Dossier Brasile e Cile

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Dossier Brasile e Cile
DOSSIER
BRASILE & CILE
Ottobre 2009
A cura del Settore Crediti Corporate
2
DOSSIER BRASILE
CONTENUTO
ƒ
Presenza e operatività delle banche italiane in Brasile, assetto e
performance
del
settore
bancario
brasiliano
ed
altri
elementi
di
approfondimento su questioni economico-finanziarie
ƒ
Dati macroeconomici relativi al Brasile e ai rapporti con l’Italia
ƒ
Dati di sintesi sul sistema bancario brasiliano
3
4
Presenza e operatività delle banche italiane in
Brasile, assetto e performance del settore bancario
brasiliano
5
6
Indice – Parte 1 Brasile
1.
Le Banche italiane in Brasile
1.1
Presenza delle banche italiane in Brasile e collaborazione con intermediari
locali
2.
1.2
Dati sull’operatività delle banche italiane con il Brasile
1.3
Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese
Elementi
di
approfondimento
sull’evoluzione
del
sistema
bancario
e
finanziario del Brasile
2.1
Struttura e assetti proprietari del sistema bancario brasiliano
2.2
Performance del sistema bancario e mercato del credito
2.3
Principali misure anticrisi
2.4
Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS
(cenni)
7
1. Le Banche italiane in Brasile1
1.1
Presenza delle banche italiane in Brasile e collaborazione con intermediari
locali
Sono presenti a San Paolo tre gruppi bancari italiani, ognuno con un ufficio di
rappresentanza: Ubi Banca, Intesa Sanpaolo e Unicredit Group (tramite la affiliata in
Germania HVB).
E’ inoltre presente: BNP Paribas (capogruppo BNL) con una sussidiaria e quattro filiali a
San Paolo, Rio de Janeiro, Curitiba e Belo Horizonte. Il Gruppo BNP Paribas ha, inoltre,
acquistato recentemente il Banco BGN, che è presente soprattutto nel nord est del Paese e
la cui attività è indirizzata all’offerta di prodotti e servizi su scala nazionale con particolare
riferimento alle piccole e medie imprese.
Infine, Crédit Agricole - Calyon (capogruppo Cariparma) è presente in Brasile con una
filiale a San Paolo.
Alla presenza diretta si aggiungono una serie di accordi di collaborazione tra banche
italiane e intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le associate,
è emerso che otto gruppi bancari italiani hanno stipulato accordi con controparti brasiliane
al fine di assistere la rispettiva clientela nelle transazioni commerciali e finanziarie nonché
di gestire le rimesse degli immigrati.
1.2 Dati sull’operatività delle banche italiane con il Brasile
Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema
bancario italiano con il Brasile, nel mese di agosto 2009 è stata condotta una specifica
indagine presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali dell’ABI, composto dalle
maggiori banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono
riportati i risultati quantitativi di tale indagine, alla quale hanno risposto dodici tra i
maggiori gruppi bancari.
1
Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: Banca d’Italia, Deutsche Bank
Research, Economist Intelligence Unit, Fondo Monetario Internazionale, elaborazioni ABI, ICE, The
Institute of International Finance, ISTAT, Banco Central do Brasil, SACE, Sintesi 2000 srl, The World
Bank, UNCTAD.
8
Plafond Complessivo (mln di €)
(totale impegni in essere e disponibilità
Agosto 2009)
con
Sace
senza
Sace
Totale
1.637,4
Plafond utilizzato
(mln di €)
con
Sace
export
altro**
1,4
0,0
886,9
export
818,2
altro**
Totale
68,7
Util./T
otale
Totale a breve
0,3
1.637,0
Totale a m.l.t.
17,2***
831,1
848,3
0,0
0,0
0,0
479,4
128,8
350,6
479,4
57%
17,5 2.468,1
2.485,6
1,4
1,4
0,0
1.366,3
947,0
419,3
1.367,7
55%
Totale*
1,4
senza
Sace
888,3
54%
*Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come
indistinti tra breve e lungo termine.
**Finanziamenti concessi, anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, e/o ad imprese
a capitale interamente straniero; finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private.
***comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito in convenzione con Sace.
Complessivamente risulta un plafond stanziato in convenzioni quadro di 2.485 milioni di
euro, di cui 1.367 milioni utilizzati (55% del totale). Il 66% del plafond è destinato ad
operazioni a breve, mentre il rimanente 34% è allocato sul medio-lungo termine.
Per quasi la totalità il plafond stanziato non prevede copertura assicurativa e risulta
allocato quasi esclusivamente sul medio/lungo termine.
Per quanto riguarda più in dettaglio il livello di utilizzo delle risorse, il plafond senza
copertura Sace è utilizzato al 65% sul breve termine e al 69% per finalità export.
Tale allocazione riflette la natura della domanda di finanziamento per l’operatività delle
imprese con il Brasile, che è sbilanciata sull’export a breve prevalentemente di prodotti
tessili-manufatturieri, pellame, alimentari, calzature, apparecchiature elettroniche e
mediche, prodotti ittici e confezioni.
Infine, circa le prospettive di ulteriore sviluppo dell’attività delle banche italiane nel Paese,
dalla medesima indagine è emerso l’interesse a monitorare il mercato e a valutare
l’opportunità di un ulteriore rafforzamento delle relazioni bilaterali.
1.3
Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese
Secondo gli ultimi dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, a marzo 2009
l’esposizione del sistema creditizio italiano verso il Brasile era pari a 2 miliardi di USD,
equivalenti al 33% del totale dell’esposizione italiana verso i paesi dell’America Latina e
Caraibi. Alla stessa data l’esposizione della Spagna verso il Brasile risultava pari a 110,5
miliardi di USD, la Francia era esposta per 15,9 miliardi di USD, la Germania per 7,8
miliardi di USD, il Belgio per 806 milioni di USD e l’Austria per 254 milioni di USD.
Rating
Brasile
Standard and
Poor’s
Moody’s
SACE
BBB(settembre 2009)
Baa3
(settembre 2009)
3/7
(settembre 2009)
9
A settembre del 2009 le agenzie Standard & Poor’s e Moody’s assegnavano al Brasile un
rating pari rispettivamente BBB- e Baa3 (rischio accettabile). I parametri di valutazione
sono positivi ma peggioramenti nel mercato potrebbero intaccare la solidità del Paese.
Inoltre, la liquidità è accettabile ma con debole capacità di copertura del debito.
Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue la
classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo a cui partecipano le Export
Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, a settembre del 2009 il Brasile si collocava
nella terza categoria di rischio su sette (rischio basso), con un atteggiamento assicurativo
di apertura senza restrizioni.
2
Elementi
di
approfondimento
sull’evoluzione
del
sistema
bancario
e
finanziario del Brasile
2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario brasiliano
Il settore bancario brasiliano è solido, diversificato e, grazie alle numerose riforme attuate
negli ultimi anni, è regolato da un efficace sistema di supervisione. Livelli elevati di
capitalizzazione hanno consentito alle banche di superare crisi, domestiche e regionali, tra
cui la Tequila Crisis di fine 1994, la svalutazione del Real brasiliano (BRL) del 1999, la crisi
Argentina del 2001-02 e la crisi di fiducia avvenuta nell’ottobre 2002, durante la fase
preparatoria delle elezioni presidenziali.
Inoltre, a differenza di numerosi Paesi OCSE, il sistema bancario brasiliano non ha subito
perdite direttamente collegate alla crisi dei mutui subprime.
Dagli anni novanta ad oggi, si è assistito ad un graduale consolidamento del settore
bancario, anche favorito dall’attuazione Plano Real2, provvedimento adottato dal Governo
nel 1994 per stabilizzare l’economia e combattere l’iperinflazione.
Inoltre, lo sviluppo dell’attività bancaria ha avuto luogo di pari passo con la crescita del
Paese; il Prodotto Interno Lordo brasiliano è infatti cresciuto ad una media annua del 2,5%
nel decennio che va dal 1993 al 2003 e del 4,7% nel periodo 2003-2008 3.
Oggi il settore si contraddistingue per la presenza di grandi conglomerati finanziari, i
bancos multiplos4, che giocano un ruolo decisivo di intermediazione nel settore finanziario.
Nella seconda metà degli anni novanta furono lanciati diversi programmi di ristrutturazione e
rafforzamento del sistema bancario, che aveva accumulato elevati livelli di non performing loans e che
era stato danneggiato dal fallimento di alcune grandi banche private.
3
Fonte: Deutsche Bank Research, Could Brazil Become a model for poorly managed Latin American
economies?, agosto 2009.
4
Una delle principali riforme attuate ha introdotto, nel 1988, i bancos multiplos; la riforma ha consentito
alle banche private di operare simultaneamente - previa autorizzazione del Conselho Monetario Nacional in quattro aree: commercial banking, investment banking, real-estate finance e consumer finance. Le
banche pubbliche invece non sono state autorizzate a costituire uffici dedicati all’investment banking, ma
possono svolgere attività di development banking.
2
10
Secondo gli ultimi dati disponibili della Banca Centrale brasiliana, Banco Central do Brasil,
a fine 2008, il totale asset del settore bancario ammontava a circa 1.414 miliardi di USD
(in diminuzione del 2% rispetto al valore registrato l’anno precedente, principalmente a
causa del rallentamento dell’attività economica).
Il numero di istituti bancari operanti nel Paese si è ridotto notevolmente, da 240 nella
seconda metà degli anni novanta agli attuali 154.
Il settore presenta inoltre un elevato grado di concentrazione, sia in termini di asset che di
distribuzione geografica sul territorio, con il 57,2% delle istituzioni finanziarie localizzato
nelle aree più ricche del sud-est del Paese (in particolare, il 31,5% è nello stato di San
Paolo, il 14,5% nello Stato di Minas Gerais e il 9% nello Stato di Rio de Janeiro).
A fine 2008, secondo gli ultimi dati dell’Economist Intelligence Unit, le prime 10 e le
principali 50 banche operanti nel Paese - incluse quelle estere - pesavano rispettivamente
per il 76,4% e l’86,6% del totale asset5.
a) Banche commerciali domestiche
A fine 2008 le prime 10 banche brasiliane detenevano il 63% degli asset di settore. Più in
particolare, come evidenziato nella tabella sottostante, la quota di mercato di ItauUnibanco e Banco Bradesco - maggiori banche private - era pari complessivamente al
31,1%, mentre Banco do Brasil e Caixa Economica Federal - principali banche pubbliche pesavano per il 24,4% del totale.
