Dossier Brasile e Cile
Transcript
Dossier Brasile e Cile
DOSSIER BRASILE & CILE Ottobre 2009 A cura del Settore Crediti Corporate 2 DOSSIER BRASILE CONTENUTO Presenza e operatività delle banche italiane in Brasile, assetto e performance del settore bancario brasiliano ed altri elementi di approfondimento su questioni economico-finanziarie Dati macroeconomici relativi al Brasile e ai rapporti con l’Italia Dati di sintesi sul sistema bancario brasiliano 3 4 Presenza e operatività delle banche italiane in Brasile, assetto e performance del settore bancario brasiliano 5 6 Indice – Parte 1 Brasile 1. Le Banche italiane in Brasile 1.1 Presenza delle banche italiane in Brasile e collaborazione con intermediari locali 2. 1.2 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Brasile 1.3 Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario del Brasile 2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario brasiliano 2.2 Performance del sistema bancario e mercato del credito 2.3 Principali misure anticrisi 2.4 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS (cenni) 7 1. Le Banche italiane in Brasile1 1.1 Presenza delle banche italiane in Brasile e collaborazione con intermediari locali Sono presenti a San Paolo tre gruppi bancari italiani, ognuno con un ufficio di rappresentanza: Ubi Banca, Intesa Sanpaolo e Unicredit Group (tramite la affiliata in Germania HVB). E’ inoltre presente: BNP Paribas (capogruppo BNL) con una sussidiaria e quattro filiali a San Paolo, Rio de Janeiro, Curitiba e Belo Horizonte. Il Gruppo BNP Paribas ha, inoltre, acquistato recentemente il Banco BGN, che è presente soprattutto nel nord est del Paese e la cui attività è indirizzata all’offerta di prodotti e servizi su scala nazionale con particolare riferimento alle piccole e medie imprese. Infine, Crédit Agricole - Calyon (capogruppo Cariparma) è presente in Brasile con una filiale a San Paolo. Alla presenza diretta si aggiungono una serie di accordi di collaborazione tra banche italiane e intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le associate, è emerso che otto gruppi bancari italiani hanno stipulato accordi con controparti brasiliane al fine di assistere la rispettiva clientela nelle transazioni commerciali e finanziarie nonché di gestire le rimesse degli immigrati. 1.2 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Brasile Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema bancario italiano con il Brasile, nel mese di agosto 2009 è stata condotta una specifica indagine presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali dell’ABI, composto dalle maggiori banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi di tale indagine, alla quale hanno risposto dodici tra i maggiori gruppi bancari. 1 Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: Banca d’Italia, Deutsche Bank Research, Economist Intelligence Unit, Fondo Monetario Internazionale, elaborazioni ABI, ICE, The Institute of International Finance, ISTAT, Banco Central do Brasil, SACE, Sintesi 2000 srl, The World Bank, UNCTAD. 8 Plafond Complessivo (mln di €) (totale impegni in essere e disponibilità Agosto 2009) con Sace senza Sace Totale 1.637,4 Plafond utilizzato (mln di €) con Sace export altro** 1,4 0,0 886,9 export 818,2 altro** Totale 68,7 Util./T otale Totale a breve 0,3 1.637,0 Totale a m.l.t. 17,2*** 831,1 848,3 0,0 0,0 0,0 479,4 128,8 350,6 479,4 57% 17,5 2.468,1 2.485,6 1,4 1,4 0,0 1.366,3 947,0 419,3 1.367,7 55% Totale* 1,4 senza Sace 888,3 54% *Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come indistinti tra breve e lungo termine. **Finanziamenti concessi, anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, e/o ad imprese a capitale interamente straniero; finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private. ***comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito in convenzione con Sace. Complessivamente risulta un plafond stanziato in convenzioni quadro di 2.485 milioni di euro, di cui 1.367 milioni utilizzati (55% del totale). Il 66% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 34% è allocato sul medio-lungo termine. Per quasi la totalità il plafond stanziato non prevede copertura assicurativa e risulta allocato quasi esclusivamente sul medio/lungo termine. Per quanto riguarda più in dettaglio il livello di utilizzo delle risorse, il plafond senza copertura Sace è utilizzato al 65% sul breve termine e al 69% per finalità export. Tale allocazione riflette la natura della domanda di finanziamento per l’operatività delle imprese con il Brasile, che è sbilanciata sull’export a breve prevalentemente di prodotti tessili-manufatturieri, pellame, alimentari, calzature, apparecchiature elettroniche e mediche, prodotti ittici e confezioni. Infine, circa le prospettive di ulteriore sviluppo dell’attività delle banche italiane nel Paese, dalla medesima indagine è emerso l’interesse a monitorare il mercato e a valutare l’opportunità di un ulteriore rafforzamento delle relazioni bilaterali. 1.3 Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese Secondo gli ultimi dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, a marzo 2009 l’esposizione del sistema creditizio italiano verso il Brasile era pari a 2 miliardi di USD, equivalenti al 33% del totale dell’esposizione italiana verso i paesi dell’America Latina e Caraibi. Alla stessa data l’esposizione della Spagna verso il Brasile risultava pari a 110,5 miliardi di USD, la Francia era esposta per 15,9 miliardi di USD, la Germania per 7,8 miliardi di USD, il Belgio per 806 milioni di USD e l’Austria per 254 milioni di USD. Rating Brasile Standard and Poor’s Moody’s SACE BBB(settembre 2009) Baa3 (settembre 2009) 3/7 (settembre 2009) 9 A settembre del 2009 le agenzie Standard & Poor’s e Moody’s assegnavano al Brasile un rating pari rispettivamente BBB- e Baa3 (rischio accettabile). I parametri di valutazione sono positivi ma peggioramenti nel mercato potrebbero intaccare la solidità del Paese. Inoltre, la liquidità è accettabile ma con debole capacità di copertura del debito. Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue la classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo a cui partecipano le Export Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, a settembre del 2009 il Brasile si collocava nella terza categoria di rischio su sette (rischio basso), con un atteggiamento assicurativo di apertura senza restrizioni. 2 Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario del Brasile 2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario brasiliano Il settore bancario brasiliano è solido, diversificato e, grazie alle numerose riforme attuate negli ultimi anni, è regolato da un efficace sistema di supervisione. Livelli elevati di capitalizzazione hanno consentito alle banche di superare crisi, domestiche e regionali, tra cui la Tequila Crisis di fine 1994, la svalutazione del Real brasiliano (BRL) del 1999, la crisi Argentina del 2001-02 e la crisi di fiducia avvenuta nell’ottobre 2002, durante la fase preparatoria delle elezioni presidenziali. Inoltre, a differenza di numerosi Paesi OCSE, il sistema bancario brasiliano non ha subito perdite direttamente collegate alla crisi dei mutui subprime. Dagli anni novanta ad oggi, si è assistito ad un graduale consolidamento del settore bancario, anche favorito dall’attuazione Plano Real2, provvedimento adottato dal Governo nel 1994 per stabilizzare l’economia e combattere l’iperinflazione. Inoltre, lo sviluppo dell’attività bancaria ha avuto luogo di pari passo con la crescita del Paese; il Prodotto Interno Lordo brasiliano è infatti cresciuto ad una media annua del 2,5% nel decennio che va dal 1993 al 2003 e del 4,7% nel periodo 2003-2008 3. Oggi il settore si contraddistingue per la presenza di grandi conglomerati finanziari, i bancos multiplos4, che giocano un ruolo decisivo di intermediazione nel settore finanziario. Nella seconda metà degli anni novanta furono lanciati diversi programmi di ristrutturazione e rafforzamento del sistema bancario, che aveva accumulato elevati livelli di non performing loans e che era stato danneggiato dal fallimento di alcune grandi banche private. 3 Fonte: Deutsche Bank Research, Could Brazil Become a model for poorly managed Latin American economies?, agosto 2009. 4 Una delle principali riforme attuate ha introdotto, nel 1988, i bancos multiplos; la riforma ha consentito alle banche private di operare simultaneamente - previa autorizzazione del Conselho Monetario Nacional in quattro aree: commercial banking, investment banking, real-estate finance e consumer finance. Le banche pubbliche invece non sono state autorizzate a costituire uffici dedicati all’investment banking, ma possono svolgere attività di development banking. 