L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVI n. 102 (47.237) Città del Vaticano giovedì 5 maggio 2016 . All’udienza generale in piazza San Pietro il Pontefice commenta la parabola della pecorella smarrita Ancora sospensioni al Trattato di Schengen Nessuno è perduto Altri naufragi nel Mediterraneo E alla Confcooperative ricorda che bisogna fare impresa partendo dai bisogni «Per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca»: ha ribadito con forza uno dei capisaldi del suo magistero Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì mattina, 4 maggio, in piazza San Pietro. Continuando le riflessioni sul tema della Veglia con il Papa Per asciugare le lacrime La misericordia si rende visibile anche nell’asciugare le lacrime di quanti soffrono o sono in difficoltà: di chi piange la morte di un figlio o di una persona cara, di chi combatte contro una malattia, di chi è senza lavoro o lotta ogni giorno per sopravvivere alla solitudine, all’emarginazione, al disagio. A tutte queste persone è dedicata la veglia di preghiera per “asciugare le lacrime”, che Papa Francesco presiede giovedì pomeriggio, 5 maggio, solennità dell’Ascensione, nella basilica di San Pietro. È un’iniziativa inedita che costituisce un momento forte del programma giubilare, perché centrata su una delle sette opere di misericordia spirituale: consolare gli afflitti. Con l’intento di coinvolgere tutti, ma in particolare, quanti sentono il bisogno di una parola di sostegno e di consolazione perché sono stanchi, oppressi o scoraggiati. In occasione della veglia, che si inserisce nelle celebrazioni del mese di maggio dedicato a Maria, viene esposto in basilica alla venerazione dei fedeli il reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa. Ricorda il prodigio avvenuto tra il 29 agosto e il 1° settembre 1953, quando un quadretto di gesso, raffigurante il cuore immacolato di Maria, versò lacrime umane. L’immagine era collocata alla parete di una camera da letto, nella casa di una giovane coppia di sposi, Angelo Iannuso e Antonina Giusto. Durante la veglia saranno presentate tre testimonianze e dieci preghiere, ciascuna per una categoria di persone sofferenti. Ad altrettanti rappresentanti del mondo della sofferenza sarà consegnata una statuetta raffigurante l’Agnus Dei, simbolo di conforto e di speranza. misericordia nei brani del vangelo e aggiungendo come di consueto considerazioni personali al testo preparato, il Pontefice ha invitato a pensare in particolare «al buon ladrone», perché «nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto». In realtà Francesco ha preso spunto questa settimana dalla parabola della pecorella smarrita, tratta da Luca (15, 1-7), descrivendo la scena del racconto che «vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù e dall’altra i dottori della legge, gli scribi sospettosi che si discostano da lui. Si discostano — ha commentato — perché Gesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti». Quindi il Papa ha accennato ai tre personaggi che popolano il quadro — «il pastore, la pecora smarrita e il resto del gregge» — sottolineando che però «chi agisce è solo il pastore, l’unico vero protagonista». E l’insegnamento che egli vuol dare «è che nessuna pecora può andare perduta», perché «non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi». Non solo, Francesco ha evidenziato che «si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionare così: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita”». E invece «va a cercare quella, perché ognuna è molto importante e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata». Del resto, ha aggiunto, «Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto. Dio non scarta nessuna persona; ama tutti, cerca tutti! Non conosce questa parola “scartare la gente”». Da qui l’invito conclusivo a «riflettere spesso su questa parabola, perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il posto vuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio». Si corre allora «il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso». Ma come cristiani, ha raccomandato, «non dobbiamo essere chiusi, perché avremo la puzza delle cose chiuse». Bisogna invece «uscire e non chiudersi in sé stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, ritenendosi “i giusti”». Nelle stesse ore è stato diffuso un videomessaggio inviato all’assemblea nazionale di Confcooperative, nel quale Francesco ricorda che bisogna fare impresa partendo sempre dai bisogni delle persone. PAGINE 7 E 8 Oltre quattrocento famiglie di etnia rohingya rimangono senza casa nel Myanmar Rogo nel campo profughi NAYPYIDAW, 4. Un gigantesco incendio in un campo di sfollati di etnia rohingya in Myanmar ha distrutto ieri le abitazioni di almeno 440 famiglie, circa duemila persone secondo la stampa locale, parte dei 145.000 sfollati di questa minoranza musulmana, vittima di ripetute violenze da parte della maggioranza buddista. Il rogo si è sviluppato nel campo di Baw Du Pa 2, vicino alla città di Sittwe, si ritiene per un incidente avvenuto durante la preparazione dei pasti. Nessuna vittima è stata registrata, ma le fiamme hanno distrutto 49 rifugi di bambù, ognuno dei quali conteneva otto camere, solitamente occupate da un’intera famiglia. Secondo fonti delle Nazioni Unite, il campo di Baw Du Pa 2 ha una popolazione di quasi 7.000 sfollati e, insieme ad altre 57 strutture simili, è ormai una sistemazione che da temporanea sta diventando la normalità. Circa 200.000 sarebbero già scappati dal Myanmar per ritrovarsi senza documenti in campi profughi di fortuna in Bangladesh o lungo il confine meridionale con la Thailandia. Ad altri 100.000 rohingya, invece, è stato impedito di lasciare il Paese e vivono in campi controllati dalle autorità. I rohingya vivono nello Stato del Rakhine, che si affaccia sul golfo del Bengala e che confina a nord con il Bangladesh. La loro presenza in queste terre, risale al VII secolo. Su quasi quattro milioni di abitanti, i rohingya sono 800.000. Secondo le Nazioni Unite sono una delle minoranze più perseguitate e rifiutate al mondo. I rohingya, infatti, non vengono considerati cittadini del Myanmar, bensì cittadini del Bangladesh, con cui condividono la fede musulmana e il ceppo linguistico. Secondo l’Unhcr, non possono essere proprietari terrieri, non possono andare a scuola o curarsi negli ospedali del Paese. La questione dei rohingya, e dell’esplosione dell’intolleranza verso i musulmani in Myanmar, è una spinosa eredità per il nuovo Governo di Htin Kyaw, stretto collaboratore di Aung San Suu Kyi BRUXELLES, 4. Sono 113 i morti in le». In termini pratici, Tusk spiega quattro distinti naufragi avvenuti che si deve incoraggiare, con il fidavanti alle coste libiche tra vener- nanziamento della comunità interdì e domenica scorsa. Lo riferisce nazionale, Paesi come Libano e l’Organizzazione internazionale per Giordania che «stanno fornendo le migrazioni (Oim), aggiornando un bene pubblico» nell’assistere i a 1.357 il bilancio dei migranti che rifugiati. Sul tema, si pronuncia il minihanno perso la vita nel Mediterraneo da inizio anno. Gli arrivi, in stro delle Finanze tedesco, SchäuItalia, Grecia, Cipro e Spagna, da ble, per il quale «anche il sostegno gennaio sono aggiornati a quota dell’Italia non durerà a lungo se 184.546. Nello stesso periodo del cambieranno le rotte dei profughi». 2015 erano stati 55.750. Intanto, la Commissione europea ha dato il suo via libera all’estensione, per un ulteriore periodo di sei mesi, alla reintroduzione dei controlli alle frontiere di 5 Paesi dell’area Schengen. Si tratta di Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia per quanto riguarda alcuni porti. La Commissione conferma comunque il suo obiettivo di ritornare «a un funzionamento normale dell’area Schengen» e di «eliminare tutti i controlli ai confini interni» entro la fine del 2016. C’è un altro via libera della Commissione. Si tratta dell’attesa raccomandazione a Consiglio e Parlamento Ue a procedere per la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi nell’area SchenMigranti soccorsi nel canale di Sicilia (Reuters) gen. È uno dei punti più controversi dell’intesa tra i 28 e la Turchia, per ridur- «Se non stabilizziamo i Paesi conre gli sbarchi in Grecia. Ad Ankara finanti andremo incontro a grandi restano cinque criteri da soddisfare, problemi, è inevitabile», sostiene. da qui a fine giugno, tra cui quello Per poi spiegare che i Paesi dell’Ue dei passaporti biometrici. dovranno pianificare robusti finanA livello politico, c’è da dire che ziamenti aggiuntivi per aiutare i la crisi dei migranti e dei rifugiati Paesi confinanti e quelli da cui si sarà in cima all’agenda del G7, che origina il flusso migratorio. si terrà in Giappone a fine mese. Appellandosi alla coesione euroLo assicura il presidente dell’Ue, pea, Schäuble paventa il rischio Donald Tusk, parlando di «una crisi globale che nessun Paese da che crisi irrisolte possano trasforsolo o nessun gruppo di Paesi può mare l’Ue in un’area di libero risolvere se non si costruisce una scambio, ma si dice ottimista che consapevolezza altrettanto globa- questo non avverrà. Dal canto suo, il ministro degli Esteri italiano, Gentiloni, ribadisce la posizione dell’Italia che chiede soldi per progetti di cooperazione con i Paesi africani. Al Papa il premio Carlo Magno Intanto la Fondazione del Centro Astalli, sede italiana del ServiDa unione zio per i rifugiati dei gesuiti, torna a chiedere canali sicuri per chi a comunità scappa da guerre e persecuzioni, veri e propri corridoi umanitari. ANNETTE SCHAVAN A PAGINA 5 Ricorda che l’assuefazione all’ecatombe di innocenti alle porte dell’Europa rappresenta un pericolo soprattutto per la nostra civiltà. Un quarto della mortalità materna è per cause indirette y(7HA3J1*QSSKKM( +.!z!,!"!\! Meno donne muoiono di parto nel mondo Una giovane mamma con il suo bambino in Sierra Leone (Afp) GINEVRA, 4. Si muore molto meno di parto nel mondo e un quarto dei decessi è per cause indirette. Lo rivela lo studio pubblicato in un’edizione speciale del bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Negli ultimi 25 anni la mortalità materna si è ridotta di quasi il 44 per cento, passando dalle 532.000 vittime del 1990 a 303.000 di quest’anno. Il rapporto globale, dunque, è di 216 morti materne ogni centomila nascite, in netto calo rispetto al 1990 quando le morti erano 385 ogni centomila nascite. Comunque i numeri restano drammaticamente alti. Negli ultimi 25 anni, quasi 11 milioni di donne hanno perso la vita per dare alla luce il loro bambino, una cifra pari agli abitanti di Londra e Berlino. Le cause principali sono gravi emorragie dopo il parto, infezioni, aborti effettuati in condizioni non sicure. Tra le cause indirette, il diabete di tipo 2 e l’ipertensione. Dunque gli esperti lanciano un appello ai Governi. Flavia Bustreo, vice direttore generale per la salute della famiglia, delle donne e dei bambini presso l’Oms, spiega che «gli specialisti in ostetricia e gli altri operatori sanitari che assistono le donne durante la gravidanza e il post partum devono essere formati per prendersi cura della salute della donna in modo olistico e non solo della sua gravidanza». In ogni caso, la gran parte dei decessi si verifica nei Paesi in via di sviluppo, in particolare Africa subsahariana e Asia meridionale. In occasione della solennità dell’Ascensione del Signore il nostro giornale non uscirà. La pubblicazione riprenderà con la data 6-7 maggio. NOSTRE INFORMAZIONI Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Amargosa (Brasile) Sua Eccellenza Monsignor Valdemir Ferreira dos Santos, trasferendolo dalla Diocesi di Floriano. Nomina di Vescovo Coadiutore Il Santo Padre ha nominato Vescovo Coadiutore della Diocesi di Itapeva (Brasile) il Reverendo Arnaldo Carvalheiro Neto, del clero della Diocesi di Araçatuba, finora Parroco della parrocchia São Pedro Apóstolo, a Gabriel Monteiro. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 5 maggio 2016 Il premier britannico Cameron a un comizio conservatore (Reuters) Le primarie nell’Indiana segnano il ritiro del repubblicano Cruz mentre in campo democratico vince Sanders Nessuna alternativa a Trump WASHINGTON, 4. Le primarie nello Stato dell’Indiana segnano un colpo di scena. La netta vittoria nel campo repubblicano di Donald Trump ha portato il senatore conservatore del Texas, Ted Cruz, che si proponeva come l’unica alternativa al miliardario statunitense, ad annunciare il ritiro dalla corsa alla nomination per le presidenziali. Cruz è stato sconfitto pesantemente, con un distacco di circa 20 punti. Trump si vede ora la strada spianata per la nomination in una gara a due con il governatore moderato dell’Ohio John Kasich, che ha deciso di continuare a correre nonostante l’ultimo risultato davvero basso, che lo pone a circa 30 punti di distacco. Sorpresa anche in campo democratico. Bernie Sanders smentisce i sondaggi imponendosi alla fine di un lungo testa a testa, dopo un iniziale vantaggio di Hillary Clinton. Ottiene il 53,2 per cento dei consensi rispetto al 46 per cento della ex segretario di Stato. Sanders conferma che andrà avanti fino alle primarie della California il 7 giugno. Lo svantaggio nel conto dei delegati accumulato finora, però, è troppo ampio per essere colmato. Il senatore del Vermont raccoglie indubbiamente un successo importante sul piano dell’immagine e la sua vittoria rivela anche un elettorato ancora spaccato a metà. Sanders potrebbe forzare i democratici ad avere una convention divisa, ma difficilmente ne uscirebbe vincitore. Sarebbe un indubbio danno per il partito. La sconfitta di Clinton in Indiana — secondo alcuni analisti — sembra confermare la debolezza della sua candidatura in particolare nell’elettorato bianco. Questo potrebbe aprire la porta a un duro scontro con Trump a novembre, al voto decisivo. Al momento l’attenzione dei media si concentra in campo repubblicano, sul ritiro di Cruz. Il beniamino del movimento conservatore Tea Party ha dichiarato che «gli elettori hanno scelto un’altra strada» e quindi ha annunciato il ritiro «con il cuore pesante ma con sconfinato ottimismo per il futuro a lungo termine della Nazione». Cruz ha parlato da un palco di Indianapolis, insieme con la famiglia e Carly Fiorina che solo pochi giorni fa aveva indicato come suo eventuale futuro vicepresidente, giocandosi la carta