L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 102 (47.237)
Città del Vaticano
giovedì 5 maggio 2016
.
All’udienza generale in piazza San Pietro il Pontefice commenta la parabola della pecorella smarrita
Ancora sospensioni al Trattato di Schengen
Nessuno è perduto
Altri naufragi
nel Mediterraneo
E alla Confcooperative ricorda che bisogna fare impresa partendo dai bisogni
«Per Dio nessuno è definitivamente
perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca»: ha ribadito
con forza uno dei capisaldi del suo
magistero Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì mattina, 4
maggio, in piazza San Pietro. Continuando le riflessioni sul tema della
Veglia con il Papa
Per asciugare
le lacrime
La misericordia si rende visibile
anche nell’asciugare le lacrime di
quanti soffrono o sono in difficoltà: di chi piange la morte di un
figlio o di una persona cara, di
chi combatte contro una malattia,
di chi è senza lavoro o lotta ogni
giorno per sopravvivere alla solitudine, all’emarginazione, al disagio. A tutte queste persone è dedicata la veglia di preghiera per
“asciugare le lacrime”, che Papa
Francesco presiede giovedì pomeriggio, 5 maggio, solennità dell’Ascensione, nella basilica di San
Pietro.
È un’iniziativa inedita che costituisce un momento forte del
programma giubilare, perché centrata su una delle sette opere di
misericordia spirituale: consolare
gli afflitti. Con l’intento di coinvolgere tutti, ma in particolare,
quanti sentono il bisogno di una
parola di sostegno e di consolazione perché sono stanchi, oppressi o scoraggiati.
In occasione della veglia, che si
inserisce nelle celebrazioni del
mese di maggio dedicato a Maria,
viene esposto in basilica alla venerazione dei fedeli il reliquiario
della Madonna delle lacrime di
Siracusa. Ricorda il prodigio avvenuto tra il 29 agosto e il 1° settembre 1953, quando un quadretto
di gesso, raffigurante il cuore immacolato di Maria, versò lacrime
umane. L’immagine era collocata
alla parete di una camera da letto,
nella casa di una giovane coppia
di sposi, Angelo Iannuso e Antonina Giusto.
Durante la veglia saranno presentate tre testimonianze e dieci
preghiere, ciascuna per una categoria di persone sofferenti. Ad altrettanti rappresentanti del mondo della sofferenza sarà consegnata una statuetta raffigurante
l’Agnus Dei, simbolo di conforto
e di speranza.
misericordia nei brani del vangelo e
aggiungendo come di consueto considerazioni personali al testo preparato, il Pontefice ha invitato a pensare in particolare «al buon ladrone», perché «nella visione di Gesù
nessuno è definitivamente perduto».
In realtà Francesco ha preso spunto questa settimana dalla parabola
della pecorella smarrita, tratta da
Luca (15, 1-7), descrivendo la scena
del racconto che «vede da una parte
i peccatori che si avvicinano a Gesù
e dall’altra i dottori della legge, gli
scribi sospettosi che si discostano da
lui. Si discostano — ha commentato
— perché Gesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti».
Quindi il Papa ha accennato ai tre
personaggi che popolano il quadro
— «il pastore, la pecora smarrita e il
resto del gregge» — sottolineando
che però «chi agisce è solo il pastore, l’unico vero protagonista». E l’insegnamento che egli vuol dare «è
che nessuna pecora può andare perduta», perché «non può rassegnarsi
al fatto che anche una sola persona
possa perdersi». Non solo, Francesco ha evidenziato che «si tratta di
un desiderio irrefrenabile: neppure
novantanove pecore possono fermare
il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile.
Lui potrebbe ragionare così: “Faccio
il bilancio: ne ho novantanove, ne
ho persa una, ma non è una grande
perdita”». E invece «va a cercare
quella, perché ognuna è molto importante e quella è la più bisognosa,
la più abbandonata, la più scartata».
Del resto, ha aggiunto, «Dio non
conosce la nostra attuale cultura dello scarto. Dio non scarta nessuna
persona; ama tutti, cerca tutti! Non
conosce questa parola “scartare la
gente”».
Da qui l’invito conclusivo a «riflettere spesso su questa parabola,
perché nella comunità cristiana c’è
sempre qualcuno che manca e se ne
è andato lasciando il posto vuoto. A
volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio». Si corre allora «il pericolo di
rinchiuderci dentro un ovile, dove
non ci sarà l’odore delle pecore, ma
puzza di chiuso». Ma come cristiani,
ha raccomandato, «non dobbiamo
essere chiusi, perché avremo la puzza delle cose chiuse». Bisogna invece «uscire e non chiudersi in sé stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, ritenendosi “i giusti”».
Nelle stesse ore è stato diffuso un
videomessaggio inviato all’assemblea
nazionale di Confcooperative, nel
quale Francesco ricorda che bisogna
fare impresa partendo sempre dai bisogni delle persone.
PAGINE 7
E
8
Oltre quattrocento famiglie di etnia rohingya rimangono senza casa nel Myanmar
Rogo nel campo profughi
NAYPYIDAW, 4. Un gigantesco incendio in un campo di sfollati di etnia
rohingya in Myanmar ha distrutto
ieri le abitazioni di almeno 440 famiglie, circa duemila persone secondo
la stampa locale, parte dei 145.000
sfollati di questa minoranza musulmana, vittima di ripetute violenze da
parte della maggioranza buddista.
Il rogo si è sviluppato nel campo
di Baw Du Pa 2, vicino alla città di
Sittwe, si ritiene per un incidente avvenuto durante la preparazione dei
pasti. Nessuna vittima è stata registrata, ma le fiamme hanno distrutto
49 rifugi di bambù, ognuno dei quali conteneva otto camere, solitamente
occupate da un’intera famiglia.
Secondo fonti delle Nazioni Unite, il campo di Baw Du Pa 2 ha una
popolazione di quasi 7.000 sfollati e,
insieme ad altre 57 strutture simili, è
ormai una sistemazione che da temporanea sta diventando la normalità.
Circa 200.000 sarebbero già scappati
dal Myanmar per ritrovarsi senza
documenti in campi profughi di fortuna in Bangladesh o lungo il confine meridionale con la Thailandia.
Ad altri 100.000 rohingya, invece, è
stato impedito di lasciare il Paese e
vivono in campi controllati dalle autorità. I rohingya vivono nello Stato
del Rakhine, che si affaccia sul golfo
del Bengala e che confina a nord
con il Bangladesh. La loro presenza
in queste terre, risale al VII secolo.
Su quasi quattro milioni di abitanti, i rohingya sono 800.000. Secondo le Nazioni Unite sono una
delle minoranze più perseguitate e
rifiutate al mondo. I rohingya, infatti, non vengono considerati cittadini
del Myanmar, bensì cittadini del
Bangladesh, con cui condividono la
fede musulmana e il ceppo linguistico. Secondo l’Unhcr, non possono
essere proprietari terrieri, non possono andare a scuola o curarsi negli
ospedali del Paese.
La questione dei rohingya, e
dell’esplosione dell’intolleranza verso
i musulmani in Myanmar, è una spinosa eredità per il nuovo Governo
di Htin Kyaw, stretto collaboratore
di Aung San Suu Kyi
BRUXELLES, 4. Sono 113 i morti in le». In termini pratici, Tusk spiega
quattro distinti naufragi avvenuti che si deve incoraggiare, con il fidavanti alle coste libiche tra vener- nanziamento della comunità interdì e domenica scorsa. Lo riferisce nazionale, Paesi come Libano e
l’Organizzazione internazionale per Giordania che «stanno fornendo
le migrazioni (Oim), aggiornando un bene pubblico» nell’assistere i
a 1.357 il bilancio dei migranti che rifugiati.
Sul tema, si pronuncia il minihanno perso la vita nel Mediterraneo da inizio anno. Gli arrivi, in stro delle Finanze tedesco, SchäuItalia, Grecia, Cipro e Spagna, da ble, per il quale «anche il sostegno
gennaio sono aggiornati a quota dell’Italia non durerà a lungo se
184.546. Nello stesso periodo del cambieranno le rotte dei profughi».
2015 erano stati 55.750.
Intanto, la Commissione europea ha dato
il suo via libera
all’estensione, per un
ulteriore periodo di
sei mesi, alla reintroduzione dei controlli
alle frontiere di 5 Paesi
dell’area Schengen. Si
tratta di Austria, Germania,
Danimarca,
Svezia, Norvegia per
quanto riguarda alcuni
porti.
La
Commissione
conferma comunque il
suo obiettivo di ritornare «a un funzionamento
normale
dell’area Schengen» e
di «eliminare tutti i
controlli ai confini interni» entro la fine del
2016.
C’è un altro via libera della Commissione. Si tratta dell’attesa
raccomandazione
a
Consiglio e Parlamento Ue a procedere per
la liberalizzazione dei
visti per i cittadini turchi nell’area SchenMigranti soccorsi nel canale di Sicilia (Reuters)
gen. È uno dei punti
più controversi dell’intesa tra i 28 e la Turchia, per ridur- «Se non stabilizziamo i Paesi conre gli sbarchi in Grecia. Ad Ankara finanti andremo incontro a grandi
restano cinque criteri da soddisfare, problemi, è inevitabile», sostiene.
da qui a fine giugno, tra cui quello Per poi spiegare che i Paesi dell’Ue
dei passaporti biometrici.
dovranno pianificare robusti finanA livello politico, c’è da dire che ziamenti aggiuntivi per aiutare i
la crisi dei migranti e dei rifugiati Paesi confinanti e quelli da cui si
sarà in cima all’agenda del G7, che origina il flusso migratorio.
si terrà in Giappone a fine mese.
Appellandosi alla coesione euroLo assicura il presidente dell’Ue,
pea, Schäuble paventa il rischio
Donald Tusk, parlando di «una
crisi globale che nessun Paese da che crisi irrisolte possano trasforsolo o nessun gruppo di Paesi può mare l’Ue in un’area di libero
risolvere se non si costruisce una scambio, ma si dice ottimista che
consapevolezza altrettanto globa- questo non avverrà.
Dal canto suo, il ministro degli
Esteri italiano, Gentiloni, ribadisce
la posizione dell’Italia che chiede
soldi per progetti di cooperazione
con i Paesi africani.
Al Papa il premio Carlo Magno
Intanto la Fondazione del Centro Astalli, sede italiana del ServiDa unione
zio per i rifugiati dei gesuiti, torna
a chiedere canali sicuri per chi
a comunità
scappa da guerre e persecuzioni,
veri e propri corridoi umanitari.
ANNETTE SCHAVAN A PAGINA 5
Ricorda che l’assuefazione all’ecatombe di innocenti alle porte
dell’Europa rappresenta un pericolo soprattutto per la nostra civiltà.
Un quarto della mortalità materna è per cause indirette
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Meno donne muoiono di parto nel mondo
Una giovane mamma con il suo bambino in Sierra Leone (Afp)
GINEVRA, 4. Si muore molto meno di
parto nel mondo e un quarto dei decessi
è per cause indirette. Lo rivela lo studio
pubblicato in un’edizione speciale del
bollettino dell’Organizzazione mondiale
della sanità (Oms). Negli ultimi 25 anni
la mortalità materna si è ridotta di quasi
il 44 per cento, passando dalle 532.000
vittime del 1990 a 303.000 di quest’anno.
Il rapporto globale, dunque, è di 216
morti materne ogni centomila nascite, in
netto calo rispetto al 1990 quando le morti erano 385 ogni centomila nascite.
Comunque i numeri restano drammaticamente alti. Negli ultimi 25 anni,
quasi 11 milioni di donne hanno perso la
vita per dare alla luce il loro bambino,
una cifra pari agli abitanti di Londra e
Berlino.
Le cause principali sono gravi emorragie dopo il parto, infezioni, aborti effettuati in condizioni non sicure. Tra le cause indirette, il diabete di tipo 2 e l’ipertensione. Dunque gli esperti lanciano un
appello ai Governi. Flavia Bustreo, vice
direttore generale per la salute della famiglia, delle donne e dei bambini presso
l’Oms, spiega che «gli specialisti in ostetricia e gli altri operatori sanitari che assistono le donne durante la gravidanza e il
post partum devono essere formati per
prendersi cura della salute della donna in
modo olistico e non solo della sua gravidanza».
In ogni caso, la gran parte dei decessi
si verifica nei Paesi in via di sviluppo, in
particolare Africa subsahariana e Asia meridionale.
In occasione della solennità
dell’Ascensione del Signore
il nostro giornale non uscirà.
La pubblicazione riprenderà
con la data 6-7 maggio.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Amargosa (Brasile) Sua Eccellenza
Monsignor Valdemir Ferreira
dos Santos, trasferendolo dalla
Diocesi di Floriano.
Nomina di Vescovo
Coadiutore
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Coadiutore della Diocesi di Itapeva (Brasile) il Reverendo Arnaldo Carvalheiro
Neto, del clero della Diocesi di
Araçatuba, finora Parroco della
parrocchia São Pedro Apóstolo,
a Gabriel Monteiro.
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pagina 2
giovedì 5 maggio 2016
Il premier britannico Cameron
a un comizio conservatore (Reuters)
Le primarie nell’Indiana segnano il ritiro del repubblicano Cruz mentre in campo democratico vince Sanders
Nessuna
alternativa a Trump
WASHINGTON, 4. Le primarie nello
Stato dell’Indiana segnano un colpo
di scena. La netta vittoria nel campo
repubblicano di Donald Trump ha
portato il senatore conservatore del
Texas, Ted Cruz, che si proponeva
come l’unica alternativa al miliardario statunitense, ad annunciare il ritiro dalla corsa alla nomination per le
presidenziali. Cruz è stato sconfitto
pesantemente, con un distacco di
circa 20 punti.
Trump si vede ora la strada spianata per la nomination in una gara a
due con il governatore moderato
dell’Ohio John Kasich, che ha deciso di continuare a correre nonostante l’ultimo risultato davvero basso,
che lo pone a circa 30 punti di distacco.
Sorpresa anche in campo democratico. Bernie Sanders smentisce i
sondaggi imponendosi alla fine di
un lungo testa a testa, dopo un iniziale vantaggio di Hillary Clinton.
Ottiene il 53,2 per cento dei consensi rispetto al 46 per cento della ex
segretario di Stato.
Sanders conferma che andrà avanti fino alle primarie della California
il 7 giugno. Lo svantaggio nel conto
dei delegati accumulato finora, però,
è troppo ampio per essere colmato.
Il senatore del Vermont raccoglie indubbiamente un successo importante
sul piano dell’immagine e la sua vittoria rivela anche un elettorato ancora spaccato a metà. Sanders potrebbe forzare i democratici ad avere
una convention divisa, ma difficilmente ne uscirebbe vincitore. Sarebbe un indubbio danno per il partito.
La sconfitta di Clinton in Indiana —
secondo alcuni analisti — sembra
confermare la debolezza della sua
candidatura in particolare nell’elettorato bianco. Questo potrebbe aprire
la porta a un duro scontro con
Trump a novembre, al voto decisivo.
Al momento l’attenzione dei media si concentra in campo repubblicano, sul ritiro di Cruz. Il beniamino del movimento conservatore Tea
Party ha dichiarato che «gli elettori
hanno scelto un’altra strada» e quindi ha annunciato il ritiro «con il
cuore pesante ma con sconfinato ottimismo per il futuro a lungo termine della Nazione». Cruz ha parlato
da un palco di Indianapolis, insieme
con la famiglia e Carly Fiorina che
solo pochi giorni fa aveva indicato
come suo eventuale futuro vicepresidente, giocandosi la carta dell’elemento femminile. Nessun accenno al
frontrunner Trump, dopo il duro
scambio di accuse nel giorno del voto. Piuttosto Cruz ha ribadito il suo
impegno in difesa della libertà e della Costituzione.