2 10 Secondo gli ultimi dati disponibili della Banca Centrale brasiliana, Banco Central do Brasil, a fine 2008, il totale asset del settore bancario ammontava a circa 1.414 miliardi di USD (in diminuzione del 2% rispetto al valore registrato l’anno precedente, principalmente a causa del rallentamento dell’attività economica). Il numero di istituti bancari operanti nel Paese si è ridotto notevolmente, da 240 nella seconda metà degli anni novanta agli attuali 154. Il settore presenta inoltre un elevato grado di concentrazione, sia in termini di asset che di distribuzione geografica sul territorio, con il 57,2% delle istituzioni finanziarie localizzato nelle aree più ricche del sud-est del Paese (in particolare, il 31,5% è nello stato di San Paolo, il 14,5% nello Stato di Minas Gerais e il 9% nello Stato di Rio de Janeiro). A fine 2008, secondo gli ultimi dati dell’Economist Intelligence Unit, le prime 10 e le principali 50 banche operanti nel Paese - incluse quelle estere - pesavano rispettivamente per il 76,4% e l’86,6% del totale asset5. a) Banche commerciali domestiche A fine 2008 le prime 10 banche brasiliane detenevano il 63% degli asset di settore. Più in particolare, come evidenziato nella tabella sottostante, la quota di mercato di ItauUnibanco e Banco Bradesco - maggiori banche private - era pari complessivamente al 31,1%, mentre Banco do Brasil e Caixa Economica Federal - principali banche pubbliche pesavano per il 24,4% del totale. Tab. 1 Totale Asset delle 10 principali banche domestiche (2008) Banche Asset (US$bn) Quote di mercato (%) Itau-Unibanco 270,1 19,1 Banco do Brasil* 217,1 15,4 Banco Bradesco 170,0 12,0 Caixa Economica Federal 126,6 9,0 Banco Votorantim 32,1 2,3 Banco Safra 28,5 2,0 Nossa Caixa 23,2 1,6 Banrisul 10,9 0,8 Banco BNB** 6,9 0,5 Banco Alfa 6,7 0,5 Totale mercato 1.413,6 100 * Controllata dallo Stato. Banco do Brasil ha completato l’acquisto di Nossa Caixa nel novembre del 2008. ** Detenuta dallo stato di Rio Grande do Sul. Fonte: EIU, Country Finance: Brazil, 2009 Fonte: EIU, Country Finance: Brazil, aprile 2009. Secondo i dati forniti da Sintesi 2000, a giugno del 2008, le prime 10 banche del Paese incidevano per l’80% dei depositi e per il 69% del patrimonio netto. 5 11 La struttura attuale del sistema bancario brasiliano è il risultato di una serie di operazioni di fusione e di acquisizione effettuate negli ultimi anni non solo da gruppi privati, ma anche dai principali istituti bancari pubblici. BancoBradesco, seconda banca privata e terza in assoluto per asset con un peso del 12%, ha acquisito negli anni alcune banche di piccola e media dimensione: a) Banco Bilbao Vizcaya Brasil per 2,63 miliardi di BRL (circa 989 milioni di USD) nel 2003; b) si è aggiudicato l’89,96% di Banco do Estrado do Maranhão (BEM) per 78 milioni di BRL (circa 26,7 milioni di USD) nel 2004; c) la banca pubblica Banco do Estrado do Ceará (BEC) per 700 milioni di BRL (circa 313 milioni di USD) nel 2005; d) Banco BMC per 800 milioni di BRL (circa 393 milioni di USD) nel 2007. Inoltre, nel novembre del 2008, Banco Itaù ha acquisito Unibanco per 12,5 miliardi di USD, costituendo Itau-Unibanco, oggi la più grande banca in America Latina, con una quota di mercato pari al 19,1% degli asset di settore. Infine, ulteriori modifiche nell’assetto del settore si sono verificate nell’ultimo anno grazie al provvedimento (MP 443/2008) adottato il 22 ottobre 2008 dalla Banca Centrale, ai sensi del quale è consentito alle banche pubbliche, Banco do Brasil e Caixa Economica Federal, di costituire sussidiarie e realizzare fusioni e acquisizioni di banche in difficoltà. Dal provvedimento, che rimarrà in vigore fino al 30 giugno 2011, sono già conseguite alcune operazioni di rilievo. In particolare, la principale banca pubblica, Banco do Brasil6, ha acquisito partecipazioni in alcune delle principali banche brasiliane: nel novembre del 2008 il 100% di Nossa Caixa - banca precedentemente detenuta dallo Stato di San Paolo - per 5,4 miliardi di BRL (circa 3 miliardi di USD) e, nel gennaio del 2009, il 49% di Banco Votorantim - quinta banca privata del Paese - per 4,5 miliardi di BRL (circa 2,4 miliardi di USD). b) Banche commerciali estere Nel 2008 le prime dieci banche estere presenti nel Paese detenevano il 18,4% degli asset totali. Di queste tre occupavano rispettivamente il 4° (Santander), 6° (HSBC) e 10° (Citibank) posto in termini di quota asset rispetto all’intero settore bancario7. L’operazione è in linea con un progressivo rafforzamento della più grande banca pubblica retail. Recentemente il Banco do Brasil ha rafforzato la regolamentazione in materia di governance nonché migliorato la propria gestione sia in termini di maggior indipendenza che di efficienza. Fonte: EIU, Industry Report Financial Services: Brazil, agosto 2009. 7 Nel 2005 la metà, ovvero cinque dei dieci principali istituti bancari presenti, era controllata da intermediari esteri (Banco Santander Central Hispano, Banco ABN Amro Real, HSBC, Citibank, BankBoston). 6 12 Tab. 2 Totale Asset delle 10 principali banche estere (2008) Banche Asset (USD bn) Quote di mercato (%) Banco Santander (Spagna) 147,5 10,4 HSBC (UK) 48,0 3,4 Citibank (USA) 17,3 1,2 BNP Paribas (Francia) 12,0 0,8 Crédit Suisse (Svizzera) 10,0 0,7 UBS Pactual (Svizzera) 8,3 0,6 Deutsche Bank (Germania) 7,4 0,5 JP Morgan Chase (US) 3,8 0,3 Rabobank (Paesi Bassi) 3,3 0,2 ABC-Brasil (Bahrain) 3,2 0,2 Totale mercato 1.413,6 100 Fonte: EIU Country Finance: Brazil, 2009 Le banche estere svolgono molteplici attività, tra cui principalmente di trade finance, operazioni valutarie e finanziamenti a sussidiarie di gruppi multinazionali nel Paese, attingendo alla raccolta ottenuta dalla clientela corporate e da fonti estere. Banco Santander è la principale banca estera per asset, con un peso pari nel 2008 al 10,4% del totale; quota raggiunta a seguito dell’acquisizione a fine 2007 di Banco Real – la filiale brasiliana di Dutch ABN Amro – che ha determinato un incremento del 100% degli asset del gruppo nel Paese (da 65,7 agli attuali 147,5 miliardi di USD)8. Il gruppo utilizzerebbe il ricavato dell’operazione per espandere la rete di filiali e sportelli ATM, in particolare nel sud e nel sud-est del Paese, aree con prospettive di sviluppo maggiori. Operano altresì in Brasile HSBC, sesta banca in termini di asset con 48 miliardi di USD (in aumento nel 2008 rispetto ai 40 miliardi dell’anno precedente) e Citibank, decima banca con 17,3 miliardi di USD (in diminuzione rispetto ai 31,7 miliardi di USD del 2007). Lo scorso aprile, infine, la banca svizzera UBS ha ceduto la controllata brasiliana UBS Pactual a Btg Investments, società di investimento locale, per circa 2,5 miliardi di USD. c) Banche pubbliche di sviluppo nazionali e regionali In Brasile vi sono numerose banche di sviluppo che forniscono finanziamenti a medio e lungo termine ad imprese operanti nel Paese. La principale è il Banco Nacional de Desenvolvimiento Economico e Social (BNDES), con sede a Rio de Janeiro, che ha il compito di coadiuvare le politiche di investimento del Governo Federale. Per il 2009, il BNDES ha previsto di erogare finanziamenti per circa 120 miliardi di BRL (pari a 64 miliardi di USD) - una quota pari a circa il 3% del PIL – al fine di sostenere il settore privato. Secondo gli ultimi dati ufficiali, nel gennaio 2009, la banca aveva già approvato prestiti per 121,5 miliardi di BRL (+ 27%), di cui 92,5 miliardi già erogati (circa 8 Secondo recenti fonti di stampa, vi è in corso un aumento di capitale di circa 4,8 miliardi di euro. 13 50 miliardi di USD), con un incremento del 43% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Più in particolare, a gennaio 2009 i finanziamenti destinati al settore industriale ammontavano a 39 miliardi di BRL (con un peso pari al 43% del totale), in aumento del 51% rispetto a gennaio 2008; quelli destinati alle infrastrutture, raggiungevano invece i 35 miliardi di BRL (39% del totale), con un incremento del 36% rispetto all’anno precedente9. Nel Paese sono altresì presenti banche di sviluppo regionale, controllate da Governi Federali, che offrono equity financing e prestiti alle piccole e medie imprese. Tra queste, la banca maggiormente attiva è il Banco do Nordeste do Brasil (BNB) di Fortaleza che svolge anche attività commerciali ed è il braccio finanziario della Superintendência do Desenvolvimento de Amazônia (SUDAM). Si ricorda inoltre che, nel dicembre del 2007, sette Paesi sudamericani (Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Paraguay, Uruguay e Venezuela) hanno lanciato il progetto “Banco del Sur”, che prevedeva la costituzione di una banca di sviluppo regionale. La banca, che avrebbe dovuto avere la propria sede in Venezuela, doveva costituire una fonte di finanziamento multilaterale alternativo rispetto alle risorse della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, per finanziare lo sviluppo dei Paesi membri. Il progetto, che doveva essere finalizzato entro la fine del 2008, è rimasto tuttora fermo a causa di una serie di difficoltà a trovare un accordo tra i Paesi coinvolti sia sulle modalità di finanziamento sia sul funzionamento della banca stessa. 2.2 Performance del sistema bancario e mercato del credito Performance del sistema bancario: rendimento e spread Nel 2008, il ROA medio delle principali banche private era dell’1,9% (rispetto al 2,4% del 2007), mentre il ROE si attestava al 23,5% (rispetto al 22,4% del 2007), un risultato ascrivibile alla forte espansione dell’attività creditizia ed a spread molto elevati. I livelli di spread hanno reso il settore bancario brasiliano uno dei più profittevoli a livello mondiale. Nonostante la lieve riduzione della forchetta tra i tassi attivi e passivi, a giugno 2009 l’ampiezza media delle spread era estremamente elevata, intorno al 27,2% (in diminuzione dal 30% registrato a dicembre 2008, ma in aumento rispetto al 22,3% di fine 2007). Dopo il picco del 2008, i tassi attivi al settore privato (sia corporate che al consumo) hanno subito una riduzione, ma permangono su livelli estremamente elevati rispetto agli standards internazionali. A giugno 2009, il tasso medio al settore corporate si attestava al 27,4%, in riduzione rispetto al picco del 31,4% di novembre 2008, ma in 9 Fonte: EIU, Country Finance 2009: Brazil, aprile 2009. 