CAPITOLO 1 : LA COLOMBIA 1.1 Un Paese di
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CAPITOLO 1 : LA COLOMBIA 1.1 Un Paese di
CAPITOLO 1 : LA COLOMBIA n po' più di 1.140.000 kmq per 44 milioni di abitanti (stima 2003), 3800 km di coste meravigliose su due oceani, 7800 km di confini di terra con Venezuela, Brasile, Perù, Ecuador e Panama, dal quale la separa la barriera di inospitali distese paludose e dense foreste pluviali del Darién. Un paradiso terrestre, con la più ricca avifauna del mondo (oltre 2000 specie di uccelli sulle 8000 conosciute), e una natura fantasticamente varia: foreste di pianura e di montagna, savane, vulcani, montagne, fiumi, lagune, paludi, persino un deserto nella penisola di Guajira, il 40 % del territorio ricoperto da selve vergini, che oltre a rappresentare una fonte inestimabile di legname di alta qualità costituiscono il cuore di uno dei sistemi di biodiversità più vari e ricchi del pianeta. Un paese che può produrre qualsiasi prodotto agricolo durante tutto l'anno, disponendo di un'infinità di microclimi che oscillano tra gli zero e i quaranta gradi, nonché di un'eterogeneità straordinaria di territori che vanno dal livello del mare a 5700 metri di altitudine. E' la terra dell'El Dorado, degli smeraldi e dell'oro - vera ossessione dei primi spagnoli arrivati all'inizio del Cinquecento -7- sulla costa caraibica. E' la Colombia, un paese di antica cultura e di contrasti terribili, ben evidenti nella capitale Bogotà, il centro geografico del paese: un cuore di livello europeo (il quartiere storico della Candelaria, le grandi librerie, le banche, il Museo del Oro), un parco nazionale interno alla città, i country club nei sobborghi di lusso - e poi le periferie invivibili, le baraccopoli, i bambini di strada, le enormi discariche a cielo aperto. Indipendente dal 1819, con una storia di governi civili e di elezioni regolari e con istituzioni formalmente democratiche, la Colombia ha dal 1991 una nuova Costituzione che ha unificato le cariche di presidente della repubblica e capo del governo (l'incarico dura 4 anni). Il PIL pro-capite è di circa 6.500 dollari all'anno, l'economia è discretamente fiorente grazie all'esportazione di petrolio, gas, carbone, smeraldi, caffè, fiori (senza contare cocaina ed eroina), e - caso raro per l'America Latina - la Colombia ha un basso indebitamento estero. Essendo queste le premesse, la Colombia non dovrebbe essere un paese povero, né violento; eppure, come dice Gabriel Garcia Marquez parlando della sua terra, tutto è possibile “dove la realtà supera di gran lunga la fantasia”. 1.1 Un Paese di terribili disuguaglianze Oltre alla violenza che colpisce in particolare la popolazione maschile tra i 25 e i 50 anni di etá (dunque la fase di vita produttiva), ciò che impedisce alla Colombia di ottenere un maggiore e più equilibrato sviluppo umano è la drammatica disuguaglianza nella distribuzione delle risorse: il reddito del 10% più ricco della popolazione è 133 volte superiore a quello del 10% più povero [1]. Quasi 30 milioni di colombiani, il 64% della popolazione, vive oggi al di sotto della linea di povertà; di questi ben 13 milioni sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno [2]. Questa sperequazione si è notevolmente acuita negli ultimi 5 anni; infatti se la Colombia occupava nel ’97 il posto -8- numero 57 in quanto agli indicatori di sviluppo umano, i notevoli squilibri interni fanno retrocedere, nel 2003, il Paese fino al 73° posto e oggi ricopre il 69 posto[3]. Inoltre persistono grandi differenze sociali anche tra i diversi dipartimenti amministrativi del paese. Regioni come il Chocó, il Nariño ed il Caquetá, caratterizzate da ampia miseria ed assenza di servizi sociali ed infrastrutture, se considerate singolarmente occuperebbero solo il 100° posto negli indici di sviluppo umano [4]. Gli aggiustamenti strutturali imposti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) oltre ai costi sociali appena descritti, hanno avuto incidenze negative sui redditi e sull’occupazione. La disoccupazione ha raggiunto il 20%; i colombiani che hanno un lavoro, non percepiscono generalmente un reddito che garantisca i livelli minimi di sopravvivenza. Il 77% dei lavoratori percepisce il salario minimo equivalente a circa 130 euro, il 15% due salari minimi e solo l’8% più di due [5]. In Colombia si espande a vista d’occhio la precarietà e l’occupazione informale: solo il 7,5% dei lavoratori colombiani è vincolato stabilmente ad un’impresa o ad un impiego pubblico. La recessione è il risultato più evidente della politica neoliberista intrapresa alla fine degli anni ’80, alla quale gli ultimi governi hanno dato un’accelerazione tagliando gli investimenti nelle politiche sociali. Le riforme economiche hanno accentuato la discriminazione, l’ingiustizia sociale e la distanza tra ricchi e poveri, che nei paesi del nord Europa mantiene un rapporto di 6 a 1 mentre in Colombia il rapporto è di 46 a 1 [6]. Il paese si conferma come la principale realtà sudamericana a non aver incorporato il valore dell’uguaglianza e dei diritti civili nella sua vita quotidiana e nella sua organizzazione sociale. -9- 1.2 Il Paese del tutti contro tutti La Colombia è un paese straziato da una interminabile guerra civile che ha radici lontane. Iniziata nel 1948 con l'assassinio a Bogotà del dirigente di sinistra Jorge Gaitán, "la violencia" - il cruento (300.000 morti) scontro fra i due principali partiti politici, il liberale e il conservatore - finì nove anni più tardi con una precaria riconciliazione nazionale. Essa fu solo l'avviso di uno sconvolgimento interno permanente - secondo Noam Chomsky - ampiamente fomentato da continue interferenze e intromissioni dei governi americani, da Kennedy in poi, nel nome della "Dottrina della sicurezza nazionale", della lotta al pericolo comunista, ed ora della lotta al terrorismo. Infatti, oltre alla naturale ricchezza di cui si è detto, la Colombia è un Paese particolarmente strategico da un punto di vista geo-politico, costituendo il collegamento tra Centroamerica e America Meridionale (è in fase molto avanzata il progetto di costruzione di un altro canale inter-oceanico sul modello di quello di Panama). Nei tempi più recenti, questa vera e propria guerra civile vede opposti, in un gioco terribile e sempre più distruttivo di ogni diritto umano, l'esercito nazionale, paramilitari e diversi movimenti di guerriglia, i due oggi più importanti, ben radicati e ancora in piena attività sono nati nel 1964 a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro: le FARC-EP (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane-Esercito Popolare), operanti prevalentemente nel sud del paese, e l'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), nel nord-est. A causa di questo scontro interno, la Colombia è un paese in cui, secondo Amnesty International e altre organizzazioni, fra il 1985 e il 1999 almeno 1.700.000 persone hanno dovuto fuggire dalle campagne verso le città spinte dalla violenza e dai massacri, abbandonando case e beni: la situazione peggiore al mondo dopo Sudan e Angola. Sempre per causa di questo scontro interno, la Colombia è diventata uno dei paesi con il più alto tasso di violenza e di - 10 - omicidi al mondo, specie negli ultimi vent'anni in cui il grande traffico della droga - a partire dai famosi cartelli di Medellín e di Cali - ha conquistato a suon di dollari e di raffiche di mitra potere economico e potere politico, ed ha contribuito ad aggravare enormemente le già grandi tensioni del paese. In Colombia il sequestro e l'omicidio politico, la sparizione, la deportazione, la tortura, i massacri e persino il vero e proprio genocidio politico sono stati negli ultimi decenni una costante. Tutti questi delitti rimasti regolarmente impuniti e nemmeno condannati, hanno reso la Colombia un paese dove le leggi non sono altro che parole scritte sulla carta. E la cosa più assurda è che tutte le fazioni - movimenti di guerriglia e organizzazioni paramilitari - si batterebbero a favore di un progetto nazionale praticamente simile: tutte denunciano l'ingiustizia sociale, l'abbandono della popolazione da parte dello stato, l'assenza di una riforma agraria e di una equa distribuzione delle ricchezze. Tutti d'accordo e tutti in guerra con tutti: infinito paradosso Colombia. - 11- CAPITOLO 2 : IL CONFLITTO INTERNO al 1948, attraverso fasi alterne di intensità, la Colombia vive una guerra civile che trova di solito spiegazioni troppo semplicistiche (“è colpa del narcotraffico”) o troppo vaghe (“è colpa dell'ingiustizia sociale”). L'unico fatto certo è che il conflitto è stato perso da tutti: dalla guerriglia, che dopo 40 anni di lotta armata è ancora lontana dal raggiungere il potere e dall'affermare le proprie rivendicazioni; dai paramilitari che in 20 anni di barbarie non hanno chiuso i conti con gli insorti; dallo stato che non è riuscito a pacificare il paese, a contenere la deriva paramilitare e nemmeno a rimuovere le cause della guerra. Il conflitto, radicatosi e inaspritosi nel tempo, ha aperto profonde ferite sociali e gravi crisi nel sistema politico, ponendo interrogativi senza risposta sul futuro del Paese. - 12- 2.1 Le guerriglie In Colombia si contano una dozzina di gruppi guerriglieri che in periodi diversi si sono affacciati sulla scena militare del Paese. Tra le tante sigle che rappresentano ideologie e strategie politico-militari differenti, la più famosa è l'M-19 (Movimiento 19 de Abril - Movimento 19 aprile, data dell'assassinio di Gaitàn). Questo gruppo, rimasto attivo per circa 15 anni, venne alla ribalta internazionale nel novembre 1985 occupando il palazzo di giustizia di Bogotà con 70 guerriglieri. Quella occupazione si concluse, dopo 28 ore di aspri combattimenti, con la morte di oltre 100 persone (tra cui 11 membri della Corte Suprema) e la distruzione dell'edificio. L'M-19 si sciolse nel 1990 dopo una lunga trattativa con il presidente di allora, Virgilio Barco; l'accordo