D’altra parte, Cruz aveva scommesso tutto sul voto in Indiana, parlando di «un bivio cruciale per evitare che il Paese precipitasse
nell’abisso». C’è da dire che la sconfitta brucia molto anche perché nello
Stato del Midwest poteva contare
sull’appoggio del governatore locale,
Mike Pence, e sul campo libero la-
sciatogli da Kasich in una inedita alleanza contro il tycoon.
Ma niente è bastato a fermare la
settima schiacciante vittoria consecutiva di Trump. Ha conquistato oltre
il 50 per cento dei voti e ha incassato quasi tutti i 57 delegati in palio.
La scelta della maggioranza dell’elettorato repubblicano ormai risulta confermata.
Il candidato repubblicano Trump vincitore nell’Indiana (Afp)
Difficile che Kasich nelle prossime
primarie gli impedisca di arrivare al
numero fatidico di 1237 delegati. Anche il presidente della commissione
nazionale del partito repubblicano,
Reince Priebus, che aveva polemizzato con Trump sul sistema di assegnazione dei delegati, lo ha riconosciuto come il «presunto candidato
Gop», cioè del partito repubblicano
definito Grand Old Party.
Quel che è più significativo è che
Priebus ha lanciato l’appello ad
«unire il partito per sconfiggere
Clinton». Da parte sua, Trump ha
reso omaggio al rivale Cruz, con parole di elogio per la sua decisione
coraggiosa di ritirarsi.
Al di là di tutto, Trump è dentro
la volata finale per la Casa Bianca
che culminerà con il voto nazionale
dell’8 novembre. I commentatori
parlano di momento storico per la
politica americana, per il fatto che
solamente il generale Eisenhower,
comandante delle forze alleate nella
seconda guerra mondiale, aveva ottenuto la nomination senza aver mai
ricoperto una carica politica.
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LONDRA, 4. Il Regno Unito torna
in massa alle urne, a un anno esatto di distanza dalle elezioni generali che hanno consegnato la maggioranza della Camera dei Comuni ai
conservatori di David Cameron.
Domani si vota in Inghilterra,
Galles, Scozia e Irlanda del Nord
per rinnovare consigli comunali,
assemblee regionali e per eleggere
quattro sindaci, tra i quali il successore di Boris Johnson sulla poltrona di primo cittadino di Londra.
Brucia la città di Fort McMurray
Quasi due milioni di firme
contro Maduro
Gigantesco incendio
in Canada
CARACAS, 4. L’opposizione venezuelana — in un clima generale di
crisi economica e malcontento popolare — ha presentato al Consiglio nazionale elettorale (Cne) un
milione e 850.000 firme a sostegno
del referendum per la revoca del
presidente Nicolás Maduro.
Per poter procedere con il referendum abrogativo sono necessarie
le firme di almeno l’1 per cento
degli aventi diritto al voto (19,8
milioni di persone) e poi altri
quattro milioni per stabilire una
data certa di voto. L’annuncio è
stato dato da Jesús Torrealba, segretario generale della coalizione
del Tavolo dell’unità democratica
(Mud), che ha la maggioranza in
Parlamento, il quale ha spiegato
che «con questa strategia di successo, avanziamo verso il cambio
politico urgente, con mezzi assolutamente pacifici e costituzionali».
L’ex candidato presidenziale antichavista, Henrique Capriles, ha
precisato che a partire dal momento della consegna delle firme ci sono cinque giorni di tempo in cui il
Cne ne verifica l’autenticità per
poi disporre i centri di raccolta
per la seconda fase di convocazione del referendum, nella quale deve firmare il 20 per cento degli
iscritti nelle liste elettorali.
Intanto, i sostenitori di Maduro
hanno chiesto al Consiglio di veri-
ficare attentamente, e in tempi
brevi, l’intero processo relativo al
referendum e le firme per evitare
eventuali irregolarità. In particolare il sindaco di Caracas, Jorge Rodríguez, è stato nominato dal partito di Governo capo della commissione per il controllo della legalità delle firme raccolte dall’opposizione.
Il presidente venezuelano ha assicurato ieri, in una trasmissione
televisiva, che si andrà al referendum se le autorità elettorali convalideranno le firme rivendicate
dall’opposizione a favore di questo
processo. Maduro si è detto inoltre fiducioso nel popolo venezuelano, chiarendo oltremodo che il
suo Governo ha il «diritto costituzionale» di verificare tutte le firme
raccolte dall’opposizione, poiché
si tratta di un documento pubblico, di una «manifestazione della
volontà pubblica». Tuttavia Maduro ha avvertito che se si dovesse
scoprire l’esistenza di firme falsificate è pronto a intraprendere tutte
le azioni legali necessarie.
Il referendum revocatorio è stato utilizzato solo una volta nella
storia del Paese, contro l’ex presidente Hugo Chávez (1999-2013)
nel 2004, e si era concluso con un
fallimento.
OTTAWA, 4. Un vasto incendio, alimentato da forti venti, ha costretto
l’evacuazione di circa 80.000 persone da Fort McMurray, nella provincia di Alberta, in Canada. I residenti in fuga hanno causato ingorghi sulla strada principale che porta verso la città di Edmonton, che
si trova a circa 380 chilometri di
distanza. L’incendio, iniziato durante il fine settimana in una foresta vicina, è peggiorato ieri a causa
BRUXELLES, 4. L’ultima proposta della Commissione europea limita a nove anni il rinnovo
dell’autorizzazione per l’uso del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo. Lo riferiscono fonti
dell’Ue, in attesa della riunione del comitato di
esperti dei 28 in materia di piante, cibi e mangimi che dovrebbe prendere una decisione, i prossimi 18 e 19 maggio a Bruxelles.
Il glifosato è un principio attivo sul cui rischio
di cancerogenicità la comunità scientifica appare
divisa: viene ritenuto «probabilmente cancerogeno» dall’Oms e «probabilmente non cancerogeno» dall’Efsa. Nel corso della precedente riunione del comitato, lo scorso marzo, solo Italia,
Francia e Olanda hanno espresso chiaramente la
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
Le fiamme avanzano alla periferia di Fort McMurray (Reuters)
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
loro posizione contraria al rinnovo dell’autorizzazione per l’uso del glifosato e non è stata raggiunta la maggioranza qualificata prevista per arrivare a una decisione. Da allora, a esprimere una
sua posizione, prettamente politica e non vincolante, è stato l’Europarlamento, con una risoluzione che non domanda il blocco del rinnovo, ma
una sua limitazione a un periodo di sette anni e a
un uso esclusivamente professionale.
Il commissario dell’Ue alla Salute, Vytenis Andriukaitis ha infine cercato di gettare acqua sul
fuoco e ha affermato che la Commissione europea sta cercando «un ampio compromesso per
raggiungere una larga maggioranza di Stati membri, che arrivi a una decisione definitiva».
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dei forti venti e ha già distrutto un
certo numero di case, ma al momento non si segnalano vittime o
feriti tra la popolazione. Le fiamme
hanno inoltre creato una nuvola di
oli petroliferi, dal momento che
Fort McMurray si trova in una regione di sabbie petrolifere. I vigili
del fuoco stanno continuando a
combattere l’incendio, ma le autorità locali hanno chiesto rinforzi per
combattere le fiamme.
Si vota anche in due elezioni suppletive per la Camera dei Comuni,
a Sheffield e nel Galles del sud.
Se un anno fa a giocarsi tutto
era Cameron — che dovrà affrontare una battaglia decisiva nel referendum sull’Ue del 23 giugno — in
questa tornata elettorale amministrativa chi rischia di più è il leader
laburista, Jeremy Corbyn. Il Labour, fiaccato dalle continue faide
interne tra la corrente di sinistra di
Corbyn e la vecchia guardia blairiana, dovrebbe infatti fare leva sul
risultato di giovedì per proporsi
come alternativa politica ai Tories
nelle elezioni del 2020.
Gli elettori chiamati alle urne sono 16 milioni. Si rinnovano i consigli di 124 amministrazioni locali,
per un totale di 2.743 seggi. Si vota
anche per scegliere i nuovi sindaci
a Bristol, Liverpool, Salford e, soprattutto, nella capitale.
Dopo due mandati, Johnson,
eletto anche deputato ai Comuni
nelle scorse elezioni, si giocherà il
suo futuro politico nel referendum
del 23 giugno, nel quale si è schierato a favore della Brexit. A Londra, la battaglia è ancora una volta
tra laburisti e conservatori. I sondaggi della vigilia danno per favorito il candidato del Labour, Sadiq
Khan, di origini pakistane. Se
Khan batterà il conservatore Zac
Goldsmith, sarà la prima volta che
Londra verrà guidata da un sindaco musulmano. In ballo ci sono
anche i 25 seggi della London Assembly, l’organo che controlla
l’operato del primo cittadino.
Colloqui a Zagabria
sull’adesione
dei Balcani all’Ue
Proposta della Commissione europea
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Elezioni amministrative
nel Regno Unito
Per la revoca del mandato presidenziale
Ridurre il limite d’autorizzazione al glifosato
Un operatore pronto a usare pesticidi (Afp)
Attesa per il nuovo sindaco di Londra
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Disordini a Nantes
tra polizia
e manifestanti
PARIGI, 4. Ancora scontri tra la
polizia e i giovani manifestanti
contro la riforma della legge sul
lavoro in Francia. A Nantes un
poliziotto è finito all’ospedale
dopo essere stato preso a colpi di
spranga, nel corso di una protesta improvvisata da un gruppo di
militanti autonomi. A Parigi, un
gruppo di dimostranti ha invaso
le strade intorno all’Assemblea
nazionale, dove è in corso il dibattito parlamentare sul testo.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
ZAGABRIA, 4. Croazia e Bulgaria
appoggiano l’ulteriore allargamento
dell’Unione europea a tutti gli altri
Paesi dei Balcani occidentali, ma è
necessario che i candidati rispettino
i criteri e gli standard richiesti per
l’adesione. Lo hanno detto i ministri degli Esteri croato, Miro
Kovač, e bulgaro, Daniel Mitov, al
termine di un colloquio, ieri, a Zagabria. «Siamo favorevoli all’allargamento e vogliamo che non vi siano buchi neri sulla carta d’Europa,
e che i nostri vicini nei Balcani occidentali possano un giorno integrarsi anch’essi nella Unione europea, ma, naturalmente, è necessario
rispettare i criteri e soddisfare gli
standard», ha dichiarato Kovač,
come riferito dai media locali nella
capitale croata. Mitov ha detto che
«l’allargamento della Ue è molto
importante» e che Sofia «continua
ad appoggiare l’espansione».
La Croazia — precisano gli analisti politici — pone due condizioni
per l’apertura in sede dell’Unione
europea dei capitoli di adesione 23
e 24 con la Serbia (giustizia, libertà, sicurezza, diritti fondamentali):
la rinuncia di Belgrado alla giurisdizione per i crimini di guerra
sull’intero territorio della ex Jugoslavia, e maggiore rispetto dei diritti della minoranza croata.
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
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giovedì 5 maggio 2016
pagina 3
Abitanti tra le macerie
della devastata
città siriana di Aleppo (Reuters)
Tra l’esercito di Tobruk e le milizie di Misurata
Scontri armati
alle porte di Sirte
NEW YORK, 4. Si aprono spiragli diplomatici per una tregua anche ad
Aleppo. Il Consiglio di sicurezza
dell’Onu si riunisce oggi, su richiesta di Francia e Gran Bretagna per
esaminare la situazione nella città
martoriata, a nord della Siria.
Così, mentre il segretario di Stato
americano John Kerry giudica raggiungibile un accordo per un cessate
il fuoco, mettendo allo stesso tempo
in guardia il presidente siriano, Bashar Al Assad, su possibili ripercussioni se non aderisce all’intesa, il ministro degli Esteri russo, Serghiei
Lavrov, dopo aver incontrato a Mosca l’inviato speciale dell’Onu per la
Siria, Staffan de Mistura, afferma
che l’annuncio della tregua potrebbe
giungere a breve.
Kerry ha sottolineato che le parti
stanno lavorando «in modo urgente» per ripristinare un cessate il fuoco in tutto il Paese. E in modo particolare ad Aleppo. «Ieri insieme a
Lavrov abbiamo sottolineato la necessità di reintrodurre il cessate il
fuoco ad Aleppo il prima possibile»,
ha aggiunto Kerry. Stati Uniti e
Russia istituiranno a giorni un centro congiunto per il monitoraggio
delle violazioni della tregua, ha dal
canto suo sottolineato Lavrov.
La ripresa dei negoziati indiretti
di Ginevra fra forze dell’opposizione
e il Governo di Damasco è condizionata al ripristino del cessate il fuoco
nella zona di Aleppo, ha invece dichiarato de Mistura. Di colloqui diretti fra inviati di Bashar Al Assad e
una opposizione «sostenuta dall’Arabia Saudita, Stati Uniti e Paesi
occidentali», non è possibile neanche parlare, ha tenuto a precisare
Lavrov. Oggi invece si terranno a
Berlino colloqui tra Francia, Germania, Onu e le principali forze
dell’opposizione, per discutere «come sia possibile soddisfare le condizioni per il proseguimento dei colloqui di pace».
Ma nel frattempo Aleppo è stata
bombardata nuovamente ed è stato
colpito un altro ospedale. E altre
bombe hanno colpito quartieri controllati dalle forze siriane. Decine le
persone uccise. Ad Aleppo gli scontri armati sono ripresi lo scorso 22
aprile e da allora sono morti 250 civili, tra i quali almeno una cinquantina di bambini.
E il Consiglio di sicurezza
dell’Onu, riunitosi ieri, ha adottato
all’unanimità una risoluzione che
chiede alla parti di tenere al riparo
gli ospedali e i centri sanitari dai
combattimenti. Il documento chiede
la fine degli attacchi alle strutture e
Ergastolo a israeliano
che uccise
un palestinese
TEL AVIV, 4. È stato condannato
all’ergastolo Yosef Haim Ben-David,
a capo di una banda di estremisti
israeliani che rapì, picchio e alla fine
uccise dandogli fuoco un sedicenne
palestinese,
Mohammed
Abu
Khdeir, il 2 luglio del 2014. Il ragazzo venne rapito da Ben-David e da
complici venuti da Gerusalemme.
All’uomo — giudicato sano di mente
nonostante la richiesta dei suoi avvocati — è stata inflitta una pena suppletiva di altri 20 anni di carcere e il
pagamento di 150.000 di risarcimento per la famiglia della vittima.
Il premier israeliano, Benyamin
Netanyahu, ha intanto visitato ieri a
sorpresa l’area a ridosso di Gaza.
Netanyahu — che era accompagnato
dal ministro della Difesa, Moshe
Yaalon, e dal capo di stato maggiore, Gadi Eisenkot — ha avuto dai responsabili militari del luogo una relazione sulla situazione di sicurezza.
Il mese scorso l’esercito scoprì un
lungo tunnel che dalla Striscia arrivava fino a Israele. Sempre ieri è stato annunciato dallo Shin Bet — il
servizio di sicurezza interno di Israele — che a Niizana, valico di frontiera con l’Egitto, è stato sventato un
tentativo di contrabbando di 4 tonnellate di ammonio di cloride nascosto in un contenitore di sale. La sostanza è usata per la produzione di
razzi a lunga gittata e con la quantità scoperta si sarebbero potuti realizzare centinaia di missili.
