da Casa Madre 4/2012 - Missionari della Consolata

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da Casa Madre 4/2012 - Missionari della Consolata
da Casa Madre
Anno 92 - N.4 - 2012
Istituto Missioni Consolata
Perstiterunt in Amore Fraternitatis
Volto Santo di Manoppello (PE)
Editoriale
LA VITA AVANZA DI RISURREZIONE IN RISURREZIONE
P. Giuseppe Ronco, IMC
È Pasqua; Pasqua del Signore...
O tu, che sei veramente tutto in tutti!
Di ogni creatura gioia, onore, cibo, delizia;
per mezzo tuo sono state fugate
le tenebre della morte,
la vita è data a tutti,
le porte del cielo si sono spalancate.
Dio si è fatto uomo
e l’uomo è elevato a somiglianza di Dio.
O Pasqua divina!...
O Pasqua, luce del nuovo splendore...
(Ippolito, Omelia VI sulla Pasqua: Inno)
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La Chiesa è nata dalla Pasqua. In principio,
l’evento di Cristo morto e risorto, era il
contenuto dell’annuncio, il fondamento della
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vera fede, la forma di vita che penetrava l’etica e
lo stile del comportamento cristiano.
Tutta l’esistenza di coloro che si convertivano
a Cristo era impregnata di esperienza pasquale.
Essa era lievito e dinamismo capace di
trasformare ogni male e ogni morte in vita,
lasciando nel cuore la convinzione profonda che
tutto ciò che si faceva con amore non poteva
cadere nel vuoto.
Era l’alba di un’epoca nuova, foriera di un
futuro che ormai si dischiudeva all’orizzonte,
il sorgere di una luce superiore che illuminava
definitivamente le notti tenebrose della storia.
Da subito la Pasqua di Gesù fu interpretata come
evento salvifico. Grande era la convinzione che
“Cristo è morto per i nostri peccati, ed è risorto
per la nostra giustificazione” (Rm 4, 25). Il male
non era più invincibile e la vittoria di Cristo
sulla morte era il seme del superamento di ogni
schiavitù e limite umano. «La morte è stata
inghiottita nella vittoria» (1 Cor, 15, 54).
“Noi siamo infatti il frutto della sua croce
e della sua beata passione. Avete ferma
fede inoltre che con la sua risurrezione ha
innalzato nei secoli il suo vessillo per riunire
i suoi santi e i suoi fedeli, sia Giudei che
Gentili, nell’unico corpo della sua Chiesa.
Egli ha sofferto la sua passione per noi, perché
fossimo salvi; e ha sofferto realmente, come
realmente ha risuscitato se stesso” (Ignazio di
Antiochia, Lettera ai cristiani di Smirne).
Anche il corpo, e non solo l’anima, era ormai
risuscitato nel corpo di Gesù che lasciava la
tomba umida e scura, rovesciando la grossa
pietra che gli impediva di vedere il sole. Era il
periodo dell’esultanza e della gioia dei poveri e
degli umiliati che trovavano il giusto cammino
della liberazione e la speranza di una giustizia
duratura. Dio aveva fatto sua la causa degli
abbandonati, mettendosi accanto alla vittima:
“voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di
empi e l’avete ucciso, ma Dio lo ha risuscitato,
sciogliendolo dalle angosce della morte” (Atti2,
23-24).
Proclamare la fede pasquale significava avere
un compagno di strada sulla via della vita,
come era avvenuto ai discepoli di Emmaus:
“Il Signore è veramente risorto” (Lc 24, 34).
Era risorto veramente, non apparentemente,
non probabilmente, non simbolicamente. Karl
Barth aveva definito la risurrezione come : “
La tangente di Dio che sfiora il nostro mondo
mortale”. Dio che sfiora il mondo, che si fa
accanto ad ogni uomo, che cammina con lui.