prevedeva, oltre alla consegna delle armi, la trasformazione del movimnento in partito politico. Nacque così l'Uniòn Patrioctica (UP), delle cui sorti si parlerà più avanti in questo capitolo. Ancora in attività sono le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia - Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia) di ispirazione marxista e impostazione filo-sovietica, che possono contare su 15-20 mila combattenti, e l'ELN (Ejercito de liberaciòn nacional - Esercito di liberazione nazionale), composto da circa 3mila uomini, che si ispira alla teologia della liberazione ed alla Rivoluzione Cubana. Questi movimenti guerriglieri, fondati tra il 1964 ed il 1965 a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, hanno in realtà nature profondamente differenti. Mentre le FARC si caratterizzano come movimento contadino nato nelle campagne, l'ELN nasce nei centri urbani sotto l'influenza di intellettuali, preti, sindacalisti e membri del partito comunista colombiano, assumendo la forma più di un partito in armi che di un esercito rivoluzionario e appoggiando più i sindacati dei lavoratori che gli agricoltori e i coloni. Differente è anche la politica nei confronti degli stupefacenti: favorevoli alla legalizzazione del commercio degli stupefacenti le FARC, totalmente contrario, anche al - 13 - consumo, l’ELN. Negli ultimi anni FARC ed ELN hanno perso il supporto militare e l'appoggio economico di Mosca e l'Avana, ed oggi si finanziano prevalentemente con estorsione, rapina e sequestro di persona. Inoltre, sono entrambi coinvolti nella produzione e nel commercio di droga e sono incluse nell'elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali stilato da Stati Uniti ed Unione Europea. Al momento le FARC appaiono essere militarmente forti come mai lo erano state, essendo presenti in tutti i dipartimenti del Paese e controllando all'incirca il 40% del territorio nazionale. I gruppi della guerriglia si sono resi responsabili di ripetute e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario (vedi il capitolo 3); di fatto gli iniziali obiettivi ed ideali di maggiore equità nella distribuzione di terre e risorse, si sono degradati in mera ricerca di profitto e potere. 2.2 I paramilitari La responsabilità storica dello Stato nella nascita di gruppi paramilitari è innegabile. La legge colombiana autorizzò, già nel 1965 [7], "l'organizzazione e l'impiego degli abitanti in tempo di pace [...] per garantire l'indipendenza nazionale e la stabilità delle istituzioni". Tre anni dopo fu promulgata la legge 48 che autorizzava il governo a "creare pattuglie civili" e a "fornirle di armi di uso esclusivo dell'esercito". Era la base legale del paramilitarismo in Colombia, sulla quale i gruppi di autodifesa poterono contare fino al 1989, quando la Corte suprema di giustizia revocò la legge 48. Oggi, a oltre 15 anni dalla dichiarazione di incostituzionalità di quella legge, non ne è stato ancora raggiunto lo smantellamento. Ai militari vennero affidati compiti di promozione, selezione, organizzazione, addestramento, fornitura di armi e appoggio logistico ai gruppi paramilitari [8]. Da quegli anni la - 14 - relazione tra i gruppi paramilitari, in seguito divenuti AUC (Autodefensas unidas de Colombia - Forze unite di autodifesa della Colombia), e il potere militare istituzionale non si è mai interrotta. I paramilitari, nei fatti, si trasformarono in battaglioni di offesa piuttosto che di difesa; oggi le AUC non sono solo un soggetto militare, in quanto rappresentano anche un grosso potere economico che gestisce la parte maggiore del narcotraffico. Dal 2002 sono incluse nell'elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali stilato da Stati Uniti ed Unione Europea. Già nel rapporto del 1999, l’OACNUDH (Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos en Colombia - Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani in Colombia) aveva segnalato che tra il 1997 e il 1998 è stata concretamente incoraggiata e organizzata la proliferazione del paramilitarismo in varie regioni del paese. La comunità internazionale ha più volte sollecitato il governo a procedere ad un deciso attacco a tutti i gruppi di autodefensas, ma i complessi intrecci tra istituzioni statali, gerarchie militari e gruppi di potere economico al cui servizio operano i paramiliari, hanno impedito finora la definizione di strumenti di repressione appropriati. Basta citare, a questo proposito, il fatto che Alvaro Uribe Vélez, attuale Presidente della Repubblica, fu sospettato di vicinanze con le autodefensas. Il 15 luglio 2004 il governo ha firmato un accordo per la smobilitazione delle AUC, a seguito del loro cessate il fuoco del dicembre 2002. Tale accordo prevede anche un decreto che concede la grazia a chi si consegna alle autorità, se non risulta implicato in indagini penali per violazioni o abusi dei diritti umani. Queste misure, se applicate, potrebbero favorire ulteriormente l’impunità per i paramilitari, il personale delle forze di sicurezza e i membri di gruppi dell' AUC accusati di gravi abusi dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario. Sussiste inoltre il timore che molti dei paramilitari Il l9 aprile 1948 venne assassinato il caudillo liberale Jorge Eliecer Gaitàn che godeva di un diffuso prestigio popolare e si profilava come futuro presidente. Di fronte a questo fatto vaste masse popolari si mobilitarono e si sollevarono per protestare, diventando protagonisti di scontri e devastazioni in diverse località del paese, in primo luogo nella capitale. I conservatori portarono avanti la persecuzione nei confronti dei manifestanti: dal 1948 al 1953, oltre trecentomila persone furono assassinate in Colombia da agenti della polizia, dall'esercito e da bande paramilitari allora chiamate pajaros e chulavitas. Con questo fenomeno, conosciuto come "la Violencia", gli imprenditori e la borghesia industriale colombiana costruirono un'alleanza con i grandi proprietari terrieri per articolare, nelle pianure del paese tradizionalmente adibite - 15 - - 16 - "smobilitati" potrebbero entrare a far parte di società di sicurezza private, di reti di informatori civili e dell’esercito di “contadini soldato”. Per esempio, a Medellín, si sono resi disponibili circa 200 posti di agenti di sicurezza privati destinati a paramilitari smobilitati, facendo temere che questi combattenti possano essere "riciclati" nel conflitto. Secondo i rapporti di Amnesty International, durante l’anno 2005 sono stati smobilitati in varie parti del paese oltre 2.500 paramilitari. Il 31 agosto il governo ha promulgato il Decreto 2767, che permette ai paramilitari smobilitati di “cooperare” dietro compenso con le forze di sicurezza. Nonostante il dichiarato cessate il fuoco del 2004, i paramilitari, che ad oggi possono contare su circa 10 mila uomini, si sono resi ancora responsabili di almeno 1.300 tra massacri e uccisioni mirate, oltre a sparizioni, torture, sequestri e minacce. 2.3 Le origini del conflitto all'allevamento, una nuova agricoltura meccanizzata e tecnicizzata. Invece di espandere le fattorie contadine dei coloni attraverso una riforma agraria, si optò per l’esproprio violento dei loro appezzamenti di terra La violenza divenne dunque in Colombia un meccanismo formidabile di sviluppo del capitalismo. I contadini sconfitti ed esiliati emigrarono ai margini delle grandi città costituendo un'abbondante mano d'opera a basso costo. Per contro nelle campagne la radicata economia di autosufficienza fu sostituita da un'economia mercantile. Le differenze tra liberali e conservatori fu esacerbata. Nel 1953 una giunta militare, capeggiata dal generale Rojas Pinilla prese il potere e proclamò un'amnistia in favore degli insorti. Una volta consegnate le armi, i capi ribelli furono assassinati sistematicamente; questa pratica, da quel momento in avanti, divenne una costante di tutti i tentativi di pacificazione del paese. Chi non accettò l'amnistia, si insediò in quelle regioni in cui il latifondo e i militari non avevano facile accesso. Era la nascita delle esperienze e dei movimenti guerriglieri. Nel 1957 le contraddizioni tra la dittatura militare e la borghesia, rappresentata dal Partito Conservatore e da quello Liberale, si acuirono. Questi due partiti, ricorrendo ad una riforma costituzionale, crearono il "Fronte nazionale", un mostro antidemocratico per mezzo del quale si spartirono il potere per sedici anni. Erano esclusi dalla partecipazione elettorale tutti gli altri movimenti e partiti. 1964, il governo colombiano inviò 16.000 soldati dotati dell'armamento più sofisticato e appoggiati dall’aviazione statunitense, per radere al suolo quelle comunità contadine che si erano date forme e norme di convivenza e che lo Stato colombiano ed il governo USA avevano definito come inaccettabili "repubbliche indipendenti". In realtà, non erano altro che comunità nate da contadini espulsi dalle loro terre, a causa della violenza dello Stato, e rifugiatisi in alcune regioni per continuare a lavorare la terra. L'attacco più aggressivo fu contro Manuel Marulanda Velez, detto tirofijo - mira infallibile, attuale Comandante in Capo delle FARC, rifugiatosi a Marquetalia nel Tolima, una regione nel cuore delle Ande, con altri 46 coloni. Di fatto, venne scatenata una guerra che ancora continua. 