dell’elemento femminile. Nessun accenno al frontrunner Trump, dopo il duro scambio di accuse nel giorno del voto. Piuttosto Cruz ha ribadito il suo impegno in difesa della libertà e della Costituzione. D’altra parte, Cruz aveva scommesso tutto sul voto in Indiana, parlando di «un bivio cruciale per evitare che il Paese precipitasse nell’abisso». C’è da dire che la sconfitta brucia molto anche perché nello Stato del Midwest poteva contare sull’appoggio del governatore locale, Mike Pence, e sul campo libero la- sciatogli da Kasich in una inedita alleanza contro il tycoon. Ma niente è bastato a fermare la settima schiacciante vittoria consecutiva di Trump. Ha conquistato oltre il 50 per cento dei voti e ha incassato quasi tutti i 57 delegati in palio. La scelta della maggioranza dell’elettorato repubblicano ormai risulta confermata. Il candidato repubblicano Trump vincitore nell’Indiana (Afp) Difficile che Kasich nelle prossime primarie gli impedisca di arrivare al numero fatidico di 1237 delegati. Anche il presidente della commissione nazionale del partito repubblicano, Reince Priebus, che aveva polemizzato con Trump sul sistema di assegnazione dei delegati, lo ha riconosciuto come il «presunto candidato Gop», cioè del partito repubblicano definito Grand Old Party. Quel che è più significativo è che Priebus ha lanciato l’appello ad «unire il partito per sconfiggere Clinton». Da parte sua, Trump ha reso omaggio al rivale Cruz, con parole di elogio per la sua decisione coraggiosa di ritirarsi. Al di là di tutto, Trump è dentro la volata finale per la Casa Bianca che culminerà con il voto nazionale dell’8 novembre. I commentatori parlano di momento storico per la politica americana, per il fatto che solamente il generale Eisenhower, comandante delle forze alleate nella seconda guerra mondiale, aveva ottenuto la nomination senza aver mai ricoperto una carica politica. GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va LONDRA, 4. Il Regno Unito torna in massa alle urne, a un anno esatto di distanza dalle elezioni generali che hanno consegnato la maggioranza della Camera dei Comuni ai conservatori di David Cameron. Domani si vota in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord per rinnovare consigli comunali, assemblee regionali e per eleggere quattro sindaci, tra i quali il successore di Boris Johnson sulla poltrona di primo cittadino di Londra. Brucia la città di Fort McMurray Quasi due milioni di firme contro Maduro Gigantesco incendio in Canada CARACAS, 4. L’opposizione venezuelana — in un clima generale di crisi economica e malcontento popolare — ha presentato al Consiglio nazionale elettorale (Cne) un milione e 850.000 firme a sostegno del referendum per la revoca del presidente Nicolás Maduro. Per poter procedere con il referendum abrogativo sono necessarie le firme di almeno l’1 per cento degli aventi diritto al voto (19,8 milioni di persone) e poi altri quattro milioni per stabilire una data certa di voto. L’annuncio è stato dato da Jesús Torrealba, segretario generale della coalizione del Tavolo dell’unità democratica (Mud), che ha la maggioranza in Parlamento, il quale ha spiegato che «con questa strategia di successo, avanziamo verso il cambio politico urgente, con mezzi assolutamente pacifici e costituzionali». L’ex candidato presidenziale antichavista, Henrique Capriles, ha precisato che a partire dal momento della consegna delle firme ci sono cinque giorni di tempo in cui il Cne ne verifica l’autenticità per poi disporre i centri di raccolta per la seconda fase di convocazione del referendum, nella quale deve firmare il 20 per cento degli iscritti nelle liste elettorali. Intanto, i sostenitori di Maduro hanno chiesto al Consiglio di veri- ficare attentamente, e in tempi brevi, l’intero processo relativo al referendum e le firme per evitare eventuali irregolarità. In particolare il sindaco di Caracas, Jorge Rodríguez, è stato nominato dal partito di Governo capo della commissione per il controllo della legalità delle firme raccolte dall’opposizione. Il presidente venezuelano ha assicurato ieri, in una trasmissione televisiva, che si andrà al referendum se le autorità elettorali convalideranno le firme rivendicate dall’opposizione a favore di questo processo. Maduro si è detto inoltre fiducioso nel popolo venezuelano, chiarendo oltremodo che il suo Governo ha il «diritto costituzionale» di verificare tutte le firme raccolte dall’opposizione, poiché si tratta di un documento pubblico, di una «manifestazione della volontà pubblica». Tuttavia Maduro ha avvertito che se si dovesse scoprire l’esistenza di firme falsificate è pronto a intraprendere tutte le azioni legali necessarie. Il referendum revocatorio è stato utilizzato solo una volta nella storia del Paese, contro l’ex presidente Hugo Chávez (1999-2013) nel 2004, e si era concluso con un fallimento. OTTAWA, 4. Un vasto incendio, alimentato da forti venti, ha costretto l’evacuazione di circa 80.000 persone da Fort McMurray, nella provincia di Alberta, in Canada. I residenti in fuga hanno causato ingorghi sulla strada principale che porta verso la città di Edmonton, che si trova a circa 380 chilometri di distanza. L’incendio, iniziato durante il fine settimana in una foresta vicina, è peggiorato ieri a causa BRUXELLES, 4. L’ultima proposta della Commissione europea limita a nove anni il rinnovo dell’autorizzazione per l’uso del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo. Lo riferiscono fonti dell’Ue, in attesa della riunione del comitato di esperti dei 28 in materia di piante, cibi e mangimi che dovrebbe prendere una decisione, i prossimi 18 e 19 maggio a Bruxelles. Il glifosato è un principio attivo sul cui rischio di cancerogenicità la comunità scientifica appare divisa: viene ritenuto «probabilmente cancerogeno» dall’Oms e «probabilmente non cancerogeno» dall’Efsa. Nel corso della precedente riunione del comitato, lo scorso marzo, solo Italia, Francia e Olanda hanno espresso chiaramente la GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino Le fiamme avanzano alla periferia di Fort McMurray (Reuters) vicedirettore Piero Di Domenicantonio loro posizione contraria al rinnovo dell’autorizzazione per l’uso del glifosato e non è stata raggiunta la maggioranza qualificata prevista per arrivare a una decisione. Da allora, a esprimere una sua posizione, prettamente politica e non vincolante, è stato l’Europarlamento, con una risoluzione che non domanda il blocco del rinnovo, ma una sua limitazione a un periodo di sette anni e a un uso esclusivamente professionale. Il commissario dell’Ue alla Salute, Vytenis Andriukaitis ha infine cercato di gettare acqua sul fuoco e ha affermato che la Commissione europea sta cercando «un ampio compromesso per raggiungere una larga maggioranza di Stati membri, che arrivi a una decisione definitiva». Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va dei forti venti e ha già distrutto un certo numero di case, ma al momento non si segnalano vittime o feriti tra la popolazione. Le fiamme hanno inoltre creato una nuvola di oli petroliferi, dal momento che Fort McMurray si trova in una regione di sabbie petrolifere. I vigili del fuoco stanno continuando a combattere l’incendio, ma le autorità locali hanno chiesto rinforzi per combattere le fiamme. Si vota anche in due elezioni suppletive per la Camera dei Comuni, a Sheffield e nel Galles del sud. Se un anno fa a giocarsi tutto era Cameron — che dovrà affrontare una battaglia decisiva nel referendum sull’Ue del 23 giugno — in questa tornata elettorale amministrativa chi rischia di più è il leader laburista, Jeremy Corbyn. Il Labour, fiaccato dalle continue faide interne tra la corrente di sinistra di Corbyn e la vecchia guardia blairiana, dovrebbe infatti fare leva sul risultato di giovedì per proporsi come alternativa politica ai Tories nelle elezioni del 2020. Gli elettori chiamati alle urne sono 16 milioni. Si rinnovano i consigli di 124 amministrazioni locali, per un totale di 2.743 seggi. Si vota anche per scegliere i nuovi sindaci a Bristol, Liverpool, Salford e, soprattutto, nella capitale. Dopo due mandati, Johnson, eletto anche deputato ai Comuni nelle scorse elezioni, si giocherà il suo futuro politico nel referendum del 23 giugno, nel quale si è schierato a favore della Brexit. A Londra, la battaglia è ancora una volta tra laburisti e conservatori. I sondaggi della vigilia danno per favorito il candidato del Labour, Sadiq Khan, di origini pakistane. Se Khan batterà il conservatore Zac Goldsmith, sarà la prima volta che Londra verrà guidata da un sindaco musulmano. In ballo ci sono anche i 25 seggi della London Assembly, l’organo che controlla l’operato del primo cittadino. Colloqui a Zagabria sull’adesione dei Balcani all’Ue Proposta della Commissione europea L’OSSERVATORE ROMANO Elezioni amministrative nel Regno Unito Per la revoca del mandato presidenziale Ridurre il limite d’autorizzazione al glifosato Un operatore pronto a usare pesticidi (Afp) Attesa per il nuovo sindaco di Londra Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Disordini a Nantes tra polizia e manifestanti PARIGI, 4. Ancora scontri tra la polizia e i giovani manifestanti contro la riforma della legge sul lavoro in Francia. A Nantes un poliziotto è finito all’ospedale dopo essere stato preso a colpi di spranga, nel corso di una protesta improvvisata da un gruppo di militanti autonomi. A Parigi, un gruppo di dimostranti ha invaso le strade intorno all’Assemblea nazionale, dove è in corso il dibattito parlamentare sul testo. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 ZAGABRIA, 4. Croazia e Bulgaria appoggiano l’ulteriore allargamento dell’Unione europea a tutti gli altri Paesi dei Balcani occidentali, ma è necessario che i candidati rispettino i criteri e gli standard richiesti per l’adesione. Lo hanno detto i ministri degli Esteri croato, Miro Kovač, e bulgaro, Daniel Mitov, al termine di un colloquio, ieri, a Zagabria. «Siamo favorevoli all’allargamento e vogliamo che non vi siano buchi neri sulla carta d’Europa, e che i nostri vicini nei Balcani occidentali possano un giorno integrarsi anch’essi nella Unione europea, ma, naturalmente, è necessario rispettare i criteri e soddisfare gli standard», ha dichiarato Kovač, come riferito dai media locali nella capitale croata. Mitov ha detto che «l’allargamento della Ue è molto importante» e che Sofia «continua ad appoggiare l’espansione». La Croazia — precisano gli analisti politici — pone due condizioni per l’apertura in sede dell’Unione europea dei capitoli di adesione 23 e 24 con la Serbia (giustizia, libertà, sicurezza, diritti fondamentali): la rinuncia di Belgrado alla giurisdizione per i crimini di guerra sull’intero territorio della ex Jugoslavia, e maggiore rispetto dei diritti della minoranza croata. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 5 maggio 2016 pagina 3 Abitanti tra le macerie della devastata città siriana di Aleppo (Reuters) Tra l’esercito di Tobruk e le milizie di Misurata Scontri armati alle porte di Sirte NEW YORK, 4. Si aprono spiragli diplomatici per una tregua anche ad Aleppo. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisce oggi, su richiesta di Francia e Gran Bretagna per esaminare la situazione nella città martoriata, a nord della Siria. Così, mentre il segretario di Stato americano John Kerry giudica raggiungibile un accordo per un cessate il fuoco, mettendo allo stesso tempo in guardia il presidente siriano, Bashar Al Assad, su possibili ripercussioni se non aderisce all’intesa, il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, dopo aver incontrato a Mosca l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, afferma che l’annuncio della tregua potrebbe giungere a breve. Kerry ha sottolineato che le parti stanno lavorando «in modo urgente» per ripristinare un cessate il fuoco in tutto il Paese. E in modo particolare ad Aleppo. «Ieri insieme a Lavrov abbiamo sottolineato la necessità di reintrodurre il cessate il fuoco ad Aleppo il prima possibile», ha aggiunto Kerry. Stati Uniti e Russia istituiranno a giorni un centro congiunto per il monitoraggio delle violazioni della tregua, ha dal canto suo sottolineato Lavrov. La ripresa dei negoziati indiretti di Ginevra fra forze dell’opposizione e il Governo di Damasco è condizionata al ripristino del cessate il fuoco nella zona di Aleppo, ha invece dichiarato de Mistura. Di colloqui diretti fra inviati di Bashar Al Assad e una opposizione «sostenuta dall’Arabia Saudita, Stati Uniti e Paesi occidentali», non è possibile neanche parlare, ha tenuto a precisare Lavrov. Oggi invece si terranno a Berlino colloqui tra Francia, Germania, Onu e le principali forze dell’opposizione, per discutere «come sia possibile soddisfare le condizioni per il proseguimento dei colloqui di pace». Ma nel frattempo Aleppo è stata bombardata nuovamente ed è stato colpito un altro ospedale. E altre bombe hanno colpito quartieri controllati dalle forze siriane. Decine le persone uccise. Ad Aleppo gli scontri armati sono ripresi lo scorso 22 aprile e da allora sono morti 250 civili, tra i quali almeno una cinquantina di bambini. E il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunitosi ieri, ha adottato all’unanimità una risoluzione che chiede alla parti di tenere al riparo gli ospedali e i centri sanitari dai combattimenti. Il documento chiede la fine degli attacchi alle strutture e Ergastolo a israeliano che uccise un palestinese TEL AVIV, 4. È stato condannato all’ergastolo Yosef Haim Ben-David, a capo di una banda di estremisti israeliani che rapì, picchio e alla fine uccise dandogli fuoco un sedicenne palestinese, Mohammed Abu Khdeir, il 2 luglio del 2014. Il ragazzo venne rapito da Ben-David e da complici venuti da Gerusalemme. All’uomo — giudicato sano di mente nonostante la richiesta dei suoi avvocati — è stata inflitta una pena suppletiva di altri 20 anni di carcere e il pagamento di 150.000 di risarcimento per la famiglia della vittima. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha intanto visitato ieri a sorpresa l’area a ridosso di Gaza. Netanyahu — che era accompagnato dal ministro della Difesa, Moshe Yaalon, e dal capo di stato maggiore, Gadi Eisenkot — ha avuto dai responsabili militari del luogo una relazione sulla situazione di sicurezza. Il mese scorso l’esercito scoprì un lungo tunnel che dalla Striscia arrivava fino a Israele. Sempre ieri è stato annunciato dallo Shin Bet — il servizio di sicurezza interno di Israele — che a Niizana, valico di frontiera con l’Egitto, è stato sventato un tentativo di contrabbando di 4 tonnellate di ammonio di cloride nascosto in un contenitore di sale. La sostanza è usata per la produzione di razzi a lunga gittata e con la quantità scoperta si sarebbero potuti realizzare centinaia di missili. Ma la popolazione civile continua a essere colpita Speranze di tregua per Aleppo al personale che vi opera, ribadisce che le unità medico-sanitarie devono essere rispettate e protette, così come il personale umanitario che svolge funzioni mediche. I feriti e i malati devono essere in grado di ricevere le cure e l’attenzione necessaria, senza atti o minacce di violenza. Quindi «si ricorda agli Stati membri il loro dovere di indagare e per- seguire chi compie tali attacchi», e si ribadisce la necessità di un accesso sicuro del materiale medico nelle situazioni di crisi. «Gli attacchi intenzionali agli ospedali sono un crimine di guerra»: così si è espresso il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, dopo il voto in Consiglio di sicurezza, ricordando che oltre 730 membri del per- Vertice ministeriale del G7 in Giappone Cinque giorni dopo il crollo di un edificio di sei piani Più investimenti per la sicurezza energetica TOKYO, 4. Effettuare adeguati investimenti infrastrutturali per garantire la sicurezza energetica nel lungo termine, andare avanti con lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, sostenere l’Ucraina, garantire la sicurezza nucleare e puntare sul gas per gestire la transizione verso un modello a emissioni sempre più bassi. Questi gli impegni principali adottati dai ministri dell’Energia del G7 — assieme al Commissario europeo per il clima e l’energia — al termine, ieri, del vertice a Kitakyushu, nel Giappone sud occidentale. I partecipanti, si legge nella nota congiunta finale, hanno discusso degli sviluppi intercorsi dalla riunione di Amburgo tenutasi nel 2015, avendo sullo sfondo la volatilità dei prezzi dell’energia e l’accordo della Cop 21 di Parigi. «Gli investimenti nel settore energetico, incluse le infrastrutture di qualità, e l’innovazione nelle energie rinnovabili e di altre tecnologie a basse emissioni di carbonio, nonché l’efficienza energetica, aiutano la crescita dell’economia e al tempo stesso la disaccoppiano dalle emissioni di carbonio», sottolineano i ministri, «di fronte all’attuale livello dei prezzi dell’energia e alla sua volatilità, il costante investimento nell’approvvigionamento energetico sicuro e so- Riprendono i colloqui diretti sullo Yemen SANA’A, 4. Dovrebbero riprendere oggi in Kuwait i colloqui di pace per porre fine al conflitto in Yemen dopo che domenica la delegazione del Governo si è rifiutata di proseguire i negoziati in segno di protesta per un attacco dei ribelli huthi contro una base militare. «I partecipanti si riuniranno mercoledì per una sessione di lavoro congiunta per proseguire con l’agenda concordata», ha spiegato in una dichiarazione rilasciata nella notte l’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed. Dal 10 aprile è in vigore una fragile tregua nello Yemen. I negoziati in Kuwait sono iniziati il 21 aprile e sabato scorso c’è stata la prima sessione di colloqui diretti. sonale medico sono stati uccisi dall’inizio della guerra in Siria. «Questo Consiglio deve fare qualcosa in più che condannare questi attacchi — ha aggiunto — deve usare la sua influenza per porvi fine». «Anche le guerre hanno delle regole, è il momento di farle rispettare», ha aggiunto Ban Ki-moon. TRIPOLI, 4. Le forze del generale Khalifa Haftar stanno muovendo su Sirte, la roccaforte del cosiddetto Stato islamico (Is) in Libia, e nel loro posizionamento si sono già scontrate non solo con avamposti jihadisti ma anche con quelle che dovrebbero essere loro alleate: le milizie di Misurata che rispondono al premier designato del Governo di unità nazionale, Fayez Al Sarraj. In un inquietante prodromo di un possibile scontro fra la parte est (Tobruk) e ovest (Tripoli) del Paese lasciato diviso dopo la fine del regime di Muammar Gheddafi, combattimenti sono stati segnalati da testimoni a sud di Sirte: a contrapporsi sono state le forze fedeli al generale Haftar e quelle alleate con le milizie di Misurata della coalizione Fajr. I combattimenti in giornata erano in corso a Zillah, una zona petrolifera nell’area di Jufra. Media, in maniera però controversa, hanno parlato di quattro morti e sette feriti nelle fila di Haftar per un raid aereo di Fajr. Su quello che si sta delineando come il fronte orientale anti-Is, fonti ufficiali delle forze di Haftar hanno segnalato «scontri con armi stenibile è essenziale per ridurre i rischi della futura crescita dell’economia globale». Nel comunicato i ministri ribadiscono la determinazione ad attuare l’accordo di Parigi per accelerare il processo di transizione a un sistema energetico che permetta di disincentivare gradualmente l’impiego del carbone attraverso politiche basate sul "carbon market" e su strumenti regolatori. La promozione dell’efficienza energetica e l’applicazione di tecnologie energetiche pulite — si legge nella circolare — sono fondamentali per ottenere una riduzione delle emissioni gas serra, e al contempo rafforzare la crescita economica. Per quel che riguarda l’energia nucleare, il comunicato interpreta con favore i costanti progressi sullo smantellamento dell’impianto nipponico di Fukushima e sul trattamento delle acque contaminate presso lo stesso sito. I ministri dei G7 riconoscono che quei Paesi che optano per l’utilizzo dell’energia nucleare contribuiscono in modo sostanziale alla riduzione delle future emissioni di gas serra. Allo stesso tempo i ministri fanno appello a tutti i Paesi che optano per l’utilizzo dell’energia atomica affinché garantiscano i più elevati standard di sicurezza e non proliferazione. Bimba estratta viva dalle macerie a Nairobi Il padre della bimba estratta viva dalle macerie (Reuters) NAIROBI, 4. Una bambina di circa un anno è stata estratta viva dalle macerie cinque giorni dopo il crollo di un edificio di sei piani in un popolare quartiere di Nairobi. Il bilancio del dramma, avvenuto venerdì scorso, è di ventitré morti e 93 dispersi, mentre almeno cento persone sarebbero state salvate dai soccorritori. L’immobile è sprofondato a causa delle piogge torrenziali che si erano abbattute sulla capitale. Il capo della polizia di Nairobi, Japheth Koome, ha assicurato — come riferiscono le agenzie internazionali — che i soccorritori lavorano senza sosta nella speranza di trovare altri sopravvissuti, ma con il passare delle ore le speranze iniziano ad affievolirsi. Nel frattempo i proprietari dell’edificio e i funzionari che approvarono il progetto edilizio sono indagati. pesanti avvenuti lunedì fra truppe da ricognizione» dell’esercito libico e jihadisti dell’Is a sud di Nawfaliyah, sul golfo della Sirte. Si tratta di una cittadina a circa 130 chilometri a est dall’omonima città natale di Gheddafi e vicina al confine est della zona controllata dall’Is che, sulla costa, si estende per circa 250 chilometri. La settimana scorsa il generale Haftar ha annunciato un’offensiva per liberare Sirte. Il premier designato Al Sarraj aveva subito dopo lanciato un appello chiedendo alle forze in campo (Misurata compresa) di fermare ogni offensiva e attendere la formazione di un comando unificato che coordini l’attacco contro i jihadisti. Haftar, con tutta evidenza, non sta dando ascolto all’appello e pare che nemmeno Misurata abbia saputo tenere a freno le proprie milizie. Del resto, una divisione del Paese sta maturando: nonostante stia scadendo un sorta di ultimatum lanciato dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Martin Kobler, sui media libici regna un preoccupante silenzio sulla fiducia che il Parlamento di Tobruk dovrebbe concedere all’Esecutivo di Al Sarraj per legittimarlo pienamente. Eppure la legittimazione di Al Sarraj è fondamentale per consentirgli di chiedere il sostegno internazionale per la logistica e l’addestramento utile nella lotta all’Is. Intanto, visita in Costa d’Avorio per il presidente della Camera dei rappresentanti libica, il Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, finora ostile a Fayez Al Sarraj. Secondo il giornale «Libya Herald», Saleh è arrivato ieri sera nel Paese. Abidjan ospita oggi i lavori della conferenza parlamentare afro-araba, che si concluderanno domani. Il «Libya Herald» sottolinea come il viaggio di Saleh sia solo l’ultima di una serie di missioni all’estero del presidente del Parlamento di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale che dovrebbe votare la fiducia al Governo di concordia nazionale del premier designato Al Sarraj. La scorsa settimana il deputato di Tobruk Salah Zubic ha annunciato per oggi a Ghadames (nei pressi del confine tra Libia, Tunisia e Algeria) una riunione di parlamentari di Tobruk favorevoli al Governo Al Sarraj. Lunedì Fathi Al Marimi, portavoce di Saleh, ha sottolineato come sarebbe “illegale” una riunione della Camera dei rappresentanti fuori dalla sua sede di Tobruk per legittimare il Governo Al Sarraj, che si è comunque insediato a Tripoli a fine marzo. Nel frattempo, si tiene, in questi giorni a Doha, capitale del Qatar, un vertice dei capi tribù libici. A organizzare l’incontro è stato lo sceicco Ali Al Salabi, figura considerata vicina ai gruppi islamisti che contestano il Governo di riconciliazione libico. Sono presenti all’incontro anche alcuni esponenti dell’ex regime di Gheddafi. Conferenza della Fao a Torino Accesso al cibo e sicurezza alimentare Mamma e figlio in un povero villaggio etiope (Reuters) ROMA, 4. Raggiungere l’obiettivo fame zero entro il 2030 è possibile. Questo il messaggio degli economisti della Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) al primo Geoprogress Global Forum, che ha riunito a Torino accademici ed esperti per discutere di cibo e sicurezza alimentare. Ogni anno la conferenza si concentra su criticità differenti, relative allo sviluppo di un territorio, su una dimensione locale o globale, stimolando un confronto su strategie, modelli di gestione e proposte di intervento. «Bisogna favorire la distribuzione equa del reddito — hanno precisato gli analisti — fornendo protezione sociale per i più poveri a breve termine e opportunità di reddito a medio termine». Per gli esperti, due sono le sfide per l’alimentazione: la necessità crescente di cibo dovrà esse- re soddisfatta affrontando due sfide fondamentali per il nostro modello di sviluppo e per possibili modelli di sviluppo alternativi, la disuguaglianza e i cambiamenti climatici. «La necessità di aumentare la produzione agricola — hanno aggiunto i partecipanti al summit — può essere attenuata da politiche di riduzione degli sprechi e da politiche di educazione alimentare e familiare. Tuttavia, i vincoli sulle risorse (terra e acqua) impongono di aumentare in modo sensibile le rese agricole. I cambiamenti climatici riducono le rese agricole, penalizzando le regioni che maggiormente dovrebbero espandere la produzione alimentare». La mitigazione dei cambiamenti climatici, «si impone — conclude il testo — come condizione indispensabile per il mantenimento a lungo termine della sicurezza alimentare universale». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 5 maggio 2016 Il poeta russo ritratto da Konstantin Somov (1906) Nella metafora di Ivanov I due polmoni Cervantes all’ambasciata di Spagna En un lugar de la Mancha di ANTONIO PELAYO n un lugar de la Mancha, de cuyo nombre no quiero acordarme, no ha mucho tiempo que vivía un hidalgo de los de lanza en astillero, adarga antigua, rocín flaco y galgo corredor» (“In un paese della Mancia, di cui non voglio fare il nome, viveva or non è molto uno di quei cavalieri che tengono la lancia nella rastrel- «E L’iniziativa è un momento singolare delle celebrazioni romane che vogliono onorare il grande autore nel quarto centenario della morte. All’appuntamento non poteva infatti mancare Roma, dove il “monco di Lepanto” trascorse alcuni mesi della sua movimentata vita, rimanendo estasiato dalla bellezza di quella che chiamò “regina delle città e signora del mondo”, eco lontana della definizione di san Girolamo. Gustave Doré, «Don Chisciotte e Sancio sulla via per Toboso» (1848) liera, un vecchio scudo, un ossuto ronzino e il levriero da caccia”, secondo la classica traduzione di Vittorio Bodini). Anche il celebre incipit del Ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha è ovviamente tra i testi di Miguel de Cervantes Saavedra scelti per le Lecturas cervantinas organizzate il 4 maggio dall’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede. Ben quattordici sono i lettori di questa serata letteraria che viene aperta dal cardinale spagnolo Santos Abril, diacono di San Ponziano e arciprete di Santa Maria Maggiore. Tra gli altri lettori, vi sono gli argentini Marcelo Sánchez Sorondo, vescovo cancelliere delle accademie pontificie delle scienze e delle scienze sociali, e Mariano Fazio, vicario generale dell’Opus Dei. Prestano poi la propria voce ad alcune pagine dell’opera di Cervantes anche alcuni ambasciatori presso la Santa Sede: Guillermo León Escobar Herrá, della Colombia, Miroslava Rosas Vargas, di Panamá, e Mariano Palacios Alcocer, del Messico. Tra gli altri lettori vi sono l’uruguaiano Guzmán Carriquiry, vicepresidente della Commissione per l’America Latina, lo spagnolo Ignacio Buqueras y Bach, che ha appena pubblicato un Homenaje universal al idioma español, e il direttore dell’O sservatore Romano. L’autore del Quijote è stato anche al centro dell’udienza che Papa Francesco ha concesso lo scorso 2 maggio al direttore dell’Instituto Cervantes, Víctor García de la Concha, al direttore della Real Academia Española de la Lengua, Darío Villanueva, e al filologo Francisco Rico, accompagnati da Eduardo Gutiérrez Sáenz de Buruaga, ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede. Come hanno riferito i partecipanti all’udienza, durante l’incontro, molto cordiale, si è parlato soprattutto di lingua e di letteratura, e il Pontefice ha tra l’altro manifestato preoccupazione per il progressivo impoverimento della lingua spagnola tra le giovani generazioni nei diversi paesi ispanofoni. Per l’occasione al Papa è stata donata l’edizione speciale del