CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI SALERNO GRUPPO DI

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CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI SALERNO GRUPPO DI
CLUB ALPINO ITALIANO
SEZIONE DI SALERNO
GRUPPO DI
ALPINISMO GIOVANILE
Piano Montenero ed Eremo S. Michele
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
Gruppo montuoso: Monti Picentini (SE)
AR -Itinerario: Rifugio Piano Canale, Piano Montenero, eremo S.Michele
Difficolta’: E
dislivello 400mt
durata: 5 ore
Direttori di escursione: ASAG Ciro Nobile (3391695263), Rossana Braca (3475854529)
COSA PORTARE
Scarponcini da trekking (non saranno ammessi coloro che calzano scarpe da ginnastica o similari ),
zaino, abbigliamento escursionistico adatto alla stagione, giacca di pile , mantellina impermeabile,
cappellino di lana, ,pranzo a sacco, acqua ( almeno 1lt ).
Descrizione percorso: escursione che ci permettera’ di attraversare il piano di Montenero,
posto ai piedi del monte la Picciola, fino a raggiungere la sua estremità occidentale per poi
visitare l’Eremo di S. Michele.
Partiti da Salerno , raggiungeremo in breve Oliveto Citra , e da lì proseguiremo per la contrada S.
Pietro,prima e poi salendo lungo una stradina arriveremo al Piano Canale (860 mt) , dove lasceremo
le auto nei pressi del Rifugio (nuova costruzione non ancora utilizzata). Qui inizia la nostra
escursione, infatti incamminandoci lungo una comoda sterrata ( indicata anche dalla segnaletica),
dopo circa un’ora ed una serie di tornanti arriveremo sul piano di Montenero ( 1060 mt ) versante
orientale. Ci troviamo adesso sull’enorme distesa ricoperta di agrifogli e usata come pascolo ,
anche qui proseguiremo su una comoda sterrata pianeggiante incontrando dapprima i ruderi di un
vecchio casone, utilizzato per lo più per il ricovero a mo’ di stalla per i cavalli e da qui in un ora
circa raggiungeremo l’estremità occidentale del pianoro, da dove scendendo lungo l’imponente
costa dell’Angelo incontreremo in breve incastonato nella roccia : la meraviglia dell’Eremo di S.
Michele, che visiteremo. Ci soffermeremo qui eventualmente per la pausa pranzo e dopo le foto di
rito, riprenderemo il cammino per il ritorno. Se il tempo e l’ora c’è lo consentono grazie ad una
semplice e opportuna deviazione visiteremo la grotta Profunnata e ammireremo lo splendido
scenario della Valle Della Caccia di Senerchia che si presentera’ ai nostri occhi, da un balcone
privilegiato, qual è il belvedere del piano Policastro.
Il percorso non presenta attraversamenti pericolosi.
N.B. Per i non soci, ( assicurazione 7 € ) occorre assolutamente confermare la
propria adesione entro Venerdì 20 Giugno.
Partenza ore 8,00 ( Salerno ) con auto proprie, dal piazzale antistante il Brico Center,
successivo appuntamento ore 9,00 ( Oliveto Citra ) Piazza Europa
L’eremo di San Michele è contenuto nel cavo di un’ altissima rupe, che ha la forma di una conchiglia, e domina tutta la grand e e pittoresca valle sottostante.
Secondo una tradizione popolare, la grotta di San Michele a Montenero era del Diavolo, fin da quando le zone sovrastanti erano abitate. Nel secolo X,
durante la festa di San Michele a maggio, si presentò ben presto la mattina S. Michele, sotto forma di persona sconosciuta, e volle visitare la grotta,
dicendo al Diavolo di essere un pastore.
L’illustre visitatore visitò ogni posto della montagna e prima di andarsene prese quattro pietre e le dispose a terra in forma di croce.
Il Diavolo, emettendo urla strazianti, fuggì fino a Lauropiano inseguito da S. Michele e riempiendo la zona di acute strida, che echeggiarono
spaventosamente per le ampie vallate e che sotto forma di fragore di armi prolungato e strepitoso si ripete la notte ancora oggi. S. Michele prese così
possesso della grotta e volendosi fare conoscere da un vaccaio anonimo di Puglietta, che pascolava le mucche sulle Toppole, fece sì che un giovane toro
andasse nella grotta, sebbene la stradetta per andarvi fosse impraticabile, e si mettesse a muggire. Il pastore, il giorno dopo, lo sentì e a stento riuscì ad
arrivarci.
Il toro non si muoveva e muggiva continuamente. Il vaccaio, prima di arrivare là dove poi fu costruito l’altare, vide un giov ane splendente, per cui si fermò e
rimase stupefatto con gli occhi a terra. Il pastore subito corse a Puglietta, dopo aver facilmente salvato il giovane toro, e raccontò l’accaduto alle autorità
religiose di Puglietta.
Da allora quella grotta, scavata in una roccia scoscesa e piena di dirupi, acquistò una tale importanza da far decidere al Ci miliarca di Puglietta una dimora
stabile per tre eremiti, sotto forma di cenobio, per il culto di S. Michele Arcangelo. La notizia dell’apparizione di S. Michele si s parse dovunque e quella
grotta divenne ben presto meta di frequenti pellegrinaggi, interrotti solo da eventi bellici.