2.4 L’evoluzione del conflitto Conseguentemente ai nuovi scenari che si delinearono con la rivoluzione cubana del 1959, gli Stati Uniti articolarono una strategia globale per evitare che tale esperienza si propagasse negli altri paesi dell'America Latina. Fu lanciato un piano conosciuto come "Alleanza per il Progresso" che consisteva nell'assicurare la difesa continentale dalla minaccia del "comunismo internazionale". A tal scopo fu elaborato un programma di aiuti militari finalizzati a combattere il nemico all'interno delle frontiere dei vari paesi. In questo contesto, nel Gli anni '70 vedono una continua e rapida espansione delle zone di influenza delle guerriglie. Le FARC espandono i loro fronti verso le regioni del sud-est del paese: le sterminate pianure verso il confine col Venezuela e il Brasile, dove tradizionalmente il latifondo era maggiormente radicato, e le selve dell'Amazzonia, dove la natura rigogliosa offriva loro un naturale nascondiglio. L'ELN, di contro, si espande nelle regioni settentrionali dove il sottosuolo è maggiormente ricco di risorse. Gli anni '80 sono invece caratterizzati da un basso profilo del conflitto; in questi anni i movimenti guerriglieri si radicano sul territorio e instaurano i primi colloqui di pace. Nel 1984 vennero siglati, tra il governo del conservatore Belisario Betancur e le FARC, gli accordi di "La Uribe". In base a questi accordi, il governo si impegnava a fare alcune riforme politiche, sociali e istituzionali. Nel frattempo molti guerriglieri abbandonano la lotta armata per prendere parte in modo aperto e legale alla vita politica del Paese: nasce l'Unión Patriotica (UP) - 17 - - 18 - per veicolare la partecipazione dei diversi settori politici e sociali tradizionalmente esclusi dalla vita politica del paese. Dopo soli sei mesi dalla sua creazione, la UP ottenne il consenso elettorale più importante di tutta la storia della sinistra colombiana, configurandosi come punto di riferimento politico di massa per un'alternativa di cambiamento nel paese. Nel giro di dieci anni oltre quattromila dirigenti dell'UP sono stati assassinati (con la terrificante media di uno ogni 19 ore!) così come migliaia di sindacalisti, dirigenti popolari, militanti comunisti, studenti, difensori dei diritti umani, indigeni e una gran parte dei dirigenti e dei militanti di quelle organizzazioni guerrigliere che tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 si erano smobilitate. In questo periodo la violenza generalizzata si afferma come il metodo privilegiato di accumulazione e concentrazione delle ricchezze, della terra e dei capitali, nonché di esclusione di importanti settori politici e sociali dalla partecipazione alla vita politica del paese. l'esercito occupò il quartier generale delle FARC, la Casa Verde, nel municipio di La Uribe; la guerriglia rispose con un aumento eccezionale degli attacchi in tutte le regioni: mentre nel 1990 le FARC avevano realizzato 280 attacchi in 120 municipi, nel 1991 portarono 668 attacchi in 243 municipi. Da quel momento, come è possibile vedere nella tabella 2.1, il conflitto è sempre più aspro [9]. Azioni militari ANNO FARC ELN AUC 1990 280 385 151 1991 668 316 109 1996 609 462 Nd 2001 1032 540 240 Tabella 2.1: Numero di azioni militari per anno. Il dato delle AUC è riferito ai soli attacchi contro la popolazione civile, i dati relativi alle guerriglie tengono in considerazione anche gli attacchi contro l’esercito. Gli anni '90 segnano il fallimento degli accordi di La Uribe e una ripresa cruenta del conflitto, in conseguenza soprattutto dell'impossibilità di perseguire politicamente le rivendicazioni agrarie, sociali e sindacali dei movimenti armati, come ormai appariva chiaro dopo il sistematico sterminio dei dirigenti e degli attivisti dell'UP. In questi anni esplode prepotentemente il paramilitarismo grazie al finanziamento di narcotrafficanti associati al cartello di Medellín, di grandi latifondisti e proprietari di miniere di smeraldi (i cosiddetti "esmeralderos"), e godendo dell'appoggio di dirigenti politici e di vasti settori delle forze militari. In principio gli "squadroni della morte" già esistenti, presenti sulla scena in maniera occasionale, vengono rinforzati; successivamente vengono coordinati ed organizzati. Nel 1996 nascono le AUC, che si sviluppano prevalentemente in quelle zone settentrionali ricche di risorse dove la presenza dell'ELN, un tempo forte e ben radicata, era notevolmente indebolita e decimata poiché molti membri, afferiti quasi completamente nell'UP, erano stati uccisi. Nel 1991 Nel 1998, sotto la presidenza di Andrés Pastrana, le postazioni dell’esercito vengono smobilitate in una zona attorno San Vicente de Caguàn e il territorio, con una superficie equivalente alla Svizzera, è lasciato al controllo delle FARC. Questa operazione, che nelle intenzioni del governo doveva facilitare i colloqui di pace, finisce solo per essere una concessione alla guerriglia che lo ha utilizzato per controllare i suoi affari: narcotraffico, sequestri e propaganda. - 19 - - 20 - 2.5 Il conflitto oggi Il conflitto non copre in maniera omogenea, né con la medesima intensità, tutte le regioni del Paese; la sua complessa dinamica si traduce in una frammentazione del territorio colombiano in zone di influenza relativa di ciascuno dei gruppi armati, le quali possono anche cambiare rapidamente. Attualmente il conflitto si manifesta come una continua lotta per ottenere o difendere corridoi geografici che permettono l'accesso a risorse economiche o l'approvvigionamento di armi. combattimento, a fronte di 49 militari morti, 154 feriti ed interi battaglioni dell'esercito smobilitati a causa di malattie endemiche delle regioni come paludismo, malaria e febbre gialla [10]. In questo scenario è possibile individuare tre macroregioni: • Il Nord, dove le AUC hanno raggiunto un certo controllo nella regione con il maggior numero di giacimenti di petrolio, vene aurifere e miniere di smeraldi, e con molti campi di coca. In questa zona è segnalata la nascita di nuovi fronti militari delle FARC. • Il Sud-Ovest, strategico per la contiguità con il confine con l'Ecuador e l'Oceano Pacifico, si sta consolidando come un nuovo corridoio per le FARC. A causa delle fumigazioni nelle altre regioni meridionali, grandi coltivazioni di coca si stanno trasferendo in questa zona, il cui controllo rappresenta un notevole interesse economico per guerriglia e paramilitari. • Il Sud-Est, dove tradizionalmente le FARC hanno posto la loro roccaforte politica e militare. In questa zona il governo sta mettendo in atto dal maggio 2004 il "Plan Patriota", definito la più grande controffensiva militare della storia colombiana in quanto a uomini e risorse impiegati: 18 mila soldati per una superficie di 160 mila chilometri quadrati di selva da pattugliare, per penetrare nel cuore della retroguardia delle FARC e, nelle intenzioni del presidente della Colombia Alvaro Uribe Velez, porre fine al conflitto. Il "Plan Patriota", ad oggi, si è rivelato un clamoroso buco nell'acqua che ha lasciato scoperte zone più popolose nelle quali l'offensiva delle FARC, specialmente nelle regioni sud-occidentali, si è fatta molto pressante. Le cifre dell’insuccesso sono evidenti: dopo 12 mesi non è stato catturato alcun capo guerrigliero, mentre 328 ribelli sono stati messi fuori - 21 - - 22 - 3.1 La situazione attuale CAPITOLO 3 : i DIRITTI UMANI assacri, omicidi selettivi, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, torture e maltrattamenti, sequestri, atti di terrorismo, attacchi alla popolazione civile inerme, limpieza social (la pratica violenta attraverso la quale vengono eliminati fisicamente i cosiddetti “indesiderabili”: senza tetto, bambini della strada, prostitute, spacciatori di droga e tossicodipendenti, ecc.), violazione sistematica dei diritti civili e politici, inosservanza delle garanzie sociali ed economiche: sembra che la Colombia non possa ottenere il diritto alla memoria ed alla giustizia. Da quasi 50 anni è un paese formalmente democratico, ma da altrettanto tempo lacerato da un sanguinoso conflitto interno. Una guerra voluta e combattuta da pochi e subita da troppi, che non lascia spazio a progetti e sogni. - 23 - Più di 3 milioni di colombiani sono espatriati negli ultimi 10 anni. L’emigrazione è una valvola di sfogo per un paese lacerato che non offre opportunità economiche e sociali né tanto meno stabilità, sicurezza e protezione ai suoi cittadini. Le aree rurali vengono sempre più investite dal conflitto e dalla crisi economica; nelle periferie delle grandi città povertà e insicurezza dilagano. Eppure le priorità dell’oligarchia politica ed economica sono altre: la progettazione e l’implementazione, in alleanza strategica con gruppi di potere multinazionale, di opere strutturali che deturpano il paesaggio e provocano gravi fratture storiche e culturali; l’attuazione di un immenso piano internazionale di aiuti (il Plan Colombia, vedi capitolo 4) che si dichiara per la pace, ma contempla solo ingenti investimenti militari e la fumigazione delle coltivazioni illecite, estremamente dannosa per il territorio che ne sarà interessato e per i suoi abitanti. Quando, tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90 la situazione dei diritti umani in Colombia iniziò a farsi preoccupante, le Nazioni Unite proposero al governo la definizione di speciali strumenti di rappresentanza e vigilanza internazionale. In questo spirito, nel 1996, venne insediato l’OACNUDH con il compito di osservare la situazione dei diritti umani (DU) e del diritto internazionale umanitario (DIU), con l’obiettivo di assessorare le autorità colombiane nella formulazione e applicazione di politiche, programmi e misure dirette a promuovere e proteggere i diritti dei cittadini. Lo staff dell’OACNUDH prepara con cadenza annuale un rapporto che si basa su informazioni raccolte direttamente o inviate da entità locali, ong, organizzazioni internazionali, privati cittadini. Il verdetto è durissimo per l’atteggiamento ambiguo che si continua a tenere nei confronti dei gruppi paramilitari, responsabili del maggior numero di violazioni che si registrano nel paese, per le scelte politico-economiche adottate, per lo scarso impegno rivolto alla definizione di una decisa politica di - 24 - protezione dei DU. Secondo quanto afferma il rapporto, in materia di diritti umani “il principale problema non consiste nella carenza di norme, programmi, meccanismi e istituzioni, ma nella mancanza della messa in pratica delle une e degli altri, con decisioni, azioni e risultati tangibili”. Le istituzioni colombiane alle quali l’OACNUDH