Grattacielo e storia a Winterthur

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Grattacielo e storia a Winterthur
1 2014 Il magazine per i clienti della Schindler Ascensori SA
next floor
Grattacielo e storia
a Winterthur
Baselworld – Splendore in nome del lusso
Precisione e artigianato alla sede di Tamedia
Schindler Award si concentra ora sulla mobilità
Fortino di Magletsch – Il mondo nascosto di Oberschan
Contenuto
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Baselworld
Splendore in nome del lusso
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Sede Tamedia a Zurigo
La fantastica costruzione in legno
dell’archistar Shigeru Ban
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Global Schindler Award
La mobilità come tema centrale
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Jungfraujoch
Grande prestazione di Schindler al «Top of Europe»
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22
Park Hotel Vitznau – Molto più di un hotel di lusso
Siegfried Zofingen – Da classica casa
farmaceutica a fornitore
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Manor
Un modello di successo per gli acquisti
28
Leica Geosystems Heerbrugg
Misurare il mondo
31
Wintower
Sulzer torna nel grattacielo
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Fortino di Magletsch –
Il mondo nascosto di Oberschan
† Albert Zimmermann
Schindler Svizzera pubblica da otto anni l’amata rivista dedicata
ai clienti next floor, che in tutto questo tempo ha vissuto delle
foto dal carattere unico del fotografo zurighese Albert Zimmer­
mann. Con il suo stile, la sua attenzione ai dettagli e il suo infallibile
occhio per le prospettive particolari, ha dato alla rivista un volto
inconfondibile. Il 27 settembre 2013, all’età di 63 anni, Albert
Zimmermann ha perso la vita in un incidente d’auto.
La redazione di next floor ne è rimasta profondamente scossa
ed esprime alla famiglia le più sentite condoglianze.
Beat Baumgartner, responsabile comunicazione Schindler Svizzera
Impressum
Editore Schindler Ascensori SA, Marketing & Comunicazione, CH-6030 Ebikon Redazione Beat Baumgartner Indirizzo della redazione next floor, Zugerstrasse 13,
CH-6030 Ebikon/Luzern, [email protected] Amministrazione indirizzi [email protected] Immagine in copertina Manuel Rickenbacher
Impaginazione aformat.ch Litho click it AG Stampa Multicolor Print AG Tiratura 32 000 copie Edizione next floor appare due volte all’anno in lingua tedesca,
francese e italiana Copyright Schindler Ascensori SA, riproduzione su richiesta e con indicazione della fonte www.schindler.ch
Editorial
«Swissness» allo stato puro
Gentili lettrici, gentili lettori,
era il 1874, esattamente 140 anni fa, quando Robert Schindler ed Eduard Villiger aprivano
a Lucerna una piccola officina meccanica che all’inizio produceva soprattutto macchine
agricole. Divenuto titolare unico dell’azienda, 20 anni dopo Schindler iniziava a fabbricare
ascensori a trazione elettrica. Non ultimo grazie al boom dell’edilizia alberghiera di fine
XIX secolo, questi divennero il prodotto di maggiore successo dell’azienda. E già nel 1906
Schindler cominciò a espandersi all’estero, aprendo a Berlino la prima succursale al di
fuori del territorio svizzero.
Oggi la nostra azienda è un’impresa internazionale, presente con le sue succursali in
100 Paesi e con oltre 48’000 collaboratori. Ascensori e scale mobili sono rimasti i principali
settori di attività. Come è avvenuto per altri gruppi internazionali, il fulcro della nostra attività
si è nel frattempo spostato verso i mercati in forte crescita dell’Asia: ma nel cuore Schindler
è rimasta un’azienda famigliare a forte connotazione svizzera.
Schindler è ancora «Swissness allo stato puro»! Swissness è sinonimo di qualità, affidabilità,
innovazione, flessibilità; significa servizio al cliente e integrità. Questi valori costituiscono
il nucleo della promessa legata al nostro marchio, della nostra immagine, assolutamente
evidente anche nei diversi progetti che presentiamo in questo numero di next floor.
La promessa legata al marchio è da intendersi in senso letterale: è una vera promessa.
Diventa realtà se ogni giorno ci sforziamo di tenervi fede. Purtroppo non sempre ci
riusciamo. Se non mettiamo in pratica i nostri valori, se non facciamo tutto ciò che comporta
fregiarsi del marchio «Swissness», vi preghiamo di farcelo sapere. Vorremmo saperlo,
vorrei saperlo: perché solo in questo modo possiamo migliorarci e restare il leader in Svizzera
per le soluzioni di mobilità.
Rainer Roten
CEO Schindler Svizzera
next floor
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Architettura Svizzera
Baselworld –
Splendore in nome del lusso
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TESTO Timm Delfs FOTO Albert Zimmermann
U
na volta all’anno, in primavera, Basilea cambia completamente
volto, diventando tutto d’un tratto internazionale e mondana.
Il numero di donne in abito elegante e tacchi alti e di uomini in
giacca e cravatta aumenta improvvisamente, rimane quasi costante
per una settimana, e poi torna di nuovo ai soliti livelli.
Tutto questo per Baselworld, il più grande e importante salone
­internazionale dell’orologeria e della gioielleria. Anno dopo anno,
attira sempre più visitatori. Per l’edizione 2014, gli organizzatori
­prevedono un’affluenza di oltre 150 000 persone. Di queste, circa
3500 dovrebbero essere giornalisti, che arrivano da tutto il mondo
per parlare dell’evento e di orologi, gioielli e tendenze. Queste cifre
sono ancora più sbalorditive se si pensa che Baselworld è un salone
specializzato che si rivolge soprattutto a gioiellieri e commercianti
di orologi, e non ai clienti finali.
Baselworld, il salone dell’orologeria e della gioielleria più importante del mondo, plasma l’atmosfera di Basilea
in primavera, ma la sua presenza architettonica colpisce tutto l’anno. Lo scorso anno Baselworld è stato
ospitato per la prima volta nella nuova fiera di Basilea. Schindler ha fornito tutte le scale e gli ascensori per
l’imponente costruzione di Herzog & de Meuron.
Chi è davvero interessato al mondo dell’orologeria, tuttavia, non
si lascia spaventare neanche dal costo del biglietto d’ingresso,
di 60 franchi. Il vero scopo di questo mega evento, però, è accogliere concessionari, venditori al dettaglio di orologi e gioiellieri provenienti da tutto il mondo. Qui possono incontrare i produttori e
valutare e acquistare le novità per l’anno successivo. Normalmente
a Basilea occorre decidere quanti e quali orologi ordinare, e concludere ordini vincolanti. Se per i produttori questo significa poter
pianificare meglio la produzione, per i commercianti al dettaglio
rappresenta invece un grosso rischio.
Sguardo in un mondo unico:
Baselworld è il salone che
detta le tendenze in materia
di orologi e gioielli in tutto
il mondo. Le foto si riferiscono
alla fiera 2013.
80 % del fatturato annuo
Fiuto per gli affari e conoscenza delle tendenze e delle abitudini
di acquisto del proprio Paese sono importanti presupposti per
evitare di comprare merce difficile da vendere l’anno successivo.
Durante Baselworld, gli espositori realizzano circa l’80 % del loro
fatturato annuo.
Altrettanto considerevole è l’impegno con cui cercano di attirare
l’attenzione dei dettaglianti. Anche i giornalisti vengono intrattenuti
con eventi, ricevimenti e spettacoli. Dopotutto sono loro che dovrebbero dipingere a tutto il mondo lo sfavillante mondo dell’orologeria e della gioielleria, e stimolare le voglie dei consumatori.
Il tempo è primaverile; lo spazio che racchiude i padiglioni è brulicante di vita. Si vedono persone che corrono da un’entrata all’altra
e giovani donne che riposano i piedi affaticati sedute sulle scale,
sotto un tiepido sole che si riflette sulle luccicanti facciate in alluminio dell’edificio fieristico inaugurato nel 2013. c
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Architettura Svizzera
La presentazione è tutto:
il salone si rivolge soprattutto
a commercianti di orologi,
gioiellieri e rivenditori.
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Facts & Figures
c
Nell’edificio della fiera di Basilea inaugurato nel 2013
sono stati installati i seguenti prodotti Schindler:
12 montacarichi Schindler Cust
6 ascensori per persone Schindler 5400
2 ascensori per i pompieri Schindler 2600
20 scale mobili Schindler 9300AE
Uno speciale insieme architettonico
Oggi la fiera di Basilea comprende una serie di edifici che danno vita
a un insieme architettonico particolarmente interessante. L’edificio
più vecchio, caratterizzato da un orologio sulla parte frontale, fu
realizzato nel 1954 sul progetto di Hans Hofmann. Venne costruito
per l’annuale fiera campionaria, un’esposizione dei prodotti dell’industria svizzera in cui l’orologeria occupava ancora uno spazio marginale. Solo nel 1973 le venne dedicato un intero padiglione.
Undici anni dopo, quando la Swatch ridiede consapevolezza a questa industria, il settore orologeria si separò dalla «Muba» e fondò
la propria fiera, chiamandola semplicemente «Basilea». Nel 1986 il
salone dell’orologeria divenne internazionale e si preparò a superare
la Muba. Ormai distante dall’originale fiera campionaria, nel 2003
cambiò il nome in un più maturo «Baselword». I padiglioni costruiti
successivamente attorno all’edificio originale vennero eretti sotto
questo nuovo nome.