14 rialzo rispetto al 22,9% di dicembre 2007. Per quanto concerne il credito al consumo, il tasso ammontava al 45,6% a giugno 2009, in diminuzione rispetto al 58,1% di novembre 2008, ma in aumento rispetto al 43,7% registrato a dicembre 2007. Alla luce del rallentamento dell’economia, il Governo ha recentemente preannunciato la possibilità di nuove misure volte a mitigare il livello di spread. I fattori che fino ad oggi hanno impedito significative riduzioni – nonostante le misure già adottate10 - sono molteplici e di duplice natura, storica e strutturale. Al relativamente breve track record di bassa inflazione e stabilità valutaria si aggiungono gli effetti determinati dall’elevato fabbisogno di finanziamento pubblico, dall’alta incidenza dei pagamenti in arretrato (e quindi rischio di credito più alto), dalle consistenti emissioni di debito pubblico, dagli elevati requisiti di riserva obbligatoria (nonostante la riduzione rimangono intorno al 40% per i depositi in conto corrente) e dalla mancanza di competitività nel comparto. In prospettiva, un fattore che contribuirà ad esercitare una pressione verso il basso sui tassi, secondo gli analisti, sarà dato dalle nuove disposizioni regolamentari sulle fees bancarie: il numero standard di fee è stato infatti portato dal 55 a 20; esse sono state rese più uniformi per aumentare la trasparenza, e la Banca Centrale ha stabilito nuove regole per gli incrementi delle commissioni. Domanda e offerta di credito Tra il 2004 e metà del 2008, quando la crisi dei mercati finanziari internazionali ha colpito l’economia brasiliana, la domanda di credito ha subito un aumento costante, nonostante l’elevato livello dei tassi di interesse. A tale andamento hanno contribuito sia il comparto retail che quello corporate, grazie alla stabilità del contesto macroeconomico, e ad un generale clima di fiducia degli operatori. La prolungata e stabile crescita economica ha determinato un marcato aumento dell’offerta di credito. Secondo dati della Banca Centrale, dal 2005 al 2008 il credito complessivo al settore privato ha fatto registrare un aumento annuo del 25% circa. In particolare, dal 2007 al 2008 lo stock di finanziamenti in essere concessi al settore privato è aumentato del 29,6%, passando da 910,6 a 1.180 miliardi di BRL (circa 634 miliardi di USD). A fine 2008 il 58% dei finanziamenti era destinato alle imprese, mentre il rimanente 42% alle famiglie11. Parallelamente, lo stock di crediti al settore pubblico ha subito un incremento del 45% anno su anno, passando dai 18,83 ai 27,21 miliardi di BRL (circa 14,7 miliardi di USD) da fine 2007 a fine 2008. Tra le misure adottate vi è il rafforzamento del controllo sulle spese collegate alle attività di retail banking, nonché il dimezzamento delle tasse sulle transazioni finanziare per il credito al consumo. 11 Fonte: EIU, Country Finance, aprile 2009. 10 15 Più in particolare, sul segmento retail il trend positivo è riconducibile al recupero di potere d’acquisto dei salari reali, che a partire dal 2004 ha determinato l’espansione della domanda per il credito al consumo, agevolata dall’introduzione di un sistema di garanzia dei finanziamenti ancorato alle retribuzioni percepite dai lavoratori. In particolare, tra il 2000 e il 2009 (giugno), il credito al consumo è cresciuto passando da 52 miliardi di BRL a 434 miliardi di BRL (circa 247 miliardi di USD); oggi esso rappresenta circa il 45% del totale. Anche il mercato dei mutui ipotecari ha subito un rapido sviluppo, con un totale di finanziamenti passato dall’1,3% del PIL, alla fine del 2005 al 2,1% alla fine del 2008. Permangono tuttavia ampi spazi per un ulteriore sviluppo dell’attività nel comparto, che potrà essere sostenuto dalle iniziative promosse dal Governo volte a colmare la carenza strutturale di abitazioni e dalle iniziative (cfr. paragrafo misure anticrisi). Per quanto riguarda invece il segmento corporate, tra il 2000 e il 2009 (giugno), il credito è raddoppiato attestandosi su 463 miliardi di BRL (circa 263 miliardi di USD) 12. Tale andamento è stato sostenuto dalle riforme sulla legge fallimentare nel 2004, che hanno rafforzato l’escutibilità delle garanzie e semplificato le procedure di liquidazione. Inoltre, l’aumento dei flussi di esportazione e la crescita del consumo privato hanno stimolato la domanda di credito da parte delle imprese, in particolare di piccola e media dimensione, mentre le imprese più grandi hanno fatto un maggior ricorso al mercato di capitali13. Anche sul lato della raccolta si è assistito ad un sensibile aumento dei depositi, segno della fiducia degli operatori nel sistema. Secondo la Banca Centrale brasiliana, il rapporto tra depositi e PIL ha raggiunto il 70% nel 2008, valore superiore a quello medio della regione. Parallelamente, dal 2000 al 2008, il numero di conti correnti, secondo la Federaçao Brasiliera de Bancos - Febraban (Associazione bancaria locale), è aumentato del 97,3%, raggiungendo quota 126 milioni14, a conferma di un crescente grado di bancarizzazione. L’andamento del credito corporate dipende principalmente dalla domanda di imprese di piccola e media dimensione poiché, quelle più grandi, si rivolgono essenzialmente al mercato dei capitali. Fonte: EIU Financial Services Report, agosto 2009. 13 Si segnala inoltre che sia sul segmento retail che su questo corporate si è registrato un graduale allungamento delle scadenze: a settembre 2008, prima che gli effetti della crisi internazionale si emergessero in modo più marcato nel Paese, i finanziamenti alle imprese duravano in media 310 giorni (rispetto ai 275 registrati nel 2007), mentre quelli al consumo raggiungevano i 486 giorni (rispetto ai 439 del 2007). A seguito del rallentamento dell’economia, sul segmento corporate la durata media si è ridotta nuovamente a 270 giorni (maggio 2009), mentre si è ulteriormente allungata per il retail fino a 495 giorni. 12 Secondo le indagini della Febraban, i brasiliani detengono più di un conto corrente a persona. Nel 2006, solamente la metà della popolazione “economicamente attiva” pari a circa 98 milioni di persone, disponeva di un conto corrente. Fonte: EIU, Financial Services indicators and forecasts: Brazil Report, 2009. 14 16 Effetti della crisi sul mercato del credito A partire dal quarto quadrimestre del 2008 il mercato del credito ha subito un marcato rallentamento 15 , quale riflesso della crisi finanziaria internazionale. A febbraio 2009, il credito al consumo (nuove operazioni) è diminuito del 5%, rispetto allo stesso periodo del 2008 (in controtendenza, si sono registrati incrementi solo per lo scoperto di conto corrente, +3% e per le carte di credito, +6,4%). Parallelamente l’indice di insolvenza nel comparto retail è passato dal 7,1% del 2008 all’8,3% del febbraio 2009. Nello stesso periodo, per quanto riguarda i finanziamenti corporate, le nuove aperture di credito sono diminuite del 9,5%. A causa della scarsa liquidità dei mercati, le imprese di grande dimensione – impossibilitate ad ottenere credito da banche internazionali o sul mercato dei capitali - hanno attinto al sistema bancario locale, sottraendo risorse disponibili per le aziende piccole e medie. Anche l’indice di insolvenza del settore corporate è peggiorato, raggiungendo quota 2,3% nel febbraio del 2009, rispetto all’1,6% del settembre 2008. Infine, per effetto della crisi internazionale, il settore pubblico si è dovuto rivolgere in maniera crescente al mercato domestico; con uno stock di credito ricevuto che ammontava a circa 28,12 miliardi di BRL a marzo del 2009 (oltre 15 miliardi di USD). Complessivamente, secondo gli ultimi dati disponibili, lo scorso marzo i Non Performing Loans (con ritardi di pagamento di almeno 90 giorni) ammontavano al 3,6% del portafoglio prestiti dell’intero sistema finanziario brasiliano, in aumento rispetto al 2,8% registrato a settembre del 2008. Più in particolare, la qualità degli asset delle banche private locali è peggiorata con un ritmo superiore rispetto a quella delle banche estere: a marzo 2009, i NPLs registrati dalle banche domestiche ammontavano a 4,5% (in rialzo rispetto al 3,3% di settembre 2008) mentre quelli riportati dalle banche estere ammontavano a 3,9% (in aumento rispetto al 3,3% di settembre 2008). 2.3 Principali misure anticrisi Secondo quanto osservato dagli analisti del Fondo Monetario16, la trasmissione degli effetti della crisi internazionale all’economia brasiliana è avvenuta attraverso la contrazione repentina delle fonti di finanziamento esterno, il deprezzamento dei beni esportati nonché la contrazione dei volumi di esportazioni. Inoltre, le imprese di grandi dimensione e le Secondo le rilevazioni dell’EIU, durante il periodo gennaio-ottobre 2008, lo stock di finanziamenti in essere al settore privato è aumentato del 2,3% mensilmente mentre, da novembre 2008 a febbraio 2009, l’incremento registrato era sceso allo 0,79% seguito però da un aumento del 2,75% nel mese successivo. Fonte: EIU, Country Finance: Brazil, aprile 2009. 