Tab. 1 Totale Asset delle 10 principali banche domestiche (2008)
Banche
Asset (US$bn)
Quote di mercato (%)
Itau-Unibanco
270,1
19,1
Banco do Brasil*
217,1
15,4
Banco Bradesco
170,0
12,0
Caixa Economica Federal
126,6
9,0
Banco Votorantim
32,1
2,3
Banco Safra
28,5
2,0
Nossa Caixa
23,2
1,6
Banrisul
10,9
0,8
Banco BNB**
6,9
0,5
Banco Alfa
6,7
0,5
Totale mercato
1.413,6
100
* Controllata dallo Stato. Banco do Brasil ha completato l’acquisto di Nossa Caixa nel novembre del 2008.
** Detenuta dallo stato di Rio Grande do Sul.
Fonte: EIU, Country Finance: Brazil, 2009
Fonte: EIU, Country Finance: Brazil, aprile 2009.
Secondo i dati forniti da Sintesi 2000, a giugno del 2008, le prime 10 banche del Paese incidevano per
l’80% dei depositi e per il 69% del patrimonio netto.
5
11
La struttura attuale del sistema bancario brasiliano è il risultato di una serie di operazioni
di fusione e di acquisizione effettuate negli ultimi anni non solo da gruppi privati, ma
anche dai principali istituti bancari pubblici.
BancoBradesco, seconda banca privata e terza in assoluto per asset con un peso del 12%,
ha acquisito negli anni alcune banche di piccola e media dimensione: a) Banco Bilbao
Vizcaya Brasil per 2,63 miliardi di BRL (circa 989 milioni di USD) nel 2003; b) si è
aggiudicato l’89,96% di Banco do Estrado do Maranhão (BEM) per 78 milioni di BRL (circa
26,7 milioni di USD) nel 2004; c) la banca pubblica Banco do Estrado do Ceará (BEC) per
700 milioni di BRL (circa 313 milioni di USD) nel 2005; d) Banco BMC per 800 milioni di
BRL (circa 393 milioni di USD) nel 2007.
Inoltre, nel novembre del 2008, Banco Itaù ha acquisito Unibanco per 12,5 miliardi di
USD, costituendo Itau-Unibanco, oggi la più grande banca in America Latina, con una
quota di mercato pari al 19,1% degli asset di settore.
Infine, ulteriori modifiche nell’assetto del settore si sono verificate nell’ultimo anno grazie
al provvedimento (MP 443/2008) adottato il 22 ottobre 2008 dalla Banca Centrale, ai sensi
del quale è consentito alle banche pubbliche, Banco do Brasil e Caixa Economica Federal,
di costituire sussidiarie e realizzare fusioni e acquisizioni di banche in difficoltà. Dal
provvedimento, che rimarrà in vigore fino al 30 giugno 2011, sono già conseguite alcune
operazioni di rilievo. In particolare, la principale banca pubblica, Banco do Brasil6, ha
acquisito partecipazioni in alcune delle principali banche brasiliane: nel novembre del 2008
il 100% di Nossa Caixa - banca precedentemente detenuta dallo Stato di San Paolo - per
5,4 miliardi di BRL (circa 3 miliardi di USD) e, nel gennaio del 2009, il 49% di Banco
Votorantim - quinta banca privata del Paese - per 4,5 miliardi di BRL (circa 2,4 miliardi di
USD).
b) Banche commerciali estere
Nel 2008 le prime dieci banche estere presenti nel Paese detenevano il 18,4% degli asset
totali. Di queste tre occupavano rispettivamente il 4° (Santander), 6° (HSBC) e 10°
(Citibank) posto in termini di quota asset rispetto all’intero settore bancario7.
L’operazione è in linea con un progressivo rafforzamento della più grande banca pubblica retail.
Recentemente il Banco do Brasil ha rafforzato la regolamentazione in materia di governance nonché
migliorato la propria gestione sia in termini di maggior indipendenza che di efficienza.
Fonte: EIU, Industry Report Financial Services: Brazil, agosto 2009.
7
Nel 2005 la metà, ovvero cinque dei dieci principali istituti bancari presenti, era controllata da
intermediari esteri (Banco Santander Central Hispano, Banco ABN Amro Real, HSBC, Citibank,
BankBoston).
6
12
Tab. 2 Totale Asset delle 10 principali banche estere (2008)
Banche
Asset (USD bn)
Quote di mercato (%)
Banco Santander (Spagna)
147,5
10,4
HSBC (UK)
48,0
3,4
Citibank (USA)
17,3
1,2
BNP Paribas (Francia)
12,0
0,8
Crédit Suisse (Svizzera)
10,0
0,7
UBS Pactual (Svizzera)
8,3
0,6
Deutsche Bank (Germania)
7,4
0,5
JP Morgan Chase (US)
3,8
0,3
Rabobank (Paesi Bassi)
3,3
0,2
ABC-Brasil (Bahrain)
3,2
0,2
Totale mercato
1.413,6
100
Fonte: EIU Country Finance: Brazil, 2009
Le banche estere svolgono molteplici attività, tra cui principalmente di trade finance,
operazioni valutarie e finanziamenti a sussidiarie di gruppi multinazionali nel Paese,
attingendo alla raccolta ottenuta dalla clientela corporate e da fonti estere.
Banco Santander è la principale banca estera per asset, con un peso pari nel 2008 al
10,4% del totale; quota raggiunta a seguito dell’acquisizione a fine 2007 di Banco Real –
la filiale brasiliana di Dutch ABN Amro – che ha determinato un incremento del 100% degli
asset del gruppo nel Paese (da 65,7 agli attuali 147,5 miliardi di USD)8. Il gruppo
utilizzerebbe il ricavato dell’operazione per espandere la rete di filiali e sportelli ATM, in
particolare nel sud e nel sud-est del Paese, aree con prospettive di sviluppo maggiori.
Operano altresì in Brasile HSBC, sesta banca in termini di asset con 48 miliardi di USD (in
aumento nel 2008 rispetto ai 40 miliardi dell’anno precedente) e Citibank, decima banca
con 17,3 miliardi di USD (in diminuzione rispetto ai 31,7 miliardi di USD del 2007).
Lo scorso aprile, infine, la banca svizzera UBS ha ceduto la controllata brasiliana UBS
Pactual a Btg Investments, società di investimento locale, per circa 2,5 miliardi di USD.
c) Banche pubbliche di sviluppo nazionali e regionali
In Brasile vi sono numerose banche di sviluppo che forniscono finanziamenti a medio e
lungo termine ad imprese operanti nel Paese. La principale è il Banco Nacional de
Desenvolvimiento Economico e Social (BNDES), con sede a Rio de Janeiro, che ha il
compito di coadiuvare le politiche di investimento del Governo Federale.
Per il 2009, il BNDES ha previsto di erogare finanziamenti per circa 120 miliardi di BRL
(pari a 64 miliardi di USD) - una quota pari a circa il 3% del PIL – al fine di sostenere il
settore privato. Secondo gli ultimi dati ufficiali, nel gennaio 2009, la banca aveva già
approvato prestiti per 121,5 miliardi di BRL (+ 27%), di cui 92,5 miliardi già erogati (circa
8
Secondo recenti fonti di stampa, vi è in corso un aumento di capitale di circa 4,8 miliardi di euro.
13
50 miliardi di USD), con un incremento del 43% rispetto allo stesso periodo dell’anno
precedente. Più in particolare, a gennaio 2009 i finanziamenti destinati al settore
industriale ammontavano a 39 miliardi di BRL (con un peso pari al 43% del totale), in
aumento
del
51%
rispetto
a
gennaio
2008;
quelli
destinati
alle
infrastrutture,
raggiungevano invece i 35 miliardi di BRL (39% del totale), con un incremento del 36%
rispetto all’anno precedente9.
Nel Paese sono altresì presenti banche di sviluppo regionale, controllate da Governi
Federali, che offrono equity financing e prestiti alle piccole e medie imprese. Tra queste, la
banca maggiormente attiva è il Banco do Nordeste do Brasil (BNB) di Fortaleza che svolge
anche attività commerciali ed è il braccio finanziario della Superintendência do
Desenvolvimento de Amazônia (SUDAM).
Si ricorda inoltre che, nel dicembre del 2007, sette Paesi sudamericani (Argentina, Bolivia,
Brasile, Ecuador, Paraguay, Uruguay e Venezuela) hanno lanciato il progetto “Banco del
Sur”, che prevedeva la costituzione di una banca di sviluppo regionale. La banca, che
avrebbe dovuto avere la propria sede in Venezuela, doveva costituire una fonte di
finanziamento multilaterale alternativo rispetto alle risorse della Banca Mondiale e del
Fondo Monetario Internazionale, per finanziare lo sviluppo dei Paesi membri. Il progetto,
che doveva essere finalizzato entro la fine del 2008, è rimasto tuttora fermo a causa di
una serie di difficoltà a trovare un accordo tra i Paesi coinvolti sia sulle modalità di
finanziamento sia sul funzionamento della banca stessa.
2.2
Performance del sistema bancario e mercato del credito
Performance del sistema bancario: rendimento e spread
Nel 2008, il ROA medio delle principali banche private era dell’1,9% (rispetto al 2,4% del
2007), mentre il ROE si attestava al 23,5% (rispetto al 22,4% del 2007), un risultato
ascrivibile alla forte espansione dell’attività creditizia ed a spread molto elevati.
I livelli di spread hanno reso il settore bancario brasiliano uno dei più profittevoli a livello
mondiale. Nonostante la lieve riduzione della forchetta tra i tassi attivi e passivi, a giugno
2009 l’ampiezza media delle spread era estremamente elevata, intorno al 27,2% (in
diminuzione dal 30% registrato a dicembre 2008, ma in aumento rispetto al 22,3% di fine
2007). Dopo il picco del 2008, i tassi attivi al settore privato (sia corporate che al
consumo) hanno subito una riduzione, ma permangono su livelli estremamente elevati
rispetto agli standards internazionali. A giugno 2009, il tasso medio al settore corporate si
attestava al 27,4%, in riduzione rispetto al picco del 31,4% di novembre 2008, ma in
9
Fonte: EIU, Country Finance 2009: Brazil, aprile 2009.
