serbia - Aiuto alla Chiesa che Soffre

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serbia - Aiuto alla Chiesa che Soffre
APPARTENENZA RELIGIOSA
Cristiani 92,6%
Cattolici 5,4% - Ortodossi 85,8% - Protestanti 1,4%
Musulmani 4,1%
Non affiliati 3,3%
AREA
77.500 km2
POPOLAZIONE RIFUGIATI (interni*) RIFUGIATI (esterni**) SFOLLATI
7.224.000
57.076
50.709
227.585
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*Rifugiati stranieri che vivono in questo Paese **Cittadini di questo Paese rifugiati all’estero
La Costituzione del 2006 garantisce la libertà religiosa e vieta la discriminazione
religiosa. L’art. 11 vieta qualsiasi religione di Stato, mentre l’art. 44 garantisce l’uguaglianza delle comunità religiose e la loro separazione dallo Stato. I rifugiati per
motivi religiosi godono del diritto costituzionale di ottenere asilo; i cittadini stranieri possono essere espulsi, purché non siano esposti a una minaccia di persecuzione religiosa nel loro Paese d’origine.
La Legge in materia di religione1 distingue tra comunità religiose «tradizionali» e
«non tradizionali»; quelle «non tradizionali» sono sottoposte a un processo di registrazione lungo e meticoloso, anche nel caso in cui avessero già goduto per decenni di un riconoscimento giuridico. Le comunità religiose non tradizionali registrate in Serbia sono: la Chiesa avventista del settimo giorno, la Chiesa evangelica metodista, la Chiesa di Gesù Cristo dei santi dell’ultimo giorno (Mormoni), la
Chiesa evangelica in Serbia, la Chiesa dell’amore di Cristo, la Chiesa spirituale di
Cristo, l’Unione delle Chiese battiste cristiane in Serbia, la Comunità cristiana religiosa nazarena, la Chiesa di Dio in Serbia, la Comunità cristiana protestante in
Serbia, la Chiesa dei fratelli di Cristo in Serbia, la Chiesa libera di Belgrado, i testimoni di Geova, la Comunità religiosa cristiana, la Chiesa sacramentale di Sion,
l’Unione del movimento riformato degli Avventisti del settimo giorno, il Centro spirituale della Chiesa evangelica protestante.
I sette gruppi religiosi considerati «tradizionali» dalla Legge sono invece: Chiesa
ortodossa serba, Chiesa cattolica romana, Chiesa cristiana riformata, Chiesa
evangelica slovacca, Chiesa cristiana evangelica, la comunità islamica e la comunità ebraica. Il Governo ha concesso lo status tradizionale anche alla diocesi
Dacia Felix della Chiesa ortodossa rumena, con sede in Romania e a Vrsac in
Voivodina.
Il censimento del 2002 elenca 63 diverse denominazioni e gruppi religiosi. In termini geografici, il maggior numero delle comunità religiose si trova in Voivodina,
1 http://berkleycenter.georgetown.edu/essays/religious-freedom-in-serbia
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dove la varietà è spiegabile con ragioni storiche; la Provincia ospita la maggior
parte dei fedeli cattolici, riformati e luterani.
La Chiesa ortodossa serba riceve un trattamento preferenziale da parte del Governo che sovvenziona anche gli stipendi del clero ortodosso serbo che opera in
altri Paesi. Agevolazioni, quali l’assistenza sanitaria e il contributo pensionistico,
sono forniti dal Governo anche al clero di altre Chiese, sulla base di singoli accordi con lo Stato. I gruppi religiosi registrati hanno diritto a rimborsi dell’IVA e a
esenzioni fiscali dalle imposte sui beni immobili.
Da segnalare che le Chiese protestanti hanno chiesto al Governo di abrogare gli articoli della Legge che classificano le religioni come tradizionali o non tradizionali.
Il Ministero della Giustizia ha respinto per motivi procedurali le nuove domande di
registrazione della Chiesa neo-apostolica, della Comunità di Roma sotto la tenda
(una comunità protestante evangelica) e della Chiesa del Golgota. Le Chiese ortodosse macedoni e montenegrine, la cui autocefalia non è riconosciuta dalla
Chiesa ortodossa serba, sono tuttora non registrate. Anche la Chiesa greco-ortodossa e la Chiesa russo-ortodossa non sono registrate, ma operano liberamente.
