruita seguendo il corso del Serio fino a Bergamo e oltre che comprende insediamenti esistenti rilevanti sia come peso socio-economico che per qualità di tradizione e cultura; - l’insieme della Briantea, ad ovest della città, di elevato livello insediativo sia residenziale che produttivo con espansione a sud verso il Fiume Brembo. Le “Prime linee di indirizzo di programmazione territoriale” del P.T.C.P. prevedono, per l’organizzazione territoriale, un'impostazione di tipo policentrico, con l’adeguata strutturazione dei diversi poli di gravitazione, in coerenza con la concezione della “urbanità diffusa”. L’intento è che le modalità di sviluppo non siano di tipo “diffuso” per non incidere sul patrimonio delle aree agricole e naturali esistenti e conservare le singole identità dei nuclei urbani. Se analizziamo le espansioni dell’urbanizzato nel periodo dal 1982 ad oggi troviamo conferma delle tendenze già in atto nel decennio precedente, nonché del fatto che questo ambito, nel contesto lombardo, è tra quelli più investiti da processi innovativi. Tutti i comuni del Comprensorio hanno molto incrementato la propria superficie urbanizzata e ad uno sguardo d’assieme si può dire che gli incrementi sono dovuti soprattutto ad insediamenti di attività produttive e/o commerciali. 38 E’ difficile fare una lettura che restituisca un quadro unitario e ne individui all’interno principi ordinatori e sistemi di gerarchie, in quanto i nuovi insediamenti sono estremamente diffusi e dispersi sul territorio. Si possono riconoscere alcuni elementi costanti: il ruolo importante degli assi stradali nell’orientare le scelte insediative; l’esistenza di una struttura interna del territorio poco gerarchizzata, costituita dalla rete di centri minori. Gli ambiti meno investiti da processi di espansione sono la stessa città di Bergamo, la città di Treviglio e l’estremo lembo sud del triangolo compreso tra Adda e Brembo e corrispondente al territorio dei comuni di Brembate, Capriate San Gervaso e Filago. Viceversa, gli ambiti che mostrano maggiore dinamicità sono la porzione di pianura compresa tra il tracciato della SS 42 tra Bergamo e Arcene e l’alveo del Brembo; la fascia pedemontana a est di Bergamo, fino al tracciato della A4; le direttrici stradali come la SS 591 da Bergamo a Cologno al Serio. I nuovi insediamenti produttivi sono nella maggioranza dei casi aree di dimensioni medio-piccole molto disseminate nel territorio e, più raramente, saturazioni o grandi ampliamenti di aree esistenti. Si collocano lungo i tratti extraurbani delle strade principali e lungo il tracciato autostradale, nelle aree intercluse tra i tracciati infrastrutturali, negli spazi interstiziali di un tessuto cresciuto in modo poco compatto per saldatura di parti disomogenee. A tale proposito, si registra che un fenomeno tipico di quest’area territoriale è la lottizzazione mista di carattere artigianale con annessa residenza. In alcune parti del territorio si è ribaltato il consueto rapporto tra campagna ed urbanizzato, così che gli spazi aperti sono già reliquati e aree residuali intercluse; una situazione del genere si profila, per esempio, tra Curno, Treviolo, Lallio e Dalmine od anche tra Osio Sopra, Osio Sotto, Boltiere e Verdellino. Alcuni tracciati stradali divengono, come si è detto, dei corridoi di urbanizzazione lineare, delle strade-mercato lungo le quali si allineano capannoni 39 e centri commerciali, come la SS 342 tra Bergamo e Curno o la SS 591 tra Bergamo e Cologno al Serio. Le linee di indirizzo del P.T.C.P. suggeriscono di evitare la dispersione delle aree produttive, individuando un numero limitato di aree di idonee dimensioni, di potenziale alta infrastrutturazione, anche in grado di ricevere attività ad alto impatto territoriale. In relazione agli impianti tecnologici, viene fatto riferimento alle indicazioni contenute nei Piani Provinciali Acquedotti, Fognature e Depurazione, ed è proposto che gli aspetti gestionali del ciclo dell’acqua siano di competenza della Provincia. Viene inoltre specificato che “In rapporto con il P.T.C.P. deve emergere la tutela delle fonti per l’approvvigionamento idropotabile, l’uso plurimo delle acque che privilegi le utilizzazioni civili ed agricole, che normi le modalità d’uso delle acque, che ne consenta il rilascio in condizioni di riutilizzabilità”. Per quanto attiene i servizi di area vasta (Ospedale, Università, Stadio, Fiera), il documento prevede la loro localizzazione nell’ambito della conurbazione di Bergamo, in prossimità della maglia infrastrutturale primaria. Per quanto riguarda la residenza, ci sono state espansioni in tutti i comuni in modo molto diffuso. Particolarmente consistenti sono i nuovi insediamenti residenziali a Dalmine e a Stezzano, nella cintura di Bergamo, così come in tutti i centri lungo la direttrice radiale da Bergamo, la SS 591, e cioè a Zanica e soprattutto a Urgnano e Cologno al Serio, fino a Morengo e a Bariano - che si sono praticamente saldati in una conurbazione locale - ed infine a Martinengo, a Bagnatica, a Costa di Mezzate. Anche le nuove urbanizzazioni per edilizia residenziale sono caratterizzate da un elevato consumo di suolo, poiché si tratta prevalentemente di insediamenti a bassa e media densità, estese lottizzazioni di villette che si stendono anche su spazi aperti discosti dagli abitati e dalle strade esistenti, o lungo il reticolo delle strade secondarie che seguono l’ordine della 40 suddivisione agricola del territorio, intercludendo nuove aree e creando interstizi destinati a saturarsi a loro volta. 1.5 I caratteri fisici del territorio Clima Il clima del comprensorio N. 6 può essere considerato una forma di transizione tra il clima temperato continentale della pianura Padana ed il clima alpino, dove le influenze alpine determinano precipitazioni elevate ed alta umidità atmosferica in estate. Si hanno due picchi di piovosità, uno principale in maggio ed uno secondario in ottobre - novembre. Riguardo alla quantità totale di precipitazioni si ha una grande variabilità con una piovosità media annua che raggiunge i 1.400 7 mm nelle estreme propaggini settentrionali del comprensorio, e poi diminuisce man mano che si scende verso sud, fino ad arrivare al di sotto dei 900 nn nelle zone più meridionali. Si tratta di una differenza molto importante, pari a circa 500 mm; tale differenza è da imputarsi per la gran parte a differenze di piovosità che si verificano durante il semestre vegetativo, poiché si passa da una piovosità di 870 mm a nord ad una di 480 mm a sud, con una differenza di 390 mm. Ai fini della conoscenza delle esigenze irrigue ha un'importanza particolare la piovosità dell'anno secco (10° percentile), che risulta passare da 1.150 a 650 mm nell'intero anno e da 630 a 330 mm con riferimento al solo semestre estivo, sempre con andamento decrescente nord - sud; si mantiene quindi anche negli anni siccitosi il differenziale tra nord e sud del comprensorio. Con una 7 I valori riportati per quanto riguarda piovosità, temperatura, ETp, deficit idrico e numero di irrigazioni sono in realtà i valori delle isolinee che intersecano il territorio comprensoriale, come desunti dalle carte messe a disposizione dall'ERSAL (Caratterizzazione Agroclimatica dei Consorzi di Bonifica Lombardi, Segrate, 1997). 41 probabilità del 10% si verificano quindi riduzioni che, nel caso dell'area meridionale, raggiungono il 30% della piovosità media della stagione vegetativa. Ai fini della bonifica idraulica un dato di particolare importanza è la piovosità nell'anno piovoso (90° percentile) che, nelle zone più a nord, quelle collinari e ad alta urbanizzazione, raggiunge i 1.800 mm. Una maggiore uniformità si ha invece per le temperature, che vedono il comprensorio N. 6 attraversato dalla isoterma dei 13°C di temperatura media annuale. Nelle aree settentrionali di collina, però una serie di isoterme ravvicinate mostrano rapidi abbassamenti della temperatura media, fino ad un minimo inferiore ai 9°C, viceversa l'angolo nord - orientale, che risente già dell'influenza del Lago d'Iseo, è caratterizzato da una temperatura media superiore ai 14°C. Un identico disegno è valido anche per descrivere le temperature del semestre vegetativo e di quello invernale: la maggior parte del comprensorio è a cavallo della isoterma dei 19°C di temperatura media per il semestre estivo e dei 7°C per quello invernale. Nell'angolo nord - orientale la temperatura si alza mediamente di un grado, raggiungendo i 20°C d'estate e gli 8°C d'inverno. Nella parte più settentrionale di collina si ha un brusco calo delle temperature medie, sia estive, fino a meno di 15°C, sia invernali, che scendono sotto i 3°C. Un indicatore direttamente influenzato dalla temperatura è l'evapotraspirazione per cui non stupisce che il disegno del comprensorio sia simile per l'ETp a quanto abbiamo visto per le temperature. Identifichiamo quindi tre zone: − La prima comprende la gran parte del comprensorio, fra cui tutta la pianura; è posta a cavallo dell'isolinea dei 1.000 mm di ETp annuale (calcolata con il metodo di Blaney - Criddle) e degli 840 mm di ETp del semestre vegetativo; − La seconda zona è costituita dalle aree settentrionali più fredde in cui l'ETp annua scende a meno di 730 mm e quella del semestre estivo fino ad un minimo di 630 mm; 42 − La terza zona è costituita dall'area nord - orientale a temperatura più mite, in cui l'ETp annuale cresce fino a 1060 mm e quella estiva fino ad oltre 870 mm. Conoscendo la piovosità e l'evopotraspirazione è facile ricavare i dati sul deficit idrico, che variano da 600 mm nel nord (quindi un surplus) ad oltre -100 mm nel sud nell'anno medio e da 300 a -300 nell'anno secco. Se facciamo riferimento al solo semestre vegetativo abbiamo valori da 170 a -370 mm nell'anno medio e da -40 a -520 mm nell'anno secco, sempre con andamento decrescente in senso nord - sud. Va osservato che anche nell'anno piovoso, nella metà meridionale del comprensorio, il deficit idrico assume valori negativi, fino ad un massimo di -220 mm nell'estremo lembo meridionale ai confini con la provincia di Cremona. Il dato di maggiore importanza è però quello sul deficit idrico applicato alle colture principali della zona, che nel comprensorio N. 6 sono mais, soia, erba medica e prato polifita, almeno considerando le colture normalmente irrigue. Di seguito si riportano quindi i valori minimi e massimi delle Riserve Idriche Totali alla fine di ogni mese del semestre vegetativo per l'anno medio e per l'anno secco ed il conseguente numero di irrigazioni teorico come calcolati dall'ERSAL: Mais, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.) aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr. anno medio 60 60 -30 -120 -210 -210 4 anno medio 90 90 60 60 60 60 0 anno secco min 60 30 -90 -210 -300 -330 5 anno secco 90 90 30 30 0 0 0 Soia, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.) aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr. anno medio 60 0 -120 -150 -150 3 anno medio 90 60 0 60 60 0 anno secco min 60 -30 -150 -240 -270 5 anno secco 90 60 -30 30 30 0 Erba Medica, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.) aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr. anno medio 120 60 0 -90 -150 -150 3 anno medio 210 210 180 150 150 150 0 43 anno secco min anno secco 90 210 30 150 -60 150 -180 90 -270 90 -300 90 5 0 Prato Polifita, Riserva Totale e Numero di Irrigazioni (N. Irr.) aprile maggio giugno luglio agosto settemb N. Irr. anno medio 90 30 -60 -150 -240 60 5 anno medio 150 120 120 90 90 -330 0 anno secco min 0 -90 -210 -330 -420 -480 8 anno secco 0 30 -30 -60 -60 -90 2 L'importanza dell'irrigazione va ricercata non solo e non tanto nella possibilità di integrare le riserve naturali che sono scarse, quanto nel fatto di poterlo fare sempre. Con l'irrigazione (purché si abbia una ragionevole sicurezza circa la disponibilità di acqua) si annulla l'incertezza circa la presenza o meno di un fattore di produzione essenziale qual è l'acqua. Inoltre la pratica irrigua consente di ottenere delle rese sconosciute nelle aree asciutte, anche laddove la piovosità sembrerebbe sufficiente. Si possono confrontare, ad esempio le rese del mais da granella ottenute nella Pianura dell'Isola, zona asciutta, con quelle ottenute nelle due zone quasi totalmente irrigue della Pianura Bergamasca occidentale e della Pianura Bergamasca orientale: si passa rispettivamente da 8 a 9,5 a 10,5 t/Ha (vedi paragrafo 4.2). Poiché nel caso di colture asciutte quali l'orzo ed il frumento la differenza è molto minore riteniamo che una parte consistente di questo differenziale sia da attribuirsi all'irrigazione. Per quanto riguarda la rilevazione dei dati meteorologici ed idrometrici il Consorzio di Bonifica dispone di una propria rete di stazioni forte di 12 stazioni per la maggior parte collegate in rete ed i cui dati sono teletrasmessi (vedi inserto). Suolo Osservando i principali paesaggi pedologici presenti sul comprensorio possiamo notare come sia prevalente, in termini di superficie, la presenza terreni appartenenti al sottosistema LG, quindi costituiti da conoidi ghiaiose formate da 44 materiali fluvioglaciali grossolani con un andamento subpianeggiante; questi terreni occupano praticamente tutta l'area di pianura ad est del Fiume Brembo, con la sola eccezione dei terreni più prossimi ai corsi d'acqua principali. A ridosso dei fiumi che attraversano il comprensorio, Brembo, Serio e Cherio ed in misura limitata anche Adda ed Oglio troviamo terreni collocabili nel sottosistema VA, cioè piane alluvionali inondabili costituite da sedimenti recenti od attuali; tra queste valli spicca per ampiezza quella del Serio. Ancora a ridosso dei fiumi, o esternamente al sottosistema VA troviamo i terreni del sottosistema VT, cioè superfici terrazzate costituite da alluvioni antiche o medie, delimitate da scarpate d'erosione; anche in questo caso la più estesa di queste aree è quella che si trova nella parte meridionale del corso del Serio. La parte collinare del comprensorio è invece costituita da terreni collocabili all'interno del sottosistema del Piano Basale (PB), ed in misura più limitata del sottosistema RA, formato terrazzi rilevati rispetto al livello medio della pianura, con terreni composti da materiali grossolani ricoperti da sedimenti eolici e colluviali. Al sottosistema RA è ascrivibile anche la parte più occidentale della pianura dell'Isola Bergamasca. Infine, nell'angolo nord - occidentale del comprensorio, nella zona di Cisano Bergamasco, Brivio, Carvico troviamo suoli appartenenti al sottosistema MR, formati da depositi morenici recenti dalla morfologia aspra, con pietrosità in superficie e scheletro abbondante nel suolo. Anche l'attitudine allo spandimento dei liquami, presenta una situazione abbastanza omogenea, anche se si trovano tutte le classi di attitudine. La pianura ad est del Fiume Brembo è costituita in gran parte da terreni moderatamente adatti, con l'eccezione di alcune aree soprattutto nell'estremo sud e a ridosso del Fiume Serio dove i terreni sono poco adatti o non adatti allo spandimento dei liquami. Non adatti sono anche i terreni di quasi tutta la parte collinare posta a settentrione, con l'eccezione di qualche lembo classificato come poco adatto. Le uniche aree di una certa ampiezza classificate come adatte si trovano nella 45 pianura dell'Isola, in un'altra area allungata da nord a sud poco ad est del Brembo, tra Curno ed Arcene e ai confini orientali del comprensorio, nella zona di Grumello e Telgate. Anche per il drenaggio abbiamo una situazione abbastanza omogenea nonostante la presenza di tutte le 7 classi considerate: La maggior parte del territorio, comprendente sia zone di pianura che di collina è a drenaggio buono. Aree a drenaggio moderatamente rapido o addirittura rapido sono presenti limitatamente alle zone prossimali dei corsi d'acqua, principalmente il Serio ma anche il Cherio, il Brembo e in modo limitato l'Adda e l'Oglio. Anche alcune aree di collina sono caratterizzate da un drenaggio moderatamente rapido. Zone a drenaggio mediocre o lento si trovano nella parte occidentale della pianura dell'Isola Bergamasca ed in una stretta fascia allungata da nord a sud che va da Curno al nord fino ai confini meridionali del comprensorio, allargandosi verso sud. Aree a drenaggio molto lento si trovano nel sud del comprensorio, nella zona attorno a Caravaggio e a Isso, un'altra zona è invece quella all'estremità nord - occidentale del comprensorio, sull'Adda, qui è presente anche l'unica area a drenaggio impedito. Un disegno ancora più omogeneo emerge dall'analisi del livello di idromorfia del suolo, che mostra come nella gran parte del territorio si riscontrino orizzonti idromorfi solo oltre i 120 cm di profondità. Zone con livello di idromorfia più superficiale si ritrovano nella parte meridionale del comprensorio, vi è una prima area che va da Castel Rozzone fino ai confini meridionali ed un'altra di minore ampiezza attorno a Isso e Barbata. Un'altra piccola area con orizzonti idromorfi più superficiali è situata, invece, nell'estremo nord - ovest, sul Fiume Adda, presso Brivio. La capacità di ritenzione idrica (AWC) è media (fra 101 e 200 mm) nella gran parte del territorio, sia di pianura che di collina, aree con AWC inferiore ai 100 mm si ritrovano limitatamente ad alcune parti del territorio collinare e, in 46 pianura, alle aree più prossime ai Fiumi Brembo, Cherio e Serio, quest'ultima di una notevole ampiezza. Limitatissima è invece la presenza di aree ad alta AWC (> 200 mm), praticamente solo alcune piccole zone del territorio collinare. Di particolare importanza è la carta della capacità d'uso dei suoli, che mostra la presenza di 5 delle 8 classi di capacità evidenziando molte delle "figure" già viste esaminando le altre caratteristiche del suolo. Possiamo così analizzare separatamente la situazione della collina, della pianura, delle aree rivierasche dei fiumi e della pianura ai confini meridionali, corrispondente con la zona delle risorgive. − Gran parte della collina è caratterizzata da suoli con capacità d'uso molto bassa (classe 7) che li rendono inadatti all'agricoltura. Sono abbastanza limitate le aree più favorite, in cui si hanno suoli delle classi 2, 3 e 5. − La gran parte della pianura è omogeneamente caratterizzata da suoli abbastanza favorevoli, collocandosi nella classe 2; solo nella parte occidentale della pianura dell'Isola Bergamasca e ai confini orientali del comprensorio si hanno aree con suoli di classe 3. − Descrivendo le condizioni della pianura abbiamo tralasciato la situazione delle aree più prossime ai corsi d'acqua maggiori, dove si hanno condizioni generalmente più limitative, con suoli delle classi 3 e 5 (quest'ultima quasi esclusivamente nelle immediate vicinanze dell'alveo dei fiumi. Particolarmente estesa è l'area di suoli di classe 3 che costeggia il Fiume Serio su entrambe le sponde. − Condizioni più limitative si hanno anche nella porzione meridionale della pianura, in quella che grosso modo corrisponde alla zona delle risorgive, nel Caravaggiese ed attorno a Isso e Barbata, qui si hanno suoli di classe 2, 3 e 4. Riassumendo si può quindi evidenziare la presenza di due grosse aree, la collina con limitazioni molto severe, viceversa nella pianura vi sono suoli adatti a garantire un proficuo esercizio dell'agricoltura, anche se non mancano aree con 47 problemi tali da limitare la scelta delle colture o richiedere l'uso di pratiche conservative. I diversi bacini idrografici sono disegnati nella tavola 4; occorre però precisare che non sempre essi sono chiaramente definibili, in quanto trattandosi di bacini di pianura, caratterizzati da pendenze molto modeste i loro confini non sono sempre identificabili con precisione. Il franco di bonifica è conosciuto solo indicativamente, la sua profondità è comunque ritenuta ovunque adeguata allo svolgimento dell'attività agricola senza necessità di opere volte al suo abbassamento, pertanto non si è ritenuto di predisporre la tavola 5. Esistono invece, nonostante le opere di bonifica realizzate dal consorzio, soprattutto a causa dell'aumentata impermeabilizzazione dei suoli, aree ancora a rischio di esondazione. L'individuazione e la perimetrazione di tali aree, riportate nella tavola 6 (vedi allegato) è stata ottenuta sulla scorta dell'esperienza del consorzio, ovverosia della conoscenza degli episodi di esondazione verificatisi nel corso degli anni. Il sistema infrastrutturale dell’area è sufficiente, ma richiede adeguamenti e riqualificazioni di tracciati stradali e della linea ferroviaria Bergamo-Treviglio. Nello Stralcio Attuativo Triennale 1997-1999 del Piano Decennale della Viabilità di Grande Comunicazione sono previsti i seguenti interventi per l’area in esame: - completamento della variante Bergamo-Zanica sulla SS 591 “Cremasca”, opera già finanziata -completamento dell’asse interurbano Ponte S. Pietro-Seriate sulla SS 342 “Briantea” 48 - completamento della Tangenziale di Bergamo-I lotto, SS 42-470 “del Tonale e della Mendola-Val Brembana” - variante da Albano S. Alessandro a S. Paolo d’Argon (Montello) sulla SS 42 “del Tonale e della Mendola” - variante da S. Paolo d’Argon a Trescore Balneario sulla SS 42 “del Tonale e della Mendola” - variante Urago d’Oglio (SS 469)-Treviglio (SS 472) I, II, III lotto, sulla SS 11 “Padana Superiore” - variante da Zanica a Cologno al Serio sulla SS 591 “Cremasca” - variante unica dalla tangenziale sud di Bergamo a Treviglio (SS 11), sulla SS 525 “del Brembo-del Tonale e della Mendola” - ammodernamento Milano-Urago d’Oglio IV e V lotto e dir. SS 525 su SS 11525 “Padana Superiore-del Brembo”. Per quanto riguarda la viabilità autostradale, è prevista la realizzazione del I lotto dell’itinerario pedemontano-Gronda Intermedia Legnano-Dalmine Relativamente alla viabilità, le “Linee di Indirizzo” del P.T.P.C. rilevano le contraddizioni di un sistema infrastrutturale radiocentrico, a supporto di un sistema insediativo a rete. La nuova linea dell’Alta Velocità sulla direttrice Milano-Verona, qualora venisse realizzata, interesserebbe il territorio del Comprensorio. Nel progetto allo studio, il nuovo tracciato attraversa l’Adda a sud di Cassano d’Adda, dopo di che abbandona i binari del progettato quadruplicamento della linea storica, che rientrano su Treviglio realizzando di fatto la connessione con il sistema dell’Alta Velocità, per porsi in affiancamento al tracciato in progetto per la variante della SS 11. Tale affiancamento, frutto di una progettazione integrata delle due infrastrutture, prosegue -salvo puntuali discontinuità dovute alla soluzione di 49 problematiche specifiche- fino a Urago d’Oglio, dove la nuova SS 11 piega decisamente verso il cuore dell’area bresciana. Anche l’attraversamento del Serio e dell’Oglio avviene nell’ambito di un unico corridoio territoriale e, nel caso del Serio, la contiguità tra il manufatto ferroviario e quello stradale è massima. La Regione Lombardia si è espressa in senso positivo sull’insieme del progetto, pur ponendo una serie di condizioni, mentre per la tratta veneta occorre lo studio di una variante per Verona; ciò comporterà la ripubblicazione dello studio. Il parere della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente interverrà a seguito di tale adempimento; successivamente potrà essere aperta anche la Conferenza dei Servizi. Le osservazioni presentate sul progetto dagli enti territoriali interessati segnalano in prevalenza le interferenze con la viabilità, le attività produttive, l’agricoltura e, nel quadro ambientale, vibrazioni-rumore e ambiente idrico. Le “linee di indirizzo” del P.T.C.P. riguardo al mobilità primaria rilevano l’importanza di una visione organica di tutto il sistema infrastrutture-territorio. In questo quadro esprime le proprie riserve sulla scelta dell’alta velocità, proponendo la realizzazione prioritaria di interventi che costituiscano una rete alternativa al nodo di Milano. Il territorio comprensoriale è parzialmente compreso nel perimetro di quattro parchi regionali, il Parco dei Colli di Bergamo, il Parco dell’Adda Nord, il Parco del Serio ed il Parco dell’Oglio Nord,. Il Parco dei Colli di Bergamo, definito “parco agricolo e forestale”, è dotato di Piano Territoriale di Coordinamento approvato, le cui Norme Tecniche di Attuazione, nell’ambito dell’interesse precipuo per la tutela naturalistica e forestale, dettano anche prescrizioni di tutela idrogeologica e dei corpi idrici. Il Parco dell’Adda Nord, definito “parco fluviale e di cintura metropolitana”, è dotato di PTC adottato, le cui NTA dispongono una gerarchia di vincoli a seconda degli ambiti territoriali; i vincoli sono pesanti, prevalentemente rigidi, nell’ambito del fiume e delle sponde, e più leggeri, orientati alla definizione di 50 destinazioni d’uso, sulla aree limitrofe. Numerose e circostanziate sono le norme e le prescrizioni circa le zone umide e la rete irrigua, considerata caratteristica essenziale del contesto naturalistico. Il Parco del Serio, classificato “parco fluviale e agricolo”, ha PTC adottato. Per la sua natura di parco eminentemente fluviale promuove in primo luogo la tutela idrogeologica e la salvaguardia della qualità delle acque. Le Norme Tecniche di Attuazione sono molto circostanziate nel disciplinare gli interventi sulle acque, sui corpi idrici e di bonifica. Per il Parco dell’Oglio Nord, definito “parco fluviale e agricolo”, non è stato ancora costituito il Consorzio; il Parco è quindi privo di PTC e ne è in salvaguardia la legge istitutiva. 51 2. Il quadro di riferimento normativo e programmatico Per un inquadramento delle norme e dei programmi che influiscono sulle scelte e sull’attività dei Consorzi di Bonifica e quindi sullo stesso Programma Comprensoriale, la documentazione è stata raccolta e analizzata su sei aree funzionali: - acqua - agricoltura - suolo - ambiente, parchi - territorio - paesaggio Elenco delle principali leggi e piani Acqua - R.D. 8.5.1904 n. 368 Regolamento per la esecuzione del TU della L. 22.03.1900 n. 195 e della L. 7.07.1902 n. 33 sulle bonificazioni delle paludi e dei terreni paludosi - R.D. 13.02.1933 n. 215 Nuove norme per la bonifica integrale - R.D. 11.12.1933 n. 1775 Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici - R.D. 18.06.1936 n. 1335 Disposizioni sui canali demaniali - R.D. 21.11.1938 n. 2010 Istituzione del Consorzio dell’Adda - L. 27.06.1929 n. Istituzione del Consorzio dell’Oglio - L. 18.12.1951 n. 1550 Riconoscimento di piccole derivazioni di acqua pubblica per uso di irrigazione - L. 04.02.1963 n. 129 Piano regolatore generale degli acquedotti e delega al governo ad emanare le relative norme di attuazione 52 - L. 10.05.1976 n. 319 Legge speciale in materia di inquinamento delle acque (Legge Merli) - L. 5.01.1994 n. 36 Disposizioni in materia di risorse idriche (Legge Galli) - L. 5.01.1994 n. 37 Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, torrenti, dei laghi e delle altre acque - L. 59/97 (Legge Bassanini) - L.r. 26.11.1984 n. 59 Riordino dei Consorzi di Bonifica - L.r. 25.05.1989 n. 18 Integrazioni alla Legge n. 59/1984 - L.r. 14.01.1995 n. 5 Modifiche ed integrazioni alla l.r. 26.11.1984, n. 59 “Riordino dei consorzi di bonifica” così come modificata dalla L.r. 25.05.1989, n. 18 - L.r. 28.10.1996 n. 31 Norme concernenti la disciplina del fondo per la realizzazione di progetti infrastrutturali di rilevanza regionale. Sostituzione dell’art. 5 della l.r. 31 marzo 1978 n. 34 - Regione Lombardia. Proposta di Progetto di Legge presentata dall’Assessore all’Agricoltura. Norme in materia di bonifica e di irrigazione, 19.12.1997. Autorità di Bacino del Fiume Po - a. Stato di avanzamento delle attività di pianificazione e programmazione nel settore della qualità delle acque, Parma, 17 novembre 1997 - b. Area risorse idriche. Infrastrutture e servizi. Attività di pianificazione nel settore della razionale utilizzazione delle acque, Parma, 4 novembre 1997 Agricoltura - Agenda 2000 - Regolamento CEE 2078/1992 - Regolamento CEE 2080/1992 Suolo L. 18.05.1989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo 53 Ambiente, parchi - L.r. 1983 n. 86 l’istituzione e Piano regionale delle aree protette. Norme per la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale - L. 6.12.1991 n. 394 Legge quadro sulle aree protette - Piani dei Parchi (che prevalgono su tutto): Adda Nord Oglio Nord Parco del Serio Parco dei Colli di Bergamo Territorio - L.r. 1975 n. 51 Disciplina urbanistica del territorio regionale e misure di salvaguardia per la tutela del patrimonio naturale e paesistico - L. 8.06.1990 n. 142 Ordinamento delle autonomie locali, Capo I “Principi Generali” art. 3 c.7 “Rapporti tra Regioni ed Enti Locali”, Capo V “La Provincia” art. 15 c. 2 “Compiti di programmazione” - Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (PTCP) di CR e BG - Provincia di Cremona. Studi finalizzati alla redazione del P.T.C.P. ex Legge 142/90. Relazione di Piano. Documento Direttore. 10 febbraio 1998 Paesaggio - L. 1939 n.1497 Protezione delle bellezze naturali - L. 1985 n. 431 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 giugno 1985 n. 312 recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale - DPR 24.07.1977 n. 616 Attuazione della delega di cui all’art. 1 della L. 22.07.1975 n. 382 (Art. 82) - L.r. 1985 n. 57 Esercizio delle funzioni regionali in materia di protezione delle bellezze naturali e sub-delega ai comuni - L.r. 9.06.1997 n. 18 Nuove norme regionali per la tutela dei beni culturali paesistici e ambientali 54 - Piano Paesistico Regionale (in fase di presentazione: aprile 1998) Quadro riassuntivo del riferimento normativo e pianificatorio Acqua R.D. 13.02.1933 n. 215 Nuove norme per la bonifica integrale La Legge stabilisce la nuova disciplina nell’ambito delle opere di bonifica integrale e di miglioramento fondiario. Alla bonifica integrale si provvede per scopi di pubblico interesse, mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario. Per opere di bonifica si intendono quelle opere che si compiono in base ad un piano generale di lavori e di attività coordinate, con rilevanti vantaggi igienici, demografici, economici o sociali, in Comprensori in cui cadano laghi, stagni, paludi o terreni montani dissestati nei riguardi idrogeologici e forestali, ovvero da terreni inutilizzati suscettibili, rimosse le cause di inutilizzo, di una radicale trasformazione dell’ordinamento produttivo. Le opere di miglioramento fondiario sono quelle che si compiono a vantaggio di uno o più fondi, indipendentemente da un piano generale di bonifica. I Comprensori soggetti a bonifica sono di due categorie: alla prima appartengono quelli di eccezionali dimensioni e importanza, alla seconda tutti gli altri. Per ogni Comprensorio classificato di prima categoria deve essere redatto il piano generale di bonifica, il quale contiene il progetto di massima in cui si stabiliscono le opere di competenza statale e le direttive fondamentali della conseguente trasformazione della agricoltura, necessarie a realizzare i fini della bonifica e a valutarne i risultati economici e d’altra natura. Rientrano nelle competenze dello Stato: - le opere di rimboschimento e ricostituzione di boschi deteriorati; - le opere di bonificazione dei laghi, degli stagni e delle paludi; - le opere di provvista di acqua potabile per le popolazioni rurali; 55 - le cabine di trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica per uso agricolo per l’intero Comprensorio o una parte notevole; - le opere stradali, edilizie o d’altra natura per l’intero Comprensorio o parte notevole di esso. R.D. 11 Dicembre 1933, n. 1775 Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici La Legge contiene le disposizioni in materia di acqua e impianti elettrici, in particolare: - Norme sulle derivazioni e sulle utilizzazioni delle acque pubbliche - Disposizioni speciali sulle acque sotterranee - Trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente estratte dal sottosuolo, sistemate o incrementate, le quali abbiano od acquistino attitudine ad usi di pubblico generale interesse (la legge 36/94 ha esteso il concetto di bene pubblico a tutte le acque). Le utenze di acqua pubblica hanno per oggetto grandi e piccole derivazioni in funzione di limiti di portata, i cui valori sono stati modificati dal d.lgs. 275/93, art. 1. Per l’utilizzo di acqua pubblica è necessario richiedere una concessione al Ministero dei Lavori Pubblici, presentando domanda al Servizio provinciale del Genio Civile; le domande sono trasmesse anche all’Autorità di Bacino territoriale interessata (d.lgs. 275/93, art. 3). Le utenze di acqua pubblica sono soggette al pagamento di un canone annuo, il cui valore è stato aggiornato dalla L. 36/94. Invece della concessione è possibile richiedere licenze annuali di attingimento nei casi di: - attingimenti di acqua mediante pompe mobili o semifisse, - portate inferiori o uguali a 100 1/s, - rispetto del minimo deflusso vitale (d. lgs. 273/93); 56 con il d. lgs. 275/93 la licenza annuale di attingimento non può essere rinnovata per più di cinque volte. L. 18 dicembre 1951, n. 1550 Riconoscimento di piccole derivazioni di acqua pubblica per uso di irrigazione La legge è composta da un unico articolo, secondo il quale coloro che, per tutto il trentennio anteriore alla entrata in vigore della presente legge, abbiano derivato ed utilizzato pacificamente acqua pubblica a scopo di irrigazione in quantità non superiore a 50 litri al minuto secondo, senza averne chiesto il riconoscimento o la concessione, possono chiedere il riconoscimento dell’uso stesso limitatamente al quantitativo effettivamente utilizzato durante il trentennio, a norma dell’art. 3 del R.D. 01/12/33, n. 1775. La domanda di riconoscimento deve essere presentata entro tre anni dall’entrata in vigore della presente legge. L. 4 febbraio 1963, n. 129 Piano regolatore generale degli acquedotti e delega al governo ad emanare le relative norme di attuazione Il Ministero dei lavori pubblici è autorizzato a predisporre un piano regolatore generale degli acquedotti per tutto il territorio dello Stato. Il piano, in particolare, deve considerare le esigenze idriche di tutti gli agglomerati urbani e rurali, sulla base di adeguate dotazioni individuali, ragguagliate all’incremento demografico prevedibile tra un cinquantennio e al corrispondente sviluppo economico; accertare la consistenza delle varie risorse idriche esistenti o indicare quali gruppi di risorse idriche siano da attribuire a determinati gruppi abitati secondo le esigenze di questi; determinare gli schemi sommari delle opere occorrenti per la costruzione di nuovi acquedotti o la integrazione e sistemazione di quelli esistenti, redigendo un preventivo generale di spesa; determinare gli schemi sommari delle opere occorrenti per il corretto e razionale smaltimento dei rifiuti liquidi; armonizzare l’utilizzazione delle acque per il rifornimento idrico degli abitati e coordinare l’uso congiunto delle acque ai fini agricoli, industriali e per la navigazione. 57 Il progetto di piano è deliberato entro due anni dall’entrata in vigore della presente legge, mentre il piano viene approvato entro il terzo anno. L. 10 maggio 1976, n. 319 Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento Oggetto della legge è la disciplina degli scarichi di qualsiasi tipo, pubblici e privati, diretti ed indiretti, in tutte le acque superficiali e sotterranee, interne e marine, sia pubbliche che private, nonché in fognature sul suolo e nel sottosuolo; la formulazione di criteri generali per l’utilizzazione e lo scarico delle acque in materia di insediamenti; l’organizzazione dei pubblici servizi di acquedotti, fognature e depurazione; la redazione di un piano generale di risanamento delle acque, sulla base di piani regionali; il rilevamento sistematico delle caratteristiche qualitative e quantitative dei corpi idrici. Allo Stato competono: le funzioni di indirizzo, promozione, consulenza e coordinamento generale delle attività pubbliche e private; la predisposizione dei criteri generali e delle metodologie; la redazione del piano generale di risanamento delle acque, nonché il controllo della compatibilità dei piani regionali di risanamento delle acque relativi ai bacini idrografici a carattere interregionale. Alle regioni vengono attribuite le seguenti competenze: la direzione del sistema di controllo degli scarichi e degli insediamenti nonché il controllo degli scarichi nelle unità geologiche profonde. Le province provvedono ad effettuare il catasto di tutti gli scarichi, pubblici e privati, nei corpi d’acqua superficiali. I servizi pubblici di acquedotto, fognature, depurazione delle acque usate, smaltimento dei fanghi residuati da processi produttivi e impianti di trattamento di acque di scarico sono gestiti da comuni o da consorzi intercomunali o da comunità montane o da consorzi istituiti dalle regioni a statuto speciale o da consorzi per le aree ed i nuclei di sviluppo industriale. Entro e non oltre tre anni dall’entrata in vigore della presente legge, ciascuna regione dovrà predisporre un piano regionale di risanamento delle acque. 