14
rialzo rispetto al 22,9% di dicembre 2007. Per quanto concerne il credito al consumo, il
tasso ammontava al 45,6% a giugno 2009, in diminuzione rispetto al 58,1% di novembre
2008, ma in aumento rispetto al 43,7% registrato a dicembre 2007.
Alla luce del rallentamento dell’economia, il Governo ha recentemente preannunciato la
possibilità di nuove misure volte a mitigare il livello di spread. I fattori che fino ad oggi
hanno impedito significative riduzioni – nonostante le misure già adottate10 - sono
molteplici e di duplice natura, storica e strutturale. Al relativamente breve track record di
bassa inflazione e stabilità valutaria si aggiungono gli effetti determinati dall’elevato
fabbisogno di finanziamento pubblico, dall’alta incidenza dei pagamenti in arretrato (e
quindi rischio di credito più alto), dalle consistenti emissioni di debito pubblico, dagli
elevati requisiti di riserva obbligatoria (nonostante la riduzione rimangono intorno al 40%
per i depositi in conto corrente) e dalla mancanza di competitività nel comparto.
In prospettiva, un fattore che contribuirà ad esercitare una pressione verso il basso sui
tassi, secondo gli analisti, sarà dato dalle nuove disposizioni regolamentari sulle fees
bancarie: il numero standard di fee è stato infatti portato dal 55 a 20; esse sono state
rese più uniformi per aumentare la trasparenza, e la Banca Centrale ha stabilito nuove
regole per gli incrementi delle commissioni.
Domanda e offerta di credito
Tra il 2004 e metà del 2008, quando la crisi dei mercati finanziari internazionali ha colpito
l’economia brasiliana, la domanda di credito ha subito un aumento costante, nonostante
l’elevato livello dei tassi di interesse. A tale andamento hanno contribuito sia il comparto
retail che quello corporate, grazie alla stabilità del contesto macroeconomico, e ad un
generale clima di fiducia degli operatori.
La prolungata e stabile crescita economica ha determinato un marcato aumento
dell’offerta di credito. Secondo dati della Banca Centrale, dal 2005 al 2008 il credito
complessivo al settore privato ha fatto registrare un aumento annuo del 25% circa. In
particolare, dal 2007 al 2008 lo stock di finanziamenti in essere concessi al settore privato
è aumentato del 29,6%, passando da 910,6 a 1.180 miliardi di BRL (circa 634 miliardi di
USD). A fine 2008 il 58% dei finanziamenti era destinato alle imprese, mentre il rimanente
42% alle famiglie11.
Parallelamente, lo stock di crediti al settore pubblico ha subito un incremento del 45%
anno su anno, passando dai 18,83 ai 27,21 miliardi di BRL (circa 14,7 miliardi di USD) da
fine 2007 a fine 2008.
Tra le misure adottate vi è il rafforzamento del controllo sulle spese collegate alle attività di retail
banking, nonché il dimezzamento delle tasse sulle transazioni finanziare per il credito al consumo.
11
Fonte: EIU, Country Finance, aprile 2009.
10
15
Più in particolare, sul segmento retail il trend positivo è riconducibile al recupero di potere
d’acquisto dei salari reali, che a partire dal 2004 ha determinato l’espansione della
domanda per il credito al consumo, agevolata dall’introduzione di un sistema di garanzia
dei finanziamenti ancorato alle retribuzioni percepite dai lavoratori.
In particolare, tra il 2000 e il 2009 (giugno), il credito al consumo è cresciuto passando da
52 miliardi di BRL a 434 miliardi di BRL (circa 247 miliardi di USD); oggi esso rappresenta
circa il 45% del totale.
Anche il mercato dei mutui ipotecari ha subito un rapido sviluppo, con un totale di
finanziamenti passato dall’1,3% del PIL, alla fine del 2005 al 2,1% alla fine del 2008.
Permangono tuttavia ampi spazi per un ulteriore sviluppo dell’attività nel comparto, che
potrà essere sostenuto dalle iniziative promosse dal Governo volte a colmare la carenza
strutturale di abitazioni e dalle iniziative (cfr. paragrafo misure anticrisi).
Per quanto riguarda invece il segmento corporate, tra il 2000 e il 2009 (giugno), il credito
è raddoppiato attestandosi su 463 miliardi di BRL (circa 263 miliardi di USD) 12.
Tale andamento è stato sostenuto dalle riforme sulla legge fallimentare nel 2004, che
hanno rafforzato l’escutibilità delle garanzie e semplificato le procedure di liquidazione.
Inoltre, l’aumento dei flussi di esportazione e la crescita del consumo privato hanno
stimolato la domanda di credito da parte delle imprese, in particolare di piccola e media
dimensione, mentre le imprese più grandi hanno fatto un maggior ricorso al mercato di
capitali13.
Anche sul lato della raccolta si è assistito ad un sensibile aumento dei depositi, segno della
fiducia degli operatori nel sistema. Secondo la Banca Centrale brasiliana, il rapporto tra
depositi e PIL ha raggiunto il 70% nel 2008, valore superiore a quello medio della regione.
Parallelamente, dal 2000 al 2008, il numero di conti correnti, secondo la Federaçao
Brasiliera de Bancos - Febraban (Associazione bancaria locale), è aumentato del 97,3%,
raggiungendo quota 126 milioni14, a conferma di un crescente grado di bancarizzazione.
L’andamento del credito corporate dipende principalmente dalla domanda di imprese di piccola e media
dimensione poiché, quelle più grandi, si rivolgono essenzialmente al mercato dei capitali. Fonte: EIU
Financial Services Report, agosto 2009.
13
Si segnala inoltre che sia sul segmento retail che su questo corporate si è registrato un graduale
allungamento delle scadenze: a settembre 2008, prima che gli effetti della crisi internazionale si
emergessero in modo più marcato nel Paese, i finanziamenti alle imprese duravano in media 310 giorni
(rispetto ai 275 registrati nel 2007), mentre quelli al consumo raggiungevano i 486 giorni (rispetto ai 439
del 2007). A seguito del rallentamento dell’economia, sul segmento corporate la durata media si è ridotta
nuovamente a 270 giorni (maggio 2009), mentre si è ulteriormente allungata per il retail fino a 495
giorni.
12
Secondo le indagini della Febraban, i brasiliani detengono più di un conto corrente a persona. Nel 2006,
solamente la metà della popolazione “economicamente attiva” pari a circa 98 milioni di persone,
disponeva di un conto corrente.
Fonte: EIU, Financial Services indicators and forecasts: Brazil Report, 2009.
14
16
Effetti della crisi sul mercato del credito
A partire dal quarto quadrimestre del 2008 il mercato del credito ha subito un marcato
rallentamento
15
, quale riflesso della crisi finanziaria internazionale.
A febbraio 2009, il credito al consumo (nuove operazioni) è diminuito del 5%, rispetto allo
stesso periodo del 2008 (in controtendenza, si sono registrati incrementi solo per lo
scoperto di conto corrente, +3% e per le carte di credito, +6,4%). Parallelamente l’indice
di insolvenza nel comparto retail è passato dal 7,1% del 2008 all’8,3% del febbraio 2009.
Nello stesso periodo, per quanto riguarda i finanziamenti corporate, le nuove aperture di
credito sono diminuite del 9,5%. A causa della scarsa liquidità dei mercati, le imprese di
grande dimensione – impossibilitate ad ottenere credito da banche internazionali o sul
mercato dei capitali - hanno attinto al sistema bancario locale, sottraendo risorse
disponibili per le aziende piccole e medie. Anche l’indice di insolvenza del settore corporate
è peggiorato, raggiungendo quota 2,3% nel febbraio del 2009, rispetto all’1,6% del
settembre 2008.
Infine, per effetto della crisi internazionale, il settore pubblico si è dovuto rivolgere in
maniera crescente al mercato domestico; con uno stock di credito ricevuto che
ammontava a circa 28,12 miliardi di BRL a marzo del 2009 (oltre 15 miliardi di USD).
Complessivamente, secondo gli ultimi dati disponibili, lo scorso marzo i Non Performing
Loans (con ritardi di pagamento di almeno 90 giorni) ammontavano al 3,6% del
portafoglio prestiti dell’intero sistema finanziario brasiliano, in aumento rispetto al 2,8%
registrato a settembre del 2008. Più in particolare, la qualità degli asset delle banche
private locali è peggiorata con un ritmo superiore rispetto a quella delle banche estere: a
marzo 2009, i NPLs registrati dalle banche domestiche ammontavano a 4,5% (in rialzo
rispetto al 3,3% di settembre 2008) mentre quelli riportati dalle banche estere
ammontavano a 3,9% (in aumento rispetto al 3,3% di settembre 2008).
2.3
Principali misure anticrisi
Secondo quanto osservato dagli analisti del Fondo Monetario16, la trasmissione degli effetti
della crisi internazionale all’economia brasiliana è avvenuta attraverso la contrazione
repentina delle fonti di finanziamento esterno, il deprezzamento dei beni esportati nonché
la contrazione dei volumi di esportazioni. Inoltre, le imprese di grandi dimensione e le
Secondo le rilevazioni dell’EIU, durante il periodo gennaio-ottobre 2008, lo stock di finanziamenti in
essere al settore privato è aumentato del 2,3% mensilmente mentre, da novembre 2008 a febbraio
2009, l’incremento registrato era sceso allo 0,79% seguito però da un aumento del 2,75% nel mese
successivo.
Fonte: EIU, Country Finance: Brazil, aprile 2009.
16
Fonte: Fondo Monetario Internazionale, Public Information Notice (PIN) No.09/92, luglio 2009.
15
17
società finanziarie hanno dovuto far fronte all’illiquidità del mercato. Anche le piccole e
medie imprese, d’altra parte, hanno risentito della tensione di liquidità, sperimentando
crescenti difficoltà nell’accesso al credito. Tra metà settembre e fine dicembre 2008,
l’indebolimento delle condizioni esterne ha portato al deprezzamento del 23% della
moneta brasiliana nei confronti del dollaro.
Misure adottate dal Banco Central do Brasil (BCB)
Il Banco Central do Brasil (BCB), alla fine del 2008, si è dichiarato pronto a sostenere le
imprese con esposizioni in valuta, e scadenza nel 2009, attraverso linee di credito, per un
ammontare complessivo di 36 miliardi di USD.
