le coste etrusche
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LE COSTE ETRUSCHE La Costa degli Etruschi comprende l'intero territorio continentale della provincia di Livorno, interessando da sud verso nord i territori comunali di Piombino, San Vincenzo, Castagneto Carducci, Bibbona, Cecina, Rosignano Marittimo e Livorno, nonché i comuni dell'entroterra, ovvero Collesalvetti, Sassetta, Suvereto e Campiglia Marittima. È così denominata per le numerose necropoli etrusche presenti principalmente tra il Golfo di Baratti e Populonia, che in origine era l'unica città etrusca sorta lungo la fascia costiera; la denominazione si è estesa successivamente all'intero litorale della provincia di Livorno, in gran parte corrispondente alla Maremma livornese (l'antica Maremma pisana).La costa si presenta prevalentemente bassa e sabbiosa nel tratto tra Rosignano Solvay a nord e il Golfo di Baratti a sud, con spiagge generalmente di colore dorato, ad eccezione del tratto costiero tra Rosignano Solvay e Vada dove si estendono le suggestive Spiagge Bianche. Più a nord, gli ameni promontori di Castiglioncello e Quercianella, segnano la costa in prossimità di Livorno, alle cui spalle si estendono le cosiddette Colline livornesi. A sud, invece, si innalza il promontorio di Piombino, sulla cui sommità sorge Populonia, che divide il Golfo di Baratti dalla stessa Piombino, segnando nel contempo il confine tra Mar Ligure e Mar Tirreno. POPULONIA Populonia fu un antico insediamento etrusco, di nome Fufluna (da Fufluns, dio etrusco del vino e dell'ebbrezza) o Pupluna, l'unica città etrusca sorta lungo la costa. Era una delle dodici città della Dodecapoli etrusca, le città-stato principali che facevano parte dell'Etruria, governate da un lucumone. L'acropoli della città storica corrisponde agli odierni Poggio del Castello e Poggio del Telegrafo, posti all'estremità sud-occidentale del Golfo di Baratti. Già in epoca arcaica, probabilmente, l'abitato si estese anche alle alture limitrofe e all'area del golfo, dove, oltre alle principali necropoli della città, è localizzato anche il quartiere industriale. Insieme a Volterra fu uno dei centri di maggiore attività mineraria e dell'industria metallurgica degli Etruschi. PIOMBINO I primi insediamenti nel territorio risalgono almeno ai tempi degli Etruschi, quando venne fondata Populonia, sul versante nord del monte Massoncello sul promontorio di Piombino, dove si trovava l'antico Porto Falesia. Successivamente la zona fu romanizzata e per secoli seguì le sorti dell'Etruria romana. Nel 417 circa Rutilio Namaziano testimoniò la decadenza della zona nel De Redito suo, dove cita Populonia come città "morta", abbandonata dopo le invasioni barbariche del IV secolo. Il poeta descrisse anche il porto Falesia, citando per la prima volta il nucleo originario di Piombino, oggi Portovecchio VETULONIA Il territorio di Vetulonia, in origine Vatl, è abitato sin dal IX secolo a.C., nel periodo villanoviano, come testimonia il ritrovamento di alcune necropoli, ma fu a partire dal VII secolo a.C., al tempo del massimo splendore della civiltà etrusca, che l'area divenne sede di sviluppo di una città più organizzata. Importante centro commerciale, finì col tempo a trovarsi a competere con la vicina Roselle, fondata su un'altura oltre la piana, poco più a oriente: le più facili comunicazioni col mare per mezzo del fiume Ombrone e la maggiore accessibilità degli scali sul lago Prile, congiunto con un canale navigabile con il mar Tirreno, fecero sì che il commercio andasse a vantaggio della sua rivale. Fino al V secolo a.C. Vetulonia conobbe un periodo di grande floridezza economica, a cui seguirono una temporanea crisi ed una ripresa durante il III secolo a.C., epoca in cui la città coniò una propria moneta, il cui simbolo, in cui appare un'ancora o dei delfini o un tridente, ricordava l'origine marittima della città. Della città di Vetulonia danno notizia Dionigi di Alicarnasso, Silio Italico, Plinio e Tolomeo.Sconosciuta è tuttavia la storia della Vetulonia nel passaggio tra età antica ed età medievale e sconosciuto è il motivo per cui il borgo iniziò ad essere noto prima con il nome di Colonnata e poi con quello di Colonna di Buriano, o semplicemente Colonna. Possesso dei vescovi di Lucca, il borgo fu a lungo conteso tra i signori Lambardi di Buriano e l'abbazia di San Bartolomeo a Sestinga, che finì per acquisire Colonna intorno all'anno mille. Divenuta proprietà di Massa Marittima nel 1323, finì per essere conquistata da Siena nel 1332, entrando