Ma la popolazione civile continua a essere colpita
Speranze di tregua per Aleppo
al personale che vi opera, ribadisce
che le unità medico-sanitarie devono
essere rispettate e protette, così come
il personale umanitario che svolge
funzioni mediche. I feriti e i malati
devono essere in grado di ricevere le
cure e l’attenzione necessaria, senza
atti o minacce di violenza.
Quindi «si ricorda agli Stati membri il loro dovere di indagare e per-
seguire chi compie tali attacchi», e si
ribadisce la necessità di un accesso
sicuro del materiale medico nelle situazioni di crisi.
«Gli attacchi intenzionali agli
ospedali sono un crimine di guerra»:
così si è espresso il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, dopo il
voto in Consiglio di sicurezza, ricordando che oltre 730 membri del per-
Vertice ministeriale del
G7
in Giappone
Cinque giorni dopo il crollo di un edificio di sei piani
Più investimenti
per la sicurezza energetica
TOKYO, 4. Effettuare adeguati investimenti infrastrutturali per garantire la sicurezza energetica nel
lungo termine, andare avanti con
lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, sostenere l’Ucraina, garantire la sicurezza nucleare e puntare sul gas
per gestire la transizione verso un
modello a emissioni sempre più
bassi. Questi gli impegni principali adottati dai ministri dell’Energia
del G7 — assieme al Commissario
europeo per il clima e l’energia —
al termine, ieri, del vertice a Kitakyushu, nel Giappone sud occidentale. I partecipanti, si legge
nella nota congiunta finale, hanno
discusso degli sviluppi intercorsi
dalla riunione di Amburgo tenutasi nel 2015, avendo sullo sfondo la
volatilità dei prezzi dell’energia e
l’accordo della Cop 21 di Parigi.
«Gli investimenti nel settore
energetico, incluse le infrastrutture
di qualità, e l’innovazione nelle
energie rinnovabili e di altre tecnologie a basse emissioni di carbonio, nonché l’efficienza energetica,
aiutano la crescita dell’economia e
al tempo stesso la disaccoppiano
dalle emissioni di carbonio», sottolineano i ministri, «di fronte
all’attuale livello dei prezzi dell’energia e alla sua volatilità, il costante investimento nell’approvvigionamento energetico sicuro e so-
Riprendono
i colloqui diretti
sullo Yemen
SANA’A, 4. Dovrebbero riprendere
oggi in Kuwait i colloqui di pace
per porre fine al conflitto in Yemen dopo che domenica la delegazione del Governo si è rifiutata
di proseguire i negoziati in segno
di protesta per un attacco dei ribelli huthi contro una base militare. «I partecipanti si riuniranno
mercoledì per una sessione di lavoro congiunta per proseguire con
l’agenda concordata», ha spiegato
in una dichiarazione rilasciata nella notte l’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail
Ould Cheikh Ahmed. Dal 10 aprile è in vigore una fragile tregua
nello Yemen. I negoziati in Kuwait sono iniziati il 21 aprile e sabato scorso c’è stata la prima sessione di colloqui diretti.
sonale medico sono stati uccisi
dall’inizio della guerra in Siria.
«Questo Consiglio deve fare qualcosa in più che condannare questi attacchi — ha aggiunto — deve usare la
sua influenza per porvi fine». «Anche le guerre hanno delle regole, è il
momento di farle rispettare», ha aggiunto Ban Ki-moon.
TRIPOLI, 4. Le forze del generale
Khalifa Haftar stanno muovendo
su Sirte, la roccaforte del cosiddetto Stato islamico (Is) in Libia, e
nel loro posizionamento si sono già
scontrate non solo con avamposti
jihadisti ma anche con quelle che
dovrebbero essere loro alleate: le
milizie di Misurata che rispondono
al premier designato del Governo
di unità nazionale, Fayez Al Sarraj.
In un inquietante prodromo di
un possibile scontro fra la parte est
(Tobruk) e ovest (Tripoli) del Paese lasciato diviso dopo la fine del
regime di Muammar Gheddafi,
combattimenti sono stati segnalati
da testimoni a sud di Sirte: a contrapporsi sono state le forze fedeli
al generale Haftar e quelle alleate
con le milizie di Misurata della
coalizione Fajr. I combattimenti in
giornata erano in corso a Zillah,
una zona petrolifera nell’area di Jufra. Media, in maniera però controversa, hanno parlato di quattro
morti e sette feriti nelle fila di Haftar per un raid aereo di Fajr.
Su quello che si sta delineando
come il fronte orientale anti-Is,
fonti ufficiali delle forze di Haftar
hanno segnalato «scontri con armi
stenibile è essenziale per ridurre i
rischi della futura crescita dell’economia globale».
Nel comunicato i ministri ribadiscono la determinazione ad attuare l’accordo di Parigi per accelerare il processo di transizione a
un sistema energetico che permetta di disincentivare gradualmente
l’impiego del carbone attraverso
politiche basate sul "carbon market" e su strumenti regolatori.
La promozione dell’efficienza
energetica e l’applicazione di tecnologie energetiche pulite — si legge nella circolare — sono fondamentali per ottenere una riduzione
delle emissioni gas serra, e al contempo rafforzare la crescita economica. Per quel che riguarda l’energia nucleare, il comunicato interpreta con favore i costanti progressi sullo smantellamento dell’impianto nipponico di Fukushima e
sul trattamento delle acque contaminate presso lo stesso sito.
I ministri dei G7 riconoscono
che quei Paesi che optano per
l’utilizzo dell’energia nucleare contribuiscono in modo sostanziale
alla riduzione delle future emissioni di gas serra. Allo stesso tempo i
ministri fanno appello a tutti i
Paesi che optano per l’utilizzo
dell’energia atomica affinché garantiscano i più elevati standard di
sicurezza e non proliferazione.
Bimba estratta viva
dalle macerie a Nairobi
Il padre della bimba estratta viva dalle macerie (Reuters)
NAIROBI, 4. Una bambina di circa
un anno è stata estratta viva dalle
macerie cinque giorni dopo il crollo
di un edificio di sei piani in un popolare quartiere di Nairobi. Il bilancio del dramma, avvenuto venerdì
scorso, è di ventitré morti e 93 dispersi, mentre almeno cento persone sarebbero state salvate dai soccorritori. L’immobile è sprofondato
a causa delle piogge torrenziali che
si erano abbattute sulla capitale.
Il capo della polizia di Nairobi,
Japheth Koome, ha assicurato —
come riferiscono le agenzie internazionali — che i soccorritori
lavorano senza sosta nella speranza di trovare altri sopravvissuti,
ma con il passare delle ore le
speranze iniziano ad affievolirsi.
Nel
frattempo
i
proprietari
dell’edificio e i funzionari che approvarono il progetto edilizio sono
indagati.
pesanti avvenuti lunedì fra truppe
da ricognizione» dell’esercito libico
e jihadisti dell’Is a sud di Nawfaliyah, sul golfo della Sirte. Si tratta
di una cittadina a circa 130 chilometri a est dall’omonima città natale di Gheddafi e vicina al confine
est della zona controllata dall’Is
che, sulla costa, si estende per circa
250 chilometri.
La settimana scorsa il generale
Haftar ha annunciato un’offensiva
per liberare Sirte. Il premier designato Al Sarraj aveva subito dopo
lanciato un appello chiedendo alle
forze in campo (Misurata compresa) di fermare ogni offensiva e attendere la formazione di un comando unificato che coordini l’attacco contro i jihadisti. Haftar, con
tutta evidenza, non sta dando
ascolto all’appello e pare che nemmeno Misurata abbia saputo tenere
a freno le proprie milizie.
Del resto, una divisione del Paese sta maturando: nonostante stia
scadendo un sorta di ultimatum
lanciato dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Martin Kobler,
sui media libici regna un preoccupante silenzio sulla fiducia che il
Parlamento di Tobruk dovrebbe
concedere all’Esecutivo di Al Sarraj
per legittimarlo pienamente. Eppure la legittimazione di Al Sarraj è
fondamentale per consentirgli di
chiedere il sostegno internazionale
per la logistica e l’addestramento
utile nella lotta all’Is.
Intanto, visita in Costa d’Avorio
per il presidente della Camera dei
rappresentanti libica, il Parlamento
di Tobruk, Aguila Saleh, finora
ostile a Fayez Al Sarraj. Secondo il
giornale «Libya Herald», Saleh è
arrivato ieri sera nel Paese. Abidjan
ospita oggi i lavori della conferenza parlamentare afro-araba, che si
concluderanno domani.
Il «Libya Herald» sottolinea come il viaggio di Saleh sia solo l’ultima di una serie di missioni
all’estero del presidente del Parlamento di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale che dovrebbe votare la fiducia al
Governo di concordia nazionale
del premier designato Al Sarraj.
La scorsa settimana il deputato
di Tobruk Salah Zubic ha annunciato per oggi a Ghadames (nei
pressi del confine tra Libia, Tunisia
e Algeria) una riunione di parlamentari di Tobruk favorevoli al
Governo Al Sarraj. Lunedì Fathi
Al Marimi, portavoce di Saleh, ha
sottolineato come sarebbe “illegale”
una riunione della Camera dei rappresentanti fuori dalla sua sede di
Tobruk per legittimare il Governo
Al Sarraj, che si è comunque insediato a Tripoli a fine marzo.
Nel frattempo, si tiene, in questi
giorni a Doha, capitale del Qatar,
un vertice dei capi tribù libici. A
organizzare l’incontro è stato lo
sceicco Ali Al Salabi, figura considerata vicina ai gruppi islamisti che
contestano il Governo di riconciliazione libico. Sono presenti all’incontro anche alcuni esponenti
dell’ex regime di Gheddafi.
Conferenza della Fao a Torino
Accesso al cibo e sicurezza alimentare
Mamma e figlio in un povero villaggio etiope (Reuters)
ROMA, 4. Raggiungere l’obiettivo fame zero entro il 2030 è possibile.
Questo il messaggio degli economisti
della Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e
l’agricoltura) al primo Geoprogress
Global Forum, che ha riunito a Torino accademici ed esperti per discutere di cibo e sicurezza alimentare.
Ogni anno la conferenza si concentra su criticità differenti, relative
allo sviluppo di un territorio, su una
dimensione locale o globale, stimolando un confronto su strategie, modelli di gestione e proposte di intervento. «Bisogna favorire la distribuzione equa del reddito — hanno precisato gli analisti — fornendo protezione sociale per i più poveri a breve
termine e opportunità di reddito a
medio termine». Per gli esperti, due
sono le sfide per l’alimentazione: la
necessità crescente di cibo dovrà esse-
re soddisfatta affrontando due sfide
fondamentali per il nostro modello di
sviluppo e per possibili modelli di
sviluppo alternativi, la disuguaglianza e i cambiamenti climatici.
«La necessità di aumentare la produzione agricola — hanno aggiunto i
partecipanti al summit — può essere
attenuata da politiche di riduzione
degli sprechi e da politiche di educazione alimentare e familiare. Tuttavia,
i vincoli sulle risorse (terra e acqua)
impongono di aumentare in modo
sensibile le rese agricole. I cambiamenti climatici riducono le rese agricole, penalizzando le regioni che
maggiormente dovrebbero espandere
la produzione alimentare». La mitigazione dei cambiamenti climatici,
«si impone — conclude il testo — come condizione indispensabile per il
mantenimento a lungo termine della
sicurezza alimentare universale».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 5 maggio 2016
Il poeta russo
ritratto da Konstantin Somov (1906)
Nella metafora di Ivanov
I due
polmoni
Cervantes all’ambasciata di Spagna
En un lugar de la Mancha
di ANTONIO PELAYO
n un lugar de la Mancha, de cuyo nombre no
quiero acordarme, no ha
mucho tiempo que vivía un hidalgo
de los de lanza en astillero, adarga
antigua, rocín flaco y galgo corredor» (“In un paese della Mancia, di
cui non voglio fare il nome, viveva
or non è molto uno di quei cavalieri
che tengono la lancia nella rastrel-
«E
L’iniziativa è un momento singolare delle celebrazioni romane che
vogliono onorare il grande autore
nel quarto centenario della morte.
All’appuntamento non poteva infatti
mancare Roma, dove il “monco di
Lepanto” trascorse alcuni mesi della
sua movimentata vita, rimanendo
estasiato dalla bellezza di quella che
chiamò “regina delle città e signora
del mondo”, eco lontana della definizione di san Girolamo.
Gustave Doré, «Don Chisciotte e Sancio sulla via per Toboso» (1848)
liera, un vecchio scudo, un ossuto
ronzino e il levriero da caccia”, secondo la classica traduzione di Vittorio Bodini). Anche il celebre incipit del Ingenioso hidalgo don Quijote
de la Mancha è ovviamente tra i testi di Miguel de Cervantes Saavedra
scelti per le Lecturas cervantinas organizzate il 4 maggio dall’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.
Ben quattordici sono i lettori di
questa serata letteraria che viene
aperta dal cardinale spagnolo Santos Abril, diacono di San Ponziano
e arciprete di Santa Maria Maggiore. Tra gli altri lettori, vi sono gli argentini Marcelo Sánchez Sorondo,
vescovo cancelliere delle accademie
pontificie delle scienze e delle scienze sociali, e Mariano Fazio, vicario
generale dell’Opus Dei. Prestano
poi la propria voce ad alcune pagine dell’opera di Cervantes anche alcuni ambasciatori presso la Santa
Sede: Guillermo León Escobar Herrá, della Colombia, Miroslava Rosas
Vargas, di Panamá, e Mariano Palacios Alcocer, del Messico. Tra gli altri lettori vi sono l’uruguaiano Guzmán Carriquiry, vicepresidente della
Commissione per l’America Latina,
lo spagnolo Ignacio Buqueras y
Bach, che ha appena pubblicato un
Homenaje universal al
idioma español, e il direttore dell’O sservatore
Romano.
L’autore del Quijote
è stato anche al centro
dell’udienza che Papa
Francesco ha concesso
lo scorso 2 maggio al
direttore dell’Instituto
Cervantes, Víctor García de la Concha, al
direttore della Real
Academia Española de
la Lengua, Darío Villanueva, e al filologo
Francisco Rico, accompagnati da Eduardo
Gutiérrez Sáenz de
Buruaga, ambasciatore
di Spagna presso la
Santa Sede. Come
hanno riferito i partecipanti all’udienza, durante l’incontro, molto
cordiale, si è parlato
soprattutto di lingua e
di letteratura, e il Pontefice ha tra
l’altro manifestato preoccupazione
per il progressivo impoverimento
della lingua spagnola tra le giovani
generazioni nei diversi paesi ispanofoni. Per l’occasione al Papa è stata
donata l’edizione speciale del Quijote curata dalla Real Academia Española de la Lengua e già divenuta di
riferimento per gli studiosi dell’opera di Cervantes.
a metafora dei due polmoni, tanto cara a Giovanni Paolo II che
più volte vi fece ricorso durante il
suo magistero, l’ha formulata per
primo il poeta russo Vjačeslav
Ivanov, di cui ricorrono i 150 anni della nascita. Tale primato veniva rivendicato dal gesuita Vincenzo Poggi che, in un intervento
del 20o1 sull’oriente cristiano e i «due polmoni», metteva in luce l’originalità e la lungimiranza di un uomo che diceva di sentirsi
davvero ortodosso solo da cattolico. Quella
formula che appunto con Giovanni Paolo II
avrebbe conosciuto, dopo tanti anni, un
nuovo e vigoroso impulso, era stata coniata
da Ivanov alla luce degli insegnamenti del
suo maestro, Vladimir Solov’ëv, i quali erano
uniti da una continuità spirituale suggellata
dal fatto che la loro professione di fede cattolica non è un’abiura dell’ortodossia, ma
comporta per ambedue — scriveva Poggi —
«la realizzazione integrale dell’ortodossia».