era riuscito a offrire accompagnamento, appoggio e consulenza in vista della promozione di programmi e azioni concrete, sono state dissolte o emarginate dalle principali linee di azione della politica governativa; in alcuni casi, invece, sono state orientate verso problematiche non prioritarie o l’esito delle loro attività non è stato all’altezza della dimensione della crisi. In Colombia le violazioni dei diritti umani sono gravi, massive e sistematiche. Ugualmente ricorrenti le infrazioni al DIU, che nella maggior parte dei casi hanno avuto come bersaglio deliberato la popolazione civile inerte. I principali diritti colpiti sono il diritto alla vita, alla integrità personale, alla libertà e alla sicurezza personale. I civili sono stati presi di mira da tutte le parti coinvolte nel conflitto armato: forse di sicurezza nazionale, paramilitari e gruppi guerriglieri. Nella prima metà dell’anno 2005, almeno 1.400 civili sono stati uccisi o sono “scomparsi”. Durante l’anno, circa 1.250 persone sono state rapite e 287.000 sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Centinaia di civili sono stati oggetto di arresti di massa, spesso irregolari, da parte delle forze di sicurezza, (Amnesty International). Le politiche del governo, quali la creazione di un esercito di contadini soldato e la rete degli informatori civili, hanno trascinato sempre più i civili all’interno del conflitto rendendone vaga la distinzione con i combattenti. Le famiglie dei contadini soldato che, contrariamente ai soldati regolari, vivono per lo più all’interno delle loro stesse comunità, sono state minacciate dai guerriglieri in diversi dipartimenti. - 25 - 3.2 Il “desplazamiento” Il più grave effetto del conflitto armato è il processo noto come “desplazamiento forzado” – sfollamento coatto. Per capire cosa sia si può fare riferimento alla definizione data dall’ Istituto Interamericano dei Diritti Umani [9], poi ripresa dalle legge colombiana in materia (Ley 387 del 1997): “Si considera desplazado chiunque sia stato obbligato a migrare all’interno del territorio nazionale, abbandonando la città di residenza o la sua attività economica abituale, perché la sua vita, l’integrità fisica o la sua libertà sono state danneggiate o sono direttamente minacciate. Le ragioni che portano al desplazamiento sono: conflitto armato interno, tensioni interne, violenza generalizzata, violazioni di massa dei diritti umani, infrazioni reiterate del diritto internazionale umanitario o altre circostanze legate alla situazione interna che possano alterare o alterino drasticamente l’ordine pubblico”. Si fa quindi riferimento a persone che, per determinate circostanze violente, sono obbligate a migrare dentro il territorio nazionale. Questa caratteristica differenzia i desplazados dai rifugiati che, per simili situazioni violente, attraversano la frontiera in cerca di sicurezza e protezione. Il fenomeno del desplazamiento non rappresenta un fenomeno isolato e circoscritto alla sola Colombia; è una conseguenza poco visibile in tutti i Paesi dove sia in corso un conflitto interno. Nel mondo ci sono 25 milioni di sfollati interni e 17 milioni di rifugiati [12], eppure, se per questi ultimi è riconosciuto uno status giuridico, nel sistema internazionale dei diritti umani non è definito lo status di sfollato interno. Soltanto nel 1992 la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite approvò una risoluzione sugli sfollati all’interno del proprio Paese [14]. Se da un lato il diritto internazionale umanitario, il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale dei rifugiati, contengono principi generali invocabili per proteggere i diritti degli sfollati interni, dall’altro non c’e un procedimento specifico in particolare. Di conseguenza per - 26 - decenni sono mancati criteri che permettessero di sviluppare meccanismi di protezione per i gruppi di desplazados. Gruppi di sfollati si trovano sparsi in lungo e in largo in tutto il territorio colombiano; il desplazamiento ha ormai assunto i caratteri di una emergenza umanitaria causando ‘ferite’ sociali, politiche, e culturali, e sollevando interrogativi profondi sulla storia e sul futuro della nazione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo fenomeno è legato solo marginalmente al conflitto armato. In figura 3.1 sono mostrati i responsabili di desplazamiento; si può osservare come meno del 30% dei desplazados fugge da uno scenario di guerra (presenza di due o più fazioni armate). In realtà la stragrande maggioranza delle persone è costretta a fuggire per causa di azioni, operate da un solo attore armato, finalizzate esclusivamente al desplazamiento. I responsabili delle azioni di desplazamiento nel 1999 sono mostrati in figura 3.2: un significativo 10% confluisce nella generica voce “altro”; si tratta essenzialmente di milizie private assoldate da trafficanti di smeraldi, narcotrafficanti e latifondisti. 35% Paramilitari Guerriglie 47% Esercito Altri 8% 10% Fig.3.2: Responsabili del desplazamiento nel 1999 (dati CODHES). un attore armato 21% 68% due attori armati più di due attori armati 7% 4% altro Figura 3.1: Re sponsabili de l de splaz amie nto (dati Confe renza e piscopale colombiana [14]). - 27 - Il desplazamiento non è quindi solo una conseguenza del conflitto tra diverse forze contrapposte. La sottrazione di terreni particolarmente ricchi di risorse (smeraldi e petrolio) o per piantagioni di coca, l’arricchimento dei propri possedimenti terrieri, la creazione di una base sociale o una rete d’appoggio dagli attori armati del conflitto è diventata un vero e proprio obiettivo, un mezzo per conseguire vittorie economiche o militari. Di fatto l’esercito considera spesso i contadini la base sociale delle guerriglie, non preoccupandosi per gli effetti dei bombardamenti su intere zone. Inoltre è pratica comune di paramilitari e guerriglie ripopolare le zone “liberate” con simpatizzanti o sostenitori del proprio movimento. - 28 - In figura 3.3 sono rappresentati gli “strumenti” utilizzati dai gruppi armati per “liberare” i territori. Il significato delle voci non è del tutto auto-esplicante; vale la pena puntualizzare le voci “sfratto” ed “altro”. Lo sfratto è causa del 6% delle fughe, e si identifica con tutto ciò che riguarda la distruzione di case e terreni e l’uccisione degli animali; nella voce altro, che rappresenta il 9% delle cause di sfollamento, confluisce tutto quanto ha a che fare con la paura e suoi equivalenti: terrore, insicurezza, pressione psicologica e reclutamento coatto operato da paramilitari e guerriglia. attentati 11% da 40 a 50 5% da 30 a 40 9% più di 50 4% da 5 a 9 15% Altro 60% da 20 a 30 22% da 1 a 4 9% Fig. 3.4: Desplazamiento secondo gruppi di età (dati della conferenza episcopale colombiana [12]). coazione 4% da 10 a 14 19% da 15 a 19 17% omicidi 17% bombardamenti 2% minacce 46% torture 5% sfratto altro 6% 9% Fig. 3.3: C ause che ge ne rano desplazamiento (dati della confe re nz a e piscopale colombiana [14]). Le vittime del desplazamiento sono prevalentemente i giovani (in figura 3.4 è mostrato che il 60% dei desplazados ha meno di 20 anni) e le donne (il 58% del totale). Soltanto tra il 1985 ed il 2000 ci sono stati oltre 2 milioni di persone sfollate [15]; successivamente si è verificato un costante aumento del fenomeno. Infatti solo nel 2004 i desplazados sono stati circa 225 mila, mentre nel primo trimestre del 2005 è già stata raggiunta quota 62 mila [16]. Si può quindi stimare il numero di sfollati in non meno di 3 milioni di persone. - 29 - Le vittime del desplazamiento sono esclusivamente i contadini delle aree rurali della Colombia, che al momento della fuga sono costretti ad abbandonare quel poco che possiedono. Ovviamente la situazione diventa critica per le fasce di popolazione più debole: i bambini, le donne sole, gli anziani e i malati. In genere gli sfollati si dirigono verso le grandi città dove subiscono una situazione di generale abbandono e costante negazione dei diritti fondamentali. I desplazados abitano quartieri costruiti abusivamente in cui mancano i servizi sanitari e le infrastrutture di base: il 46% vive in stanze o in abitazioni precarie, solo il 34% di loro gode dell’assistenza sanitaria, e una percentuale ancora più ridotta (15% dei minori in età scolare) ha accesso all’istruzione [17]. L’indice di disoccupazione tocca il 48,9% e l’economia informale costituisce la principale opzione di sopravvivenza. Il peso psicologico spesso è insostenibile: la violenza vissuta, lo sradicamento, la marginalizzazione sono cause che, almeno in parte, spiegano l’alto tasso di violenza, che molto spesso esplode anche all’interno della famiglia. - 30 - Il dramma aumenta in quanto per molti versi queste persone non esistono per lo stato o sono da questo trascurate. Infatti la prima legge che considera il problema dei desplazados è stata varata solo del 1991, ben 45 anni dopo il manifestarsi del fenomeno in seguito alla violencia. Nei primi 6 mesi dopo il desplazamiento forzato le persone hanno diritto di rivolgersi agli enti statali preposti per ricevere aiuti; tuttavia nei municipi spesso mancano i fondi per concedere tali aiuti. Passati 6 mesi, le persone sfollate non sono più considerate desplazados. Inoltre il governo, per ridurne il numero nelle statistiche ufficiali, tende a registrare come sfollamenti gli spostamenti di grandi masse di contadini (in diminuzione rispetto agli anni passati in cui si assisteva all’esodo contemporaneo anche di 5000 persone), trascurando o sottostimando il desplazamiento di individui o famiglie (che invece continua, meno visibile, ad altissimi livelli). Inoltre, nei limitati casi in cui è stato possibile il ritorno dei desplazados alle loro terre, i beni persi non sono stati ripagati adeguatamente, non sono state valutate in maniera dovuta le condizioni di sicurezza né predisposte adeguate garanzie. In definitiva possiamo affermare che la sistematica negazione dei diritti umani non avviene solo nel momento del conflitto, ma diventa ancora più accentuata nelle conseguenze del conflitto stesso. 