Esperienze di formazione, gestione e utilizzo di Sistemi Informativi

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Esperienze di formazione, gestione e utilizzo di Sistemi Informativi
Università degli Studi di Bologna
FACOLTA’ DI INGEGNERIA
Corso di Laurea in Ingegneria Civile
Indirizzo Strutture
Tesi di Laurea in
FOTOGRAMMETRIA
ESPERIENZE DI FORMAZIONE,
GESTIONE E UTILIZZO DI
SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI
IN AMBITO COMUNALE
Relatore :
Tesi di Laurea di :
MIRIAM RUGGIERO
Prof. Ing. GABRIELE BITELLI
Correlatore :
Arch. MARCO STANCARI
Anno Accademico 2000 - 2001
INDICE
Introduzione
Cap. 1:
1
Caratteristiche generali
Territoriale Comunale
di
un
Sistema
Informativo
1.1)
Definizione di GIS e di SIT
1.2)
Breve excursus storico
1.3)
Il SIT nell’ambito della Pubblica Amministrazione
1.4)
La situazione italiana a scala comunale
1.5)
Il percorso normativo
1.6)
Il percorso tecnico
1.7)
Collaborazione fra enti diversi
1.8)
Risorse necessarie per la realizzazione di un SIT
Bibliografia
Cap. 2:
2.1)
2.2)
5
6
9
11
13
14
16
19
22
Le cartografie a grande scala come base per il SIT
Introduzione
La cartografia numerica
2.2.1)
Definizione
2.2.2)
Caratteristiche
2.2.3)
Scala nominale
2.2.4)
Struttura dati e interrogazioni
2.2.5)
La codifica della struttura dati
2.2.6)
Metodi di produzione della cartografia numerica
2.2.7)
Le ortofoto digitali
V
24
25
26
26
27
28
30
31
37
2.3)
La carta numerica comunale
2.3.1)
Definizione
2.3.2)
Epoca di realizzazione
2.3.3)
Scala nominale
2.3.4)
Formato
2.3.5)
Precisione
2.3.6)
Visualizzazione e download
2.3.7)
Origine
2.3.8)
Metodo di rilievo
2.3.9)
Riferimento e proiezione
2.3.10) Caratteristiche
2.3.11) Utilizzi
2.3.12) Operazioni standards
2.3.13) Integrazione fra le basi di riferimento
2.3.14) Aggiornamento
Bibliografia
39
39
39
39
40
40
40
40
41
41
41
42
42
42
43
44
Cap. 3:
Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il
trasferimento delle funzioni ai Comuni
3.1)
3.2)
Introduzione
La struttura e la cartografia catastale
3.2.1)
Nascita del Catasto e delle mappe
3.2.2)
Il Catasto Geometrico
3.2.3)
Il Catasto Numerico
3.2.4)
Il Catasto Fabbricati
3.2.5)
Documenti catastali
3.2.6)
La cartografia catastale
3.2.7)
I formati
VI
45
47
48
49
50
53
54
56
60
3.2.8)
L’aggiornamento delle mappe catastali
3.2.9)
La struttura attuale del Catasto
3.3)
Il rapporto Comuni – Catasto
3.3.1)
La sperimentazione catastale nel Comune
di San Giovanni Persiceto
3.3.2)
Il caso di Bergamo: Sistema Informativo
Territoriale integrato Comune – Catasto
3.3.3)
Le microzone catastali
Bibliografia
Cap. 4:
4.1)
4.2)
4.3)
4.4)
60
64
68
71
72
74
75
Il campo delle applicazioni possibili di un SIT comunale
Introduzione
Normative recenti in ambito comunale
4.2.1)
Le leggi Bassanini
4.2.2)
La telematica nella Pubblica Ammnistrazione
4.2.3)
L’introduzione della firma digitale
Caratteristiche generali
4.3.1)
Definizione di applicazione
4.3.2)
Prodotti all’avanguardia e l’integrazione con
altre tecnologie
4.3.3)
Software utilizzati
4.3.4)
Le applicazioni negli enti pubblici
4.3.5)
Sondaggio sull’utilizzo dei SIT nelle
Amministrazioni Comunali
Gli ambiti applicativi nell’ente comunale
4.4.1)
Urbanistica: pianificazione e gestione
4.4.2)
Informazioni catastali e riscossione dei tributi
4.4.3)
Gestione dell’ambiente
4.4.4)
Gestione del territorio
VII
76
80
80
81
83
87
87
89
90
91
92
100
100
123
124
135
4.4.5)
4.4.6)
Bibliografia
Archivio fotografico
Altre applicazioni
139
139
142
Cap. 5:
Censimento della realtà italiana e casi significativi di SIT
comunali
5.1)
5.2)
Introduzione
145
Il Comune di Genova: il Sistema Informativo Territoriale,
L’Osservatorio Civis e il PRG
153
5.2.1)
La rete IG ligure
154
5.2.2)
Il settore dell’informazione geografica del
Comune di Genova
155
5.2.3)
Il Sistema Informativo Territoriale
156
5.2.4)
Il Sistema Informativo Territoriale del Centro
Storico di Genova: l’Osservatorio Civis
160
5.2.5)
Il Piano Regolatore Generale
170
Il Comune di Torino: il Sistema Informativo Territoriale
comunale on line, il progetto Torino facile e le altre sezioni 173
5.3.1)
La rete della Regione Piemonte
173
5.3.2)
Il Sistema Informativo Territoriale
Comunale on line
174
5.3.3)
Il progetto Torino_Facile
183
5.3.4)
Altri settori: “Ambiente e Territorio” e “Trasporti” 185
5.3.5)
Progetti futuri
186
Il Comune di Padova:le sezioni del Sistema Informativo
Territoriale
187
5.4.1)
Cenni sullo sviluppo del SIT
187
5.4.2)
La struttura del sistema
188
5.4.3)
Tutto Padova cartografia on line
188
5.3)
5.4)
VIII
5.4.4)
Pratiche edilizie on line
5.4.5)
Modulistica
5.4.6)
Settori in rete
5.5)
Il Comune di Siena: Cartografia e Urbanistica
5.5.1)
Il SIT per la Toscana
5.5.2)
Brevi cenni sulla nascita del SIT del Comune
di Siena
5.5.3)
Le banche dati e i suoi accessi
5.5.4)
Il catasto comunale
5.5.5)
Aggiornamento delle banche dati della
“Numerazione civica” e degli “Edifici notificati”
5.5.6)
Le applicazioni
Bibliografia
Cap. 6:
190
190
190
195
195
196
197
198
199
200
216
Il Comune di Modena: breve excursus storico
6.1)
Introduzione
6.2)
Le ragioni della formazione
6.3)
Il Dipartimento chiave
6.4)
I Database
6.5)
La cartografia catastale integrata
6.6)
Il software
6.7)
Gli ostacoli
6.8)
L’ambiente politico
6.9)
Le persone
6.10) Gli sviluppi dell’ultimo decennio
6.11) La situazione attuale
6.12) Gli sviluppi e gli obiettivi futuri
Bibliografia
IX
218
220
221
223
224
227
229
230
231
231
233
235
237
Cap. 7:
Il SIT del Comune di Modena: esempio e modello
7.1)
Introduzione
7.2)
L’interfaccia con altri siti web di tipo istituzionale
7.3)
Le banche dati
7.4)
Il sistema di riferimento
7.5)
L’architettura software
7.6)
Le basi cartografiche
7.7)
L’aggiornamento
7.8)
Il rapporto con il Catasto e le mappe catastali
7.9)
Collaborazione con gli altri enti esterni
7.10) Collaborazione fra i settori comunali
Bibliografia
Cap. 8:
8.1)
8.2)
8.3)
8.4)
8.5)
238
241
243
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249
251
255
256
258
261
264
Le applicazioni principali del SIT del Comune di Modena
Introduzione
La firma digitale
Gli utenti
Il Sistema Informativo Territoriale
8.4.1)
Accesso
8.4.2)
Mappa tecnica
8.4.3)
Piano Regolatore
8.4.4)
Cerca particelle
8.4.5)
Mappa dei servizi
Gli altri settori
8.5.1)
Pianificazione Territoriale: PRG
8.5.2)
Cartografia
8.5.3)
Modulistica on line
8.5.4)
Edilizia Privata
X
265
270
271
272
272
273
280
290
294
296
297
298
303
303
8.5.5)
8.5.6)
Bibliografia
Cap. 9:
Banche Dati delle Pratiche Edilizie
Ambiente: il progetto I.S.O.L.A.
303
305
310
La documentazione degli archivi geografici: i metadati
9.1)
9.2)
9.3)
9.4)
9.5)
9.6)
9.7)
Introduzione
Definizione di metadata
Forme di utilizzo dei metadati
La metainformazione e le sue funzioni
L’importanza di internet
Analisi degli standard e loro diffusione
La situazione attuale per la compilazione dei metadati
negli enti locali
9.8)
Il problema della ricerca delle metainformazioni
9.9)
La situazione del Comune di Modena
Bibliografia
311
313
315
315
317
318
331
334
336
340
Appendici
•
•
Appendice 1 relativa al Cap. 3
“Il Catasto: gli archivi alfanumerici, le mappe e il
trasferimento delle funzioni ai Comuni”
Appendice 2 relativa al Cap. 9
“La documentazione degli archivi geografici: i metadati”
XI
342
351
Cap. 3: IL CATASTO: GLI ARCHIVI ALFANUMERICI,
LE MAPPE E IL TRASFERIMENTO DELLE FUNZIONI
AI COMUNI
3.1) Introduzione
Uno dei problemi che ancora affliggono lo sviluppo di un SIT è il difficile
rapporto Comuni – Catasto: essi sono i due enti principali che operano, in
diverso modo e con diverse funzioni, sul territorio comunale. Alla
problematica di questo rapporto è dedicata una parte della normativa
recente, diverse convenzioni, un alto numero di riunioni fra i tecnici di
entrambi gli enti, confronti nei vari seminari di settore. Il quadro che
appare è tutt’altro che positivo: purtroppo sussistono ancora troppe
divergenze d’opinione e difficoltà pratiche.