Inoltre, per contrastare gli effetti della crisi il Comitato di politica monetaria (Coprom) del
BCB è intervenuto più volte sul tasso di interesse di riferimento (SELIC - Sistema Especial
de Liquidaçao e Custodia): una prima volta a gennaio (con una riduzione di un punto
percentuale) portando il tasso al 12,75%, una seconda a giugno, fissando il tasso al
9,25% ed un’ultima volta a luglio, data in cui il SELIC ha raggiunto il livello più basso
registrato dagli anni sessanta, ovvero 8,75%17.
Le Autorità sono altresì intervenute due volte per ridurre il livello di riserva obbligatoria,
per sostenere in particolare le banche di minore dimensione.
Infine, con l’obiettivo di favorire alcuni settori ritenuti prioritari per lo sviluppo del Paese,
la Banca Centrale ha imposto alle banche di concedere finanziamenti al settore agricolo
per un minimo del 30% dei depositi a vista, nonché il 70% dei rural savings accounts; tale
misura, introdotta a fine ottobre del 2008, rimarrà in vigore fino a giugno del 2010.
Misure adottate dal Governo
Al fine di assicurare un regolare funzionamento del mercato bancario, il Governo ha
annunciato lo scorso marzo la costituzione del Fundo Garantidor de Crédito, volto a
rafforzare lo schema esistente di assicurazione dei certificati di deposito bancari
(Certificados de Depositos Bancarios - CDB), attraverso l’estensione della copertura dello
Stato, da 60.000 BRL (32.400 USD) a 20 milioni di BRL (10,7 milioni di USD) per
investitore e per istituzione. Il fondo garantirà certificati di deposito bancari fino ad un
massimo complessivo di 5 miliardi di BRL (circa 2,7 miliardi di USD) per ogni singola
istituzione finanziaria.
Il Governo è intervenuto altresì con riferimento al mercato immobiliare con il programma
Sistema Financiero de Habitaçao che ha innalzato il limite massimo dell’importo
finanziabile dal 70% al 90% del valore dell’immobile; collegato a tale programma è lo
stanziamento di risorse per la concessione di mutui di importo contenuto (fino a circa
17
Fonte: The Economist, Set to shrink, febbraio 2009.
18
70.000 USD) a tassi agevolati. Anche le istituzioni finanziarie non bancarie, quali le
cooperative e le società finanziarie, saranno autorizzare ad erogare questo tipo di
finanziamenti. Nel marzo del 2009 il Governo ha altresì annunciato di voler avviare un
ulteriore progetto finalizzato alla costruzione di 1 milione di case destinate a famiglie a
basso reddito, il cui costo complessivo ammonterebbe a 34 miliardi di BRL (pari a 18
miliardi di USD).
Credit swap facility
Il Brasile inoltre beneficia, insieme ad altri tre Paesi18, di una credit swap facility in USD,
messa a disposizione dalla US Federal Reserve alla fine di ottobre 2008 (e fino a febbraio
2010), per far fronte alle difficoltà riscontrate nel rimborso dei debiti in valuta. I
finanziamenti, del valore massimo di 30 miliardi di USD per Paese, sono volti ad iniettare
liquidità nei mercati finanziari e ridurre le difficoltà nell’ottenimento di dollari19.
***
Outlook
In termini prospettici, secondo gli analisti, l’outlook sulla domanda di servizi finanziari nel
mercato brasiliano per il 2010 rimane favorevole, in linea con le aspettative di ripresa
dell’economia e con gli effetti, necessariamente ritardati nel tempo, delle misure di politica
monetaria espansiva adottate dalle Autorità. Tuttavia, il permanere di tassi elevati,
associato a fattori socio-demografici, potrebbe limitare in modo significativo l’espansione
del mercato. Con una popolazione di 192 milioni di persone ed un PIL pari a circa 1,6
trilioni di USD, il Brasile nel 2008 è il più ampio mercato per i servizi finanziari
dell’America Latina; tuttavia la concentrazione della ricchezza rimane ancora elevata e
l’aumento, in termini numerici, della popolazione “bancabile” è previsto che si verifichi in
modo lento e graduale. Parimenti, il fabbisogno di finanziamento dello Stato, sebbene con
un trend decrescente, continuerà a produrre un effetto “spiazzamento” sul settore privato,
contribuendo altresì a mantenere alto il livello dei tassi di interesse20.
Hanno altresì beneficiato della linee di credito temporanee il Banco de Mexico, la Bank of Korea e la
Monetary Authority of Singapore. I finanziamenti sono stati messi disposizione dalla Fed quali
riconoscimenti dei progressi che i quatto Paesi hanno svolto a partire dall’inizio degli anni novanta in
termini di consolidamento della stabilità economica.
Fonte: ICE, Rapporto congiunto, giugno 2008.
19
Fonte: Federal Reserve Press Release, ottobre 2008.
20
Fonte: EIU, Industry Report Country Finance: Brazil, agosto 2009.
18
19
2.4 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS
(cenni)
Nel 2004 il Brasile è stato tra i primi Paesi emergenti a realizzare un programma per
l’implementazione graduale dell’Accordo sul Capitale di Basilea II, che dovrebbe
concludersi nel 2011.
Come evidenziato nel grafico sottostante, dal 2004 ad oggi, l’indice di capitalizzazione
ponderato per il grado di rischio dell’attivo è rimasto stabile, oscillando tra il 17,5% ed il
19%. Nel 2008 l’indice si attestava al 18%, ovvero superiore all’indice minimo previsto
dalla regolamentazione21.
Graf. 1 Risk-based Capital Adequacy Ratio
20
18,7
17,8
17,3
16,3
16
14
18,5
17,4
18
13,8
18
16,7
14,5
Regualtory
Min. capital
ratio (11%)
%
12
10
Basel Min.
captital
ratio (8%)
8
6
4
2
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
set-08
2008
Fonte: Banco Central do Brasil
Per quanto riguarda infine le regole contabili, la Banca Centrale ha adottato gli
International Accounting Standards (IAS) a partire dall’aprile 2002 e dal dicembre 2006 i
bilanci sono redatti in conformità con gli International Financial Reporting Standards
(IFRS).
Con la Risoluzione 2099 del 1994 l’indice minimo di capitalizzazione ponderato per il grado di rischio è
stato fissato all’8%; nel 1997 le Autorità brasiliane hanno aumentato l’indice all’11%.
21
20
K
KE
EY
YN
NU
UM
MB
BE
ER
RS
SB
BR
RA
AS
SIIL
LE
E
Dati macroeconomici relativi al Brasile e ai rapporti con
l’Italia
21
BRASILE
(ottobre 2009)
Key Numbers dell’economia
Indicatore
1997
2005
2006
2007
2008
2009
Italia
UE27
(maggio) (5/2009) (5/2009)
PIL nominale (mld US$)
871
882
1.089
1.334
1.575
1.399
Variazione PIL Reale (%)
3,4
3,1
3,9
5,6
5,1
-1,0
5.317
4.788
5.829
7.047
8.207
10,6
9,8
10
9,3
7,9
9,4
8,6
9,7
Tasso di inflazione medio (%)
6,9
6,9
4,2
3,6
5,7
4,9
0,6
0,6
Debito Pubblico (mld $)
276
428
499
649
463
606 2.422,9
n.d.
Debito estero (mld $)
198
187
192
229
231
216
n.d.
n.d.
Debito Pubblico/PIL %
34,6
46,7
45
45,1
36,9
41,8
115,5
74,6
Debito estero/PIL %
22,8
21,2
17,6
17,2
14,7
15,5
n.d.
n.d.
PIL pro-capite (US $)
Tasso di disoccupazione (%)
Saldo bilancia Commerciale
(mln di $)
Popolazione (milioni di abitanti)
Tasso di crescita della popolazione
(%)
2.073 15.955
-4,2
-5,0
7.196 35.680 32.170
-6.753 44.703 46.457 40.032 24.836 19.143 -2.223 -129.327
163,8
184,2
186,8
189,3
191,9
194,4
58,1
496
1,5
1,5
1,4
1,4
1,3
1,3
0,0
0,2
Fonte: EIU
Interscambio Italia-Brasile (valori in milioni di euro)
2005
2006
2007
2008
2009*
Esportazioni
2.034
2.227
2.560
3.354
1.176
Importazioni
2.882
3.444
3.783
3.842
1.308
-848
-1.216
-1.222
-488
-132
4.917
5.672
6.344
7.197
2.484
Saldo
Interscambio Totale
Fonte: Istat
* Giugno 2009
Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, le esportazioni italiane in Brasile nel periodo 20052008 sono aumentate del 65%, passando da 2.034 a 3.354 milioni di Euro. Nello stesso
periodo sono aumentate anche le importazioni, ma in misura più contenuta, passando da
2.882 a 3.842 milioni di Euro (+35%). L’interscambio totale è passato dai 4.917 milioni di
Euro del 2005 ai 7.197 milioni di Euro del 2008, con un incremento del 46%.
22
Secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati a giugno 2009, l’Italia risultava il 10° Paese
cliente del Brasile, con una quota di mercato pari al 2,16%, in calo rispetto al 2007
(2,97%).
POS.
Paese
Mld Dollari USD
2007
Mondo
2008
% Quota
2009
%
2007
2008
2009
2008/2009
73,21
90,60
69,9
100.00
100.00
100.00
-22.83
4,90
7,40
10,4
6.71
8.17
14.95
41.14
1
Cina
2
Stati Uniti
11,90
12,80
7,23
16.37
14.19
10.35
-43.74
3
Argentina
6,30
8,50
4,94
8.62
9.48
7.06
-42.47
4
Olanda
3,60
5,07
3,8
4.98
5.60
5.53
-23.80
5
Germania
3,30
3,80
2,7
4.54
4.19
3.92
-27.80
6
Giappone
2,00
2,50
1,9
2.83
2.80
2.80
-22.86
7
Regno Unito
1,40
1,76
1,7
2.00
1.95
2.43
-3.59
8
Venezuela
2,00
2,18
1,66
2.75
2.42
2.37
-24.15
9
Belgio
1,80
2,00
1,57
2.51
2.26
2.25
-23.32
10
Italia
2,10
2,50
1,51
2.97
2.789
2.16
-39.89
Fonte: ICE
Le principali merci importate dal Brasile sono altri semi di soia, caffè, legno, minerali di
ferro, cuoio, pelli bovine, calzature, carni bovine, estratti dall’olio di soia (Fonte ICE).