3.3 L’infanzia negata I bambini sono le principali vittime del conflitto armato: migliaia sono morti nel corso delle operazioni militari o sono stati mutilati dalle mine; inoltre come si è visto in precedenza il 43% della popolazione desplazada ha meno di 15 anni. A queste vittime della violenza bisogna aggiungere i bambini che sono costretti a prendere parte attiva alle ostilità, a commettere o a - 31 - rendersi complici di atrocità. Lo HRW (Human Rights Watch – Osservatorio sui Diritti Umani) stima in circa 7 mila i bambini e le bambine soldato, 6 mila dei quali nelle file delle FARC; altrettanti sono inseriti nelle milizie cittadine facenti capo alla guerriglia o ai paramilitari [18]. I bambini, inquadrati nei vari gruppi armati, sono sottoposti al rigore della vita militare, soggetti ad abusi di ogni genere, a violenza sessuale e sfruttamento, talvolta sono ridotti in condizioni di schiavitù. L’odierna condizione dell’infanzia in Colombia dipinge un quadro cupo non solo per il presente, ma anche per il futuro del paese: vengono assassinati 5 bambini al giorno, altri 12 muoiono in conseguenza di incidenti o di violenze; 4 milioni e mezzo, d’età compresa tra i 4 e i 12 anni, sono vittime di abusi fisici, morali o psicologici. Il tasso di mortalità infantile tra 0 e 5 anni è del 2,5% ed oltre un milione di bambini è affetto da malnutrizione grave; il 30% dei bambini non va regolarmente a scuola e lo sfruttamento del lavoro minorile ha coinvolto più di due milioni e mezzo di giovani [19]. 3.4 I diritti delle donne Rispetto alla situazione delle donne, si segnala la continua discriminazione nelle sfere dell’educazione, del lavoro e della partecipazione politica. Come detto, le donne costituiscono il maggior numero di popolazione desplazada; sono le vittime principali dei casi di violenza intrafamiliare e sessuale e vengono in misura sempre maggiore coinvolte nel traffico di persona, esecuzioni extragiudiziali, uccisioni deliberate e arbitrarie e "sparizioni". Sono state sovente prese di mira a causa del loro ruolo di attiviste e leader di campagne a favore dei diritti umani, della pace o di alternative socio-economiche o perché appartenenti a comunità delle zone di conflitto. Violenze sessuali contro le donne, inclusi stupri e mutilazioni genitali, sono stati inoltre usati - 32 - da tutte le parti coinvolte nel conflitto per infondere paura. parte delle forze armate. Gloria Cuartas ha dichiarato che la strage è stata compiuta “dal battaglione 33 della XVII Brigata dell’esercito” di stanza a Carepa, nella regione bananiera di Urabá, provocando una secca smentita del ministro della Difesa Jorge Uribe. La zona bananiera di Urabá, considerata strategica per il contrabbando di armi e il narcotraffico dal Centroamerica in Colombia, è stata teatro negli Anni ’90 di una feroce disputa territoriale tra guerriglieri e paramilitari. Donne e ragazze sono state stuprate, mutilate o sono state vittime di “sparizioni” ad opera di tutte le parti in conflitto. Sono state prese di mira per i motivi più diversi: per incutere terrore, per vendetta contro gli avversari e come “trofei di guerra”, (Amnesty International). 3.5 Il clima di intimidazione Si sono verificati molti attentati dinamitardi in zone urbane attribuiti a gruppi di opposizione armata, in cui sono rimasti uccisi un significativo numero di civili. • Il 7 febbraio 2004, almeno 35 persone sono state uccise e oltre 160 sono rimaste ferite nell’esplosione di una bomba piazzata al club El Nogal di Bogotá. Il 15 luglio 2004, il magistrato inquirente che lavorava sul caso, Germán Camacho Roncancio, è stato destituito, dopo che non era riuscito a collegare l’attentato alle FARC. È stato ucciso il 4 settembre. • L’attivista per i diritti umani Gloria Cuartas ha attribuito all’esercito la responsabilità del massacro di sette civili della comunità di pace di San José de Apartadó, tra cui il dirigente comunitario Eduardo Guerra e tre minori, avvenuto tra il 21 e il 22 febbraio 2005 in un’area rurale conosciuta come La Resbalosa. La comunità di pace di San José de Apartadó è costituita da un migliaio di persone che nel marzo 1997 decise di dichiararsi neutrale al conflitto interno impegnandosi a non portare armi e a non collaborare in alcun modo con i gruppi armati illegali. Accogliendo una disposizione della Corte interamericana dei diritti umani, lo scorso anno, la Corte Costituzionale aveva accordato alla popolazione della ‘comunità di pace’ il diritto a una protezione speciale da - 33 - • I corpi di tredici persone, assassinate a colpi di arma da fuoco, sono stati rinvenuti dalla polizia colombiana alla frontiera con l’Ecuador. La regione è teatro di violenti combattimenti tra i guerriglieri delle FARC e i paramilitari delle AUC; nel dipartimento in questione le Farc hanno sferrato all’inizio del mese una delle più sanguinose offensive degli ultimi due anni contro l’esercito, costata la vita a 16 militari. Il clima di intimidazione e insicurezza che regna nel paese rende frequentemente vittima di minacce, arresti arbitrari, persecuzione e agguati giudici, difensori dei diritti umani, sindacalisti (circa l'80% dei sindacalisti uccisi nel mondo è ammazzato in Colombia), giornalisti, rappresentanti e membri delle minoranze etniche che abbiano denunciato gli abusi commessi dalle parti del conflitto armato. In diverse occasioni informazioni di intelligence raccolte dalle forze di sicurezza hanno prodotto false indagini penali su attività connesse al loro legittimo lavoro in difesa dei diritti umani; decine sono stati posti sotto continua sorveglianza o hanno subito incursioni nei loro uffici o abitazioni. Ciò ha accresciuto il timore che questi attacchi fossero parte di una strategia militare-paramilitare coordinata a screditare le attività in favore dei diritti umani e dei sindacati. • Il 17 agosto 2004, forze di sicurezza e ufficiali giudiziari - 34 - hanno arrestato circa 150 persone nel dipartimento di Sucre, inclusi membri del Sindicato de pequenos y medianos agricultores de Sucre (Sindacato dei piccoli e medi agricoltori di Sucre). Gli arresti sono avvenuti in seguito alla visita nell’area di una delegazione internazionale per i diritti umani, dopo che alcune delle persone arrestate avevano raccontato le violazioni dei diritti umani commesse dai militari. Il giudice che a novembre ha rilasciato per mancanza di prove tutti gli arrestati agli inizi del 2005 è stato indagato dall’Ufficio del procuratore generale. • A settembre 2004, sono state avviate indagini penali nei confronti di cinque membri dell’organizzazione non governativa Comisión intereclesial justicia y paz (Commissione interecclesiale giustizia e pace) con l'accusa di corruzione, contrabbando di droga, omicidio e costituzione di gruppi armati illegali. Questi procedimenti sono gli ultimi di una serie di minacce e vessazioni contro membri della Commissione e potrebbero essere la conseguenza della decisione della Corte Costituzionale di permettere alla Commissione di prendere parte ai procedimenti giudiziari per oltre 200 casi di violazioni dei diritti umani commesse dai paramilitari in operazioni congiunte con la XVII Brigata nel 1997 e 1998. • Il 31 marzo del 2003 è stato avviato un procedimento penale nei confronti di The Coca-Cola Company, riconosciuta responsabile come mandante di 8 omicidi, di numerosi sequestri, di 67 minacce di morte e atti intimidatori nei confronti di sindacalisti che esercitavano la loro attività presso stabilimenti di imbottigliamento della nota bevanda. Il fatto che gli esecutori materiali dei crimini commessi siano gruppi paramilitari afferenti alle AUC non è stato sufficiente a scagionare la multinazionale dalle responsabilità materiali e dall'accusa - 35 - di finanziamento del gruppo paramilitare. Nei confronti di The Coca-Cola Company è in atto una campagna di pressione e boicottaggio internazionale [20]. Gli arresti arbitrari hanno più volte coinciso con le minacce dei paramilitari e l’uccisione di difensori dei diritti umani e sindacalisti. I difensori dei diritti umani sono stati ulteriormente esposti a minacce ed attacchi dopo che il presidente Uribe, in un discorso a settembre, aveva descritto alcune organizzazioni non governative come "manovratori politici al servizio del terrorismo, che si nascondono vigliaccamente dietro la bandiera dei diritti umani". Nel dicembre 2004 il Congresso ha approvato una legge che attribuisce poteri di polizia giudiziaria alle forze armate. Questa legge, che consente ai militari di effettuare arresti, irrompere nelle abitazioni e intercettare comunicazioni senza l’autorizzazione della magistratura, potrebbe aiutare a coprire le violazioni dei diritti umani commesse dai militari, particolarmente nel caso in cui venisse rivendicato che gli uccisi erano guerriglieri "uccisi in combattimento". L’insieme delle riforme costituzionali minacciano quindi di consolidare l’impunità in casi di violazioni dei diritti umani. - 36 - a Colombia era un tempo produttrice essenzialmente di caffè e banane. Il boom della cocaina negli Stati Uniti, iniziato a fine anni '70, la trasformò a causa della sua posizione strategica e ai suoi legami internazionali, in un paese raffinatore ed esportatore di cocaina. Negli anni d’oro dei cartelli della droga, infatti, solo una piccola quantità di coca era coltivata in Colombia; i grandi cartelli compravano le foglie prevalentemente in Perù e Bolivia raffinandole in Colombia, che era diventata così il centro mondiale di lavorazione e smistamento della cocaina. Nei primi anni ’90 avvennero alcune circostanze internazionali che trasformarono la Colombia in un paese produttore di foglie di coca. Innanzitutto le piccole mafie della droga, che assunsero il controllo del traffico di stupefacenti dopo lo smantellamento dei grandi cartelli di Medellìn e Cali, mancavano delle capacità e dei contatti internazionali per comprare altrove le foglie. - 37 - 100% 90% Percentuale CAPITOLO 4 : IL NARCOTRAFFICO Poi in Perù e Bolivia furono sviluppati una serie di programmi, finanziati dagli organismi internazionali, per sostituire le coltivazioni di coca e dare ai contadini andini possibilità economiche alternative e legali. Inoltre il presidente peruviano del tempo, Alberto Fujimori, adottò una serie di misure repressive nei confronti del narcotraffico. Con il sostegno degli USA fu applicata la politica del cosiddetto “you fly – you die” (se vuoli muori): tutti i velivoli sospetti venivano abbattutti. La combinazione di questi fattori rendeva troppo costoso il trasporto in Colombia della coca. Infine furono create le condizioni perché potessero nascere coltivazioni di coca in Colombia. Infatti, nel 1989, su pressione degli USA, venne improvvisamente sospeso l'accordo internazionale sul caffè, la più importante voce di esportazione colombiana. In due mesi il prezzo del caffe crollò di oltre il 40%, provocando una gravissima crisi nel settore agricolo. Si creò così un substrato fertile per la nascita di coltivazioni illecite ma molto remunerative per i contadini. Il risultato di questo intreccio di condizioni è rappresentato in figura 4.1: durante la seconda metà degli anni ’90, la coltivazione di coca si trasferì direttamente e massicciamente in Colombia, che oggi ne produce più degli altri paesi messi insieme [21]. 