Quijote curata dalla Real Academia Española de la Lengua e già divenuta di riferimento per gli studiosi dell’opera di Cervantes. a metafora dei due polmoni, tanto cara a Giovanni Paolo II che più volte vi fece ricorso durante il suo magistero, l’ha formulata per primo il poeta russo Vjačeslav Ivanov, di cui ricorrono i 150 anni della nascita. Tale primato veniva rivendicato dal gesuita Vincenzo Poggi che, in un intervento del 20o1 sull’oriente cristiano e i «due polmoni», metteva in luce l’originalità e la lungimiranza di un uomo che diceva di sentirsi davvero ortodosso solo da cattolico. Quella formula che appunto con Giovanni Paolo II avrebbe conosciuto, dopo tanti anni, un nuovo e vigoroso impulso, era stata coniata da Ivanov alla luce degli insegnamenti del suo maestro, Vladimir Solov’ëv, i quali erano uniti da una continuità spirituale suggellata dal fatto che la loro professione di fede cattolica non è un’abiura dell’ortodossia, ma comporta per ambedue — scriveva Poggi — «la realizzazione integrale dell’ortodossia». Infatti entrambi riuniscono i due aspetti complementari del cristianesimo, la particolarità e l’universalità, oriente e occidente, ortodossia e cattolicità. Precisava tuttavia Poggi che la metafora dei due polmoni è «esclusiva» di Ivanov, non essendo presente negli scritti del suo maestro. La metafora formulata dal poeta russo — cui è dedicato il convegno, dal 4 al 6 maggio, al Pontificio istituto orientale e all’università La Sapienza, sul tema «Dialettica tra contingenza storica e valore universale in Vjačeslav Ivanov» — si collegava al pneumotorace artificiale o terapeutico, consistente nell’introdurre un gas inerte tra i due foglietti pleurici di un polmone L malato di tisi, per immobilizzarlo, permettendone in tal modo la guarigione. Il medico Carlo Forlanini lo aveva ideato nel 1882, aveva presentato i risultati delle prime sperimentazioni al congresso di medicina, a Roma, nel 1894, ma soltanto nel congresso internazionale, sempre a Roma, del 1912 — ovvero dodici anni dopo la morte di Solov’ëv — il pneumotorace artificiale era stato riconosciuto all’unanimità come efficace metodo terapeutico della tubercolosi. Le parole di Ivanov in Sobranie Socinenij, osservava Poggi, di sentirsi finalmente libero dal «sentimento di disagio per essere privo dell’altra metà di questo tesoro e, come suol dirsi per un tubercolotico, di respirare da un solo polmone» attingono da una conquista della medicina la simbolica immagine diretta a esprimere il raggiungimento di una pienezza spirituale, da applicare a «chi partecipa simultaneamente» — scriveva Poggi — della visione orientale e occidentale del cristianesimo. Fu il poeta russo a coniare per primo tale formula per esprimere il raggiungimento di una pienezza spirituale da applicare a chi partecipa simultaneamente alla visione orientale e occidentale del cristianesimo Il convegno in corso a Roma intende scandagliare, attraverso un ampio ventaglio di interventi, i diversi percorsi che hanno caratterizzato il pensiero del poeta russo: da quello teologico a quello letterario, da quello ermeneutico a quello religioso-culturale. Nello stesso tempo l’incontro vuole mettere in rilievo, sul piano storico, il valore delle illuminanti riflessioni di Ivanov sui grandi drammi dell’epoca moderna, a cominciare dalle due guerre mondiali. Capsella di Samagher faccia posteriore (V secolo Venezia, Museo Archeologico Nazionale) Dalla Roma tardoantica Cartolina ricordo di FABRIZIO BISCONTI era una volta la capsella di Samagher. Così potrebbe cominciare una lunga storia, che iniziò nel 1906, quando alcuni operai, che lavoravano nella cava di Vallelunga, a circa 4 km da Pola in Istria, nel villaggio di Samagher, intercettarono le strutture di un edificio di culto provvisto di un abside, laddove, nell’area sottostante l’altare, si rinvenne un ricettacolo, che conteneva — secondo quanto ricorda l’archeologo Anton Gnirs appena due anni dopo — un «prezioso reliquiario di avorio». Le prime vicende del manufatto, che sarebbe diventato celebre e fonte continua di riflessioni, sono avvolte nelle brume dell’affabulazione e, forse, non proprio tutti i passaggi sono chiari. Il contenitore marmoreo, in cui riposava la cassetta eburnea, ridotta in frammen- C’ Museo di Pola. Malgrado «il trattamento barbaro da parte dei rozzi (sic!) operai — come ricorda l’iconografo tedesco Joseph Wilpert — che, disillusi nella speranza di trovare un tesoro di metallo prezioso, gettarono gli esigui frammenti e malgrado il trattamento incredibile di chi tentò di fissare con colla su tavolette di scatole di sigari i preziosi avori», finalmente Anton Gnirs, allora conservatore dei monumenti del litorale istriano, si preoccupò di inviare i materiali al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove i pezzi furono fissati su fusti di legno, con armature metalliche, restituendo la forma al cofanetto. Così, sommariamente risistemata, la scatola eburnea era tornata nelle mani di Anton Gnirs, che l’affidò nuovamente ai conservatori del Museo di Pola, dove rimase esposta per lunghi anni, fino a che — durante il secondo conflitto mondiale per motivi di sicurezza — fu tenuta nascosta in Italia. Dopo la guerra e dopo le interminabili trattative per la restituzione delle opere d’arte portate in Italia durante la guerra, trattative protratte dal 1949 al 1960, la capsella fu lasciata in Italia, quale riconosci- Definita il più prezioso cimelio della collezione veneziana rappresenta un vero e proprio alfabetario visivo dell’architettura cristiana della tarda antichità ti, fu aperto e trovato colmo di acqua e di terra, talché sia le tavole di avorio, sia le fermezze e la chiusura in metallo furono considerate di scarsa importanza e, in un primo momento, gettate via. Di lì a poco, i frammenti furono consegnati al proprietario della cava che, a sua volta, li consegnò al Capsella di Samagher, coperchio (V secolo, Venezia, Museo Archeologico Nazionale) mento per il lungo lavoro svolto in Istria dagli studiosi italiani, e fu assegnata al Museo Archeologico di Venezia dov’è tutt’oggi custodita. La capsella di Samagher, ora nuovamente restaurata, rappresenta il più prezioso cimelio, come lo definì, a suo tempo, Wilpert e come è tornata a chiamarlo Margherita Guarducci alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, della collezione veneziana e assurge a vero e proprio “alfabetario visivo” dell’architettura cristiana della tarda antichità ma anche della prassi decorativa concepita dall’arte monumentale, che si svolge e si evolve nell’Urbe a partire dal momento significativo e sicuramente innovativo dei Costantinidi. L’osservazione delle facce scolpite può prendere le mosse dal coperchio, che fotografa una delle scene più complete della traditio legis, ossia della rappresentazione aulica con il Cristo che consegna il rotolo della legge a Pietro, in presenza di Paolo, in un contesto paradisiaco con palme, il monte, da cui sgorgano i quattro fiumi e la teoria di agnelli, che escono da Betlemme e Gerusalemme. Ebbene, questa scena — secondo il pensiero degli iconografi — doveva trovare una delle prime manifestazioni nell’abside dell’antico San Pietro in Vaticano. Nella faccia posterio- re, la più celebre in assoluto, è rappresentata la confessio petrina della basilica vaticana concepita da Costantino, così come veniva osservata dall’artifex negli anni centrali del V secolo, frangente a cui viene riferita la cassetta eburnea. La confessio viene raffigurata come un complesso ciborio sistemato tra colonne preziose, che copre la tomba venerata, verso cui si dirigono i devoti oranti e in proskinesis, ossia quasi prostrati. Anche la faccia anteriore — a mio modo di vedere — può essere riferita all’arco presbiteriale di San Pietro e, in particolare, alla decorazione della fascia inferiore dell’abside, con gli apostoli tra palme, che si muovono verso il trono apocalittico dell’Etimasia (il trono vuoto), in asse con l’agnello mistico posato sul monte paradisiaco, da cui sgorgano i quattro fiumi. Mentre il lato sinistro rappresenta una famiglia che accede a un triforio, identificato con la basilica eleniana di Santa Croce in Gerusalemme, il lato destro, campito da una scena, che si è ritenuta allusiva al Santo Sepolcro di Gerusalemme, potrebbe invece restituire il cuore del battistero lateranense. Al di là delle infinite ipotesi e identificazioni delle singole scene, un’ipotesi molto probabile è che la capsella di Pola, pur rappresentando tutte le caratteristiche del reliquiario, voglia soltanto evocare, quasi fosse una cartolina ricordo, il pellegrinaggio di una famiglia istriana a Roma, per visitare i due poli significativi della città, ossia l’episcopio lateranense e il suo circondario e il martyrium petrino. Ecco che la storia privata di una famiglia dell’aristocrazia cristiana dell’Istria viene a contatto con la realtà monumentale e cultuale di una Roma pronta a diventare meta privilegiata di grandi pellegrinaggi, che, di lì a poco tempo, si allargheranno e si potenzieranno, sino a diventare significativo fenomeno internazionale. Le decorazioni della capsella di Samagher fanno fede a questo ruolo che la vecchia capitale mantiene, non solo sulla carta e nella politica religiosa dei Pontefici, ma anche e soprattutto a livello monumentale e iconografico, assorbendo tutte le espressioni della civiltà architettonica e della cultura figurativa del tempo che dalla tarda antichità conduce alla stagione bizantina. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 5 maggio 2016 pagina 5 Il messaggio lanciato dal Pontefice a Strasburgo l’enciclica Laudato si’ la visita a Lampedusa e il monito sulla condizione dei profughi hanno trovato eco Il cardinale Marx a Strasburgo Sfide e responsabilità di CHARLES Kcho «Regata» (2014) Al Papa il premio Carlo Magno Da unione a comunità di ANNETTE SCHAVAN* ari eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili». Queste sono state le parole pronunciate da Papa Francesco dinanzi al Parlamento europeo di Strasburgo nel novembre del 2014. È possibile che i discorsi siano così po- «C Un riconoscimento non fa miracoli Non muta nemmeno la politica Ma può rafforzare la consapevolezza della comunità Il continente ne ha urgente bisogno tenti da costituire meriti per l’Europa? Il comitato direttivo del Premio internazionale Carlo Magno ne è convinto. Con le sue parole, nonché altri gesti del suo pontificato, il Papa rappresenta una «voce della coscienza che ci esorta a porre al centro di ogni nostra azione l’essere umano»: questa è la motivazione addotta per il conferimento del premio. Il messaggio di incoraggiamento e di speranza lanciato da Papa Francesco a Strasburgo, l’enciclica Laudato si’, la sua visita a Lampedusa e le parole di monito pronunciate in riferi- mento alla condizione dei profughi e alla responsabilità dell’Europa hanno trovato eco. Grazie al Premio Carlo Magno si presentano ora nuovamente alla coscienza pubblica europea. E questo è un bene, perché in ballo vi è anche il futuro dell’Europa. Quando ho saputo del conferimento del premio, mi sono tornate in mente le parole di Jacques Delors, l’allora presidente della Commissione europea, secondo cui l’Europa ha bisogno di un’anima e di una spiritualità. È quindi evidente, e non solo da oggi, che non bastano competenze economiche e capacità politica per creare solide prospettive per il futuro. Papa Francesco è il secondo Pontefice a ricevere questo premio. Nel 2004 Giovanni Paolo II ha ricevuto il premio straordinario Carlo Magno per il suo contributo alla riunificazione europea. Il Papa aveva incoraggiato il movimento sindacale polacco Solidarność a portare avanti una rivoluzione pacifica alla quale avevano preso parte molti cristiani dell’Europa centrale e dell’est contribuendo così con il loro coraggio civile a preservarne il carattere pacifico e favorire la riunificazione. Papa Francesco pone oggi l’Europa unita dinanzi alle sue responsabilità e alle fonti da rinnovare per adempiere alla responsabilità nei confronti della dignità umana in un mondo globalizzato. Ciò accade in un momento in cui l’Europa appare disorientata e si ha l’impressione che le sue fondamenta quale comunità di valori siano sbiadite. Noi europei siamo consapevoli delle convinzioni fondamentali e dei valori che ci hanno con- dotto alla fondazione della Comunità europea? Conosciamo il valore della solidarietà che è alla base della coesione interna della Comunità? L’Unione europea viene giustamente definita una grande opera di pace. I suoi padri fondatori, tra cui i tre cattolici Konrad Adenauer, Alcide de Gasperi e Robert Schuman, erano consapevoli delle minacce latenti per la pace e della necessità di riconciliazione e unità dei popoli. Dopo la catastrofe di due guerre mondiali erano convinti che l’unificazione economica dovesse rappresentare l’inizio di un cammino teso a raggiungere un’unione concepita altresì come comunità di valori. Nel 1988 Papa Giovanni Paolo II ha parlato al Parlamento europeo di Strasburgo dell’inculturazione del cristianesimo in Europa e del significato cruciale che le radici cristiane rivestono per la concezione dell’uomo quale essere umano cui spetta una dignità inconfondibile nonché diritti fondamentali. Quell’anno ha esortato gli europei a investire tanto impegno nella ricerca dell’anima europea quanto quello profuso per il mercato comune. La somiglianza con le affermazioni di Papa Francesco di 25 anni dopo è palese. Il Pontefice si appella al potenziale umano che è insito nello spirito europeo ma che è caduto in oblio. Formula la questione in termini di democrazia. «Mantenere viva la democrazia in Europa richiede di evitare tante “maniere globalizzanti” di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza sa- L’Europa dell’uomo Anche se l’ Europa moderna presenta sotto molti aspetti una realtà nuova, si può tuttavia riconoscere un alto valore simbolico alla figura storica di Carlo Magno. Oggi l’unità europea che va crescendo ha anche altri padri. Da una parte, non si devono sottovalutare quei pensatori e operatori politici che hanno dato e danno la priorità alla riconciliazione e alla crescita congiunta dei loro popoli invece di insistere sui propri diritti e sull’esclusione. Particolarmente ringrazio tutti coloro che hanno messo le loro forze a servizio della costruzione della comune Casa europea sulla base dei valori trasmessi dalla fede cristiana