Per quanto riguarda il lato delle importazioni, a giugno 2009 l’Italia risultava essere l’8°
Paese fornitore, con una quota di mercato pari al 2,96% rispetto al 2,86% del 2007.
POS.
Paese
Mondo
Mld Dollari USD
% Quota
%
2007
2008
2009
2007
2008
2009
2008/2009
52,63
79,35
55,98
100.00
100.00
100.00
- 29.45
1
Stati Uniti
8,56
11,32
9,72
16.26
14.28
17.37
- 14.13
2
Cina
5,21
8,94
6,76
9.90
11.28
12.09
- 24.35
3
Argentina
4,69
6,23
4,98
8.92
7.86
8.90
- 20.10
4
Germania
3,87
5,56
4,29
7.36
7.01
7.67
- 22.84
5
Giappone
2,08
3,13
2,64
3.96
3.95
4.72
- 15.69
6
Sud Corea
1,53
2,63
1,9
2.91
3.32
3.41
- 27.62
7
Nigeria
1,94
3,06
1,84
3.69
3.86
3.29
- 39.80
8
Italia
1,50
2,18
1,65
2.86
2.75
2.96
- 24.18
9
Francia
1,60
2,19
1,64
3.06
2.76
2.93
- 25.06
10
Messico
0,867
1,31
1,22
1.65
1.65
2.19
- 6.35
Fonte: ICE
23
Le principali merci esportate dall’Italia in Brasile sono macchine strumentali ed altri
prodotti a media tecnologia.
Investimenti Diretti Esteri
A dicembre 2008, l’afflusso degli Investimenti Diretti Esteri in Brasile ammontava a 45
miliardi di USD, in aumento del 30% rispetto all’anno precedente (34,5 miliardi di USD) e
di circa il 200% rispetto al 2005 (15 miliardi di USD). Secondo gli ultimi dati a
disposizione, nel 2008 il peso degli IDE sul PIL era pari al 18,3% (Fonte UNCTAD).
Per quanto riguarda gli IDE italiani, come illustrato dal grafico seguente, tra il 1997 ed il
2000 gli sono aumentati del 144% circa, passando dai 199,3 milioni di euro al picco di
485,2 milioni di euro. Mentre nel periodo successivo, ovvero a partire dal 2000, si è
registrata una diminuzione continua (pari circa al 76%) che ha portato il flusso di IDE ad
attestarsi a 112,5 milioni di euro a fine 2008; secondo le recenti stime di Banca d’Italia, a
giugno 2009 gli IDE italiani in Brasile ammontavano a 45 milioni di euro.
Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti brasiliani in Italia, si evidenza un flusso
costante nel periodo che va dal 1997 al 2005 pari a circa 12 milioni di euro. Un aumento
significativo si è rilevato tra il 2006 e il 2008 periodo durante il quale gli investimenti
diretti brasiliani in Italia sono passati da 96,4 a 173 milioni di euro. A giugno del 2009, gli
IDE brasiliani in Italia ammontavano a circa 9,5 milioni di euro.
Investimenti Diretti Esteri (flussi, milioni di Euro)
550
500
450
400
350
300
250
200
150
100
50
no
gi
ug
08
20
09
20
07
20
06
20
05
20
04
20
03
20
02
20
01
20
00
20
99
19
98
19
19
97
0
IDE italiani in Brasile
IDE brasiliani in Italia
Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia
24
Secondo i dati ICE, i settori in cui sono concentrati gli investimenti italiani continuano ad
essere quelli della meccanica e delle tecnologie (tradizionalmente si tratta di attrezzature
e macchinari per l’industria manifatturiera leggera, macchine tessili, per la lavorazione dei
metalli, della ceramica, del legno), dei beni di consumo (principalmente moda, calzature e
casa/arredo) e dei prodotti agroalimentari.
In Brasile sono presenti circa 250 imprese, italiane tra le quali la Fiat (che si è stabilita in
Brasile da oltre 50 anni con impianti produttivi della Fiat Auto, Teksid, Magneti Marelli,
Comau, CNH), Pirelli (che opera nel settore dei cavi oltre che nella gomma) da 80 anni e
Telecom22.
22
Fonte: Rapporto ICE
25
26
K
KE
EY
YN
NU
UM
MB
BE
ER
RS
S
S
SIIS
ST
TE
EM
MA
AB
BA
AN
NC
CA
AR
RIIO
O
Dati di sintesi sul sistema bancario brasiliano
27
28
Data analisi 26/10/09
KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO
BRASILE
Struttura:
Dati in miliardi Numero Numero per
Total Assets
Mercato dei prestiti Mercato dei depositi
di US$
effettivo cui i dati sono (valore assoluto e (valore ass. e % su (valore ass. e % su
disponibili
percentuale su
tot)
tot)
tot.)
Banche statali
14
9
400,4 30,50%
136,0
30,92% 294,3
36,87%
Banche private
n.d.
18
548,8 41,80%
187,5
42,60% 316,6
39,65%
Banche estere
n.d.
20
357,0 27,19%
114,4
26,0%
182,7
22,89%
Non identificate
n.d.
3
6,8
0,51%
2,1
0,48%
4,6
0,58%
Tot. B. multiple
n.d.
50
1.313
440
798
Indicatori dell’andamento del settore:
I dati medi si riferiscono al campione di 50 banche dell’analisi (che costituiscono l’86% degli assets di settore del
sistema bancario del Brasile).
Dati a dicembre 2008
Tasso di interesse medio sui prestiti
Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine
47,2%
n.d.
11,7%
5,7%
8,76%
12,75%
6,21%
Tasso di interesse medio sui depositi
Tasso d’inflazione medio
% Non performing loans (lordi)
ROE
Net Interest Margin
Livello di bancarizzazione dell’economia:
Dati in miliardi di US$ a dicembre 2008
In valore assoluto e percentuale
(depositi+prestiti) /PIL
Depositi /PIL
Prestiti /PIL
(798+440)/1.575
78,60%
798/1.575
50,66%
440/1.575
27,94%
Processo di privatizzazione:
E’ stato realizzato solo in parte. Le banche statali dominano ancora la scena con oltre il 30% degli
assets.
Regolamentazione di vigilanza:
Vengono applicati i requisiti di Basilea I.
L’applicazione di Basilea II è da dicembre 2008 a dicembre 2011.
Dal dicembre 2006 sono stati introdotti gli IFRS.
DOSSIER CILE
CONTENUTO
ƒ
Presenza
e
performance
operatività
del
delle
settore
banche
bancario
italiane
cileno
ed
in
Cile,
altri
assetto
elementi
e
di
approfondimento su questioni economico-finanziarie
ƒ
Dati macroeconomici relativi al Cile e ai rapporti con l’Italia
ƒ
Dati di sintesi sul sistema bancario cileno
29
30
Presenza e operatività delle banche italiane
in Cile, assetto e performance del settore
bancario cileno
31
32
Indice - Parte 2 Cile
1. Le Banche italiane in Cile
1.1
Presenza delle banche italiane in Cile e collaborazione con intermediari
locali
1.2
Dati sull’operatività delle banche italiane con il Cile
1.3
Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese
2. Elementi
di
approfondimento
sull’evoluzione
del
sistema
bancario
e
finanziario cileno
2.1
Struttura e assetti proprietari del sistema bancario del Cile
2.2
Performance del sistema bancario e mercato del credito
2.3
Impatto della crisi internazionale sul mercato locale
2.4
Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS
(cenni)
33
1. Le Banche italiane in Cile23
1.1
Presenza delle banche italiane in Cile e collaborazione con intermediari
locali
Intesa Sanpaolo è presente in Cile (Santiago del Cile) con un ufficio di rappresentanza.
Sono inoltre presenti nel paese BNP Paribas (capogruppo BNL) e Calyon - Crédit Agricole
(capogruppo Cariparma) ciascuna con ufficio di rappresentanza a Santiago del Cile.
Alla presenza diretta si aggiungono una serie di accordi di collaborazione tra banche
italiane e intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le associate,
è emerso che tre gruppi bancari italiani hanno stipulato accordi con controparti cilene per
l’assistenza della reciproca clientela nelle transazioni commerciali e finanziarie.
1.2
Dati sull’operatività delle banche italiane con il Cile
Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema
bancario italiano con il Cile, nel mese di agosto 2009 è stata condotta una specifica
indagine presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali dell’ABI, composto dalle
maggiori banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono
riportati i risultati quantitativi di tale indagine, alla quale hanno risposto dodici tra i
maggiori gruppi bancari.
Plafond Complessivo (mln di €)
(totale impegni in essere e disponibilità a
Agosto 2009)
con
Sace
senza
Sace
Totale
Plafond utilizzato
(mln di €)
con
Sace
export
altro**
senza
Sace
export
altro**
Totale
Util./T
otale
Totale a breve
0,0
1.521,0
1.521,0
0,0
0,0
0,0
443,0
300,0
143,1
443,0
29%
Totale a m.l.t.
10,0***
592,5
592,5
0,0
0,0
0,0
211,3
55,0
156,3
211,3
36%
10,0
2.113,6
2.123,6
0,0
0,0
0,0
654,3
355,0
299,3
654,3
31%
Totale*
*Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come
indistinti tra breve e lungo termine.
**Finanziamenti concessi, anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, e/o ad imprese
a capitale interamente straniero; finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private.
***comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito in convenzione con Sace.
Complessivamente risulta un plafond stanziato di 2.123 milioni di euro, di cui 654 milioni
utilizzati (31% del totale). Il 72% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il
rimanente 28% è allocato sul medio-lungo termine. Il 99% del plafond stanziato non
prevede copertura assicurativa.
Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: Banca d’Italia, Deutsche Bank
Research, Economist Intelligence Unit, Fondo Monetario Internazionale, ICE, The Institute of International
Finance, ISTAT, Banco Central de Chile, SACE, Sintesi 2000 Srl, Superintendencia de Bancos e
Instituciones Financieras de Chile, The World Bank, UNCTAD.
23
34
Per quanto riguarda più in dettaglio il livello di utilizzo delle risorse, il plafond senza
copertura SACE (654 milioni di euro) è utilizzato maggiormente per finalità export (68%
del totale).
Circa le prospettive di sviluppo dell’attività delle banche italiane sul mercato cileno, dalla
medesima indagine è emerso l’interesse a monitorare il mercato e a valutare l’opportunità
di un ulteriore rafforzamento delle relazioni bilaterali.