16 Fonte: Fondo Monetario Internazionale, Public Information Notice (PIN) No.09/92, luglio 2009. 15 17 società finanziarie hanno dovuto far fronte all’illiquidità del mercato. Anche le piccole e medie imprese, d’altra parte, hanno risentito della tensione di liquidità, sperimentando crescenti difficoltà nell’accesso al credito. Tra metà settembre e fine dicembre 2008, l’indebolimento delle condizioni esterne ha portato al deprezzamento del 23% della moneta brasiliana nei confronti del dollaro. Misure adottate dal Banco Central do Brasil (BCB) Il Banco Central do Brasil (BCB), alla fine del 2008, si è dichiarato pronto a sostenere le imprese con esposizioni in valuta, e scadenza nel 2009, attraverso linee di credito, per un ammontare complessivo di 36 miliardi di USD. Inoltre, per contrastare gli effetti della crisi il Comitato di politica monetaria (Coprom) del BCB è intervenuto più volte sul tasso di interesse di riferimento (SELIC - Sistema Especial de Liquidaçao e Custodia): una prima volta a gennaio (con una riduzione di un punto percentuale) portando il tasso al 12,75%, una seconda a giugno, fissando il tasso al 9,25% ed un’ultima volta a luglio, data in cui il SELIC ha raggiunto il livello più basso registrato dagli anni sessanta, ovvero 8,75%17. Le Autorità sono altresì intervenute due volte per ridurre il livello di riserva obbligatoria, per sostenere in particolare le banche di minore dimensione. Infine, con l’obiettivo di favorire alcuni settori ritenuti prioritari per lo sviluppo del Paese, la Banca Centrale ha imposto alle banche di concedere finanziamenti al settore agricolo per un minimo del 30% dei depositi a vista, nonché il 70% dei rural savings accounts; tale misura, introdotta a fine ottobre del 2008, rimarrà in vigore fino a giugno del 2010. Misure adottate dal Governo Al fine di assicurare un regolare funzionamento del mercato bancario, il Governo ha annunciato lo scorso marzo la costituzione del Fundo Garantidor de Crédito, volto a rafforzare lo schema esistente di assicurazione dei certificati di deposito bancari (Certificados de Depositos Bancarios - CDB), attraverso l’estensione della copertura dello Stato, da 60.000 BRL (32.400 USD) a 20 milioni di BRL (10,7 milioni di USD) per investitore e per istituzione. Il fondo garantirà certificati di deposito bancari fino ad un massimo complessivo di 5 miliardi di BRL (circa 2,7 miliardi di USD) per ogni singola istituzione finanziaria. Il Governo è intervenuto altresì con riferimento al mercato immobiliare con il programma Sistema Financiero de Habitaçao che ha innalzato il limite massimo dell’importo finanziabile dal 70% al 90% del valore dell’immobile; collegato a tale programma è lo stanziamento di risorse per la concessione di mutui di importo contenuto (fino a circa 17 Fonte: The Economist, Set to shrink, febbraio 2009. 18 70.000 USD) a tassi agevolati. Anche le istituzioni finanziarie non bancarie, quali le cooperative e le società finanziarie, saranno autorizzare ad erogare questo tipo di finanziamenti. Nel marzo del 2009 il Governo ha altresì annunciato di voler avviare un ulteriore progetto finalizzato alla costruzione di 1 milione di case destinate a famiglie a basso reddito, il cui costo complessivo ammonterebbe a 34 miliardi di BRL (pari a 18 miliardi di USD). Credit swap facility Il Brasile inoltre beneficia, insieme ad altri tre Paesi18, di una credit swap facility in USD, messa a disposizione dalla US Federal Reserve alla fine di ottobre 2008 (e fino a febbraio 2010), per far fronte alle difficoltà riscontrate nel rimborso dei debiti in valuta. I finanziamenti, del valore massimo di 30 miliardi di USD per Paese, sono volti ad iniettare liquidità nei mercati finanziari e ridurre le difficoltà nell’ottenimento di dollari19. *** Outlook In termini prospettici, secondo gli analisti, l’outlook sulla domanda di servizi finanziari nel mercato brasiliano per il 2010 rimane favorevole, in linea con le aspettative di ripresa dell’economia e con gli effetti, necessariamente ritardati nel tempo, delle misure di politica monetaria espansiva adottate dalle Autorità. Tuttavia, il permanere di tassi elevati, associato a fattori socio-demografici, potrebbe limitare in modo significativo l’espansione del mercato. Con una popolazione di 192 milioni di persone ed un PIL pari a circa 1,6 trilioni di USD, il Brasile nel 2008 è il più ampio mercato per i servizi finanziari dell’America Latina; tuttavia la concentrazione della ricchezza rimane ancora elevata e l’aumento, in termini numerici, della popolazione “bancabile” è previsto che si verifichi in modo lento e graduale. Parimenti, il fabbisogno di finanziamento dello Stato, sebbene con un trend decrescente, continuerà a produrre un effetto “spiazzamento” sul settore privato, contribuendo altresì a mantenere alto il livello dei tassi di interesse20. Hanno altresì beneficiato della linee di credito temporanee il Banco de Mexico, la Bank of Korea e la Monetary Authority of Singapore. I finanziamenti sono stati messi disposizione dalla Fed quali riconoscimenti dei progressi che i quatto Paesi hanno svolto a partire dall’inizio degli anni novanta in termini di consolidamento della stabilità economica. Fonte: ICE, Rapporto congiunto, giugno 2008. 19 Fonte: Federal Reserve Press Release, ottobre 2008. 20 Fonte: EIU, Industry Report Country Finance: Brazil, agosto 2009. 18 19 2.4 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS (cenni) Nel 2004 il Brasile è stato tra i primi Paesi emergenti a realizzare un programma per l’implementazione graduale dell’Accordo sul Capitale di Basilea II, che dovrebbe concludersi nel 2011. Come evidenziato nel grafico sottostante, dal 2004 ad oggi, l’indice di capitalizzazione ponderato per il grado di rischio dell’attivo è rimasto stabile, oscillando tra il 17,5% ed il 19%. Nel 2008 l’indice si attestava al 18%, ovvero superiore all’indice minimo previsto dalla regolamentazione21. Graf. 1 Risk-based Capital Adequacy Ratio 20 18,7 17,8 17,3 16,3 16 14 18,5 17,4 18 13,8 18 16,7 14,5 Regualtory Min. capital ratio (11%) % 12 10 Basel Min. captital ratio (8%) 8 6 4 2 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 set-08 2008 Fonte: Banco Central do Brasil Per quanto riguarda infine le regole contabili, la Banca Centrale ha adottato gli International Accounting Standards (IAS) a partire dall’aprile 2002 e dal dicembre 2006 i bilanci sono redatti in conformità con gli International Financial Reporting Standards (IFRS). Con la Risoluzione 2099 del 1994 l’indice minimo di capitalizzazione ponderato per il grado di rischio è stato fissato all’8%; nel 1997 le Autorità brasiliane hanno aumentato l’indice all’11%. 21 20 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS SB BR RA AS SIIL LE E Dati macroeconomici relativi al Brasile e ai rapporti con l’Italia 21 BRASILE (ottobre 2009) Key Numbers dell’economia Indicatore 1997 2005 2006 2007 2008 2009 Italia UE27 (maggio) (5/2009) (5/2009) PIL nominale (mld US$) 871 882 1.089 1.334 1.575 1.399 Variazione PIL Reale (%) 3,4 3,1 3,9 5,6 5,1 -1,0 5.317 4.788 5.829 7.047 8.207 10,6 9,8 10 9,3 7,9 9,4 8,6 9,7 Tasso di inflazione medio (%) 6,9 6,9 4,2 3,6 5,7 4,9 0,6 0,6 Debito Pubblico (mld $) 276 428 499 649 463 606 2.422,9 n.d. Debito estero (mld $) 198 187 192 229 231 216 n.d. n.d. Debito Pubblico/PIL % 34,6 46,7 45 45,1 36,9 41,8 115,5 74,6 Debito estero/PIL % 22,8 21,2 17,6 17,2 14,7 15,5 n.d. n.d. PIL pro-capite (US $) Tasso di disoccupazione (%) Saldo bilancia Commerciale (mln di $) Popolazione (milioni di abitanti) Tasso di crescita della popolazione (%) 2.073 15.955 -4,2 -5,0 7.196 35.680 32.170 -6.753 44.703 46.457 40.032 24.836 19.143 -2.223 -129.327 163,8 184,2 186,8 189,3 191,9 194,4 58,1 496 1,5 1,5 1,4 1,4 1,3 1,3 0,0 0,2 Fonte: EIU Interscambio Italia-Brasile (valori in milioni di euro) 2005 2006 2007 2008 2009* Esportazioni 2.034 2.227 2.560 3.354 1.176 Importazioni 2.882 3.444 3.783 3.842 1.308 -848 -1.216 -1.222 -488 -132 4.917 5.672 6.344 7.197 2.484 Saldo Interscambio Totale Fonte: Istat * Giugno 2009 Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, le esportazioni italiane in Brasile nel periodo 20052008 sono aumentate del 65%, passando da 2.034 a 3.354 milioni di Euro. Nello stesso periodo sono aumentate anche le importazioni, ma in misura più contenuta, passando da 2.882 a 3.842 milioni di Euro (+35%). L’interscambio totale è passato dai 4.917 milioni di Euro del 2005 ai 7.197 milioni di Euro del 2008, con un incremento del 46%. 