Nuovo edificio, un capolavoro di logistica
Nel 1999 fu inaugurato il padiglione 1, progettato da Theo Hotz,
mentre nel 2003 fu la volta del grattacielo di Morger & Degelo e Daniele Marques, alto 105 metri e sede di un hotel e di un ristorante. Nel 2011 furono invece avviati i lavori per costruire gli splendidi padiglioni disegnati dallo studio di architettura Herzog & de
Meuron di Basilea, che con i lucenti rivestimenti in alluminio dominano la piazza fieristica. La costruzione di questi padiglioni fu
un’opera magistrale a livello di logistica. I lavori dovettero essere
ripetutamente interrotti durante le fiere e il passaggio dei camion
all’interno della città fu difficoltoso.
Si dovettero fermare i lavori e coprire i cantieri anche per Baselworld
2012. A quel punto rimanevano circa 13 mesi per smantellare gli
edifici esistenti e costruire i nuovi padiglioni, finiture interne comprese. I padiglioni fieristici vennero inaugurati il 23 aprile 2013 con
una grande cerimonia, mentre all’interno l’allestimento degli stand
continuava a pieno ritmo. Due giorni dopo, Baselworld 2013 aprì i
battenti e per la prima volta il pubblico poté ammirare con stupore
l’interno dei nuovi padiglioni.
Una piccola «città di orologi» nel padiglione 1
Ora le persone si affrettano da un’entrata all’altra della piazza fieristica. Entrando dai tornelli del padiglione 1, ci si ritrova in una città
fatta di case il cui scopo è rappresentare marche di orologi. Ogni
anno questa città viene costruita nel giro di due mesi da un esercito
di 20 000 lavoratori, che dopo la conclusione della fiera smontano e
portano via tutto ancora più velocemente. Le marche hanno investito milioni per la progettazione e la costruzione di questi elementi
d’immagine, spesso composti da più piani e non di rado pensati
da famosi architetti e designer. All’interno di queste case ci sono
­uffici, spazi dedicati alla vendita e soprattutto gioielli di inestimabile
valore. Raramente tanti oggetti preziosi si concentrano in un solo
punto del mondo come succede durante Baselworld.
Perfetta riproduzione della luce
Le misure di sicurezza sono di conseguenza elevate, anche se non è
affatto facile, visto che dovrebbero evitare di disturbare quanto più
possibile l’atmosfera sontuosa che emana il lusso. Un visitatore
che alla sera si avvicina all’uscita, dopo ore passate ad ammirare gli
stand, si accorgerà con sorpresa che fuori è buio. All’interno le luci
sono disposte in modo tanto perfetto da far perdere completamente il senso del tempo. Dall’entrata principale lo sguardo si alza
verso la grande apertura nel rivestimento abilmente curvato che
­ricopre lo spazio. E ci si comincia a chiedere com’è possibile non
aver notato questa cesura da dentro. E soprattutto: dov’erano i
­padiglioni, mentre noi ci muovevamo tra gli stand? È qui che sta
la bravura degli architetti: quello che fuori è così rappresentativo,
all’interno passa completamente in secondo piano. n
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Architettura Svizzera
Da oltre 100 anni Tamedia ha i suoi uffici nel quartiere Werdareal di Zurigo. Ora la casa editrice
ha costruito una nuova sede per 400 collaboratori. L’archistar giapponese Shigeru Ban ha
usato una quantità enorme di legno. Tuttavia, anziché creare un’atmosfera da chalet, gli spazi
emanano una sensazione di apertura e luminosità e un inconfondibile profumo.
Precisione e artigianato
La nuova sede di Tamedia
Testo Katrin Ambühl Foto Julien Vonier
D
a lontano lo stabile a 7 piani sembra un normale
edificio di uffici con una facciata in vetro. Ma entrando nell’atrio, si avverte subito la particolarità della
costruzione. A catturare l’attenzione è l’alta e imponente struttura in legno, con travi e pilastri disposti perpendicolarmente e collegati da enormi nodi. Passano
attraverso tutti i piani e da soli portano l’intero carico
dell’edificio. 2000 metri cubi di legno, elementi prefabbricati con precisione millimetrica. In cantiere sono stati
assemblati come fossero pezzi di Meccano giganti.
«I lavori di costruzione erano spettacolari e sono stati
svolti con una precisione assoluta», ricorda Christoph
Zimmer. Il responsabile della comunicazione di Tamedia era anche capo progetto del nuovo edificio.
Ha ­rappresentato le richieste del committente, del
gruppo Ta­media e in particolare di Pietro Supino,
­presidente del Consiglio di amministrazione. Supino
­conobbe ­Shigeru Ban a Parigi e, rimasto affascinato
dall’architettura visionaria del giapponese, gli chiese
di realizzare la nuova costruzione. Shigeru Ban accettò.
«L’edificio avrebbe dovuto avere una struttura aperta,
offrire spazi di lavoro gradevoli ed essere sostenibile»,
spiega Christoph Zimmer, riassumendo le richieste della
committenza. «Volevamo un edificio d’eccellenza a un
costo non eccessivo».
Uno degli architetti più innovativi del mondo
Shigeru Ban era proprio la persona giusta. Il giapponese
è uno degli architetti più innovativi al mondo. Ha otte-
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nuto la fama grazie a costruzioni in tubi di cartone,
come quella per il padiglione giapponese all’Expo
2000 di Hannover. Continua a usare il cartone anche
in zone colpite da catastrofi, dove bisogna costruire
­alloggi di emergenza in modo veloce ed economico.
Per Shigeru Ban la sostenibilità è un elemento imprescindibile nell’architettura. Per questo ama usare non
solo carta e cartone, ma anche legno. Il fatto che
si sia aggiudicato il nuovo edificio di Tamedia forse
è dovuto anche a Hermann Blumer di Herisau, sua
­conoscenza di vecchia data.
Insieme all’ingegnere dell’ETH, il giapponese aveva
già realizzato progetti in legno che tra gli esperti del
settore sembravano semplicemente irrealizzabili.
Ad esempio il Centre Pompidou di Metz, con la sua
­copertura esagonale in legno. Inoltre, Shigeru Ban vede
delle somiglianze tra l’architettura giapponese e quella
svizzera: «Entrambi i Paesi hanno una lunga tradizione
nelle costruzioni in legno ed entrambi danno molto
­valore alla precisione e all’artigianato».
Questo è stato il suo primo progetto in Svizzera. Per
il suo edificio a emissioni zero di CO2 ha ricevuto lodi
non solo dal pubblico, ma anche dalle persone che
lavorano nella nuova sede di Tamedia. «La gente dice
che la costruzione in legno evoca una sorta di atmosfera da baita che crea un clima lavorativo piacevole»,
sottolinea Shigeru Ban. Oltre alla costruzione del
nuovo edificio, il progetto prevedeva anche l’aggiunta
di un piano allo stabile già esistente accanto a c
L’archistar giapponese
Shigeru Ban considera il
legno non come compo­
nente d’atmosfera o
decorazione, ma esclusi­
vamente come elemento
costruttivo.
c
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Architettura Svizzera
Alto riconoscimento
per Shigeru Ban
Tamedia, di cui Shigeru Ban è stato responsabile solo
in parte.
c
Costruzione, non decorazione
A differenza di una baita o di uno chalet, questo edificio
non presenta elementi in legno decorativi. Shigeru Ban
non considera mai il legno come componente ornamentale o d’atmosfera, ma esclusivamente come elemento
costruttivo. Da questo nasce anche la particolare suggestione dello spazio. Gli enormi pilastri e travi in legno
sono autentici e arcaici, e a coronare il tutto ci sono nodi
di collegamento lavorati ad arte. Gli elementi, in legno
d’abete della Stiria, sono stati prefabbricati con grande
precisione e alta tecnologia, e fresati a CNC. Un capolavoro degli ingegneri del legno, ma anche dei carpentieri
che hanno assemblato sul posto i pesanti pezzi.
L’edificio è stato dotato di una grande facciata in vetro.
Si tratta di una facciata doppia con una sorta di zona
cuscinetto climatizzante. Lo spazio tra la facciata esterna
e quella interna regola in modo naturale le temperature
interne, imprigionando il caldo o il freddo. Ha però anche
un’altra funzione: su ogni piano sono state collocate
una lounge e un angolo salotto. È una zona molto amata
da tanti giornalisti, soprattutto perché lì possono spalancare, o meglio, far scorrere, le enormi finestre in vetro
del centro della facciata. In questo modo nei giorni più
caldi quello spazio intermedio si trasforma in uno spazio
all’aria aperta.
Costruire per le persone, non per la storia
Shigeru Ban costruisce non per la storia dell’architettura,
ma per le persone, e questo emerge chiaramente anche
dal nuovo edificio di Tamedia. «Non è un architetto che
fa solo uno schizzo, si occupa di tutti i dettagli», racconta
il responsabile di progetto Christoph Zimmer. Anche se
è un architetto richiesto a livello mondiale, non si dà arie
da star. Uno dei dettagli si trova nello spazio eventi al
piano terra. Lì i committenti volevano un divisorio. Il giapponese propose allora di utilizzare tubi di cartone irrecuperabili alti due metri, su cui un tempo era arrotolata
la carta della vecchia tipografia della casa editrice. Il paravento è semplice e fatto con materiali riciclati, e mostra
un pezzo di storia dell’azienda.
Altrettanto speciale è il pavimento del piano terra,
nato da un’idea del committente. Nei chiari pavimenti a
terrazzo sono state inserite, scrupolosamente a mano,
100 000 pietre colorate del Ticino. Il rivestimento a terra
si estende fino agli ascensori per persone e conferisce
allo spazio un carattere vivo, naturale. Il dettaglio più
bello in assoluto, tuttavia, lo si vede solo di sera, quando
le luci interne tra le travi illuminano il legno, e il gioco
di luce, vetro e legno svela che cos’è l’edificio: un’oasi di
benessere per giornalisti. n
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Il «padre» della nuova sede centrale di Tamedia, il grande architetto giapponese Shigeru Ban,
ha ottenuto il Premio Pritzker
2014. Si tratta del riconoscimento
più prestigioso per l'architettura a
livello mondiale e sarà consegnato all’architetto 56enne il 13 giugno ad Amsterdam. ­Shigeru Ban ha progettato fra l’altro la sede centrale del gruppo orologiero svizzero Swatch a Tokyo.