58 L.R. 26 novembre 1984, n. 59 e successive modificazioni “Riordino dei consorzi di bonifica” La legge contiene norme per la definizione dello statuto dei consorzi, sulla struttura dei consorzi, le modalità di formazione degli organi dei consorzi, il controllo regionale degli atti consortili. E’ classificato territorio di bonifica tutto il territorio che non entra a far parte di Comunità montane. Il territorio di bonifica della Lombardia è suddiviso in 21 comprensori di bonifica, all’interno di ciascuno dei quali è costituito un consorzio di bonifica. I Consorzi di bonifica sono Enti di diritto pubblico che provvedono alla esecuzione, manutenzione e gestione delle opere pubbliche di bonifica. Il Consiglio Regionale approva un programma generale per la bonifica e il riordino irriguo. Questo si attua con: - programmi di rimboschimento e di sistemazione idraulica; - programmi comprensoriali di bonifica deliberati dai consorzi di bonifica. In mancanza del programma generale per la bonifica, i consorzi di bonifica predispongono programmi provvisori di bonifica per il comprensorio di appartenenza, sulla base di criteri di indirizzo e coordinamento formulati dalla Regione (L.R. 5/95, art. 2). L. 5 gennaio 1994, n. 36 “Disposizioni in materia di risorse idriche” Il testo di Legge prende in considerazione la tutela e l’uso delle risorse idriche, stabilendo che sono pubbliche tutte le acque superficiali e sotterranee, le quali costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà; il suo uso per il consumo umano è prioritario rispetto ad altri usi. Nei periodi di siccità, e comunque nei casi di risorse idriche, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo. La legge ha pertanto la finalità di indirizzare gli usi delle acque al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità 59 dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici. In seguito ai principi generali, una serie di norme dispongono in merito all’organizzazione dei Servizi idrici integrati, ai canoni per le utenze di acqua pubblica e agli usi produttivi delle risorse idriche. L’equilibrio del bilancio idrico è un altro aspetto disciplinato dalla normativa, così come il risparmio idrico. Il primo è diretto ad assicurare l’equilibrio fra le disponibilità delle risorse e i fabbisogni per i diversi usi in un determinato territorio. E’ definito e aggiornato dall’Autorità di bacino, in modo anche da garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei e tale da non danneggiare gli equilibri dei sottosistemi interessati. Il risparmio idrico invece, deve essere attuato mediante il risanamento e il graduale ripristino delle reti esistenti, l’installazione di contatori in ogni singola unità abitativa urbana, nonché attraverso la diffusione di metodi e apparecchiature per il risparmio idrico domestico e nei settori industriale, agricolo e terziario, unita ad un uso plurimo delle acque. L.R. 14 gennaio 1995, n. 5 “Modifiche ed integrazioni alla l.r. 26 novembre 1984, n. 59 “Riordino dei consorzi di bonifica” così come modificata dalla l.r. 25 maggio 1989, n. 18” La Legge è costituita da una serie di norme che modificano, integrano e sostituiscono la precedente l.r. 26/11/84, n. 59. In particolare per quanto riguarda i programmi provvisori di bonifica e la costituzione di consorzi di bonifica di secondo grado, sono dettate nuove disposizioni che ne integrano i contenuti e le modalità di attuazione. Art. 7 bis c.2 “I programmi provvisori sono adottati dai consorzi di bonifica entro un anno dall’emanazione da parte della Giunta regionale di criteri generali di indirizzo e di coordinamento, a cui i consorzi stessi dovranno attenersi, e ad essi si applicano le disposizioni di cui ai successivi art.8 e 9” 60 Art. 37 nuovi commi aggiunti: 11 e 12 “ La Giunta regionale ha altresì la facoltà di costituire consorzi di bonifica di secondo grado che includano anche altri soggetti pubblici o privati...qualora sussistano interessi comuni...” Queste due integrazioni rappresentano le principali disposizioni contenute nella l.r. 25 maggio 1989, n. 18. L.R. 28 ottobre 1996, n. 31 “Norme concernenti la disciplina del fondo per la realizzazione di progetti infrastrutturali di rilevanza regionale. Sostituzione dell’art. 5 della l.r. 31 marzo 1978, n. 34” La Legge disciplina l’utilizzo delle risorse del fondo per la realizzazione di progetti infrastrutturali di rilevanza regionale istituito dall’art. 48 della l.r. 2 dicembre 1995, n. 49, quale strumento finanziario regionale integrato ai sensi dell’art. 28 bis della l.r. 31 marzo 1978, n. 34 e successive modificazioni ed integrazioni. I progetti infrastrutturali finanziabili con il fondo devono avere preferibilmente carattere intersettoriale e sono quelli individuati dai progetti strategici previsti dal programma regionale di sviluppo e dai suoi aggiornamenti. L. 59/97 (Legge Bassanini) Il D.lgs di attuazione della Legge prevede il decentramento alle Regioni dei compiti dello Stato in materia di progettazione, realizzazione, gestione e controllo delle opere idrauliche, delle reti idrografiche e al rilascio di concessioni di derivazione di acqua. Sono stati attribuiti alle Regioni i proventi ricavati dall’attuazione del demanio idrico con un vincolo di destinazione al finanziamento di interventi di tutela delle risorse idriche e dell’assetto idraulico idrogeologico. Agricoltura Nascita ed evoluzione della PAC fino alla riforma del 1992. Il 25 marzo 1957, quaranta anni fa, veniva firmato l’atto istitutivo della Comunità Economica Europea che verrà poi conosciuto come il Trattato di 61 Roma. In esso, all’articolo 39, vengono definiti con chiarezza gli obiettivi di quella politica agricola comunitaria (PAC) che da quella data si appresta a diventare sempre più importante per l’evolversi del settore in tutta l’Unione Europea, e sempre più nota a tutti gli agricoltori prima, e anche a tutti gli altri cittadini europei col tempo. I 5 obiettivi della PAC possono essere così riassunti: (1) favorire un aumento della produttività in agricoltura, in particolare mediante un impiego ottimale della mano d’opera; (2) assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; (3) stabilizzare i mercati dei prodotti agricoli; (4) garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, (5) assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori. Tali obiettivi sono tra loro connessi ed in parte interdipendenti: nell’Europa degli anni sessanta era infatti prioritario favorire un rapido sviluppo delle tecnologie tale da permettere un rapido ed efficace aumento delle quantità prodotte di alimenti al fine di soddisfare pienamente, anzitutto da un punto di vista quantitativo, le esigenze di una popolazione appena uscita dalle ristrettezze della seconda guerra mondiale ed in fase di crescita. L’aumento della produttività, quindi, era funzionale a garantire una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti, sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista di una minore dipendenza dalle importazioni da oltre oceano che peraltro rendevano anche più dipendente politicamente l’Europa dagli Stati Uniti. L’aumento della produttività in agricoltura doveva poi permettere e favorire uno sviluppo delle altre attività economiche liberando manodopera non più necessaria per la produzione di alimenti; la riduzione degli addetti in agricoltura doveva poi favorire l’aumento dei redditi medi procapite di coloro che rimanevano in agricoltura (obiettivo 2) e quindi un tenore di vita della popolazione agricola più vicino a quello della popolazione extra-agricola. Per conseguire lo stesso fine si riteneva giustamente necessario intervenire per stabilizzare i mercati agricoli tipicamente afflitti da eccessi di produzione alternati, spesso, ad annate di scarsa 62 produzione con un effetto negativo, complessivamente, sia sui prezzi dei prodotti agricoli e quindi sui redditi degli agricoltori, che sui prezzi al consumo che tendono ad oscillare in modo non desiderabile. È interessante notare, inoltre, come il quinto obiettivo, quello di mantenere i prezzi al consumo a livelli ragionevoli, sia coerente con la scelta di favorire lo sviluppo della produttività e l’aumento dei redditi degli agricoltori: se aumenta la produttività, infatti, ogni agricoltore è in grado di produrre una maggiore quantità di beni che possono essere venduti anche a prezzi progressivamente inferiori senza ridurre i redditi degli agricoltori, anzi consentendo comunque un loro aumento. Ma l’altro aspetto interessante di questo ‘obiettivo’ della PAC è quello legato alla presumibile valutazione che per incentivare le produzioni agricole si sarebbe reso necessario mantenere i prezzi dei prodotti agricoli ad un livello più elevato di quello che si poteva realizzare sul libero mercato; ciò avrebbe potuto avere effetti negativi sui prezzi dei prodotti alimentari al consumo e come tali indesiderabili. Si deve infatti notare che una ‘tassa’ sui consumi alimentari, quale sarebbe in realtà stato un prezzo eccessivamente elevato dei prodotti agricoli che si fosse trasferito anche al consumo, sarebbe assai difficile da giustificare. Tale tassa infatti, avrebbe una natura regressiva, aumentando al diminuire del reddito; poiché al diminuire del reddito medio pro-capite aumenta la quota di spesa destinata ai consumi alimentari, infatti, una ‘tassa’ su tali consumi avrebbe colpito di più chi più spendeva in tali prodotti, cioè i più poveri, appunto. L’aver posto anche questo obiettivo tra quelli della PAC significa quindi porsi come limite del sostegno all’agricoltura l’eventuale danno che si può provocare a livello di consumo alimentare: in altre parole ci si proponeva quindi di aiutare gli agricoltori ma senza danneggiare i consumatori, soprattutto quelli a minore reddito. D’altro canto, come già accennato, l’aumento della produttività può, almeno teoricamente, consentire di aumentare i redditi di ogni agricoltore e di diminuire i prezzi al consumo al tempo stesso. 63 Fissati gli obiettivi si passò alla identificazione, definizione, scelta ed implementazione degli strumenti: l’alternativa che stava innanzi ai governi ed in particolare ai ministri dell’agricoltura del tempo era di scegliere tra due opzioni fondamentali, quella dell’intervento sulle strutture produttive e quello dell’intervento sui prezzi e sui mercati. L’intervento sulle strutture produttive sarebbe potuto consistere nell’adozione di una serie più o meno ampia e diversificata di incentivi atti a promuovere l’aumento delle dimensioni aziendali, l’investimento in infrastrutture private fisse (pozzi, impianti di irrigazione e/o di drenaggio, nuovi ricoveri per le macchine, nuove stalle più efficienti, ecc.), l’investimento in nuove tecnologie che mano a mano si rendevano disponibili (trattrici, macchine per gli altri interventi sulle colture, macchine per la raccolta, ecc.), ma anche l’investimento pubblico su infrastrutture atte a favorire l’accesso ai mercati e quindi a ridurre i costi di commercializzazione, ma anche infrastrutture pubbliche per la raccolta e la distribuzione delle acque. Tra gli interventi strutturali possono essere anche incluse tutte le iniziative atte a migliorare l’informazione agli agricoltori, ma soprattutto il loro livello formativo in modo da rendere più efficace la loro azione produttiva, da facilitare l’introduzione corretta ed efficiente delle nuove tecnologie, da conoscere le condizioni dei mercati e le misure prese di politica economica ed agraria in particolare in modo da ottimizzare anche le scelte di natura economica. Sono inoltre da includere in queste forme di intervento strutturale anche le iniziative finalizzate a promuovere la cooperazione tra produttori sia per l’acquisto, e quindi l’utilizzo più efficiente, di nuove macchine agricole o di altri fattori di produzione, che, soprattutto, per favorire una più efficace azione di commercializzazione e di valorizzazione di diverse produzioni agricole sia allo stato fresco che sotto forma di trasformati. Attengono infine a questa modalità di intervento, quello strutturale appunto, anche le iniziative destinate a migliorare il flusso di informazioni e di formazione per gli agricoltori mediante lo sviluppo di una rete di divulgatori agricoli aventi esattamente questa funzione di assistenza, 64 senza essere presumibilmente influenzati dai venditori di fattori di produzione (sementi ma soprattutto fertilizzanti, anticrittogamici ed antiparassitari). L’altro approccio, quello prioritariamente seguito, poi, almeno fino al 1988, era quello dell’intervento sui prezzi e sui mercati. Per raggiungere gli obiettivi della PAC, infatti, si poteva intervenire con strumenti atti a favorire un aumento dei prezzi europei dei prodotti agricoli: ciò avrebbe fatto aumentare i redditi degli agricoltori dell’Unione Europea, avrebbe stimolato fortemente l’adozione delle nuove tecnologie man mano queste si rendevano disponibili poiché a maggiori produzioni sarebbero corrisposte maggiori entrate, avrebbe quindi contribuito ad aumentare il grado di auto-approvvigionamento cioè la capacità di produrre in Europa un quota più consistente di ciò che si consumava in Europa. Per far aumentare i prezzi sul mercato europeo si imposero, anzitutto, barriere doganali (mobili) all’importazione e poiché l’Europa era sostanzialmente deficitaria per molti prodotti agricoli: ciò implicò automaticamente far aumentare i prezzi sui mercati interni. D’altro canto, poi, furono introdotti dei meccanismi atti a stabilizzare i mercati: i ritiri dai mercati. Qualora il prezzo di un dato prodotto agricolo fosse sceso al di sotto di un dato livello sarebbe stato possibile vendere a quel dato prezzo (minino) il prodotto in questione ai magazzini pubblici. Questo meccanismo ovviamente stabiliva così un prezzo minimo al di sotto del quali i prezzi di mercato non sarebbero mai potuti andare. Quando i prezzi fossero nuovamente aumentati gli organismi di intervento (l’AIMA in Italia) avrebbero dovuto rivendere i prodotti immagazzinati contribuendo a non far lievitare eccessivamente i prezzi anche al consumo. La storia degli ultimi due decenni dimostra ormai inconfutabilmente che la strada scelta allora fu sostanzialmente efficace nel perseguimento degli obiettivi della PAC stabiliti dal trattato di Roma del 1957; se è vero che il reddito medio degli agricoltori non è riuscito, in genere, a raggiungere quello ottenuto dai lavoratori di altri settori, è anche vero che non se ne discosta molto come un tempo. L’obiettivo che forse ha più sofferto è stato quello del contenimento dei prezzi al consumo. Questi meccanismi della PAC infatti, scaricavano i costi di questa 65 politica sui consumatori europei che pagavano, senza accorgersene particolarmente, un prezzo per i prodotti alimentari talvolta anche molto più elevato di quello che avrebbero potuto pagare ricorrendo ai mercati internazionali, e sui contribuenti che finanziavano il bilancio della comunità. Gli altri obiettivi furono perseguiti e raggiunti fino all’eccesso. Furono anzi proprio questi eccessi a mettere in difficoltà la PAC. I prezzi elevati, infatti, alla lunga furono uno stimolo eccezionalmente efficace per gli agricoltori che introducendo tutte le innovazioni disponibili ed intensificando i processi produttivi riuscirono ad incrementare rese e produzioni in modo assai significativo in pochi anni. La Comunità da importatrice netta di diversi prodotti agricoli che era divenne così ben presto autosufficiente prima ed esportatrice netta poi. Ma per esportare era necessario coprire la differenza tra il prezzo assicurato sui mercati interni, più elevato, ed il prezzo dei mercati internazionali, più basso. La Comunità era quindi in grado di esportare prodotti agricoli ma solo grazie a sussidi alle esportazioni. A lungo andare tale situazione divenne economicamente e finanziariamente insostenibile per le casse europee: le produzioni sempre più elevate non trovavano infatti un corrispondente aumento dei consumi interni pronto ad assorbirli; era perciò necessario ritirare quantità crescenti di derrate agricole, con un esborso per l’acquisto, immagazzinarle per lungo tempo, con un conseguente costo per lo stoccaggio, e infine venderle sui mercati internazionali, quando possibile, con un costo per le restituzioni (sussidi) alle esportazioni. Sui mercati internazionali, d’altro canto, cresceva la tensione e l’ostilità verso l’Unione Europea che operava, in realtà, con meccanismi che esulavano dalla concorrenza leale: dopo aver prodotto a costi più elevati rispetto ai concorrenti, infatti, gli europei spiazzavano con le loro esportazioni sovvenzionate, i prodotti degli altri concorrenti più efficienti. Ciò non era sostenibile. Anche, se non soprattutto, per questa ragione, all’avvio delle trattative GATT nel 1986 a punta del Este in Uruguay, si pose per la prima volta all’ordine del giorno il tema della concorrenza internazionale anche per i prodotti agricoli che fino a 66 quel momento avevano potuto usufruire di un’esenzione pressoché totale dalle misure di questi accordi commerciali multilaterali. Il rischio di una rottura insanabile di questo round di trattative che avrebbe coinvolto anche altre produzioni e i rapporti politici dell’Europa con moltissimi paesi, stimolò fortemente, se non costrinse, l’Unione Europea a riformare sostanzialmente la propria politica agricola nel 1992, dopo aver ottenuto, sulla base di questo impegno, uno slittamento nella chiusura delle trattative GATT dal 1990 al 1993, di fatto. Resta da segnalare, nel 1988, una decisione politica che senza modificare sostanzialmente la PAC, ne influenzerà l’evoluzione: in quest’anno, infatti, si decise di modificare significativamente e per diversi anni, il peso relativo della PAC nella allocazione delle risorse di bilancio diminuendone progressivamente il peso relativo a favore di un progressivo e sostanziale incremento delle risorse destinate all’intervento strutturale, anche in agricoltura ma non solo, che diventava così la vera priorità. Tale indicazione, anche se non è forse stata ancora colta da tutti, rappresenta già ora e lo sarà sempre più in futuro, una guida per l’intervento pubblico finanziato dall’Unione Europea. Anche per gli insegnamenti tratti dal caso agricolo, infatti, l’UE ha deciso di ridurre progressivamente tutte le forme di intervento diretto o indiretto sui mercati e sui prezzi a favore di un intervento che non modifichi le leggi del mercato ma piuttosto cerchi di mettere tutte le realtà produttive in grado di misurarsi in modo regolato ed equilibrato con le leggi della concorrenza. La riforma del 1992, i suoi effetti presunti e quelli reali Nel 1992, dopo le note tensioni sia tra i paesi membri dell’unione Europea che in sede internazionale (GATT), l’UE giunse ad approvare la cosiddetta riforma MacSharry che cambiava in modo abbastanza radicale l’intervento in agricoltura. A tal fine può essere utile rileggere gli obiettivi della riforma così come indicati in un noto documento preparatorio (il Com. (91) 100 DEF), riportati per comodità in appendice. Tra gli obiettivi si può notare come oltre a quelli 67 ‘tradizionali’ già indicati nel trattato di Roma ve ne siano altri che si sviluppano secondo le seguenti tre direttrici: − aumentare l’efficienza ma contenere le quantità complessivamente prodotte in modo sovvenzionato per evitare gli effetti negativi sulle casse dell’Unione Europea e per rispettare i limiti posti dagli accordi a livello internazionale; − integrare la politica agricola comunitaria con una politica a più ampio spettro volta a favorire più direttamente e più efficacemente lo sviluppo delle aree rurali che si trovano in difficoltà; − rendere sempre più compatibile la politica agricola con le politiche di protezione e valorizzazione delle risorse ambientali da un lato, e con le politiche di valorizzazione della qualità e sanità degli alimenti dall’altro. Anche senza entrare nei dettagli della riforma, è opportuno ricordare che essa riguarda i cereali, le colture oleaginose e le proteaginose (COP), e che si propone di garantire ai produttori agricoli, a fronte di una progressiva riduzione, nell’arco dei tre anni di transizione (1993/94, 1994/95 e 1995/96), dei prezzi garantiti ad un livello più vicino ai prezzi dei mercati internazionali, una integrazione diretta dei redditi, al fine di evitare effetti negativi della riforma sui redditi agricoli raggiungendo, al tempo stesso, effetti positivi per quanto concerne gli altri obiettivi complementari. Tali integrazioni, fissate in ECU, dovrebbero compensare per la riduzione dei prezzi garantiti, ma sono pagate con riferimento agli ettari di superficie destinata alle varie colture, tenendo conto delle rese mediamente registrate nell’area di riferimento, nelle 5 annate agricole precedenti. Tali integrazioni, diversificate, in genere, per mais, altri cereali, soia e altre proteaginose, set aside ecc., sono di entità assolutamente non trascurabile e in Lombardia possono anche raggiungere, in taluni casi, quasi i 2 milioni di lire ad ettaro. Le integrazioni vennero introdotte con il fine di disgiungere l’aiuto ai redditi degli agricoltori dall’attività produttiva in senso stretto e in particolare dal livello delle rese al fine di disincentivare le alte rese a favore di un contenimento degli eccessi di produzione e degli effetti negativi sull’ambiente che tali alte rese 68 avevano. Proprio tale disaccoppiamento consentì di raggiungere un accordo in sede GATT, tra le altre cose. Le integrazioni dovevano avere, inoltre, una natura compensativa: dovevano cioè compensare per le riduzioni di reddito che gli agricoltori avrebbero sostenuto per effetto della riduzione dei prezzi. Bisogna subito rilevare che il meccanismo studiato per avere questi effetti non ha funzionato come previsto nel nostro paese a causa di un fenomeno imprevisto ed imprevedibile: la forte svalutazione della lira subita proprio a partire dal settembre 1992, a riforma appena approvata. Tale svalutazione, infatti, per tutti gli anni di applicazione della nuova PAC, ha fatto lievitare fortemente gli aiuti in lire pagati agli agricoltori del nostro paese; a ciò si unisca un andamento particolarmente favorevole dei mercati internazionali dei cereali che hanno mantenuto i prezzi internazionali, per alcuni anni, su livelli inaspettatamente alti. Gli effetti previsti sull’agricoltura italiana, quindi, non si sono avuti, ma nel senso che sono stati assai più positivi di quanto si fosse previsto; i redditi dei cerealicoltori, infatti, non sono mai stati elevati come negli ultimi anni, in generale, e come conseguenza, sia le superfici che le produzioni e le rese, fatti salvi gli effetti delle condizioni climatiche, sono rimaste a livelli particolarmente elevate. Bisogna anche notare che la Lombardia ha potuto trarre grande vantaggio da questa situazione a causa della sua naturale specializzazione nella coltivazione dei prodotti oggetto di questa riforma. Questa situazione, tuttavia, non è destinata a durare per sempre: a) a breve termine la rivalutazione della lira ed i cambiamenti delle condizioni dei mercati internazionali potranno far diminuire anche significativamente i prezzi dei cereali, facendo subire all’Italia un colpo anche più duro in quanto non si è avuto nessun aggiustamento nel periodo transitorio per le ragioni già discusse; b) se l’Italia entrerà nella moneta unica saranno destinati comunque a sparire gli spazi di manovra di natura agrimonetaria che hanno invece permesso al nostro paese di godere di queste ultime annate particolarmente favorevoli dal punto di vista dei redditi. 69 Le modalità con le quali si realizzeranno gli aggiustamenti progressivi che si renderanno necessari per adeguare la PAC al nuovo ‘ambiente economico’ saranno quindi di particolare rilevanza per gli effetti che avranno su tutta l’agricoltura italiana ma soprattutto per quella lombarda, per il semplice fatto che questa è assai più specializzata rispetto ad altre parti del paese, nella coltivazione di questi prodotti (COP) che risultano, allo stato attuale dei meccanismi di intervento, quelli che più direttamente possono risentire di questi mutamenti. Un altro aspetto di particolare rilievo per l’economia agricola della Lombardia in modo particolare è quello dell’evoluzione dei mercati internazionali: se fino al 1993 (accordi GATT) i mercati europei dei prodotti agricoli potevano contare sui benefici di un mercato agricolo quasi completamente protetto dalle forti oscillazioni dei prezzi che si verificano sui mercati internazionali, con la progressiva apertura dei mercati europei agli scambi con il resto del mondo imposta dagli accordi internazionali, anche gli operatori europei saranno sempre più influenzati dall’andamento dei mercati internazionali di questi prodotti. Questo fatto crea una nuova importante fonte di rischio che prima gli agricoltori e gli altri operatori del sistema agroalimentare nazionale ed europeo non conoscevano particolarmente, fatte salve le debite eccezioni. Le prospettive della PAC L’accordo sui prezzi per la campagna di commercializzazione 1997/98 (raccolti 1997) si è caratterizzato per essere il frutto di un approccio politico che ha riconosciuto la transitorietà delle scelte effettuate, in attesa di una prossima nuova fase di trattative per l’approvazione di una ulteriore “riforma” della PAC che dovrebbe scaturire dalle proposte contenute nella cosiddetta “Agenda 2000”. In quest’ottica il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura ha ritenuto di non procedere ai tagli proposti dalla Commissione sugli aiuti ai cerealicoltori, almeno per quest’anno; tali tagli erano proposti anche al fine di reperire risorse per far fronte alla crisi del mercato della carne bovina dovuto al problema della “vacca pazza”. Secondo elemento di continuità è rappresentato dalla scelta di mantenere 70 al 5% la percentuale di terreni da destinare a set-aside (grandi produttori), contro le richieste francesi che volevano portarla a zero e quelle di Paesi Bassi, Regno Unito e Germania che volevano alzarla al 10%. Nota particolare merita poi la soluzione data agli aspetti agrimonetari. Dopo alcuni anni di continua svalutazione, seppure con diversa intensità, la nostra moneta si è sostanzialmente rivalutata nel corso dell’ultimo anno. Se la svalutazione della lira aveva sostanzialmente contribuito non solo a limitare gli effetti negativi previsti dalla riforma MacSharry sui prezzi dei cereali, ma addirittura ad invertire tale tendenza generando un aumento dei prezzi in lire per questi prodotti, la sua recente rivalutazione avrebbe potuto portare ad una drastica riduzione dei prezzi interni e soprattutto degli aiuti diretti al reddito. Proprio l’entità particolarmente rilevante della rivalutazione della lira e quindi degli effetti negativi che avrebbero potuto subire gli agricoltori italiani ha però consentito di usufruire di misure agrimonetarie straordinarie che hanno permesso di mantenere il tasso di cambio verde tra lira ed ECU al livello dello scorso anno di 2030,4 lire contro quello che si sarebbe dovuto applicare di 1973,9 lire. Altro elemento rilevante per l’Italia, ed in particolare per la Lombardia, è rappresentato dalla scelta della commissione di mantenere anche per quest’anno la decisione eccezionalmente presa lo scorso anno di non applicare, in caso di superamento delle superfici di base specifica assegnata ad ogni paese, una ulteriore quota di set-aside speciale non indennizzato nell’anno successivo. L’Italia, e la Lombardia in particolare data l’importanza della coltura in questa regione, sono beneficiate da questa scelta in quanto non si applica quindi questa forma di set-aside straordinario nel caso del mais per il quale si era superato il limite di 1,2 milioni di ettari. Il documento denominato ‘Agenda 2000’ presentato dalla Commissione lo scorso 16 luglio 1997 rappresenterà il punto di riferimento di un dibattito che si preannuncia acceso sia tra i diversi livelli di responsabilità di ogni paese che tra i diversi paesi dell’Unione Europea. Oggetto del documento è l’identificazione dei 71 grandi problemi che l’Unione Europea dovrà affrontare nei prossimi anni e delle possibili soluzioni da dare. Tre sono le grandi sfide che la Commissione identifica per il prossimo futuro: − come riformare e rafforzare le diverse politiche dell’Unione Europea in modo che queste possano contribuire a generare una crescita economica sostenibile, un più elevato livello di occupazione e migliori condizioni di vita; − come negoziare gli ulteriori allargamenti dell’Unione; − come finanziare tali allargamenti. Nell’ambito della prima grande sfida sono identificati 4 punti qualificanti attorno ai quali sarà necessario lavorare, secondo la Commissione: le riforme istituzionali a livello di UE, lo sviluppo di politiche per la crescita, l’occupazione e la qualità della vita, il mantenimento della coesione economica e sociale mediante un uso più efficace dei Fondi strutturali, ed infine una ulteriore riforma della PAC. La collocazione di questa ulteriore proposta di riforma della PAC è importante per comprendere che la politica agricola non è più al centro dell’attenzione a livello europeo come lo era un tempo, quando rappresentava il nucleo quasi esclusivo di azione politica a livello comunitario. Oggi la PAC è al centro dell’attenzione a livello politico soprattutto per i suoi alti costi e per la crescente pressione verso un uso veramente oculato, efficace e giustificato di risorse che non possono far altro che diminuire in termini relativi e presumibilmente anche in termini assoluti. Per questo il sistema di aiuti compensativi istituito con la riforma Mac Sharry non è più accettabile quando, come è stato già dimostrato e quantificato, porta di fatto ad una super-compensazione degli agricoltori che va certamente oltre gli obiettivi fissati. Queste considerazioni divengono ancor più evidenti se si leggono gli obiettivi per la nuova PAC che vengono definiti in questo documento (si veda l’appendice): essi, come già in parte quelli del documento MacSharry, definiscono per il settore agricolo in senso stretto l’obiettivo di garantire redditi stabili ed un adeguato standard di vita, ma anche l’opportunità di favorire fonti di reddito 72 alternative qualora il reddito ricavabile dall’agricoltura non sia sufficiente; per il resto gli obiettivi per la nuova politica agricola risentono sempre più fortemente dalle esigenze poste a questo mondo con sempre maggior forza, dalle esigenze di tutela ambientale e da quelle di tutela della salute e della sicurezza alimentare. Non essendo possibile entrare in maggiore dettaglio nell’analisi operativa della proposta e delle sue possibili conseguenze per l’agricoltura italiana e per quella Lombarda in particolare, si ritiene tuttavia utile sottolineare che il quadro di un minore, più mirato e giustificato intervento sarà con ogni probabilità la linea guida per lo sviluppo della PAC del 2000. In questa prospettiva solo le produzioni più competitive anche senza il sostegno forte della attuale PAC potranno sopravvivere nella misura in cui oggi le conosciamo. Norme di accompagnamento alla PAC Regolamento CEE 2078/1992 Il Regolamento ha per obiettivo rifinanziare e ampliare gli interventi previsti in precedente regolamento sull’estensivazione, prevedendo un regime di incentivi per gli agricoltori che si impegnano ad utilizzare metodi di produzione compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio naturale. Il Regolamento costituisce uno strumento molto flessibile per le amministrazioni territoriali (Regioni e Province autonome) che sono tenute a redigere un programma pluriennale, della durata minima di cinque anni, in cui vengono modulati gli interventi e definire le priorità. Il programma prevede una zonizzazione del territorio che dovrebbe riflettere le diversità delle situazioni ambientali, economiche e strutturali, con l’individuazione di aree omogenee dal punto di vista agro-ambientale. Saranno pertanto previsti interventi che variano da zona a zona. 73 Regolamento CEE 2080/1992 Il Regolamento risponde all’esigenza di riorganizzare il mercato comunitario incentivando colture legnose, migliorando le risorse forestali esistenti e contribuendo alla tutela dell’ambiente. Il grado di flessibilità degli interventi è lasciato alle Regioni e alle Province autonome che attuano il regime di aiuti con programmi pluriennali in cui vengono definite importo, durata e condizioni per la concessione dei finanziamenti. Il destinatario principale dell’aiuto è l’imprenditore agricolo, anche se viene comunque dato spazio all’operatore pubblico e alle associazioni di agricoltori qualora si tratti di effettuare imboschimenti su larga scala. Il Regolamento prevede che l’aiuto faccia riferimento ai costi effettivi di imboschimento e alle perdite di reddito, senza tener conto delle possibili “utilità sociali” degli imboschimenti. Questo indubbiamente favorisce gli imboschimenti di terreni marginali, fra cui prati e pascoli in montagna, piuttosto che i fertili terreni della pianura. Gli altri livelli della politica agricola A partire dalla nascita della Comunità Economica Europea la politica agricola del nostro paese ha subito un continuo spostamento dal livello nazionale a quello europeo, soprattutto per quanto attiene la programmazione degli interventi, la definizione degli strumenti attuativi, il reperimento e l’allocazione delle risorse. Ciò ha progressivamente modificato le competenze e le funzioni di fatto svolte dal Ministero nazionale riducendone gli ambiti di intervento proprio, e in qualche misura modificando anche le quantità di risorse a disposizione. D’altro canto, sia per l’esplicito riferimento nella Costituzione della Repubblica, che per le esigenze di un avvicinamento della fase di gestione delle politiche agricole al mondo reale ed operativo, si è andata sviluppando negli ultimi anni, e in modo particolarmente intenso negli ultimissimi, un’altra tendenza verso un decentramento sempre più marcato dal Ministero verso le regioni di un numero 74 crescente di funzioni amministrative e di gestione delle politiche in campo agricolo. Dopo due referendum abrogativi del Ministero proposti da talune regioni, l’ultimo dei quali nel giugno scorso, e dopo due diversi interventi legislativi, sembra ora che si sia giunti al un equilibrio di poteri tra Ministero e regioni ritenuto soddisfacente da tutti i soggetti. Il decreto legislativo n.143 del 4 giungo 1997, elaborato in applicazione della legge n. 59 del 15 marzo 1997 che delega al Governo il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali per la riforma della pubblica amministrazione, ha infatti attribuito in sostanza, quasi tutte le funzioni in materia di agricoltura alle regioni, abolendo il precedente Ministero per le Risorse Agricole, Alimentari e Forestali istituito con la legge n.491 del 1993, ed istituendo il nuovo Ministero per le Politiche Agricole. Al Ministero restano le funzioni di elaborazione della politica agraria, di indirizzo, di coordinamento e di disciplina generale nonché di rappresentanza in sede internazionale. Gli enti, le aziende e gli istituti sottoposti alla vigilanza del Ministero saranno soggetti, nei prossimi mesi, a soppressione, riordino o trasformazione. Tutte le altre funzioni precedentemente di responsabilità Ministeriale saranno quindi trasferite alle regioni. Questo provvedimento, successivamente sottoposto a referendum abrogativo senza che si raggiungesse, però, il quorum per la validità dello stesso, modifica, presumibilmente ed auspicabilmente in misura definitiva le relazioni tra Ministero e regioni. Questa stabilità dovrà consentire alle amministrazioni pubbliche di por mano, finalmente, alle profonde riforme e riorganizzazioni che in generale, anche per effetto di queste nuove responsabilità, dovranno dare un assetto stabile e più efficiente. È difficile valutare, oggi, quali saranno gli effetti di queste più o meno profonde revisioni ma è auspicabile che il ritrovato accordo tra amministrazione centrale e amministrazioni regionali da un lato, e la maggiore vicinanza delle nuove amministrazioni alle singole e diversificate realtà produttive dall’altro, possano 75 contribuire positivamente a rendere più efficiente la pubblica amministrazione che opera a contatto e per il settore agricolo. Non deve tuttavia sfuggire che questa regionalizzazione delle competenze non porta, tuttavia, necessariamente ad un sistema amministrativo più efficiente; già da tempo diversi studiosi hanno potuto evidenziare come, anzi, talvolta queste possano essere anche meno efficienti di talune amministrazioni centrali dello Stato. Questa ristrutturazione e riorganizzazione resta quindi una sfida per tutti i livelli della pubblica amministrazione, soprattutto per quelli più decentrati. Non si deve inoltre dimenticare, ad esempio, che tra le varie funzioni di responsabilità regionale, diverse hanno richiesto o richiederanno ulteriori decentramenti amministrativi verso i livelli provinciali. Non può sfuggire a nessuno come questi cambiamenti possano avere effetti anche molto tangibili, sia in positivo che in negativo, sull’agricoltura in generale, e quindi anche, se non particolarmente, sull’agricoltura della pianura lombarda; e ciò vale non solo per i servizi generali che tutte le amministrazioni pubbliche devono fornire. Come si è visto, infatti, questa si caratterizza per aver sviluppato nel tempo e in particolare negli ultimi anni, delle coltivazioni che risultano particolarmente sensibili agli effetti delle misure previste dalla riforma della PAC del 1992. La tempestività e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni nella gestione della complesse procedure previste dalla attribuzione e distribuzione delle ingenti risorse previste come integrazione diretta dei redditi degli agricoltori, in primo luogo, può avere effetti veramente rilevanti sull’intero settore e sulle scelte imprenditoriali che, come si è visto, sono assai sensibilmente influenzate da questi aiuti. Un altro aspetto da non trascurare sarà, inoltre, quello dell’attenzione, della tempestività e della adeguatezza dell’applicazione delle misure di accompagnamento alla riforma, in particolare quelle sulle misure agro-ambientali (Reg. n.2078/92) e quelle sulla forestazione (reg. n.2080/92). La rilevanza delle misure che incentivano la forestazione non va trascurata infatti, non solo per le 76 aree di collina e montagna ma anche per le aree più ricche di acqua della pianura dove si sviluppa o si può sviluppare la pioppicoltura, così come in aree eventualmente incluse in aree protette o ad esse limitrofe. Valutazioni analoghe possono essere svolte per le misure agroambientali che possono contribuire, e di molto, a ridurre effetti negativi che si manifestano anche a livello delle acque superficiali. Questi elementi possono quindi avere anche un effetto diretto sull’attività dei consorzi di bonifica. Un’ultima specifica annotazione deve essere fatta sui servizi di assistenza tecnica e divulgazione di stretta competenza regionale. Nel nostro paese questi servizi sono spesso stati trascurati senza comprendere a fondo, pare, l’impatto che tali servizi possono avere non solo sull’ammodernamento e sull’innovazione delle tecniche produttive, ma soprattutto sull’uso economicamente corretto e conveniente dei fattori di produzione e quindi sull’impatto che l’uso eccessivo può avere sull’ambiente e sulla qualità della vita. Si ha ragione di ritenere che troppo spesso in agricoltura, anche a seguito dell’evoluzione che la PAC ha subito nei decenni precedenti, si sia sviluppata una tendenza alla intensificazione esasperata dei processi produttivi che non sempre trova una rispondenza dal punto di vista economico. Grazie a servizi tecnici di assistenza adeguati e a servizi di divulgazione non solo scientifica ma anche economica, non sembra difficile poter ottenere effetti positivi, anche nel breve periodo ma certamente nel lungo, sia sui redditi degli agricoltori che potrebbero ottenere gli stessi risultati produttivi con minori sprechi di prodotti chimici, ad esempio, che per l’ambiente. Tra i fattori di produzione più rilevanti si deve ricordare assolutamente anche l’acqua. L’uso di questa risorsa, infatti, non sembra sempre guidato, anche da un punto di vista strettamente tecnico-agronomico, ma soprattutto da un punto di vista economico. Mancano probabilmente anche studi adeguati e sufficientemente dettagliati sull’effetto economico delle irrigazioni e delle diverse modalità di irrigazione, ma manca soprattutto la capacità di valutare attentamente sotto questo punto di vista, quello economico, l’effetto di questi interventi. Peraltro la risorsa acqua viene distribuita e/o prelevata con modalità e 77 con costi assai diversi che non sempre sono giustificati dal punto di vista economico. questo tema, sembrerebbe di particolare importanza per il prossimo futuro e richiederebbe ulteriori specifici approfondimenti che non possono essere svolti in questa sede. Qui ci si vuole limitare a porre l’attenzione su questo tema e a ricordare il ruolo dell’acqua sia come fattore di produzione per l’attività agricola che come risorsa di natura anche pubblica. Un cenno meritano anche le altre politiche che possono essere definite a livello regionale e che possono avere un effetto negativo sullo sviluppo di talune attività agricole: tra queste sono da evidenziare quelle inerenti lo smaltimento di rifiuti nelle acque e nei terreni da parte di attività agricole e quello della valutazione di impatto ambientale delle opere che interessano le attività produttive agricole ed alimentari. Tra le prime si vuole solo richiamare come la regione Lombardia abbia potuto usufruire in un passato recente, di un vantaggio competitivo per le produzioni zootecniche ed in particolare per gli allevamenti di suini rispetto all’Emilia Romagna solo perché quest’ultima regione ha introdotto una legislazione più restrittiva sul trattamento dei reflui. Tale tipo di fenomeni si può forse ripetere in futuro anche a ruoli alternati o comunque modificati e ciò va sempre valutato attentamente. Allo stesso modo è sempre necessario, anche nel campo relativamente nuovo della valutazione di impatto ambientale, saper coniugare le esigenze dello sviluppo produttivo con quelle ambientali, e saperlo fare in modo complessivamente coordinato tra aree produttive omogenee: differenze significative in questo ambito potrebbero provocare in breve tempo effetti negativi di portata non sempre prevedibile. 