22 Secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati a giugno 2009, l’Italia risultava il 10° Paese cliente del Brasile, con una quota di mercato pari al 2,16%, in calo rispetto al 2007 (2,97%). POS. Paese Mld Dollari USD 2007 Mondo 2008 % Quota 2009 % 2007 2008 2009 2008/2009 73,21 90,60 69,9 100.00 100.00 100.00 -22.83 4,90 7,40 10,4 6.71 8.17 14.95 41.14 1 Cina 2 Stati Uniti 11,90 12,80 7,23 16.37 14.19 10.35 -43.74 3 Argentina 6,30 8,50 4,94 8.62 9.48 7.06 -42.47 4 Olanda 3,60 5,07 3,8 4.98 5.60 5.53 -23.80 5 Germania 3,30 3,80 2,7 4.54 4.19 3.92 -27.80 6 Giappone 2,00 2,50 1,9 2.83 2.80 2.80 -22.86 7 Regno Unito 1,40 1,76 1,7 2.00 1.95 2.43 -3.59 8 Venezuela 2,00 2,18 1,66 2.75 2.42 2.37 -24.15 9 Belgio 1,80 2,00 1,57 2.51 2.26 2.25 -23.32 10 Italia 2,10 2,50 1,51 2.97 2.789 2.16 -39.89 Fonte: ICE Le principali merci importate dal Brasile sono altri semi di soia, caffè, legno, minerali di ferro, cuoio, pelli bovine, calzature, carni bovine, estratti dall’olio di soia (Fonte ICE). Per quanto riguarda il lato delle importazioni, a giugno 2009 l’Italia risultava essere l’8° Paese fornitore, con una quota di mercato pari al 2,96% rispetto al 2,86% del 2007. POS. Paese Mondo Mld Dollari USD % Quota % 2007 2008 2009 2007 2008 2009 2008/2009 52,63 79,35 55,98 100.00 100.00 100.00 - 29.45 1 Stati Uniti 8,56 11,32 9,72 16.26 14.28 17.37 - 14.13 2 Cina 5,21 8,94 6,76 9.90 11.28 12.09 - 24.35 3 Argentina 4,69 6,23 4,98 8.92 7.86 8.90 - 20.10 4 Germania 3,87 5,56 4,29 7.36 7.01 7.67 - 22.84 5 Giappone 2,08 3,13 2,64 3.96 3.95 4.72 - 15.69 6 Sud Corea 1,53 2,63 1,9 2.91 3.32 3.41 - 27.62 7 Nigeria 1,94 3,06 1,84 3.69 3.86 3.29 - 39.80 8 Italia 1,50 2,18 1,65 2.86 2.75 2.96 - 24.18 9 Francia 1,60 2,19 1,64 3.06 2.76 2.93 - 25.06 10 Messico 0,867 1,31 1,22 1.65 1.65 2.19 - 6.35 Fonte: ICE 23 Le principali merci esportate dall’Italia in Brasile sono macchine strumentali ed altri prodotti a media tecnologia. Investimenti Diretti Esteri A dicembre 2008, l’afflusso degli Investimenti Diretti Esteri in Brasile ammontava a 45 miliardi di USD, in aumento del 30% rispetto all’anno precedente (34,5 miliardi di USD) e di circa il 200% rispetto al 2005 (15 miliardi di USD). Secondo gli ultimi dati a disposizione, nel 2008 il peso degli IDE sul PIL era pari al 18,3% (Fonte UNCTAD). Per quanto riguarda gli IDE italiani, come illustrato dal grafico seguente, tra il 1997 ed il 2000 gli sono aumentati del 144% circa, passando dai 199,3 milioni di euro al picco di 485,2 milioni di euro. Mentre nel periodo successivo, ovvero a partire dal 2000, si è registrata una diminuzione continua (pari circa al 76%) che ha portato il flusso di IDE ad attestarsi a 112,5 milioni di euro a fine 2008; secondo le recenti stime di Banca d’Italia, a giugno 2009 gli IDE italiani in Brasile ammontavano a 45 milioni di euro. Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti brasiliani in Italia, si evidenza un flusso costante nel periodo che va dal 1997 al 2005 pari a circa 12 milioni di euro. Un aumento significativo si è rilevato tra il 2006 e il 2008 periodo durante il quale gli investimenti diretti brasiliani in Italia sono passati da 96,4 a 173 milioni di euro. A giugno del 2009, gli IDE brasiliani in Italia ammontavano a circa 9,5 milioni di euro. Investimenti Diretti Esteri (flussi, milioni di Euro) 550 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 no gi ug 08 20 09 20 07 20 06 20 05 20 04 20 03 20 02 20 01 20 00 20 99 19 98 19 19 97 0 IDE italiani in Brasile IDE brasiliani in Italia Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia 24 Secondo i dati ICE, i settori in cui sono concentrati gli investimenti italiani continuano ad essere quelli della meccanica e delle tecnologie (tradizionalmente si tratta di attrezzature e macchinari per l’industria manifatturiera leggera, macchine tessili, per la lavorazione dei metalli, della ceramica, del legno), dei beni di consumo (principalmente moda, calzature e casa/arredo) e dei prodotti agroalimentari. In Brasile sono presenti circa 250 imprese, italiane tra le quali la Fiat (che si è stabilita in Brasile da oltre 50 anni con impianti produttivi della Fiat Auto, Teksid, Magneti Marelli, Comau, CNH), Pirelli (che opera nel settore dei cavi oltre che nella gomma) da 80 anni e Telecom22. 22 Fonte: Rapporto ICE 25 26 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S S SIIS ST TE EM MA AB BA AN NC CA AR RIIO O Dati di sintesi sul sistema bancario brasiliano 27 28 Data analisi 26/10/09 KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO BRASILE Struttura: Dati in miliardi Numero Numero per Total Assets Mercato dei prestiti Mercato dei depositi di US$ effettivo cui i dati sono (valore assoluto e (valore ass. e % su (valore ass. e % su disponibili percentuale su tot) tot) tot.) Banche statali 14 9 400,4 30,50% 136,0 30,92% 294,3 36,87% Banche private n.d. 18 548,8 41,80% 187,5 42,60% 316,6 39,65% Banche estere n.d. 20 357,0 27,19% 114,4 26,0% 182,7 22,89% Non identificate n.d. 3 6,8 0,51% 2,1 0,48% 4,6 0,58% Tot. B. multiple n.d. 50 1.313 440 798 Indicatori dell’andamento del settore: I dati medi si riferiscono al campione di 50 banche dell’analisi (che costituiscono l’86% degli assets di settore del sistema bancario del Brasile). Dati a dicembre 2008 Tasso di interesse medio sui prestiti Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine 47,2% n.d. 11,7% 5,7% 8,76% 12,75% 6,21% Tasso di interesse medio sui depositi Tasso d’inflazione medio % Non performing loans (lordi) ROE Net Interest Margin Livello di bancarizzazione dell’economia: Dati in miliardi di US$ a dicembre 2008 In valore assoluto e percentuale (depositi+prestiti) /PIL Depositi /PIL Prestiti /PIL (798+440)/1.575 78,60% 798/1.575 50,66% 440/1.575 27,94% Processo di privatizzazione: E’ stato realizzato solo in parte. Le banche statali dominano ancora la scena con oltre il 30% degli assets. Regolamentazione di vigilanza: Vengono applicati i requisiti di Basilea I. L’applicazione di Basilea II è da dicembre 2008 a dicembre 2011. Dal dicembre 2006 sono stati introdotti gli IFRS. DOSSIER CILE CONTENUTO Presenza e performance operatività del delle settore banche bancario italiane cileno ed in Cile, altri assetto elementi e di approfondimento su questioni economico-finanziarie Dati macroeconomici relativi al Cile e ai rapporti con l’Italia Dati di sintesi sul sistema bancario cileno 29 30 Presenza e operatività delle banche italiane in Cile, assetto e performance del settore bancario cileno 31 32 Indice - Parte 2 Cile 1. Le Banche italiane in Cile 1.1 Presenza delle banche italiane in Cile e collaborazione con intermediari locali 1.2 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Cile 1.3 Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese 2. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario cileno 2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario del Cile 2.2 Performance del sistema bancario e mercato del credito 2.3 Impatto della crisi internazionale sul mercato locale 2.4 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS (cenni) 33 1. Le Banche italiane in Cile23 1.1 Presenza delle banche italiane in Cile e collaborazione con intermediari locali Intesa Sanpaolo è presente in Cile (Santiago del Cile) con un ufficio di rappresentanza. Sono inoltre presenti nel paese BNP Paribas (capogruppo BNL) e Calyon - Crédit Agricole (capogruppo Cariparma) ciascuna con ufficio di rappresentanza a Santiago del Cile. Alla presenza diretta si aggiungono una serie di accordi di collaborazione tra banche italiane e intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le associate, è emerso che tre gruppi bancari italiani hanno stipulato accordi con controparti cilene per l’assistenza della reciproca clientela nelle transazioni commerciali e finanziarie. 1.2 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Cile Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema bancario italiano con il Cile, nel mese di agosto 2009 è stata condotta una specifica indagine presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali dell’ABI, composto dalle maggiori banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi di tale indagine, alla quale hanno risposto dodici tra i maggiori gruppi bancari. Plafond Complessivo (mln di €) (totale impegni in essere e disponibilità a Agosto 2009) con Sace senza Sace Totale Plafond utilizzato (mln di €) con Sace export altro** senza Sace export altro** Totale Util./T otale Totale a breve 0,0 1.521,0 1.521,0 0,0 0,0 0,0 443,0 300,0 143,1 443,0 29% Totale a m.l.t. 10,0*** 592,5 592,5 0,0 0,0 0,0 211,3 55,0 156,3 211,3 36% 10,0 2.113,6 2.123,6 0,0 0,0 0,0 654,3 355,0 299,3 654,3 31% Totale* *Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come indistinti tra breve e lungo termine. **Finanziamenti concessi, anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, e/o ad imprese a capitale interamente straniero; finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private. ***comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito in convenzione con Sace. Complessivamente risulta un plafond stanziato di 2.123 milioni di euro, di cui 654 milioni utilizzati (31% del totale). Il 72% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 28% è allocato sul medio-lungo termine. Il 99% del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa. Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: Banca d’Italia, Deutsche Bank Research, Economist Intelligence Unit, Fondo Monetario Internazionale, ICE, The Institute of International Finance, ISTAT, Banco Central de Chile, SACE, Sintesi 2000 Srl, Superintendencia de Bancos e Instituciones Financieras de Chile, The World Bank, UNCTAD. 23 34 Per quanto riguarda più in dettaglio il livello di utilizzo delle risorse, il plafond senza copertura SACE (654 milioni di euro) è utilizzato maggiormente per finalità export (68% del totale). Circa le prospettive di sviluppo dell’attività delle banche italiane sul mercato cileno, dalla medesima indagine è emerso l’interesse a monitorare il mercato e a valutare l’opportunità di un ulteriore rafforzamento delle relazioni bilaterali. 