Autore di opere eleganti e innovative per committenti
privati, è noto anche il suo «ricorso creativo a materiali
non convenzionali» in numerose operazioni umanitarie
in territori afflitti da catastrofi: questi alcuni dei motivi
che hanno deciso l’assegnazione. Ban ha progettato,
fra l’altro, alloggi di emergenza in Ruanda, ad Haiti e
nelle Filippine.
Nei pavimenti a terrazzo sono
state inserite, scrupolosamente a mano,
100 000 pietre colorate del Ticino.
Il gioco di luce, vetro e legno
conferisce alla nuova sede di
Tamedia un carattere speciale.
Facts & Figures
Inizio progetto
Gennaio 2009 (domanda di costruzione)
Febbraio 2011 – maggio 2013
Inaugurazione 9 luglio 2013
Superficie utile10 255 m2 (compreso piano
aggiuntivo di Stauffacherquai)
Architetto Shigeru Ban Architects Europe, Parigi
Pianificazione generale Itten und Brechbühl, Berna
Appaltatore generale HRS Real Estate, Frauenfeld
Carpenteria in legno Blumer-Lehmann, Gossau
Lavori
Ascensori
2 ascensori per persone Schindler 5400
1 scala mobile Schindler 2600
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Mobilità
Per la prima volta lo Schindler Award
definisce come area del concorso una
località extraeuropea: la metropoli
della Cina meridionale Shenzen.
Gestiscono il concorso di
architettura Myriam Perret
e il Professor Kees Christiaanse
dell’ETH di Zurigo.
Dopo dieci anni di successi sul fronte europeo, Schindler Award si apre per la prima
volta a livello globale. Fortemente incentrato sul tema mobilità, quest’anno il concorso
di architettura guarda alla metropoli cinese Shenzen.
Mobilità al centro
del Global Schindler Award
TESTO Sibylle Lagler FOTO Julien Vonier / Com
S
chindler ha istituito lo Schindler Award nel 2003, in occasione
dell’Anno europeo dei disabili. Ogni due anni studenti di architettura di tutta Europa affrontano problemi che affliggono quotidianamente le persone con disabilità. Nel 2012, ad esempio, hanno
presentato alcune soluzioni per rendere lo Schützenmatte di Berna
un quartiere accessibile a tutti. Dopo dieci anni ricchi di risultati
positivi, nel 2014 l'ormai rinomato concorso di architettura si muove
in una nuova direzione.
Azienda globale, concorso globale
Finora lo Schindler Award era rivolto solo agli studenti universitari
europei. Essendo un’azienda attiva a livello mondiale, è naturale
che Schindler estenda il concorso a livello globale. Ora possono
­partecipare studenti di architettura, paesaggistica, urbanistica e
­progettazione di tutto il mondo. Anche la giuria in futuro avrà un
carattere più internazionale. Tuttavia, non è ancora stato stabilito in
via ­definitiva chi effettivamente giudicherà i lavori che saranno
presentati quest’an­­no. È noto, invece, il nuovo Management Team
del ­concorso: il Professor Kees Christiaanse, professore ordinario di
­Architettura e urbanistica all’ETH di Zurigo e direttore del Future
­Cities Laboratory a Singapore, e Myriam Perret, assistente di ricerca
e insegnamento per Architettura e urbanistica all’ETH di Zurigo.
Mobilità come fondamento dell’urbanità
In particolare le città in forte espansione, le cosiddette «Future
Cities», dovranno affrontare la questione sempre più pressante di
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come muoversi efficacemente in un ambiente urbano che sia il
più possibile privo di barriere architettoniche. Pertanto il Global
Schindler Award pone come tema centrale la mobilità. «La mobilità
è una condizione fondamentale per la nascita e il funzionamento
delle città del XXI secolo. Di fronte alle sfide che ci pone il futuro
urbano, dobbiamo reagire adottando un approccio interdisciplinare
che integri mobilità e urbanistica», afferma Myriam Perret, sottolineando l’importanza di questa tematica.
La prima edizione del concorso globale sarà dedicata a un’area di
Shenzhen. Situata nella Cina meridionale, al confine con Hong Kong,
Shenzen è una delle metropoli cinesi con il tasso di crescita più
elevato. «L’Asia è teatro di processi di urbanizzazione estremamente
veloci, che da un lato aumentano la densità dei centri cittadini e
dall’altro creano quartieri con un’organizzazione complessa. Vediamo
Shenzhen come il simbolo di questi processi: una città in cui sviluppi
come addensamento, espansione e potenziamento o rinnovo delle
infrastrutture si verificano contemporaneamente», precisa il Professor
Kees Christiaanse, per spiegare la scelta dell’area oggetto del concorso.
Alla ricerca di soluzioni sostenibili
Questa primavera, durante un semestre di ricerca presso l’ETH di
Zurigo, il Professor Kees Christiaanse e Myriam Perret definiscono,
insieme a 24 studenti, l’impostazione generale del concorso,
analizzando i molteplici aspetti di Shenzhen nel corso di un laboratorio e visitando la città per 10 giorni. «Sia il laboratorio sia il viaggio
Global Schindler Award
Il
Global Schindler Award è un’iniziativa nata dalla
collaborazione fra il Gruppo Schindler, il Politecnico federale
di Zurigo e il Future Cities Laboratory di Singapore.
Date del concorso
Da febbraio a luglioSemestre
Marzo 2014
1° agosto 2014
15 novembre 2014
31 gennaio 2015
1° trimestre 2015
di ricerca sull’argomento
con 24 studenti dell’ETH di Zurigo
Viaggio studio di 10 giorni a Shenzhen
Apertura del concorso
Chiusura iscrizioni
Termine di consegna dei progetti
Conferimento dei premi alla Schindler Award Ceremony
Maggiori informazioni
www.schindleraward.com, Andrea Murer, Project Manager Schindler Award,
telefono +41 41 445 31 75, [email protected]
sono organizzati insieme agli esperti del Future Cities Laboratory.
Inoltre collaboriamo con il governo e con altri attori di Shenzhen per
raccogliere dati e valutare la rilevanza dei diversi temi», spiega Myriam
Perret. Secondo il Professor Christiaanse, una sfida particolarmente
impegnativa per i partecipanti di quest’anno sarà «gestire i rapidi processi di urbanizzazione. Inoltre, i progetti dovranno rispondere alla
domanda di una maggiore densità e reagire alla necessità di modelli
urbani più sostenibili». n
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Servizio
Elevate prestazioni
sul «Top of Europe»
Un elicottero ha trasportato il verricello
riparato alla piattaforma panoramica
dello Sphinx, dove i montatori di
Schindler lo hanno installato in meno
di un giorno.
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Le montagne e i ghiacciai dello Jungfraujoch offrono un panorama unico e trasmettono una sensazione
magica: una sosta in questo luogo è un «must» per (quasi) ogni turista in visita in Svizzera. Particolarmente
impressionante è la vista a 360° dalla piattaforma panoramica della roccia dello Sphinx, resa accessibile
esclusivamente da due ascensori di Schindler, che sono sottoposti a un carico elevato e costante e devono
garantire la massima affidabilità. Quando l’autunno scorso uno dei due si è arrestato, è stato richiesto
l’intervento di Schindler Berna.
Testo Beat Baumgartner Immagine Silvano De Matteis
O
gni anno 800 000 visitatori da tutto il
mondo ammirano l’affascinante panorama alpino sul Jungfraujoch, a 3454 m
s.l.m. Il passo è circondato dalle spettacolari
cime innevate dell’Oberland bernese e ai
suoi piedi, sul sul versante verso il Vallese, si
trova lo straordinario paesaggio glaciale e
nevoso del­l’Aletsch, che, con una lunghezza
di 23 km, è il più grande ghiacciaio delle
Alpi. Ormai solo pochi visitatori raggiungono la cima utilizzando ancora corda, piccozza e attrezzatura da arrampicata. Da 100 anni (1912) la Ferrovia della Jungfrau li trasporta comodamente in 50 minuti dalla
stazione a monte Kleine Scheidegg della linea Wengernalpbahn
attraverso tornanti arditi e gallerie chilometriche fino alla più alta
stazione sotterranea d’Europa, il «Top of Europe». Nelle stazioni
intermedie Eigerwand e Eismeer i treni sostano per qualche minuto per consentire ai visitatori di ammirare dai finestrini l’affascinante panorama montano. Oggigiorno circa due terzi dei visitatori
provengono dall’Asia, in particolare dalla Cina, dall’India e dal
Giappone.
Il Jungfraujoch offre un ampio ventaglio di attrazioni per turisti:
è possibile ammirare le sculture del palazzo di ghiaccio, visitare la
mostra sul patrimonio dell’umanità o vedere un video sul panorama
della regione della Jungfrau. Dal 2012 esiste anche il percorso sotterraneo «Alpine Sensation», che consente ai visitatori di acquisire
informazioni sullo sviluppo turistico delle Alpi e sulla storia delle
Ferrovie della Jungfrau, attraverso documenti e oggetti originali.
Gli sportivi invece possono fare un’escursione di un’ora sul ghiacciaio fino al rifugio Mönchsjochhütte oppure divertirsi nel Fun Park
con gli sci, lo snowboard o la slitta.