80% 70% Bolivia 60% Perù 50% 40% Colombia 30% 20% 10% 0% 1989 1991 1993 1995 1997 1999 Anno Fig 4.1: Coltivazione di coca nell'area andina. - 38 - 2001 4.1 I cartelli della coca La Colombia è il più grande produttore mondiale di cocaina, della quale controlla circa l’80% del mercato internazionale. L’attività delle mafie locali, i cosiddetti cartelli, cominciò agli inizi degli anni ’70, ma è nei primi anni ’80 che si verifica un vero e proprio “boom”: in questo periodo prende il sopravvento il cartello di Medellìn, capeggiato da Pablo Escobar. I cartelli riescono a penetrare profondamente nei centri di potere economici, militari e politici, tanto che nel 1982, dopo aver fondato un partito e due quotidiani, Escobar viene eletto al Congresso. Nel 1983 il governo scatenò una dura campagna contro il traffico di droga o narcotraffico; i capi dei cartelli, ritirandosi dalla vita pubblica, proposero un insolito trattato di pace al presidente dell’epoca Belisario Betancur: offrirono di investire i loro capitali per pagare il debito estero della Colombia, che all’epoca ammontava a 13 miliardi di dollari. In cambio richiedevano l’immunità e l’opposizione del governo alle ripetute richieste di estradizione poste dall’amministrazione USA. Dopo una lunga fase di trattative e ripensamenti, il governo respinse la proposta e i cartelli reagirono scatenando un’ondata di violenza in tutto il Paese volta prevalentemente all’eliminazione di oppositori ed avversari. L’apice fu toccato nel 1989, quando i cartelli commissionarono l’omicidio di Carlos Galàn, candidato liberale alle elezioni presidenziali; come risposta il governo confiscò i beni dei mafiosi, ma soprattutto promulgò nuove leggi in materia di estradizione. Era una dichiarazione di guerra totale: i mafiosi reagirono facendo esplodere decine di bombe in banche, redazioni di giornali, sedi di partito e nelle strade delle principali città; nel 1989 un missile terra-aria colpì un volo di linea tra Bogotà e Cali uccidendo tutti le 107 persone presenti a bordo. A questo punto era chiaro che bisognava giungere a un compromesso: l’elezione, nel 1990, del liberale Cesàr Gavirìa alla presidenza della repubblica segnò la nascita di un periodo di - 39 - calma apparente. Il governo si impegnava ad opporsi all’estradizione dei narcotrafficanti e questi si consegnarono alla giustizia mettendo fine al narcoterrorismo. In realtà la pace era solo fittizia: in poco tempo Escobar riuscì ad evadere dal carcere dove era recluso. Un corpo speciale della polizia colombiana, composto da 1500 uomini, cercò il fuggiasco per 499 giorni senza mai riuscire a prenderlo; nel dicembre del 1993 il capo del cartello di Medellìn fu trovato morto nella sua città. Nonostante la scomparsa del mafioso più ricercato e potente, il narcotraffico non segnò una battuta di arresto. Infatti, mentre lo Stato concentrava la sua attenzione su un solo uomo, altri cartelli occuparono gli spazi lasciati liberi da quello di Medellìn. In particolare il cartello di Cali, guidato dai fratelli Orejuela, divenne il maggiore trafficante di droga della Colombia fino al 1995 quando fu in buona parte smantellato con l’arresto o l’uccisione di molti dei suoi capi. Anche questa volta il commercio di stupefacenti non subisce una battuta di arresto. Nuovi cartelli locali sono sorti, ma soprattutto il narcotraffico si intreccia con le attività delle AUC, legati direttamente alla coltivazione ed al commercio della droga quando non vengono finanziati da narcotrafficanti, e delle FARC, che invece tassano, al pari di qualunque attività economica presente nei territori da loro controllati, i proventi delle raffinerie. Finché la politica dei paesi ricchi sul consumo di droga non cambierà, e non verranno attuate misure più restrittive ed efficaci sul riciclaggio dei proventi che ne derivano, il narcotraffico rimarrà un commercio fiorente capace di creare ogni anno in Colombia un giro di affari di 6 miliardi di dollari. - 40 - 4.2 Il Plan Colombia Nell’autunno del 2000 il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato 1.374 milioni di dollari a favore del Plan Colombia, un’articolato programma di lotta alle coltivazioni di coca, di “rafforzamento delle istituzioni dello Stato”, di riforme economiche e strutturali. In realtà il Plan Colombia rivisto da Washington aveva un respiro geografico più ampio ed era finalizzato all’intervento degli Stati Uniti in tutta l’area andina. Oltre 55 milioni di dollari sono stati destinati ad attività e programmi classified (cioè sottoposti al segreto militare) da realizzare in Colombia e nei paesi andini; più di 277 milioni sono stati stanziati a favore delle “agenzie statunitensi impegnate nella lotta al narcotraffico” e 118 milioni per il miglioramento dei velivoli radar, in forza al Dipartimento della difesa, che operano nell’area. Il Congresso ha anche assegnato 180 milioni di dollari per programmi di assistenza militare ai paesi andini limitrofi: Perù, Ecuador e Bolivia. I rimanenti 862 milioni di dollari sono stati assegnati specificamente alla Colombia, che ha potuto quindi beneficiare del 65% dei fondi stanziati, tre quarti dei quali in elicotteri e sofisticati sistemi d’arma. Nel il biennio 2000-2001 si sono aggiunti 330 milioni di dollari in aiuti supplementari secondo il piano di assistenza militare del Dipartimento della difesa. In figura 4.2 è mostrata la ripartizione dei fondi stanziati. Con l’approvazione del Plan Colombia, la Colombia è divenuta il maggior destinatario dell’assistenza militare degli Stati Uniti, dopo Israele ed Egitto. Si calcola che solo nel 2003 gli USA abbiano destinato alla Colombia 605 milioni di dollari per assistenza militare e di polizia con finalità di anti-terrorismo e di "controllo internazionale narcotici". La quota maggiore degli aiuti militari è stata fornita dall’International Narcotics Control (Inc), l’agenzia antidroga del Dipartimento di stato, indirizzata in buona parte all’ammodernamento della componente aerea ed elicotteristica delle forze di sicurezza. - 41 - In realtà la Colombia si è trasformata in un immenso business per le aziende private statunitensi che operano nel settore militare. Nel contesto del rafforzamento militare dello stato si sono infatti inserite, con l’agevolazione dal Pentagono, diverse società di addestramento di personale di polizia. Questo inserimento elude le limitazioni del Congresso che fissano a 250 addetti militari e 100 impiegati civili il personale statunitense in Colombia. Per fornire un’immagine più umanitaria e sociale del Plan Colombia, gli Stati Uniti hanno previsto l’istituzione di un fondo destinato alla difesa dei diritti umani. Si tratta di finanziamenti destinati a creare nelle procure e nella polizia nazionale “unità per i diritti umani”, a migliorare i sistemi di protezione di testimoni e giudici impegnati nei procedimenti penali ed a supportare alcune istituzioni statali, non-governative e l’Ufficio di Bogotà dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani. 14% aiuti di polizia (123$) 8% sviluppo alternativo (68,5$) 6% diritti umani ( 51$) 4% aiuto ai desplazados (37,5$) 5% altro ( 45$) 2% riforme (13$) 61% aiuti militari (520$) 0% pace ( <3$) Figura 4.2: Ripartizione dei fondi stanziati all’interno del Plan Colombia, cifre in milioni di Esistono almeno quattro versioni del Plan Colombia che sono state utilizzate secondo l’interlocutore ed il momento. - 42 - L’unico obiettivo comune alle quattro versioni è promuovere una strategia fiscale e finanziaria che, tramite severi aggiustamenti strutturali, attragga gli investimenti stranieri e promuova l’espansione del commercio. La prima stesura del progetto, presentata dall’ex presidente Andrés Pastrana al Senato Usa nel novembre del 1999, ha come obiettivo cardine ottenere un sostegno agli sforzi militari nel centro e nell’area sud-occidentale della Colombia. In questa versione il processo di pace occupa solo il 5° punto. La seconda versione del Plan Colombia è stata fornita ai mass media nel febbraio 2000: il processo di pace viene presentato come punto principale e si ridimensiona il peso degli aiuti militari. Nella terza versione è enfatizzato “l’investimento sociale e gli sforzi per la difesa dei diritti umani”. Questa versione del Plan Colombia è indirizzata all’Unione Europea e i riferimenti al rafforzamento militare dello stato sono marginali. Tuttavia le diffidenze di alcuni paesi europei hanno impedito che si giungesse ad una risoluzione unitaria; in concreto l'Unione Europea, esprimendo la propria contrarietà al programma