Passare al biologico perchè no

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Passare al biologico perchè no
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LIBERTÀ
domenica 30 ottobre 2016
Agricoltura
Anche quest’anno le mostre zootecniche
della Fiera di Cremona parlano piacentino
Più di 400 bovini alla kermesse, otto gli stand delle nostre aziende, tre quelle in gara
Frisona, è piacentina la vincitrice della Mostra Nazionale di Cremona
Il podio di
“miss Frisona”
alla Fiera
di Cremona
◗◗ E’piacentina la vincitrice della Mostra Nazionale
razza Frisona Italiana di Cremona, organizzata
dall’Ana nella cornice delle Fiere Zootecniche
Internazionali di Cremona. La più bella a slare nel ring
di CremonaFiere - secondo il giudice Marco Ladina - è
Hallow Atwood Twizzle dell’Allevamento Nure Società
Agricola di Piacenza. La‘Miss Frisona’si è aggiudicata
anche il premio per la migliore mammella nella
anni) che da tre anni partecipa alla manifestazione con bovine di
razza Frisona e Jersey, ricavando
ottimi risultati.
Anche quest’anno infatti le vacche jersey piacentine hanno mietuto successi sui ring: l’azienda
Moschini ha infatti espresso la
categoria Vacche Adulte, mentre l’Allevamento Nure si
è aggiudicato il premio Primo Espositore con 66 punti.
Hallow Atwood Twizzle (la prima a destra nella foto) ha
preceduto sul podio Du Bon Vent Inkapi
(dell’Allevamento Beltramino di Buriasco, in provincia
di Torino) e Jomagro Goldwyn Jasmin (di Errera
Holsteins di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova).
campionessa riserva per le vacche
adulte e si è meritata una menzione d’onore per le vacche giovani.
«Dietro questi risultati - spiega Luca - si cela un impegno notevole,
verso il quale ci spinge solo la passione: d’altra parte in un momento così difficile in termini di mer-
Passare al biologico: perché no?
Un convegno a Cremona ha fatto il punto sulle modalità di transizione
implementare un filiera biologica. Un obiettivo che pare interessare diversi allevatori e che la
Fiera di Cremona ha affrontato
con un workshop che ha visto
tra i relatori il ricercatore piacentino Paolo Bani, attivo all’Istituto di Zootecnica dell’Ateneo
di San Lazzaro e coinvolto in prima persona da oltre un anno in
un progetto finanziato dal Ministero delle risorse agricole e forestali intitolato “VaLatteBio” e
portato avanti dall’Istituto piacentino in partnership con diversi enti di ricerca - che ha l’obiettivo di valutare, anche attraverso prove sperimentali, le criticità e la convenienza economica del passaggio dall’agricoltura
convenzionale a quella biologica per aziende dotate di allevamenti di vacche da latte.
Il tema estremamente interessante pone diversi interrogativi
tra cui quello relativo all’apporto
proteico: alla zootecnia biologica da latte infatti mancano proteine per l’alimentazione animale.
Tra le varie possibilità vi è
quella - discussa da Bani - di ricorrere a un maggiore utilizzo
delle leguminose foraggere, che
potrebbero costituire una soluzione. Oggi - ha chiarito il ricercatore - l’apporto proteico si basa su farine proteiche biologiche, che sono caratterizzate da
prezzi elevati e volatili, disponibilità irregolare e la cui qualità
non è sempre garantita. In questo senso le soluzioni possono
essere ricercate nella autoproduzione di proteaginose quali il
pisello e il favino oppure nel ricavo di maggior apporto proteico dai foraggi: quindi mentre nel
primo caso serve una maggiore
integrazione di filiera, nel secondo la strada sta nel produrre più
medica e utilizzarla al meglio.
La medica che è la foraggera
più tradizionale per antonoma-
abbiamo portato sette bovine, di
cui due jersey. Da tempo infatti
nella nostra azienda si allevano
questi animali meravigliosi. Il loro
latte offre interessanti caratteristiche in termini di percentuali di
grasso e proteine, ma nel farcele
prediligere non è secondaria la loro docilità e il loro splendido aspetto». Come per ogni mostra,
tutti gli espositori hanno dovuto
affrontare un lavoro di preparazione non piccolo per far giungere
gli animali in forma per la rasse-
gna: «Al di là del discorso economico, preparare gli animali per una mostra - spiega ancora il giovani Moschini - rimane un lavoro
molto gravoso che richiede competenze e capacità. Per questo
quest’anno ci siamo affidati ad un
giovane specialista irlandese,
giunto appositamente nella nostra azienda già una decina di
giorni prima della mostra, che ha
seguito le bovine e le ha condotte
in fiera».