Il problema principale è, senza dubbio, l’arretrato enorme
nell’aggiornamento degli atti catastali: questo influisce sullo scambio di
informazioni e sulle incongruenze delle mappe. C’è ancora troppo divario
fra la realtà territoriale e la cartografia catastale, essendo quest’ultima non
aggiornata o non avendo caratteristiche adeguate di precisione e di qualità.
Nel panorama italiano sono ancora molto rari i Comuni che riescono ad
interagire in modo proficuo con il Catasto: Torino, Bergamo, Modena,
Forlì e alcuni piccoli comuni bolognesi entrano in questa fascia ristretta.
Alcuni Comuni – come ad esempio il Comune di Savona - hanno dato
incarico a società esterne per l’acquisizione e l’aggiornamento della banca
dati cartografica catastale, eseguiti nel rispetto della normativa tecnica
SOGEI.
Per questi motivi si è deciso di dedicare un intero capitolo all’Agenzia del
Territorio, ex Catasto: analizzandone gli aspetti organizzativi, i prodotti
cartografici, le procedure e gli interventi sul territorio, si riuscirà, forse, a
comprenderne più facilmente le problematiche e il suo rapporto con i
Comuni.
45
Un’auspicabile e futura collaborazione porterebbe i seguenti vantaggi per i
Comuni:
• un sostanziale miglioramento dei servizi di gestione del territorio;
• un significativo accrescimento del proprio patrimonio
informativo geografico;
• una maggiore certezza nell’applicazione della tassazione e una
più equa perequazione fiscale.
Per il catasto, invece, si arriverebbe al recupero della mole di arretrato
accumulato negli uffici, con la conseguente possibilità di aggiornare gli atti
con informazioni complete ed aggiornate.
Inoltre nell’ambito cartografico – territoriale, l’ufficio comunale del
Sistema Informativo Territoriale potrebbe disporre delle informazioni topo
– catastali integrate con gli strati informativi già disponibili presso il
Comune per la gestione della pianificazione territoriale e della
progettazione.
Analizzando la situazione più nei dettagli, la disponibilità di una cartografia
catastale aggiornata consentirebbe:
• la redazione di piani urbanistici più aderenti alla realtà territoriale
e di piani particellari nelle attività di progettazione;
• la certificazione urbanistica, in modo automatico, attraverso
l’intersezione tra gli strati informativi catastali e gli strati relativi
alla pianificazione, in particolar modo la redazione
del
Certificato di Destinazione Urbanistica (per il quale si rimanda al
Capitolo 4 “Il campo delle applicazioni possibili di un SIT
comunale”);
• l’acquisizione di informazioni relative all’uso del suolo, alla
potenzialità produttiva ed al frazionamento della proprietà.
Purtroppo le situazioni suddette non sono ancora una realtà attuale: è
auspicabile la loro realizzazione futura, data l’importanza e il ritorno che
comporterebbero per il SIT e soprattutto per gli utenti, ma viste le
condizioni attuali ci sono seri dubbi per una realizzazione in tempi brevi. E’
necessario comunque un graduale sviluppo di questo arduo processo.
Inoltre, in un futuro certamente non immediato, sarebbe auspicabile
costituire un sistema informativo territoriale integrato Comune – Catasto
46
che porterebbe ad un utilizzo completo delle potenzialità dei GIS: proprio
per l’analisi, da una parte dei limiti di due database “paralleli” per i due
enti, e dall’altra dei vantaggi di un sistema integrato si rimanda al paragrafo
“Il caso di Bergamo: Sistema Informativo Territoriale integrato Comune –
Catasto”, dove viene descritto uno dei casi più avanzati nel panorama
italiano.
Infine il modello organizzativo per la diffusione del dato catastale dovrebbe
coinvolgere molto di più il Ministero delle Finanze attraverso nuovi accordi
con gli enti locali e con una forte politica di distribuzione, che renda
realmente e direttamente fruibili i dati cartografici catastali. Non solo:
sarebbe auspicabile anche una maggiore attenzione dei politici sul
problema Catasto e nuovi finanziamenti per un concreto rinnovo e
aggiornamento del Catasto italiano.
E’ opportuno precisare che in questa trattazione, utilizzando il gergo ormai
diffuso nel settore topografico e cartografico, sarà spesso impiegato il
termine “Catasto” in modo improprio – essendo ora Agenzia del Territorio,
come si vedrà più avanti – ma sicuramente più immediato.
3.2) La struttura e la cartografia catastale
Con la nascita e lo sviluppo dei SIT , il territorio è sempre più considerato
“un bene da tutelare, organizzare e gestire” e inoltre aumentano le richieste
di accuratezza e di aggiornamento per la cartografia catastale.
Purtroppo ancora oggi è prassi comune per i tecnici operatori sul territorio
(geometri, ingegneri, architetti, ecc.) utilizzare le carte catastali come
qualsiasi altro prodotto aerofotogrammetrico, quindi in modo non corretto.
Ad esempio, fino ad oggi, il 75% dei PRG comunali sono stati redatti su
base cartografica ottenuta dalle mappe catastali: essi assumono come
“esatta” la cartografia di riferimento e su di essa impostano le destinazioni
d’uso e d’intervento future (figura 3.1).
47
Fig. 3.1: progetto stradale su carta catastale con curve di livello dedotte dal
25000 IGM: si notino le interpolazioni, del tutto arbitrarie, in
corrispondenza dei due tornanti
3.2.1) Nascita del Catasto e delle mappe
Il Catasto è nato come inventario di tutti i beni immobili esistenti nel
territorio dello Stato con lo scopo di essere di supporto all’imposizione
fiscale: essendo quindi nato come strumento di perequazione fiscale, in
origine non era necessario che le mappe fossero molto precise sotto
l’aspetto metrico (distanze, aree) in quanto piccole variazioni di queste
entità non cambiavano significativamente la rendita e quindi l’imposta.
La mappa catastale aveva lo scopo di rappresentare, anche metricamente, il
possesso di un certo territorio.
Tuttavia, con il passare del tempo, il gettito fiscale fondiario perdeva
sempre più importanza, mentre contemporaneamente crescevano altre
48
esigenze: alle mappe catastali venivano sempre più richieste altre
informazioni per lo più di tipo metrico, come ad esempio dimensioni
precise delle proprietà e verifica dei confini. Si poneva allora il problema di
una migliore corrispondenza geometrica, cioè una maggiore precisione tra
lo stato di fatto e la relativa rappresentazione in mappa.
Inoltre le mappe catastali erano poco precise dal punto di vista metrico non
solo perché nate per fini fiscali, ma anche perché, durante la fase continua
di aggiornamento che seguì l’impianto, venivano introdotte in mappa
nuove linee anche quando queste non trovavano corrispondenza accettabile
con il tessuto cartografico circostante. Questo a causa di una scarsa
omogeneità dei rilievi di aggiornamento che venivano effettuati dai tecnici
esterni con diverse metodologie, diversi strumenti e diverse competenze.
Oggi sembra che l’orientamento politico, cioè quello del Ministero delle
Finanze, sia quello di usare gli atti catastali a fini esclusivamente fiscali e
non civili.
3.2.2) Il Catasto Geometrico
Con la Legge n.3682 del 1886 venne istituto in Italia un Catasto per i
terreni, con lo scopo di censire la proprietà fondiaria di ogni cittadino per
fissare un’imposta proporzionale al reddito della stessa proprietà.
Quindi fu stabilito di formare un catasto del tipo geometrico particellare
fondato sulle misure e sulla stima, cioè basato sul rilievo e la
rappresentazione delle particelle catastali nella loro configurazione
geometrica.
La formazione del Catasto Geometrico, dal punto di vista topografico, è
avvenuta attraverso:
• il rilievo:
• la costruzione delle mappe
• il calcolo delle aree delle singole particelle.
Sono stati rilevati i confini di tutte le particelle, le strade, le case, i corsi
d’acqua e tutti gli altri particolari utili per un’esatta rappresentazione del
territorio al fine di una corretta determinazione del reddito catastale.
La conservazione del Catasto Geometrico aveva lo scopo di aggiornare le
situazioni che col tempo andavano modificandosi, sia per i trasferimenti di
49
proprietà, sia per la variazione del reddito dovuto a cambiamenti di coltura
od altra causa. Per registrare queste modifiche venivano redatti gli atti di
aggiornamento, che riguardavano sia i documenti amministrativi (registro
delle partite, libretto dei possessori ecc.) sia gli archivi geometrici( mappe).
Nel 1939 fu istituito,con le stesse finalità di quello dei terreni, il Catasto
Edilizio Urbano basato sul rilievo e la rappresentazione dell’unità
immobiliare urbana.
Sia la formazione che la conservazione del Catasto Edilizio Urbano
seguivano le stesse procedure esposte per il Catasto Terreni.
3.2.3) Il Catasto Numerico
Alla fine degli anni ’80 il Catasto Geometrico è stato trasformato in Catasto
Numerico per:
• migliorare la precisione della produzione cartografica catastale;
• modificare le metodologie di rilievo per gli aggiornamenti
geometrici;
• per ottenere una migliore omogeneità di risultati.
Per perseguire questi obiettivi, le procedure di aggiornamento sono state
standardizzate ed è stata ridotta drasticamente la discrezionalità del tecnico
esterno sul modo di condurre il rilievo, attraverso l’emanazione di norme
impositive.