Tuttavia, la maggiore attrazione sul «Top of
Europe» è la piattaforma panoramica dello
Sphinx, accanto alla stazione a monte,
aperta al pubblico nel 1996. A 3571 metri
di altezza i visitatori possono godere di una
vista unica a 360° in qualsiasi condizione
meteorologica. Già nel 1894, dopo il permesso di costruzione della Ferrovia della
Jungfrau, il pioniere delle ferrovie di montagna Adolf Guyer-Zeller aveva promesso di
erigere una stazione di ricerca sullo Jungfrau­
joch, che tuttavia è stata aperta appena nel 1931. Nel 1937 è stato
realizzato l’osservatorio dello Sphinx con un telescopio di 76 cm,
sul quale nel 1950 è stata costruita una cupola per osservazioni
astronomiche, visibile da lontano.
Una delle stazioni meteorologiche più moderne al mondo
Attualmente la stazione meteorologica sulla cima estrema è una
delle più moderne al mondo. Ogni 10 minuti trasmette automaticamente i dati di circa 25 elementi atmosferici alla Centrale meteorologica svizzera a Zurigo. Nonostante l’automatizzazione, ancora
oggi due ricercatori (e un cane), sostituiti ogni 10 giorni, prestano il
loro servizio nella stazione meteorologica più alta d’Europa, che è
quindi sempre dotata di equipaggio.
Fin dall’inizio, lo spuntone roccioso dello Sphinx non non solo era
utilizzato dalla stazione di ricerca come osservatorio, ma era anche
un punto panoramico molto gettonato. Dal 1937 un ascensore
nostalgico trasportava turisti e ricercatori fino in cima, attraverso un
vano di 112 metri, scavato nella roccia di permafrost, alla modesta
velocità di un metro e mezzo al secondo. Con l’incremento dei visitatori aumentò anche la frequenza di corse dell’ascensore anti- c
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Servizio
Il montatore di Schindler
durante l’installazione del
rullo di deviazione riparato.
Tutto doveva avvenire
in tempi brevi.
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200 milioni di franchi
per il progetto del secolo
c quato, trasportando fino a 1500 persone al giorno:
«un vero e proprio collo di bottiglia» ricorda Andreas
Wyss, che dal 1987 è responsabile tecnico di tutti gli
impianti e dell’infrastruttura dello Jungfraujoch, alla
quale nel frattempo si sono aggiunti anche 16 ascensori di Schindler. Nei lavori di ampliamento del 1996,
due ascensori a elevate prestazioni di Schindler hanno
permesso l’alleggerimento e l’aumento di capacità
tanto agognati. Questi impianti, insieme a quelli del
Prime Tower, rientrano tuttora tra gli ascensori più
­veloci della Svizzera, con una velocità di 6,3 metri al
secondo, trasportando fino a 1200 passeggeri all’ora.
Da allora, le estenuanti attese dei turisti davanti al­
l’ascensore fanno parte del passato. Tuttavia, i due
ascensori dello Sphinx circolano in particolari condizioni. Il vano dell’ascensore viene raffreddato per non
compromettere la stabilità delle pareti nel permafrost.
Questi due impianti e l’ascensore nostalgico sono gli
unici accessi alla piattaforma panoramica e all’osser­
vatorio. Non esistono scale di emergenza. Nell’alta
stagione arrivano giornalmente allo Jungfraujoch
5000 visitatori, la maggior parte dei quali vuole salire
sulla piattaforma panoramica. Un guasto in questo
­periodo può comportare una situazione molto spiacevole.
Abbreviare il viaggio fino allo Jungfraujoch e migliorare
l’attrattiva del comprensorio sciistico Kleine ScheideggMännlichen: questo è l’obiettivo del progetto di 200 milioni
di franchi per una nuova cabinovia, promosso dal gruppo
Ferrovie della Jungfrau e dalla cabinovia Grindelwald-Männlichen (GGM).
Una cosiddetta funivia a V dovrebbe collegare la stazione a
valle della cabinovia Grindelwald-Männlichen al Männlichen
e alla stazione Eigergletscher della Ferrovia della Jungfrau.
Con la sostituzione della funivia del Männlichen, il tracciato
della linea verrà solo leggermente adattato. Per il ghiacciaio
dell’Eiger le Ferrovie della Jungfrau costruiranno una cabinovia completamente nuova, che in 15 minuti trasporterà i
­passeggeri da Grindelwald Grund all’Eiger, su un tragitto
complessivo di 6483 metri. A tal fine è necessario costruire
sette piloni fino a 66 metri di altezza. A Rothenegg verrà
­costruita una fermata della ferrovia dell’Oberland bernese,
dalla quale i passeggeri potranno trasbordare direttamente
sulle ferrovie di montagna. In questo modo il viaggio da
Berna allo Jungfraujoch viene abbreviato di 50 minuti.
Un lavoro eccellente dopo il «worst case»
Venerdì 16 agosto 2013 si verificò proprio questo
scenario: il cuscinetto orientabile di un rullo di deviazione si ruppe e fu necessario fermare uno dei due
ascensori in via d’emergenza. Wyss era molto preoccupato, poiché davanti all’unico ascensore funzionante si formavano lunghe code e alcuni turisti dovevano aspettare più di un’ora per la salita o la discesa.
Presso Schindler gli promisero che il problema sarebbe stato affrontato il lunedì successivo, poiché a
Ebikon, a causa di un ponte, nessuno lavorava. Tuttavia Wyss insistette per una riparazione ­urgente e
Schindler Berna mobilitò all’istante tre riparatori, uno
dei quali dovette persino rientrare dalle vacanze.
Sabato i tre esperti furono trasportati in elicottero
allo Jungfraujoch. Smontarono il pezzo difettoso e
lo portarono a valle con la ferrovia e poi con l’autocarro a Ebikon, dove tra lunedì e mercoledì fu riparato
in modo competente. Giovedì 22 agosto, alle prime
luci dell’alba, il pezzo fu ritrasportato sul monte in
­elicottero. Alle 17 dello stesso giorno la riparazione
era terminata e i tecnici di Schindler potevano dirsi
soddisfatti. Anche Wyss era molto contento: «I riparatori di Schindler hanno fatto un lavoro eccezionale». n
La tabella di marcia è ambiziosa, poiché la concessione
della cabinovia Grindel­wald – Männlichen scade nel 2016,
dopodichè dovrebbe entrare in funzione la nuova cabinovia
per otto persone. Tuttavia, il progetto deve superare ancora
alcuni ostacoli, visto che il tracciato della linea attraversa
27 terreni di proprietà. Inoltre, i comuni di Grindelwald e
­Lauterbrunnen devono ancora votare il progetto e anche
la Protezione della natura e del ­paesaggio riveste un ruolo
decisionale determinante.
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17
Costruire e rinnovare
«Non siamo
solo un hotel di lusso»
Completamente rinnovato, il Park Hotel Vitznau infonde nuova vita alla lunga tradizione
svizzera della ricettività di alto livello. Ora la struttura è concepita per rinnovare contenuti e
offerte, e creare per gli ospiti un valore aggiunto.
TESTO Stefan Doppmann FOTO Klaus Lorke /Julien Vonier /Albert Zimmermann
D
alle suite del Park Hotel Vitznau si ammira una
vista mozzafiato su vette alpine ricoperte di neve
e su versanti scoscesi a picco sul lago. È questa eccezionale posizione che da centinaia di anni attira turisti
da tutta Europa sulle sponde del Lago dei Quattro
Cantoni. E anche a un anno dalla riapertura di questa
tradizionale struttura, che negli anni della Gründerzeit
ha contribuito a portare al massimo splendore il settore alberghiero di lusso in Svizzera, l’ineguagliabile
panorama esercita ancora lo stesso magico fascino.
18
Una visione da seguire
Anche se molto è uguale a prima, a Vitznau il Park
Hotel vuole reinventare la ricettività di alto livello.
«Siamo un normalissimo hotel di lusso – e contemporaneamente qualcosa di più», spiega il General Manager Urs Langenegger. La POK Pühringer, proprietaria
del Park Hotel, persegue una visione: riunire sotto
uno stesso tetto mondi molto diversi come l’industria
alberghiera, la riabilitazione medica, la scienza finanziaria e la cultura.
Un’opera d’arte in vetro,
l’ascensore per persone Schindler
all’interno dell’hotel.
Il Park Hotel di Vitznau,
un castello da fiaba in una
magnifica posizione sul
Lago dei Quattro Cantoni.
Tant’è vero che all’hotel è annesso un centro di riabilitazione neurologica, volto ad aiutare con gli approcci
terapeutici più moderni la guarigione di pazienti che,
ad esempio, devono riprendersi da un ictus. Il servizio
alberghiero di prima qualità e il suggestivo paesaggio
naturale servono per stimolare il processo di guarigione. A sua volta la clinica contribuisce a estendere a
tutto l’anno quell’attività che prima della ristrutturazione era tipica della stagione estiva.
Fondi per la ricerca
All’interno del Park Hotel Vitznau dovrebbe nascere
un centro di ricerca, il Research and Innovation Center «RIC» Lake Lucerne, finanziato soprattutto dalle
società del gruppo Pühringer, da fondazioni vicine
al gruppo e dalla famiglia Pühringer. La ricerca si occuperebbe di diverse questioni riguardanti i c
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19
Costruire e rinnovare
A ogni suite dell’albergo
è stato dato un volto
diverso ed è stato associato
un determinato tema.
Vogliamo mettere i nostri ospiti
a contatto con nuovi contenuti che
non si aspettano certo di trovare
in un albergo.»