1.3 Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese Secondo gli ultimi dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, a marzo 2009, l’esposizione del sistema creditizio italiano verso il Cile era pari a 1,1 miliardi di dollari USA, equivalenti al 19% del totale dell’esposizione italiana verso i Paesi dell’America Latina e Caraibi. Alla stessa data l’esposizione della Spagna verso il Cile risultava pari a 45,6 miliardi di dollari, la Germania era esposta per 7,2 miliardi di dollari, la Francia per 3,4 miliardi, il Belgio per 330 milioni e l’Austria per 76 milioni. Rating Cile Standard and Poor’s Moody’s SACE A+ (settembre 2009) A1 (settembre 2009) 2/7 (settembre 2009) A settembre del 2009 le agenzie Standard & Poor’s e Moody’s assegnavano al Cile un rating pari rispettivamente A+ e A1 (rischio medio-basso) con capacità di rimborso altamente probabili. Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue la classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo a cui partecipano le Export Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, il Cile, a settembre del 2009, si colloca nella seconda categoria di rischio su sette (rischio basso), con un atteggiamento assicurativo di apertura senza restrizioni. 2. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario cileno 2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario del Cile A partire dall’instaurazione di un regime democratico, il Cile ha dato vita ad un sistema bancario e finanziario che attualmente può considerarsi tra quelli più sofisticati e solidi dell’America Latina. Tale sviluppo è stato possibile grazie ad un contesto macroeconomico 35 e politico stabile, caratterizzato da politiche fiscali e monetarie equilibrate, da una crescita costante del Prodotto Interno Lordo24, e da un efficace sistema di regolamentazione. A seguito dell’adozione della nuova legge bancaria, nell’agosto del 199725, si è dato avvio ad un processo di deregolamentazione ispirato ai principi di mercato ed alle best practices internazionali. Successivamente, a partire dal 2001, una serie di riforme intervenute nel comparto, e più in generale nel mercato dei capitali, hanno contribuito significativamente al graduale consolidamento del settore. Il numero di istituti bancari operanti nel mercato locale infatti è passato da 40, nel 1992, a 32 nel 1997, fino ad arrivare agli attuali 25 (dati ad aprile 2009). A giugno 2009 gli asset totali ammontavano a 176 miliardi di USD, ovvero circa il 114% del PIL. Il settore presenta inoltre un elevato livello di concentrazione, con le principali 5 banche - ovvero 4 banche locali Banco de Chile, la banca pubblica BancoEstado, il Banco de Credito e Inversiones, Corpbanca e il gruppo spagnolo Santander – che incidevano per il 71,9%26. Tale quota è tuttavia in calo rispetto al valore registrato nel 2008 (88%), per effetto di un graduale rafforzamento anche degli intermediari minori. a) Banche domestiche Banche commerciali Secondo gli ultimi dati disponibili, in Cile operano 13 gruppi bancari locali, di cui 12 banche commerciali private ed una banca commerciale pubblica. Come indicato nella tabella sottostante, a febbraio 2009 le 10 banche principali locali pesavano per il 62% degli asset di settore mente le prime tre – Banco de Chile, BancoEstado (banca pubblica) e Banco de Credito e Inversiones – rappresentavano una quota del 45,4%, a conferma dell’elevato grado di concentrazione del settore. Il Prodotto Interno Lordo del Cile è cresciuto in media del 5,2% tra il 2004 e il 2007 per poi aumentare del 3,2% nel corso del 2008. Fonte: ICE. 25 Con tale riforma sono stati anche introdotti i requisiti di capitalizzazione previsti dalla Bank for International Settlements (BIS). 26 Nel 1995 le 5 banche principali rappresentavano unicamente il 49% del totale asset. Fonte: EIU Industry Report: Financial services, agosto 2009. 24 36 Tab. 1 Totale Asset delle banche domestiche (Febbraio 2009) Banche Asset (Clp Mld) Quote di mercato (%) Banco de Chile 17,404 17,3 BancoEstado (pubblica) 15,056 15,0 Banco de Credito e Inversiones 13,155 13,1 Corpbanca 5,760 5,7 Banco Security 3,326 3,3 Banco del Desarollo 2,891 2,9 Banco Bice 2,830 2,8 Banco Falabella 878 0,9 Banco Internacional 471 0,5 Banco Ripley 251 0,2 Banco Paris n.d. n.d. Banco Penta n.d. n.d. Banco Montex n.d. n.d. Totale mercato 100,634 100 Fonte: EIU Country Finance 2009 Banco de Chile, controllato dal gruppo cileno Luksic – che a fine 2008 deteneva oltre il 61% della banca - è dal 2002 la principale banca domestica. Con una quota di mercato pari al 17,3% del totale asset (febbraio 2009), è la seconda banca operante nel Paese dopo il gruppo spagnolo, Banco Santander. Nel gennaio del 2008, la Superintendencia de Bancos e Instituciones Financieras de Chile (SBIF)27 ha approvato la fusione tra Banco de Cile e Citibank Cile, a seguito della quale Citibank ha acquisito una quota pari a circa il 33% nella LQ Financial Investments, casa madre di Banco de Chile, che invece ha assorbito tutte le attività domestiche della banca americana. Il Banco de Chile ha un debito subordinato nei confronti del Banco Central de Chile, a seguito di un’operazione di salvataggio risalente all’inizio degli anni ’80, che verrà rimborsato entro il 2036. La seconda istituzione bancaria locale per asset è il BancoEstado, unica banca a proprietà pubblica, con una quota di asset pari al 15% del totale. Il BancoEstado ha una duplice attività: da un lato svolge le funzioni di banca tesoriera dello Stato e di finanziatore degli enti pubblici; dall’altro ha sviluppato un ruolo leader soprattutto nel comparto delle microimprese e del retail nei segmenti a più basso reddito. Nel marzo del 2009 il Governo ha assegnato circa 200 milioni di USD alla banca, per la concessione di credito alle micro e piccole e medie imprese, attraverso il Fondo de Garantia para el Pequeño Impresario. Le banche cilene sono monitorate e controllate dalla SBIF, agenzia governativa indipendente (è una parte autonoma del Ministero delle Finanze) nata nel 1925 e preposta alla supervisione delle banche nonché alla gestione delle licenze bancarie. La SBIF ha il compito di approvare variazioni nello statuto delle banche e nel capitale nonché di applicare sanzioni alle banche che non rispettano i requisiti di costituzione e gestione. 27 37 Corfo In Cile non vi sono “banche di sviluppo28. L’unica istituzione preposta all’implementazione di politiche di promozione e sostegno delle imprese è la Corporación de Fomento de la Producción (Corfo), agenzia pubblica creata nel 1939. La Corfo offre programmi di supporto alle imprese (attraverso varie forme, che comprendono agevolazioni, credito, coperture assicurative ecc.), con un focus particolare sulle microimprese con un fatturato annuo di 2400 Unidades di Fomento (UF)29. Nel 2008, circa 60.916 imprese hanno beneficiato di linee di credito fornite della Corfo, di cui 53.151 microimprese, 4.726 imprese di piccola dimensione, 1.861 imprese medie e 398 grandi gruppi. Nel 2008 il totale finanziamenti ha raggiunto 365,1 miliardi di CLP (circa 662 milioni di USD), in aumento rispetto ai 181,7 miliardi di CLP registrati nel 2007. Nel gennaio del 2009, nell’ambito dello “stimulus package” da 4 miliardi di USD (cf. paragrafo 2.3), il Governo ha assegnato 1,1 miliardi di USD alla Corfo, con l’obiettivo di ampliare la capacità di finanziamento alle PMI, concesso sotto varie forme, tra cui garanzie sul factoring e allungamento delle scadenze. b) Banche estere Se in una prima fase, conseguente all’apertura del mercato, il Cile aveva attratto numerosi intermediari esteri, l’elevato livello di concorrenza del mercato e i ridotti margini di profitto ne hanno successivamente indotto una progressiva uscita. Nel 1990 operavano infatti nel Paese 23 banche estere, mentre oggi tale presenza è pressoché dimezzata; a febbraio 2009 infatti, le banche estere erano 12 (su un totale di 25 operanti nel Paese) e non risultavano disparità nella regolamentazione tra intermediari domestici e non. La regolamentazione bancaria cilena ha eliminato le differenziazioni tra banche commerciali e banche di sviluppo a metà degli anni settanta. 