La formazione del Catasto Numerico è venuta attraverso diverse fasi :
a) Informatizzazione dei dati censuari e delle mappe catastali
Con l’avvento delle tecnologie informatiche, l’Amministrazione del
Catasto ha provveduto prima alla memorizzazione dei dati censuari
contenuti nelle partite catastali e successivamente alla digitalizzazione
delle mappe del vecchio Catasto Geometrico. Le mappe sono state
convertite in dati numerici, memorizzando le coordinate dei vertici sia di
ogni linea sia di ogni particella presenti sul foglio.
Inoltre le informazioni sono state integrate da dati rilevati direttamente sul
terreno, tramite ricognizioni ed operazioni topografiche con le stazioni
totali. La ricognizione doveva anche accertare le variazioni intervenute da
riportare nelle mappe catastali per il loro aggiornamento, controllare la
dimensioni dei fabbricati, correggere le dividenti di proprietà.
50
Il tentativo di informatizzare gli atti catastali a cominciare dalle mappe,
ovvero della parte cartografica, “è stato condotto – Selvini, Guzzetti - in
modo improprio…La pretesa di digitalizzare le mappe urta contro la
certezza che, mentre è facile passare dal dato numerico a quello grafico,
non sia possibile l’inverso: infatti la soglia rappresentata dall’errore di
graficismo impedisce di risalire dal dato analogico (cioè dalla posizione
grafica di un punto, dalla lunghezza di un segmento) al valore numerico
originario.
b) Istituzione della rete dei punti fiduciali
Gli Uffici Tecnici Erariali sono stati incaricati di istituire una rete di Punti
Fiduciali (PF), che:
• è l’impianto a cui si deve fare riferimento per ogni rilievo
topografico connesso all’aggiornamento catastale (figure 3.2 e 3.3);
• è stato costituita utilizzando punti trigonometrici dell’IGM di
qualunque ordine, quelli della rete catastale e particolari stabili come
spigoli di fabbricati, tralicci ad alta tensione, ecc.
I punti fiduciali sono rappresentati nel sistema di riferimento Gauss- Boaga,
che dal 1955 era stato adottato anche per il Catasto Geometrico sostituendo
il sistema Cassini- Soldner.
c) Conservazione del Catasto Numerico
Consiste nel mantenere aggiornato l’archivio dati, seguendo nel tempo le
trasformazioni nello stato e nel possesso.
I tre tipi di aggiornamento catastale sono:
• i tipi di frazionamento: l’oggetto del rilievo è costituito dalle linee
dividenti, che dividono una particella originaria in due o più
particelle derivate.
• i tipi mappali: l’oggetto del rilievo è costituito dai contorni dei
fabbricati da denunciare (nuovi o variazioni degli esistenti) e le aree
di pertinenza ;
• i tipi particellari: l’oggetto del rilievo è costituito dalla intera
particella che deve essere misurata per trasferirne il possesso.
Sono state emanate regole e norme per vincolare i tecnici esterni nella
redazione dei tipi di aggiornamento: esse sono finalizzate ad un graduale
miglioramento della rappresentazione catastale.
51
Sino al 1994 vi era la Direzione Generale del Catasto e dei Servizi Tecnici
Erariali, come struttura del Ministero delle Finanze, dalla quale
dipendevano gli Uffici Tecnici Erariali (UTE) siti in ogni capoluogo di
provincia. Questi a loro volta, come si è già visto, erano divisi in sezioni:
per esempio la sezione II si occupava della conservazione del Catasto
Terreni, la sezione IV di quella del Nuovo Catasto Edilizio Urbano
(NCEU).
Successivamente al posto degli UTE sono stati istituiti gli Uffici del
Territorio (Catasto, Demanio, Conservatoria), mentre poco prima la
vecchia Direzione Generale è stata trasformata in Direzione Centrale –
posta nell’ambito del Dipartimento del Territorio, inteso sempre come
Direzione Generale del Ministero delle Finanze - quindi il catasto diviene
una delle quattro Direzioni Centrali per la Direzione Generale.
Fig. 3.2: Catasto Numerico: rilievo topografico di aggiornamento con
frazionamento di particelle. L’oggetto va inquadrato nella rete dei punti
fiduciali (almeno3); le linee dividenti sono rappresentate in rosso.
52
Fig. 3.3: Catasto Numerico: esempio di aggiornamento con tipo mappale
per l’inserimento dei fabbricati nuovi edificati sulle particelle 18 e 74
3.2.4) Il Catasto Fabbricati
Con il decreto del Ministero delle Finanze 28/98 viene adottato il
regolamento che istituisce il Catasto dei fabbricati istituito in sostituzione
del Nuovo Catasto Edilizio Urbano, di cui conserva la legislazione di base
nelle disposizioni che non hanno subito le modifiche e integrazioni.
Il decreto ministeriale n.28 del 2/1/98 stabilisce il Regolamento recante
norme in tema di costituzione del catasto fabbricati.
L’art.1, capo 1, Titolo 1 stabilisce che “Il catasto dei fabbricati rappresenta
l’inventario del patrimonio edilizio nazionale. Il minimo modulo
inventariale è l’unità immobiliare..” Questo Titolo evidenzia i fini fiscali
dell’inventario.
“L’unità immobiliare è costituita da una porzione di fabbricato, o da un
fabbricato, o da un insieme di fabbricati ovvero da un’area, che, nello stato
in cui si trova e secondo l’uso locale, presenta potenzialità di autonomia
funzionale e reddituale.” (art.2)
53
Il documento inventariale di base – sul quale dovranno essere iscritte le
unità immobiliari – è la partita catastale, che comprenderà tutti i diritti di
possesso omogenei, esistenti nello stesso Comune e conterrà, oltre
all’identificazione catastale, tutte le informazioni toponomastiche, fiscali
(rendita) e le informazioni storiche riguardanti la provenienza nel possesso
(estremi degli atti) e le mutazioni nello stato (variazioni della consistenza,
della destinazione, ecc.), nonché l’indicazione delle riserve e utilità comuni
ed esclusive.
Considerato che allo stato attuale il Catasto italiano non è ancora
probatorio, l’intestazione della Ditta è riferita al possesso e non alla
proprietà.
Il motivo di questa modifica sembra sia da ricercarsi nel fatto che,
nell’ambito del NCEU, i fabbricati rurali erano esenti da imposta, essendo
considerati parte integrante dell’azienda agricola produttrice di reddito,
dominicale e agrario. Negli ultimi vent’anni molti di tali fabbricati sono
stati trasformati in case di campagna od in ristoranti od in altro ancora: per
recuperare le imposte, il Ministero delle Finanze ha pensato quindi di
trasformare il NCEU in Catasto Fabbricati, eliminando l’esenzione anche
per gli edifici ex - rurali.
Per l’accatastamento delle nuove costruzioni la procedura ora è più
complessa e regolata dalle norma DOCFA (acronimo di DOCumentazione
per il catasto FAbbricati).
3.2.5) Documenti catastali
I documenti catastali meccanizzati, con i dati sia geometrici che censuari,
consultabili presso l’Agenzia del Territorio sono:
1) la mappa particellare;
2) l’elenco e lo schedario delle particelle;
3) il registro o lo schedario delle partite;
4) la matricola o schedario dei possessori.
La consultazione dei suddetti documenti avviene per partita attuale o per
particella.
Mappa catastale (o mappa particellare): è la rappresentazione planimetrica
del territorio comunale, nella quale figurano le diverse particelle, ciascuna
54
contraddistinta con un numero arabo – mappale o numero di mappa – in
serie progressiva per ciascun foglio di mappa. Per esempio sul foglio n.1 le
particelle sono numerate da 1 a 300, sul foglio n.2 le particelle sono
numerate da 1 a 500, ecc.
I luoghi esenti da imposta (chiese, cimiteri, ecc.) sono indicati con letture
maiuscole in ordine alfabetico per ogni foglio.
Di solito, per la rappresentazione planimetrica di un Comune, occorrono
più fogli di mappa: normalmente il rilievo è in scala 1:2000 fuori dei centri
abitati e 1:1000 per i centri abitati. Ogni foglio è contraddistinto da un
numero romano (oppure arabo a carattere grande) in ordine progressivo per
ciascun Comune: per esempio per il Comune di Modena si hanno i fogli n.
1, 2, 3, 4, ecc. Per ciascun Comune esiste anche un unico foglio – detto
quadro di unione – che rappresenta l’intero territorio nei suoi diversi fogli,
in scala 1:10000 oppure 1:25000.
Schedario delle partite (detto anche partitario): riguarda il Catasto Terreni
e si tratta di una serie di schede, numerate in ordine progressivo di numero
di partita, su cui sono riportate le Ditte (i possessori) e, a seguito di
ciascuna, sono segnati i numeri di mappa delle particelle possedute. In
corrispondenza di ciascun numero di mappa (o mappale) è segnato:
- foglio di mappa
- superficie
- qualità
- classe
- Reddito Dominicale imponibile
- Reddito Agrario imponibile.
Per ciascun Comune generalmente esistono più schedari, le cui pagine si
susseguono in ordine progressivo dall’uno all’altro: per esempio nello
schedario n.1 le pagine vanno da 1 a 200, nello schedario n.2 da 201 a 400,
ecc.).
Schedario dei numeri di mappa: riguarda il Catasto Fabbricati e si tratta di
una serie di schede su ciascuna delle quali sono riportati:
- il numero del foglio di mappa;
- il numero di mappa (o mappale) indicante la particella edilizia (ossia il
fabbricato);
55
- la partita ossia il numero della scheda sulla quale sono segnati la ditta
proprietaria ed eventuali titolari di diritti reali di godimento.
Le schede, raggruppate per ogni foglio di mappa, sono disposte per ordine
progressivo di mappale.