78 Suolo L. 18 maggio 1989, n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”. La Legge ha per scopo la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. In particolare le attività di programmazione, di pianificazione e di attuazione degli interventi saranno destinati alla sistemazione, conservazione ed al recupero del suolo nei bacini idrografici; alla difesa, sistemazione e regolazione dei corsi d’acqua, dei rami terminali dei fiumi e delle loro foci nel mare, nonché delle zone umide; alla moderazione delle piene per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; il risanamento delle acque superficiali e sotterranee allo scopo di fermarne il degrado e rendendole conformi alle normative comunitarie e nazionali; alla razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde. Ai fini della Legge si intende: a) per suolo: il territorio, il suolo, il sottosuolo, gli abitati e le opere infrastrutturali; b) per acque: quelle meteoriche, fluviali, sotterranee e marine; c) per corso d’acqua: i corsi d’acqua, i fiumi, i torrenti, i canali, i laghi, le lagune, gli altri corpi idrici; d) per bacino idrografico: il territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi o dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d’acqua direttamente o a mezzo di affluenti. Alla realizzazione delle attività previste concorrono, secondo le rispettive competenze: lo Stato, le regioni a statuto speciale ed ordinario, le province autonome di Trento e di Bolzano, le province, i comuni, le comunità montane, i consorzi di bonifica ed irrigazione e quelli di bacino imbrifero montano. 79 Ambiente, parchi L.R. 30 novembre 1983, n. 86 Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale La legge definisce il piano generale delle aree regionali protette di interesse naturale ed ambientale ai fini della conservazione, del recupero e della valorizzazione dei beni naturali e ambientali del territorio della Lombardia; le aree protette individuate dal piano sono assoggettate ai seguenti regimi di tutela: a) parchi naturali, intesi quali zone che, costituendo generale riferimento per la comunità lombarda, sono organizzate in modo unitario, con preminente riguardo alle esigenze di protezione della natura e dell’ambiente e di uso culturale e ricreativo, nonché con riguardo allo sviluppo delle attività agricole, silvicole e pastorali e delle altre attività tradizionali atte a favorire la crescita economica, sociale e culturale delle comunità residenti; b) riserve naturali, intese quali zone specificamente destinate alla conservazione della natura in tutte le manifestazioni che concorrono al mantenimento dei relativi ecosistemi; c) monumenti naturali, intesi quali singoli elementi o piccole superfici dell’ambiente naturale di particolare pregio naturalistico e scientifico, che devono essere conservati nella loro integrità; d) altre zone di particolare rilevanza naturale e ambientale da sottoporre comunque a regime di protezione; e) parchi di cintura metropolitana, intesi quali zone di importanza strategica per l’equilibrio ecologico delle aree metropolitane, per la tutela ed il recupero paesistico e ambientale delle fasce di collegamento tra città e campagna. L. 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree protette” 80 La legge, in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione e nel rispetto degli accordi internazionali, detta principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese. Appartengono al patrimonio naturale le formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche, o gruppi di esse, che hanno rilevante valore naturalistico e ambientale. I territori nei quali siano presenti i suddetti valori, specie se vulnerabili, sono sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di gestione. I territori sottoposti al regime di tutela e di gestione costituiscono le aree naturali protette. In dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la sperimentazione di attività produttive compatibili. Nella tutela e nella gestione delle aree naturali protette, lo Stato, le regioni e gli enti locali attuano forme di cooperazione e di intesa ai sensi dell’articolo 81 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616 e dell’articolo 27 della L. 8 giugno 1990, n. 142. Piani Territoriali di coordinamento dei Parchi: Adda Nord Istituzione del Parco con L.R. 16 Settembre 1983, n. 80, scadenza salvaguardia 31 Dicembre 1997, definito “parco fluviale e di cintura metropolitana”. Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale: è stata completata l’istruttoria regionale; per la stesura definitiva occorre attendere gli incontri con le Amministrazioni Provinciali per l’adeguamento alla L.R. 32/96 sul regime transitorio per l’attività venatoria. 81 Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: PTC adottato 8/1/93 - DAC n.2, PTC controdedotto 11 e 25/10/93 - DAC nn. 11 e 12, data BURL 17/1/94, scadenza salvaguardie 31/12/98. Oglio Nord Istituzione del Parco con L.R. 16 Aprile 1988, n. 18, definito “parco fluviale e agricolo”. Non è ancora stato costituito il Consorzio, il Parco è pertanto privo di PTC e ne è in salvaguardia la legge istitutiva, con scadenza 20 Gennaio 1998. Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: L.R. istitutiva 16/4/88, n. 18, scadenza salvaguardie 4/2/99. Parco del Serio Istituzione del Parco con L.R. 1 Giugno 1985, n. 70, modificato con L.R. 8 Novembre 1996, n. 32, definito “parco fluviale e agricolo”. Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale. Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: L.R. istitutiva 1/6/85, n. 70, PTC adottato 1/12/90 - DAC n. 22, PTC controdedotto 6/11/93 - DAC N. 31, DATA BURL 18/4/94, scadenza salvaguardie 31/12/98. Parco dei Colli di Bergamo Istituzione del Parco con L.R. 18/8/77, n. 36, definito “parco agricolo e forestale”. Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato con L.R. 13/4/91, 8. Nel 1994 è stato approvato il Piano di Settore per il tempo libero, mentre il Piano di Settore faunistico è in fase di stesura. Stato di avanzamento al 23 Luglio 1997: L.R. istitutiva 18/8/77, n. 36, PTC approvato con L.R. 13/4/91, n.8. 82 Paesaggio L.R. 27 maggio 1985, n. 57 “Esercizio delle funzioni regionali in materia di protezione delle bellezze naturali e sub-delega ai comuni” Le disposizioni contenute nella suddetta legge prendono in esame innanzitutto il provvedimento relativo all’approvazione o alla modificazione degli elenchi dei beni soggetti alle norme sulla protezione delle bellezze naturali, di cui all’art. 2 della Legge 29 giugno 1939, n. 1497, disposto con deliberazione della Giunta regionale. Tale provvedimento individua il bene cui si riferisce, dando atto di eventuali altri vincoli su di essi gravanti, e stabilisce i criteri e le norme da rispettarsi ai fini della protezione degli interessi paesistici in relazione al bene medesimo; in particolare esso deve specificare le aree nelle quali si dovrà formare un piano territoriale paesistico, ai sensi della Legge 29 giugno 1939, n. 1497, indicando altresì le aree nelle quali è vietata, fino all'approvazione del piano territoriale paesistico stesso, ogni modificazione dell’assetto del territorio, con l’eccezione degli interventi di manutenzione ordinaria. Successivamente vengono indicate le funzioni regionali e quelle subdelegate ai comuni. La Regione procede alla revisione ed integrazione degli elenchi dei beni soggetti alle norme sulla protezione delle bellezze naturali approvati prima dell’entrata in vigore della presente legge, al fine di adeguarne il contenuto alle previsioni e alle prescrizioni dei principi sopra esposti. I criteri generali per la revisione sono stabiliti dal Consiglio regionale su proposta della Giunta. Sono subdelegate ai comuni una serie di autorizzazioni relative agli interventi da effettuarsi in ambiti sottoposti a vincolo paesaggistico in base all’articolo 8 della presente legge. L.R. 9 giugno 1997, n. 18 “Riordino delle competenze e semplificazione delle procedure in materia di tutela dei beni ambientali e dei piani paesistici. Subdeleghe agli Enti Locali” 83 La Legge disciplina il riordino delle competenze e la semplificazione delle procedure nel settore della tutela dei beni ambientali, di cui alla legge 29 giugno 1939, n. 1497 “Protezione delle bellezze naturali” nonché al decreto legge 27 giugno 1985, n. 312 “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale” convertito con modificazioni in legge 8 agosto 1985, n. 431, fatto salvo il principio di sussidiarietà. La Regione persegue la tutela e la valorizzazione delle componenti ambientali e paesaggistiche del territorio mediante l’adeguamento delle procedure e delle modalità d’esercizio delle competenze ai principi di economicità, trasparenza e semplificazione procedurale di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241 “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto d'accesso ai documenti amministrativi”. Attraverso questa normativa cambia profondamente la disciplina della tutela del paesaggio nei Comuni sottoposti ai vincoli della legge 1497/1939 e della legge 431/1985; con queste nuove norme la competenza al rilascio delle autorizzazioni paesistiche, dal 1977 esercitata centralmente a Milano nel Palazzo della Regione, viene trasferita ai Comuni, gli organi istituzionali più vicini ai cittadini. Osservazioni conclusive L’inquadramento delle norme e dei programmi maggiormente in grado di influire sulle scelte del Consorzio di Bonifica, ha evidenziato alcuni aspetti di particolare importanza: a. l’estrema complessità e sovrapposizione di norme ai vari livelli, in particolare fra leggi nazionali e regionali, con la progressiva incidenza di quelle comunitarie. b. le molte attività di enti, di livelli e di competenze che il sistema normativo attiva, con i noti rischi per un verso di sovrapposizione e di confusione e, 84 per altro verso, di difficoltà nell'individuare la specificità di finalità di ciascun soggetto; c. la continua evoluzione delle norme e dei provvedimenti, appesantiti da Circolari più o meno esplicative, che crea una situazione di incertezza e di precarietà . Ciò vale in generale ma anche in particolare, per lo stesso futuro dei Consorzi di Bonifica. d. la compresenza sul territorio di enti pianificatori le cui competenze sono a loro volta in evoluzione o indeterminate. e. Appare difficile, infatti, per il Comprensorio di Bonifica elaborare il proprio documento programmatorio in un contenuto nel quale agisce la Provincia, con il Piano Territoriale di Coordinamento elaborato a livello locale ma in assenza della normativa regionale che ne definisce le competenze, il Piano delle cave etc.; la Regione con il Piano delle Acque, il Piano Paesistico; i Comuni con i Piani Regolatori Generali (PRG) e gli altri strumenti urbanistici di competenza, gli Enti Parco con i loro Piani di Coordinamento; l’Autorità di Bacino, etc. Ogni Piano interferisce ma difficilmente si raccorda con gli altri. In tale contesto il Consorzio di Bonifica non può che definire il proprio documento in modo autonomo, affermando la specificità del proprio ruolo, la piena disponibilità a raccordarlo con gli altri Piani Territoriali e ricercare le possibili convergenze, anche per realizzare Progetti e interventi di comune interesse. 85 3. Disponibilità delle acque Nel comprensorio l'irrigazione è attuata sfruttando fonti d'acqua molteplici, fiumi, pozzi e risorgive. 1) Fiumi: il territorio è percorso da numerosi corsi d'acqua naturali i maggiori dei quali sono sfruttati per derivare acqua a scopo irriguo. − Fiume Oglio: dal fiume Oglio è prelevata acqua per servire un impianto pluvirriguo che irriga circa 835 Ha La portata di concessione è di 0,6 mc/s, la dotazione unitaria teorica è quindi di 0,7 l/s⋅Ha − Torrente Cherio: vi è una derivazione che serve un bacino di circa 743 Ha in sponda sinistra. Con una portata di concessione di 1,2 mc/s la dotazione unitaria teorica è quindi di 1,6 l/s⋅Ha − Fiume Serio: sono sfruttate numerose derivazioni per irrigare un bacino stimato in circa 7.623 ha su entrambe le sponde; si tratta però di una stima, in quanto, almeno in alcuni momenti esistono sovrapposizioni tra i bacini delle diverse rogge che rendono impossibile una determinazione esatta dell'area irrigua effettiva del bacino. La portata di concessione complessiva è di 15,6 m/s, per calcolare la dotazione unitaria occorre considerare che una parte del bacino durante l'estate viene sottesa da una quota dell'acqua derivata dall'Adda, quota che abbiamo stimato in 4 mc/s, ottenendo quindi una dotazione unitaria media di 2,6 l/s⋅Ha − Fiume Brembo: due derivazioni consentono di irrigare un bacino di circa 5305 Ha sulla sponda sinistra del fiume. La portata di concessione complessiva è di 16,3 m/s, come già per il bacino del fiume Serio anche in questo caso per calcolare la dotazione unitaria occorre considerare che una parte del bacino, durante l'estate, viene integrata con le portate derivate dall'Adda, portate stimate in 1,5 mc/s, ottenendo quindi una dotazione unitaria media di 3,4 l/s⋅Ha 86 − Fiume Adda: grazie alla disponibilità delle "acque nuove" ed alla costruzione del canale dell'Adda è possibile derivare una portata di concessione di 10 mc/s. Allo stato attuale, e fino a quando non entrerà in funzione l'impianto pluvirriguo dell'Isola l'Adda non serve un proprio bacino, le sue acque sono impiegate per integrare le portate dei bacini di Serio e Brembo. 2) Pozzi: il Consorzio di Bonifica gestisce 39 pozzi che hanno una portata complessiva di 8,1 mc/s, che servono un bacino di 6591 Ha, assicurando quindi una portata di 1,2 l/s⋅Ha Questi pozzi sono dislocati nella parte meridionale del comprensorio e, in parte, rappresentano delle integrazioni per la rete dei fontanili. 3) Risorgive: nella parte meridionale del comprensorio esiste una rete di fontanili la cui portata è difficilmente stimabile, questa rete è andata progressivamente in crisi a causa dell'abbassamento della falda e in molti casi sono stati scavati dei pozzi per andare a prendere l'acqua più in profondità. Le dotazioni indicate devono essere considerate puramente teoriche e ciò per almeno tre motivi: 1) La distribuzione dell'acqua derivata dai fiumi Brembo, Serio e Cherio avviene principalmente attraverso una rete in terra caratterizzata dall'avere delle forti perdite d'alveo, che oscillano tra il 20 ed il 40% nelle aree con terreni più sciolti. Le derivazioni da Adda, Oglio e dal Serio, per la roggia Borgogna, essendo invece canalizzate hanno perdite d'alveo quasi nulle. Anche una parte dei pozzi usufruisce di una rete in terra ed ha quindi forti perdite d'alveo. 2) Durante la stagione estiva si verificano delle riduzioni di portata sui corsi d'acqua che riducono, nel momento di maggior bisogno, la quantità d'acqua derivabile e di conseguenza le dotazioni unitarie. 3) Vi è anche un altro tipo di riduzione che si verifica per l'acqua derivata dai fiumi non regolati (Brembo, Serio e Cherio) ed è dovuta alle forti variazioni di portata che si verificano nell'arco delle 24 ore e che a volte fanno sì che 87 l'acqua è disponibile per chi ha il turno la notte e non lo è per chi ha il turno il giorno. Nella tabella seguente sono riportate le informazioni disponibili sulle concessioni esistenti nel comprensorio: Località': Albino Brembate Gorlago provvedimento di concessione: corpo d'acqua oggetto di prelievo: portata concessa (mc/s): ? ? Fiume Serio scadenza concessione: ? Castelli calepio 913/7/60 Calusco d'adda ? Diverse (pozzi) vari Fiume Brembo Fiume Cherio Fiume Oglio Fiume Adda falda 16.750 16.660 1.200 0.6 10.0 circa 8.0 31/01/2057 31/01/205 7 31/01/205 7 31/01/205 7 ? ? 16.660 1.200 ? ? ? 20/03/198 6 20/03/198 6 ? ? ? Consorzio Consorzio Di Bonifica Di M.P.B. Bonifica M.P.B. Consorzio Di Bonifica M.P.B. Consorzio Dell'Oglio Consorzio Dell'Adda Consorzio Di Bonifica M.P.B. richiesta di 16.750 rinnovo inoltrata per (mc/s): data richiesta 20/03/1986 rinnovo: ente titolare della concessione: L'unica derivazione irrigua privata esistente è quella delle Rogge Sale, Donna e Antegnata. Esistono invece numerosi pozzi privati, in particolare nella parte meridionale del comprensorio di cui non si conosce né il numero esatto, né tantomeno le portate. I diversi bacini idrici, le opere di presi ed i pozzi consortili sono anche evidenziati nella tavola 8 e nello "schema riassuntivo delle principali derivazioni a scopo irriguo" allegato. Come abbiamo visto esaminando le dotazioni vi sono notevoli disomogeneità all'interno del comprensorio, si consideri inoltre che esistono anche delle aree non irrigue, la più ampia delle quali è il territorio dell'isola Bergamasca, che sarà irrigato ad aspersione sfruttando le acque derivate dall'Adda (vedi tavola 9). Abbiamo anche visto come nel comprensorio non esista solamente una disomogeneità in senso spaziale ma anche temporale, poiché due agricoltori che irrigano dalla stessa roggia, a poche 88 ore di distanza l'uno dall'altro, possono trovarsi in condizioni di disponibilità idrica assai diverse. Questo, oltre a diminuire le dotazioni idriche unitarie, aumenta l'incertezza riguardo alla possibilità di irrigare, cosa di cui l'agricoltore deve tenere necessariamente conto nel momento della scelta degli ordinamenti produttivi. Gli usi plurimi dell'acqua non sono particolarmente diffusi nel territorio, nel bacino del fiume Serio vi sono però 23 utenze industriali, 20 delle quali utilizzano l'acqua delle rogge per la produzione di energia idroelettrica e 3 la utilizzano, invece, a scopo di raffreddamento. Nell'area servita dal Fiume Brembo vi è un'utenza che utilizza l'acqua per la produzione di energia idroelettrica. La conoscenza dello stato degli acquiferi sotterranei è in larga parte basata sui dati rilevati, nel corso degli anni 1989-91, da una rete costituita da 150 pozzi e 77 fontanili. I risultati raccolti evidenziano come sia possibile suddividere il territorio in due fasce: una prima fascia medio alta, dove la superficie di falda è estremamente articolata, con la presenza di numerosi coni di depressione che si sviluppano in corrispondenza delle aree a più intenso prelievo civile ed industriale (in particolare Bergamo e Dalmine, Bolgare e Palosco, Seriate e Cavernago, Bonate e Terno d'Isola); una seconda fascia interessante il settore medio basso della pianura, in cui prevalgono i pozzi irrigui, che mostra una superficie piezometrica digradante verso sud che, nella fascia di intersezione con il piano di campagna, origina i fontanili. I dati rilevati evidenziamo che il 75% dei pozzi registra la massima e la minima annua rispettivamente in settembre ed in aprile, con escursioni di 0,5 - 2 m nella bassa pianura e di 5 - 10 m nella fascia medio alta. La fascia di fontanili può essere suddivisa sua volta in due sottosistemi separati dal Serio, il sistema Adda - Serio ed il sistema Serio - Oglio. Il primo è caratterizzato da una portata media di 13,3 mc/s e da una fase di morbida molto marcata in giugno - luglio; il secondo invece ha una portata media di 6,2 mc/s ed 89 una fase di morbida meno accentuata ma di durata maggiore, sempre in giugno e luglio. In entrambi i sistemi la fase di magra cade in marzo. In generale la qualità delle acque del comprensorio non è pienamente soddisfacente a causa dell'alto sviluppo sia residenziale che industriale che ha determinato forti scarichi nei corsi d'acqua naturali ed anche nella rete consortile. Con la progressiva sistemazione della rete fognaria dei vari comuni e con la realizzazione degli impianti di depurazione, da circa dieci anni a questa parte la qualità dell'acqua sta lentamente migliorando, non solo per quanto riguarda le acque interne al comprensorio, ma anche ai punti di presa, per un miglioramento della qualità delle fonti di derivazione. Rimangono alcuni punti critici dal punto di vista della qualità di cui il principale è quello della Roggia Borgogna, che attraversa una zona ad alto sviluppo industriale e in cui il sistema fognario non è ancora completo, si pensa che la realizzazione dell'impianto di depurazione intercomunale di Costa di Mezzate possa migliorare notevolmente la situazione. Riteniamo che oggi la qualità delle acque possa essere ritenuta sufficiente per l'impiego agricolo ad eccezione dell'impiego su prodotti da consumo fresco o su colture molto sensibili. Attualmente non è ancora disponibile un censimento degli scarichi, ma il consorzio sta operando in tal senso: una prima tranche comprendente le rogge Serio, Morlana e Borgogna è stata commissionata nel 1998. I primi risultati indicano la presenza di numerosi scarichi di acque meteoriche provenienti da aree impermeabilizzate, pubbliche o private, che mettono in crisi il sistema irriguo nei momenti di pioggia. 90 Schema riassuntivo delle principali derivazioni dai fiumi DERIVATE FIUME ADDA CANALE ADDA Q: 10,000 SUP.: 2849,715 DERIVATE FIUME BREMBO DERIVATE FIUME SERIO DERIVATE FIUME CHERIO ROGGIA SERIO Q: 4,800 SUP.: 3123,744 C A N A L E ROGGIA BOLGARE Q: 1,200 SUP.: 742,6225 IMPIANTO PLUVIRRIGUO Q: 0,600 SUP.: 834,9823 ROGGIA MORLANA Q: 4,500 SUP.: 993,1995 E N E L ROGGIA BORGOGNA Q: 5,800 SUP.: 3352,8594 ROGGIA BREMBILLA Q: 5,500 SUP.: 1891,536 ROGGE TREVIGLIESI Q: 10,800 SUP.: 3413,307 DERIVATE FIUME OGLIO ROGGIA SALE Q: 5,000 ROGGIA PONTE PERDUTO Q: 0,200 SUP.: 153,4415 ROGGIA VECCHIA Q: 0,300 SUP.: 1051,0250 EX ROGGE PATERA BRUSAPORTO ROGGIA COMUNALE DI SERIATE Q: 0,250 ROGGIA DONNA Q: 3,870 ROGGIA ANTEGNATA Q: 2,600 4. L'agricoltura: storia, situazione e tendenze 4.1 I caratteri delle aziende agricole Il Consorzio di Bonifica Media Pianura Bergamasca occupa una gran parte della pianura della provincia di Bergamo e si estende anche sulle prime propaggini collinari. Si tratta quindi dell'area più attiva della provincia, sia dal punto di vista economico generale, sia da quello agricolo. La tabella 1 che mostra il contributo dell'agricoltura alla formazione del valore aggiunto, evidenzia come l'agricoltura contribuisca in misura modesta alla formazione del valore aggiunto, solo l'1,3%, contro una media regionale dell'1,8%. Si tratta comunque di quasi 382 miliardi, che riteniamo provengano per la maggior parte dalle aree pianeggiante. Maggiori informazioni si possono ottenere esaminando il numero di addetti agricoli (Tab. 2); oltre 5.000 persone sono impegnate in attività agricole, pari all'1,8% degli addetti totali. Analizzando i dati comunali si può già vedere la variabilità della situazione all'interno del comprensorio: il numero degli addetti agricoli è molto basso nella Pianura dell'Isola (1,0%) e nelle Colline di Bergamo (0,7%), è più alto nella parte nord orientale del comprensorio, quella della zona Colline Medio Chiese (2,1%) e soprattutto nella parte meridionale della pianura, la Pianura Bergamasca occidentale (2,1%) e la Pianura Bergamasca orientale (3,1%). I motivi di questa variabilità vanno ricercati non solo nella diversa capacità produttiva dei terreni e nella presenza o meno dell'irrigazione, che determinano una diversa redditività dell'agricoltura, ma anche nella grande urbanizzazione che si è avuta nella parte settentrionale del comprensorio, che ha portato ad un diverso uso del suolo e ad un diverso impiego della forza lavoro. L'agricoltura offre lavoro, in modo indiretto, però anche a tutti coloro che lavorano nell'industria alimentare e che, nei comuni ricadenti nel comprensorio N. 6 sono oltre 4.000 addetti, distribuiti in 643 unità locali (Tab. 3). Anche in questo caso abbiamo una notevole variabilità, con due comuni, Bergamo e 91 Caravaggio dove si concentrano quasi 1.100 addetti. Il settore produttivo di gran lunga più importante, però, è quello, generico, della fabbricazione di altri prodotti alimentari, che non sembra essere particolarmente legato all'agricoltura del territorio. Da questa prima analisi dei dati, emerge una situazione di variabilità che sembra però evidenziare come, almeno in alcune aree, e limitatamente al ruolo economico, l'agricoltura del comprensorio non abbia un ruolo fondamentale. La situazione del comprensorio Il comprensorio Media Pianura Bergamasca è uno dei più vasti della Lombardia, avendo, alla data del Censimento dell’agricoltura del 1990, una Superficie Agraria Totale (SAT) di oltre 49.000 ettari, sulla quale le aziende agricole operanti erano quasi 8.800 (Tab. 10). Le aziende agricole del comprensorio sono molto piccole, disponendo ciascuna, in media, di 5,6 ettari di SAT e di 4,9 ettari di Superficie Agraria Utilizzata (SAU). Esaminando inoltre la ripartizione per classi di SAU (Tab. 8) si nota che ben il 41% delle aziende hanno una superficie inferiore ad 1 ettaro, queste dominano ben il 4% della SAU comprensoriale. Inoltre addirittura il 95% delle aziende hanno dimensioni inferiori ai 20 ettari; queste aziende controllano il 55% della SAU comprensoriale. Emergono quindi il forte peso che in zona assumono le piccole aziende e la grande bipolarizzazione dell’agricoltura, poiché il restante 5% delle aziende, che ha dimensioni superiori ai 20 ettari, gestisce il 45% della SAU del comprensorio. In questo contesto caratterizzato dalle modeste dimensioni aziendali ha, ovviamente, un forte peso la conduzione diretta senza il ricorso a manodopera extrafamiliare, tali aziende sono il 92% del totale e controllano il 74% della superficie (Tab. 4). È abbastanza scarso anche il ricorso all’affitto (Tab. 5), il 67% delle aziende ed il 41% della superficie sono interamente in proprietà. 92 Date le basse dimensioni aziendali non stupisce che la meccanizzazione (Tab. 6) sia bassa: solo il 70% delle aziende utilizza trattrici, mentre le mietitrebbie sono impiegate dal 52% delle aziende. Conformi alle attese sono anche i dati che riguardano l’attività lavorativa del conduttore (Tab. 7), sono impiegati esclusivamente in azienda solo il 67% dei conduttori, un valore piuttosto basso. La percentuale di aziende vitali, individuate come le aziende in cui si produce un Reddito Lordo Standard superiore al RLS/azienda medio regionale, può essere presa come un indicatore riassuntivo di queste prime caratteristiche strutturali esaminate, pertanto non sorprende trovare che questa percentuale raggiunge appena il 21% nei comuni del comprensorio N. 6. L'evoluzione nel periodo 1970 - 90 I dati riguardanti l’andamento del tempo di aziende e superfici (Graf. 1) mostrano che la mortalità aziendale è stata abbastanza bassa nella Media Pianura Bergamasca rispetto alla media, su 100 aziende del 1970 nel 1990 ne erano rimaste 76. La SAU ha subito invece un ridimensionamento più consistente rispetto alla media, e nel 1990 non era che l’86% di quella del 1970. La riorganizzazione aziendale, con il conseguente ampliamento delle superficie a disposizione delle aziende rimaste, non è stata quindi molto spinta in zona, sembrerebbe che la maggior parte della superficie lasciata libera dalle aziende che hanno cessato l’attività sia stata destinata più ad usi extragricoli, che non all’ampliamento delle superfici delle aziende agricole rimaste. Nel periodo 1970-1990, inoltre, le aziende condotte con sola manodopera familiare hanno fortemente aumentato la loro importanza, sia in termini di numero, sia in termini di superficie (Graf. 2), mentre, viceversa è diminuita fortemente, l’importanza dell’affitto (Graf. 3). La percentuale di aziende condotte a tempo pieno (Graf. 4) è cresciuta in modo molto modesto, al contrario di quanto è avvenuto altrove. 93 L'evoluzione verso un'agricoltura moderna, con alta meccanizzazione e aziende di dimensioni sufficienti condotte a tempo pieno sembra non essere pienamente riuscita nella zona, anzi si evidenzia il permanere di caratteristiche strutturali non ottimali che evidenziano chiari segni di sofferenza dell'agricoltura. La situazione per zona agraria È quanto mai necessario, quindi analizzare le differenze che si riscontrano almeno a livello di Regione Agraria per verificare se le caratteristiche strutturali che abbiamo esaminato consentono di evidenziare aree ad agricoltura più "evoluta" accanto ad altre aree meno favorite. La dimensione media delle aziende, indicatore di grande importanza, cresce passando dalle zone agrarie collinari (2,1 Ha nelle Colline di Bergamo e 2,7 Ha nelle Colline Medio Chiese) alla pianura dell'Isola (3,6 Ha), fino alle zone più meridionali del comprensorio (6,3 Ha nella Pianura Bergamasca occidentale e 7,9 ha nella Pianura Bergamasca orientale). La forma di conduzione (Tab. 2), invece non segue lo stesso andamento, le aziende condotte con sola manodopera familiare gestiscono tra il 71 ed il 74% della superficie in tutto il comprensorio, con l'eccezione della Pianura dell'Isola dove si arriva ad una percentuale dell'84%. I motivi di questa situazione possono essere spiegati analizzando un altro indicatore, la percentuale di aziende che impiegano trattrici (Tab. 6) che mostra come tale valore sia basso nelle zone collinari (41 e 58 %) e molto più alto in quelle di pianura, dove si arriva almeno al 76%. Ciò sembrerebbe disegnare il quadro di un agricoltura che in collina ricorre ancora alla manodopera piuttosto che ai mezzi meccanici, mentre nella Pianura dell'Isola la meccanizzazione relativamente alta e le dimensioni aziendali molto basse non lasciano spazio al ricorso a manodopera salariata. Anche l'esame dell'attività lavorativa del conduttore (Tab. 7) conferma le nostre conclusioni, qui giocano un ruolo determinante le dimensioni aziendali, per cui nelle zone collinari e nella Pianura dell'Isola 94 la percentuale di conduttori impiegati a tempo pieno in azienda è del 62 - 64%, mentre nella pianura meridionale, dove le aziende sono più grandi, si arriva al 69 - 72%. Diverso è invece il caso dell'affitto (Tab. 5), dove c'è una netta differenza tra collina e pianura, con la prima in cui la percentuale di aziende interamente condotte in proprietà è il 61 - 62%, viceversa in pianura il ruolo dell'affitto è molto più importante e detta percentuale scende sotto il 40%. La situazione di disomogeneità del comprensorio è ben evidenziata dalla cartina 1, che descrive le tipologie produttive dell’agricoltura, consentendo di tracciare un quadro dell’organizzazione dell’agricoltura: emerge la prevalenza di un’organizzazione di tipo intensivo nella maggior parte del territorio, quindi un’agricoltura che cerca di sfruttare tutta le potenzialità produttiva del suolo, fanno eccezione una parte della zona collinare ed un’altra zona parzialmente sovrapponibile alla Pianura dell’Isola. La cartina 1 mostra anche, però, come nella parte settentrionale del comprensorio prevalga un tipo di agricoltura destrutturata, ovverosia con una bassa percentuale di aziende economicamente vitali. Una maggiore omogeneità si osserva nella cartina 2 che descrive la dinamica di sviluppo dell’agricoltura, purtroppo si tratta di un’omogeneità che colloca le aziende agricole del comprensorio tra quelle con i più bassi livelli di Reddito Lordo Standard per Unità di Lavoro impiegata (RLS/UL): la maggior parte dei comuni del comprensorio hanno un rapporto RLS/UL inferiore a quello medio e questo rapporto, nel periodo 1982 – 90 è cresciuto in misura inferiore alla media. 95 4.2 L'assetto territoriale, la produzione e gli investimenti fondiari La situazione del comprensorio Con quasi 36.000 ettari i seminativi sono la forma di utilizzazione del suolo (Tab. 10) prevalente nel comprensorio della Media Pianura Bergamasca, anche se il loro peso relativo non è elevatissimo, rappresentando il 73% della superficie totale; relativamente alta è invece l’importanza dei prati permanenti, che rappresentano il 12% della superficie, e dei boschi che rappresentano oltre il 7% della Superficie Agraria Totale. Esaminando nel dettaglio la situazione dei soli seminativi osserviamo che è molto forte l’importanza dei cereali, che rappresentano il 59% dei seminativi e delle coltivazioni foraggiere avvicendate, che ne rappresentano ben il 34%. Nell’osservare i dati disponibili sulle superfici delle principali colture degli ultimi anni (Tab. 12), occorre tenere presente che questi si riferiscono alle sole produzioni vegetali e non comprendono quindi le colture foraggiere. Con questa premessa si può quindi valutare l’importanza del mais ibrido da granella, con oltre 10.000 ettari seminati nel 1996; altra coltura estiva molto importante è la soia, che dopo la riforma della Pac si è però ridotta a poco più di 800 ettari. Sono poi presenti cereali autunnali come l'orzo, che con oltre 5.000 ettari è la seconda coltura del comprensorio ed il frumento, con 1.500 ettari. Infine negli ultimi anni hanno preso piede anche il colza ed il girasole, infine un'importanza non trascurabile è quella della vite, con oltre 800 ettari. La grande presenza di prati stabili e di foraggiere avvicendate dovrebbe indicare che siamo in una zona di allevamenti, ed, in effetti, non solo gli allevamenti bovini (Tab. 13) hanno un forte peso, essendovi oltre 104.000 bovini distribuiti in 1.756 aziende nel comprensorio, ma non possono essere trascurati neppure gli allevamenti suini (Tab. 14) con quasi 179.000 capi concentrati in 182 aziende. 96 L'evoluzione nel periodo 1970 - 90 Come già per le strutture agrarie, nel corso del tempo, in zona non si sono verificati quei cambiamenti nella ripartizione superficiale che hanno invece caratterizzato l’agricoltura di altre aree della Lombardia, il livello dei seminativi è rimasto praticamente stabile ed anche la percentuale di prati permanenti, che altrove ha conosciuto un drastico ridimensionamento, nel comprensorio N. 6 è rimasta pressoché invariata (Graf. 5). Per quanto riguarda l'evoluzione delle principali produzioni vegetali negli ultimi anni (Graf. 7) essa è legata soprattutto alle vicende della PAC. Tra il 1992 ed il 1996, infatti, si è avuto soprattutto un progressivo aumento d’importanza del mais da granella e, viceversa, la decisa perdita di peso di orzo, frumento e soprattutto soia; viceversa dal 1994 si assiste all'exploit di colza e girasole. Anche per quanto riguarda gli allevamenti gli anni successivi al 1990 hanno portato a grossi cambiamenti, sia il comparto bovino che quello dei suini si sono riorganizzati con una forte diminuzione del numero di aziende (-45% per gli allevamenti bovini e -55% per quelli suini), a differenza dell'allevamento dei suini nel comparto bovini si assiste anche ad una discreta perdita in termini di capi (-20%). La situazione per zona agraria Già ad un primo esame superficiale occorre suddividere il comprensorio in almeno 3 zone, la prima comprendente le due Regioni Agrarie di collina, la seconda comprendente le due zone della Pianura Bergamasca ed in fine la Pianura dell'Isola, che ha delle caratteristiche particolari. Con quelle parti di comuni che appartengono ad altre zone agrarie che possono essere inserite nelle zone confinanti. Nelle aree collinari abbiamo un ruolo molto modesto dei seminativi e viceversa una forte presenza dei prati (19 e 28%) e dei boschi (33 e 23%), viceversa nelle tre zone di pianura i seminativi rappresentano almeno l'80% della superficie, il 97 ruolo dei prati si riduce ed i boschi scompaiono, ad eccezione della Pianura dell'Isola, dove coprono ancora l'8% della superficie. Nelle aree collinari hanno una notevole importanza anche le colture legnose (che nelle Colline Medio Chiese) costituiscono il 15% della superficie e che sono praticamente assenti in pianura. Esaminando la ripartizione dei seminativi troviamo alcune differenze anche all'interno della collina, con la zona delle Colline di Bergamo in cui vi è un ruolo molto modesto delle foraggiere avvicendate (13% dei seminativi), un notevole peso della cerealicoltura (64%) ed una percentuale considerevole dei seminativi occupata da colture ortive (5%) e floricole (4%); invece nelle Colline Medio Chiese il ruolo delle foraggiere avvicendate (47%) è più rilevante, i cereali sono meno presenti (45%) e le colture ortive conservano una certa importanza (4%). La Pianura dell'Isola è la zona dove vi è la maggior percentuale di seminativi costituita da cereali (71%) mentre le foraggiere avvicendate sono marginali (18%). Più omogenee tra loro le due rimanenti zone di pianura, con una percentuale di cereali compresa tra il 57 ed il 62% e le foraggiere avvicendate che si situano sul 35 - 37%. L'esame di come le principali produzioni foraggiere e gli allevamenti si dispongono nelle diverse zone consentono la definitiva comprensione della natura delle varie subaree. Mentre nelle due zone collinari la coltura principale per superficie investita è la vite, seguita dal mais da granella, nelle tre zone di pianura è il mais ad occupare la maggiore superficie, seguito dall'orzo (Tab. 15) 8 . Nelle zone collinari, inoltre, il rapporto capi/ SAU è modesto sia per i bovini che per i suini, e comunque ben al di sotto della media comprensoriale. La Pianura dell'Isola, invece si caratterizza anch'essa per una modesta presenza dei bovini, 8 I dati della tabella 15 non possono essere confrontati con quelli della tabella 12; mentre quest'ultima stima le produzioni del comprensorio, la tabella 15 presenta le produzioni delle zone agrarie nella loro interezza, considerando quindi anche quelle parti di territorio ricadenti in altri comprensori. 