29 L’Unidade de Fomento (UF) è una unità di misura indicizzata all’inflazione che, a fine aprile del 2009, ammontava a circa 38 USD. 28 38 Tab. 2 Totale Asset delle banche estere (Febbraio 2009) Banche Asset (Clp Mld) Quote di mercato (%) Banco Santander (Spagna) 20,289 20,2 BBVA (Spagna) 7,414 7,4 Scotiabank (Canada) 5,756 5,7 Itau Chile (Brasile) 3,082 3,1 HSBC Bank (UK) 1,510 1,5 Deutsche Bank (Germania) 1,033 1,0 Royal Bank of Scotland 872 0,9 JP Morgan Chase (USA) 625 0,6 Rabobank (Paesi Bassi) 319 0,3 Bank of Tokyo-Mitsubishi 123 0,1 (Giappone) Banco do Brasil S.A. n.d n.d. Banco de la Nacion Argentina n.d n.d. Totale mercato 100,634 100 Fonte: EIU Country Finance 2009 Secondo i dati della SBIF, le prime 10 banche estere detengono, in termini di assets, una quota complessiva del 38,2% del totale di settore. Inoltre, Banco Santander è attualmente leader del mercato, con una quota sul totale asset del 20,2%, anche in conseguenza dell’acquisizione, nel 2002, del Banco Santiago, all’epoca la principale banca commerciale del Paese (mentre il Banco Santander Chile occupava la quarta posizione). Il gruppo spagnolo, che alla fine del 2008 contava su una rete di 477 filiali ed uffici in tutto il Paese, ha raggiunto la leadership grazie alla sua presenza forte in molteplici comparti, dal finanziamento alle piccole e medie imprese, alla gestione di fondi investimento, al leasing e factoring ecc. BBVA, sussidiaria della spagnola Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, è invece la seconda banca estera del Paese e la quinta in assoluto, con una quota del 7,4%. La banca svolge attività principalmente nel comparto del credito al consumo e del credito ipotecario. La canadese Scotiabank, terza banca estera e sesta in assoluto, ha anche acquistato il Banco del Desarollo nel novembre del 2007 per 1,03 miliardi di USD; ad aprile 2009 le due banche continuavano tuttavia ad operare separatamente. Infine, la quarta banca estera, Itaù-Unibanco, ha iniziato la sua attività nel Paese a marzo del 2007, dopo l’acquisizione di BankBoston per 500 milioni di USD. 2.2 Performance del sistema bancario e mercato del credito In generale, il sistema bancario cileno offre credito sia a breve che a lungo termine e fino a maturities di 30 anni per imprese blue-chip, tanto in Pesos quanto in Dollari. La disponibilità di risorse a medio-lungo termine in Pesos e in valuta rappresenta 39 un’eccezione nel panorama Latino Americano, resa possibile anche grazie ai meccanismi di indicizzazione all’inflazione (di norma la denominazione è in unidades de fomento, l’unità di conto che varia giornalmente in linea con l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo del mese precedente). Parallelamente, il reperimento di fondi avviene attraverso l’emissione di debito, l’aumento del capitale di rischio, l’accesso a prestiti sindacati ecc. Complessivamente, secondo il Banco Central de Chile, nel 2008 il portafoglio prestiti del settore bancario è cresciuto del 15% anno su anno, in riduzione rispetto al valore medio del 18,3% registrato nel periodo 2005-2007. A fine 2008, lo stock di finanziamenti del settore bancario domestico era pari a 70.800 miliardi di CLP, (pari a circa 130 miliardi di USD) di cui l’86,5% denominato in Pesos. Secondo la SBIF, a fine 2008, il sistema bancario contava 3,56 milioni di borrowers, 2,32 milioni di conti correnti, 12,99 milioni di conti di risparmio e 873,169 depositi a termine. L’aumento del grado di penetrazione bancaria è stato favorito anche dalla crescita demografica e dalla riduzione delle disparità nei livelli di reddito. Nel 2008, i finanziamenti ammontavano al 64,7% del PIL mentre i depositi pesavano per il 57,3%30. Il credito al consumo e il mercato dei mutui hanno subito un rapido incremento nel biennio 2006-2008, sostenuto dal clima di fiducia, da bassi tassi di interesse e da una concorrenza crescente, grazie anche all’ingresso nel mercato retail delle catene di distribuzione (grandi magazzini, supermercati ecc.); di queste, alcune hanno costituito con successo proprie banche, attive non solo nel credito al consumo, ma anche nel campo dei mutui ipotecari e nel brokeraggio assicurativo. La crescita del credito è successivamente decelerata per effetto della crisi internazionale (il credito al consumo su base mensile è cresciuto solo dello 0,2% a dicembre 2008). Gli spread bancari sono relativamente contenuti rispetto alla media regionale, ma sono aumentati in modo significativo a fine anno, passando da 3,7 punti percentuali a luglio del 2008, ad un picco del 9,1% a novembre 2008; a metà marzo 2009 si sono attestati a quota 7,1% per poi scendere a 3,3% ad agosto. Tale riduzione è stata favorita da un fabbisogno pubblico contenuto rispetto alla maggior parte degli altri Paesi Latinoamericani, che non spiazza il settore privato. Nel 2008 i profitti dell’industry bancaria cilena ammontavano a 1,5 miliardi di USD, in riduzione rispetto agli 1,9 miliardi di USD registrati nel 2007. Anche il ROE è diminuito, passando dal 19,3% nel 2007 al 15,1% nel 2008. Peraltro, la forte crescita nelle commissioni bancarie da un lato, e la riduzione dei costi operativi (dovuta alla maggiore 30 Fonte: EIU, Financial Services: Chile, febbraio 2009. 40 efficienza risultante dal consolidamento del settore e all’introduzione di nuove tecnologie) hanno comunque sostenuto la redditività del settore. Nonostante un peggioramento registrato negli ultimi mesi, la qualità del portafogli crediti del Cile rimane superiore rispetto ad altri Paesi latinoamericani. In particolare, a giugno 2009, i Non Performing Loans ammontavano al 3,1% del totale crediti, in aumento rispetto al 2,5% di gennaio 2009 e alla media dell’1% registrata nel corso del 2008. 2.3 Impatto della crisi internazionale sul mercato locale Il sistema bancario cileno ha subito gli effetti della crisi internazionale principalmente attraverso canali indiretti – commerciali31 e finanziari - in conseguenza del suo elevato grado di integrazione con i mercati esteri. Grazie all’inflation targeting, ad oculate politiche fiscali, e ad un regime di cambio flessibile, l’economia nel suo complesso ha dimostrato un buon livello di resiliency. Parimenti, il comparto bancario, caratterizzato da un’efficace regolamentazione e da adeguati livelli di capitalizzazione, si è rivelato particolarmente robusto, anche grazie ad un’operatività prevalente di tipo “tradizionale”, on balance sheet, con un’esposizione limitata in termini di prodotti strutturati e investimenti in strumenti finanziari. Secondo i più recenti dati BIS i crediti vantati da banche estere in Cile ammontavano al 46% del PIL, livello molto superiore rispetto ad altre economie dell’America Latina, come il Brasile (17%) e la Colombia (11%)32 ed essenzialmente riconducibile alla presenza nel Paese di Banco Santander e di BBVA che, a febbraio 2009, pesavano complessivamente per il 27,6% degli assets di settore. Tab. 3 Titoli bancari esteri per nazionalità (%) 2002 2007 2008 Spagna 48 56,2 52 Stati Uniti 17,4 10,7 6,8 Germania 9,6 6,2 7,8 Paesi Bassi 4,2 5,2 6,1 UK 3,8 0,0 0,0 Altro 17,1 12,1 27,3 Totale 100 100 100 Fonte: BIS Hanno risentito della crisi le esportazioni di rame, sia in termini di prezzo che di quantità, ma l’effetto negativo sulla bilancia dei pagamenti è stato in parte compensato anche da una contrazione delle importazioni dovuta ad un calo della domanda interna. 32 Fonte: IMF, Chile: Selected Issues, settembre 2009. 31 41 Tuttavia, pur essendovi un rischio di spillover derivante dai rapporti tra case madri e sussidiarie cilene, le simulazioni condotte dal FMI hanno dimostrato un potenziale impatto limitato sul sistema nel suo complesso e l’assenza di rischi sistemici per il Paese. D’altra parte, il funding avviene principalmente attraverso altri canali quali i depositi domestici (60% degli assets) e le emissioni di titoli sul mercato domestico (13% degli assets), mentre le fonti di finanziamento esterne rappresentano solo il 5%. La posizione netta sui derivati rappresenta meno dell’1,5% degli assets33. La crisi ha iniziato a manifestarsi a partire dal quarto trimestre 2008, per effetto del rallentamento dell’economia cilena e della volatilità nei mercati, che hanno comportato una diminuzione netta del tasso di crescita dei servizi finanziari, dall’8,5% medio (tra il 2000 e il 2008) al 2,9% (a fine 2008). La risposta da parte della Banca Centrale e del Governo cileno è stata tempestiva, coordinata ed efficace. Sul fronte della liquidità, dopo una fase di accumulo di riserve tra maggio e settembre 2008, la Banca Centrale è stata in grado di adottare numerose misure per supportare l’offerta di Pesos e di Dollari, anche attraverso un programma di swap per le posizioni in valuta e di repos sui depositi in Pesos, a cui si è accompagnata un’attenuazione dei requisiti di riserva34. In parallelo (ottobre 2008), in seguito alla chiusura delle linee di credito concesse dalla banca statunitense Wachovia, il Ministero delle Finanze ha iniettato liquidità (tramite depositi) per un valore complessivo di 1 miliardo di USD nelle quattro principali banche locali: Banco de Chile, la banca pubblica Banco del Estrado, Banco de Crédito e Inversiones e Banco Santander. Un’ulteriore buffer è rappresentato dalle riserve costituite presso i fondi sovrani creati nel 2007 - The Economic and Social Stabilization Fund e The Pension Reserve Fund35-, che ammontano attualmente a circa 16 miliardi di USD, in diminuzione rispetto ai 21 miliardi del 200836. Ibid. Fonte: Documentos de Politica Economica - Banco Central de Chile, Chile and the Global Recession of 2009 N°30, Marzo 2009. 35 Fonte: EIU, Financial Service Report, agosto 2009. 36 I fondi sovrani Economic and Social Stabilization Fund (ESSF) e Pension Reserve Fund (PRF) sono stati costituiti nel 2007, in sostituzione del Copper Stabilization Fund (operativo dal 1985). Il PRF, è principalmente un saving fund mentre, l’ESSF viene utilizzato per interventi volti alla stabilizzazione macroeconomica. Tali fondi sono stati alimentati in questi anni soprattutto grazie ai guadagni inattesi generati dall’aumento del prezzo del rame sui mercati internazionali. L’11 ottobre 2008, l’International Working Group of Sovereign Wealth Funds (IWG) ha presentato un insieme di 24 principi di carattere volontario, detti i principi di Santiago (dalla capitale cilena dove si è svolto l'ultimo incontro per definirli), che guidano pratiche e obiettivi degli investimenti dei fondi sovrani. I Principi sono finalizzati principalmente ai seguenti macro-obiettivi: a) disclosure di informazioni e trasparenza; b) strategie di 33 34 42 Dall’inizio del 2009 la Banca Centrale è quindi intervenuta riducendo progressivamente il tasso di interesse di riferimento (TPM) di 775 punti base, portandolo dall’8,25%, fino a raggiungere il minimo storico dello 0,5%, registrato a luglio 2009. Al contempo, il Governo ha adottato un pacchetto di stimolo fiscale, manovra del valore complessivo di circa 4 miliardi di dollari, (circa il 2,9% del PIL), che ha compreso investimenti pubblici, una temporanea riduzione nel prelievo fiscale (equivalente circa ad 1% del PIL), e trasferimenti diretti nonché sussidi alle fasce meno abbienti della popolazione (circa 0,5% del PIL). La misura include anche la ricapitalizzazione della banca pubblica BancoEstado per 0,3% del PIL (Cfr. paragrafo 2.1), e della Copper Corporation (CODELCO)37, così come l’aumento del capitale del Fondo di Assicurazione per le Piccole Imprese (FOGAPE) e della Corporacion de Fomento de la Produccion (CORFO), per un valore complessivamente pari all’1% del PIL (Cfr. paragrafo 2.1). 