Urs Langenegger, General Manager
del Park Hotel Vitznau.
s­ ettori della medicina, della teoria finanziaria e del­
l’economia aziendale. In particolare, il gruppo Pühringer vuole approfondire la comprensione dei mercati
­finanziari e avvicinare teoria e pratica. Non mancherebbero collegamenti interdisciplinari per acquisire
­ulteriori elementi d’informazione.
c
Suite dal design personalizzato
In sostanza, nel Park Hotel Vitznau la fondazione nonprofit P&K Pühringer vuole unire «Health & Wealth»,
ossia benessere e salute, e al contempo creare nuovi
valori per la società. «Anche gli ospiti che sono solo
alla ricerca di un po’ di relax dovrebbero trarre ispirazione da questa idea», spiega Urs Langenegger.
Proprio per dare spazio all’ispirazione, a ogni suite
dell’albergo è stato dato un volto diverso ed è stato
associato un determinato tema. Per le suite sul
mondo della finanza, ad esempio, hanno influito profondamente eminenti economisti come William
Sharpe e Joseph Schumpeter. Nei corridoi sono stati
disposti pannelli contenenti informazioni su ogni argomento. Altre camere sono dedicate a pittura, mu-
20
sica e teatro, e anche alla cultura gastronomica e al
vino sono stati consacrati degli spazi. Solo a Vitznau
esistono suite che omaggiano i Piccoli Cantori di
Vienna o il famoso Château d’Yquem di Bordeaux.
A contatto con il nuovo
Oltre che sul nutrimento dell’intelletto, ovviamente
la struttura punta molto anche sul benessere del
corpo. Già il primo anno, lo chef Nenad Mlinarevic del
ristorante Focus dell’hotel è stato premiato con una
seconda stella. E nella cantina sono riposte 32 000
bottiglie di vini pregiati provenienti da tutto il mondo,
tra cui rarità particolarmente esclusive. Per il piacere
dell’anima, invece, è presente una generosa area spa
e benessere.
«Vogliamo convincere i nostri ospiti offrendo con passione un servizio di qualità. Contemporaneamente,
però, vogliamo anche metterli a contatto con nuovi
contenuti che non si aspettano certo di trovare in un
albergo. Tutti gli spazi del Park Hotel riservano una
sorpresa e invitano a riflettere – ma anche a godersi
momenti piacevoli», svela Urs Langenegger. n
I dipinti nei tre
vani degli ascensori
dell’hotel rispecchiano
i temi dei vari piani.
Facts & Figures
1903 J osef Anton Bon, nativo di Bad Ragaz e uno dei pionieri della ricettività
svizzera, inaugura il Park Hotel dopo tre anni di lavori. L’antica Pension
Pfyffer, costruita nel 1867, viene integrata nella nuova struttura.
2009 La Püringer POK compra il Park Hotel
dall’industriale tedesco Rudolf August Oetker.
2013Dopo quattro anni di chiusura, il Park Hotel viene riaperto:
completamente rinnovato, ampliato e con una nuova concezione.
Ascensori 8 impianti nuovi e 5 sostitutivi: 2 Schindler 5400, 11 Schindler Custom Design,
tra i quali 9 ascensori in vetro, di cui 3 con accesso ad angolo
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21
Focus: clienti
Siegfried si prepara al salto
La piccola società farmaceutica Siegfried, fondata nel 1874, ha un anno in più del Gruppo Schindler.
Negli ultimi anni si è trasformata con successo da classica società farmaceutica in azienda fornitrice. Invece di
produrre i propri medicinali, ora rifornisce le grandi aziende del settore. Attualmente sta investendo molto
sul mercato asiatico.
Text Roman Schenkel Bild Manuel Rickenbacher
P
ulita, industriale, trasparente: l’architettura
dell’industria farmaceutica ha uno stile proprio.
Non la si trova solo nel centro dell’industria farma­
ceutica svizzera, come nel Novartis Campus o sulla
Roche Tower a Basilea, ma anche a Zofingen, nel
Cantone di Argovia, ai margini del cluster farmaceutico della Svizzera nord-occidentale. La sede centrale
di Siegfried si trova proprio accanto alla stazione.
Sulle finestre dell’edificio ospitante i laboratori, una
costruzione moderna di vetro e acciaio, si rispecchiano le sedi produttive e amministrative. Nelle
­vicinanze sono in corso i lavori per la costruzione
di un ulteriore stabilimento di produzione e due sedi
di uffici con una facciata in alluminio e vetro.
22
Quotata in borsa dal 1973
Dall’attività avviata nel 1873 nella farmacia Pfauen
di Benoni Siegfried a Zofingen si è sviluppata una società operativa in tre continenti. Accanto a Zofingen,
Siegfried ha sedi a Pennisville (New Jersey / Stati Uniti),
Irvine (California / Stati Uniti), sull’isola mediterranea
di Malta e a Nantong in Cina. Attualmente la società
farmaceutica, quotata in borsa dal 1973, conta circa
1000 dipendenti. Tuttavia, è inutile cercare sugli scaffali delle farmacie medicinali con il logo Siegfried.
L’azienda di Zofingen non produce più medicinali propri, bensì sviluppa e produce sostanze farmaceutiche
per l’industria della ricerca. Ma non è sempre stato
così: nei suoi primi 120 anni, Siegfried era una classica
Affidabilità
società chimico-farmaceutica attiva nella ricerca. «Era
possibile acquistare i nostri prodotti con il logo Siegfried in farmacia» racconta Peter A. Gehler, responsabile del Corporate Center e membro della
direzione di Siegfried. All’inizio facevano parte del suo
assortimento tinture, sciroppi, cerotti, pomate, distillati, polveri, miscele di tè e alcuni sali in uso in ambito
farmaceutico e tecnico. L’azienda riscosse molto
successo con il Calmitol, un prodotto contro il prurito
di qualsiasi genere, immesso sul mercato nel 1925.
Cambio di strategia negli anni ’90
Nei laboratori ultramoderni,
Siegfried produce principi
attivi e prodotti finiti per altre
società farmaceutiche.
All’inizio degli anni ’90, Siegfried cambiò strategia e
si dedicò alla fornitura all’industria farmaceutica.
L’outsourcing divenne per così dire la sua attività principale. Questa inversione di marcia è riconducibile
fondamentalmente a una valutazione dei rischi.
«Siegfried era troppo piccola per immettere i propri
medicinali sul mercato» afferma Gehler. I costi per lo
sviluppo di nuovi medicinali erano aumentati notevolmente, raggiungendo «oltre un miliardo di franchi
per farmaco». Il rischio per una piccola società farma-
Nelle sedi di Siegfried sono stati installati principalmente ascensori di Schindler. «L’affidabilità è
molto importante per noi» afferma Peter A. Gehler.
Le sedi vengono controllate «ogni settimana» da
partner, clienti o autorità dai Paesi più disparati.
«Deve ­essere tutto impeccabile, anche gli ascensori»
sottolinea Gehler. Siegfried apprezza molto il fatto
che Schindler sia un’azienda Svizzera.
ceutica come Siegfried era diventato troppo alto,
spiega.
Siegfried si separò quindi dalle sue filiali in Germania,
Francia e Messico e rinunciò al commercio al dettaglio
per le farmacie in Svizzera. Nel 2007 vendette anche
il famoso marchio di tè Sidroga. «Oggi produciamo
esclusivamente medicinali brevettati e farmaci generici per terzi sul mercato» afferma Gehler. Nel mercato
della produzione su commessa, che a livello internazionale è stimato intorno a 42 miliardi di euro,
Siegfried è uno degli attori principali. Per conto di c
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23
Focus: clienti
L’azienda Siegfried a Zofingen dispone
di 21 impianti di Schindler, tra i quali
quattro ascensori per persone.
Roche si occupa ad esempio di alcune fasi di pro­
duzione del Tamiflu, uno dei farmaci più venduti.
Nella sede di Zofingen viene prodotto anche il principio attivo per la famosa pillola dimagrante Belviq.
Attualmente Siegfried è anche il maggiore produttore
di nicotina e metadone a livello internazionale.
«Nell’ambito della disassuefazione ci siamo fatti un
nome» afferma Gehler.
c
Nessun ritorno alla produzione propria
L’eredità come società farmaceutica completa rappresenta un grande vantaggio per l’azienda. Tuttavia,
Gehler sottolinea che non è previsto un ritorno alla
produzione propria, poiché l’indipendenza di Siegfried è fondamentale per i suoi clienti. «È importante
non fare concorrenza ai nostri partner sul mercato»,
afferma Gehler. Essi volevano avere la garanzia che
Siegfried non si sarebbe trasformata in concorrente
neanche dopo dieci anni. Per essere ancora più preparata al futuro, attualmente la società investe anche
in Cina. A Nantong, circa 100 km a nord ovest di
Shanghai, Siegfried ha acquistato diritti fondiari in un
parco industriale sulla sponda settentrionale del fiume
Yangtse. L’anno scorso è iniziata la costruzione di un
nuovo impianto di fabbricazione di prodotti chimici.
«Tra tre mesi avvieremo la produzione in questo sito»
afferma Gehler. Attualmente a Nantong lavorano
circa 100 dipendenti di Siegfried; nel 2015 saranno
tre volte tanti. «In Cina avviene tutto in tempi brevi».
Il marchio svizzero: un asso nella manica
Gehler è convinto che lo sviluppo della capacità produttiva in Cina consenta di potenziare significativamente la posizione concorrenziale di Siegfried. «In
questo modo miglioriamo la nostra struttura dei costi
e il nostro accesso al mercato in tutto il mondo» afferma. «Con la diversificazione geografica degli stabilimenti produttivi siamo un partner ancora più attraente per i nostri clienti».
Gli stabilimenti in Svizzera e in Cina verranno armonizzati perfettamente tra loro. «In futuro potremo ripar-
24
tire il lavoro tra i due stabilimenti» spiega Gehler.
Le prime fasi di produzione di un medicinale potrebbero essere svolte in Cina e la finitura a Zofingen.