Infatti entrambi riuniscono i due aspetti
complementari del cristianesimo, la particolarità e l’universalità, oriente e occidente, ortodossia e cattolicità. Precisava tuttavia Poggi che la metafora dei due polmoni è «esclusiva» di Ivanov, non essendo presente negli
scritti del suo maestro. La metafora formulata dal poeta russo — cui è dedicato il convegno, dal 4 al 6 maggio, al Pontificio istituto
orientale e all’università La Sapienza, sul tema «Dialettica tra contingenza storica e valore universale in Vjačeslav Ivanov» — si collegava al pneumotorace artificiale o terapeutico, consistente nell’introdurre un gas inerte
tra i due foglietti pleurici di un polmone
L
malato di tisi, per immobilizzarlo, permettendone in tal modo la guarigione.
Il medico Carlo Forlanini lo aveva ideato
nel 1882, aveva presentato i risultati delle
prime sperimentazioni al congresso di medicina, a Roma, nel 1894, ma soltanto nel congresso internazionale, sempre a Roma, del
1912 — ovvero dodici anni dopo la morte di
Solov’ëv — il pneumotorace artificiale era
stato riconosciuto all’unanimità come efficace metodo terapeutico della tubercolosi.
Le parole di Ivanov in Sobranie Socinenij,
osservava Poggi, di sentirsi finalmente libero
dal «sentimento di disagio per essere privo
dell’altra metà di questo tesoro e, come suol
dirsi per un tubercolotico, di respirare da un
solo polmone» attingono da una conquista
della medicina la simbolica immagine diretta
a esprimere il raggiungimento di una pienezza spirituale, da applicare a «chi partecipa simultaneamente» — scriveva Poggi —
della visione orientale e occidentale del cristianesimo.
Fu il poeta russo a coniare per primo
tale formula per esprimere il raggiungimento
di una pienezza spirituale da applicare
a chi partecipa simultaneamente alla visione
orientale e occidentale del cristianesimo
Il convegno in corso a Roma intende
scandagliare, attraverso un ampio ventaglio
di interventi, i diversi percorsi che hanno caratterizzato il pensiero del poeta russo: da
quello teologico a quello letterario, da quello ermeneutico a quello religioso-culturale.
Nello stesso tempo l’incontro vuole mettere
in rilievo, sul piano storico, il valore delle illuminanti riflessioni di Ivanov sui grandi
drammi dell’epoca moderna, a cominciare
dalle due guerre mondiali.
Capsella di Samagher
faccia posteriore (V secolo
Venezia, Museo Archeologico Nazionale)
Dalla Roma tardoantica
Cartolina ricordo
di FABRIZIO BISCONTI
era una volta la
capsella di Samagher. Così potrebbe cominciare una
lunga storia, che
iniziò nel 1906, quando alcuni
operai, che lavoravano nella cava
di Vallelunga, a circa 4 km da Pola in Istria, nel villaggio di Samagher, intercettarono le strutture di
un edificio di culto provvisto di un
abside, laddove, nell’area sottostante l’altare, si rinvenne un ricettacolo, che conteneva — secondo
quanto ricorda l’archeologo Anton
Gnirs appena due anni dopo — un
«prezioso reliquiario di avorio».
Le prime vicende del manufatto,
che sarebbe diventato celebre e
fonte continua di riflessioni, sono
avvolte nelle brume dell’affabulazione e, forse, non proprio tutti i
passaggi sono chiari. Il contenitore
marmoreo, in cui riposava la cassetta eburnea, ridotta in frammen-
C’
Museo di Pola. Malgrado «il trattamento barbaro da parte dei rozzi
(sic!) operai — come ricorda l’iconografo tedesco Joseph Wilpert —
che, disillusi nella speranza di trovare un tesoro di metallo prezioso,
gettarono gli esigui frammenti e
malgrado il trattamento incredibile
di chi tentò di fissare con colla su
tavolette di scatole di sigari i preziosi avori», finalmente Anton
Gnirs, allora conservatore dei monumenti del litorale istriano, si
preoccupò di inviare i materiali al
Kunsthistorisches
Museum
di
Vienna, dove i pezzi furono fissati
su fusti di legno, con armature
metalliche, restituendo la forma al
cofanetto.
Così, sommariamente risistemata, la scatola eburnea era tornata
nelle mani di Anton Gnirs, che
l’affidò nuovamente ai conservatori
del Museo di Pola, dove rimase
esposta per lunghi anni, fino a che
— durante il secondo conflitto
mondiale per motivi di sicurezza —
fu tenuta nascosta in Italia. Dopo
la guerra e dopo le interminabili
trattative per la restituzione delle
opere d’arte portate in Italia durante la guerra, trattative protratte
dal 1949 al 1960, la capsella fu lasciata in Italia, quale riconosci-
Definita il più prezioso cimelio
della collezione veneziana
rappresenta un vero e proprio
alfabetario visivo dell’architettura
cristiana della tarda antichità
ti, fu aperto e trovato colmo di acqua e di terra, talché sia le tavole
di avorio, sia le fermezze e la chiusura in metallo furono considerate
di scarsa importanza e, in un primo momento, gettate via. Di lì a
poco, i frammenti furono consegnati al proprietario della cava
che, a sua volta, li consegnò al
Capsella di Samagher, coperchio (V secolo, Venezia, Museo Archeologico Nazionale)
mento per il lungo lavoro svolto in
Istria dagli studiosi italiani, e fu
assegnata al Museo Archeologico
di Venezia dov’è tutt’oggi custodita.
La capsella di Samagher, ora
nuovamente restaurata, rappresenta il più prezioso cimelio, come lo
definì, a suo tempo, Wilpert e come è tornata a chiamarlo Margherita Guarducci alla fine degli anni
Settanta del secolo scorso, della
collezione veneziana e assurge a
vero e proprio “alfabetario visivo”
dell’architettura cristiana della tarda antichità ma anche della prassi
decorativa concepita dall’arte monumentale, che si svolge e si evolve nell’Urbe a partire
dal momento significativo e sicuramente innovativo dei Costantinidi.
L’osservazione delle
facce
scolpite
può
prendere le mosse dal
coperchio, che fotografa una delle scene più
complete della traditio
legis, ossia della rappresentazione aulica con il
Cristo che consegna il
rotolo della legge a
Pietro, in presenza di
Paolo, in un contesto
paradisiaco con palme,
il monte, da cui sgorgano i quattro fiumi e
la teoria di agnelli, che
escono da Betlemme e
Gerusalemme. Ebbene,
questa scena — secondo
il pensiero degli iconografi — doveva trovare
una delle prime manifestazioni
nell’abside
dell’antico San Pietro
in Vaticano.
Nella faccia posterio-
re, la più celebre in assoluto, è
rappresentata la confessio petrina
della basilica vaticana concepita da
Costantino, così come veniva osservata dall’artifex negli anni centrali del V secolo, frangente a cui
viene riferita la cassetta eburnea.
La confessio viene raffigurata come
un complesso ciborio sistemato tra
colonne preziose, che copre la
tomba venerata, verso cui si dirigono i devoti oranti e in proskinesis, ossia quasi prostrati.
Anche la faccia anteriore — a
mio modo di vedere — può essere
riferita all’arco presbiteriale di San
Pietro e, in particolare, alla decorazione della fascia inferiore
dell’abside, con gli apostoli tra
palme, che si muovono verso il
trono apocalittico dell’Etimasia (il
trono vuoto), in asse con l’agnello
mistico posato sul monte paradisiaco, da cui sgorgano i quattro
fiumi.
Mentre il lato sinistro rappresenta una famiglia che accede a un
triforio, identificato con la basilica
eleniana di Santa Croce in Gerusalemme, il lato destro, campito da
una scena, che si è ritenuta allusiva al Santo Sepolcro di Gerusalemme, potrebbe invece restituire
il cuore del battistero lateranense.
Al di là delle infinite ipotesi e
identificazioni delle singole scene,
un’ipotesi molto probabile è che la
capsella di Pola, pur rappresentando tutte le caratteristiche del reliquiario, voglia soltanto evocare,
quasi fosse una cartolina ricordo, il
pellegrinaggio di una famiglia
istriana a Roma, per visitare i due
poli significativi della città, ossia
l’episcopio lateranense e il suo circondario e il martyrium petrino.
Ecco che la storia privata di una
famiglia dell’aristocrazia cristiana
dell’Istria viene a contatto con la
realtà monumentale e cultuale di
una Roma pronta a diventare meta
privilegiata di grandi pellegrinaggi, che, di lì a poco tempo, si allargheranno e si potenzieranno, sino a diventare significativo fenomeno internazionale.
Le decorazioni della capsella di
Samagher fanno fede a questo ruolo che la vecchia capitale mantiene, non solo sulla carta e nella politica religiosa dei Pontefici, ma
anche e soprattutto a livello monumentale e iconografico, assorbendo
tutte le espressioni della civiltà architettonica e della cultura figurativa del tempo che dalla tarda antichità conduce alla stagione bizantina.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 5 maggio 2016
pagina 5
Il messaggio lanciato dal Pontefice
a Strasburgo
l’enciclica Laudato si’
la visita a Lampedusa
e il monito sulla condizione dei profughi
hanno trovato eco
Il cardinale Marx a Strasburgo
Sfide
e responsabilità
di CHARLES
Kcho
«Regata» (2014)
Al Papa il premio Carlo Magno
Da unione a comunità
di ANNETTE SCHAVAN*
ari eurodeputati,
è giunta l’ora di
costruire insieme
l’Europa
che
ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori
inalienabili». Queste sono state le parole pronunciate da Papa Francesco
dinanzi al Parlamento europeo di
Strasburgo nel novembre del 2014. È
possibile che i discorsi siano così po-
«C
Un riconoscimento non fa miracoli
Non muta nemmeno la politica
Ma può rafforzare
la consapevolezza della comunità
Il continente ne ha urgente bisogno
tenti da costituire meriti per l’Europa?
Il comitato direttivo del Premio internazionale Carlo Magno ne è convinto. Con le sue parole, nonché altri gesti del suo pontificato, il Papa rappresenta una «voce della coscienza che ci
esorta a porre al centro di ogni nostra
azione l’essere umano»: questa è la
motivazione addotta per il conferimento del premio.
Il messaggio di incoraggiamento e
di speranza lanciato da Papa Francesco a Strasburgo, l’enciclica Laudato
si’, la sua visita a Lampedusa e le parole di monito pronunciate in riferi-
mento alla condizione dei profughi e
alla responsabilità dell’Europa hanno
trovato eco. Grazie al Premio Carlo
Magno si presentano ora nuovamente
alla coscienza pubblica europea. E
questo è un bene, perché in ballo vi è
anche il futuro dell’Europa. Quando
ho saputo del conferimento del premio, mi sono tornate in mente le parole di Jacques Delors, l’allora presidente della Commissione europea, secondo cui l’Europa ha bisogno di
un’anima e di una spiritualità. È quindi evidente, e non solo da oggi, che
non bastano competenze economiche
e capacità politica per creare solide
prospettive per il futuro.
Papa Francesco è il secondo Pontefice a ricevere questo premio. Nel
2004 Giovanni Paolo II ha ricevuto il
premio straordinario Carlo Magno
per il suo contributo alla riunificazione europea. Il Papa aveva incoraggiato il movimento sindacale polacco Solidarność a portare avanti una rivoluzione pacifica alla quale avevano preso parte molti cristiani dell’Europa
centrale e dell’est contribuendo così
con il loro coraggio civile a preservarne il carattere pacifico e favorire la
riunificazione. Papa Francesco pone
oggi l’Europa unita dinanzi alle sue
responsabilità e alle fonti da rinnovare
per adempiere alla responsabilità nei
confronti della dignità umana in un
mondo globalizzato. Ciò accade in un
momento in cui l’Europa appare disorientata e si ha l’impressione che le
sue fondamenta quale comunità di valori siano sbiadite. Noi europei siamo
consapevoli delle convinzioni fondamentali e dei valori che ci hanno con-
dotto alla fondazione della Comunità
europea? Conosciamo il valore della
solidarietà che è alla base della coesione interna della Comunità?
L’Unione europea viene giustamente definita una grande opera di pace.
I suoi padri fondatori, tra cui i tre
cattolici Konrad Adenauer, Alcide de
Gasperi e Robert Schuman, erano
consapevoli delle minacce latenti per
la pace e della necessità di riconciliazione e unità dei popoli. Dopo la
catastrofe di due guerre mondiali erano convinti che l’unificazione economica dovesse rappresentare l’inizio di
un cammino teso a raggiungere
un’unione concepita altresì come comunità di valori. Nel 1988 Papa Giovanni Paolo II ha parlato al Parlamento europeo di Strasburgo dell’inculturazione del cristianesimo in Europa e
del significato cruciale che le radici
cristiane rivestono per la concezione
dell’uomo quale essere umano cui
spetta una dignità inconfondibile
nonché diritti fondamentali. Quell’anno ha esortato gli europei a investire
tanto impegno nella ricerca dell’anima
europea quanto quello profuso per il
mercato comune. La somiglianza con
le affermazioni di Papa Francesco di
25 anni dopo è palese. Il Pontefice si
appella al potenziale umano che è insito nello spirito europeo ma che è caduto in oblio. Formula la questione in
termini di democrazia. «Mantenere
viva la democrazia in Europa richiede
di evitare tante “maniere globalizzanti” di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza sa-
L’Europa dell’uomo
Anche se l’ Europa moderna presenta
sotto molti aspetti una realtà nuova,
si può tuttavia riconoscere un alto
valore simbolico alla figura storica di
Carlo Magno. Oggi l’unità europea
che va crescendo ha anche altri padri. Da una parte, non si devono sottovalutare quei pensatori e operatori
politici che hanno dato e danno la
priorità alla riconciliazione e alla
crescita congiunta dei loro popoli invece di insistere sui propri diritti e
sull’esclusione.
Particolarmente ringrazio tutti
coloro che hanno messo le loro forze
a servizio della costruzione della comune Casa europea sulla base dei
valori trasmessi dalla fede cristiana
come anche sulla base della cultura
occidentale. Dopo i terrori della Seconda Guerra Mondiale il mio predecessore Pio XII ha mostrato il vivo
interesse della Chiesa, appoggiando
esplicitamente l’idea della formazione
di un’«unione europea», non lasciando dubbi circa il fatto che per una
valida e durevole affermazione di
una tale unione è necessario rifarsi al
cristianesimo come fattore che crea
identità e unità.
Qual è l’Europa che oggi si dovrebbe sognare? Mi si consenta di
tracciare qui un rapido abbozzo della
visione che ho di un’Europa unita.