a far parte della Repubblica della città del palio. Il borgo seguì poi le sorti del territorio circostante, venendo inglobato nel granducato di Toscana nella metà del XVI secolo e divenendo frazione di Castiglione della Pescaia. L'evento che segnò il ritorno di Vetulonia nella storia fu la visita che il medico Isidoro Falchi effettuò a Colonna il 27 maggio 1880, dove tra le altre cose notò una parte delle antiche mura ciclopiche ancora oggi presenti all'interno del paese. Tra il 1883 e il 1900 il Falchi riportò alla luce necropoli e resti riferibili ad un ampio periodo di tempo tra il IX e I secolo a.C., che lo convinsero di avere finalmente individuato il sito della perduta città etrusca di Vetulonia. Il 22 luglio 1887, nonostante pareri contrastanti da parte di personalità dell'archeologia nazionale, un regio decreto riassegnò al borgo di Colonna il nome originario di Vetulonia. Oggi Vetulonia è un piccolo paese raggiunto da numerosi turisti, soprattutto nei mesi estivi, per la presenza di numerosi siti archeologici di massima importanza. SAN VINCENZO San Vincenzo è situato sul mar Ligure, nel tratto di costa a sud di Livorno, che prende il nome di Costa degli Etruschi e che si estende dal capoluogo fino a Piombino. Ubicato nella Maremma livornese ovvero la storica Maremma pisana, è delimitato a nord dal comune di Castagneto Carducci e a sud dal Parco costiero di Rimigliano e dal comune di Piombino. Nel suo entroterra si estende la Val di Cornia. VOLTERRA La città, celebre per l'estrazione e la lavorazione dell'alabastro, conserva un notevole centro storico di origine etrusca (di questa epoca rimane la Porta all'Arco, magnificamente conservata; la Porta Diana, che conserva i blocchi degli stipiti; gran parte della cinta muraria, costruita con ciclopici blocchi di pietra locale; l'Acropoli, dove sono presenti le fondamenta di due templi, vari edifici ed alcune cisterne; e numerosissimi ipogei utilizzati per la sepoltura dei defunti), con rovine romane (fra tutte il Teatro ad emiciclo) ed edifici medievali come la Cattedrale, la Fortezza Medicea ed il Palazzo dei Priori sull'omonima piazza, il centro nevralgico dell'abitato. Velàthri (il nome etrusco di Volterra, In greco antico, Βελάθρη)' faceva parte della confederazione etrusca, detta dodecapoli etrusca o lucumonie. Il re (e gran sacerdote) era detto luchmon (lucumone). Il nome della città etrusca è ben leggibile nella serie di monete conservate al Museo Guarnacci. Alcuni studiosi, tuttavia, sostengono che la corretta pronuncia del nome etrusco fosse in realtà Felathrash. In latino la città assunse il nome di Volaterrae, dal quale deriva l'attuale.Parte del territorio comunale fu l'epicentro del terremoto del 2 agosto 1853, che raggiunse la magnitudo 4.63 della Scala Richter ed il V-VI grado della Scala Mercalli. SAN GALGANO San Galgano, al secolo Galgàno Guidotti (Chiusdino, 1148 – Chiusdino, 30 novembre 1181), cavaliere vissuto in Toscana nel XII secolo, che scelse una vita da eremita ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. La sua spada, confitta in una roccia nell'eremo che porta il suo nome, è meta di curiosi e devoti. L'abbazia di San Galgano è un'abbazia cistercense, sita ad una trentina di chilometri da Siena, nel comune di Chiusdino. Il sito è costituito dall'eremo (detto "Rotonda di Montesiepi") e dalla grande abbazia, ora completamente in rovina e ridotta alle sole mura, meta di flusso turistico. La mancanza del tetto - che evidenzia l'articolazione della struttura architettonica - accomuna in questo l'abbazia a quelle di Melrose e di Kelso in Scozia, di Tintern in Galles, di Cashel in Irlanda, di Eldena in Germania e del Convento do Carmo a Lisbona.Di san Galgano, titolare del luogo che si festeggia il 3 dicembre, si sa che morì nel 1181 e che, convertitosi dopo una giovinezza disordinata, si ritirò a vita eremitica per darsi alla penitenza, con la stessa intensità con cui si era prima dato alla dissolutezza. Il momento culminante della conversione, avvenne nel giorno di Natale del 1180, quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l'arma in una croce; in effetti nella Rotonda c'è un masso dalle cui fessure spuntano un'elsa e un segmento di una spada corrosa dagli anni e dalla ruggine, ora protetto da una teca di plexiglas. L'evidente eco del mitA arturiano non ha mancato di sollevare curiosità e, ovviamente, qualche ipotesi ardita su possibili relazioni fra la mitologia della Tavola Rotonda e la storia del santo chiusdinese. COLLINE METALLIFERE Le Colline