Schedario dei possessori: riguarda il Catasto Fabbricati e consiste in un
insieme di schede su ciascuna delle quali è iscritta la ditta proprietaria
dell’unità immobiliare ed eventuali titolari di diritti reali di godimento,
nonché il numero della partita. Le schede sono disposte per ordine
alfabetico.
Schedario delle partite: riguarda il Catasto Fabbricati e consiste in un
insieme di schede disposte per ordine progressivo di numero di partita, su
ciascuna delle quali sono riportate:
- ditta proprietaria ed eventuali titolari di diritti reali di godimento;
- numero di mappa (o mappale) indicante:
• l’unità immobiliare
• numero del foglio di mappa
• consistenza
• piano
• categoria
• classe
• via o piazza e numero civico
• gli estremi delle mutazioni di possesso.
Se il fabbricato è composto di più piani, sulla scheda sono indicati anche i
numeri subalterni e a fianco di ciascun subalterno viene segnata la partita
corrispondente alla ditta proprietaria.
3.2.6) La cartografia catastale
Il regolamento (decreto 28/98) ridefinisce modalità di produzione ed
adeguamento della nuova cartografia catastale, evidenziandone i requisiti
tecnici, i contenuti informativi e la valenza.
La cartografia catastale, che rappresenta il territorio con fogli di mappa in
scala variabile da 1:1000 a 1:4000 e numerazione autonoma per ogni
comune, ha come unità inventariale di base la particella, costituita da una
56
porzione di terreno appartenente allo stesso comune e foglio di mappa,
avente continuità fisica, omogeneità produttiva e di possesso.
“L’elemento inventariale minimo della cartografia è la particella di
possesso costituita da una porzione di terreno, sito nello stesso comune e
foglio di mappa, caratterizzata da continuità fisica ed isopotenzialità
produttiva, nonché da omogeneità dei diritti reali sullo stesso insistenti.”
(Art. 13 comma 2, decreto 28/98).
Il Titolo II si occupa della cartografia catastale: l’art. 11 recita: “La
cartografia è costituita da un archivio informatizzato” -catasto numerico - “
e presenta i requisiti di essere:
a) definita e appoggiata a una maglia di riferimento di punti fiduciali,
individuati plano – altimetricamente nel sistema di riferimento
nazionale;
b) costituita da una rappresentazione plano – altimetrica basata sul
tematismo fondamentale dei possessi o delle proprietà e quello della
potenzialità produttiva agricola;
c) aggiornata con precisioni topometriche differenziate, in funzione
della conformazione orografica del territorio e della diversa rilevanza
urbanistica ed economica dei terreni;
d) costituita da una rappresentazione di tipo numerico a carattere
vettoriale o digitale.”
Questo Titolo:
• stabilisce che la carta debba essere plano – altimetrica;
• caratterizza la rete di punti fiduciali, distribuiti nel territorio
con densità variabile di maglie primarie e secondarie. La
maglia primaria è appoggiata alla rete di riferimento
dell’Istituto geografico militare, mentre quella secondaria è
individuata dagli uffici del catasto, in rapporto
all’urbanizzazione e orografia del territorio;
• lascia aperta la possibilità di una probatorietà del catasto (già
auspicata inutilmente dalla legge Messedaglia) dove si parla di
“possessi o proprietà” dei terreni;
• introduce il termine topometrico, al posto di topografico;
57
• è equivoco per ciò che concerne la dizione “di tipo numerico a
carattere vettoriale o digitale”: una rappresentazione digitale
può essere sia vettoriale che raster, quindi non si comprende la
contrapposizione vettoriale a digitale.
A queste reti di punti fiduciali si deve fare riferimento in caso di nuovi
rilevamenti, frazionamenti, tipi mappale e aggiornamenti vari.
All’art.15 si esamina la struttura logica degli archivi informatizzati della
cartografia costituita dai diversi livelli:
a) la maglia dei punti fiduciali;
b) il tematismo del possesso o delle proprietà e dell’isopotenzialità
produttiva del suolo;
c) le linee perimetrali dei fabbricati e delle relative aree di pertinenza;
d) altri elementi informativi geometrici di interesse catastale (ad
esempio l’uso del suolo pubblico) e non catastale (atti a migliorare la
lettura della cartografia);
L’art. 16 si occupa dei contenuti informativi della cartografia: essi sono di
natura metrica – riguardano le coordinate piane nella rappresentazione di
Gauss – Boaga e e le informazioni altimetriche costituite dalle curve di
livello e da punti quotati, tra cui i punti fiduciali e i vertici delle particelle –
cronologica, qualitativa e amministrativa.
Il regolamento, entrando poi nel merito delle procedure celerimetriche e
trigonometriche, fornisce:
• elementi topografici che definiscono le modalità e i livelli di
precisione del terreno;
• le tolleranze relative al posizionamento dei vertici poligonali;
• dati riservati ai soli operatori.
Le tolleranze nel posizionamento planimetrico e altimetrico dei punti
fiduciali - maglia primaria e secondaria - sono stabilite al Capo II, art. 21 e
successivi del Titolo II.
La maglia primaria dei punti fiduciali deve avere le seguenti precisioni
intrinseche:
a) nel posizionamento planimetrico (DN + DE) ≤ 0.15 m
b) nel posizionamento altimetrico | DH| ≤ 0.20 m
con:
58
• DN, DE differenze fra le coordinate di un punto fiduciale riportate
sulla monografia e quelle dello stesso punto ricavate con operazioni
di collegamento al vertice IGM95 più vicino;
• DH differenza tra la quota geoidica di un punto fiduciale riportata
sulla monografia e quella dello stesso punto ricavata con operazioni
di livellazione di precisione appoggiata alla rete sopra menzionata.
Per la maglia secondaria dei punti fiduciali (un vertice ogni 25 ettari, quindi
alla scala 1:2000 un punto ogni quadrato in carta di 25 x 25 cm) le
precisioni intrinseche sono le seguenti:
a) nel posizionamento planimetrico (DN + DE) ≤ Tp
b) nel posizionamento altimetrico | DH| ≤ TH
con:
• Tp = 0.20 m, TH = 0.30 m per le aree urbanizzate o di espansione
urbanistica;
• Tp = 0.25 m, TH = 0.40 m per le aree agricole in pianura o media
collina;
• Tp = 0.30 m, TH = 0.50 m per le aree agricole di alta collina o
montagna;
L’art.25 si occupa delle precisioni plano altimetriche della mappa,
stabilendo le tolleranze planimetrica e altimetrica, e delle norme di
conservazione: per l’aggiornamento delle mappe catastali eseguito d’ufficio
o proposto dall’utenza tecnica esterna, si applica la normativa di
conservazione del catasto terreni e le istruzioni emanate dal dipartimento
del territorio.
Nel suddetto articolo vengono stabiliti i seguenti valori:
• la tolleranza planimetrica vale rispettivamente 0.40 m, 0.80 m e 1.60
m per i tre casi di aree già descritti più sopra;
• la tolleranza altimetrica di punti singoli vale rispettivamente 0.40 m,
0.60 m e 1.00 m per i tre casi di aree già descritti più sopra;
• la tolleranza altimetrica di punti appartenenti a curve di livello vale
rispettivamente 0.60 m, 0.90 m e 1.80 m per i tre casi di aree già
descritti più sopra.
59
Peraltro la cartografia catastale riporta anche tutti i particolari topografici e
naturali del territorio (fiumi, strade, sentieri, ecc) e in alcune zone rilevate
con il sistema fotogrammetrico anche le curve di livello.
Anche l’archivio catastale dei terreni è basato sulla partita nominativa del
possesso e dei diritti relativi, sulla quale vengono riportate tutte le particelle
appartenenti alla medesima proprietà, con:
• l’indicazione della superficie espressa in ettari
• qualità
• classe
• redditi dominicali e agrari
• informazioni storiche delle mutazioni nel possesso e nello stato
3.2.7) I formati
Attualmente si usano i formati DST o NTF per la componente cartografica,
ASCII per i censuari terreni ed urbano, DAT per il catasto urbano e il
catasto terreni.
Alcune Amministrazioni Comunali sono dotate di strumenti di lettura e
conversione in formato DXF della componente cartografica.
3.2.8) L’aggiornamento delle mappe catastali
Attualmente l’aggiornamento delle mappe catastali è eseguito tramite i tipi
mappale, i frazionamenti e gli accorpamenti e deriva da disposizioni che
prevedono veri e propri rilievi celerimetrici, da inserire a livello numerico
in una banca dati territoriale in coordinate Gauss – Boaga. E’ quindi
auspicabile un progressivo miglioramento qualitativo e metrico delle
mappe, soprattutto per le zone di espansione edilizia dove il territorio viene
notevolmente modificato.
La conservazione del catasto prevede variazioni personali e variazioni reali.
Queste ultime possono interessare qualità e classe della particella (cioè il
tipo di coltivazione effettivamente attuata) oppure riguardare la sua
superficie: in quest’ultimo caso occorre redigere il frazionamento. Questi è
un insieme di documenti (MOD.51, MOD.51 FTP, grafici, libretto delle
60
misure, relazione tecnica) da consegnare per l’approvazione all’ufficio
provinciale competente e poi da allegare ad esempio per compravendita,
esproprio,ecc.