Claudia Molinari
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Cremona - Passare al biologico e
cato noi allevatori dobbiamo pur
prenderci qualche soddisfazione!».
E che cosa ci può essere di meglio che vedere i propri animali
sfilare sul ring e magari portare a
casa anche qualche premio?
«Quest’anno - continua Luca -
Un padiglione della mostra e l’allevatore piacentino Luca moschini
Un momento della toelettatura degli animali alla Fiera di Cremona
sia, presenta diversi vantaggi.
Innanzitutto la medica è di casa
nei nostri campi e la tecnica colturale è ben nota agli agricoltori.
Inoltre, essendo coltura poliennale necessita di poche lavorazioni, come miglioratrice della
fertilità del suolo si trova ottimamente inserita nelle rotazioni agronomiche, presenta un elevato valore nutrizionale per vacche
da latte e un’elevata produzione
(anche come proteine). Infine si
tratta di coltura non OGM. Sono
dunque molti i punti a favore
della medica, anche se lo studioso piacentino non ha dimenticato di sottolineare anche le
problematiche legate ad un intenso utilizzo della medica che
vanno dalla necessità di operare
più sfalci, alle perdite di raccolta
anche elevate (soprattutto se affienata), alla “bassa” efficienza
di utilizzazione proteica quando
venga insilata, fino al profilo
amminoacidico non ottimale.
Più in generale il progetto Valattebio prende in considerazione la convenienza del passaggio
al biologico partendo dal presupposto che nelle attuali con-
BTS
Cremona - Più di 400 animali di
grandissimo pregio genetico in
mostra, un pubblico numeroso e
molto qualificato con una presenza significativa di giovani provenienti da tutta Italia e anche dall’estero: questi i numeri che hanno caratterizzato le mostre zootecniche nazionali della 71ª Fiera
del bovino da latte che ha chiuso i
battenti ieri a Cremona e che ha
registrato anche quest’anno una
presenza non trascurabile di
realtà piacentine sia nella parte espositiva che in quella zootecnica.
Oltre alle otto aziende presenti
con i propri stand nella parte espositiva (Rota Guido Srl di Fiorenzuola; Fascina F.lli di Castelvetro Piacentino; Agrifarma di San
Giorgio; Paver di Piacenza; Plp Liquid Systems di Fiorenzuola ; Casella Macchine Agricole di Carpaneto Piacentino; Soc. Agricola
Al.Be.Ro. di Piacenza; Imv Technologies di Piacenza) come è ormai tradizione anche un gruppo
di animali sono partiti da Piacenza alla volta del capoluogo lombardo.
Tre le aziende zootecniche che
hanno preso parte alle mostre precisamente Allevamento Nure;
Azienda agricola Moschini Fausto; Azienda agricola Bollati Riccardo - per più di 30 animali presenti.
Tra di loro anche un giovanissimo allevatore, Luca Moschini (22
dizioni di mercato il latte bio viene remunerato maggiormente,
rivolgendosi ad una nicchia di
consumatori disposti a spendere qualcosa in più per un prodotto che presenta caratteristiche particolari: ovviamente il
problema potrebbe verificarsi
qualora calasse il differenziale di
prezzo tra latte bio e convenzionale. In questo caso sarà indispensabile capire il punto in cui
la redditività aziendale diventa
negativa.
«Il progetto - spiega Bani - ha
studiato questo tema e ha offerto un’interpretazione. L’azienda
grande, efficiente, dotata di management simile a quello adottato nel convenzionale sembra
in grado di resistere meglio
dell’azienda piccola, a carattere
familiare, meno efficiente in termini tecnici, che risulta più fragile. In realtà però anche per
quest’ultima tipologia di azienda vi può essere una possibilità,
che sta nel comprimere la remunerazione del proprio lavoro,
che è rappresentato soprattutto
da membri della famiglia».
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