98 mentre per i suini si hanno 6 capi per ettaro di SAU, valore non trascurabile. Maggiore importanza sia per i bovini, sia per i suini si ha nelle altre due zone di Pianura, con punte particolarmente elevate nella Pianura Bergamasca orientale dove si hanno 6,3 bovini e 11,2 suini per ettaro di SAU (Tab. 16 e 17) 9 . In linea con quanto sopra, la caratterizzazione del comprensorio, dal punto di vista dell’importanza economica delle produzioni (Cartina 3), da luogo all’individuazione di un’area corrispondente alla parte meridionale della pianura del territorio specializzata nelle produzioni zootecniche, mentre la parte settentrionale e la collina non sembrerebbero avere, invece, una precisa vocazione produttiva. L’agricoltura del comprensorio sembra quindi essere ancora in cerca di una sua strada, stretta, soprattutto nella parte pedemontana, fra una forte espansione delle altre attività, aziende di dimensioni limitate ed anche una fertilità non elevatissima del suolo, complice, in questo caso anche la disponibilità di acqua. Si ricorda che non tutto il comprensorio è irrigabile, ad esempio la Pianura dell'Isola non lo è ed anche nella parte irrigata le disponibilità d’acqua non sono tra le più elevate. 9 I dati delle tabelle 16 e 17 non possono essere confrontati con quelli delle tabelle 13 e 14 rispettivamente; mentre in queste ultime sono state fatte delle stime delle produzioni del comprensorio, le tabelle 16 e 17 presentano le produzioni dei comuni nella loro interezza, considerando quindi anche quelle parti di territorio ricadenti entro altri comprensori. 99 5. L’ambiente naturale 5.1 Le risorse naturali Il territorio comprensoriale è parzialmente compreso nel perimetro di quattro parchi naturali regionali: il Parco Adda Nord, il Parco dell’Oglio Nord, il Parco del Serio, il Parco dei Colli di Bergamo. PARCO DELL’ADDA NORD PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO Parco fluviale e di cintura metropolitana Caratteri emergenti: il Parco comprende i territori rivieraschi del tratto fluviale dell’Adda ricompreso tra la foce del lago di Lecco e Rivolta d’Adda, comprendente i laghi di Garlate e Olginate, caratterizzato dalle rive alte e scoscese con tipici affioramenti del “ceppo”, a tratti finemente boscate; comprende l’ampia zona umida della palude di Brivio; l’area presenta notevoli motivi di interesse paesaggistico ed architettonico, in un contesto fortemente antropizzato Superficie: 5.580 ha Atti di origine Istituzione del Parco con LR 16 Settembre 1983/n.80 Scadenza salvaguardia 31 Dicembre 1997 100 Atti di approvazione Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale: è stata completata l’istruttoria regionale; per la stesura definitiva occorre attendere gli incontri con le Amministrazioni Provinciali per l’adeguamento alla LR 32/96 sul regime transitorio per l’attività venatoria Tempi di attuazione Il Programma di gestione predisposto dall’Ente gestore e proposto alla Giunta Regionale per l’approvazione ha validità triennale ed è articolato in piani attuativi annuali. Il Consorzio può procedere all’adozione di un nuovo programma di gestione solo una volta che gli interventi previsti dal precedente Programma siano stati attuati o siano stati stralciati o rinviati. Il Consiglio Direttivo del Consorzio, entro il 31 Marzo di ciascun anno, trasmette agli Enti consorziati e alla Giunta regionale la relazione sullo stato di attuazione del Programma. Per i piani di settore è previsto un periodo di salvaguardia della durata massima di due anni dalla loro data di adozione. Strumenti e provvedimenti di attuazione Il Consorzio svolge la sua attività di pianificazione e programmazione mediante: - il Piano del Parco - il Regolamento del Parco - Il Programma di gestione - i Piani delle riserve naturali 101 - i Piani attuativi di settore - le convenzioni, le autorizzazioni, i pareri obbligatori - i progetti speciali - la valutazione di impatto ambientale Il Consorzio ispira la propria attività al principio della concertazione e pertanto adotta piani, programmi e progetti avendo, di norma, preventivamente concertato l’indirizzo da assumere con gli Enti locali consorziati e dopo aver esperito gli opportuni tentativi per raggiungere, con i soggetti pubblici e privati interessati alla specifica iniziativa, possibili intese. Il Piano definisce le competenze ( di Consorzio e Amministrazioni comunali) per il controllo morfologico-ambientale. Il Consorzio definisce le attività e gli interventi prescritti, compatibili e non compatibili. Obiettivi Salvare e ricostituire la vallata dell’Adda, per compensare gli effetti dello sviluppo in un territorio fortemente antropizzato. Garantire la conservazione attiva dell’ecosistema e del sistema di memorie storiche delle risorse naturali. Garantire la conservazione, la protezione e la valorizzazione dell’ambiente naturale che si trova in relazione con il fiume. Contenuti Il Piano modifica il perimetro del Parco rispetto alla legge istitutiva, ampliandolo. Il metodo seguito per la definizione dei confini è formulato secondo un approccio per “livelli”. 102 - il primo livello è costituito dal fiume, dalle sponde, dalle aree più vicine, anche se insediate, e dalle aree naturali e monumentali, anche se non vicine. Questi ambiti sono nella piena potestà del Parco, il quale dispone vincoli pesanti, prevalentemente rigidi, finalizzati alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione dei caratteri della zona - il secondo livello è costituito dalle aree già insediate, caratterizzate da una effettiva relazione fisica (percettiva, di continuità) oppure funzionale, con il fiume. Su questi ambiti il Parco ha piena potestà, che esercita con destinazioni d’uso e vincoli prevalentemente leggeri, finalizzati ad orientare e controllare la trasformazione e facilitare la progressiva qualificazione del luogo come Parco - il terzo livello è costituito dalle aree di possibile relazione con il fiume; si tratta di aree soggette a degradi particolari, antropizzazioni anomale, insediamenti non compatibili; la trasformazione può essere già in corso oppure essere indotta dal Piano del Parco, ma in ogni caso evidenzia una relazione fisica o funzionale con il fiume e gli ambiti di primo e secondo livello. Con il terzo livello si conclude il perimetro legale del Parco sul quale il Consorzio ha piena potestà di governo. - il quarto livello è costituito da tutte le zone esterne al perimetro del Parco e comprende le aree di influenza, fino all’estremo limite del confine amministrativo dei Comuni interessati. Su queste aree il Parco non ha potestà di governo e non può che stabilire degli indirizzi da presentare alla Regione e ai Comuni per favorire delle intese che rendano compatibili le destinazioni, la trasformazione territoriale, la gestione di queste aree di influenza con il vicino Parco così da rendere possibili in futuro i suoi ampliamenti. Il Piano individua, ai fini della loro tutela. - le emergenze morfologiche naturali 103 - gli elementi, beni e manufatti di rilevante valore archeologico, architettonico, artistico, storico e culturale, posti al di fuori dei centri storici - gli edifici ed i complessi rurali da salvaguardare - i luoghi di memoria storica Il Piano definisce l’azzonamento e la relativa normativa, come segue. - le riserve naturali, che costituiscono il nucleo di maggior valore naturalistico dell’ambiente del Parco; fra i divieti previsti, vi è quello di porre in essere interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque - ambiti di interesse naturalistico o paesistico, a connotazione prevalentemente paesistica, individuati al fine di garantire la conservazione, la protezione e la valorizzazione dell’ambiente naturale che si trova in relazione con il fiume; vi sono prescritti, tra gli altri, gli interventi di conservazione attiva delle zone umide; non sono compatibili gli interventi di bonifica e quelli che modificano il regime o la composizione delle acque, se non autorizzati - ambiti agricoli, zone che per le loro caratteristiche ( ad esempio, la ricchezza della rete irrigua) costituiscono quadro complementare ed essenziale del contesto naturalistico fluviale; sono prescritti gli interventi volti alla salvaguardia e alla manutenzione delle sorgenti, dei corsi d’acqua, dei canali di derivazione di primo e secondo ordine, dei solchi di ruscellamento e della rete irrigua, dei rilievi orografici, delle scarpate, delle zone umide e delle zone boscate, nonché il potenziamento e la ricostituzione del patrimonio arboreo e arbustivo lungo la rete irrigua di primo e secondo ordine - centri storici e nuclei con impianto strutturale e morfologico da conservare - ambiti con rilevanti significati di archeologia industriale - aree urbane di interesse paesistico - parchi privati di valore ambientale 104 - zone urbane per attrezzature - insediamenti produttivi - zone di compatibilizzazione, in cui rendere compatibili le attività esistenti - zone di ricontestualizzazione, aree da recuperare con cessazione delle attività in essere - aree contigue; il territorio dei Comuni consorziati non compreso nel perimetro del Parco, per il quale il Consorzio propone alla Regione ed ai Comuni interessati piani, programmi, intese e accordi di programma finalizzati alla conservazione dei valori naturali e paesistici e al graduale ampliamento del Parco. Tra gli indirizzi che di norma dovranno essere proposti alla Regione e ai Comuni: per le aree soggette a vincolo idrogeologico, le aree boscate, le aree laterali ai corsi d’acqua, deve essere valutata la necessità o l’opportunità e - se del caso prescritta l’esecuzione di interventi di sistemazione idrogeologica e forestale nonché di rimboschimento e di rinsaldamento del suolo, di regimentazione e di tutela delle acque superficiali e sotterranee. Il Piano detta le Norme di settore per l’uso del territorio e la disciplina delle diverse attività, su tutto il territorio del Parco - ad integrazione delle norme di zona - così specificate: - fiume, opere idrauliche e spiagge; subordina le utilizzazioni agricole, industriali, artigianali, sportive e ricreative delle acque alla salvaguardia , ricostruzione e valorizzazione dell’ecosistema fluviale - interventi sulla rete idrografica; gli interventi su tutti i corpi idrici pubblici e privati sono soggetti alla seguente disciplina: - sono consentiti gli interventi di ordinaria manutenzione, consistenti nell’asciutta, nello sfalcio e nello spurgo 105 - sono sottoposti soltanto all’obbligo della previa segnalazione al Consorzio gli interventi di rifacimento delle sponde, di rettifica, di opposizione o di eliminazione di prese, derivazioni e soglie, purché non vengano modificate la sezione, la capacità di portata e la caratteristica del fondo del corpo idrico - sono soggetti ad autorizzazione del Consorzio gli interventi che comportino modificazioni della sezione, della capacità di portata e delle caratteristiche del fondo (ivi compreso -in casi eccezionali- il rivestimento) del corpo idrico - sono vietati gli interventi di copertura o di tombinatura - qualità delle acque, che vieta l’immissione di acque che comportino un peggioramento della qualità delle acque del fiume - derivazione ed utilizzazione delle acque; il rilascio ed il rinnovo di concessioni di derivazioni di acque pubbliche sino subordinati alla verifica di compatibilità ambientale, in dipendenza degli eventuali provvedimenti dell’Autorità di Bacino - zone umide; il loro ecosistema è soggetto a articolare tutela. Le zone umide devono essere attivamente conservate nel loro stato naturale anche impedendone, previa autorizzazione del Consorzio, il riempimento; in particolare, deve essere mantenuta l’alimentazione idrica superficiale e di falda. Nelle zone umide è vietato bonificare, alterare il regime o a composizione delle acque - protezione delle acque sotterranee; sono istituite zone di protezione assoluta e zone di protezione primaria, con riferimento alle sorgenti o a manufatti di captazione - paesaggio agrario e attività agricole - complessi boscati e vegetazionali - arboricoltura da legno a rapido accrescimento - prevenzione incendi 106 - agriturismo - flora e fauna - caccia - pesca - attività ricreative, sociali, culturali e sportive - attrezzature per il pubblico - sistema della viabilità interna al Parco - discariche - cave e cave dismesse - strade e grandi opere infrastrutturali, interventi statali e regionali - impianti tecnologici e servizi a rete - materiali, manufatti ed elementi di arredo - tutela dagli inquinamenti, aree produttive - solchi di ruscellamento concentrato, individuati come elemento morfologico caratteristico dei terrazzi a ferretto ed elemento di rilevante funzione idraulica per la raccolta e il drenaggio delle acque meteoriche; debbono essere conservati e mantenuti a cura del proprietario; ne è vietata la tombinatura - scarpate dei terrazzi Soggetti interessati Consorzio tra i Comuni compresi nel territorio del Parco e le Provincie di Bergamo e Milano e il Comprensorio di Lecco Ambito territoriale di applicazione 107 Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti Comuni: Airuno, Bottanuco, Brivio, Calco, Calolziocorte, Calusco d’Adda, Canonica d’Adda, Capriate S.Gervasio, Casirate d’Adda, Cassano d’Adda, Cisano Bergamasco, Cornate d’Adda, Fara Gera d’Adda, Galbiate, Garlate, Imbersago, Lecco, Malgrate, Medolago, Merate, Monte Marenzo, Olginate, Paderno d’Adda, Pescate, Pontida, Robbiate, Solza, Suisio, Trezzo d’Adda, Truccazzano, Vaprio d’Adda, Vercurago, Villa d’Adda Comprensori di Bonifica ricadenti nel perimetro del Parco Muzza-Bassa Lodigiana, Est Ticino-Villoresi, Brianza, Media Pianura Bergamasca Nota In sede di approvazione del PTC la Regione, sentito l’Ente gestore del Parco e le Amministrazioni provinciali competenti territorialmente, procederà all’individuazione, all’interno dei confini del Parco, del perimetro del “parco naturale”, cui attribuire una destinazione d’uso rivolta specificamente alla conservazione e allo sviluppo degli aspetti naturalistici tipici e dove l’esercizio della caccia è vietato. PARCO DELL’OGLIO NORD Parco fluviale e di cintura metropolitana Caratteri emergenti: comprende il tratto alto del fiume Oglio all’uscita dal lago d’Iseo, che scorre tra rive scoscese e boscose in un territorio prettamente agricolo; vi si ritrovano lembi boscati ripariali di pregio botanico ed ecologico, 108 oltre che specchi d’acqua e meandri con vegetazione acquatica; importanti valori storico-architettonici si rilevano nei centri abitati che si affacciano sul fiume Superficie: 14.170 ha Atti di origine Istituzione del Parco con LR 16 Aprile 1988/n.18 Atti di approvazione Il Piano Territoriale di Coordinamento non è stato ancora adottato E’ in salvaguardia la legge istitutiva, con scadenza 20 Gennaio 1998 Norme di salvaguardia Le norme di salvaguardia prevedono in particolare: - è vietato il livellamento dei terrazzamenti e dei declivi fatta salva la normale sistemazione idraulica ed irrigua dei campi - è vietata la distruzione o l’alterazione di zone umide, quali paludi, torbiere, stagni, lanche, fontanili, fasce marginali dei fiumi e dei laghi, ivi comprese le praterie e i boschi inondati lungo le rive - la costruzione di nuove opere destinate all’itticoltura e all’acquacoltura e l’ampliamento delle opere esistenti sono subordinate all’autorizzazione da parte del Presidente del Consorzio - per l’esecuzione delle opere di difesa spondale e sistemazionale idraulica l’amministrazione competente deve acquisire il parere preventivo del Consorzio del Parco 109 Soggetti interessati Il Consorzio tra i 34 Comuni territorialmente interessati e le Provincie di Bergamo, Brescia e Cremona non è stato ancora costituito Ambito territoriale di applicazione Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti Comuni: Sarnico, Villongo, Paratico, Credaro, Castelli Calepio, Capriolo, Palazzolo sull’Oglio, Palosco, Pontoglio, Cavidate al Piano, Calcio, Urago d’Oglio, Pumenengo, Rudiano, Roccafranca, Torre Pallavicina, Soncino, Orzinuovi, Genivolta, Villachiara, Azzanello, Borgo S.Giacomo, Castelvisconti, Bordolano, Quinzano d’Oglio, Corte de’ Cortesi, Verolavecchia, Robecco d’Oglio, Pontevico, Corte de’ Frati, Alfianello, Seniga, Scandolara Ripa d’Oglio, Gabbioneta Ripa d’Oglio Comprensori di Bonifica ricadenti nel perimetro del Parco Mella e dei Fontanili, Vacchelli-Naviglio, Sinistra Oglio, Media Pianura Bergamasca, Dugali Nota Il PTC dovrà indicare, all’interno dei confini del Parco, il perimetro del “parco naturale”, cui attribuire una destinazione d’uso rivolta specificamente alla conservazione e allo sviluppo degli aspetti naturalistici tipici e dove l’esercizio della caccia è vietato 110 PARCO DEL SERIO PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO Parco fluviale e agricolo Caratteri emergenti: il Parco comprende i terreni prospicienti il corso del fiume Serio, nel suo tratto planiziale, da Seriate fino alla foce in Adda; il paesaggio è caratterizzato, nel tratto bergamasco, da un ampio e brullo greto fluviale e, nel basso tratto cremonese, da alte ripe boscate, ma risulta in gran parte compromesso dalla situazione di degrado ambientale determinata dall’attività di escavazione e dalla progressiva canalizzazione del fiume Superficie: 7.750 ha Atti di origine Istituzione del Parco con LR 1 Giugno 1985/n.70 Modificato con LR 8 Novembre 1996/ n.32 Atti di approvazione Il Piano Territoriale di Coordinamento è stato adottato dal Consorzio del Parco ed è in attesa di approvazione da parte della Giunta Regionale Tempi di attuazione Il Piano di Gestione ha validità triennale ed è articolato in programmi attuativi annuali. Ai piani attuativi di settore si applicano le misure di salvaguardia, per non oltre cinque anni dalla data di pubblicazione della delibera di adozione. 111 Strumenti e provvedimenti di attuazione Sono strumenti e provvedimenti di attuazione del PTC: - i piani di settore per: - riqualificazione ambientale - tutela idrologica e idrogeologica - agricoltura - recupero aree degradate - fruizione - il piano della riserva naturale - i regolamenti d’uso - il piano di gestione - i pareri, le autorizzazioni, le concessioni d’uso, le denunce all’Ente gestore - gli interventi esecutivi di iniziativa pubblica e convenzionati Il Consorzio promuove la concessione di incentivi e contributi a coloro che collaborano alla salvaguardia dell’ambiente. In tutte le zone del Parco sono soggetti a dichiarazione di compatibilità ambientale ( DCA ), tra gli altri. i seguenti interventi: - nuove opere di canalizzazione e regolazione dei corsi d’acqua -nuove derivazioni d’acque superficiali - progetti di bonifica agricola e di idraulica agricola superiori a 50 ettari. Viene istituito un Comitato scientifico con funzioni tecnico-consultive; ne fa parte anche un rappresentante per ogni Consorzio di Bonifica presente sul territorio. Obiettivi Tutela e valorizzazione del fiume Serio, nonché del territorio e dell’ambiente del Parco inteso come insieme inscindibile di valori naturali, sociali, culturali ed economici. Salvaguardia, ricostruzione e valorizzazione dell’ecosistema complessivo del fiume. 112 Introduzione, con lo strumento del PTC del Parco, di un elemento di coordinamento pianificatorio generale in grado di contrastare il pericoloso degrado di congestione dei processi insediativi consolidati e di qualificare l’innesco di processi di recupero morfologico e funzionale di vasti ambiti, solo in parte compromessi, attraverso decisivi momenti di salvaguardia ambientale. Contenuti Il PTC delimita il territorio del Parco individuandone il perimetro con le modifiche rispetto alla legge istitutiva necessarie per il suo miglior assetto. Il Piano definisce gli indirizzi per la pianificazione urbanistica comunale per le aree esterne al perimetro del Parco. In particolare, sono individuati e protetti gli elementi naturalistici di maggior rilievo, costitutivi del paesaggio, quali la rete irrigua storica. Il Piano definisce le diverse attività antropiche, idonee a influire sulla condizione attuale della natura, del paesaggio e dell’ambiente del Parco, classificandole come interventi da incentivare, compatibili o non compatibili. Ai fini della regolamentazione dell’uso del territorio e delle diverse attività, il territorio del Parco è suddiviso nelle seguenti zone, per le quali il Piano detta le norme di disciplina e indirizzo: - zona di riqualificazione ambientale, le cui aree sono destinate al consolidamento idrogeologico e alla ricostituzione dell’ambiente naturale e del paesaggio - zona agricola - centri storici, nuclei di antica formazione e relativi ambiti di contesto - zone di iniziativa comunale orientata - zone di trasformazione migliorativa - zone destinate alla fruizione ricreativa - zone degradate da recuperare Il Piano definisce le Norme di settore per: 113 - beni isolati di valore storico, artistico e ambientale sottoposti a particolare tutela, distinti in: -complessi rurali di interesse paesistico - edifici e complessi industriali di interesse storico-paesistico; tra questi è il Canale Vacchelli - elementi di valore storico-architettonico - siti ed opere di interesse archeologico - tutela geomorfologica, che riguarda i terrazzi fluviali e le scarpate morfologiche - tutela idrologica e idrogeologica; il fiume Serio, le sue acque, l’alveo, la relativa fascia fluviale comprendente le zone di divagazione e golenali, nonché l’ecosistema fluviale nel suo complesso, sono gli elementi naturalistici fondamentali del Parco; gli interventi e le utilizzazioni delle acque del fiume e delle relative fasce fluviali devono rispondere agli obiettivi di tutela, rinaturalizzazione e recupero ambientale ed assicurare, in caso di scarsità di risorsa, l’utilizzo della stessa prioritariamente per il consumo umano e l’uso agricolo. I corsi d’acqua minori, le rogge, i fontanili e le teste di fontanile devono essere attivamente conservati nel loro percorso; sono vietati gli interventi di rettificazione e impermeabilizzazione del fondo e delle sponde, di copertura e tombinatura; sono autorizzati dal Parco esclusivamente gli interventi che si rendano necessari per eliminare localizzate perdite d’alveo e conseguire un efficace risparmio della risorsa idrica; per le opere di manutenzione e sistemazione si dovranno utilizzare preferibilmente le tecniche di ingegneria naturalistica; l’asportazione della vegetazione di ripa per la pulizia delle sponde è ammessa, a condizione che siano mantenute le ceppaie e le piante di alto fusto, previa denuncia all’Ente gestore . Nelle aree adiacenti l’asta principale del fiume Serio e dei suoi affluenti è da evitare l’incremento delle superfici impermeabilizzate. Le nuove concessioni di derivazione sono soggette alla procedura di DCA; i rinnovi sono sottoposti a parere dell’Ente gestore del Parco. 114 Vengono definiti i contenuti che deve avere il piano di settore idrologia e idrogeologia, da elaborarsi entro due anni dall’entrata in vigore del PTC, con la collaborazione anche degli enti competenti nella gestione delle risorse idriche a scopi idropotabili e irrigui. - norme di tutela e prescrizioni per la salvaguardia del patrimonio boschivo e della vegetazione naturale; riguardano gli ambiti boscati, le macchie arbustive e/o arboree, comprese quelle di contorno a rogge e fontanili. Le zone umide, naturali a artificiali, devono essere attivamente conservate nel loro stato naturale; deve essere mantenuta, ricostituita e migliorata l’alimentazione idrica, superficiale e di falda, con interventi soggetti a denuncia all’Ente gestore, così come per la risagomatura del fondo e la captazione delle acque<; devono essere eseguiti gli interventi di contenimento della vegetazione spontanea, soggetti a denuncia all’Ente gestore. Negli ambienti naturali è vietato, in particolare, bonificare, riempire o alterare le zone umide, attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque -fasce alberate, filari, piante isolate - arboricoltura da legno a rapido accrescimento - norme di tutela del patrimonio floristico e faunistico - prevenzione incendi - sistema di viabilità minore - parcheggi - infrastrutture stradali e ferroviarie -. reti di distribuzione, impianti tecnologici e speciali - circolazione - attività ricreative sociali e culturali - attività agricola e agriturismo, le cui linee di indirizzo vengono definite in collaborazione con i Consorzi di Bonifica e le associazioni di agricoltori e allevatori. Il piano di settore agricoltura deve sviluppare in particolare questi orientamenti: 115 - ottimizzare spazialmente e temporalmente il sistema dei prelievi idrici e della distribuzione degli apporti irrigui - ottimizzare le attività di bonifica agricola anche in relazione alle esigenze di tutela paesistica e idrogeologica - conservare e valorizzare gli elementi rurali quali i manufatti idraulici di particolare interesse storico-culturale -recupero aree degradate - cave e discariche Soggetti interessati Consorzio tra i 27 Comuni territorialmente interessati e le Provincie di Bergamo e Cremona Ambito territoriale di applicazione Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti Comuni: Seriate, Grassobbio, Zanica, Urgnano, Cologno al Serio, Marengo, Bariano, Fornovo S.Giovanni, Mozzanica, Sergnano, Pianengo, Crema, Ripalta Cremasca, Ripalta Guerina, Montodine, Ripalta Arpina, Modignano, Ricengo, Casale Cremasco Vidolasco, Castel Gabbiano, Fara Olivana con Sola, Romano di Lombardia, Martinengo, Ghisalba, Cavernago, Bolgare Comprensori di Bonifica ricadenti nel perimetro del Parco Cremasco, Media Pianura Bergamasca Nota In sede di approvazione del PTC la Regione, sentito l’Ente gestore del Parco e le Amministrazioni Provinciali competenti per territorio, procederà all’individuazione, all’interno dei confini del Parco, del perimetro del “parco naturale”, cui attribuire una destinazione d’uso rivolta specificamente alla 116 conservazione e allo sviluppo degli aspetti naturalistici tipici e dove l’esercizio della caccia è vietato. PARCO DEI COLLI DI BERGAMO Parco agricolo e forestale. Caratteri emergenti Il Parco si estende a nord del centro abitato di Bergamo, include la Città Alta e le circostanti colline ricomprese tra la Val Brembana e la Val Seriana, che culminano all’estremità nord con il Canto Alto, a 1.148 m. slm; la zona è caratterizzata dalla peculiare fusione di valori naturali e culturali, da cui nasce un paesaggio composito, nel quale si distinguono: le aree boscate del versante nord del Colle di Bergamo e dei versanti del Canto Alto, le aree agricole nelle piane e sulle colline, i versanti terrazzati e disegnati dagli orti del Colle di Bergamo verso sud, sotto Città Alta, gli ambienti fluviali lungo il Brembo ed il Serio. Le aree di maggior interesse naturalistico ricadono nelle zone più rilevate, sui versanti del Canto Alto e nella Valle del Giongo, ma fustaie di latifoglio di pregio si rinvengono ancora nei boschi di Astino e dell’Allegrezza. Il nucleo di maggior pregio architettonico e monumentale è senza dubbio costituito da Città Alta, interamente inserita nel Parco, ma tutto il versante collinare occidentale di Bergamo è disseminato di edifici rurali e residenziali di notevole pregio; di rilievo anche il complesso dell’ex monastero di Astino ed i ruderi del Castello dell’Allegrezza, del XII secolo. Superficie: 4.050 Ha; caratteristiche altimetriche h. min. 240 m.slm.- h.max. 1.148 m. slm. Atti di origine La legge istitutiva è la legge regionale del 18 agosto 1977, n.36. 117 Atti di approvazione Il Parco è dotato di Piano Territoriale di Coordinamento (approvato con la legge regionale del 13 aprile 1991 n.8), le cui Norme Tecniche di Attuazione, nell’ambito dell’interesse precipuo per la tutela naturalistica e forestale, dettano anche prescrizioni di tutela idrogeologica e dei corpi idrici. Nel 1994 è stato approvato il Piano di Settore per l’uso sociale del parco, mentre quello faunistico è in fase di stesura. Soggetti interessati Il territorio del Parco dei Colli rientra interamente nella Provincia di Bergamo, il Consorzio di gestione coinvolge questa, i comuni interessati e la Comunità Montana della Valle Brembana. Ambito territoriale di applicazione Fanno parte del territorio interessato dal Parco i seguenti comuni: Almè, Bergamo, Mozzo, Paladina, Ponte Ranica, Ranica, Sorisole, Torre Boldone, Valbrembo, Villa d’Almè. ALTRE ZONE DI SALVAGUARDIA Nel territorio del Parco dei Colli sono state individuati Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Siti di Interesse Nazionale (SIN). I progetti di attuazione sono in attesa dell’approvazione da parte della Unione Europea. Le zone SIC previste sono : il Canto Alto/ Valle Giongo (la cui salvaguardia è già garantita dal loro inserimento nel Parco dei Colli di Bergamo); i Boschi dell’Astino e Giovetto; il Fontanile Brancaleone. L’area SIN individuata riguarda invece la Val Predina. 118 5.2 Il paesaggio e l’ecosistema agricolo Il Comprensorio si sviluppa su due ambiti territoriali distinti, una zona collinare pedemontana e una parte di alta pianura. Quest’ultima viene tagliata in senso estovest dalla fascia delle risorgive, e comprende il sistema urbano di Bergamo. L’area considerata si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende lungo la sponda sinistra del Fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una parte e dall’altra lungo la sponda destra del Fiume Oglio (da Castelli Calepio a Calcio) estendendosi a sud fino al confine con la Provincia di Cremona. Per quanto riguarda i caratteri fisici si ha la compresenza di aree collinari, di pianura asciutta (individuabile nell’area dell’Isola) e di pianura irrigua. Gli ambiti fluviali hanno minor ampiezza che nella pianura, in quanto i corsi d’acqua risultano più nettamente incisi. Gli aspetti paesistici variano notevolmente nel passaggio dalla fascia collinare, all’area fittamente insediata del capoluogo, alla pianura. Nella parte più a nord sono ancora rintracciabili i segni delle tipiche sistemazioni agrarie di collina, connotate dalla fitta suddivisione poderale e dalla diffusa presenza dell’uomo. In questa zona di montagna e collina costituiscono il paesaggio agrario la fascia delle coltivazioni agrozootecniche e forestali, delle legnose agrarie e dei seminativi di fondovalle, caratterizzate da evidenti connotazioni paesistiche di relazione con le strutture insediative di carattere storico-culturale. Gli indirizzi di tutela individuati dalla proposta di Piano Paesistico Regionale per la zona collinare prevedono la salvaguardia del paesaggio agrario e del sistema insediativo tradizionale, rappresentato da corti e case contadine, da ville signorili con parchi e giardini. Per quanto attiene l’area montana, le linee di indirizzo del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) auspica una particolare attenzione alle diverse realtà che la 119 compongono, prevedendo azioni di decongestionamento e razionalizzazione per le aree densamente urbanizzate e azioni di sostegno per le aree di stagnazione. Nella parte meridionale invece i caratteri sono quelli tipici del paesaggio agrario, rappresentato dalle aree coltivate con diversa connotazione perché pedecollinari, della pianura asciutta o irrigua. I caratteri connotativi risultano legati alla ricchezza derivante dalle acque (fontanili, canali, e rogge, ruscellamenti superficiali, fiumi e torrenti), ai caratteri della presenze arboree (filari, frange boscate) ed ai caratteri della struttura organizzata del reticolo territoriale (centuriazione) e degli edifici agricoli antichi. La zona dell’Isola si configura invece come alta pianura asciutta, caratterizzata dall’assenza di una rete di canali d’irrigazione e dalla presenza di larghe zone d’incolto. Per l’area di pianura, la proposta di Piano Paesistico Regionale sottolinea l’importanza della salvaguardia del sistema naturale di drenaggio delle acque del sottosuolo, come condizione necessaria di un sistema idroregolatore che trova la sua ulteriore espressione nella fascia di affioramento delle risorgive e di conseguenza nell’afflusso di acque irrigue nella bassa pianura. Deve essere pertanto protetta la zona più meridionale dell’alta pianura, corrispondente peraltro alla fascia più densamente urbanizzata, dove si inizia a riscontrare l’affioramento delle acque di falda. Per ciò che riguarda più precisamente le caratteristiche del territorio, ricordiamo che il Comprensorio del Consorzio comprende l'intero zona non montana della provincia di Bergamo avente per delimitazioni le Alpi Orobiche a nord , il corso dell'Adda ad ovest e l'Oglio ad est, giungendo a sud fino alla pianura della Provincia di Cremona. L'altimetria è variabile da oltre 300 m s.l.m. fino a circa 100 m s.l.m. nell'estremità sud. Soprattutto nella zona meridionale i terreni, di origine alluvionale, presentano una natura argillosa-limosa a limitata permeabilità anche se di modesto spessore e poggianti su un substrato grossolano ad elevata permeabilità. 120 Le stesse caratteristiche di elevata permeabilità sono riscontrabili in superficie in zona montana e nell'alveo dei principali torrenti, consentendo l'originarsi di una ricca falda acquifera, ampiamente impiegata da privati per fini industriali, potabili ed anche irrigui. L'idrografia superficiale è rappresentata dall'Adda e dall'Oglio che con i rispettivi affluenti (Brembo e Serio per l'Adda e Cherio per l'Oglio), attraversano l'intero comprensorio. Contrariamente ai due corsi principali, che hanno le loro sorgenti in alta quota e, nonostante l'influenza delle regimazioni derivanti dagli usi idroelettrici, presentano portate interessanti durante tutto l'anno (anche per l'effetto di laminazione causato dal laghi di Como e d'Iseo), i restanti corsi d'acqua hanno origine dai versanti sud delle montagne bergamasche, poco elevate e caratterizzate da scarsa permanenza di nevi. Ciò origina un forte regime torrentizio, ancora più evidente nei corsi minori (torrenti Dordo, Lesina, Morla, Morletta, Zerra, Tirna e Rillo), che interessano l'intero comprensorio. Lo stesso poi è percorso da una importante rete di fossati e rogge, prevalentemente ad uso promiscuo irriguo e di bonifica, la cui gestione è resa difficile sia dagli accentuati picchi derivanti dai regimi torrentizi sia dalle recenti variazioni dell'uso del suolo, che hanno comportato lo sviluppo di aree impermeabilizzate ad uso civile, industriale e commerciale, con aumenti dei coefficienti udometrici, diminuzioni dei tempi di corrivazione e conseguenti ondate di piena di forte entità. Infine, particolare caratteristica del territorio è data dalla presenza di tre falde affioranti (isoipse 150, 120 e 105 circa) aventi origine nelle parti elevate dei permeabili conoidi del Brembo, Serio e Cherio, falde intensamente sfruttate quali fonti di approvvigionamento idrico e, per questo, in fase di progressivo abbassamento. 121 Passando alle possibili connessioni fra il ruolo del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca ed il paesaggio rurale del territorio compreso nei suoi confini, sottolineiamo che l’attività ed i poteri del Consorzio possono estendersi, come peraltro confermato da una sentenza in questa materia della Corte Costituzionale del 1992 e dai propositi di indirizzo dell’Ente stesso, allo sviluppo e protezione dell’assetto paesaggistico, alla difesa del suolo e dell’ambiente e alla conservazione, regolazione e utilizzazione del patrimonio idrico. In questo senso anche la legge fondamentale che regola l’attività dei Consorzi di Bonifica (L.n. 215/1933), pur necessitando di un adeguamento alle mutate condizioni socio-economiche e ambientali, si dimostra compatibile a questo coinvolgimento degli enti di bonifica nella politica ambientale per la sua visione ecosistemica dei problemi di assetto territoriale e ambientale, collegando l’uso agricolo del suolo con il ciclo delle acque e con la difesa e la sistemazione idrogeologica del suolo. Nell’assegnare inoltre un ruolo primario all’uomo che vive e opera col suo lavoro sul territorio, riesce fare dei Consorzi di Bonifica, enti locali settoriali con personalità giuridica pubblica, uno strumento di partecipazione e di decentramento funzionale efficace per equilibrare l’interesse pubblico generale con quello delle comunità locali. Bisogna inoltre ricordare che, negli ultimi anni è emersa l’insufficienza delle tradizionali forme di difesa della natura, limitate a singole specie o singole aree protette e la necessità di integrarle con un approccio ecosistemico esteso all’intero territorio. Sin dalle prime esperienze di questa nuova strategia è stata messa in evidenza l’importanza della rete dei corsi d’acqua. Emerge così una forte vocazione dei Consorzi di Bonifica nelle politiche ambientali. Concreta testimonianza del coinvolgimento del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca nella gestione e nella tutela del patrimonio ambientale del territorio di sua competenza si ha nei protocolli di intesa firmati 122 nel 1997 con la Provincia di Bergamo e l’Azienda Regionale Foreste della Lombardia. Nel primo di questi documenti i due Enti Pubblici si impegnano a collaborare alla definizione del sistema di infrastrutture verdi a corredo della rete idraulica, alla realizzazione del sistema vasche di espansione connesse alla raccolta e spandimento delle acque meteoriche in attuazione del Piano Regionale di Risanamento delle Acque, al monitoraggio quali-quantitativo della rete idrica superficiale. La collaborazione con l’A.R.F. lombarda è invece indirizzata alla difesa, alla gestione ed allo sviluppo dell’ambiente e degli ecosistemi agrari del territorio della pianura bergamasca. Fra le altre iniziative ricordiamo l’elaborazione di un piano speciale per la tutela ed il miglioramento ambientale del comprensorio, opere di ingegneria naturalistica, progettazione di interventi di piantagione di specie arboree o arbustive tipiche dei singoli ambienti. Ricordiamo anche che, fra le opere e gli interventi programmati dal Consorzio, ne esistono alcuni di notevole interesse dal punto di vista ambientalistico: il progetto/studio “Isola Bergamasca - un agricoltura sostenibile in un ambiente sostenibile”, il progetto “orti familiari” ed infine il progetto “Parco delle Rogge rinaturalizzazione dei corsi d’acqua consortili” per il recupero ambientale delle rogge a fini ecologici, paesaggistici. 