Metallifere costituiscono il principale e più esteso sistema collinare e montuoso dell'Antiappennino toscano. Si estendono nella parte centro-occidentale della Toscana, interessando ben quattro province, la parte sud-orientale della provincia di Livorno, la parte meridionale della provincia di Pisa, la parte sud-occidentale della provincia di Siena e la parte nord-occidentale della provincia di Grosseto (Colline Metallifere grossetane).Il territorio, se si eccettuano le vette del Poggio di Montieri, delle Cornate di Gerfalco e delle Carline di Travale che superano i 1000 metri di quota, risulta prevalentemente collinare, estremamente ricco nel sottosuolo di risorse minerarie di varIOtipo e localmente, tra la provincia di Pisa e quella di Grosseto, sono presenti anche fonti di energia geotermica che si manifestano sotto forma di soffioni boraciferi. Parte di questa energia endogena viene utilizzata dall'Enel per la produzione di energia elettrica nelle centrali elettriche presenti nella zona di Larderello e Lago Boracifero, Aia dei Diavoli. Dalle Colline Metallifere, nascono diversi corsi d'acqua: tra i più importanti il Cecina, il Cornia, il Merse.L'area interessa i territori comunali di Sassetta, Campiglia Marittima e Suvereto in provincia di Livorno, Monteverdi Marittimo, Pomarance e Castelnuovo di Val di Cecina in provincia di Pisa, Radicondoli e Chiusdino in provincia di Siena, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada, Massa Marittima, Gavorrano, Scarlino e la parte settentrionale del comune di Castiglione della Pescaia in provincia di Grosseto.Già al tempo degli Etruschi le Colline Metallifere erano conosciute e sfruttate per i giacimenti di calamina, pirite, calcopirite, allume, blenda e galena; l'attività estrattiva continuò sempre incessante e raggiunse il suo picco tra la seconda metà del XIX secolo ed il secondo dopoguerra quando vennero sfruttati soprattutto i giacimenti di lignite (miniere Ribolla e Casteani), declinando poi rapidamente.A servizio di tali miniere fu sviluppata una variegata rete di ferrovie, la maggior parte oramai soppresse PRATA Prata è documentata come castello medievale fino dal XI secolo. I signori del castello, feudatari di origine tedesca probabilmente scesi in Toscana al seguito dell'imperatore Ottone III e connessi da legami di sangue con gli Alberti di Prato e di Monterotondo, erano ghibellini. Specie da quando, nel 1270, Siena divenne guelfa e intensificò la sua spinta verso il mare, il castello di Prata, che dominava la strada principale tra Siena e la costa, divenne oggetto delle mire senesi. Malgrado il sostegno degli altri castelli ghibellini della Maremma, Prata, dopo anni di insurrezioni e di guerriglia, si arrese a Siena nel 1289 dopo un assedio intermittente di quattro anni, ed entrò a far parte del territorio della Repubblica di Siena.Nel 1489, a seguito di un'altra insurrezione, Siena smantellò il castello e ne cedette il territorio allo Spedale di Santa Maria della Scala. Lo Spedale utilizzò il territorio di Prata per l’allevamento del bestiame e dominò la vita economica del borgo per quasi tre secoli. Il centro di Prata passò al Granducato di Toscana a metà Cinquecento, a seguito della definitiva caduta della Repubblica di Siena, e da allora ne seguì le sorti. Nell'ultimo quarto del XVIII secolo il granduca Pietro Leopoldo, nell’ambito della sua politica di smembramento dei latifondi, obbligò lo spedale a vendere le sue proprietà. Circa nello stesso periodo (1783) una riforma municipale inserì la comunità di Prata nel Comune di Massa Marittima.Nei primi mesi dell'Ottocento il paese fu al centro di alcuni episodi di guerriglia contro le truppe francesi che rioccupavano la Toscana dopo la battaglia di Marengo. Alla fine i francesi assalirono e saccheggiarono Prata per tre giorni, dal 10 al 13 marzo 1801. ANNOTAZIONE MOLTO MOLTO IMPORTANTE! Lo Staff del TmaxClub, viste le strade, vista la vastità del territorio, e soprattutto per NON VINCOLARE i partecipanti al 12° Raduno Nazionale in TOSCANA, ritiene che ogni Tmaxers possa molto serenamente "muoversi autonomamente" senza dover essere scortato, accompagnato da un componente dello Staff, anche perchè pure per noi è il Raduno Nazionale. Questo post di presentazione serve unicamente a CONSIGLIARE itinerari interessanti nella zona che ci vedrà ospiti, meticolosamente studiati e ricchi di particolari turistico-mangerecci-ecc.. ..in modo che ogni partecipante sia AUTONOMAMENTE libero di scegliere dove andare e come muoversi.. Si parte....