cuccioli clandestini - Corpo Forestale dello Stato
Transcript
cuccioli clandestini - Corpo Forestale dello Stato
ANIMALI / Importazione illegale CUCCIOLI CLANDESTINI Arrivano dall’Europa dell’Est senza aver completato le vaccinazioni: abbiamo compiuto un viaggio a ritroso per scoprire le origini di questa speculazione di Annalisa Bucchieri F proprie organizzazioni criminali di matrice italiana. Una speculazione che ha visto coinvolti, in cinque anni, oltre 70mila cuccioli per un giro di affari complessivo di diversi milioni di euro. Se da una parte il fenomeno criminale cresce tanto da fare il suo ingresso negli ultimi rapporti Zoomafia della Lav, dall’altra aumenta l’attività di contrasto del Corpo forestale dello Stato, in particolare del Nirda (il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali), e delle altre forze dell’ordine. A spiegare le origini di questo traffico clandestino è Isidoro Furlan, comandante del Corpo Forestale dello Stato - Coordinamento © Ufficio Stampa Cfs ino a qualche tempo fa, nei Paesi dell’Europa dell’Est, possedere una mucca rendeva 150 euro l’anno ed era sufficiente a sfamare una famiglia. Oggi, invece, dalla vendita del latte si ricava pochissimo. È sicuramente questo uno dei motivi per cui gli agricoltori rumeni, ungheresi, slovacchi, polacchi, tra i primi ad essere vessati dalla crisi economica che attualmente investe l’intero Vecchio Continente, si sono riversati sull’allevamento e il commercio illegale dei cagnolini di razza. Quegli stessi cuccioli che poi vengono importati e rivenduti nel nostro Paese da vere e Il Forestale n. 49 - 9 © Ufficio Stampa Cfs Un’operazione del Nirda (Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali) del Corpo forestale dello Stato presso un canile. distrettuale di Asiago, che ha percorso la traccia investigativa a ritroso recandosi nelle zone rurali dell’Ungheria, della Romania e della Polonia, dove vengono fatti nascere gli animali destinati al commercio in nero. “Molti contadini che vivono in casolari isolati – racconta il comandante Furlan - ma anche numerosi anziani che abitano soli in appartamentini di periferia si sono improvvisati allevatori, fiutando guadagni facili con rischi e investimenti limitati. Infatti, per iniziare l’attività è stato loro sufficiente dotarsi di una o due cagnette fattrici e di un maschio riproduttore di razza pura, (preferibilmente di taglia piccola: yorkshire, chihuahua, volpino, cocker, bassotto). Il fenomeno si presenta, perciò, in maniera diffusa quanto frammentaria: tanti microallevamenti sparsi sul territorio nazionale”. Visto che ogni cucciolata di circa dieci esemplari può fruttare fino a 500-600 euro, gli allevatori hanno tutto l’interesse a ottenere più parti possibili utilizzando metodi non ortodossi che incidono sulla salute sia delle mamme che dei loro piccoli. “Di solito – spiega Furlan - la cagna fattrice viene forzata alla riproduzione almeno due volte l’anno. La mandano in calore quasi subito dopo il primo parto in maniera innatura10 - Il Forestale n. 49 le: togliendole i cuccioli in tenerissima età (neanche 30 giorni) e somministrandole il sale inglese che le blocca la produzione del latte e del colostro. I piccoli, strappati alla madre prima dello svezzamento, vengono poi portati ad un centro di raccolta provinciale”. Inizia così la seconda fase del dog affaire relativa all’esportazione. I raccoglitori provinciali, una volta finito il giro dai vari allevatori di zona, portano il carico degli animali ad un centro di raccolta superiore, di carattere regionale, che fa capo a sua volta al centro nazionale dove confluiscono gli esemplari da tutto il Paese. Ed è a questo punto che entra in gioco la figura del veterinario corrotto, anello di congiunzione con i delegati dell’importatore italiano, come illustra il comandante della Forestale: “Al centro di raccolta nazionale opera il veterinario dell’organizzazione locale al quale l’importatore italiano fa pervenire i passaporti con validità europea per far viaggiare gli animali oltre frontiera. Il veterinario, oltre ad applicare i microchip identificativi ai cuccioli, appone l’etichetta di vaccinazione antirabbica obbligatoria sul documento di espatrio, senza, però, effettuare alcuna profilassi. Si fa comunque pagare il vaccino