123 6. Le opere di bonifica e di irrigazione: storia, situazione, sviluppo Nel territorio comprensoriale esistono sostanzialmente tre tipi di opere: 1) le opere di bonifica; 2) le opere irrigue; 3) le opere ad uso promiscuo. Per quanto attiene l'aspetto di bonifica idraulica che il consorzio ha dovuto considerare ai fini del riassetto del territorio, bisogna distinguere tra le opere idrauliche che vengono costruite con lo specifico scopo di allontanare le acque in eccesso e la rete che, nata a scopo irriguo, ha assorbito di riflesso anche compiti idraulici. Le aree di maggior rischio idraulico sono quelle in cui sono presenti opere di tipo promiscuo non più adeguate alla funzione idraulica, oppure corsi d'acqua naturali non più idonei a supportare le nuove portate che si verificano a causa dello scarico in essi di collettori che servono vaste aree impermeabilizzate. 6.1 Lo stato generale della bonifica idraulica ed irrigua Nel complesso la situazione generale del comprensorio, dal punto di vista della bonifica idraulica può definirsi soddisfacente, ad esclusione di alcune aree dove si verificano invece gravi problemi causati dall'inadeguatezza della rete idraulica o dalla sua incompletezza. La realizzazione delle principali opere di bonifica è avvenuta di recente, negli ultimi vent'anni allo scopo di rispondere ad una serie di eventi che avevano modificato l'assetto idraulico del territorio. Tali eventi sono in sintesi: − L'elevata urbanizzazione che ha portato ad un aumento delle portate unitarie a seguito dell'alto grado di impermeabilizzazione del suolo e ad una minore tolleranza alle esondazioni; 124 − Modificazioni nel verificarsi degli eventi meteorici con fenomeni più intensi e concentrati nel tempo; − La sistemazione ed il completamento della rete fognaria, che se da un lato ha portato a dei miglioramenti dal punto di vista qualitativo ha però concentrato le portate nel tempo. − In alcune zone l'abbandono dell'agricoltura ed il conseguente abbandono di canali irrigui che svolgevano anche un'eccellente funzione di colo. Il Consorzio di Bonifica ha realizzato quindi una serie di opere importanti che sono andate a costituire lo "scheletro" del sistema i bonifica comprensoriale capaci di raccogliere e smaltire le acque raccolte dalla rete secondaria a funzione mista e, a volte anche da corsi d'acqua naturali. Tale scheletro svolge in modo soddisfacente la sua funzione, laddove è stato completato, mentre dove è incompleto si hanno gravi problemi con esondazioni ricorrenti che provocano ogni anno danni per diverse centinaia di milioni di lire. Le necessità più impellenti riguardano i territori di Brignano, Pagazzano, Castel Rozzone, Caravaggio, Lurano, Verdello, Verdellino, Levate ed Arcene che soffrono ogni anni di periodici allagamenti a terreni e a zone urbane a causa del mancato completamento del Canale Gronda Sud. Una risoluzione definitiva dei problemi di tale area si avrebbe oltre che con il completamento di detto canale (di cui è stato finanziato un primo tratto) anche con la sistemazione del Torrente Morletta (corso d'acqua pubblico non classificato i cui recettore finale è però il Canale Gronda Sud), di cui il Consorzio di Bonifica ha chiesto di assumere la gestione, e del sistema di rogge irrigue che interferiscono con il Torrente Morletta e che a volte vengono sovraccaricate dalle piene di quest'ultimo determinando esondazioni. Anche nel territorio compreso tra la città di Bergamo ed il fiume Brembo la sistemazione idraulica deve ancora essere completata. IN quest'area i problemi sono nati con l'abbandono della Roggia Curna, che nata come roggia irrigua svolgeva in realtà anche la funzione di colo per la parte collinare a nord di Bergamo. Venuto meno il suo uso irriguo, e quindi la sua manutenzione, a causa 125 dell'urbanizzazione, ne è stata compromessa la sua efficienza dal punto di vista idraulico, proprio mentre il grande sviluppo dell'area aumentava le necessità di sgrondo: il risultato sono esondazioni che interessano periodicamente aree ad alta urbanizzazione. La sistemazione della Roggia Curna che verrebbe a costituire il Canale di Gronda Nord-Ovest permetterebbe di risolvere i problemi delle aree a Nord di Bergamo e consentirebbe anche la sistemazione della rete idrica superficiale della Valle d'Astino. Anche per quest'opera è già stato finanziato un primo stralcio del progetto. 6.2 Le opere idrauliche ed i corsi d'acqua in gestione L'area comprensoriale può essere suddivisa in diversi bacini idraulici le cui caratteristiche sono elencate nella tabella sottostante. Si consideri che è stata indicata la quota del corso d'acqua che drena tali aree, misurata all'interno o sul confine del comprensorio consortile. Bacino Quota max Quota min Tipo recapito Denominazione T. Sonna 260 m 196 m Naturale F. Adda T. Quisa 300 m 200 m Naturale F. Brembo T. Morla 680 m 240 m Artificiale F. Brembo 280 m 130 m Naturale Scolmatore torrente Morla F. Adda F. Serio 260 m F. Oglio 235 m Pozzi e risorgive 170 m 106 m 136 m 92 m Naturale Naturale Naturale Isola F. Adda F. Oglio Canale di gronda sud Il manufatto è in parte tombinato ed in parte a cielo aperto ed è stato realizzato in cemento armato. L'opera si attesta in territorio di Castel Liteggio, in corrispondenza del manufatto di captazione delle piene della Roggia Morla di 126 Spirano. È stato realizzato solamente un primo tronco funzionante, attualmente lo sbocco del canale idraulico avviene con immissione delle acque di piena nel Fiume Serio a monte dell'abitato di Morengo. Ha una lunghezza di m 6.700, una portata massima di 18 mc/s e serve un bacino di 14.700 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Arcene, Azzano San Paolo, Bergamo, Ciserano, Cologno al Serio, Comun Nuovo, Dalmine, Grassobbio, Lallio, Levate, Lurano, Morengo, Orio al Serio, Pagazzano, Pognano, Seriate, Spirano, Stezzano, Treviolo, Urgnano, Verdello, Verdellino, Zanica. Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la necessità di realizzare il rilevamento automatico dei dati di deflusso e la loro teletrasmissione. Attualmente l'opera non può espletare appieno la sua funzione in quanto necessita di essere completata con un ulteriore tratto di canale dello sviluppo di circa m 4.400 atto a recepire le portate di piena del Torrente Morletta. Scaricatore della Roggia Curna - località Cascina Lupo È un'opera realizzata mediante l'uso di condotte circolari prefabbricate e manufatti in cemento armato. Lo scaricatore si stacca dall'alveo della Roggia Curna in Bergamo e sbocca immettendo le sue portate di piena nello scaricatore della Roggia Serio. Ha una lunghezza di m 1.100, una portata massima di 4 mc/s e serve un bacino di 1.200 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Bergamo, Curno, Mozzo. Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la necessità di realizzare una stazione di rilevamento delle portate vettoriate. L'opera risulta eseguita nella sua interezza, pertanto non necessita di adeguamenti o completamenti. Scaricatore della Roggia Serio nel Fiume Brembo Si tratta di un'opera parte a cielo aperto e parte tombinata realizzata in cemento armato. Lo scaricatore si stacca dalla Roggia Serio al termine del tratto urbano 127 nella città di Bergamo; lo sbocco avviene con immissione delle portate di piena nel Fiume Brembo in Treviolo tramite idonea opera di sbocco. Ha una lunghezza di m 3.900, una portata massima di 18 mc/s e serve un bacino di 3.600 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Bergamo, Curno, Dalmine, Lallio, Mozzo, Osio Sotto, Osio Sopra e Treviolo. Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la necessità di realizzare una stazione di rilevamento delle portate vettoriate. L'opera risulta eseguita nella sua interezza, pertanto non necessita di adeguamenti o completamenti. Scolmatore delle acque di piena del Torrente Morla nel Fiume Serio Si tratta di un'opera realizzata mediante la costruzione di tratti di canale a cielo aperto e tombinati in cemento armato. Lo scolmatore si stacca dal Torrente Morla naturale a valle del centro urbano di Bergamo e termina immettendo le portate di piena nel Fiume Serio a valle dell'abitato di Seriate mediante idonea opera di sbocco. Ha una lunghezza di m 4.350, una portata massima di 92 mc/s e serve un bacino di 4.650 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Bergamo, Orio al Serio, Ponteranica, Sorisole, Torre Boldone. Lo stato di manutenzione può definirsi complessivamente buono, vi è però la necessità di realizzare il rilevamento automatico dei dati di deflusso e la loro teletrasmissione. L'opera risulta eseguita nella sua interezza, pertanto non necessita di adeguamenti o completamenti. Scaricatore del Torrente Zerra Si tratta di un'opera realizzata mediante costruzione di canale a cielo aperto e di manufatti specifici in cemento armato. Lo scaricatore si distacca dal Torrente Zerra naturale nel comune di Costa Mezzate e termina immettendo le portate vettoriate nel Fiume Serio in territorio di Cavernago. 128 Ha una lunghezza di m 4.000, una portata massima di 38 mc/s e serve un bacino di 14.600 ettari nel territorio dei seguenti comuni: Albano Sant'Alessandro, Antegnate, Bagnatica, Bolgare, Brusaporto, Calcinate, Cavernago, Cenate Sotto, Cortenuova, Costa Mezzate, Ghisalba, Martinengo, Montello, Mornico, Palosco, Pedrengo, Romano di Lombardia, San Paolo d'Argon, Seriate, Scanzorosciate, Torre de' Roveri. Lo stato di manutenzione non è soddisfacente, in quanto è necessaria la ricostruzione del manufatto di sbocco nel Fiume Serio distrutto dalle ricorrenti piene; l'opera necessita inoltre di consistenti interventi di manutenzione della platea di fondo erosa dalle piene, vi è infine la necessità di realizzare il rilevamento automatico dei dati di deflusso e la loro teletrasmissione. 6.3 Le opere irrigue Il Consorzio di Bonifica preleva acqua per uso irriguo da diversi corsi d'acqua, Oglio, Cherio, Serio, Brembo ed Adda, oltreché da numerosi pozzi. Le concessioni di prelievo dai fiumi Cherio, Serio e Brembo sono scadute nel 1987 ed il Consorzio di Bonifica ne ha chiesto il rinnovo. Le concessioni dai Fiumi Oglio ed Adda non sono n capo al Consorzio di Bonifica ma ai Consorzi dell'Oglio e dell'Adda, rispettivamente. Di seguito presentiamo una sintesi delle caratteristiche delle principali derivazioni e rispettivi bacini serviti suddividendole per la fonte di prelievo. 1) dal Fiume Oglio: Impianto pluvirriguo del Fiume Oglio Il prelievo idrico avviene dalla sponda destra del Fiume Oglio in comune di Tagliuno, con opera di derivazione e sollevamento e serve un bacino di 834,98 ettari irrigati per aspersione tramite una rete di distribuzione interrata con tubi in cemento amianto ed una pressione di esercizio di 3/4 atm. La portata di 129 concessione è di 0,6 mc/s, nel periodo estivo si hanno portate di magra di 0,4 mc/s. Dal punto di vista manutentivo vi è la necessità di sostituire tutte le saracinesche di sezionamento della rete distributiva con formazione di relativi pozzetti di alloggiamento. Anche le pompe di messa in carico devono essere sostituite per vetustà. I sistemi di controllo e manutenzione sono sufficienti. 2) dal Torrente Cherio Roggia Bolgare Si suddivide nei seguenti rami: Roggia Bolgare ramo di Bolgare Ha 220,72 Roggia Lanzi Ha 160,94 Roggia Cicola Ha 137,76 Ramo Torrazza Ha Roggia Gorlaga Ha 83,02 Roggia Castrina Ha 134,12 Per un bacino totale di complessivi Ha 742,62 6,05 Il prelievo dal Fiume Cherio avviene in sponda sinistra nel territorio del comune di Carobbio con opera di presa da sbarramento, il bacino è irrigato a scorrimento con una ruota di giorni 8 e 3/4. La portata di concessione e di 1,2 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a portate di magra di circa 0,5 - 0,8 mc/s. Solo il tratto iniziale presenta una sezione canalizzata in calcestruzzo, la rimanente rete, sia primaria che secondaria, è costituita da canali in terra; ciò determina perdite d'alveo che sono stimate nell'ordine del 30% della portata. Lo stato di manutenzione non è pienamente soddisfacente, vi è la necessità di sistemare i manufatti di derivazione ed adeguare i canali di scarico con recapito 130 nei Torrenti Cherio e Tirna. Si segnala inoltre che non esiste alcun tipo di automatismo tra gli strumenti di controllo. Tra le opere di adeguamento vi è la necessità di realizzare un pozzo per integrare le portate di magra estiva e di ristrutturare la Roggia Castrina per fini idraulici. Questa Roggia compie un tragitto di circa 20 Km per irrigare un bacino di 200 ettari, è però molto importante per fini idraulici, in quanto raccoglie il troppo pieno dei Comuni di Chiuduno, Carobbio, Grumello Castelli Calepio e Palazzolo e si interseca con i Torrenti Tirna e Rillo, oggi si verificano esondazioni sui territori urbani di Castelli Calepio e Palazzolo. 3) dal Fiume Serio Roggia Serio Si suddivide nei seguenti rami: Roggia Nuova Ha 1097,48 Roggia Piuggia di Loreto Ha Roggia Piuggia di Stezzano Ha 246,20 Roggia Mina Benaglia Ha Roggia Verdellina Ha 347,83 Roggia Serio Piccolo Ha 157,25 Roggia Coda di Serio Ha 472,93 Roggia Colleonesca ramo di Osio Ha 116,45 Roggia Ponte Perduto di Monasterolo Ha 138,42 Roggia Guidana Ha 423,63 Roggia Oriolo Solza Ha Per un bacino totale di complessivi Ha 3123,74 47,85 54,92 20,77 Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di Albino utilizzando un'opera di sbarramento che serve anche per le derivazioni della Roggia Morlana e della Roggia Borgogna. Il bacino è irrigato a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4. 131 La portata di concessione è di 4,8 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a portate di magra di 2 - 2,5 mc/s. L'alveo della Roggia Serio (canale primario) da Albino sino a Bergamo presenta prevalentemente sponde con muri a secco, mentre da Bergamo sino a Treviolo è completamente canalizzato. I canali delle derivazioni secondarie, invece, sono per la maggior parte in terra. Le perdite d'alveo sono stimate complessivamente nell'ordine del 25%. I sistemi di controllo e di automazione sono complessivamente soddisfacenti ad eccezione del manufatto di scarico della Roggia Serio nel Torrente Morla, dove è necessario un intervento di automatizzazione per potere garantire la salvaguardia idraulica della città di Bergamo. Sono necessari, inoltre interventi manutentivi volti al recupero dei muri spondali dei manufatti di scarico, che sono ormai obsoleti. Necessitano di intervento di adeguamento le paratoie ed i motori dell'opera di presa. Roggia Morlana Si suddivide nei seguenti rami: Roggia Vescovada di Monte Ha 145,00 Roggia Morlino di Grassobbio Ha 329,48 Roggia Morlana di Colognola e Stezzano Ha 276,88 Roggia Morlana Bocchette Ha 65,17 Roggia Morla di Campagnola e Orio Ha 176,66 Roggia coda Morlana e Colleonesca Roggia Morla di Comun Nuovo e Spirano Rogge Urgnana e Vescovada Per un bacino totale di complessivi Ha 993,20 Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di Albino utilizzando un'opera di sbarramento. Il bacino è irrigato a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4. 132 Le portate di concessione sono di 4,5 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a portate di magra di 1 - 1,5 mc/s. La realizzazione del canale dell'Adda ha permesso di alleggerire la situazione di grave carenza che veniva a crearsi in estate, utilizzando integrazioni di portate da detto canale. Che copre i sottobacini della Roggia Coda Morlana, e Colleonesca, Roggia Morla di Comun Nuovo e Spirano, Roggia Urgnana e Vescovada, riducendo così il comprensorio servito dalla Roggia Morlana (pertanto i bacini delle suddette rogge sono stati descritti insieme al canale dell'Adda). Il canale primario, da Albino a Bergamo, presenta prevalentemente sponde con muri a secco, mentre da Bergamo a Verdello è completamente in terra, così come i canali delle derivazioni secondarie. Le perdite d'alveo sono stimate complessivamente nell'ordine del 25%. Sono necessari interventi di ristrutturazione e meccanizzazione degli scaricatori nel Torrente Nesa a Nembro e nel Torrente Morla a Bergamo. Sono necessari, inoltre, interventi di recupero dei muri spondali e dei manufatti di derivazione ormai obsoleti. Anche i sistemi di controllo e di automazione sono insufficienti, deve prevedersi il loro completamento e la teletrasmissione dei dati. Roggia Borgogna Si suddivide nei seguenti rami: Bocchette Villa di Serio Ha 39,59 Conta Contino Bolgare Ha 73,58 Conta Contini San Chierico Telgate Tirna Ha 63,61 Conta Contino Costa Ha 180,99 Buco Costa Ha 189,44 Buco Casella Ha 179,12 Ramo Cavernago Ha 106,55 Buco Tezza Ha Ramo Malpaga Ha 214,56 133 71,49 Tubazione Speranzina Ha 24,84 Seriola di Calcinate Ha 236,55 Comonta di Seriate Ha 111,37 Fosso Calcinate Bocchette ex Roncaglino Ha 123,72 Piccialunga - Brusaporto - Bagnatica ramo b Ha 151,42 Ponchione - Brusaporto - Bagnatica ramo a Ha 151,09 Fossi Strada 1-2-3 Ha 121,01 Ramo Bolghera Ha 123,75 Patera ramo superiore Ha 257,62 Patera ramo inferiore Ha 282,92 Pedrenga Ha 71,21 Roncaglia Ha 76,38 Seriola dei Prati Ha 96,29 Comunale di Seriate Ha 215,03 Roncaglino Ha Conta di Palazzolo Ha 180,05 Per un bacino totale di complessivi Ha 3352,86 10,66 Il prelievo dal Fiume Serio avviene con tre diverse derivazioni, nei comuni di Villa di Serio, di Pedrengo e di Seriate con opera di derivazione da sbarramento; la regolazione, con assegnazione delle portate di competenza è però fatta all'opera di presa di Albino. Il bacino è irrigato a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4. Le portate di concessione sono di 5,8 mc/s, ma nella stagione estiva si arriva a portate di magra di 2,5 - 3 mc/s. È quasi completamente canalizzato, in parte si ha una canalizzazione a cielo aperto, ed in parte è stata realizzata una rete tubata in pressione, ciò che consente di eliminare le perdite d'alveo. L'opera necessita della canalizzazione del ramo superiore della Roggia Patera, che svolge anche funzione di colo, e della canalizzazione del ramo principale delle Rogge Seriola dei Prati e comunale di Seriate. 134 Lo stato di manutenzione complessivo è sufficiente. Esistono apparecchiature di misura e controllo solo in corrispondenza al manufatto di presa. Roggia Ponte Perduto Serve un bacino totale di complessivi Ha 153,44, tutti irrigati a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4. Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di Gorle con opera di derivazione da sbarramento. Le portate di concessione sono di 0,2 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a portate di magra di 0,1 mc/s. Si tratta di un canale in terra, con perdite d'alveo stimate nell'ordine del 30-35%. Lo stato di manutenzione complessivo non è soddisfacente, necessitano di rifacimento i manufatti di derivazione, inoltre dovrebbero essere ristrutturate le paratoie di derivazione dal Fiume Serio e sarebbe necessaria anche la ricostruzione dello scaricatore al Fiume Serio. Non esistono sistemi di controllo e di automazione. Roggia Vecchia Si suddivide nei seguenti rami: Ramo di Azzano San Paolo Ha 208,79 Ramo di Zanica Ha 842,24 Per un bacino totale di complessivi Ha 1051,03 Il prelievo dal Fiume Serio avviene in sponda destra nel territorio del comune di Seriate con opera di derivazione da sbarramento. Il bacino è irrigato a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 8 e 3/4. Le portate di concessione sono di 0,3 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a portate di magra di 0 mc/s. D'estate si utilizzano le sue portate per sopperire alle carenze della Roggia Nuova; i bacini di queste due rogge si sovrappongono, per 135 l'80%. Anche con queste integrazioni, durante il periodo estivo si verificano spesso carenze idriche molto marcate. La Roggia Vecchia è un canale completamente in terra, con perdite d'alveo stimate nell'ordine del 30 %. Lo stato di manutenzione non è buono, sarebbe necessaria la ristrutturazione dei manufatti di derivazione, ormai obsoleti. Un adeguamento molto importante consisterebbe nella canalizzazione dei rami primari e nella costruzione di un nuovo pozzo per sopperire alle magre estive. Non esistono sistemi di controllo e di automazione. 4) dal Fiume Brembo Roggia Brembilla Serve un bacino totale di complessivi Ha 1891,54, tutti irrigati a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 7 e 3/4. Il prelievo dal Fiume Brembo avviene nel territorio del comune di Osio sopra, con consegna diretta da un canale idroelettrico dell'ENEL. Le portate di concessione sono di 5,5 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a portate di magra di 3,0 - 3,5 mc/s. Si tratta di un canale in terra, con perdite d'alveo stimate nell'ordine del 35 - 40%. Le necessità di ristrutturazione interessano principalmente il tratto di canale dismesso ai fini irrigui dopo la costruzione del canale ENEL, che oggi assolve funzioni di colo idraulico, con formazione di nuovo manufatto di scarico al Fiume Brembo. Inoltre, a causa delle forti perdite d'alveo è necessario canalizzare i due rami principali della roggia con relativa costruzione di nuovi manufatti di derivazione. Non esistono sistemi di controllo e di automazione. Rogge Trevigliesi Si suddivide nei seguenti rami: Roggia Vignola Ha 1571,07 136 Roggia Moschetta Ha 726,72 Roggia Brembilla di Brignano Ha 853,95 Roggia Melzi Ha 192,05 Roggia Fontana Pasetti Ha Per un bacino totale di complessivi Ha 3413,31 69,52 Solo la Roggia Brembilla di Brignano è gestita direttamente dal Consorzio di Bonifica, le rogge Vignola e Moschetta sono gestite dal Comune di Treviglio, mentre le rogge Melzi e Fontana Pasetti sono in gestione a compagnie private preesistenti che hanno conservato autonomia gestionale ed amministrativa. Il prelievo dal Fiume Brembo avviene in sponda destra nel territorio del comune di Brembate con opera di presa da sbarramento. Il bacino è irrigato a scorrimento con ruota di distribuzione di giorni 9 e 3/4. Le portate di concessione sono di 10,8 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a portate di magra di 4 - 6 mc/s. Si tratta di canali in terra con perdita d'alveo stimate nell'ordine del 35 - 40 %. Tra i completamenti da prevedere vi è la realizzazione dello scaricatore della Roggia Vignola al Fiume Brembo. A causa delle forti perdite d'alveo è inoltre da prevedere la canalizzazione dei due rami primari e la costruzione dei nuovi manufatti di derivazione I sistemi di controllo e di automazione sono insufficienti, deve attuarsi il completamento dell'automazione e la teletrasmissione dei dati. 5) dal Fiume Adda Canale Adda Il prelievo dal fiume Adda avviene in sponda sinistra nel territorio del comune di Calusco d'Adda, mediante opera di presa a gravità. Il bacino è irrigato a scorrimento. L'intero canale è stato realizzato in calcestruzzo. Le perdite d'alveo sono quindi nulle. 137 Le portate di concessione sono di 10 mc/s, ma nel periodo estivo si arriva a portate di magra di 5 - 6 mc/s. Attualmente le acque derivate attraverso il canale dell'Adda sono utilizzate per integrare le scarse disponibilità delle rogge che derivano dal Brembo (Brembilla e Trevigliesi) e per ridurre il bacino della roggia Morlana nel periodo estivo, di seguito indichiamo le rogge che, nel periodo estivo, ricevono esclusivamente acque dell'Adda: Roggia Morla di Comun Nuovo e Spirano Ha 967,52 Roggia coda Morlana e Colleonesca Ha 874,39 Roggia Vescovada di valle Ha 160,54 Roggia Urgnana Ha 847,26 Per un bacino totale di complessivi Ha 2849,72 Sono previsti il completamento dell'impianto pluvirriguo del territorio dell'Isola Bergamasca ed il completamento del tratto di canale Fiume Serio - Torrente Cherio, che amplieranno notevolmente il bacino servito dal canale. Lo stato di manutenzione ed i sistemi di controllo e di automazione sono soddisfacenti. 6) Pozzi I pozzi servono tutti bacini irrigati a scorrimento, la maggior parte di essi sono posti in zone in cui le risorgive hanno cominciato a scarseggiare. Per la maggior parte di essi è in atto o è da prevedersi l'adeguamento ai sensi del D.Lgs. 626/94 e D.Lgs. 42/90. Denominazione Pozzo Ubicazione Caravaggio Superficie Irrigata Ha 78,05 Portata attinta mc/s 0,130 1 2 (C.na zibetti) Caravaggio 103,49 0,230 3 Caravaggio 107,40 0,150 4 Caravaggio 132,90 0,250 138 Stato di conservazione della rete di distribuzione Insufficiente con rete distributiva in terra Insufficiente con rete distributiva in terra Insufficiente con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra 5 Caravaggio 110,93 0,200 6 Caravaggio 162,42 0,300 7 (Fontanone) Caravaggio 124,95 0,250 8 (C.na cappelletta) Caravaggio 185,86 0,300 9 (Brancaleone) Caravaggio 167,00 0,300 10 (C.na montizzolo) Caravaggio 215,01 0,300 11 (C.na rossero) Caravaggio 227,67 0,250 12 (Rognola alta) Caravaggio 137,37 0,250 13 (Giardini) Caravaggio 210,06 0,300 14 (via Fornovo) Caravaggio 120,73 0,230 15 (Rondanina) Caravaggio 245,05 0,250 18 Mozzanica 200,00 0,250 19 250,00 0,250 89,96 0,200 27,36 0,250 Capate Fornovo San Giovanni Fornovo San Giovanni Fornovo San Giovanni Lurano 50,12 0,200 Faetto Ghisalba 208,20 0,160 Bresciana Ghisalba 176,35 0,180 Fontana elett. Di lev. Ghisalba 191,15 0,160 Fontana elett. Di pon. Ghisalba 82,30 0,115 Savoldini Martinengo 277,20 0,150 Madonna d. Fiamma Martinengo 233,35 0,170 Milano Martinengo 238,10 0,200 Ortaglie Martinengo 56,00 0,150 S. Andrea Mornico 318,00 0,200 20 (r. Torgnoli) 21 (via Olmi) 139 Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Insufficiente con rete distributiva in terra Insufficiente con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Buona con rete distributiva canalizzata Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Buono con rete distributiva canalizzata Media con rete distributiva in terra Media con rete distributiva in terra Medio con rete distributiva in terra Medio con rete distributiva in terra S. Giuseppe Mornico 177,40 0,187 Valere Mornico 167,15 0,200 S. Lorenzo Palosco 172,15 0,200 Pezzoli Zanica 300,40 0,235 S. Rocco Calcinate 125,92 0,183 Canzona Calcinate 280,00 0,230 Colombera Grumello 170,00 0,122 Romana Spirano 280,00 0,220 Malpaga Cavernago 191,15 0,220 Buono con rete distributiva canalizzata Buono con rete distributiva canalizzata Buono con rete distributiva canalizzata Medio con rete distributiva in terra Medio con rete distributiva in terra Buono con rete distributiva canalizzata Medio con rete distributiva in terra Medio con rete distributiva in terra Buono con rete distributiva canalizzata I pozzi numerati dal N. 1 al N. 21 ed i pozzi Canzona e Colombera sono pozzi che vanno ad impinguare una rete di risorgive e pertanto non hanno una loro propria rete distributiva; gli altri pozzi, invece hanno una loro rete di distribuzione e, quando questa è in terra hanno la necessità di realizzare una canalizzazione per diminuire le forti perdite d'alveo. 6.4 Le altre opere di bonifica All'interno del comprensorio esistono numerosi corsi d'acqua pubblica dotati di canalizzazioni e opere di difesa idraulica che costituiscono una rete naturale colante che si interseca e interferisce con la rete idraulica ed irrigua consortile formando un sistema unico. L'efficienza di questa rete naturale è generalmente molto scarsa per la grave carenza di manutenzione e questo ha creato e crea numerosi problemi al territorio comprensoriale. Il Consorzio ha avanzato formale richiesta agli uffici competenti di assumere la gestione delle opere idrauliche presenti su questi corsi d'acqua ed espletarne la manutenzione al fine di realizzare un uso razionale delle risorse idriche e la salvaguardia del territorio. 140 Si tratta delle opere realizzate sui seguenti corsi d'acqua classificati di 3^ categoria di cui al T.U. 523/904: − Torrente Morla − Torrente Gardellone − Torrente Tremana − Fiume Serio − Fiume Cherio E delle opere realizzate sui seguenti corsi d'acqua non assoggettati a classifica in nessuna delle 5 categorie di cui al T.U. 523/904: − Torrente Sonna; − Fiume Brembo; − Torrente Dordo (e affluenti); − Torrente Lesina (e affluenti); − Torrente Quisa; − Torrente Morletta; − Torrente Zerra; − Torrente Seniga; − Torrente Tirna; − Torrente Rillo. 141 B. DOCUMENTI PER L’INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI 142 7. Il quadro di riferimento comprensoriale L’area considerata si sviluppa dalle pendici delle Prealpi Orobiche e discende lungo la sponda sinistra del Fiume Adda (da Brivio a Fara Gera d’Adda) da una parte e dall’altra lungo la sponda destra del Fiume Oglio (da Castelli Calepio a Calcio) estendendosi a sud fino al confine con la Provincia di Cremona. Il Comprensorio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca si sviluppa quindi su due ambiti territoriali distinti: una zona collinare pedemontana e una parte di alta pianura. Ne consegue che gli aspetti paesaggistici variano notevolmente al suo interno, dalla fascia collinare, connotata dalla fitta divisione poderale e dalla diffusa presenza dell’uomo, all’area fittamente insediata del capoluogo fino alla pianura, nella parte meridionale del territorio consortile, con i caratteri tipici del paesaggio agrario. Il territorio comprensoriale è parzialmente compreso nel perimetro di quattro parchi naturali regionali: il Parco Adda Nord (fluviale e di cintura metropolitana), il Parco dell’Oglio Nord (fluviale e di cintura metropolitana), il Parco del Serio (fluviale ed agricolo), il Parco dei Colli di Bergamo (agricolo e forestale). Nel territorio del Parco dei Colli sono state individuati Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Siti di Interesse Nazionale (SIN). I progetti di attuazione sono in attesa dell’approvazione da parte della Unione Europea. La popolazione complessiva è di 628.119 abitanti (dati ISTAT 1995), distribuita su di una superficie di 775 kmq., per una densità di 816 abitanti per kmq. (contro i 382 medi calcolati per il complesso dei comprensori).Fra il 1981 ed il 1995 è stato registrato un incremento demografico, a livello comprensoriale, dell’8% circa, crescita in lieve diminuzione rispetto al decennio precedente. Fanno parte del Comprensorio 102 comuni di medio-piccola dimensione, con l’eccezione di Bergamo, l’unico con più di 100.000 abitanti. Lo sviluppo degli 143 insediamenti, sia residenziali che produttivi, è avvenuto soprattutto nella parte ovest del comprensorio (fino alla direttrice BG-Treviglio), mentre l’est è rimasto sostanzialmente agricolo. Le direttrici di sviluppo sono state per lo più quelle viarie. Il sistema infrastrutturale dell’area è sufficiente, ma richiede adeguamenti e riqualificazioni di tracciati stradali e della linea ferroviaria Bergamo-Treviglio. Nello Stralcio Attuativo Triennale 1997-1999 del Piano Decennale della Viabilità di Grande Comunicazione sono previsti i seguenti interventi per l’area in esame: - completamento della variante Bergamo-Zanica sulla SS 591 “Cremasca”, opera già finanziata -completamento dell’asse interurbano Ponte S. Pietro-Seriate sulla SS 342 “Briantea” - completamento della Tangenziale di Bergamo-I lotto, SS 42-470 “del Tonale e della Mendola-Val Brembana” -variante da Albano S. Alessandro a S. Paolo d’Argon (Montello) sulla SS 42 “del Tonale e della Mendola” - variante da S. Paolo d’Argon a Trescore Balneario sulla SS 42 “del Tonale e della Mendola” - variante Urago d’Oglio (SS 469)-Treviglio (SS 472) I, II, III lotto, sulla SS 11 “Padana Superiore” - variante da Zanica a Cologno al Serio sulla SS 591 “Cremasca” - variante unica dalla tangenziale sud di Bergamo a Treviglio (SS 11), sulla SS 525 “del Brembo-del Tonale e della Mendola” - ammodernamento Milano-Urago d’Oglio IV e V lotto e dir. SS 525 su SS 11525 “Padana Superiore-del Brembo”. Per quanto riguarda la viabilità autostradale, è prevista la realizzazione del I lotto dell’itinerario pedemontano-Gronda Intermedia Legnano-Dalmine Relativamente alla viabilità, le “Linee di Indirizzo” del P.T.P.C. rilevano le contraddizioni di un sistema infrastrutturale radiocentrico, a supporto di un sistema insediativo a rete. 144 La nuova linea dell’Alta Velocità sulla direttrice Milano-Verona, qualora venisse realizzata, interesserebbe il territorio del Comprensorio. Da un punto di vista economico lo sviluppo del produttivo è avvenuto storicamente (dagli anni ‘50 in poi) per trasferimento dal milanese sulla direttrice autostradale Trezzo sull’Adda-Bergamo, mentre successivamente (anni ‘70) si è spostato sulla linea Bergamo-Brescia. Il territorio si caratterizza oggi per la presenza di tre distretti industriali: il Trevigliese del metalmeccanico, che copre la fascia sud-ovest del comprensorio e si allarga in parte al comprensorio Cremasco ed in parte all'Est Ticino Villoresi; un secondo distretto metalmeccanico (il "Lecchese") copre, invece, la zona di Isola collocata a nordovest e sconfina nel comprensorio Brianza; infine, il distretto tessile-macchine per il tessile, originariamente denominato del "tessile/abbigliamento", che è collocato a sud-est e va a coprire anche il bresciano nella zona di Palazzolo sull’Oglio (cfr. cartina sulle unità locali). Il settore dell’abbigliamento, in effetti, è quello che ha subito maggiori erosioni e solo il settore moda sembra tenere (rilevante soprattutto a Bergamo e dintorni e a Treviglio). Il numero delle imprese fra il 1986 ed il terzo trimestre del 1997 presenta un profilo negativo di natalità nel settore industriale (con un ridimensionamento del tasso negativo dal 1993), dato che però viene bilanciato dalla crescita nel settore dei servizi. Dal 1996 si segnala inoltre un aumento del dinamismo imprenditoriale (dati CCIAA e Provincia di Bergamo). Per quello che riguarda gli aspetti occupazionali nel settore industriale, dati recenti relativi all’intera provincia, pubblicati nel “Rapporto sull’economia bergamasca 1996-1997” promosso dalla CCIAA e dalla Amministrazione Provinciale di Bergamo, segnalano, dopo una contrazione sul finire del 1996, alcuni segnali di ripresa. Il sistema produttivo ha infatti ripreso a generare posti di lavoro netti: per tutto il primo trimestre del 1997 il differenziale tra avviamenti 145 e cessazioni di rapporti di lavoro risulta ampiamente positivo e in crescita. Nello specifico l’occupazione nel settore industriale ha fatto segnare nei primi due semestri del 1997 una variazione positiva (+0,5%) rispetto all’ultimo del 1996, per poi rallentare nel terzo periodo dell’anno (-0,5%), mentre nell’artigianato anche il terzo trimestre del 1997 ha fatto registrare un progresso dello 0,3%. Le previsioni occupazionali formulate dalle imprese manifatturiere e di servizi per il 1998 confermano questi segnali positivi La situazione dell’agricoltura nel comprensorio N.6 non è sicuramente delle più favorevoli, le strutture aziendali non adeguate, un contesto generale che ha relegato l’agricoltura ai margini dell’economia, rese e di conseguenza redditi inferiori alla media della pianura lombarda sono le caratteristiche principali dell’agricoltura della zona. Tra le caratteristiche strutturali ricorderemo solamente le dimensioni medie aziendali molto basse, che concorrono fortemente a spiegare la bassa percentuale di aziende vitali. Occorre però suddividere il territorio comprensoriale ed esaminare separatamente le diverse zone poiché siamo in presenza di caratteristiche tutt’altro che omogenee. Una prima grossa divisione deve separare l’area di collina dove esistono le condizioni più difficili sotto tutti i punti di vista (caratteristiche fisiche, strutturali, produttive) e dove quindi l’agricoltura è ridotta in molti casi ad attività residuale. Nella pianura le condizioni sono complessivamente migliori, anche quest’area non è però omogenea, l’area della pianura dell’Isola Bergamasca e tutta la fascia di alta pianura soffrono di diversi problemi e presentano strutture agrarie inadeguate allo svolgimento di una attività agricola moderna. Rimane l’area della pianura meridionale, dove le strutture sono migliori, le dimensioni medie e la percentuale di aziende vitali crescono, e crescono anche le rese delle principali colture. Anche in questo caso, però sono evidenti segni di sofferenza e la 146 necessità di un ulteriore fase di sviluppo e di adeguamento strutturale per arrivare alle condizioni delle aree più favorite della pianura lombarda. Riteniamo che le possibilità di sviluppo esistano anche nelle aree apparentemente meno favorite, vale a dire quelle collinari, ed esista anche per queste zone la possibilità di esercitare un’attività agricola proficua dal punto di vista economico, solo però se si valorizzeranno produzioni pregiate ad alto valore aggiunto quali quelle orticole e floricole o la viticoltura di qualità. Un supporto essenziale per la crescita dell’agricoltura può venire dallo sviluppo dell’irrigazione, che oggi costituisce invece un problema. Per valutare il ruolo dell’irrigazione si confrontino le differenze nelle rese delle colture irrigue nella zona agraria della pianura dell’Isola (asciutta) con quelle delle altre due zone di pianura (irrigue). Riteniamo che una gran parte di questo differenziale sia da attribuire all’irrigazione. Inoltre anche nelle due zone cosiddette irrigue (la Pianura Bergamasca Occidentale e la Pianura Bergamasca Orientale) permangono zone asciutte, anche se di limitata estensione, vi sono grossi problemi a garantire la “certezza” dell’acqua in estate, in special modo nei bacini dei fiumi Brembo, Cherio e Serio che non sono regolati e quindi subiscono forti variazioni di portata anche giornaliere e, in generale sono caratterizzate da dotazioni irrigue unitarie modeste. Per ciò che attiene la disponibilità delle acque, nel comprensorio l'irrigazione è attuata sfruttando fonti d'acqua molteplici, fiumi, pozzi e risorgive. 1. Fiumi: il territorio è percorso da numerosi corsi d'acqua naturali i maggiori dei quali sono sfruttati per derivare acqua a scopo irriguo (fiumi Oglio, Serio, Brembo e Adda, torrente Cherio). 2. Pozzi: il Consorzio di Bonifica gestisce 39 pozzi. Questi pozzi sono dislocati nella parte meridionale del comprensorio e, in parte, rappresentano delle integrazioni per la rete dei fontanili. 