Come è già stato accennato precedentemente le novità nella redazione dei
tipi di frazionamento, parte fondamentale nella conservazione del catasto,
sono contenute in due circolari di cui la prevalente è la 2/88, e nota del
Gennaio 1988 dal titolo “Istruzione per il rilievo catastale di
aggiornamento”. Riportiamone i punti salienti:
“In relazione alla ubicazione e alla estensione dell’oggetto del rilievo il
professionista dovrà individuare l’insieme dei punti fiduciali di primo
perimetro ai quali collegare le misure”. Tali punti fiduciali “devono
intendersi solamente come elementi di primo inquadramento del lavoro
presentato; la ricomposizione cartografica degli stessi potrà avvenire in
forma più precisa soltanto quando le coordinate dei punti fiduciali abbiano
raggiunto un peso ritenuto topograficamente soddisfacente. In relazione a
quanto sopra, al tecnico è richiesto di produrre un elaborato che possa, sulla
base delle sole misure assunte in campagna, ricostruire la geometria
dell’oggetto del rilievo, indipendentemente dalle coordinate fornite
dall’Ufficio per i punti fiduciali considerati. Le coordinate dei suddetti
punti fiduciali possono essere utilizzate durante le operazioni di rilievo
come elementi di controllo per l’individuazione di eventuali errori
grossolani nelle misure. La significatività di detto controllo è funzione del
grado di attendibilità delle coordinate dei punti fiduciali.”
Successivamente l’Istruzione indica il triangolo fiduciale, costituito da tre
punti di note coordinate (PF) entro il quale deve essere contenuto l’oggetto
del rilevamento e le stazioni celerimetriche utilizzate, e a ai cui vertici tale
oggetto deve essere collegato tramite misure dirette o indirette.
L’individuazione dei PF, ubicati a distanza media di 250 – 300 metri,
inizialmente sono stabiliti dall’Amministrazione che li sceglie fra 12
categorie contrassegnate da diverso grado di precisione: punti delle reti
nazionali (IGM), vertici del sistema catastale, spigoli di fabbricato;
successivamente la rete è stata integrata e raffittita con l’individuazione ed
istituzione di ulteriori PP.FF. da parte di tecnici esterni incaricati di
61
redigere gli atti di aggiornamento. Incerta e soggettiva appare, in base alle
circolari, l’attribuzione del codice di attendibilità alle operazioni di
rilevamento.
L’Istruzione poi stabilisce le precisioni richieste nelle operazioni di rilievo
precisando le tolleranze.
Il Catasto mette a disposizione dei tecnici il programma Pregeo, per la
gestione informatica dei tipi di aggiornamento: esso esegue, in modo
automatico, operazioni di verifica e di trattamento dei dati e permette di
rototraslare tutto il rilievo celerimetrico nel sistema di riferimento definito
dai punti fiduciali coinvolti (almeno 3), controlla le tolleranze da rispettare
per il rilievo celerimetrico. In questo modo l’oggetto del rilievo diventa un
piccolo estratto di cartografia numerica. La struttura dati così ottenuta
nell’aggiornamento catastale può “dialogare” con qualsiasi cartografia
numerica purchè sia comune il sistema di riferimento cartografico. Quindi,
con piccole modifiche, gli esiti delle procedure di aggiornamento catastale
possono essere impiegate dalle Agenzie del Territorio per mantenere
aggiornata una cartografia numerica, inserendo le modifiche geometriche
all’edificato individuabili in sede di concessione edilizia.
La metodologia di rilievo stabilita dal Catasto sulla base della circolare
2/88 - e successive modifiche e integrazioni - e il programma Pregeo sono
diventati uno standard di rilevamento celerimetrico per la maggior parte
degli operatori topografici.
Con il passare del tempo, il contributo dei tipi di aggiornamento avrebbe
potuto migliorare qualitativamente l’archivio numerico corrispondente. In
pratica, però, solo in alcune zone del territorio nazionale si è arrivati a
questo miglioramento. Nella maggior parte delle zone, infatti, gli interventi
di aggiornamento sono scarsi o senza continuità geometrica, come ad
esempio nei centri già urbanizzati o nelle aree non edificabili (figure 3.4,
3.5, 3.6). Per questi motivi il Catasto ha intrapreso una parallela operazione
di “vettorializzazione” o “numerizzazione” delle mappe e dell’archivio.
62
Fig. 3.4: modifiche di fatto non riportate in mappa: nuova strada ed
erosione di scarpata
Fig. 3.5: modifiche di fatto non riportate in mappa: nuova strada urbana
non censita (a tratteggio nella figura)
63
Fig. 3.6: esempio di frazionamento non riportato in mappa
3.2.9) La struttura attuale del Catasto
Alla struttura del Dipartimento del Territorio sono state sostituite delle
agenzie locali, “quattro Agenzie Fiscali, tra cui l’Agenzia del Territorio”,
più adatte fiscalmente a gestire le imposte (l’ICI, le imposte regionali,
ecc.).
“Dal 1 Gennaio 2001, nell’ambito della Riforma dell’Organizzazione del
Governo, prevista dal decreto legislativo 30 luglio 1999 n.300, il Ministro
delle Finanze, con decreto del 28 dicembre 2000 n.1390 ha reso esecutive
le quattro Agenzie Fiscali, tra cui l’Agenzia del Territorio, che è subentrata
nelle Attività e nelle funzioni di competenza del Dipartimento del
Territorio, con esclusione di quelle trasferite all’Agenzia del Demanio.” ….
…”L’Agenzia nell’ambito del processo di decentramento disposto dal
decreto legislativo 31 marzo 1998 n.112, quale organismo tecnico previsto
dalla stessa normativa, provvede al coordinamento delle funzioni
mantenute dallo Stato e di quelle attribuite ai comuni e potrà continuare a
gestire, sulla base di apposite convenzioni stipulate con gli stessi o con
associazioni di enti locali, i servizi relativi alla tenuta a all’aggiornamento
del catasto di competenza degli enti locali.
Tra gli obiettivi fondamentali dell’Agenzia del Territorio, nel rispetto della
natura pubblica del servizio e del processo di decentramento agli enti
locali, sono compresi:
• il miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza, attraverso il
migliore utilizzo dell’informatica e la semplificazione delle
procedure
64
• il perseguimento del principio di equità attraverso la costruzione di
un catasto giusto, presupposto indispensabile per una corretta
tassazione del patrimonio immobiliare.
L’Agenzia del Territorio mantiene l’attuale assetto organizzativo
caratterizzato dalla presenza di uffici in ogni capoluogo di provincia,
coordinati dalle dieci Direzioni Compartimentali, che gradualmente
diverranno Regionali. Queste ultime avranno sede nei capoluoghi di
regione e avranno anche il compito di gestire i rapporti con il sistema delle
autonomie locali e regionali.”
In Appendice 1 si riporta lo Statuto dell’Agenzia del Territorio, dal dgls
300/99.
65
66
67
3.3) Il rapporto Comuni – Catasto
Un momento cruciale nella storia del rapporto Comuni – Catasto si ha con
il previsto trasferimento delle funzioni dallo Stato agli enti locali,
disciplinato dalle riforme Bassanini e dal Dlgs 112/1998, attuativo della
legge 59/1997.
Proprio con il Dlgs 112/1998 si ha una svolta epocale: esso affida ai
Comuni e Province la conservazione degli archivi catastali e la gestione dei
servizi di utenza, riservando allo Stato solo funzioni di studio e di indirizzo.
Infatti il decreto definisce con gli articoli 65, 66 e 67 i compiti assegnati
agli enti locali e quelli conservati dallo Stato, in materia di catasto, servizi
geotopografici e conservazione dei registri immobiliari.
Restano di competenza statale alcune funzioni fondamentali non delegabili
alle amministrazioni locali, perché obblighi costituzionali, come:
- la garanzia del diritto di proprietà;
- compiti relativi alla ricerca e studio di nuove forme di gestione degli
archivi informatici, del controllo statistico degli aggiornamenti;
- funzioni di indirizzo generale.
La maggior parte delle funzioni sarà svolta dalle strutture centrali delle
amministrazioni, mentre le restanti saranno svolte da un nuovo organismo
tecnico periferico, nel quale dovrà essere garantita la partecipazione delle
amministrazioni statali e dei Comuni.
E’ importante evidenziare che, proprio attraverso quest’ultimo organismo,
lo Stato assume il compito di gestire il complesso delle informazioni e
degli aggiornamenti provenienti dalle gestioni locali del Catasto, che
saranno poi convogliate nell’archivio informatico nazionale, al quale
potranno accedere, tramite terminali di rete, tutte le amministrazioni
pubbliche per motivi statistici, fiscali e civilistici, e tutti i soggetti
interessati come ad esempio notai, professionisti, tecnici, legali.
Sono conferite ai Comuni o alle Comunità montane le seguenti funzioni:
- la conservazione, utilizzazione e aggiornamento degli atti del Catasto
terreni e dei fabbricati, oltre alla revisione degli estimi e del
classamento.
Nei Comuni capoluogo di Provincia e in quelli con oltre ventimila abitanti
si aprirà uno sportello:
68
- per la visura e il rilascio delle certificazioni catastali;
- per la presentazione dei tipi di frazionamento e tipi mappali, su floppy
disk con programma Pregeo, e la denuncia di nuove costruzioni e
variazioni di fabbricati con programma Docfa.
Nei Comuni con meno di ventimila abitanti la gestione del Catasto sarà
affidata alle Province, che apriranno sportelli consorziali raggruppando
diversi Comuni.
Analizziamo ora i vantaggi, a decentramento avvenuto, per gli utenti:
- i cittadini non saranno più costretti a spostamenti chilometrici e a lunghe
code, perché gli sportelli per i servizi catastali si troveranno presso il
Comune o in un Comune vicino e aumenteranno notevolmente di
numero, circa 1000 contro gli attuali 100;
- i professionisti, i tecnici e i notai potranno
• collegarsi con gli archivi catastali e ipotecari
• trasmettere per via telematica gli atti di conservazione (tipi
mappali, tipi di frazionamenti, ecc.) o di valenza pubblicista
(trascrizioni, annodamenti,ecc.)
• e avere la certezza che l’atto trasmesso verrà inserito in tempo
reale negli archivi per il loro immediato aggiornamento.