come anche sulla base della cultura occidentale. Dopo i terrori della Seconda Guerra Mondiale il mio predecessore Pio XII ha mostrato il vivo interesse della Chiesa, appoggiando esplicitamente l’idea della formazione di un’«unione europea», non lasciando dubbi circa il fatto che per una valida e durevole affermazione di una tale unione è necessario rifarsi al cristianesimo come fattore che crea identità e unità. Qual è l’Europa che oggi si dovrebbe sognare? Mi si consenta di tracciare qui un rapido abbozzo della visione che ho di un’Europa unita. Penso ad un’Europa senza nazionalismi egoistici, nella quale le nazioni vengono viste come centri vivi di una ricchezza culturale che merita di essere protetta e promossa a una generazione giovanile che sia vantaggio di tutti. Penso ad un’Euro- aperta al vero, al bello, al nobile e a pa nella quale le conquiste della ciò che è degno di sacrificio, se in scienza, dell’economia e del benesse- Europa la famiglia non si presenta re sociale non si orientano ad un più come un’istituzione aperta alla consumismo privo di senso, ma stan- vita e all’amore disinteressato? Una no al servizio di ogni uomo in neces- famiglia della quale anche gli anziani sità e dell’aiuto solidale per quei pae- sono parte integrante in vista di ciò si che cercano di raggiungere la meta della sicurezza sociale. Possa l’Europa, che ha sofferto nella sua storia tante guerre sanguinose, divenire un fattore attivo Pubblichiamo stralci del discorso che Papa Giovanni della pace nel mondo! Paolo II pronunciò il 24 marzo 2004 ricevendo il Penso ad un’Europa la Premio internazionale Carlo Magno della città tedesca cui unità si fonda sulla di Aquisgrana. Il riconoscimento, si legge nella vera libertà. La libertà di motivazione, gli fu conferito per il suo impegno a religione e le libertà sofavore dell’unità dell’Europa e della conservazione dei ciali sono maturate come suoi valori. frutti preziosi sull’humus del cristianesimo. Senza libertà non c’è responsabilità: né davanti a Dio, né di fronte agli uomini. Soprattutto che è più importante: la mediazione dopo il concilio Vaticano II la Chiesa attiva dei valori e del senso della vivuole dare un ampio spazio alla li- ta. L’Europa che ho in mente è bertà. Lo stato moderno è consape- un’unità politica, anzi spirituale, nelvole di non poter essere uno stato di la quale i politici cristiani di tutti i diritto se non protegge e promuove paesi agiscono nella coscienza delle la libertà dei cittadini nelle loro posricchezze umane che la fede porta sibilità di espressione sia individuali che collettive. Penso ad un’Europa con sé: uomini e donne impegnati a unita grazie all’impegno dei giovani. far diventare fecondi tali valori, poCon tanta facilità i giovani si capi- nendosi al servizio di tutti per scono tra di loro, al di là dei confini un’Europa dell’uomo, sul quale geografici! Come può nascere, però, splenda il volto di Dio. Dodici anni fa pienza». Queste parole risuonano nel continente in un periodo estremamente critico — a 25 anni dalla sua riunificazione. La crisi economica, la situa- Albrecht Dürer, «Carlo Magno» (1511-1513 circa) zione delle giovani generazioni e il fatto che l’Europa sia l’approdo anelato da milioni di profughi non hanno rafforzato finora la consapevolezza di essere una comunità di valori. Piuttosto sussiste il pericolo di una disgregazione della solidarietà. Quanto accaduto nel 2004 a Madrid e nel 2005 a Londra ne ha segnato in un certo qual modo l’inizio; gli eventi di Parigi dello scorso anno e di Bruxelles quest’anno hanno reso terribilmente manifesta la minaccia che affligge l’Europa. Il pericolo costituito dal terrore la colpisce al cuore. La ghigna della violenza dileggia le idee che noi tutti associamo all’Europa: pace, libertà, benessere, sicurezza e persino, è bene menzionarlo, prosperità. Da questo punto di vista le parole del Papa sono profetiche. Il premio Carlo Magno viene quindi conferito a Papa Francesco al momento giusto, in un anno importante per l’Europa. Nei prossimi mesi si deciderà se i Paesi membri abbiano riconosciuto che la soluzione dei loro problemi e lo sviluppo felice delle varie società sono parte di uno sviluppo europeo. Il conferimento di un premio non può fare miracoli. Non muta radicalmente nemmeno la politica. Può tuttavia spronare alla riflessione e rafforzare la consapevolezza della comunità. L’Europa ne ha bisogno urgentemente per non cadere più preda degli egoismi nazionali. I popoli del Medio oriente e dell’Asia centrale, quelli dell’Afghanistan e anche dell’Africa fuggono dal medesimo terrore e violenza che sono giunti ora anche alle nostre porte. Potremo contrastare quest’odio verso i valori della libertà e della dignità umana che propugniamo come comunità europea soltanto se saremo uniti e solidali. *Ambasciatore della Germania presso la Santa Sede DE PECHPEYROU Europa ha bisogno di una rinascita, e non di una restaurazione o di una nostalgia alimentata dalle immagini del dopoguerra. Ne è convinto il cardinale Reinhard Marx, presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), invitato dal vescovo di Strasburgo a intervenire durante una conferenza sulle sfide dell’Europa, tenutasi nella cattedrale della capitale alsaziana lo scorso 26 aprile. Mentre l’Europa di recente ha risposto alla crisi finanziaria e poi alla crisi migratoria con il pragmatismo, il cardinale Marx ritiene che quest’ultimo non sia la sola via verso una politica sostenibile. A suo parere occorrono grandi idee. «A volte ho l’impressione — ha affermato il porporato — che le grandi idee e le emozioni siano ritornate a livello nazionale e che l’Europa sia senza sentimento, senza emozione, senza storie, senza idee». Nel suo intervento, l’arcivescovo di München und Freising ha menzionato le quattro sfide principali che il vecchio continente deve affrontare oggi. In linea con il discorso pronunciato da Papa Francesco davanti ai deputati del Parlamento europeo il 25 novembre 2014 a Strasburgo, dove ha definito l’Europa un «punto di riferimento per tutta l’umanità», il cardinale Marx ha posto l’Europa dinanzi alle sue responsabilità per il futuro del mondo. Questa non può diventare «una fortezza» che protegge le proprie ricchezze quando i poveri bussano alla sua porta. Rammentando in particolare la crisi migratoria, il cardinale ha ricordato che un rifugiato proveniente da un Paese in guerra deve essere trattato con piena dignità. «Non bisogna mai respingere chi subisce persecuzioni» ha sottolineato il porporato, deplorando che la frontiera europea è divenuta «una frontiera di morte». E ha condannato quanti «vogliono una realtà delle frontiere», il che è un vero «scandalo». La seconda sfida è che l’Europa deve dimostrare che una società libera, aperta, pluralista, senza cedere al relativismo, è possibile, un’Europa in cui le religioni, le culture, i credenti e i non credenti possono coesistere. «Il futuro è una società libera, pluralista» ha ribadito il cardinale aggiungendo che «occorre trovare i mezzi per creare una società senza relativismo ma che garantisca la libertà responsabile delle persone». A suo parere, l’Europa può costituire un piccolo laboratorio per questa società moderna del futuro, «una società dei valori, senza religione di Stato, con una laicità positiva, con una base veramente cristiana, anche se», ha precisato, «non si può imporre la fede cristiana a tutti quelli che vivono in Europa». Inoltre il presidente della Comece ha riaffermato il ruolo centrale delle istituzioni europee per condurre una politica di pace e di libertà. Pur ritenendo inutile crearne di nuove, ha però auspicato un maggiore sviluppo di quelle esistenti, riguardo alle quali ha lamentato una certa «erosione». Un’Unione europea più forte è anche il modo migliore per lottare contro il particolarismo e il nazionalismo, in un momento in cui il sentimento di appartenenza a un’Europa comune in alcuni Paesi «si sta sgretolando». Il quarto L’ Non ci si può rinchiudere in una fortezza per proteggere le proprie ricchezze quando i poveri bussano alla sua porta punto affrontato dal cardinale ha riguardato la situazione economica del vecchio continente. Ricordando che l’espressione «economia sociale di mercato» è apparsa per la prima volta nel Trattato di Lisbona del 2009, il porporato ha difeso l’idea di un’economia aperta agli interessi sociali ed ecologici. L’enciclica Laudato si’ ha sottolineato «questo orizzonte, che non è un sogno ma una necessità per sopravvivere» alla crisi finanziaria, ha evidenziato il cardinale. Al termine della conferenza al porporato è stata chiesta una valutazione sull’aumento dei movimenti razzisti e xenofobi in Europa. «La libertà — ha risposto — è una delle fonti di questo problema nella misura in cui ha come conseguenza l’esistenza di differenze, che sono fonti di angoscia». Secondo il cardinale, una delle ragioni della crescita dell’estremismo è l’angoscia di accettare la libertà. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 5 maggio 2016 Raffaello, «Sposalizio della Vergine» (1504) L’iniziativa Run4unity promossa dai Focolari Non un mero programma pastorale, concepito freddamente a tavolino, ma un accompagnamento e un ascolto sincero delle famiglie e una condivisione delle loro reali necessità. Questo il contenuto centrale di Amoris laetitia di Papa Francesco, che è anche il suggerimento autorevole di un radicale cambio di passo e di prospettiva pastorale. È quanto emerge nelle diverse presentazioni che in questi giorni vengono fatte nel mondo dell’esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia. Concetti espressi con convinzione negli ultimi giorni soprattutto dal cardinale arcivescovo di Washington, Donald William Wuerl, e dal cardinale arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols. Il porporato statunitense nel corso di una recente conferenza — riferisce il National Catholic Reporter — ha inteso sottolineare in primo luogo il valore innegabilmente magisteriale di un documento che si inserisce nella continuità degli insegnamenti ecclesiali e che, come è noto, è stato concepito come esito di un profondo discernimento al termine di un’ampia consultazione delle Chiese locali e di due sinodi dei vescovi. In questo senso Wuerl ha anche rilevato come sia «stato ampiamente compreso che un compito speciale del sinodo, e quindi della Chiesa, era quello di aiutare pastoralmente, con pazienza e amore, coloro che si trovano in situazioni particolari o difficili per accompagnarli con speciale attenzione, aiutandoli a vivere il più possibile l’esperienza vivificante di Cristo e della sua Chiesa». In tale prospettiva, Wuerl coglie quella che in qualche modo può essere definita l’essenza dell’esortazione apostolica e il comune denominatore del pontificato. «In Amoris laetitia — rileva il porporato — la priorità della carità e della misericordia nell’insegnamento morale cattolico è messo al servizio della missione pastorale della Chiesa». Anzi, Staffetta per la pace nel mondo I cardinali Wuerl e Nichols sull’esortazione apostolica «Amoris laetitia» Magistero di carità pastorale per molti aspetti, questa è anche «la risposta del Santo Padre» alla priorità indicata dal concilio Vaticano II perché «la teologia morale illumini “la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo” (Optatam totius, 16)». Infatti, per il Pontefice «la missione pastorale della Chiesa, incentrata sulla espressione vissuta della misericordia e dell’amore, si esprime in quattro attività principali: ascolto, accompagnamento, discernimento, evangelizzazione». Si tratta, ovviamente, di un lavoro impegnativo. Un lavoro cui è chiamata tutta la Chiesa, non solo i pastori, i quali invece sono invitati, sottolinea Wuerl, a «formare» e «non a sostituire» la coscienza dei fedeli. Una chiave di lettura largamente condivisa anche dal cardinale Nichols nella lettera pastorale, dedicata appunto alla presentazione di Amoris laetitia, fatta leggere domenica scorsa in tutte le parrocchie cattoliche londinesi. «Papa Francesco — ha sottolineato il porporato britannico — ci parla come se ci stesse abbracciando tutti quanti. Egli scrive di come questo amore trovi posto nella vita familiare e cresca anche attraverso crisi e difficoltà. Parla di amore come un compito, qualcosa su cui dobbiamo lavorare sodo, prendercene cura, con comprensione e perseveranza. L’amore è sempre un viaggio, così come in ogni vera amicizia e ancor più nella vita familiare». Di qui anche la riaffermazione dell’attenzione che la Chiesa deve porre nell’accompagnare il cammino di preparazione al sacramento del matrimonio. Quindi anche il valore di un’educazione sessuale «positiva e prudente». Insieme alla condivisione realistica dei problemi del cammino di coppia nel mondo di oggi. E, se nessuna famiglia può in questo sen- so mai dirsi arrivata, «in ogni fase di questo viaggio il Papa ci chiede di non perdere mai di vista il nostro vero obiettivo, e di non abbandonarlo. È un obiettivo che si esprime nella visione di un amore coniugale fedele, che egli descrive come un luogo dove Dio abita veramente, un vero e prezioso percorso di santità all’interno del quale la coppia ha la certezza di “uno spazio teologale in cui si può sperimentare la presenza mistica del Signore risorto” (Amoris laetitia, 317)». L’immagine più appropriata per la Chiesa è dunque quella, tante volte proposta dal Pontefice, dell’“ospedale da campo”. Per questo, al di là di ogni facile semplificazione sull’accesso ai sacramenti, Papa Francesco «presenta di nuovo il chiaro insegnamento della Chiesa sul matrimonio, ma ci ricorda con altrettanta insistenza la verità della misericordia infinita di Dio per ciascuno di noi». La costruzione finanziata con le offerte raccolte nel Punjab Il testo Cei edito dalla Società biblica britannica e forestiera Una nuova chiesa grazie ai musulmani Bibbia cattolica editore protestante LAHORE, 4. Contadini musulmani che contribuiscono ad una raccolta fondi per la costruzione di una chiesa cattolica in Pakistan. È il confortante gesto di generosità di cui si sono resi protagonisti gli abitanti del villaggio di Khalsabad, nella regione del Punjab, situato vicino a Gojra Tehsil. Lì le famiglie cristiane sono soltanto otto, e la cappella di fango che usavano come luogo di culto è stata distrutta dalle piogge monsoniche dell’ultimo anno. Costretti a pregare nelle proprie case, i cattolici della piccola