putin sfratta la roulette russa da mosca

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putin sfratta la roulette russa da mosca
PUTIN SFRATTA LA ROULETTE RUSSA DA MOSCA
Sabato 27 Ottobre 2007 01:05
di Carlo Benedetti
L’accanito giocatore confessa: ora si sente umiliato ed offeso. Gli avevano aperto, grazie al
crollo del socialismo reale, quei luoghi di passione che erano bische e casinò in una capitale
depurata dalle “Case di cultura”... Erano arrivati, con i primi spruzzi di capitalismo, i giochi
d’azzardo, i tappeti verdi, i dadi madraperlati, le roulette, i tornei di Chemin de fer, il Trè Card
Stud Poker , le Video slot i cui jackpot raggiungevano quote da 500 mila euro, le stangone e le
valchirie che arricchivano l’arredamento e ti seguivano, avvinghiate, in ogni mossa, attendendo
il mazzetto di fiches vincenti. Si andava avanti sino all’alba (tra champagne, vodka e wisky) e la
sera dopo si ricomiciava. Ma ora Putin si è lanciato in una campagna moralizzatrice
paragonando il “vizio dell'azzardo” ad una malattia come l'alcolismo. Segue così la strada di
quel Gorbaciov che per eliminare la passione per il bere colpì alla radice. Facendo distruggere i
vigneti e dimezzando anche la produzione di vodka. E fu subito un proibizionismo di stampo
sovietico. Ora scompaiono i casinò dove si combattevano battaglie a colpi di dollari. Il giocatore
si arrende e cerca di ricostruire in dettaglio l’intera storia. Tutto comincia con una Mosca
sempre più dominata e sconvolta dall’arrivo dei “nuovi russi”, degli oligarchi e dei ricconi
annidati nelle strutture dell’economia privata e statale. Con la benedizione del comune - diretto
da un certo Jurij Luskov, tipico esponente di una casta rampante - cominciano a sorgere nella
capitale casinò, sale da gioco e locali con slot machines. Prendono il posto delle tradizionali
strutture dell’era sovietica (dalle Case di Cultura ai circoli dei pionieri, dalle biblioteche rionali
alle sedi dell’associazione culturale “Sapere”...) presentando facciate in technicolor.
Scene da Las Vegas e vere oasi di godimento, a metà strada tra il casino e il casinò. Il
giocatore incallito nuota felice in questo mare e si fa largo tra le auto blu parcheggiate nei pressi
del locale. Si gioca e girano i milioni mentre escono anche rotocalchi patinati che esaltano la
passione per l’azzardo ricordando che si è entrati in una era dove la frequentazione del Casinò
è un fatto di prestigio. E così, via al gioco.
Ma nello stesso tempo sale la protesta. La gente (perché esiste anche questa “categoria” oltre
a quella dei “nuovi russi”) comincia a farsi sentire. Si tirano fuori esperienze di altri paesi; si fa
ricorso al contrasto che esplode tra ricchi e poveri, tra onesti cittadini e personaggi che si sono
arricchiti rubando le proprietà collettive. Certo, non si parla di lotta di classe (perchè una tale
terminologia è considerata fuori moda), ma è chiaro che si sta entrando in una nuova fase di
scontro.
Putin taglia corto. Vara una una normativa destinata a cambiare, nel giro di qualche anno,
buona parte del panorama urbano che viene bonificato costringendo il business dell’azzardo a
traslocare in quattro zone geografiche (tutte lontano da Mosca) opportunamente scelte. Via
quindi il giro delle roulette russe con la fauna che vi ruota attorno, in una capitale che rischia
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sempre più di perdere il suo aspetto di città russa...
Basandosi su altri diktat legislativi, il Presidente annuncia che le attività più piccole (slot
machine, ad esempio) verranno spinte definitivamente al di fuori del mercato. Le nuove leggi
fissano poi requisiti e restrizioni per qualsiasi forma di gioco d'azzardo proibendolo anche su
Internet. Ma Putin sa che le entrate per il paese hanno una voce che riguarda il gioco d’azzardo
e il Cremlino si lancia subito nell’avventura parallela, varando norme che prevedono casinò
“ufficiali” in quattro zone della Russia.
La scelta cade sul territorio dell'Altai, su Kaliningrad, sulla regione di Primorye (che richiamerà
i cinesi ricchi che vivono a pochi chilometri) e su un'area adiacente alle regioni di Rostov e
Krasnodar. In pratica saranno queste le "zone economiche speciali". Che vivono già il clima dei
grandi affari. Si prevedono ondate di giocatori da ogni parte della Russia e, quindi, cominciano
le costruzioni di hotel e ristoranti, con i prezzi degli immobili che salgono alle stelle. Non
mancano gli esempi in merito.
A Mosca il quotidiano economico Vedomosti annuncia che il sito da mille ettari finora prescelto
per la Russia meridionale, prospiciente al mar d'Azov e a cavallo tra Rostov e Krasnodar, ha già
registrato incrementi nei prezzi immobiliari di ben dieci volte. E il vice governatore di Krasnodar,
Aleksander Remezkov, dichiara che il business privato dovrebbe investire fino a 2,5 miliardi di
dollari entro il 2010, mentre il governo centrale assicurerebbe 500 milioni di dollari per le
strutture iniziali. Situazione simile negli Altai, dove, secondo il quotidiano
Rossiiskaya Gazeta
, i prezzi dei terreni potenzialmente adatti per la costruzione di hotel sarebbero quadruplicati,
mentre si confermerebbe l'interesse di alcune catene alberghiere internazionali.
Ma non tutto fila liscio. C’è chi mette in relazione questa situazione - collegata alle regioni dove
si potrà giocare d’azzardo - alla politica dei prosimi mesi. Perchè la Russia vive già la fase
preelettorale con Putin che prepara le valigie. Sono così in molti - tra i rappresentanti della
casta del gioco d’azzardo e del business edilizio - a temere che con il cambio della guardia al
Cremlino ci potrebbero essere anche mutamenti di indirizzo. I problemi che insorgono sono
quelli relativi alla continuità o meno del programma di sviluppo nelle regioni interessate al
grande gioco e in lista d’attesa per divenire nuove Las Vegas.
Pesante è poi la protesta della lobby legata all'Associazione russa del business del gioco
d'azzardo, che denuncia la posizione governativa ritenendola eccessiva e restrittiva, dopo che
gli stessi legislatori hanno, per anni, lasciato che l'intera indu¬stria russa dell'azzardo andasse
completamente fuori controllo con un regime eccessivamente liberale e di bassissimo costo per
le licenze. Il pericolo - dicono i boss dell’azzardo - è che il settore collassi e si perdano migliaia
di posti di lavoro. Ed è chiaro che, in questo caso, i ricchi non vogliono piangere. A piangere
resta l’accanito giocatore che si trova a Mosca e che, per fare un giro di roulette, dovrà
raggiungere Kaliningrad, che ora si chiama Tver. A molti chilometri da Mosca...
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