Soci, Tesserati o Iscritti: quando le quote di frequenza

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Soci, Tesserati o Iscritti: quando le quote di frequenza
Soci, Tesserati o Iscritti:
quando le quote di frequenza
sono de-commercializzate.
Abbiamo diffusamente parlato in
vari articoli del nostro blog,
della differenza fra i soci,
iscritti,
tesserati
nelle
associazioni
sportive
dilettantistiche. Vediamo cosa
occorre sapere per la fiscalità
di quote di frequenza.
Nelle Associazioni Sportive siamo soliti
vedere comportamenti diversi nella
configurazione
del
cosiddetto
“sodalizio”:
tutti
soci
o
tutti
tesserati? Oppure un pò e un pò… che
fare?
Cerchiamo di far chiarezza, specie per
l’importanza relativa alla fiscalità
delle quote di frequenza a corsi,
stagioni sportive, ecc.
L’assillo
che
ci
portiamo
dietro
da
tempo
è:
il
mio
commercialista mi dice che tutti devono diventare Soci nella
mia ASD, è vero?
Lo Statuto conta più del tuo commercialista, di te o dei tuoi
soci
Leggete e rileggete il vostro Statuto per capire cosa avete
stabilito nel “patto sociale”. Sicuramente in ciò potrà
aiutarvi il vostro consulente nel guidarvi sulle corrette
scelte da prendere nell’associazione.
Differenza fra quote di frequenza e quota sociale (quota
associativa):
Fiscalità delle Quote Associative
Le somme versate dagli associati o partecipanti a titolo di
quote o contributi associativi non concorrono a formare il
reddito complessivo. E’ quanto afferma l’Art. 148 del TUIR. Le
quote sociali non sono imponibili ai fini delle imposte sui
redditi né per l’IVA. Nelle Ricevute della quota
associativa non occorre nemmeno applicare la canonica marca da
bollo da due Euro.
Fiscalità delle quote di frequenza
Il requisito di “non-commercialità”, quindi irrilevanza
fiscale, di quote di frequenza sono esaminate con l’Art. 148
del TUIR comma 3, il quale stabilisce la non commercialità di
prestazioni di servizi che sono resi in conformità alle
finalità istituzionali dell’associazione. “Non si considerano
commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli
scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di
corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti,
associati o partecipanti, di altre associazioni che svolgono
la medesima attività e che per legge, regolamento, atto
costitutivo o statuto fanno parte di un’unica organizzazione
locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e
dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali.”
E’ pertanto
corrispettivi
iscritti o da
attività della
implicita la possibilità di incassare
de-commercializzati allo stesso modo da Soci,
altre Associazioni che svolgono la medesima
propria Associazione.
Tale principio, pertanto, afferma un dualismo tra il Socio ed
il Tesserato: due figure diverse all’interno dell’Associazione
che non per forza di cose devono coincidere, ma i quali
corrispettivi – nel rispetto di quanto affermato dall’Art. 148
TUIR – sono considerati ininfluenti ai fini delle Imposte sul
reddito e dell’IVA.
Ecco un esempio pratico:
Un’ASD che pratica calcio agonostico con affiliazione alla
Federazione Gioco Calcio ha un settore giovanile fatto di
squadre “minorenni” partecipanti, ciascuna per settore, a
campionato agonostici.
Domanda: Deve questa ASD provvedere a rendere Soci tutti
questi minorenni?
Risposta:
a) dipende da cosa prevede il vostro statuto. Se il vostro
statuto prevede unicamente la figura del Socio atleta e che
tutti gli atleti siano Soci, allora seguite lo statuto.
b) In caso contrario, invece, le norme non impongono tale
scelta come abbiamo visto in questo articolo, pertanto
possiamo distinguere il Socio dal Tesserato, senza che ciò si
rifletta in un “errore” di gestione.
c) Nei casi di Sport non agonistico invece potrebbe porsi tale
problema, poiché potrebbe venire meno ad esempio il
tesseramento alla Federazione di turno o meglio al CONI.
Altro fattore importante, tuttavia è la tempistica del
tesseramento, prima del quale le attività e gli eventuali
corrispettivi pagati dal tesserato (quote di frequenza)
potrebbero non essere considerate “de-commercializzate”
proprio perché non è avventuo il tesseramento.
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