Penso ad un’Europa senza nazionalismi egoistici, nella quale le nazioni vengono viste come centri vivi
di una ricchezza culturale che merita
di essere protetta e promossa a una generazione giovanile che sia
vantaggio di tutti. Penso ad un’Euro- aperta al vero, al bello, al nobile e a
pa nella quale le conquiste della ciò che è degno di sacrificio, se in
scienza, dell’economia e del benesse- Europa la famiglia non si presenta
re sociale non si orientano ad un più come un’istituzione aperta alla
consumismo privo di senso, ma stan- vita e all’amore disinteressato? Una
no al servizio di ogni uomo in neces- famiglia della quale anche gli anziani
sità e dell’aiuto solidale per quei pae- sono parte integrante in vista di ciò
si che cercano di raggiungere la meta della sicurezza sociale.
Possa l’Europa, che ha
sofferto nella sua storia
tante guerre sanguinose,
divenire un fattore attivo
Pubblichiamo stralci del discorso che Papa Giovanni
della pace nel mondo!
Paolo II pronunciò il 24 marzo 2004 ricevendo il
Penso ad un’Europa la
Premio internazionale Carlo Magno della città tedesca
cui unità si fonda sulla
di Aquisgrana. Il riconoscimento, si legge nella
vera libertà. La libertà di
motivazione, gli fu conferito per il suo impegno a
religione e le libertà sofavore dell’unità dell’Europa e della conservazione dei
ciali sono maturate come
suoi valori.
frutti preziosi sull’humus
del cristianesimo. Senza
libertà non c’è responsabilità: né davanti a Dio,
né di fronte agli uomini. Soprattutto che è più importante: la mediazione
dopo il concilio Vaticano II la Chiesa attiva dei valori e del senso della vivuole dare un ampio spazio alla li- ta. L’Europa che ho in mente è
bertà. Lo stato moderno è consape- un’unità politica, anzi spirituale, nelvole di non poter essere uno stato di la quale i politici cristiani di tutti i
diritto se non protegge e promuove
paesi agiscono nella coscienza delle
la libertà dei cittadini nelle loro posricchezze umane che la fede porta
sibilità di espressione sia individuali
che collettive. Penso ad un’Europa con sé: uomini e donne impegnati a
unita grazie all’impegno dei giovani. far diventare fecondi tali valori, poCon tanta facilità i giovani si capi- nendosi al servizio di tutti per
scono tra di loro, al di là dei confini un’Europa dell’uomo, sul quale
geografici! Come può nascere, però, splenda il volto di Dio.
Dodici anni fa
pienza». Queste parole risuonano nel
continente in un periodo estremamente critico — a 25 anni dalla sua riunificazione. La crisi economica, la situa-
Albrecht Dürer, «Carlo Magno» (1511-1513 circa)
zione delle giovani generazioni e il
fatto che l’Europa sia l’approdo anelato da milioni di profughi non hanno
rafforzato finora la consapevolezza di
essere una comunità di valori. Piuttosto sussiste il pericolo di una disgregazione della solidarietà.
Quanto accaduto nel 2004 a Madrid e nel 2005 a Londra ne ha segnato in un certo qual modo l’inizio; gli
eventi di Parigi dello scorso anno e di
Bruxelles quest’anno hanno reso
terribilmente manifesta la minaccia
che affligge l’Europa. Il pericolo costituito dal terrore la colpisce al cuore.
La ghigna della violenza dileggia le
idee che noi tutti associamo all’Europa: pace, libertà, benessere, sicurezza
e persino, è bene menzionarlo, prosperità.
Da questo punto di vista le parole
del Papa sono profetiche.
Il premio Carlo Magno viene quindi conferito a Papa Francesco al momento giusto, in un anno importante
per l’Europa. Nei prossimi mesi si deciderà se i Paesi membri abbiano riconosciuto che la soluzione dei loro problemi e lo sviluppo felice delle varie
società sono parte di uno sviluppo europeo. Il conferimento di un premio
non può fare miracoli. Non muta radicalmente nemmeno la politica. Può
tuttavia spronare alla riflessione e rafforzare la consapevolezza della comunità. L’Europa ne ha bisogno urgentemente per non cadere più preda degli
egoismi nazionali.
I popoli del Medio oriente e
dell’Asia centrale, quelli dell’Afghanistan e anche dell’Africa fuggono dal
medesimo terrore e violenza che sono
giunti ora anche alle nostre porte. Potremo contrastare quest’odio verso i
valori della libertà e della dignità
umana che propugniamo come comunità europea soltanto se saremo uniti
e solidali.
*Ambasciatore della Germania
presso la Santa Sede
DE
PECHPEYROU
Europa ha bisogno di una rinascita, e non di una restaurazione o di una nostalgia alimentata dalle immagini del
dopoguerra. Ne è convinto il
cardinale Reinhard Marx, presidente della
Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), invitato dal vescovo di
Strasburgo a intervenire durante una conferenza sulle sfide dell’Europa, tenutasi nella
cattedrale della capitale alsaziana lo scorso
26 aprile. Mentre l’Europa di recente ha risposto alla crisi finanziaria e poi alla crisi migratoria con il pragmatismo, il cardinale
Marx ritiene che quest’ultimo non sia la sola
via verso una politica sostenibile. A suo parere occorrono grandi idee. «A volte ho l’impressione — ha affermato il porporato — che
le grandi idee e le emozioni siano ritornate a
livello nazionale e che l’Europa sia senza sentimento, senza emozione, senza storie, senza
idee».
Nel suo intervento, l’arcivescovo di
München und Freising ha menzionato le
quattro sfide principali che il vecchio continente deve affrontare oggi. In linea con il discorso pronunciato da Papa Francesco davanti ai deputati del Parlamento europeo il
25 novembre 2014 a Strasburgo, dove ha definito l’Europa un «punto di riferimento per
tutta l’umanità», il cardinale Marx ha posto
l’Europa dinanzi alle sue responsabilità per il
futuro del mondo. Questa non può diventare
«una fortezza» che protegge le proprie ricchezze quando i poveri bussano alla sua porta. Rammentando in particolare la crisi migratoria, il cardinale ha ricordato che un rifugiato proveniente da un Paese in guerra deve
essere trattato con piena dignità. «Non bisogna mai respingere chi subisce persecuzioni»
ha sottolineato il porporato, deplorando che
la frontiera europea è divenuta «una frontiera
di morte». E ha condannato quanti «vogliono una realtà delle frontiere», il che è un vero «scandalo».
La seconda sfida è che l’Europa deve dimostrare che una società libera, aperta, pluralista, senza cedere al relativismo, è possibile, un’Europa in cui le religioni, le culture, i
credenti e i non credenti possono coesistere.
«Il futuro è una società libera, pluralista» ha
ribadito il cardinale aggiungendo che «occorre trovare i mezzi per creare una società
senza relativismo ma che garantisca la libertà
responsabile delle persone». A suo parere,
l’Europa può costituire un piccolo laboratorio per questa società moderna del futuro,
«una società dei valori, senza religione di
Stato, con una laicità positiva, con una base
veramente cristiana, anche se», ha precisato,
«non si può imporre la fede cristiana a tutti
quelli che vivono in Europa».
Inoltre il presidente della Comece ha riaffermato il ruolo centrale delle istituzioni europee per condurre una politica di pace e di
libertà. Pur ritenendo inutile crearne di nuove, ha però auspicato un maggiore sviluppo
di quelle esistenti, riguardo alle quali ha lamentato una certa «erosione». Un’Unione
europea più forte è anche il modo migliore
per lottare contro il particolarismo e il nazionalismo, in un momento in cui il sentimento
di appartenenza a un’Europa comune in alcuni Paesi «si sta sgretolando». Il quarto
L’
Non ci si può rinchiudere
in una fortezza
per proteggere le proprie ricchezze
quando i poveri bussano alla sua porta
punto affrontato dal cardinale ha riguardato
la situazione economica del vecchio continente. Ricordando che l’espressione «economia sociale di mercato» è apparsa per la prima volta nel Trattato di Lisbona del 2009, il
porporato ha difeso l’idea di un’economia
aperta agli interessi sociali ed ecologici. L’enciclica Laudato si’ ha sottolineato «questo
orizzonte, che non è un sogno ma una necessità per sopravvivere» alla crisi finanziaria, ha
evidenziato il cardinale. Al termine della conferenza al porporato è stata chiesta una valutazione sull’aumento dei movimenti razzisti e
xenofobi in Europa. «La libertà — ha risposto — è una delle fonti di questo problema
nella misura in cui ha come conseguenza
l’esistenza di differenze, che sono fonti di angoscia». Secondo il cardinale, una delle ragioni della crescita dell’estremismo è l’angoscia di accettare la libertà.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 5 maggio 2016
Raffaello, «Sposalizio della Vergine» (1504)
L’iniziativa Run4unity promossa dai Focolari
Non un mero programma pastorale,
concepito freddamente a tavolino,
ma un accompagnamento e un
ascolto sincero delle famiglie e una
condivisione delle loro reali necessità. Questo il contenuto centrale di
Amoris laetitia di Papa Francesco,
che è anche il suggerimento autorevole di un radicale cambio di passo
e di prospettiva pastorale. È quanto
emerge nelle diverse presentazioni
che in questi giorni vengono fatte
nel mondo dell’esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia. Concetti espressi con convinzione negli ultimi giorni soprattutto
dal cardinale arcivescovo di Washington, Donald William Wuerl, e dal
cardinale arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols.
Il porporato statunitense nel corso di una recente conferenza — riferisce il National Catholic Reporter
— ha inteso sottolineare in primo
luogo il valore innegabilmente magisteriale di un documento che si inserisce nella continuità degli insegnamenti ecclesiali e che, come è noto,
è stato concepito come esito di un
profondo discernimento al termine
di un’ampia consultazione delle
Chiese locali e di due sinodi dei vescovi. In questo senso Wuerl ha anche rilevato come sia «stato ampiamente compreso che un compito
speciale del sinodo, e quindi della
Chiesa, era quello di aiutare pastoralmente, con pazienza e amore, coloro che si trovano in situazioni particolari o difficili per accompagnarli
con speciale attenzione, aiutandoli a
vivere il più possibile l’esperienza
vivificante di Cristo e della sua
Chiesa».
In tale prospettiva, Wuerl coglie
quella che in qualche modo può essere definita l’essenza dell’esortazione apostolica e il comune denominatore del pontificato. «In Amoris
laetitia — rileva il porporato — la
priorità della carità e della misericordia nell’insegnamento morale cattolico è messo al servizio della missione pastorale della Chiesa». Anzi,
Staffetta
per la pace nel mondo
I cardinali Wuerl e Nichols sull’esortazione apostolica «Amoris laetitia»
Magistero
di carità pastorale
per molti aspetti, questa è anche «la
risposta del Santo Padre» alla priorità indicata dal concilio Vaticano II
perché «la teologia morale illumini
“la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita
del mondo” (Optatam totius, 16)».
Infatti, per il Pontefice «la missione
pastorale della Chiesa, incentrata
sulla espressione vissuta della misericordia e dell’amore, si esprime in
quattro attività principali: ascolto,
accompagnamento, discernimento,
evangelizzazione». Si tratta, ovviamente, di un lavoro impegnativo.
Un lavoro cui è chiamata tutta la
Chiesa, non solo i pastori, i quali invece sono invitati, sottolinea Wuerl,
a «formare» e «non a sostituire» la
coscienza dei fedeli.
Una chiave di lettura largamente
condivisa anche dal cardinale Nichols nella lettera pastorale, dedicata
appunto alla presentazione di Amoris
laetitia, fatta leggere domenica scorsa in tutte le parrocchie cattoliche
londinesi. «Papa Francesco — ha
sottolineato il porporato britannico
— ci parla come se ci stesse abbracciando tutti quanti. Egli scrive di
come questo amore trovi posto nella
vita familiare e cresca anche attraverso crisi e difficoltà. Parla di amore come un compito, qualcosa su cui
dobbiamo lavorare sodo, prendercene cura, con comprensione e perseveranza. L’amore è sempre un viaggio, così come in ogni vera amicizia
e ancor più nella vita familiare». Di
qui anche la riaffermazione dell’attenzione che la Chiesa deve porre
nell’accompagnare il cammino di
preparazione al sacramento del matrimonio. Quindi anche il valore di
un’educazione sessuale «positiva e
prudente». Insieme alla condivisione
realistica dei problemi del cammino
di coppia nel mondo di oggi. E, se
nessuna famiglia può in questo sen-
so mai dirsi arrivata, «in ogni fase
di questo viaggio il Papa ci chiede
di non perdere mai di vista il nostro
vero obiettivo, e di non abbandonarlo. È un obiettivo che si esprime
nella visione di un amore coniugale
fedele, che egli descrive come un
luogo dove Dio abita veramente, un
vero e prezioso percorso di santità
all’interno del quale la coppia ha la
certezza di “uno spazio teologale in
cui si può sperimentare la presenza
mistica del Signore risorto” (Amoris
laetitia, 317)». L’immagine più appropriata per la Chiesa è dunque
quella, tante volte proposta dal Pontefice, dell’“ospedale da campo”. Per
questo, al di là di ogni facile semplificazione sull’accesso ai sacramenti,
Papa Francesco «presenta di nuovo
il chiaro insegnamento della Chiesa
sul matrimonio, ma ci ricorda con
altrettanta insistenza la verità della
misericordia infinita di Dio per ciascuno di noi».
La costruzione finanziata con le offerte raccolte nel Punjab
Il testo Cei edito dalla Società biblica britannica e forestiera
Una nuova chiesa
grazie ai musulmani
Bibbia cattolica
editore protestante
LAHORE, 4. Contadini musulmani
che contribuiscono ad una raccolta
fondi per la costruzione di una
chiesa cattolica in Pakistan. È il
confortante gesto di generosità di
cui si sono resi protagonisti gli abitanti del villaggio di Khalsabad,
nella regione del Punjab, situato vicino a Gojra Tehsil. Lì le famiglie
cristiane sono soltanto otto, e la
cappella di fango che usavano come luogo di culto è stata distrutta
dalle piogge monsoniche dell’ultimo anno. Costretti a pregare nelle
proprie case, i cattolici della piccola
comunità hanno quindi deciso di
costruire una nuova chiesa e chiesto
aiuto alla cittadinanza.
Per ora sono stati eretti solamente i muri esterni della struttura.
«Questo è dialogo della vita», ha
affermato padre Aftab James Paul,
commentando le donazioni giunte
alla piccola comunità. Il sacerdote è
assistente parroco della chiesa di
San Fedele a Khushpur, ma nel villaggio di Khalsabad si reca spesso
per le visite pastorali. «Un fedele
musulmano — ha raccontato soddi-
sfatto il sacerdote — ha donato circa
duemila rupie la domenica di Pasqua, mentre un uomo d’affari islamico locale ha deciso di devolvere
trentamila rupie alla commissione
del villaggio che si occupa dei lavori della costruzione della chiesa».
Padre Paul, che per nove anni ha
guidato la commissione per il dialogo interreligioso della diocesi pachistana di Faisalabad, ha affermato
che non è la prima volta che i musulmani contribuiscono all’edificazione di un luogo di culto cattolico.
Nel 2005 fu finanziata una chiesa
nel sotto-distretto di Gojra Tehsil.
L’area, però, divenne famosa solo
nel 2009 per un episodio tragico: a
seguito delle accuse di blasfemia,
dieci cristiani furono uccisi, sette
dei quali arsi vivi, mentre quattro
chiese furono completamente distrutte nel corso di un violento attacco. «Abbiamo troppi pregiudizi
— ha osservato il sacerdote — e lasciamo che le azioni di pochi facciano ricadere la colpa su tutti i fedeli dell’islam».