Queste operazioni telematiche saranno possibili con il recente decreto che
ha istituito la firma digitale sui documenti ufficiali (Dpr 513/1997).
Sembra un quadro molto positivo, ma non mancano i dubbi degli esperti sui
criteri e le modalità del decentramento (Guazzone 2001): essi riguardano in
particolar modo la fase transitoria, con tutti i problemi che affliggono il
dipartimento del territorio, che, a grandi linee, sono:
- arretrati storici del catasto: quale organismo (Catasto o anche
collaborazione del Comune) e in quali tempi sarà effettuato il recupero
dell’arretrato? E’ possibile che l’arretrato storico di un decennio possa
essere evaso in 20 mesi, in ore straordinarie? Si intende dare ai Comuni
il catasto, a revisioni e recupero avvenuti, o si pensa di “decentrare”
anche queste operazioni?
- demotivazione del personale della direzione del territorio, sfiduciato per
l’incertezza del lavoro, che potrebbe anche obbligarlo a trasferirsi in
altri organismi operativi, per ora di ignota connotazione;
69
- mole di lavoro gravosa ai Comuni: ad essi, oltre che lo sportello di
visura dei dati – più che doveroso e previsto dalla legge 133/1994 –
sono stati affidati anche la conservazione e gli aggiornamenti del
catasto, la revisione degli estimi e dei classamenti (scelta delle
microzone e approvazione dei valori da utilizzare per la revisione degli
estimi);
Inoltre, invece di creare l’organismo tecnico, forse era preferibile
mantenere gli UTE, struttura collaudata, professionalmente preparata e ora
liberata dalle operazioni di sportello: essi avrebbero potuto occuparsi della
conservazione e dell’aggiornamento degli archivi, della revisione di estimi
e classamenti, dell’aggiornamento cartografico e della manutenzione del
sistema informatico.
Purtroppo risulta evidente il mancato coordinamento fra il Ministero delle
Finanze e quello della Finanza Pubblica per i recenti provvedimenti
legislativi in materia di catasto: forse sarebbe stato opportuna un’analisi più
approfondita e un coordinamento più efficace.
Per stabilire le modalità di applicazione del decentramento sono in corso
degli incontri all’interno dei Comuni di dimensioni maggiori: nella legge
infatti si prospettano vagamente delle convenzioni da stipulare, ma
permangono ancora diversi problemi pratici da risolvere, come ad esempio
la localizzazione della sede per queste funzioni, i dipendenti che saranno
assegnati ai Comuni, le risorse finanziarie per avviare il processo, il
trasferimento dei mezzi (prima di tutto la rete informatica).
Una volta stabilita la linea da seguire per una possibile e attuabile soluzione
di questi problemi, i Comuni si confronteranno con l’Agenzia del
Territorio per individuare la strada comune da percorrere.
Ad esempio per quanto riguarda il Comune di Modena finora sono state
prospettate tre differenti possibilità per questo decentramento:
- un certo numero di funzionari catastali e un’ adeguata strumentazione
vengono assegnati ad un Comune della Provincia, preso come
riferimento per tutta la Provincia (ad esempio il Comune di Modena per
la Provincia relativa): questi impiegati permangono nei locali del
Catasto e comunicano con il Comune tramite rete informatica interna;
70
- diversi addetti del Catasto saranno ubicati in più Comuni della
Provincia, cioè vengono costituiti più poli (3 o 4); questa è sicuramente
una soluzione più onerosa rispetto alla precedente;
- la Provincia è il punto di riferimento, cioè diviene l’ente delegato dalle
Amministrazioni Comunali, gestendo tutti i Comuni convenzionati con
essa; questa ipotesi, però, non è prevista dalla legge che sancisce il
trasferimento delle funzioni ai Comuni, non alla Provincia.
3.3.1) La sperimentazione catastale nel Comune di San Giovanni
Persiceto
La domanda d’obbligo è, in pratica, come verrà attuato il suddetto
trasferimento di funzioni: San Giovanni Persiceto (BO), di 24 mila abitanti,
è il primo Comune in Italia dove verrà attuata la sperimentazione nazionale
di catasto integralmente gestito dai comuni. Questo progetto dà proprio
attuazione al trasferimento delle funzioni dallo Stato agli enti locali
attraverso un protocollo d’intesa. Quest’ultimo, istituito tra l’Agenzia del
Territorio, Comuni, Associazioni dei Comuni del territorio bolognese,
prevede la creazione di un “polo” catastale proprio a San Giovanni. Il
progetto sarà realizzati in due fasi operative:
- nella prima si sposteranno gli archivi cartacei, personale e sistemi
gestionali presso la sede del Comune di San Giovanni creando un polo
in cui verranno svolte tutte le funzioni catastali;
- nella seconda verrà attuato un potenziamento dei sistemi gestionali con
maggiore interscambio di informazioni fra Catasto e Comuni per
consentire agli altri comuni del dominio territoriale del polo Crevalcore, Sant’Agata bolognese, Sala bolognese, Angola e Calderaia
sul Reno – di svolgere funzioni di consultazione degli archivi, di visure
e certificazioni catastali, di inviare flussi di aggiornamento certificati e
di disporre localmente di informazioni catastali da aggregare a quelle
comunali.
L’Agenzia del Territorio si impegna, durante la fase di sperimentazione, a
fornire le risorse necessarie per l’assistenza tecnico – specialistica, le
dotazioni tecnologiche e le documentazioni cartacee necessarie ad un
corretto espletamento delle funzioni trasferite.
71
Per San Giovanni visure e certificati catastali rappresentano solamente il
primo passo: infatti, oltre all’anagrafe dei cittadini, il Comune mira al
pieno possesso dell’anagrafe del territorio, per controllare la veridicità dei
dati e pianificare meglio le scelte di politica tributaria. Per raggiungere
questo obiettivo, manca però la possibilità di aggiornare in tempo reale i
dati catastali.
Per ora nei sei Comuni suddetti dal 9 Aprile 2001 è possibile ottenere
visure e certificati catastali in tempo reale in municipio, invece di recarsi
nel capoluogo emiliano negli uffici centrali del Catasto.
Tutto questo è stato il risultato della collaborazione fra Provincia di
Bologna, alcuni comuni e il Catasto:
- per il recupero arretrato e l’allineamento della base informativa catastale
- per il collegamento delle banche dati del Catasto, dei Comuni e della
Provincia allo scopo di fornire servizi agli utenti attraverso la rete
telematica
- per la rete telematica della Provincia, sulla quale sono connessi i
Comuni provinciali e attraverso la quale vengono garantiti i
collegamenti fra i diversi sistemi gestionali del Catasto e dei Comuni.
La sperimentazione sul trasferimento delle funzioni catastali ai sei Comuni
sarà condotta per tutto il 2001 e, se darà i risultati previsti, forse anche gli
altri Comuni della Provincia di Bologna entreranno a far parte del progetto
entro il 2002.
Infine, entro breve, in tutta la Provincia dovrebbe debuttare il Catasto
comunale.
3.3.2) Il caso di Bergamo: Sistema Informativo Territoriale integrato
Comune – Catasto
Nel 1998 il Comune di Bergamo e il locale Ufficio del Territorio hanno
stipulato una convenzione con l’obiettivo di “realizzare un’anagrafe
patrimoniale probatoria, aggiornata in tempo reale, relativa ai beni
immobili e titolari dei diritti inquadrata in unico Sistema Informativo
Territoriale nazionale ed europeo”.
72
Nel corso del progetto si è proceduto all’aggiornamento della cartografia
catastale attraverso:
- il recupero degli arretrati degli atti di aggiornamento di catasto terreni –
tipi di frazionamento e tipi mappali – ed aggiornamento dell’archivio
informatico dei dati amministrativo – censuari;
- l’aggiornamento grafico delle mappe;
- la digitalizzazione, in formato vettoriale numerico, delle mappe
aggiornate e la strutturazione dei file cartografici per la loro
utilizzazione all’interno del Sistema Informativo mediante costruzione,
in forma topologica, delle carte catastali;
- il riallineamento tra gli archivi toponomastici comunali e catastali.
Al termine dell’attività di recupero, le banche dati geometriche e censuarie
sono entrate efficacemente in una fase di conservazione, per impedire il
formarsi di nuovo arretrato.
Completate queste fasi, il Comune è arrivato ad avere un SIT coerente e
temporaneamente allineato con la base dati del Catasto. A questo punto
sono stati valutati i limiti di un sistema informativo territoriale catastale
“parallelo”, del quale garantire dallo stesso Comune la manutenzione e
l’aggiornamento dallo stesso Comune: essi possono essere riassunti nei
seguenti punti:
- duplicazione delle banche dati: essa genera in breve tempo un
disallineamento tra le informazioni ottenibili dal cittadino presso il
catasto e presso gli uffici comunali;
- duplicazione delle funzioni: essa costringe il Comune a costituire una
piccola Agenzia del Territorio, con conseguente aumento dei costi del
personale e della struttura;
- duplicazione delle procedure: essa causa la richiesta al cittadino delle
stesse informazioni che ha già dovuto fornire all’Agenzia del Territorio,
in contraddizione con le leggi sulla semplificazione amministrativa.
Partendo da queste considerazioni è apparsa necessaria la realizzazione di
un Sistema Informativo Territoriale Integrato Comune – Catasto, basato
sulla condivisione degli archivi tra i due enti.