1.3
Esposizione del sistema bancario italiano e rischio Paese
Secondo gli ultimi dati della Banca dei Regolamenti Internazionali, a marzo 2009,
l’esposizione del sistema creditizio italiano verso il Cile era pari a 1,1 miliardi di dollari
USA, equivalenti al 19% del totale dell’esposizione italiana verso i Paesi dell’America
Latina e Caraibi. Alla stessa data l’esposizione della Spagna verso il Cile risultava pari a
45,6 miliardi di dollari, la Germania era esposta per 7,2 miliardi di dollari, la Francia per
3,4 miliardi, il Belgio per 330 milioni e l’Austria per 76 milioni.
Rating
Cile
Standard and
Poor’s
Moody’s
SACE
A+
(settembre 2009)
A1
(settembre 2009)
2/7
(settembre 2009)
A settembre del 2009 le agenzie Standard & Poor’s e Moody’s assegnavano al Cile un
rating pari rispettivamente A+ e A1 (rischio medio-basso) con capacità di rimborso
altamente probabili.
Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE, che segue la
classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo a cui partecipano le Export
Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, il Cile, a settembre del 2009, si colloca nella
seconda categoria di rischio su sette (rischio basso), con un atteggiamento assicurativo di
apertura senza restrizioni.
2. Elementi
di
approfondimento
sull’evoluzione
del
sistema
bancario
e
finanziario cileno
2.1
Struttura e assetti proprietari del sistema bancario del Cile
A partire dall’instaurazione di un regime democratico, il Cile ha dato vita ad un sistema
bancario e finanziario che attualmente può considerarsi tra quelli più sofisticati e solidi
dell’America Latina. Tale sviluppo è stato possibile grazie ad un contesto macroeconomico
35
e politico stabile, caratterizzato da politiche fiscali e monetarie equilibrate, da una crescita
costante del Prodotto Interno Lordo24, e da un efficace sistema di regolamentazione.
A seguito dell’adozione della nuova legge bancaria, nell’agosto del 199725, si è dato avvio
ad un processo di deregolamentazione ispirato ai principi di mercato ed alle best practices
internazionali. Successivamente, a partire dal 2001, una serie di riforme intervenute nel
comparto, e più in generale nel mercato dei capitali, hanno contribuito significativamente
al graduale consolidamento del settore.
Il numero di istituti bancari operanti nel mercato locale infatti è passato da 40, nel 1992, a
32 nel 1997, fino ad arrivare agli attuali 25 (dati ad aprile 2009).
A giugno 2009 gli asset totali ammontavano a 176 miliardi di USD, ovvero circa il 114%
del PIL. Il settore presenta inoltre un elevato livello di concentrazione, con le principali 5
banche - ovvero 4 banche locali Banco de Chile, la banca pubblica BancoEstado, il Banco
de Credito e Inversiones, Corpbanca e il gruppo spagnolo Santander – che incidevano per
il 71,9%26. Tale quota è tuttavia in calo rispetto al valore registrato nel 2008 (88%), per
effetto di un graduale rafforzamento anche degli intermediari minori.
a) Banche domestiche
Banche commerciali
Secondo gli ultimi dati disponibili, in Cile operano 13 gruppi bancari locali, di cui 12
banche commerciali private ed una banca commerciale pubblica. Come indicato nella
tabella sottostante, a febbraio 2009 le 10 banche principali locali pesavano per il 62%
degli asset di settore mente le prime tre – Banco de Chile, BancoEstado (banca pubblica)
e Banco de Credito e Inversiones – rappresentavano una quota del 45,4%, a conferma
dell’elevato grado di concentrazione del settore.
Il Prodotto Interno Lordo del Cile è cresciuto in media del 5,2% tra il 2004 e il 2007 per poi aumentare
del 3,2% nel corso del 2008. Fonte: ICE.
25
Con tale riforma sono stati anche introdotti i requisiti di capitalizzazione previsti dalla Bank for
International Settlements (BIS).
26
Nel 1995 le 5 banche principali rappresentavano unicamente il 49% del totale asset.
Fonte: EIU Industry Report: Financial services, agosto 2009.
24
36
Tab. 1 Totale Asset delle banche domestiche (Febbraio 2009)
Banche
Asset (Clp Mld)
Quote di mercato (%)
Banco de Chile
17,404
17,3
BancoEstado (pubblica)
15,056
15,0
Banco de Credito e Inversiones
13,155
13,1
Corpbanca
5,760
5,7
Banco Security
3,326
3,3
Banco del Desarollo
2,891
2,9
Banco Bice
2,830
2,8
Banco Falabella
878
0,9
Banco Internacional
471
0,5
Banco Ripley
251
0,2
Banco Paris
n.d.
n.d.
Banco Penta
n.d.
n.d.
Banco Montex
n.d.
n.d.
Totale mercato
100,634
100
Fonte: EIU Country Finance 2009
Banco de Chile, controllato dal gruppo cileno Luksic – che a fine 2008 deteneva oltre il
61% della banca - è dal 2002 la principale banca domestica. Con una quota di mercato
pari al 17,3% del totale asset (febbraio 2009), è la seconda banca operante nel Paese
dopo il gruppo spagnolo, Banco Santander. Nel gennaio del 2008, la Superintendencia de
Bancos e Instituciones Financieras de Chile (SBIF)27 ha approvato la fusione tra Banco de
Cile e Citibank Cile, a seguito della quale Citibank ha acquisito una quota pari a circa il
33% nella LQ Financial Investments, casa madre di Banco de Chile, che invece ha
assorbito tutte le attività domestiche della banca americana. Il Banco de Chile ha un
debito subordinato nei confronti del Banco Central de Chile, a seguito di un’operazione di
salvataggio risalente all’inizio degli anni ’80, che verrà rimborsato entro il 2036.
La seconda istituzione bancaria locale per asset è il BancoEstado, unica banca a proprietà
pubblica, con una quota di asset pari al 15% del totale. Il BancoEstado ha una duplice
attività: da un lato svolge le funzioni di banca tesoriera dello Stato e di finanziatore degli
enti pubblici; dall’altro ha sviluppato un ruolo leader soprattutto nel comparto delle
microimprese e del retail nei segmenti a più basso reddito. Nel marzo del 2009 il Governo
ha assegnato circa 200 milioni di USD alla banca, per la concessione di credito alle micro e
piccole e medie imprese, attraverso il Fondo de Garantia para el Pequeño Impresario.
Le banche cilene sono monitorate e controllate dalla SBIF, agenzia governativa indipendente (è una
parte autonoma del Ministero delle Finanze) nata nel 1925 e preposta alla supervisione delle banche
nonché alla gestione delle licenze bancarie. La SBIF ha il compito di approvare variazioni nello statuto
delle banche e nel capitale nonché di applicare sanzioni alle banche che non rispettano i requisiti di
costituzione e gestione.
27
37
Corfo
In Cile non vi sono “banche di sviluppo28. L’unica istituzione preposta all’implementazione
di politiche di promozione e sostegno delle imprese è la Corporación de Fomento de la
Producción (Corfo), agenzia pubblica creata nel 1939. La Corfo offre programmi di
supporto alle imprese (attraverso varie forme, che comprendono agevolazioni, credito,
coperture assicurative ecc.), con un focus particolare sulle microimprese con un fatturato
annuo di 2400 Unidades di Fomento (UF)29.
Nel 2008, circa 60.916 imprese hanno beneficiato di linee di credito fornite della Corfo, di
cui 53.151 microimprese, 4.726 imprese di piccola dimensione, 1.861 imprese medie e
398 grandi gruppi.
Nel 2008 il totale finanziamenti ha raggiunto 365,1 miliardi di CLP (circa 662 milioni di
USD), in aumento rispetto ai 181,7 miliardi di CLP registrati nel 2007.
Nel gennaio del 2009, nell’ambito dello “stimulus package” da 4 miliardi di USD (cf.
paragrafo 2.3), il Governo ha assegnato 1,1 miliardi di USD alla Corfo, con l’obiettivo di
ampliare la capacità di finanziamento alle PMI, concesso sotto varie forme, tra cui
garanzie sul factoring e allungamento delle scadenze.
b) Banche estere
Se in una prima fase, conseguente all’apertura del mercato, il Cile aveva attratto numerosi
intermediari esteri, l’elevato livello di concorrenza del mercato e i ridotti margini di profitto
ne hanno successivamente indotto una progressiva uscita. Nel 1990 operavano infatti nel
Paese 23 banche estere, mentre oggi tale presenza è pressoché dimezzata; a febbraio
2009 infatti, le banche estere erano 12 (su un totale di 25 operanti nel Paese) e non
risultavano disparità nella regolamentazione tra intermediari domestici e non.
La regolamentazione bancaria cilena ha eliminato le differenziazioni tra banche commerciali e banche di
sviluppo a metà degli anni settanta.
29
L’Unidade de Fomento (UF) è una unità di misura indicizzata all’inflazione che, a fine aprile del 2009,
ammontava a circa 38 USD.
28
38
Tab. 2 Totale Asset delle banche estere (Febbraio 2009)
Banche
Asset (Clp Mld)
Quote di mercato (%)
Banco Santander (Spagna)
20,289
20,2
BBVA (Spagna)
7,414
7,4
Scotiabank (Canada)
5,756
5,7
Itau Chile (Brasile)
3,082
3,1
HSBC Bank (UK)
1,510
1,5
Deutsche Bank (Germania)
1,033
1,0
Royal Bank of Scotland
872
0,9
JP Morgan Chase (USA)
625
0,6
Rabobank (Paesi Bassi)
319
0,3
Bank of Tokyo-Mitsubishi
123
0,1
(Giappone)
Banco do Brasil S.A.
n.d
n.d.
Banco de la Nacion Argentina
n.d
n.d.
Totale mercato
100,634
100
Fonte: EIU Country Finance 2009
Secondo i dati della SBIF, le prime 10 banche estere detengono, in termini di assets, una
quota complessiva del 38,2% del totale di settore. Inoltre, Banco Santander è attualmente
leader del mercato, con una quota sul totale asset del 20,2%, anche in conseguenza
dell’acquisizione, nel 2002, del Banco Santiago, all’epoca la principale banca commerciale
del Paese (mentre il Banco Santander Chile occupava la quarta posizione). Il gruppo
spagnolo, che alla fine del 2008 contava su una rete di 477 filiali ed uffici in tutto il Paese,
ha raggiunto la leadership grazie alla sua presenza forte in molteplici comparti, dal
finanziamento alle piccole e medie imprese, alla gestione di fondi investimento, al leasing
e factoring ecc.