3. Risorgive: nella parte meridionale del comprensorio esiste una rete di fontanili la cui portata è difficilmente stimabile, questa rete è andata progressivamente 147 in crisi a causa dell'abbassamento della falda e in molti casi sono stati scavati dei pozzi per andare a prendere l'acqua più in profondità. Esistono notevoli disomogeneità di dotazione idrica all'interno del comprensorio, si consideri inoltre che esistono anche delle aree non irrigue, la più ampia delle quali è il territorio dell'isola Bergamasca, che sarà irrigato ad aspersione sfruttando le acque derivate dall'Adda. Gli usi plurimi dell'acqua non sono particolarmente diffusi nel territorio. In generale la qualità delle acque del comprensorio non è pienamente soddisfacente a causa dell'alto sviluppo sia residenziale che industriale che ha determinato forti scarichi nei corsi d'acqua naturali ed anche nella rete consortile. A proposito dello stato generale della bonifica idraulica ed irrigua, nel complesso la situazione generale del comprensorio, dal punto di vista della bonifica idraulica può definirsi soddisfacente, ad esclusione di alcune aree dove si verificano invece gravi problemi causati dall'inadeguatezza della rete idraulica o dalla sua incompletezza. La realizzazione delle principali opere di bonifica è avvenuta di recente, negli ultimi vent'anni allo scopo di rispondere ad una serie di eventi che avevano modificato l'assetto idraulico del territorio Il Consorzio di Bonifica ha realizzato quindi una serie di opere importanti che sono andate a costituire lo "scheletro" del sistema i bonifica comprensoriale capaci di raccogliere e smaltire le acque raccolte dalla rete secondaria a funzione mista e, a volte anche da corsi d'acqua naturali. Tale scheletro svolge in modo soddisfacente la sua funzione, laddove è stato completato, mentre dove è incompleto si hanno gravi problemi con esondazioni ricorrenti che provocano ogni anno danni per diverse centinaia di milioni di lire. Le necessità più impellenti riguardano i territori di Brignano, Pagazzano, Castel Rozzone, Caravaggio, Lurano, Verdello, Verdellino, Levate ed Arcene che soffrono ogni anni di periodici allagamenti a terreni e a zone urbane a causa del mancato completamento del Canale Gronda Sud. 148 Anche nel territorio compreso tra la città di Bergamo ed il fiume Brembo la sistemazione idraulica deve ancora essere completata. Parlando di gestione delle acque si vuole sottolineare l’importanza di questa materia nelle politiche ambientali, con il conseguente coinvolgimento dell’azione del consorzio per la tutela naturalistica. Bisogna ricordare che, negli ultimi anni è emersa l’insufficienza delle tradizionali forme di difesa della natura, limitate a singole specie o singole aree protette e la necessità di integrarle con un approccio ecosistemico esteso all’intero territorio. Sin dalle prime esperienze di questa nuova strategia è stata messa in evidenza l’importanza della rete dei corsi d’acqua. Emerge così una forte vocazione dei Consorzi di Bonifica nelle politiche ambientali. Si ha testimonianza dell’interesse del Consorzio della Media Pianura Bergamasca in questo ambito nei vari protocolli d’intesa stipulati con altri enti pubblici ed in alcuni progetti con valenza ambientale programmati per il prossimo triennio. 149 8. Gli obiettivi del programma Il programma Comprensoriale rappresenta un momento di particolare importanza nella vita del Consorzio in quanto definisce, sia pure a grandi linee, i diversi aspetti della realtà del territorio - aspetti geografici, socio-economici, territoriali, ambientali - e , particolare, la situazione relativa allo stato generale delle opere di bonifica e di irrigazione. Nello scorrere della panoramica tracciata è stato anche facile ricostruire la storia del Consorzio, della evoluzione dei suoi compiti ed anche dell’importante opera compiuta a favore del territorio di competenza. Nel definire gli Obiettivi del Programma sono stati considerati tutti questi aspetti integrati da tre elementi fondamentali: a. la diretta competenza, esperienza e capacità innovativa del Consorzio espressa nell’elenco delle opere e dei progetti predisposti per lo “Schema Previsionale Triennale 1998-2000” , secondo le indicazioni fornite dalla Deliberazione della Giunta Regionale 18.04.1996 n.6/11982, aggiornato e integrato in questo Documento b. l’apporto di idee e di suggerimenti fornito dal “sistema di relazioni” che in questi ultimi mesi il Consorzio ha intensificato con la Regione (Assessorato all’Agricoltura. Servizio infrastrutture bonifica e irrigazione; Servizi di altri Assessorati Regionali all’Ambiente, ai Lavori Pubblici) e lo STAP di Bergamo, la Provincia di Bergamo, i Comuni del Comprensorio, il Parco Naturale del Fiume Serio, l’Azienda Regionale Foreste, ecc. c. la predisposizione del Piano di Classifica, presupposto anche della ridefinizione dei rapporti del Consorzio con la propria utenza attuale e futura. 150 La definizione degli Obiettivi presuppone un inquadramento di carattere generale di quelle che possono essere le “linee guida” del Consorzio Media Pianura Bergamasca per il futuro. Il Programma Comprensoriale in una prospettiva di “modello di sviluppo sostenibile e durevole”. Per il Consorzio di Bonifica sembra diventare vitale assumere “il modello di sviluppo sostenibile durevole”, concetto definito sia a livello di Unione Europea che ai vari livelli istituzionali della realtà italiana come quello di uno “Sviluppo sostenibile equivalga ad uno sviluppo che soddisfi le nostre esigenze di oggi senza privare le generazioni future della possibilità di soddisfare le proprie” Questo nuovo indirizzo strategico comporta necessariamente l’integrazione di varie politiche, leggi e progetti , e ,di conseguenza, implica una riflessione sul ruolo attuale e futuro del Consorzio di Bonifica sia per quanto riguarda la gestione delle acque che degli altri interventi o servizi relativi all’agricoltura, all’ambiente, alla natura, al paesaggio e ad altre attività che potrebbero nel tempo emergere. Allo stesso tempo diventa importante un progressivo superamento della tradizionale contrapposizione fra città e campagna. L’evoluzione del rapporto fra questi due poli porta le nuove concezioni di “spazio rurale” e di “spazio urbano” ad integrarsi attraverso nuovi processi che implicano un’apertura delle città alla rinaturalizzazione ma anche a ritrovare spazi al proprio interno per attività agricole specializzate. Necessità primaria per una reale adozione di tale “modello” è la correlazione della conoscenza del territorio e della sua evoluzione alle strategie di intervento del Consorzio di Bonifica. 151 In breve gli indirizzi strategici di intervento sono: a. finalizzazione della risorsa acqua sia , in via primaria, allo “spazio rurale” (agricoltura, natura, ambiente, attività compatibili) che allo “spazio urbano” (uso plurimo delle acque) b. la consapevolezza che ogni intervento di rilievo sul territorio rurale e urbano possa avere delle ripercussioni, delle conseguenze sulle altre componenti, a cominciare dalla risorsa acqua. L’obiettivo di questa nuova politica è l’istituzione di un sistema sinergico fra tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti. Il primo passo è la reciproca informazione sugli obiettivi dell’intervento, sulla verifica della sua compatibilità con gli obiettivi generali che il territorio si è dato, sulla ricerca di convergenza e di concertazione sino, quando necessario e possibile, alla elaborazione di progetti comuni. La realizzazione di quanto sopra affermato è possibile o può essere facilitata a due condizioni: a. che il territorio interessato, in questo caso quello compreso nel territorio del Consorzio di Bonifica Media Pianura Bergamasca, sia non solo conosciuto ma che abbia un disegno pianificatorio chiaro, coerente, condiviso dai soggetti interessati.. b. che il Consorzio di Bonifica si inserisca e consolidi un sistema di relazioni fra le diverse istituzioni, enti, organismi e associazioni a vario titolo coinvolte, traendo forza dal riconoscimento del suo ruolo, della sua competenza, della sua potenzialità di apporto al raggiungimento di un comune disegno di sviluppo del 152 territorio, anche come ente democratico e rappresentativo dei propri utenti agricoli ed extra agricoli. Si tratta di una strategia certamente ambiziosa ma che correttamente si inserisce nella prospettiva di medio-lungo periodo alla quale il Programma Comprensoriale si riferisce. Non mancano infatti, valutando la situazione esistente, perplessità e difficoltà di varia natura. La prima riguarda il disegno pianificatorio del territorio al quale è principalmente interessata la Provincia con il Piano Territoriale di Coordinamento, la Regione con i propri programmi Settoriali e con i grandi progetti infrastrutturali, gli Enti Parco per i territori di loro competenza, i comuni con i loro strumenti urbanistici, ecc. A tale disegno pianificatorio contribuisce il Programma Comprensoriale del Consorzio di Bonifica. L’obiettivo primario in questo caso, non immune da difficoltà, è dato dalla convergenza dei vari soggetti pianificatori attorno ad obiettivi comuni, cioè in grado di ricomporre in un disegno unitario interessi talvolta contrastanti. Per il Consorzio di Bonifica si pongono nuove prospettive di lavoro e di più incisiva presenza sul territorio, ma ciò implica anche la definizione di una precisa strategia, compresa quella delle modalità di presenza che implica un ripensamento sulla adeguatezza dell’attuale organizzazione a questo impegnativo compito. La definizione delle strategie e degli obiettivi del Consorzio - dopo quella dell’adozione del “modello di sviluppo sostenibile” e di una sua più incisiva presenza sul territorio - e, in particolare, della loro fattibilità, passa 153 necessariamente attraverso “il sistema di vincoli e di opportunità” di carattere normativo, pianificatorio e finanziario. Nella elaborazione del Capitolo 2 “Il quadro di riferimento normativo e programmatico” di questo Programma Comprensoriale, sono state individuate le leggi ed i programmi che a diverso livello di governo - da quello comunitario a quello nazionale regionale provinciale e locale - condizionano o possono condizionare non solo l’attività ma anche il futuro dei Consorzi di Bonifica. A questo complesso sistema si aggiunge, sino ad apparire talvolta ossessivo, il sistema burocratico con la rigidità e l’appesantimento delle procedure ma nel contempo con la indeterminatezza dei tempi di risposta ai problemi posti, compresi quelli di ordine finanziario. Un sistema, nel suo complesso, che solo di recente sembra orientarsi al raggiungimento degli obiettivi che non al rigido “sistema di vincoli” rispetto delle procedure. Questa lenta ma progressiva evoluzione da un sistema di vincoli ad un sistema di opportunità, implica anche una burocrazia più flessibile, leggera, più attenta e interessata ai risultati perseguiti. Di conseguenza il Consorzio di Bonifica per le competenze tecniche e conoscitive acquisite sul territorio trova nel sistema di leggi, di programmi e di finanziamenti in campi affini o compatibili (agricoltura, territorio, ambiente, paesaggio, suolo, inquinamento, ma anche cultura e turismo), ed avendo presente la doppia opportunità rurale e urbana, nuovi interessanti spazi di presenza. Ne consegue, sul piano delle strategie, una triplice direzione per il Consorzio: a. mantenere e consolidare la sua funzione strategica nella finalizzazione e nella gestione della risorsa acqua 154 b. finalizzare, in particolare, la sua funzione a supporto dello sviluppo dell’agricoltura b. differenziare i suoi servizi e le sue attività nello spazio rurale e urbano nella salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente naturale, del paesaggio, della promozione culturale e del turismo verde. Più in particolare il futuro del Consorzio si gioca a due livelli: a. la gestione delle acque con opere di bonifica, di irrigazione e di manutenzione complessiva. Si sottolinea che le opere di manutenzione non solo quelle straordinarie ma anche quelle ordinarie, devono essere valutate nella loro funzione nelle loro esigenze finanziarie e di investimento, sullo stesso piano delle nuove opere. Il complesso, articolato e fitto reticolo di canali e rogge, in gran parte di antica origine, si regge ed è in grado di svolgere i suoi compiti solo se costantemente mantenuto. b. lo sviluppo di servizi e di interventi per l’agricoltura, l’ambiente ed il paesaggio rurale e urbano e per altre attività complementari. Fra i nuovi servizi o fra quelli da riformulare, diventano importanti quelli relativi a: - lo studio, la ricerca e la conoscenza del territorio e della sua evoluzione - informazione ai cittadini e agli organismi sociali - educazione all’uso delle risorse naturali, quindi dell’acqua. e dell’ambiente - la formazione e l’aggiornamento continuo - la consulenza e l’assistenza tecnica 155 - la promozione della partecipazione e della corresponsabilizzazione degli utenti e dei cittadini alla gestione della risorsa acqua e dell’ambiente, anche attraverso forme di volontariato. I servizi proposti sono sostenibili, cioè realistici e fattibili, in quanto il Consorzio si rivolge a tre distinti pubblici: a. la propria utenza reale e quella potenziale, futura b. il sistema di relazioni con il territorio di riferimento, dai cittadini alle istituzioni, a cominciare da quelle scolastiche, dagli enti locali alle associazioni di varia natura c. le imprese agricole o di altre attività integrate e compatibili presenti sul territorio Strategie per una “cultura dell’acqua” Si pone, a questo punto, l’opportunità di riproporre in termini adeguati all’attuale realtà il tema della “cultura dell’acqua”, della consapevolezza della “risorsa acqua” come bene pubblico ma che anche nel Comprensorio diventa rara e si fa preziosa. In linea con l’evoluzione culturale verso l’ambiente nei suoi molteplici aspetti e con normative e programmi sempre meglio definiti, si consolida il principio che “Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà... Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio ed al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità 156 dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatica, i processi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici” (art.1 L.36/94). Queste finalità sono condivise dal Consorzio di Bonifica e, adeguate alle proprie competenze, rappresentano la linea conduttrice di tutto il Programma Comprensoriale. Cultura dell’acqua vuole dire, inoltre, far comprendere ai cittadini, agli utenti ed a tutti i diversi soggetti interessati, la varietà e la complessità delle sue funzioni non solo per i prioritari usi civili, ma per la sua tradizionale funzione a supporto dello sviluppo agricolo e delle altre attività economiche, della salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio. È un bene pubblico e come tale va tutelato e gestito, rispetto ai singoli interessi privati. Un primo problema derivante da questa impostazione riguarda la pluralità di enti e di organismi che hanno competenze e che gestiscono sullo stesso territorio le acque, creando notevoli problemi e di vincoli rigidi anche al Consorzio. Per questo si ritiene indispensabile, per dare continuità e certezza ai Consorzi di Bonifica che siano definite e approvate in parallelo, per evitare nuove difficoltà: a. la Legge Regionale di attuazione della L.36/94 b. il Progetto di Legge Regionale “Norme in materia di bonifica”, che abroga le precedenti leggi regionali 59/1984, 18/1994 e 5/1995. Con questo nuovo sistema normativo ed avendo presenti le nuove finalità della “risorsa acqua” il Consorzio di Bonifica potrà affrontare anche nel proprio territorio il futuro di tutti gli enti pubblici e privati che attualmente gestiscono le 157 acque, trovando adeguate soluzioni di riordino, coordinamento, collaborazione, sussidiarietà. Le strategie del Consorzio di Bonifica considerano che in futuro sempre maggiori saranno i condizionamenti delle politiche comunitarie anche in materia di acqua, sintetizzate, in particolare, nel garantire la dotazione di acqua dolce, la sua qualità rispetto all’inquinamento e l’adeguamento dei prezzi ai costi di gestione. Più in particolare l’Unione Europea indica: a.. un problema di strategia, con l’adeguamento dei prezzi e la prevenzione dell’inquinamento b.. un problema di obiettivi e di strumenti: con la gestione dell’acqua, la prevenzione ed il recupero dall’inquinamento, l’informazione l’educazione e l’assistenza tecnica rispetto all’inquinamento Inoltre, anche per Il Consorzio è opportuno riflettere sugli orientamenti Comunitari che sottolineano l’importanza di . integrare la tutela della qualità con la gestione delle risorse e della disponibilità di acqua dolce . in futuro gli standard di qualità dell’acqua ed i limiti di scarico dovranno essere rafforzati con un sistema coerente di gestione delle risorse idriche basato sui bacini idrografici naturali . entro il 2010 ... garantire che i prezzi dell’acqua riflettano a pieno i costi reali necessari per garantire un approvvigionamento idrico adeguato alla domanda di qualità elevata. Se infatti il prezzo dell’acqua corrisponde al costo reale che 158 rappresenta per le imprese di distribuzione, anche i cittadini e le industrie saranno indotti a consumare l’acqua in maniera razionale ed a evitare sprechi. . un settore problematico che non può essere controllato mediante una semplice normativa è l’inquinamento dell’acqua dovuto al deflusso dei nitrati provenienti dai terreni agricoli. ... Gli Stati devono introdurre dei codici di buona prassi agricola per ridurre il livello di dispersione dei nitrati di provenienza agricola sia delle acque di superficie che in quelle sotterranee individuando le acque già di fatto colpite o più soggette ad esserlo da inquinamento da nitrati. Devono essere sviluppati programmi d’azione che contengano vincoli giuridicamente applicabili per quanto riguarda le pratiche agricole e i limiti allo spargimento di concimi organici. . adottare drastiche misure per limitare l’utilizzazione e il consumo delle risorse idriche, disciplinando con accuratezza lo sfruttamento delle acque sotterranee (sfruttamento eccessivo, fughe, perdite della rete idrica, sistemi di irrigazione) e fissando canoni di consumo. Non è difficile in queste strategie Comunitarie trovare conferma anche per gli Obiettivi Generali del Programma di Bonifica quali: a. l’adeguato approvvigionamento per gli usi agricoli ed extra agricoli (civili e produttivi) e la razionale distribuzione delle acque, compresa la riduzione della perdita idrica b. la qualità dell’acqua, con la prevenzione ed il recupero dell’inquinamento c. il controllo dei consumi 159 d. l’informazione, l’educazione, la formazione e l’assistenza tecnica ai cittadini ed a tutti soggetti interessati. Rispetto a queste strategie ed obiettivi, occorre ricordare che la risorsa acqua sarà sempre più preziosa perché in progressiva riduzione di fronte ad una crescente domanda per usi diversi (agricoli, civili, industriali e produttivi in genere, ambientali), per gli eventi climatici che hanno contribuito ad abbassare il livello della falda e per l’adeguamento alla normativa del deflusso minimo vitale. Emerge quindi con chiarezza il possibile crescente divario fra una domanda d’acqua crescente e la sua progressiva minore disponibilità. In una visione integrata dei problemi nella quale l’acqua è vista come risorsa primaria non solo per l’agricoltura ma anche per l’ambiente, è possibile delineare una strategia anche per il Consorzio della Media Pianura Bergamasca in attuazione, ma anche in anticipazione, della nuova normativa sulla tutela delle acque dall’inquinamento che il Ministero dell’Ambiente sta predisponendo. Infatti tale normativa affronta in forma più avanzata la protezione nei suoi aspetti sia qualitativi che quantitativi integrata nell’ambito di ciascun bacino idrografico. Questa impostazione consente di tutelare le acque non solo dall’inquinamento degli scarichi ma altresì di proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e terrestri e di assicurare a lungo termine le risorse idriche disponibili, offrendo una indubbia opportunità alla realtà espressa dall’irrigazione e dalla bonifica anche per i valori e paesistici di cui rappresentano una componente essenziale (legge 1497/39 sulle bellezze naturali, legge 394/91 sulle aree protette, ecc.) 160 Inoltre ogni bilancio di bacino tendente ad assicurare un equilibrio complessivo qualità/acqua dovrebbe dedicare particolare attenzione all’uso irriguo sia per la sua rilevanza ma anche perché ha connaturati i concetti di depurazione, riutilizzo e riciclo, per le tradizionali modalità delle pratiche agricole, all’origine di imponenti fenomeni come la ricarica delle falde acquifere e le risorgive. E’ comprensibile quindi il grande interesse dell’agricoltura e dei Consorzi di bonifica ad una politica efficace di protezione idriche alla quale possono concorrere in collaborazione con i governi locali (Province, Comunità Montane, Comuni), integrando le diverse competenze, secondo il principio di sussidiarietà che storicamente è alla base dei sistemi e dei servizi di irrigazione e bonifica. In questa prospettiva ai Consorzi possono essere attribuite nuove funzioni ad integrazione di quelle già previste dal R.D. n.215/1933 e che la Regione Lombardia in parte già attribuisce loro in quanto responsabili del completo rilevamento della rete idrica di competenza sia per gli aspetti quantitativi che per quelli qualitativi, con particolare riferimento al livello di inquinamento delle acque, che viene correntemente controllato. Una particolare competenza potrebbe essere attribuita ai Consorzi di Bonifica per la gestione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche, introdotte dal D.P.R. 236/1988 in modo vincolistico. Superando gli attuali limiti normativi è possibile ritenere che la miglior gestione di queste aree possa essere garantita da forme di agricoltura innovativa (biologica, biodinamica), da incentivare e sostenere anche mediante il recupero come aliquota della tariffa del servizio idrico integrato (art.13, comma 2, L.36/94). I Consorzi di Bonifica possono assumere questo ruolo stanti gli stretti rapporti con gli agricoltori in materia di irrigazione e di bonifica, ma anche per le funzioni di miglioramento fondiario a cui può essere associata la promozione di nuove attività e servizi di interesse ambientale. 161 Nel processo di pianificazione del bilancio idrico di bacino la presenza del Consorzio di Bonifica appare indispensabile anche ai fini di conciliare le esigenze di razionale modalità di irrigazione con il valore ecosistemico e paesistico delle reti storiche di rogge, fontanili e risorgive . Analogamente il Consorzio è in grado di promuovere il riutilizzo delle acque di pioggia decadenti dalle superfici urbanizzate attraverso la costruzione delle vasche di pioggia, d’intesa con i comuni. Le vasche di pioggia - per le quali il Consorzio Media Pianura Bergamasca ha predisposto uno specifico Progetto - adempiono ad una pluralità di funzioni riconducibili in modo diverso al concetto di riutilizzo: laminazione delle piene e rallentamento del deflusso al ricettore terminale, depurazione della componente più inquinata, utilizzo della componente più chiara per il ravvenamento della falda o l’irrigazione. Infine per la tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici, l’obiettivo di promuovere la vegetazione lungo le rive dei corsi d’acqua, con funzioni di filtro contro l’inquinamento diffuso, conservazione e della biodiversità ed anche tutela del quadro paesistico, appare di grande rilevanza su tutto il territorio e dovrebbe comprendere non solo i corpi d’acqua demaniali, ma anche, nei limiti del possibile, i canali di irrigazione e di bonifica, per realizzare un effetto di collegamento a rete degli ecosistemi. E’ tuttavia importante mantenere una visione complessiva dei benefici su tutto il territorio favorendo l’evoluzione da interventi per singole aziende a interventi di interesse generale. La normativa più innovativa di riferimento, in particolare i regolamenti comunitari 2078/92 e 2080/92, rappresentano una grande opportunità di lavoro comune al quale il Consorzio è in grado di fornire un adeguato supporto tecnico, ipotizzando anche una adeguata remunerazione per le prestazioni degli agricoltori a servizio dell’ambiente, considerate come servizio pubblico 162 Strategie per l’agricoltura Inquadrata, sia pure a grandi linee, le strategie del Consorzio in materia di acqua, eguale attenzione è posta all’agricoltura di cui l’acqua diventa un indispensabile fattore di sopravvivenza. L’Unione Europea nei suoi documenti fissa alcuni principi fondamentali, così sintetizzati: - agricoltura sostenibile mediante azioni di sensibilizzazione e di formazione specifica all’uso dei fertilizzanti e pesticidi - incentivi agli agricoltori finalizzati alla salvaguardia del paesaggio, alla riduzione dei metodi di agricoltura intensiva, alla eliminazione delle pratiche inquinanti e alla protezione della biodiversità - aiuti comunitari a favore dell’agricoltura della difesa delle siepi e dei frutti estensivi e delle brughiere, di allevamento delle specie locali e nonché delle azioni di messa a riposo delle terre agricole. - integrare l’agricoltura biologica nella riforma della PAC mediante specifiche misure strutturali e finanziarie, sia a livelli di prezzi, promozione dell’agricoltura e commercializzazione dei prodotti che a livello di politica di orientamento delle strutture - arrestare o risanare i danni provocati dall’agricoltura all’ambiente come l’inquinamento delle acque sotterranee, l’estinzione degli habitat e delle specie di flora e di fauna selvatiche e l’erosione del suolo. Sono necessari molti anni per 163 ripristinare la qualità dell’ambiente e la sua rispondenza alle esigenze della salute umana - fare della protezione dell’ambiente l’obiettivo centrale della politica agricola comunitaria incentivando in particolare i programmi per zone specifiche, onde sostenere i metodi di coltivazione ecologici e la concessione di aiuti in rapporto alla superficie per le esigenze di protezione della natura - definire in un codice di comportamento la “buona pratica agricola”, in modo tale che una regolare coltivazione della terra non comporti alcuna erosione del suolo e alcun inquinamento del terreno, dell’acqua e dell’aria, subordinando gli incentivi comunitari a metodi produttivi rispettosi dell’ambiente - regolare come “costi ambientali esterni”, ricorrendo a provvedimenti fiscali, i fenomeni di inquinamento provocati dall’agricoltura nei limiti previsti dalla legge riscontrabili nelle forme intensive di sfruttamento agricolo - elaborare una politica comunitaria integrata per l’assetto del territorio rurale che favorisca l'equilibrio ecologico dell’ambiente rurale e preveda la partecipazione di tutti gli organismi interessati - adottare misure per creare nuovi imboschimenti e rigenerazione di foreste esistenti favorendo i metodi più adeguati all’ambiente (alberi a lenta crescita, imboschimento misto), a condizione che non vengano compromessi altri obiettivi ambientali, per esempio la salvaguardia di superfici di grande valore ecologico - creare una rete di controllo dell’inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque - migliorare la preparazione e l’informazione degli agricoltori per quanto concerne le tecniche agricole ecologiche 164 - prevedere in bilancio i mezzi per remunerare il beneficio ecologico derivante da una silvicoltura rispettosa dell’ambiente e da un apposito rimboschimento nel quadro di un programma climatico completo volto a combattere l’effetto serra E’ facile rilevare, fermi restando gli obiettivi di sviluppo dell’agricoltura previsti Agenda 2000 e di cui parliamo nell’apposito Capitolo, la crescente preoccupazione di raccordare l’agricoltura all’ambiente anzi affidando ad essa uno specifico compito di salvaguardia, di recupero e di valorizzazione ambientale. Queste strategie comunitarie trovano conferma nel recente (aprile 1998) Protocollo d’Intesa tra Ministero dell’Ambiente e le organizzazioni agricole Cia, Coldiretti e Confagricoltura, nel quale fra l’altro viene detto: “ - l’agricoltura ha un ruolo di primaria importanza nella salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali - adeguati interventi legislativi un campo ambientale devono essere orientati a coniugare esigenze di salvaguardia dell’ambiente e opportunità di sviluppo economico - la Pac considera l’agricoltura come attività in grado di conservare l’ambiente naturale e il IV Programma dell’Ambiente della UE “Per uno sviluppo sostenibile” del maggio 1993 auspica che si ricerchi un equilibrio sostenibile tra le attività agricole e le risorse naturali e dell’ambiente - la Conferenza Europea di Cork nel novembre 1996 assume lo sviluppo rurale sostenibile, quale priorità della UE e fondamento di ogni politica dello spazio rurale 165 -”Agenda 2000” promuove una politica di sviluppo rurale con prospettive a lungo termine proponendo che la nozione di aiuto pubblico per la tutela delle risorse naturali e l’assetto paesaggistico sia accolta con crescente favore - nelle aree protette e negli altri terreni vincolati, l’agricoltura deve svolgere un ruolo polifunzionale di rilevante interesse per la gestione delle risorse ambientali e per la difesa del suolo e la gestione delle acque - la diversità biologica rappresenta un’esigenza fondamentale anche del processo del sistema economico del settore agricolo...” Coerentemente a queste strategie, l’obiettivo generale che il Programma di Bonifica si propone di raggiungere per quanto riguarda le necessità agricole, è quello di favorire lo sviluppo dell’agricoltura in tutta l’area comprensoriale, dando a questo sviluppo quanto più possibile caratteri di sostenibilità, nella convinzione che laddove l’agricoltura sia condotta razionalmente rappresenti un’attività fondamentale per dare una prospettiva economica ad una parte della popolazione, anche di giovane età, direttamente e indirettamente attraverso l’industria di trasformazione dei prodotti, di fornitura dei mezzi di produzione e attraverso i servizi connessi. Inoltre un’agricoltura che sappia coniugare redditività e sostenibilità è già sé stessa in grado di difendere il territorio ed il paesaggio e di contrastare l’eccessivo “consumo” di suolo per usi non agricoli. Ciò è confermato dall’osservazione di come la difesa idraulica del territorio fosse garantita in passato soprattutto dai canali irrigui e come, laddove si è verificato l’abbandono dell’attività agricola ed il conseguente abbandono di questi canali, si sono verificati grossi problemi idraulici che in alcuni casi attendono ancora risoluzione. 166 In un territorio così vasto e complesso, in presenza di situazioni anche molto diverse tra loro, gli obiettivi devono essere meglio precisati ed adattati alla situazione delle diverse zone in cui è stato ritenuto utile suddividere il comprensorio. Una prima zona, costituita dalle due regioni agrarie di collina (Colline di Bergamo e Colline Medio Chiese), con l’esclusione della città di Bergamo, forma un’area ad alta urbanizzazione in cui l’agricoltura è ridotta ad attività residuale. Il Consorzio di Bonifica ritiene che anche e soprattutto in quest’area sia necessario fare ogni sforzo per restituire una prospettiva all’agricoltura, in quanto questa attività qui più che altrove può svolgere una funzione importante per la salvaguardia (in molti casi la ricostituzione) del paesaggio, per contrastare un uso dissennato del territorio e per assicurare la difesa idraulica del territorio. E’ essenziale che in quest’area l’agricoltura abbia forti caratteri di ecocompatibilità e punti soprattutto sulle produzioni di qualità ad alto valore aggiunto, sia perché quest’area, meno favorita rispetto alla pianura anche dal punto di vista della fertilità generale del suolo, non potrebbe reggere il confronto con le aree più vocate di pianura, sia perché tali produzioni sono le uniche che possono dare un significato economico ad aziende di dimensioni limitate come quelle che si riscontrano in zona. Una seconda zona è costituita dalla regione agraria della Pianura dell’Isola; si tratta di un’area non irrigua. per la quale però è già prevista l’introduzione dell’irrigazione attraverso la costruzione di impianti irrigui che derivano dal canale dell’Adda. L’introduzione dell’irrigazione provocherà sicuramente mutamenti molto forti nell’agricoltura della zona, sulle rese produttive, sugli ordinamenti colturali e sulle strutture agrarie. E’ compito del Consorzio e degli altri Enti operanti sul territorio fare sì che sia assicurato in quest’area che conserva ancora un elevato valore naturalistico (il 167 più elevato nel comprensorio), il mantenimento o anche il rafforzamento di tale valore attraverso la difesa del paesaggio e l’introduzione di caratteri di sostenibilità. Il Consorzio dovrà inoltre assicurare un uso razionale dell’acqua irrigua evitando sprechi di questa risorsa di cui il comprensorio ha disponibilità così limitate. I probabili cambiamenti strutturali potrebbero anche rappresentare l’occasione per favorire la ricomposizione fondiaria: a tale obiettivo devono contribuire tutti gli enti operanti sul territorio e le stesse organizzazioni professionali agricole. Una terza zona, che può essere definita pianura settentrionale ad alta urbanizzazione, è formata dalla parte più settentrionale delle regioni agrarie Pianura Bergamasca occidentale e Pianura Bergamasca orientale, più la città di Bergamo. Anche in tale area, come nelle zone di collina, è l’esistenza stessa dell’agricoltura come attività economica ad essere messa in forse, soprattutto a causa di uno sviluppo molto intenso delle aree urbanizzate. Malgrado non si possa attualmente parlare di alta vocazionalità agricola, per questa zona risulta essenziale trovare un ruolo per l’agricoltura, anche ricorrendo alla introduzione di vincoli sull’uso del suolo e favorendo anche con incentivi quelle aziende agricole che contribuiscono al mantenimento di caratteri di naturalità e ruralità in un’area ora assai povera da questo punto di vista. Infine vi è l’area della pianura meridionale, formata dalla parte meridionale delle regioni agrarie Pianura Bergamasca Occidentale e Pianura Bergamasca orientale. E’ l’area in cui ha la redditività dell’agricoltura è più elevata e dove, quindi riteniamo debba essere favorito soprattutto il suo ruolo economico senza 168 comunque trascurare i ruoli di difesa del paesaggio e del territorio e senza trascurare l’obiettivo di sostenibilità dell’agricoltura in generale. In tale contesto riteniamo sia essenziale assicurare portate irrigue costanti, per eliminare, per quanto possibile, quell’incertezza che finora ha caratterizzato le forniture idriche all’agricoltura. Nella parte più meridionale è inoltre importante assicurare la difesa del livello delle falde che, in tali zone, grazie al fenomeno delle risorgive, rappresenta un’importante risorsa idrica, oggi è sempre più messa in forse. Il Consorzio di Bonifica assume, in conclusione, come riferimento per il suo Programma le tre linee strategiche delineate ai diversi livelli di governo: a. il ruolo dell’acqua nello spazio rurale e urbano e, in particolare, nello sviluppo dell’agricoltura e nella salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio b. il futuro dell’agricoltura per quanto riguarda le produzioni e il suo ruolo per l’ambiente e la natura. c. l’ambiente, la natura ed il paesaggio come elementi sempre più vincolanti nelle politiche di sviluppo, secondo il ricordato modello di sviluppo sostenibile e durevole. Si tratta di obiettivi di medio e lungo periodo, compatibili quindi con gli orizzonti temporali del Programma Comprensoriale. Oggi le difficoltà stanno nel percorrere il tragitto per il raggiungimento di questo obiettivo, mediando tra posizioni culturali e interessi talvolta contrapposti sino a trovare le opportune convergenze, come quelle sotto specificate: a. la domanda degli agricoltori, ancor oggi i maggiori utenti del Consorzio, espressa dallo slogan centrato sul termine “possibile”: “più acqua possibile, 169 al più presto possibile, al minor costo possibile, della miglior qualità possibile”. Dove il “possibile” si traduce anche una ferma volontà, che esige dal Consorzio precise e adeguate risposte. Compito del Consorzio è quindi di articolare i propri obiettivi per rispondere a questa domanda, come sopra è stato proposto. b. la carenza dell’offerta per i seguenti principali motivi: - delle già citate condizioni che rischiano di determinare ad una riduzione anziché ad un aumento di acqua disponibile - da un reticolo un tempo altamente efficiente ma che oggi soffre delle mutate condizioni ambientali, dalla vetustà degli impianti e dalle perdite rilevanti, del cattivo stato delle sponde e degli argini dei canali, talvolta in condizioni di abbandono, dai danni provocati sugli argini dalla diffusione delle nutrie - dai crescenti costi per il mantenimento di questo reticolo Alle difficoltà esistenti il Consorzio potrebbe rispondere mirando i suoi Obiettivi (vedi Capitolo 9. Opere di Bonifica e Capitolo 10. Opere irrigue) a: - potenziare l’approvvigionamento con le opere di Bonifica previste dal Programma - riqualificare il reticolo irriguo in tutto il territorio e realizzare nuove opere irrigue di importanza strategica quali quelle previste nel territorio dell’Isola Bergamasca 170 - ridurre le perdite, la dispersione delle acque con interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla rete irrigua - introdurre maggiore elasticità e flessibilità nei criteri di distribuzione dell’acqua anche in termini di turni e di orari - introdurre tariffe differenziate secondo il tipo di coltura e quindi dell’effettivo servizio ricevuto - prevenire e recuperare le possibili fonti di inquinamento delle acque sia di origine civile (abitati) che di origine produttiva (agricole, industriali, terziarie). c. i vincoli delle politiche ambientali e del paesaggio, alcuni dei quali, espressi nei Piani dei Parchi, nel Piano Territoriale di Coordinamento, nel Piano Paesistico Regionale, ecc. possono contraddire il tipo di interventi previsti dalle opere di riordino irriguo e di manutenzione dei canali rispetto alla dispersione delle acque. Inoltre la politica comunitaria sintetizzata nei Regolamenti 2078/92 e 2080/92 (commentati nell’apposito Capitolo dedicato al quadro di riferimento normativo), e attuata coerentemente dalla Regione Lombardia, incentivano gli agricoltori a introdurre nei loro fondi filari, alberate e siepi a scopo naturalistico e paesaggistico la cui presenza deve risultare compatibile con una razionale gestione e manutenzione dei corsi d’acqua e dei loro argini. Il Programma Comprensoriale da questo punto di vista ha affrontato con particolare attenzione questi orientamenti, definendo, sia pure a grandi linee, alcuni obiettivi: 171 - uno studio attento dei valori ambientali e agricoli del territorio comprensoriale individuando le aree di maggior pregio ambientale e produttivo da tutelare, in coerenza con le indicazioni dei diversi enti di pianificazione (Tavv.13 e 14) - un disegno relativo al recupero dei fontanili e delle zone umide e, più in generale, un’attenzione alle biodiversità - un impegno ad attuare le opere di riordino irriguo e di manutenzione in modo compatibile con l’ambiente, la natura ed il paesaggio - un progetto di progressivo inserimento della rete dei canali in un sistema di “corridoi ecologici” e di biotopi - un programma di informazione, di educazione ambientale, di prevenzione e di recupero delle diverse forme di inquinamento delle acque e del suolo, che partendo dai propri utenti coinvolga progressivamente l’intero comprensorio stante i benefici che esso riceve dalle attività del Consorzio con le sue opere di bonifica, di irrigazione a supporto dello sviluppo economico e della salvaguardia dell’ambiente. Tuttavia questo “sistema di coerenze” fra sviluppo economico e salvaguardia ambientale affidato in gran parte agli agricoltori, ha dei costi finanziari rilevanti che non devono ricadere solo sugli agricoltori ma trovare un loro corretto finanziamento. L’Unione Europea ed il recente accordo fra Ministero dell’Ambiente e associazioni di categoria, introducono il principio che la funzione agricola di salvaguardia ambientale debba essere intesa come servizio pubblico e quindi, come tale, sostenuta dall’ente pubblico, attraverso modalità da definire o da sperimentare, compreso il progressivo spostamento degli incentivi e dei contributi dalla produzione alle attività ed ai servizi ambientali. 