Le sette religioni tradizionali sono autorizzate a insegnare il proprio credo nelle
scuole primarie e secondarie.
ONG protestanti hanno sollevato obiezioni nei confronti dell’insegnamento della
religione nelle scuole pubbliche. Alcuni leader di gruppi religiosi non tradizionali si
sono dichiarati insoddisfatti, perché è stato negato loro il permesso di insegnare
la propria religione nelle scuole pubbliche. I bambini appartenenti a gruppi religiosi non tradizionali, generalmente, frequentano lezioni di educazione civica.
Circa l’annosa questione della restituzione delle proprietà religiose confiscate durante il regime comunista, oltre il 30% delle 3.049 domande presentate, sono state soddisfatte, con restituzione di terreni e altri beni immobili, soprattutto alla Chiesa ortodossa serba, alla Chiesa cattolica, alla Chiesa cristiana evangelica e alla
comunità ebraica.
La presenza della Chiesa ortodossa serba è maggiore nella Serbia centro-meridionale. Dal punto di vista ecclesiastico, il territorio è diviso in sei metropolie, guidate da vescovi metropoliti, 31 eparchie o diocesi, guidate da episcopi (vescovi),
un’arcieparchia autonoma (diocesi, arcivescovado), guidata da un’arciepiscopo
(arcivescovo) e l’arcivescovado autonomo di Ohrid.
Il Patriarca di Serbia – l’attuale è Sua Santità Irinej – serve la sua Chiesa come
primus inter pares ed egli è anche il capo (metropolita) della metropolia di Belgrado e Karlovci. Il principale organismo che educa alla fede ortodossa in Serbia, è
la Facoltà di Teologia ortodossa che ha sede a Belgrado. Nella metropolia di Belgrado e Karlovci sono in funzione oltre 70 chiese e 7 monasteri.
Anche se la Chiesa ortodossa serba non gode dello status di religione istituzionale,
gliene è stato offerto uno speciale in quanto Chiesa della nazione serba. Dopo lo
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smembramento della Jugoslavia, l’equilibrio demografico e, quindi, religioso, nel
nuovo Stato ex-jugoslavo, è cambiato radicalmente. L’ortodossia serba è diventata
religione di maggioranza assoluta, anche perché molti croati e ungheresi (per lo più
cattolici e protestanti) hanno lasciato il Paese nei primi anni ’90, a causa delle pressioni subite. Al contempo, ondate di profughi – soprattutto ortodossi – e di sfollati
serbi, sono entrati nel Paese dalla Croazia, dalla Bosnia e dal Kosovo, rafforzando
in tal modo la prevalenza numerica della Chiesa ortodossa serba. Quest’ultima –
che rivendica un ruolo di difensore dei valori nazionali – ha conseguito lo status
di Chiesa autocefala (autogoverno) nel 1219 sotto la guida di San Sava; la Chiesa ortodossa serba moderna è stata ristabilita nel 1920.
I cattolici sono costituiti prevalentemente da ungheresi e croati che vivono nella
Voivodina settentrionale. Un piccolo numero di tedeschi, sloveni, cechi, polacchi,
slovacchi, bunjevci e rom, sono fedeli cattolici di rito latino. Oltre il 70% dei cattolici che vivono nella Serbia centrale risiedono a Belgrado. La Chiesa cattolica in
Serbia è organizzata in quattro diocesi: l’arcidiocesi di Belgrado e le diocesi di Subotica, Zrenjanin e Srijem; ci sono più di 230 chiese, per un totale di oltre 200 parrocchie e 170 sacerdoti.