TERNI, 4. Bibbia cattolica, editore
protestante: il 29 aprile, a Terni, la
casa editrice «Società Biblica Britannica e Forestiera» (Sbbf) ha illustrato la pubblicazione del testo ufficiale della Conferenza episcopale
italiana (Cei). Si tratta dell’ultima
versione della Cei, un lavoro durato
dodici anni e terminato nel 2008
che diede luogo a una rielaborazione “ecumenica” grazie alla consultazione con il Collegio rabbinico da
un lato e la Federazione delle chiese evangeliche italiane dall’altro.
Intervistato da Riforma.it, il pastore Pawel Gajewski, presente
all’incontro di Terni, co-organizzato
dalla locale comunità valdese, spiega che «dal punto di vista filologico, per quanto riguarda le traduzioni e la lingua, è difficile distinguere
tra bibbie cattoliche e bibbie protestanti». La differenza di fondo, teologica, riguarda i sette libri dell’Antico testamento che normalmente
non si trovano nelle edizioni protestanti perché considerati apocrifi, in
quanto scritti in greco e non in
ebraico. In sintesi, il canone protestante contiene 39 libri, il canone
cattolico 46. «Ora — sottolinea — la
Bibbia di cui stiamo parlando è
un’edizione protestante del testo
della Conferenza episcopale italiana: contiene quindi anche i sette libri deuterocanonici».
Il tratto distintivo di quest’edizione, osserva Gajewski, «si trova
in appendice, dov’è raccolta la cosiddetta Lectio divina, un antico manualetto di lettura biblica che include la preghiera e la meditazione;
una lettura spirituale e non solamente storico-critica». Questa piccola “guida alla lettura” esiste in diverse versioni; quella riportata in
quest’edizione è il testo predisposto
nel 2007 dal Consiglio episcopale
latino americano per la sua quinta
assemblea svoltasi ad Aparecida ed
è aperto dall’introduzione del cardinale Bergoglio. Nel presentare la
lectio divina, il futuro Papa Francesco anticipava i nuclei dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium,
ribadendo che «accanto allo studio
accademico c’è bisogno di questo
rapporto intimo personale con la
parola di Dio».
La lettura spirituale della Bibbia
è una prassi antichissima della
Chiesa, che si presenta anche in vari movimenti di risveglio all’interno
del protestantesimo: «Il pietismo
luterano tedesco ha fatto proprio
un metodo di lettura molto simile,
un approccio ai testi che esiste anche nella spiritualità metodista, e a
tratti nell’universo delle chiese pentecostali. Dunque a mio giudizio —
conclude il pastore valdese — anche
l’appendice che caratterizza l’edizione contribuisce a gettare un
ponte ecumenico tra cattolici e protestanti. Per un protestante la vera
novità di quest’edizione non sarà il
testo Cei del 2008, ma la ripresa
della lectio divina che ci fa riscoprire
un tipo di lettura presente nella spiritualità dei movimenti di risveglio
del mondo protestante, ma di cui
abbiamo perso consapevolezza.
Una lettura che precede la Riforma
protestante, e che potrebbe diventare un modo ecumenico di leggere la
Bibbia».
La Società Biblica Britannica e
Forestiera (che ha sede a Roma) è
nata per diffondere testi protestanti,
ma ha da tempo un approccio ecumenico, tanto che la stessa editrice
ha al suo interno rappresentanti
della Chiesa cattolica. Nel 2000, in
occasione del Giubileo, la Sbbf e la
Società biblica in Italia hanno collaborato a nome dell’Alleanza biblica universale con la Chiesa cattolica
per una serie di progetti interconfessionali di diffusione biblica a
Roma e in Italia che hanno visto la
realizzazione di 52 edizioni di testi
biblici in 17 lingue diverse, tutte in
versioni interconfessionali in lingua
corrente, per un totale di 5 milioni
di copie diffuse. Nuove proposte riguardano la traduzione letteraria
ecumenica del Nuovo Testamento,
mostre bibliche e la lettura della
Bibbia.
ROMA, 4. Una staffetta mondiale in
nome della pace e dell’unità tra i
popoli lungo le frontiere più calde
del pianeta, dal confine tra il Messico e gli Stati Uniti a quello tra
l’Ungheria e l’Austria. Si chiama
“Run4unity” e ad animarla, domenica 8 maggio, saranno centinaia di
migliaia di ragazzi legati al movimento dei Focolari in molte parti
del mondo: ad ogni latitudine, dalle ore 11 alle 12, si fa un percorso
correndo a piedi, in bicicletta, con i
roller o in barca. A conclusione un
“time-out”, un minuto di silenzio o
di preghiera per la pace nel mondo. Alcuni dei luoghi simbolo: a
Mexicali, in Messico, località di
frontiera con gli Stati Uniti, il
“Run4unity” si correrà, in segno di
unità e pace, lungo la recinzione
che divide i due Paesi; a Bari, in
Italia, si svolgerà nell’istituto penale minorile Fornelli; a Sopron, in
Ungheria, “Run4unity” è inserito
in una corsa ufficiale che attraversa
il confine con l’Austria, da dove arriveranno, per partecipare all’iniziativa, alcuni giovani ospiti in un
campo profughi.
Nelle edizioni precedenti, all’evento hanno partecipato oltre
centomila adolescenti. Il testimone
della staffetta passa di fuso orario
in fuso orario e in varie località alle
diverse latitudini prendono il via
numerosi eventi sportivi, azioni di
solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali
prevalgono la solitudine, la povertà
e l’emarginazione. In varie parti
sono anche coinvolte personalità
del mondo dello sport e della cultura, ma anche autorità civili e religiose. Sarà possibile seguire l’iniziativa dei Focolari in tempo reale
nonché i preparativi sul sito web:
www.run4unity.net.
“Run4unity” è un appuntamento
che fa parte della “Settimana mondo unito” (una galassia di attività e
azioni dei giovani per un mondo
unito nei cinque continenti, incentrate sulla reciproca condivisione)
che dal 1995 viene promossa ogni
anno dal 1° al 10 maggio dal movimento dei Focolari per «dare voce
alla cultura della fraternità presente
nel mondo, capace di attivare il
meglio in ciascuno». Nell’edizione
di quest’anno, la Settimana prevede
una serie di iniziative e di progetti
in vari posti del mondo: dall’Ecuador (alle prese con l’emergenza
umanitaria del terremoto) al concerto per la pace a Medan (Indonesia) al festival Amani di Goma
nella Repubblica Democratica del
Congo.
Significativo, infine, il saluto video inviato dai ragazzi di Aleppo,
Siria, ai coetanei dell’Argentina.
Cerimonia a Gerusalemme con sopravvissuti alla Shoah
Bar Mitzvah
davanti al Muro del pianto
GERUSALEMME, 4. Cinquanta sopravvissuti alla Shoah (trentasette
donne e tredici uomini di età compresa fra i 70 e gli 80 anni) hanno
preso parte, lunedì scorso, davanti
al Muro occidentale di Gerusalemme — comunemente noto come
Muro del pianto — all’importante
cerimonia ebraica del Bar (Bat)
Mitzvah ovvero dell’entrata nella
maggiore età religiosa. Tradizionalmente questo rito si compie all’età
di 13 anni per i maschi (Bar) e di 12
per le femmine (Bat) e, da quel
momento, l’ebreo diviene membro
della comunità ed è soggetto ai diritti e ai doveri religiosi e sociali derivanti dalla Torah. Commossi — riferisce la France Presse — i partecipanti hanno avuto la gioia di celebrare il loro Bar (Bat) Mitzvah, anche se con decenni di ritardo a causa della guerra e delle persecuzioni.
Come Gal Moshe, emigrato dalla
Polonia in Israele dopo il secondo
conflitto mondiale: all’epoca «la situazione economica era talmente
difficile che non abbiamo pensato
di fare il Bar Mitzvah», ha dichiarato. O come Yitzhak Rezink, che
non è potuto entrare nella maggiore età religiosa «a causa della re-
pressione esercitata in Unione Sovietica. Sono sopravvissuto alla
guerra nel ghetto di Kovno, in Lituania, ma sono restato solo dopo
l’uccisione dei miei genitori. Poi alla fine della guerra sono arrivati i
russi e non sono potuto partire prima del 1970», racconta.
La cerimonia al Muro del pianto
si è svolta quasi alla vigilia del tradizionale Giorno della memoria che
Israele celebra quest’anno dalla sera
del 4 maggio alla sera del 5 maggio. Alle ore 10 di domani, giovedì,
la sirena suonerà per due minuti in
tutto il Paese per ricordare le vittime della Shoah.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 5 maggio 2016
pagina 7
Il Papa illustra il talento delle cooperative
Fare impresa
partendo dai bisogni
«Fare un’impresa partendo dai bisogni»: è questo il «talento» specifico
delle cooperative in un contesto in
cui si tende a privilegiare invece «le
opportunità». Un talento che Papa
Francesco invita a valorizzare nel
messaggio rivolto ai partecipanti alla
trentanovesima assemblea nazionale
della Confederazione cooperative
italiane, in corso dal 4 al 5 maggio a
Roma, sul tema «Protagonisti al servizio del Paese».
Attraverso un videomessaggio il
Pontefice si rivolge alla platea dei
mille cooperatori presenti, ricordando l’incontro avuto il 28 febbraio
2015 e «gli incoraggiamenti concreti» proposti in quella circostanza e
riassunti in sette punti. Anzitutto
«continuare a essere il motore che
solleva e sviluppa la parte più debole delle comunità e della società, soprattutto fondando imprese per dare
lavoro; realizzare nuove soluzioni di
welfare; gestire le cooperative davvero in modo cooperativo, coinvolgendo tutti; adoperarsi per sostenere,
incoraggiare e facilitare la vita delle
famiglie»: anche perché, spiega
Francesco, «con Amoris laetitia ho
indicato una prospettiva di gioia e
responsabilità, ma le persone e la famiglie non vanno lasciate sole, vanno armonizzati lavoro e famiglia». E
ancora: «mettere insieme mezzi buoni per realizzare opere buone; contrastare le false cooperative, perché
le cooperative devono promuovere
l’economia dell’onestà; partecipare
attivamente alla globalizzazione per
integrare nel mondo lo sviluppo, la
giustizia e la pace».
A tal proposito il Pontefice fa notare come nel frattempo «il dramma,
anzi la tragedia, dei migranti, il terrorismo senza confini e il rallentamento dell’economia mondiale» abbiano reso quell’agenda in sette punti ancora più attuale. Da qui il ri-
chiamo ai valori delle origini di
Confcooperative, che rimandano a
una maggior collaborazione con parrocchie e diocesi e alla capacità di
tendere «la mano a persone in difficoltà», con l’esortazione a mantenere
viva «questa ricchezza».
Infine il Papa si dice consapevole
che durante i lavori assembleari solitamente emergono «sentimenti diversi: aspirazioni, preoccupazioni,
incertezze sul futuro, volontà di offrire un contributo utile, desiderio di
farsi ascoltare, ambizioni». Perciò invita i partecipanti a lasciarsi guidare
dal loro «impegno per il bene comune, il bene dei cooperatori e il
bene che le cooperative fanno al
Paese», perché «se la cooperativa
funziona fa crescere la solidarietà anche fra i soci, rafforza la responsabilità comune, la capacità di riconoscere generosamente quello che gli altri
sanno fare e anche di accettarne i limiti». Insomma, «in una parola nella cooperativa cresce la fraternità».
La quale «non è solo un capitale di
fiducia, è di più»: la fraternità è infatti secondo Francesco «la risorsa di
cui il mondo oggi ha più bisogno».
E sebbene le cooperative di solito
non siano «la maggioranza dell’economia di un Paese», esse non sono
neppure «la parte meno importante», per cui — è la conclusione del
Pontefice — come tutte «le altre imprese servono per produrre reddito,
ma hanno anche il compito di far
funzionare la sussidiarietà, di concretizzare la solidarietà, di liberare la
dignità e le capacità delle persone e
di produrre fraternità».
Il messaggio termina con l’augurio di Francesco ai partecipanti
all’incontro, affinché il loro impegno
«sia tale da diventare anche
un’espressione della misericordia» in
questo giubileo straordinario a essa
dedicato.
Come si costruisce il dialogo tra le religioni
Parola cuore mani
Anche un bambino ci riesce, perché noi no?
Prima dell’udienza generale
di mercoledì mattina, 4 maggio,
Francesco ha ricevuto nell’auletta
dell’Aula Paolo VI i partecipanti
al colloquio con il Royal Institute
for Interfaith Studies di Amman,
promosso dal Pontificio consiglio
per il dialogo interreligioso,
presentati dal cardinale presidente
Jean-Louis Tauran. Di seguito
pubblichiamo il testo
del discorso improvvisato
dal Pontefice in italiano e tradotto
in arabo da un interprete.
È un piacere per me darvi il benvenuto. E vi ringrazio tanto che
siate venuti qui per questo saluto.
Io sono rimasto molto, molto
contento — e la ricordo tanto —
della visita in Giordania. È un bel
ricordo che porto con me.
Il lavoro che voi fate è un lavoro di costruzione. Noi viviamo un
tempo in cui ci siamo abituati alla distruzione che fanno le guerre.
E il lavoro del dialogo, dell’avvi-
cinamento ci aiuta sempre a costruire.
In una riunione di questo genere la parola più importante è
dialogo. E il dialogo è uscire da sé
stessi, con la parola, e ascoltare la
parola dell’altro. Le due parole si
incontrano, i due pensieri si incontrano. È la prima tappa di un
cammino.
Dopo questo incontro della parola, i cuori si incontrano e incomincia un dialogo di amicizia,
che finisce con la stretta delle mani. Parola, cuore, mani. È semplice! Lo sa fare un bambino... Perché non farlo noi? E questo è —
piccolo, piccolo, piccolo — il passo della costruzione, dell’amicizia,
della società. Tutti abbiamo un
Padre comune: siamo fratelli. Andiamo su questa strada, che è bello! Vi ringrazio perché voi siete
convinti che è buono andare su
questa strada.
Vi ringrazio tanto, di nuovo. Vi
chiedo umilmente di pregare per
me e io vi prometto di pregare
per voi. Grazie!
Videomessaggio
Quanto facciamo per le donne
È sufficiente riconoscere «l’innegabile contributo delle donne in tutti gli ambiti dell’attività umana, iniziando dalla famiglia?». Se lo
chiede Francesco sul sito (www.apmej.org)
della Rete mondiale di preghiera del Papa
(Apostolato della preghiera), commentando in
spagnolo — ma il video è in rete con i sottotitoli in sei lingue (www.thepopevideo.org) — la
sua intenzione universale per il mese di maggio: perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate e sia valorizzato
il loro imprescindibile contributo sociale.
«Abbiamo fatto molto poco per le donne
che si trovano in situazioni molto difficili,
scomparse, emarginate, e perfino ridotte in
schiavitù» prosegue Francesco nel messaggio,
mentre scorrono scene di donne al lavoro: insegnanti, medici, operaie o casalinghe impegnate negli ambiti e nei luoghi più diversi.
Immagini di sfruttamento, che stridono quanto si legge sullo sfondo a caratteri cubitali: «Il
mio lavoro vale tanto quanto quello di un uomo. Basta con la discriminazione».