172 La soluzione di questo problema appare preliminare ad ogni accordo anche a livello Comprensoriale. Il Consorzio di Bonifica, in accordo con gli altri enti pianificatori - in particolare con la Provincia di Bergamo, con il Parco Adda Nord, con i comuni interessati e con le associazioni di categoria - dovrebbe predisporre un Progetto Pilota per l’Isola Bergamasca da inserire nel Programma Comunitario per l’ambiente LIFE in grado di sperimentare nella triangolazione “risorsa acqua-sviluppo agricolo-tutela ambientale” la soluzione dei problemi posti, sino al riconoscimento Eco-audit per l’area e per le aziende interessate. Partendo dalle strategie e dagli obiettivi generali, gli Obiettivi del Programma Comprensoriale, che riprende parte delle opere previste nello Schema Previsionale Triennale 1998-2000 - si articolano in 4 parti sviluppati, con evidenti diversità di rilievo, negli successivi Capitoli: - Opere di Bonifica: Capitolo 9 - Opere irrigue: Capitolo 10 - Proposte di tutela e di valorizzazione del territorio agricolo: Capitolo 11 - Proposte di tutela del quadro ambientale: capitolo 12 173 C. DOCUMENTI DI PROGETTO SU INTERVENTI, AZIONI E PROPOSTE 174 9. Le opere di bonifica Di seguito vengono presentate delle schede sintetiche sulle principali opere idrauliche da realizzare e degli interventi di adeguamento e di manutenzione straordinaria che, a giudizio del Consorzio di Bonifica, sono necessarie per completare la bonifica idraulica del territorio ed assicurare nel modo più razionale la difesa del territorio e dell'agricoltura. Le singole schede sono elencate in ordine di priorità. 1. Canalizzazione e sistemazione naturalistica del canale di Gronda nord – ovest (Roggia Curna ) (vedi Tavola 11, n. 2) La realizzazione di tale opera costituisce la fase conclusiva della sistemazione idraulica del territorio compreso tra le città di Bergamo ed il fiume Brembo, delimitato a nord dalla zona pedecollinare ed a sud dal tracciato della Roggia Serio. In tale ambito il Consorzio di Bonifica ebbe a realizzare nel passato due fondamentali opere idrauliche quali lo Scaricatore della Roggia Serio nel Fiume Brembo e lo Scaricatore della Roggia Curna in località Cascina Lupo, (afferente, quest’ultimo, all’anzidetto Scaricatore della Roggia Serio), che necessitano però, per la loro organicità di servizio, di un canale di gronda posto il più a monte possibile al fine di intercettare le acque libere di superficie proveniente dalla zona collinare posta alle spalle di Bergamo. La realizzazione di detto canale di gronda rende possibile attuare tra l’altro anche il riordino della rete idrica superficiale del bacino collinare della Valle d’Astino, costituente una delle zone più delicate e più bisognose di interventi e per la quale era sorta, negli anni 80, la necessità di coordinare iniziative ed interventi tra il Comune di Bergamo ed il Consorzio di Bonifica, stante la volontà comune di risolvere definitivamente le problematiche legate all’assetto idraulico del territorio pedemontano di Bergamo. 175 Tale intervento, una volta realizzato, favorirà altresì la riqualificazione ambientale della Valle di Astino, considerando che l’alveo, una volta ristrutturato, assumerà caratteristiche idonee al suo migliore inserimento nel contesto territoriale locale. Per una migliore comprensione dell’intervento, si precisa che la sistemazione della Roggia Curna è prevista in due tronchi: Primo tronco: dalle origini in via Cappuccini – Madonna della Neve fino al punto nodale della Conca di Fontana Brolo – via Statuto destinato ad essere trasformato da canale irriguo a condotto di fognatura cittadino e quindi di specifica competenza comunale. Secondo tronco: da via Borgo Canale a via del Coppo sul confine Bergamo/Mozzo, trasformato da canale irriguo in canale di bonifica di gronda, comprendente anche la riattivazione o la costruzione ex novo di idonei scaricatori delle acque di piena e costituente l’opera da inserire nel programma triennale di bonifica. A tal fine il Consorzio di Bonifica ha provveduto a selezionare, all’interno del tronco di roggia Curna intercorrente tra via Borgo Canale e via del Coppo, due tratte così individuate: Tratto Borgo Canale – Madonna del Bosco Costituisce il tratto d’alveo a maggior rischio, in quanto totalmente privo di una effettiva capacità di smaltire le acque che in esso confluiscono sia per le ostruzioni e gli interrimenti presenti nell’alveo che per carenze di funzionamento degli imbocchi degli scaricatori; Tratto Madonna del Bosco – via del Coppo Questo tratto, pur bisognoso di alcuni interventi puntuali di pulizia, è di fatto in condizioni di assicurare il movimento delle acque che in esso confluiscono in virtù dell’esistente scaricatore di Cascina Lupo che, sito in corrispondenza della via del Coppo, è in grado di risolvere situazioni di piena con un buon grado di sicurezza. 176 Per il tratto di Roggia compreso tra Borgo Canale e via Madonna del Bosco si è quindi ritenuto di confermare le posizioni degli scaricatori di piena esistenti realizzando però nuove opere di collegamento in quanto le attuali si presentano inadeguate e insufficienti. Gli interventi proposti prevedono quindi la sistemazione e la manutenzione dell’alveo della Roggia Curna per adeguarlo alle nuove esigenze di servizio, nonché una serie di interventi naturalistici atti sia a consolidare le sponde della roggia, una volta convertita in canale idraulico, sia a trattenere il materiale solido ruscellante sui terreni in occasione di piogge, al fine di rallentare l’ostruzione della sezione liquida utile. Il costo complessivo dell’opera ammonta a £. 3.400.000.000. 2a. 10 Programma previsionale triennale programma generale per la realizzazione di “vasche di pioggia” nel comprensorio Il comprensorio della media pianura bergamasca ha un’estensione di circa 80.000 Ha e comprende 108 Comuni, il cui territorio, a seguito degli sviluppi degli ultimi 50 anni, ha ormai raggiunto condizioni di urbanizzazione media. Questa situazione determina una cronica insufficienza dimensionale e forti depositi di fango nella rete dei canali consortili, utilizzati non solo per l’irrigazione e la colatura delle campagne, ma anche per lo smaltimento di rilevanti quantità d’acque meteoriche sversate dai centri edificati. Per risanare la rete dei canali consortili, si intende avviare un programma tendente a dotare ciascun Comune di una o più vasche in terra a valle della rete di fognatura, con funzione di ritenuta delle acque di pioggia, da avviare successivamente alla depurazione. Tale programma verrà realizzato in collegamento con il Piano Regionale di Risanamento delle Acque, in collaborazione con la Provincia ed i Comuni interessati. 10 IL Consorzio di Bonifica attribuisce la stessa priorità e questo intervento e a quello seguente (Completamento Gronda Sud) 177 Il Consorzio di Bonifica assumerà la progettazione, direzione dei lavori e manutenzione delle vasche, che verranno realizzate con criteri naturalistici ed inserite in spazi verdi comunali. Per quanto riguarda il finanziamento, va rilevato che lo smaltimento delle acque meteoriche decadenti dalle aree urbanizzate fa prevalente riferimento a fondi comunali di natura impositiva (sostanzialmente l’ICI), perché le tariffe della legge Galli coprono solo il vettoriamento e la depurazione delle acque “usate” contabilizzate in base ai consumi dei singoli utenti. Si può fare l’ipotesi del riconoscimento, almeno parziale, delle vasche di pioggia come opere di bonifica, ad integrazione o in alternativa alla costruzione dei canali di gronda. È previsto un Piano comprensoriale per le vasche di pioggia, redatto con risorse messe a disposizione della Cassa Depositi e Prestiti nell’ambito del fondo di rotazione per la progettualità di cui alla legge 28.12.1995 n° 543 e da presentare all’Unione Europea per un cofinanziamento comunitario. L’onere da prevedersi nella prima fase è pertanto solo quello relativo alla progettazione e direzione dei lavori che, in via presuntiva, può stimarsi in £. 1.560 milioni, di cui circa £. 300 milioni per gli studi progettuali “preliminari”, che verranno richiesti alla U.E. e finanziati con il fondo di rotazione della Cassa DD.PP. Nell’ambito di tale programma si prevede, per l’esercizio 1998, di dar corso ad un primo progetto “pilota” per la costruzione di una vasca di poggia nel Comune di Ciserano (vedi Tavola 11, n. 6). La vasca, che si inquadra nelle previsioni del Piano Regionale Risanamento Acque, raccoglierà le acque afferenti anche da una parte dei Comuni di Osio Sotto e Verdellino, rinviando all’impianto di depurazione di Lurano le acque di prima pioggia, temporaneamente trattenute in una apposita vasca interrata e coperta; le successive fasi, durante l’evento, comporteranno il graduale riempimento, con incremento di livello, del lago permanente e la restituzione al 178 ricettore superficiale di portate laminate, e quindi, al termine dell’evento, il lavaggio della vasca coperta e il graduale svuotamento del laghetto fino al ripristino del livello permanente. L’onere per la progettazione e direzione lavori a carico del Consorzio è di £. 60 milioni, per i quali è previsto di fruire del contributo in capitale della Regione Lombardia. 2b. Canale di Gronda Sud (vedi Tavola 11, n. 4) Fra le opere idrauliche di primaria importanza eseguite dal Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca nel corso degli ultimi 10 anni, rientra anche il “Canale di Gronda Sud”. L’opera in parola, di cui è stata eseguita una prima parte, ha lo scopo di difendere dalle esondazioni una parte rilevante del comprensorio della Media Pianura Bergamasca. Le acque di sgrondo di tale territorio sono in gran parte raccolte in canali di spina, più o meno adeguati, e vengono addotte sino all’altezza dell’esistente tratto di canale, ove sono raccolte ed allontanate verso il Fiume Serio. L’opera in parola non è stata però realizzata nella sua completezza: infatti attualmente il canale si arresta all’altezza del Comune di Spirano; è stato finanziato ed è in corso di appalto un ulteriore tratto fino all’impianto di depurazione di Lurano; non è ancora finanziato l’ultimo tratto di monte sino alla località in Comune di Castel Rozzone, ove il Torrente Morletta si immette nella Roggia Brembilla di Brignano. Il Torrente Morletta è un corso d’acqua naturale che nasce in territorio di Bergamo, e che lungo un percorso di circa 12 Km., raccoglie acque libere di superficie del suo compluvio, oggi sempre più urbanizzato. Mentre con le opere eseguite, il problema idraulico della parte orientale del comprensorio è in sostanza risolto, necessita ancora di un intervento risolutivo l’ambito territoriale occidentale ricadente nei Comuni di Verdello, Verdellino, Pognano, Lurano, Bergamo, Lallio, Dalmine, Levate, Brignano, Pagazzano, 179 Caravaggio, Castel Rozzone, Arcene, Ciserano, periodicamente colpito da gravi ed estesi allagamenti. Detto territorio è, come detto, influenzato negativamente dalle acque di raccolta del Torrente Morletta, che, ancora non regolamentato, al suo termine confluisce in parte nella Roggia Brembilla di Brignano o Moschetta Visconti, che poi esonda, determinando allagamenti sui territori di Brignano, Pagazzano, Castel Rozzone e Caravaggio ed in parte spaglia in territorio di Lurano, Verdello, Verdellino, Levate e Arcene, con gravi danni ad abitati e colture agricole. Il Torrente Morletta lungo il suo tracciato interferisce inoltre con canali consortili sia irrigui che di colo e pertanto le esondazioni del Torrente Morletta determinano sovraccarichi idraulici anche dei detti canali con danni alle sponde ed esondazioni in vari punti del tracciato. La detta situazione ricorre più volte nel corso dell’anno, con portate esondanti di maggiore o minore entità e comunque determinabili entro i limiti di 6-12 mc./sec. Gli interventi necessari risultano quindi: Completamento del Canale di Gronda dal Comune di Lurano al Comune di Castel Rozzone, da realizzarsi, con strutture in calcestruzzo, parte con sezione tombata e parte a cielo aperto, dotata di discenderie, strada alzaia e manufatti di servizio. Il costo dell’opera ammonta a £. 9.000.000.000. 3. Ripristino e riadeguamento del tratto canale di scarico della Roggia Verdellina nel Torrente Morletta (vedi Tavola 11, n. 1) La roggia Verdellina è un canale irriguo che deriva la sua competenza dalla Roggia Serio (lt./sec.500) in Comune di Treviolo ed attraversa i comuni di Lallio, Dalmine, Osio Sotto e Verdellino irrigando un comprensorio di circa Ha 350. La roggia lungo il suo tracciato, oltre a vettoriare le portate irrigue, raccoglie acque di colo superficiali che si immettono in un ramo della Roggia Brembilla 180 (Modulo Verdello) determinando allagamenti nel territorio sia urbano che agricolo del Comune di Verdellino. Al confine tra i Comuni di Levate e Verdellino esiste un canale, in parte già adeguato, che consente di scaricare le acque sia irrigue che di colo nel Torrente Morletta. Tale canale necessita di opere di sistemazione ed adeguamento della sezione liquida utile, che consentano di vettoriare al Torrente Morletta una portata di 0,8 mc./sec., al fine di eliminare i frequenti allagamenti dei terreni e dei fabbricati della zona nord di Verdellino. L’intervento interessa un tratto di circa 500 ml. di canale esistente ed è comprensivo dei necessari manufatti di servizio e di presa. L’ammontare complessivo dei lavori è di £. 200.000.000. 4. Sistemazione del Torrente Morletta da Bergamo a Castel Rozzone. (vedi Tavola 11, n. 7) La sistemazione idraulica del Torrente Morletta si rende improcrastinabile per il regolare sgrondo dei comuni posti a valle delle città di Bergamo e costituisce il completamento della sistemazione idraulica imperniate sullo Scaricatore Roggia Serio e sul Canale di Gronda Sud, opere già realizzate su programma Regionale, che costituiscono rispettivamente il limite nord dell’area di sgrondo gravitante sul Torrente Morletta ed il ricettore finale delle acque del Torrente Morletta. È prevista la risagomatura, in terra, dell’esistente alveo garantendo la stabilità del profilo di fondo mediante la realizzazione di una serie di salti, sono previsti manufatti in pietrame a vista comprese le opere di derivazione delle competenze irrigue e di immissione delle acque di sfioro provenienti dalla rete idraulica dei comuni ricadenti nel bacino del Torrente Morletta. Infine, nei limiti del possibile verranno eseguite opere di sistemazione a verde delle sponde e dei terreni adiacenti, previa intese coi Comuni. 181 Tale sistemazione è strettamente interconnessa con la rete irrigua di questo vasto territorio che comprende i comuni di Bergamo, Levate, Verdello, Verdellino, Pognano, Lurano, Ciserano, Pagazzano, Arcene e Castel Rozzone. Detta area infatti, interessata da notevole urbanizzazione sia civile che produttiva, non è mai stata oggetto di adeguamento idraulico atto a garantire la salvaguardia del territorio e la regimazione delle acque libere che, con ricorrenza periodica, determinano pesanti danni ai centri abitati di Levate, Verdello ,Verdellino e Castel Rozzone. L’intervento deve inoltre considerare un corretto inserimento ambientale per adeguarlo alle caratteristiche agricole ancora presenti su questo territorio, permettendo nel contempo di razionalizzare l’utilizzazione e distribuzione delle acque del Torrente Morletta derivate per il soddisfacimento della pratica irrigua. L’onere complessivo previsto per la ristrutturazione dell’asta del Torrente Morletta, comprensivo della sistemazione ambientale, del riequipaggiamento delle aree interessate dai lavori e dei manufatti di servizio è di £. 10.000.000.000. 5. Ripristino ed adeguamento di tratto del Fosso Mornichello defluente nel Torrente Zerra (vedi Tavola 11, n. 3) Il Fosso Mornichello è un canale che deriva dalla Roggia Seriola di Calcinate in comune di Cavernago e, attraversando i comuni di Calcinate, Ghisalba, Mornico al Serio e Martinengo, confluisce le acque vettoriate nel Torrente Zerra. Per il primo tratto il canale assolve principalmente funzioni irrigue mentre dall’altezza del comune di Ghisalba sino al Torrente Zerra assolve in modo preminente funzioni di bonifica idraulica allontanando verso il Torrente Zerra stesso le colature irrigue delle derivazioni della Roggia Borgogna (Ramo Malpaga, Seriola di Calcinate, Ramo Cavernago) oltre alle acque superficiali che si formano sul bacino di competenza. Il Consorzio ha già realizzato opere di riadeguamento del canale, che sino alla S.P. n°100 presenta sezioni adeguate; da tale punto e sino alla confluenza nel 182 Torrente Zerra la sezione del canale presenta invece notevoli carenze oltre ad essere quasi inesistente il tratto terminale di scarico nel Torrente Zerra. Il tratto di canale interessato dalla realizzazione dei lavori ricade tutto all’interno del comune di Martinengo, ha una lunghezza di circa Km. 1,8 e consiste nella sistemazione e ricalibratura, con l’adozione di tecniche di ingegneria naturalistica, di un fosso per buona parte esistente, con relativi manufatti di servizio ed opere di sbocco. L'importo dei lavori ammonta a £. 350.000.000. 6. Interventi di ricalibratura e manutenzione su fiumi e torrenti non classificati del comprensorio Nell’ambito del territorio consortile, vale a dire la porzione di pianura ricadente tra i fiumi Adda e Oglio nella provincia di Bergamo, esistono corsi d’acqua naturali dotati di canalizzazioni (scolmatori e diversivi) e opere di difesa idraulica, quali traverse, argini e protezioni spondali, che sono state nel corso dell’ultimo trentennio eseguite da parte sia dello Stato, poi trasferite alla Regione Lombardia, che della Regione stessa e che sono assoggettate a classifica in nessuna delle 5 categorie di cui al T.U. 523/904. Tutto questo insieme di opere costituisce un vero e proprio sistema complesso di bonifica idraulica, e necessita di opportuna manutenzione e gestione, per poter essere messo in condizione di continuare ad espletare la propria funzione di difesa idraulica, in modo integrato con la restante porzione della rete idrografica del comprensorio consortile, nell’ambito di una finalità generale di uso razionale delle risorse idriche a salvaguardia del territorio. Allo stato attuale l’unico Consorzio di utenti regolamentare costituito e preordinato ad assolvere le specifiche funzioni di cui sopra (gestione e manutenzione di opere eseguite da Stato o Regione) è lo scrivente Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca. 183 Nell’ambito quindi del redigendo “Programma comprensoriale di Bonifica” ai sensi della vigente legislazione statale e regionale in materia è compreso l’espletamento di tutte le attività connesse alla gestione, manutenzione ed esercizio delle opere di bonifica idraulica sommariamente descritte in premesse nell’ambito del territorio consortile, ritenendolo compito istituzionale fra i prioritari da assolvere, nel rispetto delle vigenti normative, sui corsi d’acqua e sulle opere idrauliche di cui all’allegato elenco. L’operatività così descritta richiederà prioritariamente di procedere di concerto con gli Uffici Regionali alle operazioni di rilevazione e censimento di tutte le opere esistenti sui predetti corsi d’acqua e che formeranno quindi oggetto di apposita convenzione che regoli gli obblighi relativi alla gestione, manutenzione, ed esercizio delle opere idrauliche non classificate sul predetto territorio ai fini dell’espletamento di ogni attività di bonifica idraulica di cui questo Consorzio di Bonifica è istituzionalmente competente. L’importo per i lavori di manutenzione previsti ammonta a £. 600.000.000. Elenco delle opere sui corsi d’acqua pubblici ricadenti nel comprensorio di bonifica, di cui si richiede l’esecuzione della manutenzione. Bacino Fiume Adda − Torrente Sonna: opere di difesa in comune di Cisano Bergamasco; − Fiume BREMBO: opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di: Brembate Sopra, Paladina, Valbrembo, Ponte S. Pietro, Curno, Bonate Sotto, Treviolo, Filago, Dalmine, Osio Sotto, Brembate, Pontirolo Nuovo, Canonica; − Torrente Dordo (e affl.): opere di difesa e nuove inalveazioni, con diversivi nei comuni di: Pontida, Ambivere , Mapello, Terno d’Isola, Chignolo d’Isola, Madone e Filago; 184 − Torrente Lesina (e affl.): opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di Barzana, Brembate Sopra, Ponte S. Pietro, Presezzo, Bonate Sopra, Bonate Sotto; − Torrente Quisa: opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di Ponteranica, Paladina, Valbrembo e Ponte S. Pietro; − Torrente Morletta: opere di difesa in tratti saltuari e nuove inalveazioni, nei comuni di Bergamo, Treviolo, Lallio, Dalmine, Levate, Verdello, Verdellino, Ciserano, Pognano, Arcene, Lurano, Castel Rozzone; − Fiume SERIO: traverse e opere di difesa spondale in tratti saltuari, nei comuni di Torre Boldone, Scanzorosciate, Gorle, Pedrengo, Seriate; − Torrente Zerra (tra Albano S. Alessandro e Costa Mezzate vettoriare anche le acque della Roggia Borgogna): opere di difesa spondale e rettifiche d’alveo in tratti saltuari nei comuni di Torre de Roveri, Scanzorosciate, Albano S. Alessandro, Montello, Costa Mezzate, Bolgare, Calcinate, Mornico, Martinengo, Cividate al Piano, Cortenuova, Covo; − Torrente Seniga: briglie e opere di difesa spondale in tratti saltuari dei comuni di Cenate Sotto, S. Paolo d’Argon e Montello; Bacino Fiume Oglio − Torrente Tirna: opere di difesa spondale in tratti saltuari nei comuni di Chiuduno e Telgate; − Torrente Rillo: opere di difesa e inalveazione in tratti saltuari nei comuni di Grumello del Monte e Telgate. 7. Realizzazione dello scaricatore della Roggia Vignola nella Roggia Vailata e ristrutturazione di un tratto di Roggia Vailata a salvaguardia dell’abitato di Treviglio (vedi Tavola 11, n. 5) Questo intervento consiste nella realizzazione di un Canale Scaricatore avente il compito di alleggerire le portate presenti nella Roggia Vignola, roggia derivata dal Fiume Brembo in Brembate, allorché le portate anzidette non trovano completo assorbimento da parte dell’utenza irrigua. 185 Tale evenienza si può verificare sia durante il periodo estivo, quando particolari condizioni atmosferiche riducono le richieste di acqua da parte dell’utenza irrigua, sia durante il periodo invernale, allorché le portate derivate dalla roggia sono destinate per buona parte al soddisfacimento dell’utenza industriale e non trovano particolari assorbimenti da parte dell’agricoltura. La sovrabbondanza di portate, presenti in roggia, rispetto a quella che è la richiesta dell’utenza porta come conseguenza la necessità di alleggerire i superi, mediante la costruzione di un canale scaricatore in Vailata, in modo di non concentrare sugli abitati, in particolare Treviglio, i rischi di possibili allagamenti. Questo primo intervento trova come necessaria conseguenza un intervento di ristrutturazione di alcuni tratti di Roggia Vailata, costituente il ricettore finale di tali immissioni di alleggerimento, in modo da renderli idonei la vettoriamento delle portate globali presenti in roggia. È necessario prevedere anche la realizzazione di stazioni telemisura e telecontrollo, lungo l’asta della Roggia Vailata, tali da assicurare contro il possibile formarsi di sovraccarichi in roggia di difficile controllo. Il costo totale degli interventi è preventivato in £. 4.700.000.000. 8. Recupero dei muri spondali della Roggia Serio La Roggia Serio e i suoi rami derivati sono uno dei principali canali irrigui del comprensorio, servendo una vasta area sulla destra del Fiume Serio. Le necessità di intervento sono però principalmente a fini idraulici. Il tratto dalla presa di Albino fino alla città di Bergamo è caratterizzato da sponde con muri a secco, che sono ormai fatiscenti. L'intervento di recupero dovrebbe riguardare il recupero dei muri spondali della roggia madre da Albino fino a Bergamo e la risistemazione dei manufatti di scarico e di sfioro nel Torrente Morla (vedi Tavola 11, n. 12) per l’alleggerimento della portata in tempo di piena, realizzando contemporaneamente l'automazione per potere garantire la salvaguardia idraulica della città di Bergamo. 186 9. Recupero dei muri spondali della Roggia Morlana La Roggia Morlana è un'altra delle principali derivazioni a scopo irriguo e condivide con la Roggia Serio l'opera di derivazione dal Fiume Serio. Anche in questo caso l'intervento ha fini prevalentemente di salvaguardia idraulica. Il canale primario, dall'opera di prese ad Albino fino a Bergamo, presenta prevalentemente sponde con muri a secco, che risultano ormai fatiscenti. Gli interventi di ristrutturazione e meccanizzazione necessari riguardano gli scaricatori nel Torrente Nesa, a Nembro, e nel Torrente Morla, a Bergamo (vedi Tavola 11, nn. 10 e 11). Saranno inoltre risistemati i muri spondali della roggia madre da Albino fino a Levate ed i manufatti di derivazione irrigua e quelli di scarico e sfioro per l’alleggerimento delle portate in tempo di piena. Nell’ambito di tali interventi si prevede di eseguire anche la ristrutturazione di alcuni tratti della Roggia Colleonesca, derivata dalla Roggia Morlana da eseguirsi in territorio di Levate. 10. Ristrutturazione a fini idraulici della Roggia Castrina (vedi Tavola 11, n. 9) La Roggia Castrina è un ramo della Roggia Bolgare, derivazione irrigua dal Fiume Cherio. Questa Roggia nata per scopi irrigui si trova ad avere oggi la funzione principale di colatore che raccoglie le acque superficiali dei comuni di Chiuduno – Grumello del Monte – Carobbio degli Angeli – Castelli Calepio – Palazzolo pur non essendo pienamente adeguata allo scopo. La sistemazione di questa roggia si impone, oltre che per consentirle di assolvere efficientemente agli scopi irrigui nel territorio di Palazzolo, anche per garantire la salvaguardia idraulica nei comuni sopra citati. La sistemazione del vaso deve essere completata con la realizzazione di idonei manufatti idraulici sia a sfioro che di scarico atti ad alleggerire le portate di piena nei corsi d’acqua naturali Tirna e Rillo con i quali la Roggia Castrina si interseca. 187 10. Le opere irrigue 1. Interventi di ripristino di tratti di rete irrigua e di colo consortile danneggiati dagli eventi alluvionali del giugno 1997 (vedi Tavola 12, n. 4) Nell’ultima decade del mese di giugno 1997 si sono verificati in Provincia di Bergamo eventi meteorici di notevole intensità, che hanno comportato sulla rete irrigua e di colo di competenza consortile notevoli afflussi di portate, che in vari punti, hanno tracimato dagli alvei, allagando strade, campagne ed abitazioni, oltre a danneggiare in vari tratti di canali, gli argini stessi, le sponde ed i manufatti di servizio. Il Consorzio di Bonifica inoltrò alla Regione Lombardia – Assessorato Regionale Agricoltura richiesta di dichiarazione di calamità naturale per i territori della provincia di Bergamo interessati dai fenomeni di allagamento suddetti, con relativi danni alle opere consortili ricadenti nei comuni di Albino, Villa di Serio, Alzano Lombardo, Ranica, Carobbio degli Angeli, Levate, Verdellino, Boltiere e Spirano. La Regione Lombardia accolte tale richiesta e con delibera della Giunta Regionale n° 30767 del 08.08.1997 propose, in base alla legge n° 185 del 14.02.1992, la declaratoria della eccezionalità dell’evento. Ad ottenimento del finanziamento, previsto in complessive £. 1.712.500.000, il Consorzio di Bonifica intende eseguire con urgenza gli interventi di seguito elencati, citati nella delibera regionale: ALBINO e VILLA DI SERIO Ripristino paratoie opere di presa. £. 75.000.000 188 ALZANO LOMBARDO Ricostruzione argini Roggia Morlana. £. 87.500.000 RANICA Ricostruzione argini Roggia Serio. £. 87.500.000 CAROBBIO DEGLI ANGELI Ricostruzione argini scaricatore Roggia Bolgare. £. 50.000.000 LEVATE Ricostruzione argini Roggia Morlana e Ponte Perduto Monasterolo. £.125.000.000 Ricostruzione argini Roggia Morlana e Colleonesca. £.225.000.000 VERDELLINO Ricostruzione argini Modulo Verdello della Roggia Brembilla. £.625.000.000 BOLTIERE Ricostruzione argini Modulo Canale e Modulo Vecchia di Ciserano della Roggia Brembilla. £.250.000.000 SPIRANO Ricostruzione canalette Roggia Morla località Pozzo S. Patrizio. £.187.500.000 Lire £.1.712.500.000 2. Integrazione delle portate irrigue delle Rogge Bolgare e Conta mediante ripristino del sollevamento di acque da falda – pozzo Noce (vedi Tavola 12, n. 6) La Roggia Bolgare e la Roggia Conta nella loro parte terminale irrigano rispettivamente Ha 200 ed Ha 220. 189 Tali Rogge, che utilizzano acque derivate rispettivamente dal Torrente Cherio e dal Fiume Serio (Roggia Borgogna), subiscono nel periodo di magra estiva notevoli riduzioni di portata, che riducono le rispettive competenze irrigue anche del 50 – 60% rispetto alla portata di concessione. Per poter quindi integrare le scarse risorse irrigue nel periodo di magra estiva, il Consorzio di Bonifica intende ripristinare il Pozzo Noce e realizzare i rispettivi collegamenti con le Rogge Bolgare e Conta. Tale impianto è stato funzionante sino alla fine degli anni 80, successivamente per il continuo abbassamento del livello di falda e per la vetustà del manufatto, in particolare della perforazione, si è dovuto abbandonare e pertanto rinunciare all’apporto delle portate irrigue di integrazione. Il ripristino di tale pozzo consentirà pertanto il servizio irriguo diretto di un comprensorio di circa Ha 400, ed indiretto anche da rimanenti Ha 600 irrigati dalle derivate della Roggia Bolgare (Roggia Cicola, Roggia Lanzi, Roggia Castrina). L’opera consiste nella realizzazione di una nuova trivellazione, nella sistemazione ed adeguamento dell’esistente cabina elettrica e nella realizzazione dei manufatti di servizio e di consegna rispettivamente a servizio della Roggia Bolgare e della Roggia Conta. L’ammontare dei lavori è di £. 250.000.000. 3. Canalizzazione tratti canali primari e sistemazione manufatti di derivazione delle rogge Morlana e Colleonesca (vedi Tavola 12, n. 11) Questi interventi consistono nella sistemazione di tratti di canali primari e dei relativi manufatti di derivazione e regolazione sulla Roggia Morlana e Roggia Colleonesca, canali che assolvono sia funzione irrigua che di colo idraulica. I punti presi in considerazione sono: ROGGIA MORLANA – Scaricatore Zavaritt in Comune di Gorle. 190 L’opera consiste nella sistemazione del manufatto di sfioro laterale e dell’opera di imbocco al fine di acconsentire una regolazione delle portate vettoriate dal canale primario sia ai fini irrigui (integrazione portate irrigue Roggia Ponte Perduto) che idrauliche (scarico delle portate di esubero al Fiume Serio). ROGGIA MORLANA Canalizzazione di un tratto di canale e relativi manufatti di derivazione in Comune di Stezzano (derivazioni n° 7 – 8) interferenti con la Roggia Piuggia di Stezzano. ROGGIA MORLANA – ROGGIA COLLEONESCA Le opere consistono nella canalizzazione di tratti di canale in Comune di Levate tra la Ferrovia e la S.S. n° 42. In tali tratti si verificano frequenti cedimenti spondali con travasi di acqua tra le due rogge ed esondazioni sui terreni e fabbricati circostanti. L’ammontare dei lavori è di £. 500.000.000. 4. Canalizzazione del ramo superiore della Roggia Patera (vedi Tavola 12, n. 5) La Roggia Patera è una derivazione della Roggia Borgogna che irriga un comprensorio di circa Ha 540 in comune di Calcinate. Tale Roggia si divide in due rami denominati rispettivamente superiore ed inferiore, ognuno dei quali irriga circa Ha 270. Il ramo superiore, caratterizzato da un andamento est – ovest, presenta in diversi punti sezioni inadeguate, anche a causa della scarsa pendenza del profilo di fondo, che determina notevoli depositi e conseguenti restringimenti della sezione liquida. Tale situazione è aggravata inoltre dal fatto che tale canale assolve anche funzioni di canale di sgrondo del comprensorio di monte (Roggia Buco Costa, Roggia Casella, Roggia Tezza, Roggia Contino Bolgare) le cui acque vengono scaricate in parte nel Torrente Zerra ed in parte nel Torrente Cherio. 191 L’opera di canalizzazione, che interessa un tratto di canale di circa Km. 2 consentirà di razionalizzare la pratica irrigua oltre ad evitare, in caso di sovraccarichi idraulici per eventi meteorici, fenomeni di esondazione con conseguenti danni sia a fondi agricoli che a zone urbanizzate. L’ammontare dei lavori di dette opere è di £. 700.000.000. 5. Sistema irriguo di Caravaggio – sistemazione tratto canale Roggia Rondanina a monte strada Rivoltana (vedi Tavola 12, n. 8) La Roggia Rondanina è un canale che svolge sia funzioni irrigue, per una vasta area a sud della Strada Rivoltana, che funzioni idrauliche, allontanando tutti i coli irrigui e di acque piovane superficiali, provenienti dal centro di Caravaggio. Il tratto di canale, defluente in fregio a via Panizzardo, ( tra la zona Maglio e la Strada Rivoltana), per la sua minima pendenza longitudinale e per il fatto che si divide in tre rami, determina notevoli difficoltà sia gestionali che manutentive. Oltre a quanto sopra, in caso di particolari eventi meteorici, su tale tratto di canale si determinano fenomeni di esondazione con allagamento sia di via Panizzardo che dei fabbricati adiacenti. I lavori consistono nella sistemazione dei tre canali con adeguamento della livelletta di fondo, dei manufatti di servizio, formazione di strada di accesso e sistemazione dei manufatti di imbocco con i tombati di attraversamento della Strada Rivoltana. L’importo dei lavori di sistemazione ammonta a £.400.000.000. 6. Telecontrollo e telecomando del sistema idraulico – irriguo consortile Nel corso degli ultimi vent’anni il Consorzio di Bonifica ha realizzato una serie di interventi sia nel campo delle opere irrigue che nel campo delle opere idrauliche che possono così sostanzialmente riassumersi: 192 Opere Irrigue – realizzazione di nuove opere di presa in sostituzione dei vecchi manufatti, perché inadeguati e inidonei, dotate di apparecchiature di regolazione e di sicurezza – paratoie e scaricatori – atti a consentire la captazione in maniera regolata dei deflussi fluviali in condizione di sicurezza di esercizio. Opere Idrauliche – realizzazione di canali idraulici, comprensivi di manufatti di derivazione e di scarico, tali da eliminare le portate di piena vettoriate dalla rete irrigua consortile. Su tali duplicità di manufatti il Consorzio di Bonifica ebbe ad installare apparecchiature per la rilevazione dei dati di portata e per il comando delle apparecchiature di regolazione, non in maniera esaustiva ed organica ma in funzione di priorità di rischio e di disponibilità finanziaria. È emersa conseguentemente, in questi ultimi anni, la necessità di installare indistintamente su tutte le opere di captazione di acqua da fiume e su tutti i manufatti idraulici apparecchiature automatiche di comando, di misura e di controllo per una piena conoscenza delle serie cronologiche dei deflussi captati e vettoriati dalla rete irrigua ed idraulica nonché per assicurare tempestività di manovra in caso di emergenza sulla rete stessa. Il completamento logico di tali interventi di automatizzazione e di misura richiede la concentrazione, presso la sede consortile di Bergamo, di tutti i dati rilevati nonché la disponibilità a poter operare dalla sede stessa mediante installazione di telecomandi operanti presso tutte le sedi rimaste operative. Tali interventi di completamento, di centralizzazione e di telecomando dei sistemi di rilevamento, di misura e di controllo da ubicarsi sulla rete idraulico – irrigua è stimata in £. 330.000.000. 193 7. Realizzazione di una vasca di regolazione settimanale per la rifasatura dei deflussi del Fiume Serio in Albino e di garanzia per assicurare il minimo deflusso vitale (vedi Tavola 12, n. 9) Il progetto in argomento prevede la costruzione di una vasca di regolazione settimanale e di rifasatura dei deflussi del Fiume Serio, che si rende necessaria per consentire l’utilizzazione della risorsa idrica disponibile nel Fiume Serio allorché la stessa scenda a portate inferiori a circa 10 mc/s. Gli studi condotti hanno portato a determinare che il regime di deflusso delle acque del Fiume Serio, sotto la detta soglia, si presenta enormemente turbato dalle utilizzazioni industriali di monte che, invasando e svasando i canali di carico in modo casuale, e comunque non in fase fra loro, provocano variazioni anche notevoli nel tempo dei deflussi in alveo del Fiume Serio, con la conseguente turbativa della linearità di deflusso e quindi l’impossibilità di un razionale e proficuo utilizzo della risorsa. Anche l'ENEL, con la sua centrale di Valbondione che produce energia elettrica a copertura delle punte sulla domanda di energia, attua un programma di svaso differenziato nel tempo che comporta l’eliminazione di scarico di acqua in Fiume Serio dalle 18.00 alle 06.00 di tutti i giorni feriali e dalle 18.00 di venerdì fino alle 06.00 del lunedì, oltre al fermo quotidiano dalle 12.00 alle ore 14.00. A riprova di quanto illustrato sta il fatto verificatosi nell’agosto 1990, durante il quale, nonostante il notevole intervento dell'ENEL che, per ben 15 giorni, ha immesso in forma costante acqua in Fiume Serio per 3,5 mc/s continui per 24 ore giornaliere, per assicurare agli usi d’irrigazione (già soggetti alla morsa dell’emergenza idrica 1990) un incremento di portata naturale del Fiume Serio a minimi (8,00 – 8,50 mc/s), l’acqua non ha potuto essere razionalmente utilizzata in quanto non regolata in modo da ricondurre il regime di deflusso a condizioni lineari. L’intervento attuato dall'ENEL è andato di fatto sprecato ai fini irrigui, in quanto all’opera di presa irrigua di Albino si è dovuto fronteggiare ancora una consegna 194 turbata, con diagramma di deflusso perturbato e quindi tale da porre il sistema di regolazione e di consegna, alle utenze derivate in Albino in condizioni di impossibilità di razionale riparto degli afflussi a motivo del moto pendolare assunto dalle paratoie causato dal continuo oscillare delle portate presenti nel Fiume Serio. Questo determina l’inderogabile esigenza di poter disporre di una vasca di regolazione settimanale e di rifasatura dei deflussi del Fiume Serio in Albino, che con una capacità di volume di circa mc. 100.000 consenta la regolazione del regime di deflusso delle acque del Fiume Serio per un loro razionale utilizzo ai fini irrigui. L’esigenza di disporre di uno strumento di regolazione dei deflussi del Fiume Serio deve necessariamente considerare il periodo settimanale, coprendo così, nel limite del possibile, anche la carenza degli scarichi ENEL. Si ritiene di dover evidenziare l’importanza da attribuirsi alla vasca di regolazione settimanale dei deflussi di Albino: su un periodo irriguo di 16 settimane, compreso fra il 16.05 ed il 15.09, in ben 8 o 9 settimane l’irrigazione della superficie del comprensorio del Fiume Serio di Ha 8.430 non può, di fatto, essere effettuata in assenza di regolazione dei deflussi del Fiume Serio. L’intersettorialità del progetto è assicurata sotto il duplice aspetto della bonifica irrigua e della salvaguardia dell’ambiente in quanto quota parte del volume della vasca di regolazione settimanale da realizzarsi in Albino potrebbe essere destinato anche all’accumulo di risorsa idrica da destinare alla formazione del deflusso minimo vitale. Infatti sia l’andamento stagionale, sia la progressiva captazione di tutte le sorgenti disponibili per fini potabili, sia l’estrema variabilità delle portate turbinate rilasciate dall'ENEL, e dall’utenza industriale in genere, sono cause di estrema povertà dei deflussi naturali presenti del fiume che penalizzano gravemente non solo l’uso agricolo, ma anche il biotopo Fiume Serio e la sua stessa fruibilità ambientale – paesaggistica. Il costo dell’opera è preventivato in £. 