La componente informativa geografica è coperta dal Sistema Informativo
Catastale Comunale costituito presso l’Agenzia del Territorio. La
73
conservazione degli archivi catastali è quindi eseguita dagli operatori
dell’Agenzia del Territorio aggiornando con le funzioni GIS la base di dati
geometrici ed operando invece secondo le normali modalità per
l’aggiornamento delle informazioni censuarie. Le funzioni di visura sono
disponibili in modalità locale presso gli uffici del Catasto ed in modalità
remota presso gli uffici Comunali, in questo modo viene garantito al
Comune un accesso a dati aggiornati in tempo reale. Quindi i cittadini
possono accedere alle informazioni catastali ed ottenere certificati
indifferentemente presso gli sportelli dell’Agenzia del Territorio o presso
gli uffici comunali, e possono navigare nella cartografia catastale attraverso
un semplice browser internet.
3.3.3) Le microzone catastali
La definizione e la formazione delle microzone catastali rientrano nel
processo di revisione generale del Catasto, sono previste dalla Legge n.662
del 23/12/96 e precisate con successivi provvedimenti, cioè D.P.R. n.138
del 23/3/98 (regolamento) e la Circolare n.13/T dell’8/1/99 (istruzioni
tecniche). Ai Comuni è affidato il compito di formare le microzone, cioè di
suddividere il territorio comunale in ambiti omogenei, soprattutto dal punto
di vista socioeconomico e del valore di mercato degli immobili ma anche
dal punto di vista ambientale, storico, urbanistico e infrastrutturale.
Per raggiungere questo obiettivo i Comuni dovranno sviluppare una ricerca
approfondita sul territorio comunale e dotarsi di strumenti adeguati (come
programmi informatici) per il controllo permanente del territorio stesso:
quest’ultima condizione è necessaria per le future revisioni delle microzone
e per le successiva determinazione delle nuove rendite catastali. Questo
delicato lavoro di monitoraggio deve essere condotto in collaborazione con
l’Ufficio del Territorio.
La presenza di un avanzato SIT potrebbe agevolare i Comuni nello studio
di analisi territoriale.
74
Bibliografia
• Panecaldo V. “Catasto rustico e urbano”, Ed. Buffetti;
• Cannarozzo R. , Cucchiarini L. , Meschieri W. : “Misure Rilievo
Progetto”, Ed.Zanichelli, 1998;
• Guazzone F. : “Fabbricati e cartografia catastale: ecco le nuove
regole”;
• Guazzone F. “A Comuni e Province il nuovo catasto”, Il Sole 24 ore;
• Costa G. : “Bologna, il Catasto va in Comune”, Il Sole 24 ore
CentroNord, 2001;
• Galullo R. : “In Emilia il Catasto passa ai Sindaci”, Il Sole 24 ore”,
2001;
• Arch. Stancari, Geom. Gheduzzi et al. : “Delimitazione delle
Microzone Catastali – relazione illustrativa del gruppo di lavoro del
Comune di Modena”, 2000
• Deligios M. , Fabrizi C. , Gaspani R. : “SICA SitBg : a Bergamo c’è
un Sistema Informativo Territoriale integrato Comune – Catasto”,
MondoGIS 19/2000;
• Dequal S. , Furani G. , Galeotti M. : “Le carte tecniche numeriche
1:2000 e 1:5000 integrate con il Catasto, per il SIT di Forlì”, Atti
della 2° Conferenza ASITA , 1998;
• contatto diretto con arch. Zini del Comune di Modena;
• Biallo G. : “Un servizio da premio Nobel per il GIS – La provincia di
Bologna rende utilizzabili e distribuisce dati catastali ai comuni.”,
MondoGis, 24/2001.
l Dipartimento del Territorio, con esclusione di quelle
trasferite all’Agenzia del Demanio.
75
APPENDICE 1
Per l’ex Catasto, ora Agenzia del Territorio, e la sua attuale struttura dal dgls.300 /99 si
riporta (sito internet www.finanze.it):
“STATUTO AGENZIA DEL TERRITORIO
Articolo 1
Agenzia del territorio
L’agenzia del territorio, di seguito denominata agenzia, istituita ai sensi dell’articolo 57
del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, di seguito denominato decreto istitutivo,
ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotata di autonomia regolamentare,
amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria.
2. L’agenzia è sottoposta all’alta vigilanza del Ministro delle finanze e al controllo della
Corte dei conti che lo esercita secondo le modalità previste dalla legge.
3. L’attività dell’agenzia è regolata dal decreto istitutivo, dalle norme del presente
statuto e dalle norme regolamentari emanate nell’esercizio della propria autonomia.
4. L’agenzia ha la sua sede centrale in Roma.
Articolo 2
Fini istituzionali
1. L’agenzia svolge tutte le funzioni ed i compiti statali ad essa attribuiti dalla legge in
materia di catasto, di servizi geotopocartografici e di conservazione dei registri
immobiliari; costituisce l’anagrafe integrata dei beni immobiliari esistenti sul territorio
nazionale; assicura l’integrazione delle attività statali in materia con quelle attribuite
agli enti locali. A tali fini, l’agenzia assicura ai soggetti interessati l’accesso più
semplice alle informazioni ed ai dati promuovendo, a livello nazionale, l’interscambio e
la disponibilità di dati catastali aggiornati in collegamento con le anagrafi territoriali
costituite presso gli enti locali, curando l’adeguamento delle metodologie e dei criteri
estimativi e il miglioramento del sistema di pubblicità immobiliare, nel rispetto dei
principi di legalità, imparzialità e trasparenza e secondo criteri di efficienza,
economicità ed efficacia.
2. L’agenzia assicura i servizi di competenza statale relativi al catasto, i servizi
geotopocartografici e quelli relativi alla conservazione dei registri immobiliari; gestisce
l’osservatorio del mercato immobiliare, servizi estimativi, nonché altri servizi tecnici,
già di competenza del dipartimento del territorio.
3. L’agenzia supporta il trasferimento delle funzioni catastali agli enti locali; costituisce
l’organismo tecnico di cui all’articolo 67 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112,
svolgendo i compiti dallo stesso previsti; può gestire, sulla base di apposite convenzioni
stipulate con i comuni o, se delegate, con associazioni di comuni e comunità montane, i
342
servizi relativi alla conservazione, utilizzazione e aggiornamento del catasto di
competenza comunale.
4. L’agenzia assicura il supporto alle attività del Ministero delle finanze e la
collaborazione con le altre agenzie fiscali e con gli altri enti o organi che comunque
esercitano funzioni in settori della fiscalità di competenza statale.
5. L’agenzia presta la propria collaborazione, secondo gli indirizzi impartiti dal
Ministro, alle istituzioni dell’Unione europea e svolge i compiti necessari per
l’adempimento, nelle materie di competenza, degli obblighi internazionali assunti dallo
Stato; promuove ogni utile rapporto con i corrispondenti organismi internazionali.”
….omissis…..
“Articolo 4
Attribuzioni
1. L’agenzia, nel perseguimento della propria missione e dei propri scopi istituzionali,
esercita, in particolare, le seguenti funzioni ed attribuzioni:
a) gestione dell’anagrafe integrata dei beni immobiliari;
b) attività catastali di competenza dello Stato, assicurando l’unitarietà ed
il coordinamento operativo del sistema, lo sviluppo di metodologie e
criteri uniformi di rilevazione, stima e classificazione, la regolarità dei
flussi informativi ed il relativo controllo qualità;
c) servizi geotopocartografici, assicurando le attività di rilevazione e di
diffusione, anche individuando le metodologie generali per l’esecuzione;
d) servizi di pubblicità immobiliare e di conservazione dei registri
immobiliari, semplificando l’accesso alle informazioni;
e) gestione dell’osservatorio del mercato immobiliare e di servizi
estimativi che può offrire sul mercato;
f) fornitura di servizi, consulenze e collaborazioni nelle materie di
competenza, a soggetti pubblici e privati, sulla base di disposizioni di
legge, di rapporti convenzionali e contrattuali;
g) promozione e partecipazione ai consorzi e alle società previsti
dall’articolo 59, comma 5, del decreto istitutivo;
343
h) assistenza agli utenti;
i) riscossione dei tributi di competenza e relativo controllo;
l) gestione del contenzioso e dei procedimenti di volontaria
giurisdizione.
2. Nell’esercizio delle proprie funzioni ed attribuzioni, l’agenzia promuove lo sviluppo
di un sistema di conoscenze integrato sul territorio e assicura la disponibilità di
informazioni certe e aggiornate.”
…omissis…..
“Articolo 13
Principi generali di organizzazione e di funzionamento
1. L’agenzia è articolata in uffici centrali e periferici. Tale articolazione, durante il
processo di attuazione del regolamento di amministrazione, corrisponde a quella
preesistente per le strutture del dipartimento del territorio, le cui funzioni, ai sensi
dell’articolo 57, comma 1 del decreto istitutivo, sono trasferite all’agenzia.
2. Con il regolamento di amministrazione, nell’esercizio della propria autonomia
organizzativa, l’agenzia, ai sensi dell’articolo 71, comma 3 del decreto istitutivo,
disciplina, favorendo il decentramento delle responsabilità operative, la semplificazione
dei rapporti con i cittadini e l’erogazione efficiente ed adeguata dei servizi,
l’organizzazione interna centrale e periferica e il funzionamento degli uffici, stabilendo
la dotazione organica complessiva degli stessi e dettando le norme per l’assunzione del
personale, per la formazione professionale e le regole e le modalità per l’accesso alla
dirigenza, in conformità con le disposizioni della normativa vigente e dei contratti
collettivi di lavoro.”
…omissis…..
344
“Misure per il trasferimento definitivo dei servizi catastali di competenza degli enti
locali
1. In base alle direttive del ministro delle finanze, specifiche clausole della convenzione
di cui all’articolo 59 del decreto istitutivo assicurano le condizioni ottimali per il
trasferimento progressivo dei servizi attinenti alle funzioni conferite agli enti locali
dall’articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112. Singoli comuni o, se
delegate, associazioni di comuni e comunità montane possono affidare, in tutto o in
parte, la gestione di tali servizi con apposite convenzioni all’agenzia.
