la nostra `donna avventura` la nostra `donna
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la nostra `donna avventura` la nostra `donna
© Marcello Norberth torino magazine la protagonista Fotogrammi dal programma ‘Donnavventura’ E Classe 1986, zaino in spalla e, soprattutto, tanta voglia di mettersi alla prova: è così che inizia il viaggio di Lorena, concorrente di uno dei format più famosi delle reti Mediaset. Attrice, scrittrice, reporter... Benvenuti nell'universo di una ‘ragazza avventura’ Lorena Antonioni di VALENTINA STIFFI foto MARCELLO NORBERTH e ARCHIVIO DONNAVVENTURA la nostra ‘donna avventura’ to”. Devi continuare a studiare, perché ci saranno sempre nuovi metodi, nuove tecniche da imparare. La bellezza di questo mestiere sta nel fatto che con ogni collega scopri un mondo diverso, ognuno ha il suo modo di lavorare... Ed è fantastico e sorprendente al tempo stesso». Torniamo al programma ‘Donnavventura’: un viaggio che è nato quasi per caso, vero? «Sì. Il mio approccio ai provini è sempre stato molto easy e scherzoso, considerato il numero di persone che partecipano. Poi, non avendo ricevuto notizie per mesi, ho pensato mi avessero scartata; invece, un bel giorno arrivò la chiamata. Eravamo rimaste in dodici e ci sottoposero a una settimana di duro addestramento, una preparazione quasi militare con levatacce, prove di guida e camminate. Al termine dell'esercitazione scelsero le quattro ragazze che, il 31 agosto, sarebbero partite per questo entusiasmante viaggio di cento giorni» Che esperienza è stata? E, soprattutto, come l'hai vissuta? «Un’esperienza unica, è una prova che sicuramente ti cambia. Siamo partite con un iter approssimativo, che © Lorenzo Calia ssere curiosi nei confronti del mondo è una qualità sempre più rara nei ragazzi di oggi. Scoprire il vero significato della vita è qualcosa d’intrigante, ma anche di molto impegnativo. Eppure, basta ascoltare Lorena per capire come, nel suo caso, non ci sia la paura di entrare in contatto con realtà lontane, del genere che a volte può creare disillusione. Lorena ha ventotto anni e un grande sogno nel cassetto: fare la reporter. In quest'intervista scopriamo i desideri e le speranze di una giovane viaggiatrice, che non dimentica le sue origini e che non teme il cambiamento. Perché, alla fine, viaggiare ti evolve, arricchendoti l'anima. Partiamo dal tuo percorso. Come ti sei avvicinata al mondo dello spettacolo? «Con la danza, fin da piccola, e successivamente con il teatro. Essendo molto timida per natura, ho frequentato un corso per cercare di sconfiggere quest’eccessiva riservatezza. La passione per la recitazione e per il cinema c'è sempre stata, e sono stati questi due primi amori a farmi iscrivere al Dams. Da qui, ha preso il via una serie di coincidenze: mi sono ritrovata a fare pubblicità e poi finalmente, negli ultimi due anni, a interpretare un personaggio secondario in ‘Centovetrine’. Una grande soddisfazione, arrivata però dopo anni di studi teatrali e dopo aver frequentato il corso di recitazione di Giancarlo Giannini al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano. Ma ho anche un’altra grande passione, la scrittura: durante il mio percorso di studi ho fatto un breve stage a Torino Magazine, imparando a scrivere per esprimermi». È una strada che non hai mai pensato di abbondare, nonostante il fatto che sia sempre in salita? «No, mai. Sono partita da zero, ma ho sempre ricevuto un grandissimo appoggio da parte dei miei genitori. Sono stati loro ad accompagnarmi ai provini e a consigliarmi di partecipare a ‘Donnavventura’, dato il mio grande amore per i viaggi». Da giovane donna, come definiresti il mestiere di attore? «È una professione in cui non dirai mai “ok, sono arriva- Francesca, Aliuska e Lorena «Finalmente è venuta fuori la vera me: una ragazza solare, positiva e con la tendenza a sdrammatizzare» la protagonista torino magazine «Abbiamo vissuto per cento giorni a stretto contatto, con ritmi molto serrati: per questo ogni ragazza doveva avere una caratteristica ben definita che poi, inserita nell'insieme del gruppo, lo facesse funzionare alla perfezione» doveva giusto farci capire com'era strutturato il viaggio, ma le località le abbiamo scoperte giorno per giorno, quasi come fosse un work in progress. Ognuna di noi scriveva un reportage per la rivista a cui era stata 'assegnata' (quella di Lorena era Tv Sorrisi e Canzoni, ndr) e si occupava anche delle foto e dei video da pubblicare su Internet: il tutto 'fai da te', senza nessun tipo di assistenza. Inoltre, avevamo un compito ben definito (per Lorena era l’organizzazione