L’arcivescovo metropolita Stanislav Hocevar di Belgrado è stato presidente della
Conferenza episcopale internazionale dei Ss. Cirillo e Metodio dal 2011 e ora ne
è il Vice-presidente2. Questa conferenza episcopale cura le comunità cattoliche di
rito latino in Serbia, Montenegro e Macedonia. Le istituzioni educative sono il Seminario teologico Sant’Agostino, l’Istituto teologico-catechetico, il liceo classico e
seminario diocesano di San Paolo, tutti con sede a Subotica, una città a 10 km
dal confine con l’Ungheria. Sedici parrocchie operano sotto l’arcidiocesi di Belgrado e la cattedrale dedicata all’Assunzione della Beata Vergine Maria nella capitale, è il principale luogo di culto cattolico in Serbia.
La Chiesa cattolica offre un’educazione religiosa nelle chiese invece che nelle
scuole, in virtù del basso numero di cattolici nelle scuole pubbliche e, con insistenza, chiede che il Natale “occidentale” sia istituito come festa nazionale.
I musulmani sono circa 280.000. Storicamente, l’islam ha un forte seguito nelle
regioni meridional, soprattutto nel Sud del Raška, uno Stato serbo creato nel basso medioevo; i musulmani includono i bosniaci (slavi musulmani) del Sangiaccato (una regione situata lungo il confine con il Montenegro e il Kosovo), i serbi di
etnia albanese a sud e i rom, diffusi in tutto il Paese.
La comunità islamica obbedisce a due autorità che, dal 2007, si contestano reciprocamente – talvolta anche con scontri violenti – la legittimità: sono la Comunità
islamica della Serbia, con sede a Belgrado, e la Comunità islamica in Serbia, con
sede a Novi Pazar, una città nel Sud-Ovest del Paese. La Comunità Islamica della Serbia è un organismo di coordinamento per le moschee, i centri di educazio-
2 http://www.ceicem.org/aboutus.html
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ne islamica e altre istituzioni. La moschea principale di Belgrado è la moschea
storica di Bajrakli che risale al 1575.
Ci sono 120 moschee nel Sangiaccato e 60 nel Sud del Paese, altre sono in costruzione. È proseguita la protesta degli studenti e del preside della Facoltà di
Studi islamici a Novi Pazar contro l’esclusione dell’università dal concorso annuale per le borse di studio, decisa dall’ex-Ministro della religione. Essi hanno dichiarato che i termini del concorso prevedono un trattamento preferenziale per gli studenti di etnia serba provenienti dalla Serbia, dalla Republika Srpska in Bosnia-Erzegovina e da altri Paesi limitrofi.
Quasi tutti i serbi musulmani sono sunniti della scuola di Hanafi della legge islamica. L’islam ha iniziato a diffondersi nei territori della Serbia con la conquista ottomana alla fine del XIV secolo e, alcune parti della Serbia, sono rimaste sotto il
dominio ottomano per circa cinque secoli. La religione ha giocato un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’identità nazionale3. Dopo la conversione al cristianesimo fra il VII e il IX secolo e l’istituzione della Chiesa ortodossa serba autocefala
nel XIII, la Serbia ha trascorso quasi cinque secoli sotto il dominio dell’Impero ottomano, fino alla formazione del Regno di Jugoslavia, nel 1918.
Dal 1990, la Chiesa ortodossa serba ha cercato di riguadagnare la posizione che
occupava prima della Seconda guerra mondiale. Nelle aree rurali, sono state costruite molte nuove chiese e – nella capitale Belgrado – San Sava, la più grande
chiesa ortodossa nei Balcani (terza del mondo come dimensioni), è stata riaperta
nel 2004; situata sul colle più alto della capitale, è considerata un simbolo nazionale oltre che religioso.
Sotto Slobodan Milosevic, la religione è stata strumentalizzata per mobilitare la
comunità ortodossa serba contro i cattolici croati e i musulmani bosniaci e albanesi. In ogni caso, la Chiesa ortodossa serba può dirsi “politicizzata”, come testimoniato dalla questione-Kosovo4. È qui che è nato quel mito politico e religioso
della Serbia come difensore della cristianità contro l’islam, materializzatosi poi
nella battaglia di Kosovo Polje che i serbi persero contro i turchi nel 1389.
3 4 www.ceupress.com/books/html/SerbianOrthodox.html
http://serborth.org/saopstenjekosovo_208.html
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