2.4 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS (cenni) Il sistema di regole di vigilanza attualmente in vigore in Cile accoglie i principi dell’Accordo sul Capitale di Basilea I; le autorità locali stanno finalizzando alcuni emendamenti alla General Banking Law al fine di poter implementare Basilea II entro il 2010. Ad aprile 2009, l’indice di capitalizzazione ponderato per il grado di rischio dell’attivo del sistema bancario era pari a 13,6% - ogni singola banca presentava un indice superiore al 10% -, maggiore rispetto al valore dell’8% previsto dalla regolamentazione. Tab. 4 - Capital adequacy ratio (%) 2006 12,5 2007 12,2 2008 12,5 2009 (aprile) 13,6 Fonte: Banco Central de Chile e SBIF Per quanto riguarda i principi contabili internazionali, le banche hanno introdotto formalmente gli International Financial Reporting Standards (IFRS) all’inizio di gennaio 200938. investimento guidate da logiche economiche di rischio/rendimento; c) governance solida e trasparente. Tali principi, unitamente alle linee guida dell’OCSE per Paesi “ricettori” degli investimenti, intendono creare un quadro di reciproca fiducia tra le parti, assicurare stabilità ai mercati finanziari, ed evitare iniziative protezionistiche a livello di singoli Paesi. I fondi sovrani cileni sono classificati tra i più trasparenti al mondo; hanno realizzato progressi significativi per accogliere i principi di Santiago. 37 Impresa nata nel 1976 che opera nell’industria del rame. 38 Fonte: International Monetary Fund, Chile: 2009 Article IV Consultation, settembre 2009. 43 44 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS SC CIIL LE E Dati macroeconomici relativi al Cile e rapporti con l’Italia 45 CILE (ottobre 2009) Key Numbers dell’economia Indicatore PIL nominale (mld US$) 1997 2005 2006 2007 2009 2008 Italia UE27 (maggio) (5/2009) (5/2009) 83 118 147 164 169 155 6,6 5,6 4,6 4,7 3,2 -1,2 5.600 7.200 8.900 Tasso di disoccupazione (%) 6,1 9,3 8 7 7,8 10,3 8,6 9,7 Tasso di inflazione medio (%) 6,1 3,1 3,4 4,4 8,7 1,9 0,6 0,6 10,4 9,3 7,6 7,09 7,3 18,4 2.422,9 n.d. 27,04 45,37 47,97 58,64 64,39 59,45 n.d. n.d. Debito Pubblico/PIL % 13,2 7,3 5,3 4,1 5,2 11,2 115,5 74,6 Debito estero/PIL % 32,6 38,4 32,7 35,8 38 38,3 n.d. n.d. -1.428 10.775 22.780 23.635 8.846 Variazione PIL Reale (%) PIL pro-capite (US $) Debito Pubblico (mld $) Debito estero (mld $) Saldo bilancia Commerciale (mln di $) Popolazione (milioni di abitanti) Tasso di crescita della popolazione (%) 2.073 15.955 -4,2 -5,0 9.100 35.680 32.170 9.800 10.000 5.860 -2.223 -129.327 14,8 16,3 16,4 16,6 16,8 16,9 58,1 496 1,4 1,1 1 1 1 1 0,0 0,2 Fonte: EIU Interscambio Italia-Cile (valori in milioni di euro) 2005 Esportazioni Importazioni Saldo Interscambio Totale 2006 2007 2008 2009* 408 466 517 564 231 1.436 2.269 2.596 2.166 511 -1.028 -1.802 -2.079 -1.602 -280 1.844 2.735 3.113 2.731 742 Fonte: Istat *Giugno 2009 Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, le esportazioni italiane in Cile nel periodo 2005-2008 sono aumentate del 38% passando da 408 a 564 milioni di Euro. Nello stesso periodo sono aumentate anche le importazioni, in misura più accentuata (50%), passando da 1.436 a 2.166 milioni di Euro. L’interscambio totale è passato dai 1.844 milioni di Euro del 2005 ai 2.731 milioni di Euro del 2008, con un aumento del 48%. 46 A dicembre 2008 l’Italia si posizionava al 17° posto nella classifica dei principali Paesi fornitori, con una quota dell’1,3% delle importazioni cilene, ed al quarto posto nella classifica europea, con una quota dell’11,3% sul totale delle importazioni dall’UE (Fonte ICE). Principali importazioni dal Cile: il Paese riveste particolare importanza per il sistema produttivo italiano, per l’impiego di rame e prodotti derivati di provenienza cilena. Attualmente oltre il 50% del totale del rame acquistato dall’Italia proviene da Santiago, rendendola il terzo importatore mondiale, preceduto unicamente da Cina e Giappone (nel corso del 2008 l’Italia ha superato gli Stati Uniti, nonostante una diminuzione dell'import italiano del metallo del 9,6% rispetto al 2007). Nel 2008 l’Italia si conferma inoltre, il secondo acquirente mondiale di cellulosa dal Cile, preceduta solo dalla Cina. Principali esportazioni verso il Cile: l’Italia esporta principalmente macchine per il confezionamento ed imballaggio, attrezzature per filtrare e depurare liquidi, trattori ad uso agricolo, macchine ed attrezzature meccaniche, prodotti farmaceutici, pompe centrifughe e macchine per imballaggio. Investimenti Diretti Esteri A dicembre 2008, l’afflusso degli Investimenti Diretti Esteri in Cile era pari a 16,7 miliardi di dollari, in aumento del 33% rispetto all’anno precedente (12,6 miliardi di dollari) e di circa il 140% rispetto al 2005 (7 miliardi di dollari). Inoltre, secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2008 il peso degli IDE sul PIL era pari al 59,6% (Fonte UNCTAD). Come illustrato dal grafico seguente, tra il 1997 ed il 2008 gli IDE italiani nel Paese ammontavano mediamente a 9,6 milioni di euro, oscillando tra un minimo di 2 ed un massimo di 17 milioni di euro (ad eccezione del 2002 anno durante il quale il flusso di IDE ha raggiunto il picco di 31,2 milioni di euro); secondo le ultime stime di Banca d’Italia, a giugno 2009 gli IDE italiani ammontavano a 197 mila euro. Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti cileni in Italia, nel periodo che va dal 1997 al 2008, essi ammontavano ad un valore medio di 1 milione di euro, ad eccezione del 2007, anno in cui si è registrato un picco di 4,3 milioni di euro. Secondo gli ultimi dati disponibili, a giugno 2009 gli IDE cileni ammontavano a 226 mila euro. 47 Investimenti Diretti Esteri (flussi, milioni di Euro) 35 30 25 20 15 10 5 0 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 IDE italiani in Cile 2004 2005 2006 2007 2008 2009 giugno IDE cileni in Italia Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia In Cile sono presenti circa 40 filiali di imprese italiane, tra le quali per il settore Agroindustria: Riserva di Caliboro, Officine Meccaniche Toscane, Ferrero, Enartis, Segafredo; per il settore di Infrastrutture: Tubosider, Torno, Impregilo, Atlantia/Gavio, Inso, Astaldi; per l'energia: Maire Engineering, Tecnimont, Idroenergia, Enel Idroelettrica, Enel Geotermica, Intergas, Idromaule. Sono inoltre presenti PANINI (Produzione di album e figurine), Badinotti (Produzione di reti per acquicoltura), Lovato (Produzione di mobili per ufficio), Ritrama (produzione di etichette autoadesive per uso industriale) e FILA. Sono inoltre presenti nel Paese 90 uffici di rappresentanza di imprese italiane. (fonte: ICE) 48 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S S SIIS ST TE EM MA AB BA AN NC CA AR RIIO O Dati di sintesi sul sistema bancario cileno 49 50 Data analisi 26/10/09 KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO CILE Struttura: Dati in milioni di US$ Banche statali Banche private Banche estere Totale Numero Numero per Total Assets Mercato dei prestiti Mercato dei depositi effettivo cui i dati (valore assoluto e (valore ass. e % su (valore ass. e % su sono percentuale su tot) tot) disponibili tot.) 1 1 24.452 14,50% 14.496 12,75% 17.154 14,44% 12 12 72.923 43,25% 52.164 45,90% 54.043 45,48% 12 12 71.221 42,25% 46.990 41,35% 47.627 40,08% 25 25 168.596 113.650 118.824 Indicatori dell’andamento del settore: I dati medi si riferiscono ad un campione di 25 banche (che costituiscono il 100% degli assets di settore del sistema bancario del Cile). Dati a dicembre 2008 Tasso di interesse medio sui prestiti Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine 12,3% 7,6% 7,2% 8,7% 2,27% 13,31% Tasso di interesse medio sui depositi Tasso d’inflazione medio % Non performing loans ROE Net Interest Margin 3,81% Livello di bancarizzazione dell’economia: Dati in milioni di US$ a dicembre 2008 In valore assoluto e percentuale (depositi+prestiti) /PIL Depositi /PIL Prestiti /PIL (118.824+113.650)/184.600 125,93% 118.824/184.600 64,36% 113.650/184.600 61,57% Processo di privatizzazione: E’ stato realizzato quasi completamente (a dicembre 2008 allo stato rimane in mano circa il 14,5% degli assets di settore con la proprietà del Banco del Estado de Chile). Regolamentazione di vigilanza: Vengono applicati i requisiti di Basilea I. Non si conoscono le prospettive di applicazione di Basilea II. Gli IFRS sono stati introdotti con l’esercizio 2008.