Questo aspetto è tuttora fondamentale: «Il marchio
Svizzero ha sempre avuto un grande valore sul mercato farmaceutico», afferma e si mostra fiducioso:
«Con il nuovo stabilimento in Cina e l’ampliamento
a Zofingen siamo ben posizionati». I margini dovrebbero migliorare notevolmente nei prossimi anni.
«­Speriamo di fare un bel salto» afferma Gehler.
Numerosi dipendenti stranieri
La dominanza di Novartis e Roche sul mercato svizzero non è uno svantaggio secondo Gehler, anzi:
Siegfried ne può approfittare soprattutto per quanto
riguarda il personale. «Ai livelli dirigenziali abbiamo
molti dipendenti che in precedenza hanno lavorato
a Basilea» afferma. Nonostante Zofingen si trovi ai
margini del cluster farmaceutico della Svizzera nordoccidentale, è facilmente raggiungibile da Basilea.
Siegfried deve ricorrere in larga misura a dipendenti
stranieri: «La Svizzera non è in grado di soddisfare
l’elevata richiesta di chimici e chimici farmaceutici»
afferma Gehler. Accanto ai connazionali, la maggior
parte dei dipendenti provengono dalla Germania.
«Molti dei nostri collaboratori vengono anche dall’Alsazia, dall’Austria, dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti». n
Cosa sarebbe la Svizzera senza Manor,
la più antica e famosa catena di grandi
magazzini del nostro Paese? E cosa
sarebbero i grandi magazzini senza scale
mobili e ascensori? Non stupisce quindi
che Manor e Schindler collaborino
da molti anni, anche perché affondano
le loro radici nello stesso luogo.
Un modello di successo per gli acquisti
Testo Pirmin Schilliger Immagine Julien Vonier
I
l più recente grande magazzino Manor è stato aperto
a Liestal nella primavera del 2013. Su tre piani, i
clienti possono trovare un’ampia offerta, dai cosmetici alla moda e gli accessori fino ai prodotti per la
casa, per i viaggi e multimediali. Inoltre, al pianterreno, in un ambiente mediterraneo, il supermercato
Manor Food vende alimenti per veri buongustai:
verdura e frutta fresca, carne, pesce, vini da tutto il
mondo e pane sfornato sul posto. La più vecchia sede
di Manor, aperta nel 1902 e continuamente rimodernata nel corso degli anni, si trova nella Weggisgasse a
Lucerna. Tuttavia non si direbbe che abbia così tanti
anni. A differenza di Manor Liestal, non ha un reparto
alimentare, ma in compenso il ristorante Manora
all’ultimo piano riserva ai suoi clienti una vista spettacolare.
Emozioni e ispirazioni
«Donnons du style à la vie» è il leitmotiv di Manor.
«Per i nostri clienti significa moda di stile, prodotti innovativi a prezzi accessibili, ispirazioni ed emozioni»
spiega Maurice Calanca, responsabile Marketing e
membro della direzione di Manor SA. Con 64 grandi
magazzini che coprono tutte le maggiori città tra
Appenzello e Ginevra e tra Basilea e Lugano, Manor
è il numero uno incontrastato nel settore e detiene
una quota di mercato di circa il 60%. Inoltre, all’azienda appartengono 33 supermercati ­Manor Food
e la catena di articoli sportivi Athleticum. Il gruppo
Manor di proprietà della holding Maus Frères, c
next floor
25
Focus: clienti
con sede a Ginevra. L’anno scorso, con 10 600
dipendenti, ha realizzato un fatturato di 3 miliardi di
franchi.
Da molto tempo Manor è parte integrante del mondo
dello shopping svizzero. Tra tradizione e modernità, la
catena di grandi magazzini rappresenta un elemento
distintivo della patria. Da un lato il successo è riconducibile ad alcune costanti, come ad esempio la strategia di tenere tutti gli assortimenti importanti sotto
un unico tetto, di fare sempre offerte diverse e al
passo con i tempi, di presentare i prodotti in modo
attraente e di offrire una consulenza e un servizio
completi. «Dall’altro lato investiamo costantemente
nell’attrattiva dei nostri grandi magazzini» afferma
Calanca. Inoltre, la società dimostra sempre flessibilità, fiuto per i trend e potenziale innovativo. Quando
negli anni ’60, con la costruzione dei primi centri
commerciali, è stata decretata la morte dei grandi
c
26
La comodità dello shopping grazie
alle scale mobili e agli ascensori
magazzini, Manor si è addentrata con coraggio nella
tana del leone. Fin dall’inizio, nel centro commerciale
di Spreitenbach, il primo della Svizzera, era presente
­anche un negozio di Manor. Nel frattempo la catena
di grandi magazzini è diventata un locatario di prestigio in molti centri commerciali.
Con una strategia simile, attualmente Manor affronta
le sfide di internet. Invece di lamentarsi della minaccia
del commercio elettronico, l’azienda stessa è diventata un rivenditore online. La piattaforma con i settori
moda, profumeria, giocattoli, sport e vino viene ampliata di continuo. A settembre 2013 Manor è stato il
primo rivenditore al dettaglio della Svizzera a lanciare
un sistema di pagamento elettronico via smartphone.
Rapporto di collaborazione
Che il più vecchio grande magazzino Manor e
Schindler affondino le loro radici nella stessa città può
essere una coincidenza, ma non lo è di certo il rapporto di collaborazione tra le due aziende, poiché è
impensabile che i grandi magazzini siano sprovvisti
di ascensori e scale mobili. Il più vecchio ascensore di
Schindler ancora in funzione presso Manor risale
al 1955 e si trova nel grande magazzino di Murten/
Morat. Le più vecchie scale mobili, risalenti al 1965,
si trovano invece nel grande magazzino di Sargans.
Nell’ambito di un contratto di manutenzione,
Schindler è responsabile già da diversi anni della
­manutenzione e dell’assistenza di tutti gli ascensori
e delle scale mobili di Manor. Soprattutto le scale
­mobili sono molto frequentate e necessitano di una
manutenzione assidua. «Il loro funzionamento ottimale nei grandi magazzini riveste un’importanza
fondamentale» afferma Hans Walser, Key Account
Manager di Schindler. Se una scala mobile in salita
dovesse arrestarsi, il fatturato nei piani superiori
potrebbe ­diminuire in poco tempo del 20%.
Accanto alla manutenzione, Schindler si occupa anche del mantenimento del valore e della modernizzazione degli impianti, un quarto dei quali ha già oltre
trent’anni. Per i progetti di modernizzazione è richiesta soprattutto un’elevata flessibilità oraria. L’anno
scorso alla Manor di Ginevra, un flagship store del
gruppo in rue de Cornavin, sono state sostituite otto
vecchie scale mobili con impianti nuovi, senza mai
interrompere la normale attività di vendita. Il montaggio è avvenuto in un unico fine settimana. Nel 2013
sono state sostituite anche le scale mobili delle sedi di
Friburgo e Locarno. Quest’anno è prevista la modernizzazione del negozio Manor nel Seedamm-Center di
Pfäffikon SZ. n
Intervista a Maurice Calanca, responsabile Marketing e membro della direzione di Manor SA.
next floor: I grandi magazzini Manor hanno più di cento anni di storia. Che emozioni suscita in lei questo
pensiero?
Calanca: Sono fiero di questa azienda e delle ottime prestazioni dei suoi dipendenti. Intere generazioni collegano il nome
Manor allo shopping, allo svago e al diletto.
Quali sono i principali fattori di successo della catena?
Grazie alle sue medie dimensioni,
Manor è in grado di ­soddisfare con
molta flessibilità i desideri e le esigenze dei clienti. Inoltre, la nostra
azienda è ben ­radicata a livello locale
e in molte città della Svizzera è considerata una meta prediletta per lo
shopping. Anche per quanto riguarda
il marketing e la presentazione dei
prodotti percorriamo sempre strade
nuove e diamo prova della nostra capacità di innovazione.
Attualmente il commercio online è in rapido aumento. È una minaccia per i grandi magazzini tradizionali?
Per noi il commercio online rappresenta anche una nuova possibilità di crescita. L’e-Manor e il collegamento tra esperienza
di acquisto online e offline rivestono un’elevata priorità
nella nostra società. Attualmente attraverso il nostro negozio
online, che esiste già dal 2000, vendiamo circa 20 000 articoli.
Il sistema «Click&Collect», attraverso il quale i clienti possono
ordinare un articolo online, farlo arrivare ­gratuitamente
nella filiale da loro desiderata e provarlo, ha ­dimostrato già
da qualche anno la sua efficacia.
Che ruolo rivestono le scale mobili e gli ascensori nei grandi magazzini?
Essi contribuiscono in modo significativo a fare passare ai
­nostri clienti un’esperienza piacevole presso Manor. Sono
­importanti anche gli impianti non visibili al pubblico, nei
­reparti posteriori dei nostri negozi, poiché ci consentono
di lavorare in modo efficiente. Proprio per questo motivo
affidiamo i nostri ascensori e le nostre scale mobili a un
professionista come Schindler.
next floor
27
Focus: clienti
Leica Geosystems è il leader mondiale per le soluzioni e la tecnologia di rilevamento
e di elaborazione di informazioni spaziali. «Misuriamo il mondo di oggi, plasmando quello
di domani» è il motto dell’impresa ricca di tradizioni, che da decenni si affida a Schindler
per i suoi ascensori.
28
Testo Michael Zollinger Immagine Julien Vonier
P
er la costruzione di una casa, di un ponte o di un
aereo o per il disegno di una cartina sono necessarie misurazioni affidabili. Ogniqualvolta è richiesta
la rilevazione, l’analisi e la presentazione di informazioni spaziali, entrano in azione gli apparecchi di Leica
Geosystems. Con quasi 200 anni di storia, l’azienda
garantisce la massima qualità dei suoi prodotti.