In particolare il Papa sottolinea come occorra «condannare la violenza sessuale che
soffrono le donne ed eliminare gli ostacoli che
impediscono il loro pieno inserimento nella
vita sociale, politica ed economica». Quindi
rivolge un invito ad abbattere le barriere di
discriminazione e di ineguaglianza: «Se pensi
che questo è giusto, fa’ conoscere questo appello con me». E a questo punto appare anche simbolicamente la frase: «Uomini e donne siamo figli di Dio». Il video è stato preparato, come i precedenti, dall’agenzia La Machi, che si occupa della produzione e della distribuzione, in collaborazione con il Centro
televisivo vaticano, che lo ha registrato.
E proprio nel giorno, martedì 3 maggio, in
cui le immagini sono apparse in rete il cardinale Pietro Parolin ha affrontato lo stesso tema presentando in Vaticano le novità del
mensile dell’Osservatore Romano «donne
Chiesa mondo» di cui abbiamo dato conto
nell’edizione di ieri. A margine dell’incontro,
rispondendo ai giornalisti, il segretario di Stato ha parlato della presenza femminile nelle
strutture ecclesiastiche, sottolineando come le
donne «vogliano farsi avanti per i loro meriti
e le loro capacità, senza avere spazi riservati
istituzionalmente». Anche perché, ha aggiunto «di per sé una donna potrebbe ricoprire»
persino «l’ufficio di segretario di Stato, che
non è legato ai sacramenti e al sacerdozio»;
ma è comunque meglio guardare al cammino
che già «si è fatto e poi il Signore dirà dove si
può arrivare».
Gruppi di fedeli all’udienza generale
All’udienza generale di mercoledì 4 maggio, in piazza San Pietro, erano presenti i
seguenti gruppi.
Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di Savona-Noli, con il Vescovo
Vittorio Lupi; Suore Vincenziane;
Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santi Simone e Giuda, in Villatora di Saonara; Santa Maria Maddalena, in Verona; San Lorenzo, in Albaré; San
Paolo, in San Paolo; San Giovanni
Evangelista, in Milano; San Maurizio,
in Vedano Olona; Sant’Anna, in Bosisio Parini; Sacra Famiglia, in Pascolo;
Santi Gervaso e Protaso, in Vercurago;
Santa Maria, in Testona di Moncalieri;
San Pietro, in Asti; Beata Vergine Assunta, in Frassinoro; Santa Maria di
Campagna, in Piacenza; Santi Simone
e Giuda, in Ascoli Piceno; Santissimo
Salvatore, in Frondarola; Santissimo
Salvatore in Leognano di Montorio al
Vomano; Santa Maria Maggiore, in
Lenola; Santa Maria Assunta, in Rose-
Lutto nell’episcopato
Monsignor Tadeusz Gocłowski,
arcivescovo emerito di Gdańsk,
in Polonia, è morto nel pomeriggio di martedì 3 maggio
all’età di 84 anni.
Il presule lazzarista era infatti
nato il 16 settembre 1931 in Piski, diocesi di Łomża. Ordinato
sacerdote della congregazione
della missione il 26 giugno 1956,
era stato eletto alla sede titolare
di Benevento e nel contempo
nominato ausiliare di Gdańsk il
22 marzo 1983. Aveva ricevuto
l’ordinazione episcopale il successivo 17 aprile ed era stato trasferito alla diocesi di Gdańsk il
31 dicembre 1984. E quando
questa, il 25 marzo 1992, era stata elevata a sede arcivescovile ne
era divenuto primo arcivescovo.
Aveva rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi il 17 aprile
2008. Le esequie saranno celebrate venerdì mattina, 6 maggio.
to Valfortore; San Francesco d’Assisi,
in Triggiano; San Domenico, in San
Vito dei Normanni; San Vincenzo de’
Paoli, in Vernole; Santissima Concezione, in Filignano e Selvone; San Pasquale Baylon, in Cerasuolo; Santa
Caterina, in Pozzilli; San Lorenzo, in
Santa Maria Oliveto; Santa Maria di
Costantinopoli al Museo, in Napoli;
Visitazione della Beata Vergine Maria,
in Isola di Capo Rizzuto; Santa Maria
delle grazie e Santa Teresa del Bambino Gesù; San Paolo, in Messina; San
Giacinto Ansalone, in Raffadali; Unità
pastorale di Lusia e Cavazzana; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Carmignano di Brenta; Monterotondo; Castelseprio e Gornate Olona; Fondazione Madonna di Roca, di Lecce; Cavalieri di San Timoteo, di Termoli; Azione cattolica della Diocesi di Asti; Associazione contro tutte le violenze, di
Trapani; Associazione sportiva Serpentara Bellegra Olevano; Associazione
Amici del Venerabile Molinari, di Lagonegro; Associazione nazionale Carabinieri, di Antrodoco; Associazione
Diabetici, di Pescara; Associazione
Amici dell’alveare, di Brivio; gruppo
CAI, di Vimercate; Associazione Confartigianato, di Treviso; Patronato CIA,
di Chioggia; Centro La cascina, di
Paese; gruppo Ospedale, di Camposampiero; Cooperativa Osiride, di San
Dònaci; Università della terza età, di
Crema; Gruppi di studenti: Liceo
Braucci, di Caivano; Liceo Cristoforo
Colombo, di Marigliano; Liceo Foresi,
di Portoferraio; Istituto Novelli, di
Marcianise; Istituto Savi, di Viterbo;
Scuola dell’infanzia Marziale, di Villanova di Guidonia; Istituto GramsciKeynes, di Prato; Istituto Cusmano, di
Palermo; Istituto Russo, di Giarre;
Istituto «Paolo Savi», di Viterbo, con
il Vescovo Lino Fumagalli; Istituto
Sciacca-Fermi, di Sant’Agata Militello;
Scuola Kennedy, di Santa Giustina in
Colle; Scuola Comelli, di Vigevano;
gruppi di fedeli da: Mantova, Bari,
Torre del Greco, Burago di Molgora,
Bergamo, Sant’Agata di Puglia, Trento, Livigno, Bagnolo del Salento.
Dalla Svizzera: Missione cattolica
italiana, di Brugg.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Repubblica Ceca; Slovacchia, Croazia.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii: św.
Idziego w Skierniewicach, Najświętszej
Maryi Panny Matki Kościoła i św. Ja-
kuba Apostoła z Brzeska, św. Jerzego
z Dębieńska w archidiecezji katowickiej, Przemienienia Pańskiego z Łodzi,
Matki Bożej Królowej Pokoju z Tarnowskich Gór, Matki Bożej Nieustającej Pomocy z Bolesławca, Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny z
Gorzowa Wielkopolskiego, Najświętszej Maryi Panny Wniebowziętej z Brzozówki, św. Wawrzyńca z Grójca, św.
Barbary z Gaworzyc, św. Jozafata z
Warszawy i Zesłania Ducha Świętego
ze Starej Iwicznej; zakonnice ze Zgromadzenia Sióstr Dobrego Pasterza z
Rypina; pielgrzymki: Radia Rodziny z
Kalisza, ze Szpitala Powiatowego w
Radomsku i z Centrum Pielgrzyma z
Pewli Wielkiej; grupy turystyczne: z
Opola,
Rzeszowa,
Poznania,
Wrocławia, Białegostoku, Tarnowa i
Almatur; pielgrzymi indywidualni.
De France: Séminaristes du séminaire Saint-Yves, de Rennes, et du séminaire inter-diocesain d’Orléans; paroisse Saint-Vincent-de-Paul, Les Réformés; paroisse Saint-Nizier, de Lyon;
paroisse Saint Augustin, de Paris; Ecole de charité et de missions de Nice,
Toulon,
Clermont-Ferrand,
Brest,
Caen, Vannes, Ville d’Auray; Institution Jeanne d’Arc, de Beaumont-surOise; Collège Chevreul, de Marseille;
Cours Charlier, de Nantes; groupe de
pèlerins de Sollies Pont.
De Belgique: Groupe des écoles européennes, de Bruxelles.
Du Gabon: Paroisse Saint-Pierre, de
Libreville.
From England: Pilgrims from St
Edward’s Parish, Runcom, Cheshire;
Pilgrims from the Cambridge Muslim
College.
From Scotland: Pupils and teachers
from Firpark School, Motherwell.
From Ireland: Pilgrims from Holy
Family Parish, Aughrim Street, Dublin.
From South Africa: Pilgrims from
Pinetown.
From Australia: Pilgrims from the
Sydney Archdiocese.
From China: Pilgrims from the
Diocese of Xiapu.
From Indonesia: Pilgrims from the
following parishes: St Mary, Diocese
of Surabaya, East Java; Saints Peter
and Paul, Balikpapan; St Luke,
Jakarta; St Francis, Medan; St Anthony of Padua, Pineleng.
From Hong Kong: A group of
Patrons of the Arts in the Vatican Museums.
From Philippines: A group of pilgrims.
From Singapore: Pilgrims from the
Church of Saints Peter and Paul; a
group of Patrons of the Arts in the
Vatican Museums.
From The Seychelles: The St Anthony Parish Choir.
bischöfe Bernhard Haßlberger und
Wolfgang Bischof; DJK Sportverband
des Erzbistums München und Freising; Mitarbeiter des Diözesancaritasverbandes im Bistum Münster (100jähriges Jubiläum); Evang. Arbeitsgemeinschaft Deutscher Soldaten, Berlin; Frauenchor St. Ursula, Graal-Müritz; Ökumen. Pilgergruppe St. Martin, Hannover; Polizeibeamte der
Bundespolizei, St. Birgitta, Lübeck;
Kirchenzeitung aus dem Erzbistum
Köln; Rotary Club, Flensburg; Studienreisegruppe Karlsruhe; Leser der
Zeitschrift der Steyler Missionare
Uit het Koninkrijk België: Pelgrimsgroep leerlingen en professoren van
het Sint-Lodewijkscollege te Brugge.
„Stadt Gottes“, Sankt Augustin; Schülerinnen, Schüler und Lehrer folgender Schulen: Hochschule Darmstadt;
Fachschaft Politikwissenschaft der
LMU München; Gymnasium, Saarburg; Ferdinand-Porsche-Gymnasium,
Stuttgart-Zuffenhausen.
De Francia: Escuela Beato Marce
Callò, de Le Cannet de Maures.
De España: Peregrinación interdiocesana de Mérida-Badajoz y de CoriaCáceres; Parroquia Sta. Joaquina de
Vedruna, de Barcelona; Parroquia San
Gabriel de la Dolorosa, de Madrid;
Parroquia Verge de la Pau, de Barcelona; Parroquies Immaculat Cor de Maria i Sant Tomas d’Aquino, de Catalunya; Colegio Marista San José, de
León; Laicos orionistas de España.
From Canada: Pilgrims from Holy
Family Parish, Toronto, Ontario; a
group of Vietnamese pilgrims.
From the United States of America:
Pilgrims from the following parishes:
Holy Cross, Santa Cruz, California;
The Nativity, Brandon, Florida; Mother of Perpetual Help, Orlando, Florida; St Celestine, Chicago, Illinois; St
Bernard, St Paul, Minnesota; Members of the Leadership of the St Pio
Foundation; Athletes from the U.S.
Track Team, Chesterfield, Missouri;
Students and faculty from Dallas University, Texas, Marino Campus.
Aus der Schweizerischen Eidgenos-
senschaft: Angehörige, Freunde und
Bekannte, die zur Vereidigung der
Päpstlichen Schweizer Garde nach
Rom gekommen sind; Pilger aus folgenden
Pfarreien:
Pastoralraum
Schaffhausen-Reiat: St. Ottilia, Walzenhausen; St. Anna, St. Verena und
St. Jakob, Wollerau; Firmlinge aus
folgenden Pfarreien: St. Theresia, Zürich; Heiliggeist, Interlaken; St. Mauritius, Regensdorf; St. Margarethen,
Wald; St. Marien, Wädenswil; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Internat der Benediktinerabtei St. Sigisbert, Disentis;
Kantonsschule Limmattal, Zürich.
Aus der Bundesrepublik Deutsch-
land: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden: St. Peter und Paul, Freising;
Hl. Dreifaltigkeit, St. Laurentius und
St. Georg, Grafenwöhr; St. Jakobus
d.Ä., Hollstadt; St. Josef, Kierspe; St.
Agatha, Mettingen; Pilgergruppen aus
dem Erzbistum Köln; Erzbistum
München-Freising; Bistum Münster;
Erzbistum Paderborn; Pilgergruppen
aus Hollstadt; Kiel; Nattheim; Ulm;
Ehrenamtliche Mitarbeiter in den
Pfarreien des Erzbistums München
und Freising in Begleitung der Weih-
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus folgenden Pfarreien:
St. Nikolaus, Kaisersdorf; St. Gregor,
Kirchdorf; St. Radegundis, Markt
Hartmannsdorf; Pilger aus Brixlegg;
Delegation des Österreichischen Bauernbundes; Bürgermeister Musikkapelle Bezirk Schwaz; Lions Club Primavera, Linz; Schülerinnen, Schüler und
Lehrer aus der Don Bosco-Schule,
Vöcklabruck.
Ut het Koninkrijk der Nederlanden: Parochie Sint Jacobus de Meerdere, Rotterdam; Indonesische Katholieke Gemeenschap in Nederland.
De México: Parroquia El Divino
Redentor, de Mérida.
De Costa Rica: Asociación Misionera Club de Paz; grupo de peregrinos.
De Honduras: Parroquia Cristo Resucitado, de Tegucigalpa.
De Guatemala: Parroquia San Miguel Arcángel, de Guatemala.
De Argentina: grupos de peregrinos.
De Portugal: Paróquia de Nossa
Senhora de Lourdes, de São Tomé;
Paróquia de Santa Isabel; Escuteiros
da Paróquia de Avanca; Confraria dos
Apóstolos de São Pedro, de Sanfins;
Movimento de espiritualidade da Sagrada Família, de Coimbra.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 5 maggio 2016
Sieger Koder
«Il buon pastore»
Nomine episcopali
in Brasile
Il Papa parla della parabola della pecorella smarrita
Nessuno è perduto
«Per Dio nessuno è definitivamente
perduto. Mai! Fino all’ultimo
momento, Dio ci cerca»:
lo ha ribadito il Papa all’udienza
generale di mercoledì mattina,
4 maggio, in piazza San Pietro.
Continuando le riflessioni sul tema
della misericordia nei brani del
vangelo, Francesco si è soffermato
sulla parabola della pecorella
smarrita, tratta da Luca (15, 1-7).
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Conosciamo tutti l’immagine del
Buon Pastore che si carica sulle
spalle la pecorella smarrita. Da
sempre questa icona rappresenta la
sollecitudine di Gesù verso i peccatori e la misericordia di Dio che
non si rassegna a perdere alcuno.
La parabola viene raccontata da
Gesù per far comprendere che la
sua vicinanza ai peccatori non deve
scandalizzare, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione
su come viviamo la nostra fede. Il
racconto vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per
ascoltarlo e dall’altra parte i dottori
della legge, gli scribi sospettosi che
si discostano da Lui per questo suo
comportamento. Si discostano perché Gesù si avvicinava ai peccatori.
Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti.
La nostra parabola si snoda intorno a tre personaggi: il pastore,
la pecora smarrita e il resto del
gregge. Chi agisce però è solo il
pastore, non le pecore. Il pastore
quindi è l’unico vero protagonista e
tutto dipende da lui. Una domanda introduce la parabola: «Chi di
voi, se ha cento pecore e ne perde
una, non lascia le novantanove nel
deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?» (v. 4).