BBVA, sussidiaria della spagnola Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, è invece la seconda
banca estera del Paese e la quinta in assoluto, con una quota del 7,4%. La banca svolge
attività principalmente nel comparto del credito al consumo e del credito ipotecario.
La canadese Scotiabank, terza banca estera e sesta in assoluto, ha anche acquistato il
Banco del Desarollo nel novembre del 2007 per 1,03 miliardi di USD; ad aprile 2009 le due
banche continuavano tuttavia ad operare separatamente.
Infine, la quarta banca estera, Itaù-Unibanco, ha iniziato la sua attività nel Paese a marzo
del 2007, dopo l’acquisizione di BankBoston per 500 milioni di USD.
2.2
Performance del sistema bancario e mercato del credito
In generale, il sistema bancario cileno offre credito sia a breve che a lungo termine e fino
a maturities di 30 anni per imprese blue-chip, tanto in Pesos quanto in Dollari. La
disponibilità di risorse a medio-lungo termine in Pesos e in valuta rappresenta
39
un’eccezione nel panorama Latino Americano, resa possibile anche grazie ai meccanismi di
indicizzazione all’inflazione (di norma la denominazione è in unidades de fomento, l’unità
di conto che varia giornalmente in linea con l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo del
mese precedente). Parallelamente, il reperimento di fondi avviene attraverso l’emissione
di debito, l’aumento del capitale di rischio, l’accesso a prestiti sindacati ecc.
Complessivamente, secondo il Banco Central de Chile, nel 2008 il portafoglio prestiti del
settore bancario è cresciuto del 15% anno su anno, in riduzione rispetto al valore medio
del 18,3% registrato nel periodo 2005-2007. A fine 2008, lo stock di finanziamenti del
settore bancario domestico era pari a 70.800 miliardi di CLP, (pari a circa 130 miliardi di
USD) di cui l’86,5% denominato in Pesos.
Secondo la SBIF, a fine 2008, il sistema bancario contava 3,56 milioni di borrowers, 2,32
milioni di conti correnti, 12,99 milioni di conti di risparmio e 873,169 depositi a termine.
L’aumento del grado di penetrazione bancaria è stato favorito anche dalla crescita
demografica e dalla riduzione delle disparità nei livelli di reddito. Nel 2008, i finanziamenti
ammontavano al 64,7% del PIL mentre i depositi pesavano per il 57,3%30.
Il credito al consumo e il mercato dei mutui hanno subito un rapido incremento nel biennio
2006-2008, sostenuto dal clima di fiducia, da bassi tassi di interesse e da una concorrenza
crescente, grazie anche all’ingresso nel mercato retail delle catene di distribuzione (grandi
magazzini, supermercati ecc.); di queste, alcune hanno costituito con successo proprie
banche, attive non solo nel credito al consumo, ma anche nel campo dei mutui ipotecari e
nel brokeraggio assicurativo.
La crescita del credito è successivamente decelerata per effetto della crisi internazionale (il
credito al consumo su base mensile è cresciuto solo dello 0,2% a dicembre 2008).
Gli spread bancari sono relativamente contenuti rispetto alla media regionale, ma sono
aumentati in modo significativo a fine anno, passando da 3,7 punti percentuali a luglio del
2008, ad un picco del 9,1% a novembre 2008; a metà marzo 2009 si sono attestati a
quota 7,1% per poi scendere a 3,3% ad agosto.
Tale riduzione è stata favorita da un fabbisogno pubblico contenuto rispetto alla maggior
parte degli altri Paesi Latinoamericani, che non spiazza il settore privato.
Nel 2008 i profitti dell’industry bancaria cilena ammontavano a 1,5 miliardi di USD, in
riduzione rispetto agli 1,9 miliardi di USD registrati nel 2007. Anche il ROE è diminuito,
passando dal 19,3% nel 2007 al 15,1% nel 2008. Peraltro, la forte crescita nelle
commissioni bancarie da un lato, e la riduzione dei costi operativi (dovuta alla maggiore
30
Fonte: EIU, Financial Services: Chile, febbraio 2009.
40
efficienza risultante dal consolidamento del settore e all’introduzione di nuove tecnologie)
hanno comunque sostenuto la redditività del settore.
Nonostante un peggioramento registrato negli ultimi mesi, la qualità del portafogli crediti
del Cile rimane superiore rispetto ad altri Paesi latinoamericani. In particolare, a giugno
2009, i Non Performing Loans ammontavano al 3,1% del totale crediti, in aumento
rispetto al 2,5% di gennaio 2009 e alla media dell’1% registrata nel corso del 2008.
2.3
Impatto della crisi internazionale sul mercato locale
Il sistema bancario cileno ha subito gli effetti della crisi internazionale principalmente
attraverso canali indiretti – commerciali31 e finanziari - in conseguenza del suo elevato
grado di integrazione con i mercati esteri.
Grazie all’inflation targeting, ad oculate politiche fiscali, e ad un regime di cambio
flessibile, l’economia nel suo complesso ha dimostrato un buon livello di resiliency.
Parimenti, il comparto bancario, caratterizzato da un’efficace regolamentazione e da
adeguati livelli di capitalizzazione, si è rivelato particolarmente robusto, anche grazie ad
un’operatività prevalente di tipo “tradizionale”, on balance sheet, con un’esposizione
limitata in termini di prodotti strutturati e investimenti in strumenti finanziari.
Secondo i più recenti dati BIS i crediti vantati da banche estere in Cile ammontavano al
46% del PIL, livello molto superiore rispetto ad altre economie dell’America Latina, come il
Brasile (17%) e la Colombia (11%)32 ed essenzialmente riconducibile alla presenza nel
Paese di Banco Santander e di BBVA che, a febbraio 2009, pesavano complessivamente
per il 27,6% degli assets di settore.
Tab. 3 Titoli bancari esteri per nazionalità (%)
2002
2007
2008
Spagna
48
56,2
52
Stati Uniti
17,4
10,7
6,8
Germania
9,6
6,2
7,8
Paesi Bassi
4,2
5,2
6,1
UK
3,8
0,0
0,0
Altro
17,1
12,1
27,3
Totale
100
100
100
Fonte: BIS
Hanno risentito della crisi le esportazioni di rame, sia in termini di prezzo che di quantità, ma l’effetto
negativo sulla bilancia dei pagamenti è stato in parte compensato anche da una contrazione delle
importazioni dovuta ad un calo della domanda interna.
32
Fonte: IMF, Chile: Selected Issues, settembre 2009.
31
41
Tuttavia, pur essendovi un rischio di spillover derivante dai rapporti tra case madri e
sussidiarie cilene, le simulazioni condotte dal FMI hanno dimostrato un potenziale impatto
limitato sul sistema nel suo complesso e l’assenza di rischi sistemici per il Paese.
D’altra parte, il funding avviene principalmente attraverso altri canali quali i depositi
domestici (60% degli assets) e le emissioni di titoli sul mercato domestico (13% degli
assets), mentre le fonti di finanziamento esterne rappresentano solo il 5%. La posizione
netta sui derivati rappresenta meno dell’1,5% degli assets33.
La crisi ha iniziato a manifestarsi a partire dal quarto trimestre 2008, per effetto del
rallentamento dell’economia cilena e della volatilità nei mercati, che hanno comportato
una diminuzione netta del tasso di crescita dei servizi finanziari, dall’8,5% medio (tra il
2000 e il 2008) al 2,9% (a fine 2008).
La risposta da parte della Banca Centrale e del Governo cileno è stata tempestiva,
coordinata ed efficace.
Sul fronte della liquidità, dopo una fase di accumulo di riserve tra maggio e settembre
2008, la Banca Centrale è stata in grado di adottare numerose misure per supportare
l’offerta di Pesos e di Dollari, anche attraverso un programma di swap per le posizioni in
valuta e di repos sui depositi in Pesos, a cui si è accompagnata un’attenuazione dei
requisiti di riserva34.
In parallelo (ottobre 2008), in seguito alla chiusura delle linee di credito concesse dalla
banca statunitense Wachovia, il Ministero delle Finanze ha iniettato liquidità (tramite
depositi) per un valore complessivo di 1 miliardo di USD nelle quattro principali banche
locali: Banco de Chile, la banca pubblica Banco del Estrado, Banco de Crédito e
Inversiones e Banco Santander.
Un’ulteriore buffer è rappresentato dalle riserve costituite presso i fondi sovrani creati nel
2007 - The Economic and Social Stabilization Fund e The Pension Reserve Fund35-, che
ammontano attualmente a circa 16 miliardi di USD, in diminuzione rispetto ai 21 miliardi
del 200836.
Ibid.
Fonte: Documentos de Politica Economica - Banco Central de Chile, Chile and the Global Recession of
2009 N°30, Marzo 2009.
35
Fonte: EIU, Financial Service Report, agosto 2009.
36
I fondi sovrani Economic and Social Stabilization Fund (ESSF) e Pension Reserve Fund (PRF) sono stati
costituiti nel 2007, in sostituzione del Copper Stabilization Fund (operativo dal 1985). Il PRF, è
principalmente un saving fund mentre, l’ESSF viene utilizzato per interventi volti alla stabilizzazione
macroeconomica. Tali fondi sono stati alimentati in questi anni soprattutto grazie ai guadagni inattesi
generati dall’aumento del prezzo del rame sui mercati internazionali. L’11 ottobre 2008, l’International
Working Group of Sovereign Wealth Funds (IWG) ha presentato un insieme di 24 principi di carattere
volontario, detti i principi di Santiago (dalla capitale cilena dove si è svolto l'ultimo incontro per definirli),
che guidano pratiche e obiettivi degli investimenti dei fondi sovrani. I Principi sono finalizzati
principalmente ai seguenti macro-obiettivi: a) disclosure di informazioni e trasparenza; b) strategie di
33
34
42
Dall’inizio del 2009 la Banca Centrale è quindi intervenuta riducendo progressivamente il
tasso di interesse di riferimento (TPM) di 775 punti base, portandolo dall’8,25%, fino a
raggiungere il minimo storico dello 0,5%, registrato a luglio 2009.