Nella seconda metà del X secolo, in seguito alla diffusione dell’apparizione di S. Michele, in vari paesi si diffuse in mezzo al popolo la convinzione di vivere
una vita ascetica molto severa, si acquisì un concetto di ripudio assoluto della vita sfarzosa ed un avvicinamento allo spirito povero del Vangelo.
Molti si ritirarono in grotte isolate e solitarie, frequentate solo da pastori e boscaioli, per trascorrere una vita ascetica e priva di sfarzo e di beni della terra.
Così, verso la fine del decimo secolo, per ordine dell’autorità religiosa, furono assegnati tre eremiti a vivere nella grotta tra preghiere ed aspre penitenze.
Era l’epoca in cui molti eremiti vivevano a Sant’Elmo e in alcune grotte degli Alburni.
Dopo poco tempo, ai tre eremiti se ne aggiunsero altri due. La loro santità si sparse dovunque e veniva gente da Puglietta, da Oliveto Citra, da Contursi e
Campagna. L’eremo acquistò una grande importanza, poiché gli eremiti vivevano come in un piccolo cenobio benedettino, coll’av ere anche molti lasciti da
molte persone.
La chiesa all’inizio era piccolissima, con i locali rozzi dietro, dove essi dormivano su duri giacigli. La chiesetta era già ultimata nel 1257,
mentre gli altri locali furono isolati dal resto della montagna con una forte palizzata per impedire ai lupi e ad altri animali di penetrare nella
grotta. La piccola chiesa aveva anche la sepoltura sotto. Dopo la chiesa, gli eremiti, per conciliare la frequenza delle pers one,
l’amministrazione dei beni avuti e la vita di penitenza, costruirono altri piccoli locali.
Durante le feste di S. Michele, 8 maggio e 29 settembre, un eremita, che fino ai primi anni del seicento non era mai solo, si metteva a
sinistra di chi entra, subito dopo il cancello principale, e sferzava il popolo a fare penitenza dei propri peccati, considerando le 14 stazioni
della Via Crucis lungo la scalinata e fino alla porta della chiesa.
Le marmoree tavolette delle 14 stazioni della Via Crucis, poste a sinistra di chi sale e messe per ordine di Mons. G. Caramuele nel
maggio del 1672, oggi non vi sono più, perché alcune furono rubate, altre rovinate con fucilate da parte di increduli ed ignoranti
militari durante l’epoca del brigantaggio, altre sono conservate dagli attuali amministratori.
Quando fu ampliata la chiesa nei primi anni del XVI secolo, gli eremiti fecero affrescare da un frate di S. Maria d’Avigliano l’interno
della nicchia, dove si era resa marcia una rozza statua di S.Michele per la costante umidità.
Infatti da allora i Francescani di Avigliano hanno celebrato messa a S. Michele per molto tempo. La strada che conduceva a Montenero, per quelli di
Campagna, passava vicino al convento di S. Maria d’Avigliano e si poteva andare o a piedi o con i muli, mentre per quelli che abitavano a Puglietta era per
Arenola, Valledacera, Lauropiano. Poco prima di arrivare al Trigento, sulla destra, scavata nella gola del fiume, vi è una gr otta, detta del calabrittano o del
Diavolo, perché durante l’epoca del brigantaggio fu ucciso un uomo di Calabritto dai briganti, che presero a Calabritto mentre si recava a lavoro.
Lo fecero morire appeso alla volta della grotta. Intorno a questa grotta la fantasia popolare ha fatto nascere molte leggende, tra cui quella di un ipotetico
tesoro per il quale, volendolo prendere, bisogna sul posto ammazzare un bambino.
L’affresco, che rappresentava la Madonna, con a destra S. Michele e a sinistra S. Antonino, più volte rimaneggiato per l’umid ità, fu completamente coperto
agli inizi del XVII secolo e fu messa una statua di S. Michele nel 1605 per opera dell’eremita fra Giovanni Spagnuolo, che fece pure una statuetta di gesso
colorato di S. Antonino.
Verso il 1630 si costruì una nuova cucina per i devoti, che durante le due feste annuali acc orrevano sempre più numerosi.
L’ultimo eremita che visse a S. Michele fu Giovanni Spagnuolo, sepolto sotto la chiesa come tutti quelli vissuti fino ad allora.
Nel 1748 i rappresentanti del capitolo, Cervone, Sanniti e Filiuli, fecero erigere una croce di pietra con colonna, con alla base tre gradini, sullo spianato
antistante all’ ingresso dell’eremo. La croce, per il forte vento, molte volte è caduta, ma è stata sempre rialzata, come avv enne pure nel 1901.
Nella stessa epoca fu costruita l’intera gradinata con parapetto con i suoi sessanta gradini. La data è visibile ancora oggi vicino alla porta della chiesa, nella
parte superiore della scalinata.
Nel 1796 si costruivano i due archi del quartinetto inferiore, per rinforzare il quartino superiore già costruito, su cui si accede per breve scalinata e per un
piccolo corridoio, che dà l’adito a cinque stanzette, e finisce sulla volta della Chiesa, adibita a campanile con le due picc ole campane.
Di fronte alla prima stanzetta, destinata a refettorio, si trovano due altre cucine con vasca scavata nel vivo masso, per raccogliere l’acqua stillante dalla
montagna medesima, che perciò porta il nome di acqua di S. Michele, ed a lato uno spiazzetto di conversazione all’aperto.
Oggi l’eremo di S. Michele dispone di otto stanzette, cinque cucine e un refettorio.