della colazione tutte le mattine, ndr) e, a turno, la sera dovevamo scrivere sul diario di bordo. Abbiamo vissuto per cento giorni a stretto contatto, con ritmi molto serrati: per questo ogni ragazza doveva avere una caratteristica ben definita che poi, inserita nell'insieme del gruppo, lo facesse funzionare alla perfezione. Sicuramente, un altro aspetto fondamentale è stata la collaborazione totale: non si può andare avanti senza». Qual è stata la destinazione che ti ha affascinata di più? «Capo Verde: non trattandosi di isole turistiche, ho potuto vivere il luogo realmente, senza fronzoli o eccessive comodità. Ma il paese che mi è rimasto nel cuore è il Marocco: giorni affascinanti e intensi, incontri particolari e posti che ti sconvolgono. Il primo impatto con il deserto, per esempio, è stato fortissimo: il contatto con la natura è a 360 gradi, ci sono scorci ancora incontaminati e, soprattutto, un cielo mozzafiato». Cosa ti ha lasciato e cosa ti ha fatto capire quest’avventura? «Beh, la mancanza di contatto col tuo mondo (alle concorrenti è stata data la possibilità di sentire i familiari dopo quaranta giorni e solo per cinque minuti, ndr) facilita sicuramente il legame col gruppo, perché capisci che è quella la tua ‘famiglia’, almeno per un determinato lasso di tempo. E puoi fare affidamento solo sui suoi membri. Personalmente, penso di essere cambiata molto, finalmente è venuta fuori la vera me: una ragazza solare, positiva e con la tendenza a sdrammatizzare. Ho anche imparato a rispettare orari fissi e tempi ben scanditi, cosa che qua non faccio, non avendo un lavoro 'd'ufficio'». Dopo tutto questo carico emotivo, com'è stato il rientro? «Traumatico! Passi dal silenzio assoluto al 'rumore', ritrovi tutte le persone che hai lasciato. Il mio senso di smarrimento è stato grande: ave- vo passato l'ultimo mese e mezzo nella pace del deserto marocchino, ed è stato scioccante ritrovarmi di colpo nella mia realtà quotidiana. La prima settimana, infatti, l’ho trascorsa chiusa in casa, ho ripreso pian piano il contatto con il mio mondo». Hai già pensato al tuo prossimo viaggio? «Certo. Una delle ragazze del gruppo ‘Donnavventura’ è cubana, quindi vorremmo fare un on the road a Cuba. Con il mio fidanzato, invece, mi piacerebbe partire alla scoperta di Thailandia, Cambogia e Laos. Poi, sicuramente, vorrei ritornare in Messico: è stato il mio primo viaggio da sola con un'amica e ne sono rimasta conquistata». Sei stata via per cento giorni, ti è mancata la tua città? «Sì, la 'mia’ Torino... Piazza Vittorio e il Porto di Savona, il Balon... E poi quel camminare senza meta, scoprendo ogni volta un nuovo angolo segreto di questa meravigliosa città». I tuoi progetti futuri? «Diventare pubblicista e presentare un video documentario che sto preparando su Chiara Samugheo, la prima donna in Italia a diventare fotografa professionista. È un progetto interessante, che mi ha permesso di conoscere grandi artisti. Ora sto cercando i fondi per poterlo ultimare». Teatro, cinema, televisione e regia: qual è la tua vera passione? «Il teatro mi è servito per superare la timidezza, ed è anche ciò che dà più adrenalina. Una volta sul palco sai che non puoi sbagliare, non sei su un set dove, se fai un errore, basta girare di nuovo la scena. Al cinema e in televisione, infatti, mi sento sicuramente più protetta, riesco a gestire meglio lo spazio. Quanto alla regia, è fondamentale perché compensa il mio amore per la scrittura. Diciamo che tra recitazione e regia non riuscirei a scegliere, sono entrambe strade che vorrei percorrere, mondi ai quali non posso rinunciare perché connessi tra loro». Visto il tuo lavoro, hai mai pensato di trasferirti all'estero? «Sì, ci ho pensato, ma non c'è cosa migliore per un attore che recitare nella propria lingua, perché garantisce la maggior libertà di espressione possibile. Esprimermi al meglio in una lingua non mia sarebbe complicato. E poi il legame con il territorio è troppo importante, non voglio rischiare di perdere le mie radici». Un consiglio ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dello spettacolo. «È un mondo faticoso. Dovete tenere i piedi ben ancorati a terra e avere una famiglia che vi segua sempre, la sua protezione per me è stata fondamentale. Poi, servono tanto studio, costanza e moltissima passione. Se questa è veramente la strada che volete percorrere, non dovete arrendervi mai e, soprattutto, vi dovete proporre il più possibile: la gavetta è importantissima, vi permette di imparare direttamente sul campo. Mai stare a casa a piangersi addosso. Ma questo vale un po' per tutto». I