militare e di eradicazione aerea delle piantagioni di coca, si é impegnata a intervenire finanziariamente a favore dei programmi sociali che favoriscano la riconciliazione nazionale. In particolare la Spagna ha deciso di destinare al Plan Colombia 124 milioni di dollari. L’ultima edizione del Plan Colombia è stata presentata agli ambasciatori della comunità internazionale in occasione della loro visita per l’avvio del dialogo di pace tra il governo colombiano e il gruppo guerrigliero delle FARC. Questo documento pone l’accento sul rafforzamento della pace e delle istituzioni democratiche del paese. - 43 - 4.3 Aiuti in cambio di riforme e privatizzazioni I miliardi di dollari stanziati per gli aiuti erano condizionati al completamento di riforme strutturali e di mercato. La lista di queste riforme è lunga ed articolata: modifiche sostanziali allo stato sociale, razionalizzazione delle finanze statali con tagli al settore pubblico e congelamento dei salari, privatizzazione del sistema bancario e delle maggiori imprese statali, imposizione dell’Iva a numerosi beni e servizi di prima necessità [23]. Secondo l’ex presidente Andrés Pastrana, l’obiettivo cardine del Piano nazionale di sviluppo era quello di “stimolare la partecipazione dei privati nei settori degli acquedotti e delle reti fognarie, la concessione dell’amministrazione delle reti viarie e degli aeroporti regionali, delle piccole centrali idroelettriche e delle reti di distribuzione, dei fiumi, dei canali navigabili e dei porti della rete fluviale nazionale; così come la prestazione dei servizi di telecomunicazioni” [24]. L’elenco dei beni pubblici da svendere al capitale finanziario nazionale ed internazionale era pronta. L’impresa statale del carbone, Carbocol, é stata venduta ad un consorzio di aziende di Gran Bretagna, Sudafrica e Svizzera, e si é deciso di affidare ai privati tutte le attività relative al trasporto, all'immagazzinamento, alla raffinazione ed alla distribuzione degli idrocarburi. La compagnia petrolifera statale Ecopetrol ha firmato 32 contratti con società estere (tra le più note la Total, la Chevron e la British Petroleum), che potranno rivendere al prezzo internazionale di mercato colombiana il greggio necessario alla compagnia statale per la raffinazione. La privatizzazione nel settore delle telecomunicazioni ha visto in corsa per accaparrarsi le imprese del settore le statunitensi Bell South, Mci ed At&t, che soffiarono all’italiana Telecom il controllo della principale società statale di telefonia cellulare, la Celumobil. - 44 - Nel settore bancario e finanziario importanti sportelli pubblici sono stati acquisiti dal Banco Santander e dal Banco Bilbao Vizcaya, entrambi istituti di credito spagnoli [25]. Il governo Pastrana ha puntato poi ad un’ulteriore flessibilità del mercato del lavoro riducendo i salari, eliminando gli oneri sociali e i sussidi a favore dei dipendenti, ed innalzando l’età pensionistica. All’erosione del potere di acquisto dei salari e dei diritti contrattuali dei lavoratori si è accompagnata, nella totale assenza di protezione statale, la decimazione di dirigenti e attivisti sindacali: negli ultimi 10 anni ne sono stati assassinati 2.800. In definitiva, in ossequio alla ricetta del Fondo Monetario Internazionale (FMI), gli investimenti pubblici sono stati ridotti del 25% e sono stati licenziati oltre 5 mila impiegati statali e decine di migliaia di dipendenti di enti locali [26]. Il Plan Colombia nelle intenzioni del governo colombiano doveva avviare attività economiche di contrasto alle coltivazioni illegali e alla narcoeconomia. In realtà queste coltivazioni sono cresciute proprio a seguito della liberalizzazione dell’economia. La privatizzazione delle grandi banche e del mercato dei cambi, l’ammodernamento del sistema finanziario e delle telecomunicazioni, la privatizzazione dei porti e la creazione di zone franche in tutto il paese, hanno favorito il riciclaggio di valuta originata da traffici illeciti. I punti cardine delle riforme liberiste imposte da Banca Mondiale e FMI hanno, di fatto, accelerato il processo di narcodollarizzazione dell’economia colombiana, come sottolineato dall’Osservatorio Geopolitico delle Droghe di Parigi [27]. Inoltre, mentre una parte della comunità internazionale sostiene attivamente i piani militari e di aggiustamento strutturale del governo colombiano, la situazione economica è diventata gravissima. Il Paese si è trovato nel mezzo della sua peggiore recessione dopo il 1931: la domanda interna è crollata, il settore industriale non ha retto la competizione con i produttori emergenti del continente, la fuga di capitali è stata impetuosa. - 45 - 4.4 I costi ambientali della guerra alle droghe Il Plan Colombia prevede, contro le coltivazioni di coca nell’area andina e nei dipartimenti amazzonici, l’uso massivo di una vera e propria bomba ecologica: il Fusarium Oxysporum, un fungo elaborato grazie al finanziamento dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta al traffico di droga (UNDCP). Questo fungo è in grado di attaccare le piante e i microrganismi presenti nel suolo sino a 50 cm. di profondità. In particolare il Fusarium Oxysporum produce l’appassimento e la putrefazione della radice di molti ortaggi e piante da frutto, e induce un processo di cancrenizzazione degli alberi forestali. In pratica non si conoscono piante in grado di sopravvivere all’uso di questo fungo; inoltre i terreni trattati non possono servire per alcun processo di coltivazione alternativa. L’uso del Fusarium Oxysporum, oltre a produrre tremendi danni ambientali, ha conseguenze inimmaginabili anche sulle specie animali d’allevamento che vengono a contatto con il fungo, e causa gravi effetti alla salute umana. Il contatto con il fungo ha causato negli uomini irritazione della pelle e di organi vitali come polmoni e stomaco. Le campagne di fumigazione chimica hanno spesso avuto effetti drammatici, colpendo indiscriminatamente anche zone dove non sono presenti coltivazioni illegali e provocando danni incalcolabili all'economia di sussistenza dei campesinos della regione. La Defensoría del Pueblo, organizzazione statale per la difesa dei diritti umani, è stata costretta più volte a presentare rapporti e denunciare la violazione dei diritti ambientali delle popolazioni soggette alle operazioni di fumigazione, constatando la fumigazione di abitazioni e scuole. La Defensoría ha anche segnalato che non erano state assolutamente rispettate le disposizioni tecniche per l’uso degli erbicidi, e che non erano state adottate misure in materia di prevenzione della salute. - 46 - Una di queste tragiche campagne di fumigazione chimica si è svolta a Puerto Guzmán l’11 aprile 2000: la Polizia antinarcotici ha causato la distruzione di centinaia di coltivazioni di platano e mais, la morte di numerosi animali domestici e infermità tra la popolazione, costretta poi ad abbandonare i propri villaggi. Enormi danni alle coltivazioni di frutta e legumi si sono verificati anche nel dipartimento di Huila, una zona dove da alcuni anni sono state eradicate tutte le piantagioni di coca, in occasione di una massiccia operazione di fumigazione alla fine del maggio 2000. L’uso intensivo di defoglianti ha contaminato le acque dei fiumi, con la conseguente morte di pesci, uccelli acquatici e pollame, e un impressionante numero di aborti tra le vacche. Anche nel Caguán sono state colpite una serie di aziende dedite, in particolare, alla coltivazione di banane, mais, yuca e ortaggi destinanti alle mense scolastiche e agli anziani. Le popolazioni indigene, predominanti nei territori amazzonici, sono coloro che stanno pagando più di tutte, dal punto di vista culturale, economico e sociale le conseguenze della fumigazione e dei processi legati alla produzione degli stupefacenti. Queste comunità, accanto alle famiglie di coloni sfollate dalle operazioni militari, loro malgrado, sono spinte all’inesorabile confronto con la guerra e il narcotraffico. Il Ministero dell’Ambiente ha avvertito che ci sono 3 aree, caratterizzate da una spiccata biodiversità, ad altissimo rischio di distruzione: il piedemonte amazzonico con 66.800 ettari, la Serranía de San Lucas con 8.500 ettari e il Magdalena Medio con 7.800 ettari. Il danno all’ecosistema è incalcolabile: in Colombia sono a rischio di estinzione a causa della fumigazione 35 specie di mammiferi, 74 di uccelli e 15 di rettili. CRONOLOGIA Fino al secolo XIV : Le civiltà precolombiane si svilupparono sulla costa del Pacifico, su quella dell'Atlantico e in svariate zone della regione andina. Tra le più interessanti vanno ricordate: Tayrona, Sinú, Muisca, Quimbaya, Tierradentro e San Agustín. Di molte tribù rimangono manufatti, soprattutto in oro e terracotta; di altre sono testimonianza le camere funerarie e le pitture rupestri, che hanno consentito agli antropologi di ricostruire la loro civiltà. 1499: Alonso de Ojeda, compagno di viaggio di Cristoforo Colombo, approda sulla penisola di Guajira. La ricchezza degli indios del luogo dà vita al mito dell'El Dorado, e le coste dell'attuale Colombia diventarono meta di numerose spedizioni. In un primo momento, gli indios tollerarono i conquistatori ma, quando gli spagnoli tentarono di ridurli in schiavitù e di impossessarsi della loro terra, insorsero. In breve tempo, gli spagnoli conquistarono un'ampia porzione del territorio. 1533: Viene fondata la città di Cartagena principale porto spagnolo sul Caribe. Nel 1544, il paese fu annesso al vicereame del Perú. - 47 - - 48 - 1739: la Colombia divenne parte della Nueva Granata, che comprendeva i territori di ciò che oggi corrisponde a Colombia, Venezuela, Ecuador e Panamá. 1819: Simon Bolívar, “El l’indipendenza della Colombia. Libertador”, dichiara 1830: il 17 dicembre muore Simon Bolívar. Con lui finisce nel corso di questo secolo. Tuttavia, l'iniziativa militare non ebbe lunga vita e il tentativo fallì definitivamente nel 1957, quando i Liberali e i Conservatori decisero di dividersi il potere con un accordo politico sancito da un emendamento costituzionale (questo accordo prese il nome di Fronte Nazionale). 