Inizialmente, dalle imprese Kern di Aarau e Wild di
­Heerbrugg e dall’azienda tedesca Ernst Leitz Wetzlar
High tech a Heerbrugg:
anche nella produzione
è richiesta precisione.
Misurare il mondo
con Leica Geosystems
GmbH è nato il Gruppo Wild-Leitz. Dopo la scissione
di Leica Camera nel 1996, nel 1997 l'azienda si è
divisa in Leica Geosystems AG e Leica Microsystems.
L’attuale successo di Leica Geosystems si basa essenzialmente sulle continue innovazioni risultanti da
un’intensa attività di ricerca. «In qualità di società internazionale, ha sedi in più di quaranta Paesi e conta
4000 dipendenti in tutto il mondo. Heerbrugg è la
sede principale per la ricerca e lo sviluppo nonché lo
stabilimento di produzione per le nostre soluzioni
high tech» spiega Agnes Zeiner, Director Communications.
Tipici valori svizzeri
Nonostante dal 2006 Leica Geosystems appartenga
al gruppo svedese Hexagon, i valori svizzeri vengono
tuttora coltivati. Siamo conosciuti per l’innovazione,
la qualità, la precisione e l’affidabilità. Sin dalla sua
­fondazione, la nostra società si identifica con questi
tipici valori svizzeri» afferma Zeiner. Vengono sviluppate continuamente innovazioni rivoluzionarie, che
­unificano un’ottica di alta qualità con una robusta
meccanica di precisione, anch’esse tipiche conquiste
svizzere. Tra gli ambiti di utilizzo più frequenti dei
­pro­dotti rientrano il catasto, la topografia, la costruzione e il monitoraggio di infrastrutture e tutti i settori
di costruzione, compresa la moderna costruzione
delle strade. Tre progetti straordinari dimostrano la
capacità di Leica Geosystems di cambiare il mondo.
Monitoraggio dell’ambiente
Immagini aeree ad alta risoluzione, riprese con Leica
ADS40, per la prima volta hanno fornito informazioni in merito alla massiccia riduzione della foresta
pluviale in Sud America. Esse hanno generato un
­consenso internazionale sulla necessità di fermare il c
next floor
29
Focus: clienti
disboscamento di questa foresta. Immagini simili,
r­ ilevate con i sensori di ripresa aerea di Leica Geo­
systems, sono servite alla mappatura della desertificazione in Africa, dell’inquinamento da petrolio davanti
alla costa ­spagnola o dello scioglimento dei ghiacciai
alpini.
Nel 2004, per la prima volta nella storia, è stata misurata con Leica DISTOTM una grotta che supera la profondità massima fino ad allora rilevata di 2000 metri.
Il professore Alexander Klimchouk ha esplorato la
grotta Krubera nel Caucaso occidentale fino a una
profondità di 2080 metri. I distanziometri laser di Leica
Geosystems hanno consentito di aumentare in modo
considerevole l’efficienza e la precisione della misurazione e la sicurezza in questo ambiente inospitale.
Per 1500 anni gli esperti hanno cercato invano di
comprendere il principio costruttivo della basilica di
c
Leica Geosystems e Schindler
Leica Geosystems e Schindler collaborano da
decenni. Nella sede principale a Heerbrugg
sono in funzione ben 13 ascensori. La gamma
comprende un ascensore di rappresentanza
per persone nell’edificio principale, con una
portata di 630 kg e oltre 3000 corse alla settimana, diversi montacarichi e il Schindler 6200
per vani di dimensioni molto
ridotte, installato da poco nell’edificio 42,
dove circa 150 dipendenti montano i cosiddetti dispositivi TPS.
Santa Sofia a Istanbul. La sua gigantesca cupola,
appoggiata solo su quattro pilastri, è alta 56 m e larga
34 m. Con l’aiuto della «high definition surveying
technology» di Heerbrugg è stato possibile trovare
una spiegazione all’incredibile stabilità di questa struttura elegante e brillante.
Attrezzata per il futuro
L’appartenenza al gruppo Hexagon ha ampliato significativamente le possibilità della sede di Heerbrugg
per lo sviluppo di progetti sensazionali come questi.
L’azienda può approfittare di nuovi mercati, di sinergie con le imprese consociate e degli investimenti
di Hexagon nella ricerca e nello sviluppo. «In tal modo
la nostra importante sede di ricerca e sviluppo in
Svizzera viene potenziata e possiamo contare su un
team di ricerca ramificato a livello internazionale»,
sottolinea Zeiner. n
30
I prodotti di Leica
Geosystems coniugano
un’ottica di alta qualità
con una robusta
meccanica di precisione.
Grattacielo
Sulzer torna nel grattacielo
Costruito da Sulzer a Winterthur negli anni Sessanta, è stato per oltre trent’anni l’edificio
più alto della Svizzera. In seguito è stato venduto ed è rimasto vuoto per molto tempo.
Ora Sulzer è tornato nell’imponente grattacielo, che nel frattempo è stato ribattezzato Wintower.
Testo Michael Zollinger Immagine Manuel Rickenbacher
A
Winterthur si è chiuso un cerchio. La storia della città è strettamente connessa a quella del gruppo industriale Sulzer, che
un tempo contava più di 14 000 dipendenti. Il grattacielo Sulzer,
costruito tra il 1962 e il 1966 dagli architetti Suter & Suter e originariamente alto 92,4 metri, era diventato il simbolo di questo prestigio.
Per oltre trent'anni, qui hanno lavorato parecchie centinaia di collaboratori della storica azienda, nota in tutto il mondo per la produzione di pompe e turbine. Nel 1999, dopo la grande crisi di Sulzer,
il grattacielo è stato venduto al magnate immobiliare di Winterthur
Bruno Stefanini, che lo ha ribattezzato Wintower.
Fino alla costruzione e all’apertura del Messeturm di Basilea nel
2003, il Wintower era l’edificio più alto della Svizzera. Da qualche
mese gli ultimi quattordici piani vengono affittati proprio a Sulzer:
sembrerebbe un temporaneo lieto fine per questa storia movimentata.
Una storia ricca di vicissitudini
L'imponente grattacielo, situato in una posizione ottimale, è rimasto
vuoto per anni, poiché non è stato trovato un locatario adatto.
Nel 2003, dopo che l’ultimo affittuario è andato via, l’edificio è
stato occupato da circa 200 attivisti di sinistra. Nel 2005 alcuni
sconosciuti hanno addirittura minacciato di farlo esplodere; fortunatamente si è trattato trattato di uno scherzo di cattivo gusto. Stefanini, il proprietario del Wintower, oggi 89enne, non è uno che si fa
prendere dalla fretta. Markus Brunner, direttore della sua azienda
Terresta Immobilien und Verwaltungs AG spiega: «Il signor Stefanini
non ha mai avuto fretta. Un edificio con una superficie totale di
20 000 metri quadri non è facile da affittare. È necessaria una
strategia chiara e in quel momento la nostra era cercare un locatario
principale a cui affittare almeno la metà della superficie.
Dopo alcuni anni era chiaro che l’amministrazione comunale c
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Grattacielo
Il Wintower a Winterthur
è stato per molto tempo
l’edificio più alto della Svizzera.
Schindler nei
grattacieli svizzeri
Gli impianti di Schindler sono presenti
nei tre edifici più alti della Svizzera. In
quello più alto, il Prime Tower di Zurigo
di 126 metri, otto ascensori trasportano quotidianamente oltre 2000 persone ai loro uffici e al ristorante Cloud.
Il Messeturm di Basilea, che con 105
metri di altezza nel 2003 ha superato
il Wintower di Winterthur, è dotato
di sei ascensori di Schindler. Il Roche
Tower di Basilea, attualmente in
costruzione e progettato dai rinomati
architetti Herzog & de Meuron,
avrà 39 piani e misurerà 178 metri
di altezza. Entro l’autunno del 2015
Schindler vi installerà un totale di
14 ascensori Schindler 7000. Come
altri grattacieli, anche quello di Roche
a Basilea sarà provvisto del controllo
delle chiamate di destinazione PORT.
La nuova generazione del sistema
di gestione del traffico di Schindler
riconosce i passeggeri attraverso il
badge e li conduce all’ascensore che
li trasporta a destinazione nel tempo
più breve.
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Thomas Kistler, Team­
leader Infrastructure
Projects presso Sulzer,
è ancora colpito dal
­panorama. A sinistra:
i sei ascensori di
Schindler.
c e AXA Winterthur non avevano intenzione di tras­ferirvisi. Il signor
Stefanini sarebbe stato molto favorevole a questa soluzione». Dopo
il no della città è stato necessario ripartire quasi da zero. Attualmente AXA Assicurazioni costruisce nelle vicinanze il ­cosiddetto Superblock, dove si trasferirà presto anche l’ammini­strazione comunale di Winterthur.
Sostituzione degli ascensori
Tra il 2005 e il 2009 il Wintower è stato completamente rinnovato e
sono stati aggiunti due piani e una terrazza, raggiungendo l’altezza
di 99,7 metri. Alla fine del 2006 sono stati sostituiti anche gli ascensori. È stato installato un gruppo di sei ascensori Schindler 7000,
due dei quali destinati sia a persone sia ai vigili del fuoco. I nuovi
piani e la terrazza, con una vista mozzafiato sulla città e sulle Alpi,
sono resi accessibili da un ascensore idraulico. Il gruppo di sei impianti è provvisto del controllo delle chiamate di destinazione e ha
una velocità di 4 m/sec. Negli ultimi anni sono stati sottoposti a una
manutenzione regolare e messi in funzione per prevenire danni dovuti al non utilizzo.