2. L’agenzia pianifica, nel rispetto delle disposizioni di attuazione del decreto
legislativo n. 112 del 1998, le modalità ed i tempi del trasferimento, anche graduale, dei
servizi inerenti alla conservazione, utilizzazione ed aggiornamento del catasto di
competenza comunale. A tal fine l’agenzia specifica, anche differenziandole per ambiti
territoriali costituiti da singoli comuni, associazioni di comuni e comunità montane, le
procedure tecniche ed amministrative dirette a garantire l’unitarietà del sistema catastale
e, più in generale, il raccordo con le attribuzioni specificate dall’articolo 4 del presente
statuto, gli adempimenti e le attività necessarie per l’ordinato trasferimento
dell’esercizio delle funzioni.
3. Ai fini di cui al comma 2 è costituito, nell’ambito del comitato direttivo, un comitato
ristretto composto dal direttore dell’agenzia e dai due membri designati dalla conferenza
Stato-città ed autonomie locali, il quale opera tenendo conto delle direttive impartite
dalla conferenza stessa e riferendo periodicamente a tale organo sugli sviluppi del più
rapido e generalizzato, effettivo esercizio delle funzioni di competenza dei comuni. La
composizione del comitato ristretto può essere modificata con delibera del comitato
direttivo, previo parere favorevole della conferenza Stato-città ed autonomie locali.
4. Sino alla data della piena assunzione dell’esercizio delle funzioni conferite agli enti
locali dall’articolo 66 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112, la gestione dei
relativi servizi è assicurata dall’agenzia.”
La nuova organizzazione dell’Agenzia del Territorio è normata dal “Regolamento di
Amministrazione” articoli 3,4 e 5 – di seguito riportati – dove si definisce la nuova
struttura centrale e periferica. Si precisa che nel corso dell’attuazione della riforma
saranno definite le attribuzioni da trasferire agli Uffici Comunali, ultimo anello della
struttura periferica, competenze che pur essendo state indicate nello Statuto mancano
del realtivo regolamento di attuazione.
345
“Articolo 3
Strutture centrali
1. Le strutture centrali preposte alle funzioni relative ai servizi erogati dall’Agenzia
sono:
a) la Direzione centrale cartografia, catasto e pubblicità
immobiliare, che cura la definizione di metodologie,
regole e procedure innovative in materia di servizi
cartografici, catastali e di pubblicità immobiliare, anche
nell’ottica della realizzazione dell’anagrafe integrata dei
beni immobili; cura il processo di decentramento ai
comuni, della gestione del catasto tenendo conto di quanto
previsto dalle norme transitorie di cui all’art. 18 dello
Statuto; coordina l’erogazione dei servizi di competenza
dell’Agenzia; coordina le funzioni svolte rispettivamente
dall’Agenzia e dai Comuni; assicura l’integrazione delle
banche dati e lo sviluppo di sistemi per la conoscenza del
territorio;
b) la Direzione centrale osservatorio mercato immobiliare,
che cura la rilevazione ed elaborazione delle informazioni
di carattere tecnico-economico relative ai valori
immobiliari, al mercato degli affitti ed ai tassi di rendita,
nonché la pubblicazione e la diffusione di studi ed
elaborazioni;
c) la Direzione centrale consulenze e stime, che cura le
funzioni relative alle consulenze tecniche ed ai servizi
estimali.
Le strutture sopra elencate governano i processi riferiti all’intero ciclo gestionale delle
funzioni e dei servizi loro affidati, compresi quelli offerti sul mercato, secondo la
specificazione delle funzioni definita con provvedimento del Direttore dell’Agenzia. Un
comitato di coordinamento operativo, composto dai responsabili delle strutture
346
sopraindicate, assicura l’integrazione tra i rispettivi processi ed in particolare tra quelli
relativi al catasto, alla pubblicità immobiliare ed all’osservatorio dei valori immobiliari.
2. Le strutture centrali preposte a funzioni relative alla gestione delle risorse impiegate
dalle strutture dell’Agenzia o a funzioni specialistiche sono:
a) la Direzione centrale affari generali e legali, che cura
gli affari non riconducibili alla competenza delle altre
strutture di supporto ed in particolare fornisce assistenza
sulle problematiche giuridiche e legali; gestisce i processi
per l’approvvigionamento dei beni e servizi di diretta
competenza
e
coordina
l’attività
complessiva
dell’Agenzia in questa materia; cura le relazioni con il
contesto fornendo assistenza in materia a tutte le strutture
centrali e decentrate, promuove l’immagine dell’Agenzia
e cura la comunicazione istituzionale; definisce le
politiche per la gestione del patrimonio di pertinenza
dell’Agenzia e cura la gestione di quello utilizzato dalla
sede centrale, assicura i servizi generali della stessa; è
preposta alle attività relative alla logistica ed alla
sicurezza delle strutture dell’Agenzia.
b) la Direzione centrale pianificazione-controllo ed
amministrazione, che sviluppa e promuove l’adozione dei
sistemi di controllo direzionale, anche in attuazione del D.
Lgs. 286/99, coordina il processo di budgeting e di
controllo dell’avanzamento della gestione e assiste il
Direttore dell’Agenzia nella gestione dei rapporti relativi
alla Convenzione con il Ministro; assicura la
predisposizione del bilancio, la gestione della contabilità,
l’elaborazione dei rendiconti ed assicura la collaborazione
dell’Agenzia con gli organi esterni di controllo;
c) la Direzione centrale risorse umane, che cura le
funzioni relative alla pianificazione, reclutamento,
inserimento, gestione, sviluppo, formazione ed
amministrazione del personale e alle relazioni sindacali;
sviluppa e coordina l’applicazione di sistemi di
valutazione del potenziale, delle posizioni organizzative e
delle prestazioni della generalità del personale;
347
d) la Direzione centrale organizzazione e sistemi
informativi, che cura l’adeguamento degli assetti
organizzativi e promuove e coordina le iniziative per
l’ottimizzazione e la revisione dei processi di lavoro e
delle procedure,per la realizzazione del Sistema Qualità,
cura la pianificazione e garantisce la realizzazione dei
sistemi informatici e telematici, in rapporto sinergico con
le strutture preposte all’erogazione dei servizi
dell’Agenzia
tenendo conto del processo di
decentramento previsto dal D. Lgs. n. 112/1998;
e) Il Servizio ispettivo che assicura, mediante aggiornate
metodologie, controlli sull’operato delle strutture centrali,
regionali e provinciali, anche di regolarità amministrativa
e contabile, relativi alla corretta applicazione nei processi
di lavoro della normativa esterna ed interna nonché
all’imparzialità dell’azione amministrativa.
3 Il Direttore dell’Agenzia definisce con propri provvedimenti l’articolazione interna
delle strutture centrali e l’individuazione delle posizioni dirigenziali, su proposta dei
rispettivi Responsabili concertata con le Direzioni centrali "Risorse umane" e
"Organizzazione e sistemi informativi".
Articolo 4
Strutture regionali
1. Le Direzioni regionali assumono la responsabilità della gestione degli obiettivi e delle
risorse nell’area geografica di competenza, ed in particolare:
a) assicurano i processi di pianificazione e controllo,
definendo obiettivi e risorse con le strutture provinciali
dipendenti e con quelle centrali nel processo di budgeting;
348
b) curano il coordinamento della gestione operativa dei
servizi erogati dalle strutture provinciali, assumendo
corresponsabilità sui risultati;
c) esercitano le funzioni decentrate non attribuite alle
strutture provinciali;
d) gestiscono i rapporti con la Regione e coordinano il
complesso delle relazioni con il sistema delle autonomie
locali e le relative Associazioni.
2. Le Direzioni regionali sono istituite nel capoluogo di ciascuna regione, eccetto quella
del Trentino Alto Adige.
3. Nelle regioni Basilicata, Molise, Umbria e Valle d’Aosta, in cui sono operanti non
più di due uffici provinciali, la Direzione regionale assume anche le funzioni operative
proprie dell’Ufficio provinciale del capoluogo.
4. Il Direttore dell’Agenzia definisce con propri provvedimenti l’articolazione interna
delle Direzioni regionali e l’individuazione delle posizioni dirigenziali, su proposta dei
rispettivi Responsabili, concertata con le Direzioni centrali "Risorse umane" e
"Organizzazione e sistemi informativi".
Articolo 5
Uffici provinciali
1. Gli uffici provinciali hanno sede nei capoluoghi di provincia; svolgono funzioni
prevalenti di carattere operativo provvedendo all’erogazione dei servizi dell’Agenzia e
curano i rapporti con i Comuni e gli altri Enti locali anche per la stipula e la gestione
degli accordi convenzionali; svolgono le funzioni gestionali ad essi attribuite con i
provvedimenti di cui al comma 4.
2. Gli uffici provinciali dipendono dalle Direzioni regionali con cui definiscono,
nell’ambito del processo di budgeting, gli obiettivi da perseguire e le risorse correlate,
rispondendo alle stesse per il monitoraggio della gestione e per ogni esigenza di
349
supporto e coordinamento. Gli Uffici provinciali di Trento e di Bolzano dipendono dalla
Direzione regionale del Veneto.
3. L’organizzazione interna degli uffici favorisce l’integrazione delle attività per
processi e, in relazione alle loro specificità, lo sviluppo di figure polivalenti e la
promozione del lavoro di gruppo, al duplice scopo di favorire la crescita professionale
degli addetti e di rendere più flessibile la gestione dei servizi.
4. Il Direttore dell’Agenzia definisce con propri provvedimenti l’articolazione interna
degli uffici e l’individuazione delle posizioni dirigenziali, su proposta dei responsabili
delle Direzioni regionali concertata con le Direzioni centrali "Risorse umane" e
"Organizzazione e sistemi informativi". “
350