1955-57: Nella regione “cafetera” si crea un’alleanza di il sogno di un unico grande stato che riunisse tutte insieme le popolazioni ispano-americane. La Federazione della Grande Colombia, di cui facevano parte anche Venezuela, Ecuador e Panama, si disintegra dopo 11 anni di difficile convivenza. diversi fronti guerriglieri, liberali e comunisti. Emerge il gruppo che, sotto la guida di Manuel Marulanda, costituirà a partire dal 1964 le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia). 1849: Le correnti politiche nate durante la lotta per l'indipendenza vengono formalizzate con la fondazione di due partiti politici (dominati dall'élite creola): i Conservatori, con tendenze centraliste e rappresentanti dei proprietari terrieri, della chiesa e dell'esercito, e i Liberali, sostenitori del federalismo ed espressione della borghesia laica. I partiti divisero il paese in accampamenti di partigiani che avrebbero in seguito dato vita a una serie di insurrezioni, rivolte e guerre civili. Durante il XIX secolo, il paese visse non meno di 50 rivolte e 8 guerre civili, culminate nella sanguinosa guerra dei mille giorni del 1899. 1960: Camilo Torres, conosciuto anche come il “prete rivoluzionario”, costituisce il Fronte Unito per il Popolo denunciando la politica discriminatoria del Fronte Nazionale “che costringe le persone moderate alla lotta armata”. Nel 1965 l’esperienza converge nell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). Camilo Torres muore nel 1965 durante la sua prima azione armata. 1948: Dopo un periodo relativamente pacifico, la lotta fra Conservatori e Liberali esplode nuovamente con “La Violencia”, la più cruenta e terribile delle numerose guerre civili colombiane. Dopo il conflitto, durante il quale si registrarono quasi 300.000 morti, i Conservatori cercarono di consolidare il proprio potere. Entrambi i partiti presero poi la decisione di sostenere un colpo di stato militare come estremo rimedio per mantenere il potere e operare un controllo sul crescente numero di bande di ribelli presenti nelle aree rurali. Il colpo di stato, realizzato dal generale Gustavo Rojas nel 1953, rappresenta l'unico intervento militare avvenuto in Colombia 1970: Emerge una seconda generazione rivoluzionaria: Movimento 19 aprile (M-19) ed Esercito Popolare di Liberazione (EPL). 1974: Il Fronte Nazionale decade con l'elezione del liberale Alfonso López Michelsen a presidente del paese. Ad ogni modo, però, una versione modificata del Fronte Nazionale continuò per altri 17 anni. I diversi gruppi guerriglieri non riuscirono a far cadere il governo, ma arrivarono a controllare intere regioni del paese. 1985: Per denunciare il mancato rispetto da parte del governo del “cessate il fuoco”, nel mese di Novembre il gruppo M-19, con un’azione militare, occupa il Palazzo di Giustiza al centro di Bogotà. Il presidente Bentacur autorizza l’intervento dell’esercito: nell’attacco muoiono i militanti del M-19, 11 - 49 - 50 - 1996: magistrati della corte suprema e 90 civili. Nello stesso mese un’eruzione vulcanica provoca la morte di 25 mila persone. i paramilitari, guidati da Carlos Castano, fondano le Autodifese Unite di Colombia (AUC). 1986: Viene interrotto ogni processo di pace. I gruppi 1998: Horacio Serpa, successore di Samper nel partito guerriglieri di matrice marxista vengono attaccati dai narcotrafficanti che per difendere le proprie terre (5-6 milioni ettari di terreno produttivo compresi tra le regioni di Uraba ed il Maddalena medio) creano, col beneplacito del governo e dell’esercito regolare, una guerriglia paramilitare. I gruppi, conosciuti anche come squadroni della morte, aumentarono progressivamente il proprio potere seminando il terrore nelle campagne, assassinando sindacalisti e civili accusati di collaborazionismo con la guerriglia. Fu così che sul finire degli anni ‘80 si affermarono i cartelli della droga di Medellin e Cali. Nel giugno di quello stesso anno Pablo Escobar, leader del cartello di Medellín, sospettato di essere l'ideatore della cruenta campagna di terrore, fu arrestato. L'anno dopo riuscì a fuggire, ma fu individuato e ucciso nel dicembre 1993. 1990: Sotto il presidente Cesar Gaviria si inizia un processo di riforma costituzionale. Nel 1991 il partito dell’M-19 prende il 30% dei voti per l’assemblea costituente. A luglio fu preparata la nuova costituzione che però data l’assenza dei principali gruppi guerriglieri (ELN e FARC) non ebbe impatto sul processo di pace. Il gruppo M-19 fallì per incapacità politica. Seguì così un ulteriore inasprimento del conflitto. 1995: L'arresto del leader del cartello di Cali, Gilberto Rodríguez Orejuela, costituì il fiore all'occhiello del governo colombiano ma non alterò la dinamica del traffico di droga. Persino il presidente di allora, Ernesto Samper, dovette trascorrere gran parte del suo ultimo anno in carica rispondendo alle accuse di aver usufruito del denaro del narcotraffico per finanziare la sua campagna elettorale. - 51 - liberale, perde le elezioni presidenziali contro il conservatore Andrés Pastrana, che nel 1994 aveva fatto una soffiata sui legami di Samper con il cartello di Cali. 1996: Nonostante la notevole crescita economica dal 1993 al 1996, le cose continuano ad andar male per la Colombia. Secondo il SIPRI, l'Instituto Internacional de Investigaciòn Sobre Paz, i conflitti interni di questo paese sono considerati tra i dieci più sanguinosi nel mondo e nell'ultimo anno sono stati paragonati a quelli della ex-Jugoslavia. Il governo ha sospeso le trattative di pace con i guerriglieri a tempo indeterminato. 1999: Il presidente Pastrana tenta di creare un nuovo tavolo della pace: demilitarizza una parte del territorio colombiano equivalente alla superficie della Svizzera (territtori subito ribattezzati FARC-Landia), ma il processo fallisce miseramente. 2000: gli Stati Uniti stanziano 1,3 miliardi di dollari per sostenere il governo colombiano contro i guerriglieri. 2002: Il candidato presidente Ingrid Bentacourt viene sequestrata dalle FARC all’interno della zona demilitarizzata. 2002: E’ eletto presidente Alvaro Uribe, avvocato di Medellin con rapporti sospetti con i paramilitari, che ha fatto della fermezza e della guerra totale alla guerriglia il punto cardinale della sua campagna elettorale. Il giorno del suo insediamento 2 colpi di obice cadono a poche decine di metri dal palazzo presidenziale. - 52 - 2002: Il neo-presidente Uribe ha dichiarato lo stato d'emergenza (misura che permette all'esecutivo di legiferare per decreto senza interpellare il parlamento), ma il ministro della giustizia ha assicurato che non saranno sospese le garanzie costituzionali. In questo modo il presidente finanzierà azioni dirette contro le FARC. 2002: Alla fine di dicembre l'ambasciata italiana, quella britannica e il consolato statunitense in Colombia sono state chiuse per precauzione dopo che altre sedi diplomatiche erano state raggiunte da non meglio precisate minacce. 2003: Un video trasmesso dal canale colombiano Noticias Uno, alla fine di agosto 2003, ha presentato Ingrid Betancourt ripresa in un messaggio diretto al capo dello stato affinché svolgesse un'operazione dell'esercito per liberarla senza mettere alla prova la sua incolumità e quella degli altri ostaggi. Poiché le riprese risalirebbero a maggio, non si ritiene che il video valga come prova che l'ex candidata alla presidenza sia ancora in vita. Bibliografia [1] AA.VV., “Politicas sociales en Colombia”, (2002) [2] UNDP, “Informe Nacional de Desarrollo Humano para Colombia”, (2003) [3] UNDP, “Human development indicators”, (2004-2006) [4] AA.VV., “Politicas sociales en Colombia” op. cit. [5] DEPARTAMENTO NACIONAL DE PLANEACION (PNUD), “Informe de Desarrollo Humano para Colombia 1998”, (1999) [6] CINEP & JUSICIA Y PAZ, “Noche y Niebla. Panorama de Derechos Humanos y Violencia Política en Colombia” 13, (1999) [7] cfr. per esempio il Decreto 3398 del 1965 [8] “SEMANA” del 16 aprile 1991. In un'intervista rilasciata a questo settimanale, Henry Pérez, capo paramilitare del Magdalena Medio, racconta che "...i sabati e le domeniche ci concentravamo nelle basi militari dove si riceveva lezioni di spionaggio e controspionaggio." [9] OBSERVATORIO DE DERECHOS HUMANOS, (2002) [10] "EL TIEMPO" del 2 maggio 2005 [11] INSTITUTO INTERAMERICANO DE DERECHOS HUMANOS, “Reuniòn técnica de la Consulta Permanente sobre Desplazamiento en las Américas”, (15/04/1993) - 53 - - 54 - [12] SECRETARIADO GENERAL DE NACIONES UNIDAS PARA LOS DESPLAZADOS INTERNOS, (10/06/1995) [13] SECRETARIO GENERALE DE LAS NACIONES UNIDAS, “Informe analitico sobre personas desplazadas”, (14/02/1992) [14] CONFERENCIA EPISCOPAL DE COLOMBIA, “Investigaciòn sobre Derechos Humanos Desplazamiento Interno en Colombia”, (1995) [15] FUNDACION PAIS LIBRE, PUEBLO,CODHES, maggio 2000 DEFENSORIA y [24] PNUD, “Cambio para construir la paz. Plan Nacional de Desarrollo 1998-2002”, (1998) op. cit. [25] H. MONDRAGON, “El Plan Colombia, proyecto para el mantenimiento de lo statu quo” in “Agencia de Noticias Nueva Colombia”, maggio 2000 [26] L. SARMIENTO ANZOLA, “Colombia a la venta” in “Caja de Herramientas” 71, (1999) [27] LABROUSSE, KOUTOZIS, “Geopolitica e Geostrategie DEL delle Droghe” [16] “EL TIEMPO” del 1 maggio 2005 [17] CODHES, UNICEF COLOMBIA, “Esta guerra no es nuestra. Niños y desplazamiento forzado en Colombia”, (2000) [18] HUMAN RIGHTS WATCH, “Informazioni generali”, (2004) [19] www.unicef.it\colombia [20] Per maggiori informazioni consultare il sito internet della REte BOicottaggio della Coca-cola: www.reboc.it [21] STATE DEPARTMENT of USA, “International narcotics control strategy Report”, (2002) [22] CENTER FOR INTERNATRIONAL POLICY, “The contents of the Colombia Aid Package”, (2000) [23] PNUD, “Cambio para construir la paz. Plan Nacional de Desarrollo 1998-2002”, (1998) - 55 - - 56 -