Al contempo, il Governo ha adottato un pacchetto di stimolo fiscale, manovra del valore
complessivo di circa 4 miliardi di dollari, (circa il 2,9% del PIL), che ha compreso
investimenti pubblici, una temporanea riduzione nel prelievo fiscale (equivalente circa ad
1% del PIL), e trasferimenti diretti nonché sussidi alle fasce meno abbienti della
popolazione (circa 0,5% del PIL).
La misura include anche la ricapitalizzazione della banca pubblica BancoEstado per 0,3%
del PIL (Cfr. paragrafo 2.1), e della Copper Corporation (CODELCO)37, così come
l’aumento del capitale del Fondo di Assicurazione per le Piccole Imprese (FOGAPE) e della
Corporacion de Fomento de la Produccion (CORFO), per un valore complessivamente pari
all’1% del PIL (Cfr. paragrafo 2.1).
2.4
Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS
(cenni)
Il sistema di regole di vigilanza attualmente in vigore in Cile accoglie i principi dell’Accordo
sul Capitale di Basilea I; le autorità locali stanno finalizzando alcuni emendamenti alla
General Banking Law al fine di poter implementare Basilea II entro il 2010. Ad aprile
2009, l’indice di capitalizzazione ponderato per il grado di rischio dell’attivo del sistema
bancario era pari a 13,6% - ogni singola banca presentava un indice superiore al 10% -,
maggiore rispetto al valore dell’8% previsto dalla regolamentazione.
Tab. 4 - Capital adequacy ratio (%)
2006
12,5
2007
12,2
2008
12,5
2009 (aprile)
13,6
Fonte: Banco Central de Chile e SBIF
Per quanto riguarda i principi contabili internazionali, le banche hanno introdotto
formalmente gli International Financial Reporting Standards (IFRS) all’inizio di gennaio
200938.
investimento guidate da logiche economiche di rischio/rendimento; c) governance solida e trasparente.
Tali principi, unitamente alle linee guida dell’OCSE per Paesi “ricettori” degli investimenti, intendono
creare un quadro di reciproca fiducia tra le parti, assicurare stabilità ai mercati finanziari, ed evitare
iniziative protezionistiche a livello di singoli Paesi.
I fondi sovrani cileni sono classificati tra i più trasparenti al mondo; hanno realizzato progressi
significativi per accogliere i principi di Santiago.
37
Impresa nata nel 1976 che opera nell’industria del rame.
38
Fonte: International Monetary Fund, Chile: 2009 Article IV Consultation, settembre 2009.
43
44
K
KE
EY
YN
NU
UM
MB
BE
ER
RS
SC
CIIL
LE
E
Dati macroeconomici relativi al Cile e rapporti con l’Italia
45
CILE
(ottobre 2009)
Key Numbers dell’economia
Indicatore
PIL nominale (mld US$)
1997
2005
2006
2007
2009
2008
Italia
UE27
(maggio) (5/2009) (5/2009)
83
118
147
164
169
155
6,6
5,6
4,6
4,7
3,2
-1,2
5.600
7.200
8.900
Tasso di disoccupazione (%)
6,1
9,3
8
7
7,8
10,3
8,6
9,7
Tasso di inflazione medio (%)
6,1
3,1
3,4
4,4
8,7
1,9
0,6
0,6
10,4
9,3
7,6
7,09
7,3
18,4 2.422,9
n.d.
27,04
45,37
47,97
58,64
64,39
59,45
n.d.
n.d.
Debito Pubblico/PIL %
13,2
7,3
5,3
4,1
5,2
11,2
115,5
74,6
Debito estero/PIL %
32,6
38,4
32,7
35,8
38
38,3
n.d.
n.d.
-1.428 10.775 22.780 23.635
8.846
Variazione PIL Reale (%)
PIL pro-capite (US $)
Debito Pubblico (mld $)
Debito estero (mld $)
Saldo bilancia Commerciale
(mln di $)
Popolazione (milioni di abitanti)
Tasso di crescita della popolazione
(%)
2.073 15.955
-4,2
-5,0
9.100 35.680 32.170
9.800 10.000
5.860 -2.223 -129.327
14,8
16,3
16,4
16,6
16,8
16,9
58,1
496
1,4
1,1
1
1
1
1
0,0
0,2
Fonte: EIU
Interscambio Italia-Cile (valori in milioni di euro)
2005
Esportazioni
Importazioni
Saldo
Interscambio Totale
2006
2007
2008
2009*
408
466
517
564
231
1.436
2.269
2.596
2.166
511
-1.028
-1.802
-2.079
-1.602
-280
1.844
2.735
3.113
2.731
742
Fonte: Istat
*Giugno 2009
Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, le esportazioni italiane in Cile nel periodo 2005-2008
sono aumentate del 38% passando da 408 a 564 milioni di Euro. Nello stesso periodo
sono aumentate anche le importazioni, in misura più accentuata (50%), passando da
1.436 a 2.166 milioni di Euro. L’interscambio totale è passato dai 1.844 milioni di Euro del
2005 ai 2.731 milioni di Euro del 2008, con un aumento del 48%.
46
A dicembre 2008 l’Italia si posizionava al 17° posto nella classifica dei principali Paesi
fornitori, con una quota dell’1,3% delle importazioni cilene, ed al quarto posto nella
classifica europea, con una quota dell’11,3% sul totale delle importazioni dall’UE (Fonte
ICE).
Principali importazioni dal Cile: il Paese riveste particolare importanza per il sistema
produttivo italiano, per l’impiego di rame e prodotti derivati di provenienza cilena.
Attualmente oltre il 50% del totale del rame acquistato dall’Italia proviene da Santiago,
rendendola il terzo importatore mondiale, preceduto unicamente da Cina e Giappone (nel
corso del 2008 l’Italia ha superato gli Stati Uniti, nonostante una diminuzione dell'import
italiano del metallo del 9,6% rispetto al 2007). Nel 2008 l’Italia si conferma inoltre, il
secondo acquirente mondiale di cellulosa dal Cile, preceduta solo dalla Cina.
Principali esportazioni verso il Cile: l’Italia esporta principalmente macchine per il
confezionamento ed imballaggio, attrezzature per filtrare e depurare liquidi, trattori ad uso
agricolo, macchine ed attrezzature meccaniche, prodotti farmaceutici, pompe centrifughe
e macchine per imballaggio.
Investimenti Diretti Esteri
A dicembre 2008, l’afflusso degli Investimenti Diretti Esteri in Cile era pari a 16,7 miliardi
di dollari, in aumento del 33% rispetto all’anno precedente (12,6 miliardi di dollari) e di
circa il 140% rispetto al 2005 (7 miliardi di dollari). Inoltre, secondo gli ultimi dati
disponibili, nel 2008 il peso degli IDE sul PIL era pari al 59,6% (Fonte UNCTAD).
Come illustrato dal grafico seguente, tra il 1997 ed il 2008 gli IDE italiani nel Paese
ammontavano mediamente a 9,6 milioni di euro, oscillando tra un minimo di 2 ed un
massimo di 17 milioni di euro (ad eccezione del 2002 anno durante il quale il flusso di IDE
ha raggiunto il picco di 31,2 milioni di euro); secondo le ultime stime di Banca d’Italia, a
giugno 2009 gli IDE italiani ammontavano a 197 mila euro.
Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti cileni in Italia, nel periodo che va dal
1997 al 2008, essi ammontavano ad un valore medio di 1 milione di euro, ad eccezione
del 2007, anno in cui si è registrato un picco di 4,3 milioni di euro. Secondo gli ultimi dati
disponibili, a giugno 2009 gli IDE cileni ammontavano a 226 mila euro.
47
Investimenti Diretti Esteri (flussi, milioni di Euro)
35
30
25
20
15
10
5
0
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
IDE italiani in Cile
2004
2005
2006
2007
2008
2009
giugno
IDE cileni in Italia
Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia
In Cile sono presenti circa 40 filiali di imprese italiane, tra le quali per il settore
Agroindustria: Riserva di Caliboro, Officine Meccaniche Toscane, Ferrero, Enartis,
Segafredo; per il settore di Infrastrutture: Tubosider, Torno, Impregilo, Atlantia/Gavio,
Inso, Astaldi; per l'energia: Maire Engineering, Tecnimont, Idroenergia, Enel Idroelettrica,
Enel Geotermica, Intergas, Idromaule. Sono inoltre presenti PANINI (Produzione di album
e figurine), Badinotti (Produzione di reti per acquicoltura), Lovato (Produzione di mobili
per ufficio), Ritrama (produzione di etichette autoadesive per uso industriale) e FILA. Sono
inoltre presenti nel Paese 90 uffici di rappresentanza di imprese italiane. (fonte: ICE)
48
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Dati di sintesi sul sistema bancario cileno
49
50
Data analisi 26/10/09
KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO
CILE
Struttura:
Dati in milioni di
US$
Banche statali
Banche private
Banche estere
Totale
Numero Numero per
Total Assets
Mercato dei prestiti Mercato dei depositi
effettivo cui i dati
(valore assoluto e (valore ass. e % su (valore ass. e % su
sono
percentuale su
tot)
tot)
disponibili
tot.)
1
1
24.452 14,50%
14.496
12,75% 17.154
14,44%
12
12
72.923 43,25%
52.164
45,90% 54.043
45,48%
12
12
71.221 42,25%
46.990
41,35% 47.627
40,08%
25
25
168.596
113.650
118.824
Indicatori dell’andamento del settore:
I dati medi si riferiscono ad un campione di 25 banche (che costituiscono il 100% degli assets di settore del sistema
bancario del Cile).
Dati a dicembre 2008
Tasso di interesse medio sui prestiti
Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine
12,3%
7,6%
7,2%
8,7%
2,27%
13,31%
Tasso di interesse medio sui depositi
Tasso d’inflazione medio
% Non performing loans
ROE
Net Interest Margin
3,81%
Livello di bancarizzazione dell’economia:
Dati in milioni di US$ a dicembre 2008
In valore assoluto e percentuale
(depositi+prestiti) /PIL
Depositi /PIL
Prestiti /PIL
(118.824+113.650)/184.600
125,93%
118.824/184.600
64,36%
113.650/184.600
61,57%
Processo di privatizzazione:
E’ stato realizzato quasi completamente (a dicembre 2008 allo stato rimane in mano circa il 14,5%
degli assets di settore con la proprietà del Banco del Estado de Chile).
Regolamentazione di vigilanza:
Vengono applicati i requisiti di Basilea I.
Non si conoscono le prospettive di applicazione di Basilea II.
Gli IFRS sono stati introdotti con l’esercizio 2008.