Si tratta di un paradosso che induce a dubitare dell’agire del pastore:
è saggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di
più non al sicuro di un ovile ma
nel deserto? Secondo la tradizione
biblica il deserto è luogo di morte
dove è difficile trovare cibo e acqua, senza riparo e in balia delle
fiere e dei ladri. Cosa possono fare
novantanove pecore indifese? Il paradosso comunque continua dicen-
Le nomine di oggi riguardano la
Chiesa in Brasile.
do che il pastore, ritrovata la pecora, «se la carica sulle spalle, va a
casa, chiama gli amici e i vicini e
dice loro: Rallegratevi con me» (v.
6). Sembra quindi che il pastore
non torni nel deserto a recuperare
tutto il gregge! Proteso verso
quell’unica pecora sembra dimenticare le altre novantanove. Ma in
realtà non è così. L’insegnamento
che Gesù vuole darci è piuttosto
che nessuna pecora può andare
perduta. Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola
persona possa perdersi. L’agire di
Dio è quello di chi va in cerca dei
figli perduti per poi fare festa e
gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove
pecore possono fermare il pastore e
tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionare così: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho
persa una, ma non è una grande
perdita”. Lui invece va a cercare
quella, perché ognuna è molto importante per lui e quella è la più
bisognosa, la più abbandonata, la
più scartata; e lui va a cercarla.
Valdemir Ferreira
dos Santos
vescovo di Amargosa
Siamo tutti avvisati: la misericordia
verso i peccatori è lo stile con cui
agisce Dio e a tale misericordia
Egli è assolutamente fedele: nulla e
nessuno potrà distoglierlo dalla sua
volontà di salvezza. Dio non conosce la nostra attuale cultura dello
scarto, in Dio questo non c’entra.
Dio non scarta nessuna persona;
Dio ama tutti, cerca tutti: uno per
uno! Lui non conosce questa parola “scartare la gente”, perché è tutto amore e tutta misericordia.
Il gregge del Signore è sempre
in cammino: non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. Il
Signore quindi va cercato là dove
Lui vuole incontrarci, non dove noi
pretendiamo di trovarlo! In nessun
All’udienza generale il Pontefice raccomanda ai giovani di recitare ogni giorno il rosario
Nel mese della Madonna
Un invito ai giovani a coltivare
«la devozione alla Madre di Dio
con la recita quotidiana del Rosario»
durante il mese mariano è stato rivolto
dal Papa nei saluti al termine
dell’udienza generale.
Sono lieto di salutare i pellegrini
francesi, in particolare i seminari interdiocesani di Rennes et d’O rléans,
accompagnati dai loro Vescovi, l’Istituto Giovanna d’Arco di Beaumont
sur Oise, come pure gli insegnanti
di religione delle scuole europee di
Bruxelles e i fedeli del Gabon. Vi invito a sviluppare in voi lo slancio
missionario che spinge ad andare incontro agli altri per manifestare loro
la misericordia di Dio. Che Dio vi
benedica!
meno degli altri, pensando di salvarvi da soli. Pregate per me! Dio vi
benedica!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio
Oriente! Cari fratelli e sorelle, solo
Gesù è il vero Pastore, che ci dà la
vita in abbondanza. Egli ci accompagna, cammina con noi. Ascoltiamo
con mente e cuore aperti la sua Parola, per alimentare la nostra fede,
illuminare la nostra coscienza e seguire gli insegnamenti del Vangelo.
Il Signore vi benedica!
Saluto cordialmente i pellegrini
Polacchi. Ieri nel vostro Paese avete
celebrato la Beata Vergine Maria,
Regina della Polonia. La colletta
della Santa Messa di questa Solennità ci ricorda che Dio ha dato alla
vostra nazione in Maria Vergine un
mirabile aiuto e una protezione, affinché, grazie alla Sua intercessione,
la fede godesse di continua libertà e
la vostra patria si sviluppasse nella
pace. Unendomi a questa preghiera
benedico di cuore la Polonia e ciascuno di voi.
Cari pellegrini di lingua italiana:
benvenuti!
Sono lieto di accogliere il pellegrinaggio della Diocesi di Savona-Noli
con il Vescovo Mons. Vittorio Lupi;
i detenuti e i familiari del progetto
“Madonna di Roca” di Lecce e i Cavalieri di San Timoteo di Termoli.
Saluto le associazioni, i gruppi parrocchiali e le scolaresche, in partico-
lare gli studenti del Liceo Nicolò
Braucci di Caivano. Auspico che il
vostro pellegrinaggio giubilare sia
ricco di copiosi frutti spirituali affinché, attraversando con fede la Porta
Santa, otteniate l’indulgenza per voi
stessi, per i vostri cari e per i vostri
defunti.
Un saluto particolare porgo ai
giovani, agli ammalati e agli sposi
novelli. Il mese di maggio è dedicato alla Madonna. Cari giovani, coltivate la devozione alla Madre di Dio
con la recita quotidiana del Rosario;
cari ammalati, sentite la vicinanza di
Maria di Nazaret specialmente
nell’ora della croce e voi, cari sposi
novelli, pregatela perché non manchi
mai nella vostra casa l’amore e il rispetto reciproco.
altro modo si potrà ricomporre il
gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore.
Mentre ricerca la pecora perduta,
egli provoca le novantanove perché
partecipino alla riunificazione del
gregge. Allora non solo la pecora
portata sulle spalle, ma tutto il
gregge seguirà il pastore fino alla
sua casa per far festa con “amici e
vicini”.
Dovremmo riflettere spesso su
questa parabola, perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il posto vuoto. A volte
questo è scoraggiante e ci porta a
credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. È
allora che corriamo il pericolo di
rinchiuderci dentro un ovile, dove
non ci sarà l’odore delle pecore,
ma puzza di chiuso! E i cristiani?
Non dobbiamo essere chiusi, perché avremo la puzza delle cose
chiuse. Mai! Bisogna uscire e non
chiudersi in sé stessi, nelle piccole
comunità, nella parrocchia, ritenendosi “i giusti”. Questo succede
quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli
altri. Nella visione di Gesù non ci
sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate. Questo dobbiamo capirlo bene: per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate
al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto. La prospettiva pertanto è tutta dinamica, aperta, stimolante e creativa. Ci spinge ad
uscire in ricerca per intraprendere
un cammino di fraternità. Nessuna
distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un fratello. Trovare chi si è
perduto è la gioia del pastore e di
Dio, ma è anche la gioia di tutto il
gregge! Siamo tutti noi pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia
del Signore, chiamati a raccogliere
insieme a Lui tutto il gregge!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Sud Africa, Australia, Cina, Indonesia, Singapore, Hong Kong, Filippine, Seychelles, Canada e Stati Uniti
d’America. Nella gioia del Signore
Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso
di Dio nostro Padre. Il Signore vi
benedica!
Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca e neerlandese.
Saluto in particolare i familiari e
amici delle nuove guardie svizzere,
venuti a Roma in occasione del giuramento, i collaboratori volontari
delle parrocchie dell’Arcidiocesi di
Monaco e Frisinga, nonché i membri della Caritas diocesana di Münster. Gesù non ci lascia mai soli.
Questa è l’espressione fondamentale
della sua misericordia. La presenza
del Signore nella vostra vita vi renda
sempre
più
gioiosi
missionari
dell’amore di Cristo.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a la peregrinación interdiocesana
de Mérida-Badajoz y Coria-Cáceres
acompañados de sus Obispos Mons.
Celso Morga y Francisco Cerro, así
como a los grupos provenientes de
España y Latinoamérica. Cada uno
de nosotros es esa oveja que el Señor lleno de misericordia ha querido
cargar sobre sus hombros para llevarla a casa y, al mismo tiempo, cada uno hemos sido llamados a recoger junto al Buen Pastor a toda la
grey, para participar todos de su alegría. Que Dios los bendiga.
Con cordiale affetto, saluto tutti i
pellegrini di lingua portoghese, in
modo speciale i diversi gruppi e movimenti del Portogallo e i fedeli della parrocchia di Nossa Senhora de
Lourdes, di São Tomé. Fratelli e
amici, siete in buone mani, siete nelle mani della Vergine Maria. Ella vi
protegga dalla tentazione di fare a
Sotto lo sguardo di Papa Francesco, un
gruppo di giuristi argentini, impegnati a
studiare come migliorare la realtà dei
penitenziari, e sette detenuti di Lecce
protagonisti del programma “70 volte 7”
lanciato dalla Caritas per il loro
reinserimento sociale, si sono scambiati
idee, esperienze e incoraggiamenti. E così
all’udienza generale in piazza San Pietro,
mercoledì 4 maggio, si è vissuta
un’anticipazione del giubileo dei carcerati
in calendario il prossimo 6 novembre.
Simbolo di questo inedito incontro sul
ruolo rieducativo del carcere è un crocifisso
realizzato dalle donne detenute del
penitenziario argentino di Ezeiza, nella
provincia di Buenos Aires, consegnato a
Francesco da Alejandro Slokar, presidente
della Cámara Federal de Casación Penal.
«Un crocifisso — spiega il giudice — che ha
un grande valore perché realizzato da
donne che hanno voluto condividere il loro
lavoro manuale con il Papa e, anche con
una toccante lettera, raccontargli le loro
storie e le loro speranze».
Alcune donne, aggiunge Slokar, sono
incinte mentre altre hanno accanto i loro
bambini piccoli: «Proprio questo crocifisso
donato a Francesco richiama tutti a
riflettere a fondo sulla realtà delle persone
Il crocifisso delle detenute argentine
che sono in cella e in particolare delle
donne, nella prospettiva di un pieno
recupero familiare e sociale». Il Pontefice
ha salutato l’intero gruppo dei giuristi
argentini che parteciperanno, nel
pomeriggio, al convegno «Por una justicia
realmente humana. Presentazione degli
scritti giuridici di Papa Francesco»,
all’Università Roma Tre in via Ostiense.
Particolare interesse ha suscitato anche il
progetto leccese, presentato al Papa
dall’arcivescovo Domenico Umberto
D’Ambrosio e dal direttore della Caritas,
don Elvi De Magistris. Attuato con la
fondazione Madonna di Roca, l’iniziativa
coinvolge sette carcerati: Francesco,
Giacomo, Salvatore, Antonio, Costanzo,
Umberto e George Alin. «Nella struttura
dove sono accolti, utilizzata dalla diocesi
per ritiri e incontri di formazione, i
detenuti svolgono lavori agricoli e ora
stanno ristrutturando un vecchio rudere»
spiega l’arcivescovo. «Non mancano
iniziative di volontariato per i poveri e
incontri di formazione spirituale» aggiunge
don De Magistris.
Un anno fa i detenuti leccesi hanno scritto
al Papa per raccontargli la loro esperienza.
E Francesco ha risposto invitandoli,
insieme alle loro famiglie, al direttore del
carcere, ai magistrati di sorveglianza, al
comandante della polizia penitenziaria e
alla direttrice dell’Ufficio esecuzione penale
esterna.
Per raccontare a Francesco due storie di
detenuti nelle carceri del Venezuela erano
presenti, in piazza San Pietro, Leopoldo
López Gil, padre di Leopoldo López, in
cella da due anni, e Vanessa, figlia dell’ex
sindaco di Caracas, Antonio Ledezma,
anche lui in prigione.
Il Papa ha poi salutato dodici leader
indigeni e aborigeni, promotori della Long
march to Rome. E a raccontare a Francesco
che l’associazione Mary’s Meals offre a
oltre un milione di bambini un pasto
completo nelle scuole di dodici Paesi poveri
dei cinque continenti, intervenendo anche
nelle situazioni di emergenza, è venuto
stamani all’udienza il fondatore Magnus
MacFarlane - Barrow. «Il nostro obiettivo —
spiega — è far sì che chi possiede più del
necessario condivida i propri beni con chi
non dispone neanche dell’essenziale e che
Nato il 30 giugno del 1960 a
Nova Canaã, arcidiocesi di Vitória da Conquista, nello Stato di
Bahia, ha compiuto gli studi di
filosofia nel seminario maggiore
della diocesi di Teófilo Otoni e
nelle Faculdades Adamantinenses Integradas di São Paulo, e
quelli di teologia alla Pontificia
facoltà Nossa Senhora da Assunção sempre a São Paulo. A
Roma ha ottenuto la licenza in
teologia Biblica alla Pontificia
università San Tommaso d’Aquino. Il 6 settembre 1987 è stato
ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Vitória da Conquista, dove è stato coordinatore della catechesi e della pastorale vocazionale, direttore spirituale dei
Cursilhos de cristandade, professore nell’Istituto di filosofia e
nel Centro di formazione per i
laici, parroco, vice-rettore e poi
rettore del seminario di filosofia,
rettore del seminario propedeutico, direttore della Scuola di
formazione di diaconi permanenti, vicario episcopale, economo, membro del consiglio presbiterale e del collegio dei consultori. Ha anche collaborato
nel coordinamento della catechesi del regionale Nordeste 3
della Conferenza episcopale. Il
17 marzo 2010 è stato nominato
vescovo di Floriano e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il
successivo 30 maggio.
Arnaldo Carvalheiro
Neto, coadiutore
di Itapeva
Nato l’11 aprile 1967 a São
Paulo, ha compiuto gli studi filosofici alla Facoltà salesiana di
filosofia, scienze e lettere di Lorena (1989-1991) e quelli di teologia presso l’Istituto Rainha
dos Apóstolos a Marília (19931996). Ha frequentato i corsi di
direzione spirituale presso l’Institute for spiritual leadership a
Chicago, Stati Uniti (20022003), e di cappellania ospedaliera al Mater Misericordiae Hospital di Dublino, Irlanda
(2006). Inoltre, ha ottenuto la
licenza in pastoral counseling alla Loyola University di Chicago
(2003-2006). Ordinato sacerdote
il 17 maggio 1997 per la diocesi
di Araçatuba, è stato parroco di
São Brás a Birigui (1997-2000) e
durante gli studi a Chicago vicario parrocchiale di Saint Roman (2003-2006). Inoltre ha
svolto l’incarico di direttore spirituale dell’Istituto teologico
Rainha dos Apóstolos a Marília.
Attualmente era parroco di São
Pedro Apóstolo a Gabriel Monteiro (dal 2007) e rettore del seminario propedeutico di Araçatuba.
ogni bambino riceva, appunto, un pasto
quotidiano nel suo luogo di istruzione». In
particolare, fa notare, «la distribuzione di
pasti nelle scuole ci permette anzitutto di
sfamare i piccoli ma allo stesso tempo ci
consente di favorire l’educazione».
Francesco, oltre ai pellegrini della diocesi
di Savona-Noli, ha accolto dieci ragazzi
con la sindrome di Down accompagnati in
piazza San Pietro dai volontari
dell’associazione svizzera Insieme 21,
impegnata nell’affermazione dei diritti delle
persone con disabilità mentale. Venerdì 6
maggio il gruppo parteciperà anche alla
cerimonia di giuramento delle nuove
guardie svizzere.
Significativa, infine, la presenza del gruppo
dei cavalieri di san Timoteo, venuti da
Termoli con tanto di abiti medievali. Fin
dal 1239 si conservano in cattedrale le
reliquie del santo, collaboratore
dell’apostolo Paolo, che vennero ritrovate
l’11 maggio 1945 durante i lavori di restauro.
«Venne così fondata anche la parrocchia di
san Timoteo — spiega il parroco don
Benito Giorgetta — proprio per incentivarne
la devozione. E così sono nati anche i
cosiddetti cavalieri, impegnati in prima
linea nelle iniziative di solidarietà».