comunità hanno quindi deciso di costruire una nuova chiesa e chiesto aiuto alla cittadinanza. Per ora sono stati eretti solamente i muri esterni della struttura. «Questo è dialogo della vita», ha affermato padre Aftab James Paul, commentando le donazioni giunte alla piccola comunità. Il sacerdote è assistente parroco della chiesa di San Fedele a Khushpur, ma nel villaggio di Khalsabad si reca spesso per le visite pastorali. «Un fedele musulmano — ha raccontato soddi- sfatto il sacerdote — ha donato circa duemila rupie la domenica di Pasqua, mentre un uomo d’affari islamico locale ha deciso di devolvere trentamila rupie alla commissione del villaggio che si occupa dei lavori della costruzione della chiesa». Padre Paul, che per nove anni ha guidato la commissione per il dialogo interreligioso della diocesi pachistana di Faisalabad, ha affermato che non è la prima volta che i musulmani contribuiscono all’edificazione di un luogo di culto cattolico. Nel 2005 fu finanziata una chiesa nel sotto-distretto di Gojra Tehsil. L’area, però, divenne famosa solo nel 2009 per un episodio tragico: a seguito delle accuse di blasfemia, dieci cristiani furono uccisi, sette dei quali arsi vivi, mentre quattro chiese furono completamente distrutte nel corso di un violento attacco. «Abbiamo troppi pregiudizi — ha osservato il sacerdote — e lasciamo che le azioni di pochi facciano ricadere la colpa su tutti i fedeli dell’islam». TERNI, 4. Bibbia cattolica, editore protestante: il 29 aprile, a Terni, la casa editrice «Società Biblica Britannica e Forestiera» (Sbbf) ha illustrato la pubblicazione del testo ufficiale della Conferenza episcopale italiana (Cei). Si tratta dell’ultima versione della Cei, un lavoro durato dodici anni e terminato nel 2008 che diede luogo a una rielaborazione “ecumenica” grazie alla consultazione con il Collegio rabbinico da un lato e la Federazione delle chiese evangeliche italiane dall’altro. Intervistato da Riforma.it, il pastore Pawel Gajewski, presente all’incontro di Terni, co-organizzato dalla locale comunità valdese, spiega che «dal punto di vista filologico, per quanto riguarda le traduzioni e la lingua, è difficile distinguere tra bibbie cattoliche e bibbie protestanti». La differenza di fondo, teologica, riguarda i sette libri dell’Antico testamento che normalmente non si trovano nelle edizioni protestanti perché considerati apocrifi, in quanto scritti in greco e non in ebraico. In sintesi, il canone protestante contiene 39 libri, il canone cattolico 46. «Ora — sottolinea — la Bibbia di cui stiamo parlando è un’edizione protestante del testo della Conferenza episcopale italiana: contiene quindi anche i sette libri deuterocanonici». Il tratto distintivo di quest’edizione, osserva Gajewski, «si trova in appendice, dov’è raccolta la cosiddetta Lectio divina, un antico manualetto di lettura biblica che include la preghiera e la meditazione; una lettura spirituale e non solamente storico-critica». Questa piccola “guida alla lettura” esiste in diverse versioni; quella riportata in quest’edizione è il testo predisposto nel 2007 dal Consiglio episcopale latino americano per la sua quinta assemblea svoltasi ad Aparecida ed è aperto dall’introduzione del cardinale Bergoglio. Nel presentare la lectio divina, il futuro Papa Francesco anticipava i nuclei dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, ribadendo che «accanto allo studio accademico c’è bisogno di questo rapporto intimo personale con la parola di Dio». La lettura spirituale della Bibbia è una prassi antichissima della Chiesa, che si presenta anche in vari movimenti di risveglio all’interno del protestantesimo: «Il pietismo luterano tedesco ha fatto proprio un metodo di lettura molto simile, un approccio ai testi che esiste anche nella spiritualità metodista, e a tratti nell’universo delle chiese pentecostali. Dunque a mio giudizio — conclude il pastore valdese — anche l’appendice che caratterizza l’edizione contribuisce a gettare un ponte ecumenico tra cattolici e protestanti. Per un protestante la vera novità di quest’edizione non sarà il testo Cei del 2008, ma la ripresa della lectio divina che ci fa riscoprire un tipo di lettura presente nella spiritualità dei movimenti di risveglio del mondo protestante, ma di cui abbiamo perso consapevolezza. Una lettura che precede la Riforma protestante, e che potrebbe diventare un modo ecumenico di leggere la Bibbia». La Società Biblica Britannica e Forestiera (che ha sede a Roma) è nata per diffondere testi protestanti, ma ha da tempo un approccio ecumenico, tanto che la stessa editrice ha al suo interno rappresentanti della Chiesa cattolica. Nel 2000, in occasione del Giubileo, la Sbbf e la Società biblica in Italia hanno collaborato a nome dell’Alleanza biblica universale con la Chiesa cattolica per una serie di progetti interconfessionali di diffusione biblica a Roma e in Italia che hanno visto la realizzazione di 52 edizioni di testi biblici in 17 lingue diverse, tutte in versioni interconfessionali in lingua corrente, per un totale di 5 milioni di copie diffuse. Nuove proposte riguardano la traduzione letteraria ecumenica del Nuovo Testamento, mostre bibliche e la lettura della Bibbia. ROMA, 4. Una staffetta mondiale in nome della pace e dell’unità tra i popoli lungo le frontiere più calde del pianeta, dal confine tra il Messico e gli Stati Uniti a quello tra l’Ungheria e l’Austria. Si chiama “Run4unity” e ad animarla, domenica 8 maggio, saranno centinaia di migliaia di ragazzi legati al movimento dei Focolari in molte parti del mondo: ad ogni latitudine, dalle ore 11 alle 12, si fa un percorso correndo a piedi, in bicicletta, con i roller o in barca. A conclusione un “time-out”, un minuto di silenzio o di preghiera per la pace nel mondo. Alcuni dei luoghi simbolo: a Mexicali, in Messico, località di frontiera con gli Stati Uniti, il “Run4unity” si correrà, in segno di unità e pace, lungo la recinzione che divide i due Paesi; a Bari, in Italia, si svolgerà nell’istituto penale minorile Fornelli; a Sopron, in Ungheria, “Run4unity” è inserito in una corsa ufficiale che attraversa il confine con l’Austria, da dove arriveranno, per partecipare all’iniziativa, alcuni giovani ospiti in un campo profughi. Nelle edizioni precedenti, all’evento hanno partecipato oltre centomila adolescenti. Il testimone della staffetta passa di fuso orario in fuso orario e in varie località alle diverse latitudini prendono il via numerosi eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali prevalgono la solitudine, la povertà e l’emarginazione. In varie parti sono anche coinvolte personalità del mondo dello sport e della cultura, ma anche autorità civili e religiose. Sarà possibile seguire l’iniziativa dei Focolari in tempo reale nonché i preparativi sul sito web: www.run4unity.net. “Run4unity” è un appuntamento che fa parte della “Settimana mondo unito” (una galassia di attività e azioni dei giovani per un mondo unito nei cinque continenti, incentrate sulla reciproca condivisione) che dal 1995 viene promossa ogni anno dal 1° al 10 maggio dal movimento dei Focolari per «dare voce alla cultura della fraternità presente nel mondo, capace di attivare il meglio in ciascuno». Nell’edizione di quest’anno, la Settimana prevede una serie di iniziative e di progetti in vari posti del mondo: dall’Ecuador (alle prese con l’emergenza umanitaria del terremoto) al concerto per la pace a Medan (Indonesia) al festival Amani di Goma nella Repubblica Democratica del Congo. Significativo, infine, il saluto video inviato dai ragazzi di Aleppo, Siria, ai coetanei dell’Argentina. Cerimonia a Gerusalemme con sopravvissuti alla Shoah Bar Mitzvah davanti al Muro del pianto GERUSALEMME, 4. Cinquanta sopravvissuti alla Shoah (trentasette donne e tredici uomini di età compresa fra i 70 e gli 80 anni) hanno preso parte, lunedì scorso, davanti al Muro occidentale di Gerusalemme — comunemente noto come Muro del pianto — all’importante cerimonia ebraica del Bar (Bat) Mitzvah ovvero dell’entrata nella maggiore età religiosa. Tradizionalmente questo rito si compie all’età di 13 anni per i maschi (Bar) e di 12 per le femmine (Bat) e, da quel momento, l’ebreo diviene membro della comunità ed è soggetto ai diritti e ai doveri religiosi e sociali derivanti dalla Torah. Commossi — riferisce la France Presse — i partecipanti hanno avuto la gioia di celebrare il loro Bar (Bat) Mitzvah, anche se con decenni di ritardo a causa della guerra e delle persecuzioni. Come Gal Moshe, emigrato dalla Polonia in Israele dopo il secondo conflitto mondiale: all’epoca «la situazione economica era talmente difficile che non abbiamo pensato di fare il Bar Mitzvah», ha dichiarato. O come Yitzhak Rezink, che non è potuto entrare nella maggiore età religiosa «a causa della re- pressione esercitata in Unione Sovietica. Sono sopravvissuto alla guerra nel ghetto di Kovno, in Lituania, ma sono restato solo dopo l’uccisione dei miei genitori. Poi alla fine della guerra sono arrivati i russi e non sono potuto partire prima del 1970», racconta. La cerimonia al Muro del pianto si è svolta quasi alla vigilia del tradizionale Giorno della memoria che Israele celebra quest’anno dalla sera del 4 maggio alla sera del 5 maggio. Alle ore 10 di domani, giovedì, la sirena suonerà per due minuti in tutto il Paese per ricordare le vittime della Shoah. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 5 maggio 2016 pagina 7 Il Papa illustra il talento delle cooperative Fare impresa partendo dai bisogni «Fare un’impresa partendo dai bisogni»: è questo il «talento» specifico delle cooperative in un contesto in cui si tende a privilegiare invece «le opportunità». Un talento che Papa Francesco invita a valorizzare nel messaggio rivolto ai partecipanti alla trentanovesima assemblea nazionale della Confederazione cooperative italiane, in corso dal 4 al 5 maggio a Roma, sul tema «Protagonisti al servizio del Paese». Attraverso un videomessaggio il Pontefice si rivolge alla platea dei mille cooperatori presenti, ricordando l’incontro avuto il 28 febbraio 2015 e «gli incoraggiamenti concreti» proposti in quella circostanza e riassunti in sette punti. Anzitutto «continuare a essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle comunità e della società, soprattutto fondando imprese per dare lavoro; realizzare nuove soluzioni di welfare; gestire le cooperative davvero in modo cooperativo, coinvolgendo tutti; adoperarsi per sostenere, incoraggiare e facilitare la vita delle famiglie»: anche perché, spiega Francesco, «con Amoris laetitia ho indicato una prospettiva di gioia e responsabilità, ma le persone e la famiglie non vanno lasciate sole, vanno armonizzati lavoro e famiglia». E ancora: «mettere insieme mezzi buoni per realizzare opere buone; contrastare le false cooperative, perché le cooperative devono promuovere l’economia dell’onestà; partecipare attivamente alla globalizzazione per integrare nel mondo lo sviluppo, la giustizia e la pace». A tal proposito il Pontefice fa notare come nel frattempo «il dramma, anzi la tragedia, dei migranti, il terrorismo senza confini e il rallentamento dell’economia mondiale» abbiano reso quell’agenda in sette punti ancora più attuale. Da qui il ri- chiamo ai valori delle origini di Confcooperative, che rimandano a una maggior collaborazione con parrocchie e diocesi e alla capacità di tendere «la mano a persone in difficoltà», con l’esortazione a mantenere viva «questa ricchezza». Infine il Papa si dice consapevole che durante i lavori assembleari solitamente emergono «sentimenti diversi: aspirazioni, preoccupazioni, incertezze sul futuro, volontà di offrire un contributo utile, desiderio di farsi ascoltare, ambizioni». Perciò invita i partecipanti a lasciarsi guidare dal loro «impegno per il bene comune, il bene dei cooperatori e il bene che le cooperative fanno al Paese», perché «se la cooperativa funziona fa crescere la solidarietà anche fra i soci, rafforza la responsabilità comune, la capacità di riconoscere generosamente quello che gli altri sanno fare e anche di accettarne i limiti». Insomma, «in una parola nella cooperativa cresce la fraternità». La quale «non è solo un capitale di fiducia, è di più»: la fraternità è infatti secondo Francesco «la risorsa di cui il mondo oggi ha più bisogno». E sebbene le cooperative di solito non siano «la maggioranza dell’economia di un Paese», esse non sono neppure «la parte meno importante», per cui — è la conclusione del Pontefice — come tutte «le altre imprese servono per produrre reddito, ma hanno anche il compito di far funzionare la sussidiarietà, di concretizzare la solidarietà, di liberare la dignità e le capacità delle persone e di produrre fraternità». Il messaggio termina con l’augurio di Francesco ai partecipanti all’incontro, affinché il loro impegno «sia tale da diventare anche un’espressione della misericordia» in questo giubileo straordinario a essa dedicato. Come si costruisce il dialogo tra le religioni Parola cuore mani Anche un bambino ci riesce, perché noi no? Prima dell’udienza generale di mercoledì mattina, 4 maggio, Francesco ha ricevuto nell’auletta dell’Aula Paolo VI i partecipanti al colloquio con il Royal Institute for Interfaith Studies di Amman, promosso dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, presentati dal cardinale presidente Jean-Louis Tauran. Di seguito pubblichiamo il testo del discorso improvvisato dal Pontefice in italiano e tradotto in arabo da un interprete. È un piacere per me darvi il benvenuto. E vi ringrazio tanto che siate venuti qui per questo saluto. Io sono rimasto molto, molto contento — e la ricordo tanto — della visita in Giordania. È un bel ricordo che porto con me. Il lavoro che voi fate è un lavoro di costruzione. Noi viviamo un tempo in cui ci siamo abituati alla distruzione che fanno le guerre. E il lavoro del dialogo, dell’avvi- cinamento ci aiuta sempre a costruire. In una riunione di questo genere la parola più importante è dialogo. E il dialogo è uscire da sé stessi, con la parola, e ascoltare la parola dell’altro. Le due parole si incontrano, i due pensieri si incontrano. È la prima tappa di un cammino. Dopo questo incontro della parola, i cuori si incontrano e incomincia un dialogo di amicizia, che finisce con la stretta delle mani. Parola, cuore, mani. È semplice! Lo sa fare un bambino... Perché non farlo noi? E questo è — piccolo, piccolo, piccolo — il