15.000.000.000. 195 8. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda IV lotto III stralcio (vedi Tavola 12, n. 1) Il Consorzio di Bonifica ebbe a realizzare, con l’esecuzione dei lavori di I, II, III, IV lotto - I e II stralcio -, il Canale Derivatore dal Fiume Adda al Fiume Serio, un’opera irrigua dello sviluppo di circa Km. 30. Detta opera deve ora essere integrata e completata, anche per rispondere alla previsione progettuale voluta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con il tratto di canale da realizzarsi nella pianura compresa tra il Fiume Serio e il Fiume Cherio, avente il compito di vettoriare, in detto ambito, una portata irrigua di 2 mc/s e denominato IV lotto – III stralcio. La necessità di incrementare le portate presenti nella pianura tra Serio e Cherio è motivata prioritariamente dall’esigenza di dover integrare le scarsissime risorse idriche disponibili in orografica sinistra del Fiume Serio, oltre che di eliminare alcuni attingimenti irrigui di acqua da falda, che sempre più concorrono ad aumentare la turbativa ed il dissesto della stessa falda e che sono state determinanti sulla scomparsa delle risorgive già esistenti sul territorio della bassa pianura bergamasca. Il canale da realizzarsi avrà una sezione circolare del diametro utile interno di cm. 160 ed uno sviluppo complessivo di m. 6270, ivi compreso il sifone atto a realizzare l’attraversamento del Fiume Serio. Lungo lo sviluppo di tale opera è prevista la realizzazione di n° 4 derivazioni per integrazioni delle rogge e dei pozzi esistenti sul territorio attraversato. Il costo complessivo dell’opera è previsto in £. 30.000.000.000. 9. Derivazione di acqua a scopo irriguo dal fiume Adda V lotto – opere residue – II stralcio – sottostralcio B3 (vedi Tavola 12, n. 2) Nell’ambito dei lavori di derivazione a scopo irriguo dal Fiume Adda è prevista anche l’esecuzione dell’impianto di irrigazione a pioggia del territorio dell’Isola suddiviso, a sua volta, in un I e II stralcio in funzione 196 dell’articolazione in 3 distretti territoriali, con distinte caratteristiche pedologiche, geologiche, e morfologiche. Mentre il I stralcio di lavori è già stato per intero finanziato, ed in parte anche attuato, il II stralcio è stato finanziato solo per una aliquota pari a £. 19.000.000.000, corrispondente ai sottostralci B1 e B2. Restano da finanziarsi i lavori relativi al II stralcio - sottostralcio B3 - pari a totali a £. 7.000.000.000, che rappresentano le opere di completamento della rete idrica adduttrice e distributiva del distretto irriguo di monte. La superficie territoriale netta irrigabile con le opere del presente V lotto – II stralcio sottostralcio B3, è di Ha 408 e giace per intero nell’ambito territoriale del II distretto, interessando i comuni di Calusco, Terno, Solza, Mapello, Carvico, Presezzo, Sotto il Monte. Le opere di cui al sottostralcio B3 prevedono la realizzazione della seguente rete idrica: − la rete Primaria Adduttrice è prevista in vetroresina e comprende il completamento della rete a servizio del III Distretto, attraverso la sequenza dei lati 4, per la parte non realizzata sul sottostralcio B2 pari a m 2450, 5, 6, 7, costituenti la premente del III Distretto. Lo sviluppo della rete in vetroresina è pari a complessivi m. 6470 PN 10. − Con la rete secondaria distributrice in PVC vengono realizzati i subdistretti n° 4, 6, 7 a servizio e completamento del III Distretto. Le tubazioni secondarie distributrici in PVC posate nei detti distretti sono di classe PN 10. La lunghezza complessiva della rete in PVC risulta di m. 30.375. − A servizio delle aree irrigate nei subdistretti n° 4, 6, 7 della superficie di Ha 408, sono posati n° 674 idranti. 10. Ristrutturazione di tratti delle Rogge Trevigliesi (vedi Tavola 12, n. 7) Le Rogge Trevigliesi, denominate Roggia Vignola e Roggia Moschetta sono due antichissime derivazioni d’acqua, esercitate 197 eminentemente a scopi irrigui e posizionate in orografica sinistra del Fiume Brembo sul territorio di Brembate. A seguito di accordi intercorsi tra il Comune di Treviglio, antico titolare di tali derivazioni, ed il Consorzio di Bonifica, quale nuovo gestore e coordinatore delle risorse irrigue del Fiume Brembo, negli ultimi anni sono già state realizzate alcune opere che hanno interessato le opere di captazione e i tratti di Rogge ad esse immediatamente contermini aventi il primario scopo di automatizzare le manovre, conoscere le portate derivate ed i deflussi presenti nell’alveo del Brembo e di eseguire un primo tratto di canalizzazione della Roggia Vignola per regolarizzare le condizioni iniziali di deflusso delle portate immesse. A motivo dell’antichità della rete di dette Rogge, che presentano tratti di alveo in terra intercalati a tratti con sponde in muratura variamente ammalorate, si determinano frequenti cedimenti spondali e consistenti depositi di fondo di materiale fine, che pesantemente ostacolano una corretta gestione irrigua e rendono sempre più frequenti, e quindi gravosi, gli interventi di manutenzione. Il Consorzio di Bonifica, di intesa con il Comune di Treviglio, ha quindi programmato una serie di ristrutturazioni di tratti di Rogge Trevigliesi che principalmente considerano: Roggia Moschetta: è la Roggia più bisognosa di interventi in quanto, a motivo del suo profilo di fondo con bassissime pendenze, presenta fortissimi interrimenti d’alveo. Si prevede la ristrutturazione del canale primario, a partire dalla sezione ove termina il primo tronco di canalizzazione eseguito nel passato, fino al manufatto partitore di Castel Rozzone per uno sviluppo di circa Km. 3,3. In Castel Rozzone si è prevista la ricostruzione del manufatto partitore e la ristrutturazione di un primo tratto di una derivata della Roggia Moschetta, che da detto manufatto si diparte, denominate Roggia Brembilla per un tratto di circa 700 metri. Roggia Vignola: problemi analoghi di interrimento e di cedimenti spondali sono presenti anche nella Roggia Vignola, pur se meno gravi. Si prevede la 198 ristrutturazione di circa Km. 1,4 di Roggia e precisamente quello intercorrente tra la derivazione in Brembate e l’abitato di Canonica. Per entrambe le Rogge il progetto di ristrutturazione dovrà prevedere soluzioni che contemplano anche l’uso di murature in laterizio ed interventi di rinaturalizzazione e riequipaggiamenti vegetale delle aree spondali. Il costo totale di detto intervento è quantificato in £. 8.000.000.000. 11. Sistemazione tratti canali primari della Roggia Brembilla (vedi Tavola 12, n. 3) La Roggia Brembilla è un canale irriguo derivato dal Fiume Brembo che irriga un comprensorio di circa Ha 1.900 ricadente nei Comuni di Osio Sotto, Brembate, Boltiere, Verdellino, Verdello, Ciserano, Pontirolo ed Arcene. Subito dopo il punto di derivazione la Roggia Brembilla si divide in due rami principali, denominati rispettivamente Ramo di Osio e Ramo di Boltiere, ognuno a servizio di un bacino di competenza di circa Ha 950. I tratti iniziali di detti rami e più precisamente dall’autostrada sino al Comune di Osio Sotto – Zona Piscine, per il Ramo di Osio, e dalla ditta Jet – Seta sino all’autostrada, per il ramo di Boltiere, presentano fenomeni di erosioni di sponda, di infiltrazione laterale oltre a necessitare di frequenti ed onerosi interventi di spurgo e manutenzioni per il notevole materiale solido che si deposita nell’alveo. Per le caratteristiche granulometriche del terreno e per la scarsa pendenza del profilo longitudinale di fondo, in tali tratti si verificano inoltre notevoli perdite d’alveo (20 – 30%), che comportano, in particolare nel periodo di magra estiva del Fiume Brembo, sostanziali riduzioni delle dotazioni specifiche con conseguenti danni per scarsa irrigazione alle colture dell’intero comprensorio della Roggia Brembilla. L’opera consiste nella sistemazione di detti tratti di canale con relativa regolarizzazione del profilo longitudinale di fondo e manufatti di servizio, di derivazione e di accesso. L’importo per la realizzazione di tali lavori ammonta a £. 1.700.000.000. 199 11. Le proposte di tutela e valorizzazione del territorio agricolo Il Consorzio di Bonifica ritiene che lo sviluppo dell'agricoltura, ed in particolare di un'agricoltura sostenibile, sia un obiettivo da perseguirsi in tutto il comprensorio. Pertanto tutto il territorio è considerato "ambiente agricolo pregiato" ed è suddiviso in 4 zone (vedi tavola 13) con diverse caratteristiche e quindi con diverse necessità. Con questo non si vuole negare la realtà e la necessità di uno sviluppo delle attività extragricole, che in alcune aree del comprensorio ha avuto un andamento tumultuoso. Piuttosto si vuole sottolineare come anche in queste zone è necessario assicurare un ruolo all'attività agricola per favorire uno sviluppo sostenibile, e quindi armonico, dell'economia e della società, nonché la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio. Area della collina Nelle zone collinari del comprensorio si trovano le condizioni naturali più difficili per l'esercizio dell'agricoltura, che spesso è ridotta ad un'attività marginale poco più che hobbistica. Le necessità d'intervento in quest'area sono però enormi, perché da un lato occorre vigilare con più attenzione del passato per evitare che vengano eseguite pratiche agricole non conformi con la delicatezza idrogeologica dell'area e, laddove è strettamente necessario occorre anche prevedere la possibilità di interventi di rinaturalizzazione. D'altro canto, però, è necessario dare delle prospettive alle aziende agricole per evitare che si verifichi un abbandono o peggio un passaggio ad altro uso del suolo che potrebbe portare a danni più gravi. Riteniamo che la difesa dell'agricoltura in quest'area debba passare attraverso la promozione delle produzioni di qualità e con la difesa di un paesaggio agricolo (nelle aree meno urbanizzate) che deve diventare "un valore aggiunto" ai prodotti 200 dell'area. In gran parte questo obiettivo si deve identificare con la difesa della coltura della vite, che rimane la principale coltura della zona. Area della pianura settentrionale Il Consorzio di Bonifica ha già presentato un progetto che, sebbene si rivolga più ad amatori che ad agricoltori veri e propri, va in questa direzione, quella di salvaguardare o ripristinare come aree agricole terreni altrimenti inevitabilmente destinati a diventare aree di degrado. È necessario che gli enti pubblici sviluppino sempre con maggior forza il governo del territorio opponendosi al consumo dissennato del territorio e promuovano lo sviluppo di attività agricole anche nelle zone più densamente popolate. Nel nostro comprensorio in queste aree si trovano soprattutto microaziende condotte da anziani o in part time e ormai con uno scarsissimo significato economico. Per evitare che si vada incontro all'abbandono di tale aziende, nella convinzione che, soprattutto in tali aree, le dimensioni aziendali difficilmente potranno aumentare in misura significativa, occorre da un lato che la pluriattività venga favorita e dall'altro che gli enti pubblici svolgano una funzione di indirizzo verso produzioni di qualità ad alto valore aggiunto favorendo anche la formazione professionale e lo sviluppo delle associazioni di produttori. Dal punto di vista dell'irrigazione occorre fare maggiori sforzi per il miglioramento della qualità delle acque e per assicurare al Consorzio una ragionevole sicurezza sulla disponibilità delle proprie fonti. Progetto “orti familiari” L’orto collegato con l’abitazione è una tradizione della vita di campagna e ha sempre avuto funzioni economiche, legate all’autoconsumo dei prodotti della terra. Al crescere delle dimensioni del centro abitato, diventa sempre più difficile realizzare orti vicini all'abitazione e in generale l’orto tende a scomparire. Tuttavia una fascia della popolazione aspira a continuare l’attività di orticoltura, 201 sia a scopi integrativi del bilancio familiare sia a scopi ricreativi; questi ultimi finiscono poi per diventare prevalenti con l’aumento del reddito familiare e la trasformazione delle abitudini di vita in senso sempre più urbano. Si determina quindi una domanda di piccoli appezzamenti di terra da coltivare alla periferia dei centri abitati. In Italia questa domanda, in assenza di un’adeguata regolamentazione, ha determinato una proliferazione assai disordinata di orticelli corredati da baracche costruite per lo più con mezzi di fortuna. Assai diversa la situazione in alcuni paesi europei. L’ipotesi è quella di coinvolgere nell’iniziativa i Parchi regionali ricadenti nel comprensorio di bonifica, utilizzando anche possibili risorse finanziarie di cui alla L.R. 86/83. Gli orti hanno dimensioni molto varie, da 50 a 1000 mq.; la maggioranza ha una superficie netta compresa tra 250 e 500 mq.; è considerata ottimale la forma media di 400 mq. (16x25 m.). Gli orti vengono riuniti in colonie, nel numero ottimale di 40 – 100, con dimensioni diverse per corrispondere alle esigenze dei vari utenti. Nei singoli lotti sono ammesse piccole costruzioni (pergolati, capanni), nelle dimensioni da 3x5 a 4x6 m., eventualmente in gruppi da 2 a 4; si tratta di abitazioni incomplete, utilizzate prevalentemente durante i mesi caldi, anche più volte la settimana. La colonia ha impianti comuni, con una superficie complessiva pari al 25 – 40%: un edificio centrale con deposito per concimi, biocidi, attrezzi di uso comune e un eventuale banco di mescita; prati calpestabili; un eventuale campo giochi per i bambini; parcheggi con un numero di posti macchina nel rapporto da 1:3 a 1:1 rispetto agli orti. Da una strada principale di collegamento si dipartono stradine secondarie che consentono di raggiungere i singoli orti e gli impianti comuni. L’equipaggiamento fondamentale della colonia, inclusa la recinzione esterna corredata da una piantagione protettiva, viene in generale predisposto dal Comune; le altre costruzioni, previamente regolamentate, sono affidate all’associazione degli orticoltori. 202 Tradizionalmente la varie colonie di orticelli vengono nettamente separate dal resto del territorio, in quanto verde privato. Recentemente sono stati fatti tentativi di parziale apertura al pubblico, mediante attraversamento con sentieri pedonali e ciclabili; tuttavia la convivenza tra utilizzazione pubblica e privata è problematica. L’importo complessivo è di £. 100.000.000. Area dell'Isola Bergamasca L'area dell'Isola Bergamasca è tenuta separata dalle altre due zone di pianura perché si tratta di un'area non irrigua. Tale area subirà presumibilmente delle grosse trasformazioni quando entreranno in funzione gli impianti pluvirrigui del canale dell'Adda. Gli interventi principali in quest'area riteniamo che debbano consistere proprio nel governare queste trasformazioni, ciò significa in particolare: − Necessità di governo dei cambiamenti strutturali favorendo la creazioni di aziende di dimensioni adeguate salvaguardando la struttura dell'azienda familiare a conduzione diretta; − Necessità di governare i cambiamenti negli ordinamenti produttivi limitando il ricorso a pratiche di monocoltura troppo spinte e favorendo lo sviluppo delle produzioni di qualità. A questo proposito il Consorzio ha predisposto un progetto "ad hoc" per l'Isola Bergamasca che si propone , tra l'altro di disegnare lo scenario dello sviluppo e di aiutare il cambiamento indirizzandolo verso la sostenibilità. Progetto “l’isola bergamasca: un Progetto di sviluppo rurale” Il Progetto "Un'agricoltura sostenibile in un ambiente: sostenibile: l'Isola Bergamasca" si è concluso, dopo un'accurata analisi della situazione ambientale agricola e socio economica, evidenziando i punti di forza ed i punti di debolezza del futuro di quest'area e fornendo indicazioni sulla opportunità che l’iniziativa, 203 che ha raccolto un importante consenso da parte della realtà locale, possa essere sviluppata realizzando le proposte individuate. Sulla base di questi risultati risulta possibile perseguire udì Progetto complessivo di sviluppo rurale che abbia nel Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca l'elemento propulsore e in parte, attuatore. Gli Obiettivi di carattere generale che il Progetto dovrebbe assumere possono essere così schematizzati: 1. Contribuire allo sviluppo rurale dell'Isola Bergamasca con un Progetto basato sulle risorse ambientali: acqua e suolo. 2. Favorire un uso compatibile della risorsa acqua in rapporto a: il suolo l'ambiente il paesaggio l’agricoltura il turismo ed il tempo libero la cultura (beni e attività culturali, scuola) le attività compatibili 3. Elaborare il Progetto con una visione integrata di tutte le risorse acqua presenti sul territorio: i fiumi, i torrenti, il canale di irrigazione ed i servizi per il ciclo integrale dell'acqua (acquedotti fognature depurazione) 4. Definire lo "sviluppo rurale" unitario dell'Isola Bergamasca facendo leva sulle potenzialità delle diverse aree: l'Adda, il Brembo, l'area collinare., l'area centrale. 5. Rendere compatibile lo sviluppo urbano, residenziale e produttivo (industriale e terziario), ed il sistema infrastrutturale con la salvaguardia dell'ambiente rurale e delle attività agricole e 204 forestali. 6. Finalizzare la gestione della risorsa acqua e suolo. 6.1 alla costituzione di una rete di collaborazioni per il futuro dell'Isola Bergamasca 6.2 a salvaguardare valorizzare e recuperare (rinaturalizzazione) l'ambiente in termini naturalistici, di imprese e di servizi per l'ambiente 6.3 a favorire l’innovazione delle attività agricole e forestali 6.4.sperimentare un modello di sviluppo rurale-urbano e di qualità della vita centrato su ambiente, agricoltura, forestazione, cultura, turismo e attività artigiane e industriali compatibili II. Punti critici e punti di forza dell'Isola Bergamasca per lo sviluppo Gli Obiettivi sono stati definiti tenendo in considerazione: a. i punti critici dello sviluppo recente dell’Isola. - un'agricoltura asciutta, con produzioni e organizzazione di tipo tradizionale - uno sviluppo accelerato e non programmato di carattere residenziale produttivo e infrastrutturale - la non compatibilità di tale sviluppo con l'ambiente, il territorio rurale e le attività agricole - l’accentuazione della mobilità, del traffico dì persone e di merci, con conseguente congestione dei traffico, di inquinamento di aria e rumore 205 - la presenza, in particolare, di industrie non compatibili con la tutela ambientale b. I punti di forza dell’isola Bergamasca espressi da: - habitat diversificati, interessanti ed in parte protetti - valori paesistici e culturali di rilevante importanza - una crescente attenzione alle tematiche ambientali culturali e sociali - una economia ed una società dinamica - limitati livelli di disoccupazione - consolidata esperienza di collaborazione intercomunale di tipo istituzionale (Comunità dell'Isola, Parco Adda Nord, Distretto Scolastico, ora Ambito Territoriale, Distretto socio sanitario, ecc.), di servizi (consorzi di diversa natura) e associativo, di volontariato - una presenza ancora ìmpotante di imprese agricole in grado di affrontare le nuove opportunità offerte dall’irrigazione agricola III. Il ruolo del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca L’esperienza condotta nella fase preliminare dei Progetto ha consentito di verificare una sostanziale credibilità e fiducia nel ruolo dei Consorzio di Bonifica in generale e per le specifiche iniziative in atto: Canale di irrigazione e altre iniziative, Progetto Pilota. Per contribuire a realizzare il Progetto il Consorzio di Bonifica prevede interventi diretti ed interventi integrativi, dì partenariato e di sinergia con altri enti e organismi pubblici e privati presenti nell'Isola Bergamasca o interessati al suo sviluppo. 206 Questi interventi potrebbero basarsi su risorse finanziari e tecniche: - proprie del Consorzio - regionali o di altri enti - mobilitate dal Consorzio con il Progetto (es. l’indotto della realizzazione del Canale di irrigazione sull’economia e l’occupazione locale) - integrative, rispetto a interventi o iniziative promosse da altri soggetti: Comunità dell'Isola, Consorzio, Parco Adda Nord, i Protocolli d'Intesa o gli Accordi di Programma con altri soggetti. Il Progetto persegue la costruzione di una Rete di collaborazioni e di sinergie con interlocutori pubblici privati e dei terzo settore (non profit) per ciascuna problematica affrontata: a. la gestione della risorsa acqua e la sua interazione con il suolo e il territorio b. la riconversione dell’agricoltura c. la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente e dei paesaggio d. lo sviluppo rurale Area della pianura meridionale Si tratta dell'area in cui il settore agricolo è più sviluppato e vitale, ma è anche l'area in cui meglio si evidenzia come l'agricoltura sia al centro di un sistema di interrelazioni che fanno sì come tutti i progetti d'intervento finiscano, in un modo o nell'altro per avere degli effetti anche sull'agricoltura. Gli interventi di bonifica idraulica interferiscono con l'agricoltura, sia perché essa viene danneggiata direttamente dalle esondazioni, sia perché molto laddove la rete è mista interventi idraulici ed irrigui s'identificano e anche perché la bonifica aiuta lo sviluppo del territorio e di questo l'agricoltura non può che beneficiare. Gli interventi sull'ambiente possono, a seconda della visione ("ristretta" o "integrata") portare danni o benefici all'agricoltura. 207 In particolare gli interventi sui fontanili devono avere contemporaneamente la funzione di difesa e studio della falda, naturalistica e di difesa di un mezzo di produzione essenziale per l'agricoltura. Sebbene anche in quest'area gli interventi per lo sviluppo delle produzioni di qualità e per la sostenibilità dell'agricoltura siano essenziali qui diventano di preminente importanza due aspetti legati direttamente all'irrigazione che possiamo riassumere con due concetti: certezza della disponibilità, contenimento dei costi. − La ragionevole certezza della disponibilità idrica si può assicurare, nel comprensorio attraverso quegli interventi che riducono le perdite d'alveo, in alcuni casi elevatissime, salvaguardano la funzionalità dei fontanili e soprattutto regolando il regime di deflusso dei fiumi non regolati che rendono incerto e non razionale l'uso della risorsa (si veda in particolare il previsto intervento di realizzazione di una vasca di regolazione settimanale per la rifasatura dei deflussi del fiume Serio nel paragrafo 10) − Gli stessi interventi possono anche contribuire al contenimento dei costi produzione (obiettivo all'ordine del giorno anche per il Governo e per l'Unione Europea), in quanto l'incertezza rappresenta per l'imprenditore agricolo un costo aggiuntivo, poiché lo costringe ad effettuare le sue scelte tenendo conto della non sicurezza della disponibilità di un mezzo di produzione. Inoltre oggi l'agricoltore paga una quantità d'acqua superiore a quella che riceve, paga cioè anche l'acqua che viene perduta e che, nel migliore dei casi servi per scopi, magari importanti ma diversi da quelli per cui l'imprenditore agricolo la richiede. 208 12. Proposte di tutela del quadro ambientale Le proposte di tutela ambientale rappresentano, assieme alla difesa delle potenzialità e dello sviluppo agricolo, il filo conduttore di tutte le opere di bonifica e di irrigazione, illustrate nei precedenti Capitoli 9. Le opere di Bonifica e 10. Le opere irrigue. Inoltre dalla complessa cartografia allegata, ed in particolare dalla Tav.14. Carta degli ambiti sottoposti a tutela, emerge un primo chiaro disegno di come il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca intenda essere incisivamente presente sul territorio. Le stesse “strategie”, illustrate nel Capitolo 8. Gli obiettivi del programma, delineano l’impegnativo e lungo percorso nel tempo che il Consorzio intende percorrere per realizzare quanto previsto. Le proposte relative alla tutela ambientale, più di ogni altra, richiedono una stretta collaborazione del Consorzio con la pluralità di enti ed organismi che operano sul territorio quali la Provincia di Bergamo, i comuni, compreso Bergamo, gli Enti Parco, lo STAP di Bergamo, l’Azienda Regionale delle Foreste, l’ERSAL, oltre alle associazioni agricole ambientali naturalistiche e culturali. Questo “sistema di relazioni”, considerato uno dei più impegnativi punti delle “strategie” del Consorzio, può creare qualche problema rispetto alla celerità dei processi decisionali e dei tempi, ma si è anche convinti che solo attraverso questo processo di reciproca informazione, collaborazione, concertazione e sussidiarietà sia possibile dare forza e operatività alle proposte concordate. 209 1. Progetto Banche Dati Il presupposto di successo dei diversi Progetti, ma in particolare di quelli relativi all’ambiente, implica una riorganizzazione degli Uffici del Consorzio anche in rapporto alla realizzazione di tre Banche Dati tra loro interponesse: a. Banca Dati Catastale La Banca Dati sarà strettamente collegata al nuovo Piano di Classifica e della Contribuenza, prevedendo di integrare l’attuale archivio alfanumerico (indirizzi degli utenti e dati catastali) con i dati territoriali (fogli catastali e, in un secondo tempo, mappali catastali) A questa Banca Dati potranno essere collegati altre Banche che raccolgono dati sulle caratteristiche ambientali del territorio (dati pedologici, sulle caratteristiche del soprassuolo, biotopi, sui processi di consumo del territorio, insediamenti e infrastrutture, ecc.) b. Monitoraggio e gestione delle risorse idriche Si tratta di una Banca di dati idrologici e idrogeologici che si riferiscono alle caratteristiche quantitative delle risorse idriche superficiali e sotterranee (corsi d’acqua, falde sotterranee) valutate in bilancio idrico integrato. Questa Banca Dati consentirà al Consorzio di: 210 - intervenire più razionalmente nei programmi di sistemazione idraulica dei corsi d’acqua e di bonifica, di gestione delle risorse in tempo di magra (derivazione per uso irriguo) - assicurare il minimo deflusso vitale, anche mediante una ridiscussione di tutte le concessioni di derivazione in atto nel bacino idrico afferente al Comprensorio, comprese le parti di monte di valle. - intervenire nei processi che hanno portato all’abbassamento della falda freatica in modo tale da ricostituire la fascia dei fontanili nella sua consistenza storica, risolvendo i noti problemi di carenza idrica nella parte meridionale del comprensorio c. Banca Dati Biologica Si prevede di creare una Banca Dati dei biotopi che si affacciano nei corsi d’acqua consortili e dei corsi d’acqua pubblici, che sarà progressivamente integrata con interventi pubblici (interventi di ingegneria naturalistica) e privati (intese con le aziende agricole). Tale sistema di monitoraggio assume rilevante importanza per valutare l’equilibrio ecologico del territorio in presenza di un processo di crescente urbanizzazione. Mettendo a confronto tale Banca Dati con i parametri di impermeabilizzazione del territorio e con la rete di infrastrutture (strade ferrovie condotti ecc.) sarà possibile un bilancio ecologico, che consente anche il confronto con i programmi di sviluppo dei PRG (Piani Regolatori Generali) comunali. 211 Più in particolare il Consorzio di Bonifica ritiene che nel medio e lungo periodo sia possibile realizzare le seguenti iniziative, alcune delle quali illustrate in dettaglio nei precedenti Capitoli 9 e 10: 2. Progetto “L’Isola Bergamasca”: un’agricoltura sostenibile in un ambiente sostenibile Il Consorzio ha anche un’altra anima storica, direttamente legata all’agricoltura, che parimenti deve essere valorizzata, con una strategia volta alla ricerca di nuovi ruoli e servizi dell’agricoltura, adatti al secolo che sta per iniziare. Qui si tratta di contrastare un processo di progressiva marginalità dell’agricoltura, che non è solo fonte di frustrazione nei suoi addetti, ma anche di gravi pericoli per l’intera collettività. L’agricoltura non produce solo alimenti e materie prime che si possono trovare sul mercato mondiale, ma anche ambiente e cultura, che sono beni specifici delle nostre comunità e non si possono comperare al mercato. In tal senso l’avvenire dell’agricoltura non può non interessare tutti i Comuni, compresi i più urbanizzati. La strategia del Consorzio in questo settore cruciale può essere illustrata nel modo migliore dal “Progetto Isola”, che riguarda il territorio della storica ed omonima Comunità bergamasca compreso tra l’Adda e il Brembo e, in un certo senso, ha un valore paradigmatico per capire problemi e prospettive dell’intera pianura bergamasca. Prossimamente verranno iniziati i lavori per la realizzazione di una rete di pluvirrigazione con acqua derivata dall’Adda, che interessa circa 3000 ha e 27 Comuni e verrà completata nell’arco di un quinquennio, con un investimento totale di circa 40 miliardi, in gran parte già finanziati. E’ un’operazione storica, 212 perché realizzata in un’area dove l’agricoltura è sempre stata asciutta e per questo molto povera. Il Progetto si articola in 7 obiettivi generali da raggiungere progressivamente e si concluderà con nuove iniziative e servizi che il Consorzio, in collaborazione con la storica Comunità dell’Isola, con i comuni e con le associazioni di categoria, potrà direttamente gestire, mentre il supporto anche di tipo finanziario per realizzare le opere di trasformazione sulle strutture agricole e sull’ambiente potrebbero rientrare nel Programma Comunitario LIFE, già citato in precedenza. 3. Parco delle Rogge. Progetto di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua consortili Il Progetto, già compreso tra le iniziative presentate per lo Schema Previsionale Triennale 1998-2000, prevede il recupero ambientale delle rogge a fini ecologici e paesaggistici. Il criterio progettuale prevede la ricostruzione di siepi campestri ad unica fila sulle sponde delle rogge, con struttura diversificata in base allo spazio disponibile all’impianto, alla tipologia di coltura agraria confinante, all’orientamento delle rogge, alla viabilità stradale e a tecniche di sperimentazione. 4. Progetto Orti familiari L’orto collegato all’abitazione è una tradizione della vita di campagna ed ha sempre avuto funzioni economiche, legate all’autoconsumo dei prodotti della terra. 213 In Italia, diversamente da altri Paesi, questa situazione, in assenza di un’adeguata regolamentazione, ha determinato una proliferazione assai disordinata di orticoli corredati da baracche costruite per lo più con mezzi di fortuna. Il Progetto, da raccordare anche per l’accesso alle necessarie risorse finanziarie con i Parchi Regionali e, per la delimitazione e la recinzione delle aree con i Comuni, prevede di riunire gli orti in colonie di dimensioni diverse, dotati di impianti comuni e di strutture leggere di supporto.. 5. Progetto di collegamento dei biotopi attraverso la rete dei corsi d’acqua naturali e superficiali della pianura bergamasca Il Progetto si basa sulla considerazione della insufficienza delle tradizionali forme di difesa della natura, limitate a singole specie o a singole aree protette e dalla necessità di integrarle con un approccio ecosistemico esteso all’intero territorio, per far fronte a processi di trasformazione sempre più globali e intensivi. I Corsi d’acqua costituiscono un tessuto molto diffuso nel territorio, con maglie di diverse dimensioni ed un veicolo potenzialmente molto efficiente per il collegamento tra le forme di vita insediate nelle varie aree o biotopi. In un quadro Regionale, che coinvolga anzitutto i diversi parchi fluviali in quanto intelaiatura primaria di una strategia di collegamento a rete dei biotopi della pianura lombarda, il Consorzio di Bonifica, che gestisce una fittissima rete di canali, spesso strettamente intrecciati ai corsi d’acqua demaniali di medie e piccole dimensioni, rappresenta un potenziale strategico non solo per la gestione 214 integrata delle risorse idriche ma anche dei programmi di collegamento dei biotopi. Il Consorzio, in un rapporto molto stretto e consolidato con il territorio e con i diversi soggetti che vi operano, ha chiesto alla Regione ed allo Stato la concessione delle opere di sistemazione dei piccoli e medi corsi d’acqua di rispettiva competenza per avviare progetti di sistemazione naturalistica. Parallelamente il Consorzio: - persegue l’obiettivo dell’integrazione con le reti di fognature urbane, attraverso la costruzione di vasche di pioggia inserite in aree verdi, secondo una nuova concezione degli usi plurimi delle acque - promuove, in collaborazione con la Provincia di Bergamo e con l’Azienda Regionale delle Foreste, un’azione di coordinamento delle richieste dei contributi degli agricoltori ai sensi del Regolamento 2078/92 finalizzata alla ricostituzione dell’equipaggiamento vegetale delle rogge consortili Il risultato di queste azioni consente al Consorzio di proporre, con specifico incarico all’Azienda Regionale delle Foreste, il piano di interconnessione a rete dei biotopi attraverso la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua naturali e artificiali del comprensorio, ad integrazione delle analoghe azioni già intraprese con strumenti diversi dai parchi regionali dell’Adda, del Serio e dell’Oglio. Tale iniziativa, di indubbia rilevanza anche regionale, potrebbe trovare un supporto finanziario nel Programma Comunitario LIFE. 215 6. Progetto di compostaggio dei rifiuti Il Consorzio di Bonifica, sia per consentire attività integrative alle aziende agricole ma nel contempo anche per prevenire la formazione di percolato e per proteggere le falde acquifere, è interessato a sperimentare presso alcune aziende agricole un servizio di promozione e di assistenza tecnica di impianti in cumuli decentrati per il compostaggio di rifiuti provenienti da diverse fonti: giardini pubblici, giardini ed orti privati, rifiuti urbani differenziati, rifiuti di cucina, ecc. Il Progetto si articola nelle diverse fasi di: - definizione del tipo di impianto - accettazione, mescolamento, vagliatura e frantumazione dei rifiuti - decomposizione aerobica dei rifiuti - difesa degli odori - controllo delle acque Le aziende agricole interessate possono svolgere questi compiti con convenzioni dirette con le Amministrazioni Pubbliche. 7. Progetto Difesa del suolo Il Consorzio di Bonifica, facendo leva sulle funzioni di miglioramento fondiario sinora non organicamente affrontate, ritiene di avere una diretta responsabilità in materia di difesa del suolo, rispetto alla diverse forme di aggressione ed di compromissione Già nelle “strategie” del Programma questo tema è stato posto in modo sufficientemente preciso per cui, anche in riferimento alle opportunità offerte dalla normativa vigente - in particolare alla L. 183/1989 “Norme per il riassetto 216 organizzativo e funzionale della difesa del suolo” e dalla Regolamentazione Europea - - il Consorzio, dotandosi di apposite strutture e competenze interne e in particolare della Banca Data sulle caratteristiche del suolo, è in grado di svolgere un ruolo di particolare rilievo in quanto: - stabilisce un rapporto dialettico con i diversi soggetti interessati all’uso del suolo, in particolare con i Comuni per i loro strumenti urbanistici (PRG) per difendere l’integrità del suolo e del sottosuolo - assiste il mondo agricolo per quanto riguarda il consumo del suolo e, in particolare, per i notevoli problemi posti dallo spandimento dei fanghi e per l’utilizzo di prodotti potenzialmente inquinanti, in adeguamento anche alla normativa comunitaria. Il Progetto, pertanto, richiede in via preliminare un notevole impegno di informazione, di comunicazione interattiva e di formazione per i diversi soggetti pubblici (Comuni, in particolare) e privati (aziende agricole, in particolare) che il Consorzio è in grado di programmare e di gestire. 8. Progetto Sistemazioni idrauliche interconnesse dei canali Il Consorzio di Bonifica, infine, si prefigge di realizzare un progetto di sistemazione idraulica interconnessa fra i diversi canali, previa le indispensabili concessioni chieste anche al Magistrato del Po per i canali demaniali. Con la concessione immediata di una parte almeno delle opere di competenza regionale al Consorzio di Bonifica della pianura bergamasca, che presenta una maggiore maturità per questa tematica, è possibile la realizzazione in tempi brevi di almeno tre progetti integrati per la sistemazione naturalistica e paesaggistica 217 dei corsi d’acqua locali, in grado di fruire di finanziamenti speciali della Regione, dello Stato e dell’Unione Europea: a. sistemazione con i metodi naturalistici dei canali e delle rogge b rete dei biotopi c. rete di sentieri pedonali lungo le rive, con funzioni ricreative. 218