Posti di lavoro attraenti e ambiente motivante
Klaus Stahlmann, CEO di Sulzer, il cui ufficio ora si trova al 23° piano,
ha promosso il trasloco, consapevole dell’importanza del­l’edificio
storico per i dipendenti di più lunga data di Sulzer e la città.
«Per alcuni i primi giorni nel grattacielo sono stati momenti molto
nostalgici, poiché vi avevano lavorato in passato o si ricordano
dell’edificio dalla loro infanzia. Altri invece apprezzano semplicemente la luminosità e la freschezza della nuova infrastruttura» afferma Thomas ­Kistler, team leader Infrastructure Projects. Accanto
al suo lavoro nel settore IT, attualmente è responsabile del facility
management della nuova sede per conto di Sulzer. Lui stesso ogni
mattina è contento di recarsi al suo posto di lavoro nell’edificio e si
entusiasma per la vista spettacolare.
Le finiture interne sono state realizzate in base alle richieste di
­Sulzer. Visitando l’edificio, a ogni piano saltano all’occhio le piacevoli zone di incontro con tavola calda e aree snack e gli spazi lavorativi stimolanti. Queste zone comuni sono volte a favorire le relazioni
informali tra i dipendenti. Secondo Kistler il raggruppamento delle
diverse sedi facilita la comunicazione e accorcia le distanze. Inoltre,
il trasloco è stato anche un’occasione per esaminare i temi di acquisto in relazione alle sedi. Nonostante l’attuale fase di ristrutturazione, il trasloco è stato accolto positivamente dalla maggior parte
dei dipendenti. Attualmente circa 260 persone lavorano nel Wintower. Diverse centinaia di dipendenti continuano a lavorare nelle tre
sedi di Oberwinterthur.
Spazio libero per uffici
I piani dal 12° al 25° sono occupati da Sulzer. Altri quattro piani vengono utilizzati come deposito dalla Fondazione per l’arte, la cultura
e la storia di Stefanini. Anche Wintower AG, in qualità di proprietaria del terzo grattacielo della Svizzera, appartiene a questa fondazione, mentre Terresta Immobilien- und Verwaltungs AG, con più
di 4000 immobili in diverse città svizzere, appartiene al 100% a
­Stefanini. Quest’ultimo è molto felice che Sulzer sia tornato, afferma
Brunner, il direttore di Terresta. «Ora cerchiamo ancora un locatario
che intenda affittare almeno cinque piani». n
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Storia
L’ascensore è il cuore del «Fortino di Magletsch» della Seconda Guerra Mondiale, che da 20 anni è utilizzato
dall’Esercito Svizzero come alloggiamento truppe. Il lift porta i visitatori dell’impianto, che è classificato
come monumento storico di interesse nazionale, alla parte museale allestita nel 1999. Da poco il vecchio
ascensore è stato sottoposto a un risanamento generale.
Fortino di Magletsch – Il mondo nascosto di Oberschan
Testo Michael Zollinger Immagine Manuel Rickenbacher
P
er oltre mezzo secolo la vita all’interno delle possenti masse
rocciose che dominano la valle del Reno era segretissima, anche
per chi, come Hans Eggenberger, è cresciuto a Oberschan. Fino a
metà degli anni '90 non sapeva nulla di esatto del mondo sotterraneo che si trova al di sotto del suo villaggio di montagna. «Da ragazzo me ne andavo per i boschi e notavo che si costruiva qualcosa.
Ma nessuna delle mie domande di allora aveva mai trovato risposta!». L’attuale presidente dell’Associazione fortino dell’artigleria di
Magletsch (AFOM) ricorda gli anni dell’inizio della Seconda Guerra
Mondiale, quando il fortino venne costruito: «Con il tempo ho
capito che semplicemente non se ne parlava. Anche perché non se
ne poteva parlare!».
All’interno del fortino ci sono ancora delle scritte che ricordano il
rigoroso obbligo del silenzio («Chi non tace, nuoce alla Patria!»).
­Valeva anche per i montatori e gli uomini dell’assistenza di Schindler,
che avevano realizzato e si occupavano della sua manutenzione:
prima di mettere piede nell’impianto militare dovevano firmare una
dichiarazione di riservatezza.
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La situazione internazionale ne ha cambiato l'uso
Nel 1995 le postazioni di artiglieria nella parte superiore del fortino
sono state smantellate: da allora l’Esercito utilizza soltanto la parte
inferiore dell’impianto, alla stregua di ordinaria caserma. Lo spiritoso cartello con quattro stelle e la scritta «Grand Hotel Magletsch»
all’ingresso principale lasciano intendere che la situazione internazionale non è più tesa come un tempo. Dove prima si accumulavano
munizioni a tonnellate, oggi si trova un percorso museale
che illustra e documenta in modo emozionante la vita del fortino.
Talvolta il visitatore viene sorpreso da una gag come un soldato
che russa fragorosamente nella sala dormitorio oppure il sensore di
movimento che emette un energico latrato non appena qualcuno
si avventura troppo in basso nelle gallerie secondarie. «È il nostro
‹cane da guardia›: controlla che i gruppi di visitatori rimangano
­sempre uniti» spiega Hans Eggenberger con un furbo sorriso.
Negli ultimi 15 anni l’ex insegnante di fisica della scuola cantonale di
Sargans ha reso vivibile questo mondo sotterraneo nascosto.
Anch’egli ha dovuto attendere quasi la pensione prima di poter
Il fortino di Magletsch
Con i suoi quattro chilometri di gallerie, il fortino dell’artiglieria
di Magletsch costituiva il pilastro angolare nord-orientale della
fortificazione di Sargans. Concepito per 381 uomini, veniva
sorvegliato e difeso esternamente da un numero doppio di fanti.
Il fortino accoglieva, fra l’altro, anche un ospedale militare con
64 posti letto.
Hans Eggenberger, presidente dell’Associa­
zione Fortino d’artiglieria di Magletsch
Vista vano dell’ascensore rinnovato,
che unisce i due livelli del fortino.
Nell’immagine esterna a sinistra figura
uno dei tre cannoni a torretta
(con capanno di mimetizzazione).
entrare nel «suo» fortino: è stata un’esperienza che
ha dato risposta a domande vecchie di decenni; e certamente un momento decisivo per il nuovo futuro
del vecchio fortino. Hans Eggenberger ha fondato nel
1999 l’Associazione fortino dell’artiglieria di Magletsch e, insieme ai suoi compagni di lotta dell’AFOM, ha creato il museo, che conta numerosissimi visitatori: ogni anno sono 4000 le persone che vengono
accompagnate attraverso il vecchio impianto militare
(vedi box).
Salita a un cannone
a torretta da una scala
di circa 40° di pendenza,
con montacarichi per
munizioni sul lato sinistro.
Nuovo compito per un vecchio ascensore
Molte di loro apprezzano l’ascensore che si trova nel
cuore del fortino e collega i due livelli del sotterraneo.
In passato questo collegamento verticale serviva in
primo luogo per le munizioni e altri materiali. Per arrivare al livello superiore dell’impianto, gli artiglieri
dovevano muoversi con le proprie forze attraverso
una galleria obliqua.
Con il risanamento della primavera 2013, l’ascensore
storico ha inaugurato un nuovo futuro: comandi e
motore corrispondono ora agli attuali standard tecnologici e i montatori Schindler hanno rinnovato le parti
mobili con grande amore per i dettagli. Inoltre, dopo
l’installazione di una porta di chiusura della cabina,
l’ascensore soddisfa le attuali norme di sicurezza e ora
è perfettamente idoneo al trasporto di persone.
«È stato un lavoro molto ambizioso, perché questo
ascensore è un vero ‹pezzo da museo›, di cui ormai
non ci sono più molti esemplari in giro. Inoltre, la collocazione è tutt’altro che usuale» spiega Martin Fiechter. L’ingegnere di vendita Modernizzazione presso
Ascensori Schindler SA San Gallo conclude ammiccando: «Per contro, la nostra squadra ha avuto meno
difficoltà a entrare nel fortino rispetto ai tempi del
segreto militare!» n
Nella Seconda Guerra Mondiale aveva scorte alimentari sufficienti per un mese, durante la «Guerra fredda» degli anni '50
e '60 del secolo scorso l’autonomia era di due mesi. L’approv­
vigionamento di acqua in caso di emergenza era garantito da
due serbatoi che contenevano 1,6 milioni di litri di acqua sorgiva,
tre gruppi elettrogeni di emergenza alimentati a gasolio (da 300
CV) garantivano l’erogazione autonoma di energia elettrica.
In caso di necessità, le scorte di 200 000 litri di gasolio avrebbero
consentito un’autonomia di oltre tre mesi. Nel 1995 il fortino
fu disarmato e da allora viene utilizzato dall’Esercito svizzero
come alloggiamento truppe per corsi di ripetizione e dislocazione
di scuole reclute.
Dal 1° luglio 2000 l’Associazione fortino dell’artiglieria di Magletsch accompagna i visitatori lungo la sezione artiglieristica
dell’impianto. L’Associazione conta in totale 460 membri; dalla
sua fondazione ha investito un milione di franchi e devoluto a
­titolo gratuito 62’000 ore di lavoro per la conservazione del­
l’impianto e l’allestimento dell’esposizione. Le visite si svolgono
tutto l’anno su appuntamento e sono studiate per gli specifici
­visitatori.
Per maggiori informazioni: www.afom.ch, [email protected], telefono 081 783 26 11
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International Commerce Centre, Hong Kong
Noi vi mettiamo in moto.
A Paradiso e nelle non immediate vicinanze.
Ogni giorno un miliardo di persone utilizza gli ascensori, le scale
mobili e le innovative soluzioni di mobilità Schindler. Al nostro
successo contribuiscono 48 000 collaboratori in tutti i continenti.
www.schindler.ch