passo della costruzione, dell’amicizia, della società. Tutti abbiamo un Padre comune: siamo fratelli. Andiamo su questa strada, che è bello! Vi ringrazio perché voi siete convinti che è buono andare su questa strada. Vi ringrazio tanto, di nuovo. Vi chiedo umilmente di pregare per me e io vi prometto di pregare per voi. Grazie! Videomessaggio Quanto facciamo per le donne È sufficiente riconoscere «l’innegabile contributo delle donne in tutti gli ambiti dell’attività umana, iniziando dalla famiglia?». Se lo chiede Francesco sul sito (www.apmej.org) della Rete mondiale di preghiera del Papa (Apostolato della preghiera), commentando in spagnolo — ma il video è in rete con i sottotitoli in sei lingue (www.thepopevideo.org) — la sua intenzione universale per il mese di maggio: perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale. «Abbiamo fatto molto poco per le donne che si trovano in situazioni molto difficili, scomparse, emarginate, e perfino ridotte in schiavitù» prosegue Francesco nel messaggio, mentre scorrono scene di donne al lavoro: insegnanti, medici, operaie o casalinghe impegnate negli ambiti e nei luoghi più diversi. Immagini di sfruttamento, che stridono quanto si legge sullo sfondo a caratteri cubitali: «Il mio lavoro vale tanto quanto quello di un uomo. Basta con la discriminazione». In particolare il Papa sottolinea come occorra «condannare la violenza sessuale che soffrono le donne ed eliminare gli ostacoli che impediscono il loro pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica». Quindi rivolge un invito ad abbattere le barriere di discriminazione e di ineguaglianza: «Se pensi che questo è giusto, fa’ conoscere questo appello con me». E a questo punto appare anche simbolicamente la frase: «Uomini e donne siamo figli di Dio». Il video è stato preparato, come i precedenti, dall’agenzia La Machi, che si occupa della produzione e della distribuzione, in collaborazione con il Centro televisivo vaticano, che lo ha registrato. E proprio nel giorno, martedì 3 maggio, in cui le immagini sono apparse in rete il cardinale Pietro Parolin ha affrontato lo stesso tema presentando in Vaticano le novità del mensile dell’Osservatore Romano «donne Chiesa mondo» di cui abbiamo dato conto nell’edizione di ieri. A margine dell’incontro, rispondendo ai giornalisti, il segretario di Stato ha parlato della presenza femminile nelle strutture ecclesiastiche, sottolineando come le donne «vogliano farsi avanti per i loro meriti e le loro capacità, senza avere spazi riservati istituzionalmente». Anche perché, ha aggiunto «di per sé una donna potrebbe ricoprire» persino «l’ufficio di segretario di Stato, che non è legato ai sacramenti e al sacerdozio»; ma è comunque meglio guardare al cammino che già «si è fatto e poi il Signore dirà dove si può arrivare». Gruppi di fedeli all’udienza generale All’udienza generale di mercoledì 4 maggio, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi. Dall’Italia: Pellegrinaggio della Diocesi di Savona-Noli, con il Vescovo Vittorio Lupi; Suore Vincenziane; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santi Simone e Giuda, in Villatora di Saonara; Santa Maria Maddalena, in Verona; San Lorenzo, in Albaré; San Paolo, in San Paolo; San Giovanni Evangelista, in Milano; San Maurizio, in Vedano Olona; Sant’Anna, in Bosisio Parini; Sacra Famiglia, in Pascolo; Santi Gervaso e Protaso, in Vercurago; Santa Maria, in Testona di Moncalieri; San Pietro, in Asti; Beata Vergine Assunta, in Frassinoro; Santa Maria di Campagna, in Piacenza; Santi Simone e Giuda, in Ascoli Piceno; Santissimo Salvatore, in Frondarola; Santissimo Salvatore in Leognano di Montorio al Vomano; Santa Maria Maggiore, in Lenola; Santa Maria Assunta, in Rose- Lutto nell’episcopato Monsignor Tadeusz Gocłowski, arcivescovo emerito di Gdańsk, in Polonia, è morto nel pomeriggio di martedì 3 maggio all’età di 84 anni. Il presule lazzarista era infatti nato il 16 settembre 1931 in Piski, diocesi di Łomża. Ordinato sacerdote della congregazione della missione il 26 giugno 1956, era stato eletto alla sede titolare di Benevento e nel contempo nominato ausiliare di Gdańsk il 22 marzo 1983. Aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 17 aprile ed era stato trasferito alla diocesi di Gdańsk il 31 dicembre 1984. E quando questa, il 25 marzo 1992, era stata elevata a sede arcivescovile ne era divenuto primo arcivescovo. Aveva rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi il 17 aprile 2008. Le esequie saranno celebrate venerdì mattina, 6 maggio. to Valfortore; San Francesco d’Assisi, in Triggiano; San Domenico, in San Vito dei Normanni; San Vincenzo de’ Paoli, in Vernole; Santissima Concezione, in Filignano e Selvone; San Pasquale Baylon, in Cerasuolo; Santa Caterina, in Pozzilli; San Lorenzo, in Santa Maria Oliveto; Santa Maria di Costantinopoli al Museo, in Napoli; Visitazione della Beata Vergine Maria, in Isola di Capo Rizzuto; Santa Maria delle grazie e Santa Teresa del Bambino Gesù; San Paolo, in Messina; San Giacinto Ansalone, in Raffadali; Unità pastorale di Lusia e Cavazzana; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Carmignano di Brenta; Monterotondo; Castelseprio e Gornate Olona; Fondazione Madonna di Roca, di Lecce; Cavalieri di San Timoteo, di Termoli; Azione cattolica della Diocesi di Asti; Associazione contro tutte le violenze, di Trapani; Associazione sportiva Serpentara Bellegra Olevano; Associazione Amici del Venerabile Molinari, di Lagonegro; Associazione nazionale Carabinieri, di Antrodoco; Associazione Diabetici, di Pescara; Associazione Amici dell’alveare, di Brivio; gruppo CAI, di Vimercate; Associazione Confartigianato, di Treviso; Patronato CIA, di Chioggia; Centro La cascina, di Paese; gruppo Ospedale, di Camposampiero; Cooperativa Osiride, di San Dònaci; Università della terza età, di Crema; Gruppi di studenti: Liceo Braucci, di Caivano; Liceo Cristoforo Colombo, di Marigliano; Liceo Foresi, di Portoferraio; Istituto Novelli, di Marcianise; Istituto Savi, di Viterbo; Scuola dell’infanzia Marziale, di Villanova di Guidonia; Istituto GramsciKeynes, di Prato; Istituto Cusmano, di Palermo; Istituto Russo, di Giarre; Istituto «Paolo Savi», di Viterbo, con il Vescovo Lino Fumagalli; Istituto Sciacca-Fermi, di Sant’Agata Militello; Scuola Kennedy, di Santa Giustina in Colle; Scuola Comelli, di Vigevano; gruppi di fedeli da: Mantova, Bari, Torre del Greco, Burago di Molgora, Bergamo, Sant’Agata di Puglia, Trento, Livigno, Bagnolo del Salento. Dalla Svizzera: Missione cattolica italiana, di Brugg. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Repubblica Ceca; Slovacchia, Croazia. I polacchi: Pielgrzymi z parafii: św. Idziego w Skierniewicach, Najświętszej Maryi Panny Matki Kościoła i św. Ja- kuba Apostoła z Brzeska, św. Jerzego z Dębieńska w archidiecezji katowickiej, Przemienienia Pańskiego z Łodzi, Matki Bożej Królowej Pokoju z Tarnowskich Gór, Matki Bożej Nieustającej Pomocy z Bolesławca, Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny z Gorzowa Wielkopolskiego, Najświętszej Maryi Panny Wniebowziętej z Brzozówki, św. Wawrzyńca z Grójca, św. Barbary z Gaworzyc, św. Jozafata z Warszawy i Zesłania Ducha Świętego ze Starej Iwicznej; zakonnice ze Zgromadzenia Sióstr Dobrego Pasterza z Rypina; pielgrzymki: Radia Rodziny z Kalisza, ze Szpitala Powiatowego w Radomsku i z Centrum Pielgrzyma z Pewli Wielkiej; grupy turystyczne: z Opola, Rzeszowa, Poznania, Wrocławia, Białegostoku, Tarnowa i Almatur; pielgrzymi indywidualni. De France: Séminaristes du séminaire Saint-Yves, de Rennes, et du séminaire inter-diocesain d’Orléans; paroisse Saint-Vincent-de-Paul, Les Réformés; paroisse Saint-Nizier, de Lyon; paroisse Saint Augustin, de Paris; Ecole de charité et de missions de Nice, Toulon, Clermont-Ferrand, Brest, Caen, Vannes, Ville d’Auray; Institution Jeanne d’Arc, de Beaumont-surOise; Collège Chevreul, de Marseille; Cours Charlier, de Nantes; groupe de pèlerins de Sollies Pont. De Belgique: Groupe des écoles européennes, de Bruxelles. Du Gabon: Paroisse Saint-Pierre, de Libreville. From England: Pilgrims from St Edward’s Parish, Runcom, Cheshire; Pilgrims from the Cambridge Muslim College. From Scotland: Pupils and teachers from Firpark School, Motherwell. From Ireland: Pilgrims from Holy Family Parish, Aughrim Street, Dublin. From South Africa: Pilgrims from Pinetown. From Australia: Pilgrims from the Sydney Archdiocese. From China: Pilgrims from the Diocese of Xiapu. From Indonesia: Pilgrims from the following parishes: St Mary, Diocese of Surabaya, East Java; Saints Peter and Paul, Balikpapan; St Luke, Jakarta; St Francis, Medan; St Anthony of Padua, Pineleng. From Hong Kong: A group of Patrons of the Arts in the Vatican Museums. From Philippines: A group of pilgrims. From Singapore: Pilgrims from the Church of Saints Peter and Paul; a group of Patrons of the Arts in the Vatican Museums. From The Seychelles: The St Anthony Parish Choir. bischöfe Bernhard Haßlberger und Wolfgang Bischof; DJK Sportverband des Erzbistums München und Freising; Mitarbeiter des Diözesancaritasverbandes im Bistum Münster (100jähriges Jubiläum); Evang. Arbeitsgemeinschaft Deutscher Soldaten, Berlin; Frauenchor St. Ursula, Graal-Müritz; Ökumen. Pilgergruppe St. Martin, Hannover; Polizeibeamte der Bundespolizei, St. Birgitta, Lübeck; Kirchenzeitung aus dem Erzbistum Köln; Rotary Club, Flensburg; Studienreisegruppe Karlsruhe; Leser der Zeitschrift der Steyler Missionare Uit het Koninkrijk België: Pelgrimsgroep leerlingen en professoren van het Sint-Lodewijkscollege te Brugge. „Stadt Gottes“, Sankt Augustin; Schülerinnen, Schüler und Lehrer folgender Schulen: Hochschule Darmstadt; Fachschaft Politikwissenschaft der LMU München; Gymnasium, Saarburg; Ferdinand-Porsche-Gymnasium, Stuttgart-Zuffenhausen. De Francia: Escuela Beato Marce Callò, de Le Cannet de Maures. De España: Peregrinación interdiocesana de Mérida-Badajoz y de CoriaCáceres; Parroquia Sta. Joaquina de Vedruna, de Barcelona; Parroquia San Gabriel de la Dolorosa, de Madrid; Parroquia Verge de la Pau, de Barcelona; Parroquies Immaculat Cor de Maria i Sant Tomas d’Aquino, de Catalunya; Colegio Marista San José, de León; Laicos orionistas de España. From Canada: Pilgrims from Holy Family Parish, Toronto, Ontario; a group of Vietnamese pilgrims. From the United States of America: Pilgrims from the following parishes: Holy Cross, Santa Cruz, California; The Nativity, Brandon, Florida; Mother of Perpetual Help, Orlando, Florida; St Celestine, Chicago, Illinois; St Bernard, St Paul, Minnesota; Members of the Leadership of the St Pio Foundation; Athletes from the U.S. Track Team, Chesterfield, Missouri; Students and faculty from Dallas University, Texas, Marino Campus. Aus der Schweizerischen Eidgenos- senschaft: Angehörige, Freunde und Bekannte, die zur Vereidigung der Päpstlichen Schweizer Garde nach Rom gekommen sind; Pilger aus folgenden Pfarreien: Pastoralraum Schaffhausen-Reiat: St. Ottilia, Walzenhausen; St. Anna, St. Verena und St. Jakob, Wollerau; Firmlinge aus folgenden Pfarreien: St. Theresia, Zürich; Heiliggeist, Interlaken; St. Mauritius, Regensdorf; St. Margarethen, Wald; St. Marien, Wädenswil; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Internat der Benediktinerabtei St. Sigisbert, Disentis; Kantonsschule Limmattal, Zürich. Aus der Bundesrepublik Deutsch- land: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden: St. Peter und Paul, Freising; Hl. Dreifaltigkeit, St. Laurentius und St. Georg, Grafenwöhr; St. Jakobus d.Ä., Hollstadt; St. Josef, Kierspe; St. Agatha, Mettingen; Pilgergruppen aus dem Erzbistum Köln; Erzbistum München-Freising; Bistum Münster; Erzbistum Paderborn; Pilgergruppen aus Hollstadt; Kiel; Nattheim; Ulm; Ehrenamtliche Mitarbeiter in den Pfarreien des Erzbistums München und Freising in Begleitung der Weih- Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus folgenden Pfarreien: St. Nikolaus, Kaisersdorf; St. Gregor, Kirchdorf; St. Radegundis, Markt Hartmannsdorf; Pilger aus Brixlegg; Delegation des Österreichischen Bauernbundes; Bürgermeister Musikkapelle Bezirk Schwaz; Lions Club Primavera, Linz; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Don Bosco-Schule, Vöcklabruck. Ut het Koninkrijk der Nederlanden: Parochie Sint Jacobus de Meerdere, Rotterdam; Indonesische Katholieke Gemeenschap in Nederland. De México: Parroquia El Divino Redentor, de Mérida. De Costa Rica: Asociación Misionera Club de Paz; grupo de peregrinos. De Honduras: Parroquia Cristo Resucitado, de Tegucigalpa. De Guatemala: Parroquia San Miguel Arcángel, de Guatemala. De Argentina: grupos de peregrinos. De Portugal: Paróquia de Nossa Senhora de Lourdes, de São Tomé; Paróquia de Santa Isabel; Escuteiros da Paróquia de Avanca; Confraria dos Apóstolos de São Pedro, de Sanfins; Movimento de espiritualidade da Sagrada Família, de Coimbra. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 5 maggio 2016 Sieger Koder «Il buon pastore» Nomine episcopali in Brasile Il Papa parla della parabola della pecorella smarrita Nessuno è perduto «Per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca»: lo ha ribadito il Papa all’udienza generale di mercoledì mattina, 4 maggio, in piazza San Pietro. Continuando le riflessioni sul tema della misericordia nei brani del vangelo, Francesco si è soffermato sulla parabola della pecorella smarrita, tratta da Luca (15, 1-7). Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Conosciamo tutti l’immagine del Buon Pastore che si carica sulle spalle la pecorella smarrita. Da sempre questa icona rappresenta la sollecitudine di Gesù verso i peccatori e la misericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno. La parabola viene raccontata da Gesù per far comprendere che la sua vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione su come viviamo la nostra fede. Il racconto vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per ascoltarlo e dall’altra parte i dottori della legge, gli scribi sospettosi che si discostano da Lui per questo suo comportamento. Si discostano perché Gesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti. La nostra parabola si snoda intorno a tre personaggi: il pastore, la pecora smarrita e il resto del gregge. Chi agisce però è solo il pastore, non le pecore. Il pastore quindi è l’unico vero protagonista e tutto dipende da lui. Una domanda introduce la parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?» (v. 4). Si tratta di un paradosso che induce a dubitare dell’agire del pastore: è saggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di più non al sicuro di un ovile ma nel deserto? Secondo la tradizione biblica il deserto è luogo di morte dove è difficile trovare cibo e acqua, senza riparo e in balia delle fiere e dei ladri. Cosa possono fare novantanove pecore indifese? Il paradosso comunque continua dicen- Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Brasile. do che il pastore, ritrovata la pecora, «se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me» (v. 6). Sembra quindi che il pastore non torni nel deserto a recuperare tutto il gregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra dimenticare le altre novantanove. Ma in realtà non è così. L’insegnamento che Gesù vuole darci è piuttosto che nessuna pecora può andare perduta. Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile. Lui potrebbe ragionare così: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita”. Lui invece va a cercare quella, perché ognuna è molto importante per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata; e lui va a cercarla. Valdemir Ferreira dos Santos vescovo di Amargosa Siamo tutti avvisati: la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia Egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza. Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto, in Dio questo non c’entra. Dio non scarta nessuna persona; Dio ama tutti, cerca tutti: uno per uno! Lui non conosce questa parola “scartare la gente”, perché è tutto amore e tutta misericordia. Il gregge del Signore è sempre in cammino: non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. Il Signore quindi va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi pretendiamo di trovarlo! In nessun All’udienza generale il Pontefice raccomanda ai giovani di recitare ogni giorno il rosario Nel mese della Madonna Un invito ai giovani a coltivare «la devozione alla Madre di Dio con la recita quotidiana del Rosario» durante il mese mariano è stato rivolto dal Papa nei saluti al termine dell’udienza generale. Sono lieto di salutare i pellegrini francesi, in particolare i seminari interdiocesani di Rennes et d’O rléans, accompagnati dai loro Vescovi, l’Istituto Giovanna d’Arco di Beaumont sur Oise, come pure gli insegnanti di religione delle scuole europee di Bruxelles e i fedeli del Gabon. Vi invito a sviluppare in voi lo slancio missionario che spinge ad andare incontro agli altri per manifestare loro la misericordia di Dio. Che Dio vi benedica! meno degli altri, pensando di salvarvi da soli. Pregate per me! Dio vi benedica! Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, solo Gesù è il vero Pastore, che ci dà la vita in abbondanza. Egli ci accompagna, cammina con noi. Ascoltiamo con mente e cuore aperti la sua Parola, per alimentare la nostra fede, illuminare la nostra coscienza e seguire gli insegnamenti del Vangelo. Il Signore vi benedica! Saluto cordialmente i pellegrini Polacchi. Ieri nel vostro Paese avete celebrato la Beata Vergine Maria, Regina della Polonia. La colletta della Santa Messa di questa Solennità ci ricorda che Dio ha dato alla vostra nazione in Maria Vergine un mirabile aiuto e una protezione, affinché, grazie alla Sua intercessione, la fede godesse di continua libertà e la vostra patria si sviluppasse nella pace. Unendomi a questa preghiera benedico di cuore la Polonia e ciascuno di voi. Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Sono lieto di accogliere il pellegrinaggio della Diocesi di Savona-Noli con il Vescovo Mons. Vittorio Lupi; i detenuti e i familiari del progetto “Madonna di Roca” di Lecce e i Cavalieri di San Timoteo di Termoli. Saluto le associazioni, i gruppi parrocchiali e le scolaresche, in partico- lare gli studenti del Liceo Nicolò Braucci di Caivano. Auspico che il vostro pellegrinaggio giubilare sia ricco di copiosi frutti spirituali affinché, attraversando con fede la Porta Santa, otteniate l’indulgenza per voi stessi, per i vostri cari e per i vostri defunti. Un saluto particolare porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Il mese di maggio è dedicato alla Madonna. Cari giovani, coltivate la devozione alla Madre di Dio con la recita quotidiana del Rosario; cari ammalati, sentite la vicinanza di Maria di Nazaret specialmente nell’ora della croce e voi, cari sposi novelli, pregatela perché non manchi mai nella vostra casa l’amore e il rispetto reciproco. altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore. Mentre ricerca la pecora perduta, egli provoca le novantanove perché partecipino alla riunificazione del gregge. Allora non solo la pecora portata sulle spalle, ma tutto il gregge seguirà il pastore fino alla sua casa per far festa con “amici e vicini”. Dovremmo riflettere spesso su questa parabola, perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il posto vuoto. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. È allora che corriamo il pericolo di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso! E i cristiani? Non dobbiamo essere chiusi, perché avremo la puzza delle cose chiuse. Mai! Bisogna uscire e non chiudersi in sé stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, ritenendosi “i giusti”. Questo succede quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri. Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate. Questo dobbiamo capirlo bene: per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto. La prospettiva pertanto è tutta dinamica, aperta, stimolante e creativa. Ci spinge ad uscire in ricerca per intraprendere un cammino di fraternità. Nessuna distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un fratello. Trovare chi si è perduto è la gioia del pastore e di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge! Siamo tutti noi pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a raccogliere insieme a Lui tutto il gregge! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Sud Africa, Australia, Cina, Indonesia, Singapore, Hong Kong, Filippine, Seychelles, Canada e Stati Uniti d’America. Nella gioia del Signore Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica! Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca e neerlandese. Saluto in particolare i familiari e amici delle nuove guardie svizzere, venuti a Roma in occasione del giuramento, i collaboratori volontari delle parrocchie dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga, nonché i membri della Caritas diocesana di Münster. Gesù non ci lascia mai soli. Questa è l’espressione fondamentale della sua misericordia. La presenza del Signore nella vostra vita vi renda sempre più gioiosi missionari dell’amore di Cristo. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a la peregrinación interdiocesana de Mérida-Badajoz y Coria-Cáceres acompañados de sus Obispos Mons. Celso Morga y Francisco Cerro, así como a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Cada uno de nosotros es esa oveja que el Señor lleno de misericordia ha querido cargar sobre sus hombros para llevarla a casa y, al mismo tiempo, cada uno hemos sido llamados a recoger junto al Buen Pastor a toda la grey, para participar todos de su alegría. Que Dios los bendiga. Con cordiale affetto, saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in modo speciale i diversi gruppi e movimenti del Portogallo e i fedeli della parrocchia di Nossa Senhora de Lourdes, di São Tomé. Fratelli e amici, siete in buone mani, siete nelle mani della Vergine Maria. Ella vi protegga dalla tentazione di fare a Sotto lo sguardo di Papa Francesco, un gruppo di giuristi argentini, impegnati a studiare come migliorare la realtà dei penitenziari, e sette detenuti di Lecce protagonisti del programma “70 volte 7” lanciato dalla Caritas per il loro reinserimento sociale, si sono scambiati idee, esperienze e incoraggiamenti. E così all’udienza generale in piazza San Pietro, mercoledì 4 maggio, si è vissuta un’anticipazione del giubileo dei carcerati in calendario il prossimo 6 novembre. Simbolo di questo inedito incontro sul ruolo rieducativo del carcere è un crocifisso realizzato dalle donne detenute del penitenziario argentino di Ezeiza, nella provincia di Buenos Aires, consegnato a Francesco da Alejandro Slokar, presidente della Cámara Federal de Casación Penal. «Un crocifisso — spiega il giudice — che ha un grande valore perché realizzato da donne che hanno voluto condividere il loro lavoro manuale con il Papa e, anche con una toccante lettera, raccontargli le loro storie e le loro speranze». Alcune donne, aggiunge Slokar, sono incinte mentre altre hanno accanto i loro bambini piccoli: «Proprio questo crocifisso donato a Francesco richiama tutti a riflettere a fondo sulla realtà delle persone Il crocifisso delle detenute argentine che sono in cella e in particolare delle donne, nella prospettiva di un pieno recupero familiare e sociale». Il Pontefice ha salutato l’intero gruppo dei giuristi argentini che parteciperanno, nel pomeriggio, al convegno «Por una justicia realmente humana. Presentazione degli scritti giuridici di Papa Francesco», all’Università Roma Tre in via Ostiense. Particolare interesse ha suscitato anche il progetto leccese, presentato al Papa dall’arcivescovo Domenico Umberto D’Ambrosio e dal direttore della Caritas, don Elvi De Magistris. Attuato con la fondazione Madonna di Roca, l’iniziativa coinvolge sette carcerati: Francesco, Giacomo, Salvatore, Antonio, Costanzo, Umberto e George Alin. «Nella struttura dove sono accolti, utilizzata dalla diocesi per ritiri e incontri di formazione, i detenuti svolgono lavori agricoli e ora stanno ristrutturando un vecchio rudere» spiega l’arcivescovo. «Non mancano iniziative di volontariato per i poveri e incontri di formazione spirituale» aggiunge don De Magistris. Un anno fa i detenuti leccesi hanno scritto al Papa per raccontargli la loro esperienza. E Francesco ha risposto invitandoli, insieme alle loro famiglie, al direttore del carcere, ai magistrati di sorveglianza, al comandante della polizia penitenziaria e alla direttrice dell’Ufficio esecuzione penale esterna. Per raccontare a Francesco due storie di detenuti nelle carceri del Venezuela erano presenti, in piazza San Pietro, Leopoldo López Gil, padre di Leopoldo López, in cella da due anni, e Vanessa, figlia dell’ex sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, anche lui in prigione. Il Papa ha poi salutato dodici leader indigeni e aborigeni, promotori della Long march to Rome. E a raccontare a Francesco che l’associazione Mary’s Meals offre a oltre un milione di bambini un pasto completo nelle scuole di dodici Paesi poveri dei cinque continenti, intervenendo anche nelle situazioni di emergenza, è venuto stamani all’udienza il fondatore Magnus MacFarlane - Barrow. «Il nostro obiettivo — spiega — è far sì che chi possiede più del necessario condivida i propri beni con chi non dispone neanche dell’essenziale e che Nato il 30 giugno del 1960 a Nova Canaã, arcidiocesi di Vitória da Conquista, nello Stato di Bahia, ha compiuto gli studi di filosofia nel seminario maggiore della diocesi di Teófilo Otoni e nelle Faculdades Adamantinenses Integradas di São Paulo, e quelli di teologia alla Pontificia facoltà Nossa Senhora da Assunção sempre a São Paulo. A Roma ha ottenuto la licenza in teologia Biblica alla Pontificia università San Tommaso d’Aquino. Il 6 settembre 1987 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Vitória da Conquista, dove è stato coordinatore della catechesi e della pastorale vocazionale, direttore spirituale dei Cursilhos de cristandade, professore nell’Istituto di filosofia e nel Centro di formazione per i laici, parroco, vice-rettore e poi rettore del seminario di filosofia, rettore del seminario propedeutico, direttore della Scuola di formazione di diaconi permanenti, vicario episcopale, economo, membro del consiglio presbiterale e del collegio dei consultori. Ha anche collaborato nel coordinamento della catechesi del regionale Nordeste 3 della Conferenza episcopale. Il 17 marzo 2010 è stato nominato vescovo di Floriano e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 30 maggio. Arnaldo Carvalheiro Neto, coadiutore di Itapeva Nato l’11 aprile 1967 a São Paulo, ha compiuto gli studi filosofici alla Facoltà salesiana di filosofia, scienze e lettere di Lorena (1989-1991) e quelli di teologia presso l’Istituto Rainha dos Apóstolos a Marília (19931996). Ha frequentato i corsi di direzione spirituale presso l’Institute for spiritual leadership a Chicago, Stati Uniti (20022003), e di cappellania ospedaliera al Mater Misericordiae Hospital di Dublino, Irlanda (2006). Inoltre, ha ottenuto la licenza in pastoral counseling alla Loyola University di Chicago (2003-2006). Ordinato sacerdote il 17 maggio 1997 per la diocesi di Araçatuba, è stato parroco di São Brás a Birigui (1997-2000) e durante gli studi a Chicago vicario parrocchiale di Saint Roman (2003-2006). Inoltre ha svolto l’incarico di direttore spirituale dell’Istituto teologico Rainha dos Apóstolos a Marília. Attualmente era parroco di São Pedro Apóstolo a Gabriel Monteiro (dal 2007) e rettore del seminario propedeutico di Araçatuba. ogni bambino riceva, appunto, un pasto quotidiano nel suo luogo di istruzione». In particolare, fa notare, «la distribuzione di pasti nelle scuole ci permette anzitutto di sfamare i piccoli ma allo stesso tempo ci consente di favorire l’educazione». Francesco, oltre ai pellegrini della diocesi di Savona-Noli, ha accolto dieci ragazzi con la sindrome di Down accompagnati in piazza San Pietro dai volontari dell’associazione svizzera Insieme 21, impegnata nell’affermazione dei diritti delle persone con disabilità mentale. Venerdì 6 maggio il gruppo parteciperà anche alla cerimonia di giuramento delle nuove guardie svizzere. Significativa, infine, la presenza del gruppo dei cavalieri di san Timoteo, venuti da Termoli con tanto di abiti medievali. Fin dal 1239 si conservano in cattedrale le reliquie del santo, collaboratore dell’apostolo Paolo, che vennero ritrovate l’11 maggio 1945 durante i lavori di restauro. «Venne così fondata anche la parrocchia di san Timoteo — spiega il parroco don Benito Giorgetta — proprio per incentivarne la devozione. E così sono nati anche i cosiddetti cavalieri, impegnati in prima linea nelle iniziative di solidarietà».