dall’importatore e si tiene la boccetta per rivenderla ad altri allevatori del posto. Così ci guadagna due volte”. Attraverso la frontiera friulana I cuccioli sono ora pronti a viaggiare in direzione del nostro Paese dove arriveranno passando il confine con il Friuli Venezia Giulia. L’importatore italiano coinvolto nell’attività clandestina possiede un mezzo adibito al trasporto regolare degli animali, dotato di confort, sistemi di sicurezza e riscaldamento. A guidarlo sono quasi sempre immigrati cingalesi alle sue dipendenze, che effettuano viaggi faticosissimi per portare in Italia il prezioso carico di centinaia di cuccioli e smistarlo tutto in una notte a tornate di due/tre esemplari. Il punto d’arrivo sono i vari negozi del Settentrione e del Centro che ne hanno fatto richiesta e che li venderanno a clienti del tutto ignari dell’incauto acquisto. Difatti la presenza del microchip e la documentazione falsificata dal veterinario fa risultare tutto apparentemente in regola. Ma all’occhio esperto delle forze dell’ordine, ogni piccola anomalia diventa una spia di illecito. "Ed è ad essa – spiega Furlan – che ci appigliamo per poter fare ulteriori accertamenti e procedere al sequestro dei cuccioli. Quando i furgoni degli importatori vengono fermati dalle pattuglie della Stradale della Polizia di Stato e del nucleo del Corpo forestale del Friuli Venezia Giulia, che effettuano controlli ai posti di frontiera e nelle vie di maggior transito, quasi sempre sui documenti degli animali si riscontra la stessa data di nascita: è impossibile che i cento o duecento cuccioli trasportati siano tutti venuti alla luce lo stesso giorno. Allora viene chiesto l’intervento del veterinario della Asl di zona, il quale verifica, attraverso le analisi del sangue, lo stato di salute e la corretta profilassi per verificare se è stato commesso il reato di maltrattamento di animali, frode in commercio e falsificazione di documentazione”. I controlli su strada, avendo permesso numerosi sequestri in questi ultimi anni, sono stati intensificati. Ma molte indagini relative a questo fenomeno criminale sono partite anche dalle segnalazioni di padroni che hanno denunciato la morte del cagnolino dopo poche settimane dall’acquisto. Questi decessi precoci sono dovuti alle condizioni in cui sono tenuti nei centri di raccolta dei Paesi d’origine. Stipati a centinaia, privi di vaccinazione antirabbica e quadrivalente (quella che protegge dalle malattie principali come la strongilosi), è sufficiente che un solo cucciolo sia malato per infettare velocemente tutti gli altri. Comunque salvare questi animali si può. Basta effettuare subito le profilassi corrette. "Lo abbiamo consigliato – conclude Furlan - a tutti coloro che hanno fatto richiesta di adozione dei piccoli sequestrati ultimamente a San Giuliano Milanese. Ben 14mila domande per soli 110 cuccioli”. Ancora più sporco Parallelamente al traffico clandestino operato da organizzazioni delinquenziali ben strutturate, si sta sviluppando un commercio totalmente in nero da parte di sedicenti importatori turchi, cinesi, romeni che passata la frontiera con i loro furgoni si fermano nelle piazzole di sosta dell’autostrade o delle arterie statali per vendere i cuccioli agli automobilisti in transito. Prezzi bassissimi, ovviamente: un golden retriever costa 250 euro a fronte dei 1.200 chiesti mediamente da un allevatore certificato. Coloro che comprano attirati dal risparmio sono corresponsabili del reato di maltrattamento degli animali e di frode. I cuccioli, infatti vengono quasi sempre trasportati senza le minime condizioni igienico-sanitarie e non presentano né microchip né tantomeno uno straccio di documentazione falsificata. I nuovi padroni sono perciò imputabili di “incauto acquisto”. Consigli per l’acquisto responsabile ome possono i cittadini evitare di foraggiare il traffico clandestino nel momento in cui comperano un cucciolo di razza? – Non acquistare i cani venduti in luoghi non deputati al commercio: piazzole, mercati, strade, appartamenti – Scegliere i cuccioli che provengono da allevamenti italiani, dotati di passaporto italiano – Esigere il certificato di pedigree da parte delle associazioni di razza (Enci–Loi) come garanzia massima contro la provenienza dubbia dell’animale C