“ Io sono la risurrezione dentro l’esperienza
della morte. Io sono Dio che sfiora il mondo
mortale. Risurrezione è un’esperienza che
interessa prima di tutto il nostro presente e non
solo il nostro futuro. A risorgere sono chiamati i
vivi, noi, prima che i morti: a svegliarci e rialzarci
da tutte le vite spente e immobili, addormentate
e inutili; a fare cose che rimangano per sempre:
da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con
Cristo, con lui risuscitati (Efesini 2,5-6). La
vita avanza di risurrezione in risurrezione,
verso l’uomo nuovo, verso la statura di Cristo,
verso la sua misura. “O uomo prendi coscienza
della tua dignità regale, Dio in te”(Gregorio di
Nissa), che ti trasforma, e fa la vita più salda,
amorevole, generosa, sorridente, creativa,
libera” (E. Ronchi).
Pasqua proclama che Gesù Cristo vive ancora
oggi e l’identità cristiana si definisce come
incontro attuale con questo evento che ci
permette di “vivere da risorti”.
La vita cristiana infatti è una Pasqua, un
passaggio dal peccato alla grazia, dalla morte
alla vita, dall’ingiustizia alla giustizia .
Partecipare alla Pasqua significa prendere
posizione per la causa del Regno, lavorare per
la costruzione di quel mondo nuovo, che verrà
in pienezza solo nell’ultimo giorno, ma che
deve crescere quotidianamente nel corso del
tempo che ancora ci separa dalla fine.
Dall’esperienza di vita nuova in Cristo nasce
anche l’impegno missionario dell’annuncio
e della condivisione. La missione universale
a tutti i popoli nasce dalla Pasqua. Infatti,
Gesù invia gli apostoli alle genti e al mondo
intero nelle apparizioni dopo la risurrezione.
Dall’esperienza gioiosa di adesione al Risorto
nasce il servizio gioioso ai fratelli; nasce e si
rafforza l’impegno della Missione. Credere
nella risurrezione di Cristo è impegnarsi per la
risurrezione dell’uomo. Allora avremo le mani
colme di doni fraterni per chi soffre sia della
fame del corpo che di quella dell’anima.
Cristo Risorto, sostienici con il tuo Spirito nel
difficile, ma stupendo passaggio:
dall´incredulità alla fede;
dalla disperazione alla speranza;
dalla vendetta al perdono e alla riconciliazione;
dalla violenza alla pace;
dall´egoismo all´amore fraterno;
dalla dispersione all´unione dei cuori
dalla chiusura in sé alla comunione delle storie
umane, personali e dei popoli!
E allora sarà sempre Pasqua, di Cristo, ma
anche per ciascuno di noi!
Felice Pasqua a tutti!
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Nessuna distanza e niente nel creato
potrà separarci dall’ amore di Dio.
Perché tu possa sentire la Sua
onnipotente presenza in ogni momento
della tua vita
Buona Pasqua
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auguri a
mons. GIOVANNI CRIPPA
NOMINATO VESCOVO AUSILIARE DI
SÃO SALVADOR DA BAHIA (BRASILE)
Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare
dell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia (Brasile)
il Rev.do Padre Giovanni Crippa, I.M.C., finora
Docente e Parroco nell’arcidiocesi di Feira de
Santana, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Accia.
Il Rev.do P. Giovanni Crippa, I.M.C., è nato il 6
ottobre 1958 a Besana Brianza, nell’arcidiocesi
di Milano (Italia). Dopo gli studi medi presso
il Seminario di Bevera di Castello Brianza, ha
compiuto gli studi di Filosofia presso la FIST –
Federazione Interreligiosa per gli Studi Teologici
di Torino e quelli di Teologia presso la Pontificia
Università Gregoriana di Roma, nella quale ha
poi ottenuto la Licenza e la Laurea in Storia
Ecclesiastica. Il 13 settembre 1981 ha emesso i
voti religiosi nell’Istituto Missioni Consolata e
il 14 settembre 1985 ha ricevuto l’ordinazione
sacerdotale.
In Italia, è stato Animatore missionario e
vocazionale a Torino (1987-1993); Professore
della Facoltà di Missiologia della Pontificia
Università Urbaniana a Roma e dell’Istituto di
Catechesi Missionaria a Roma e Castelgandolfo
(1993-2000).
Inviato al Brasile nel 2000, ha svolto il suo ministero nell’arcidiocesi di Feira di Santana, Stato di
Bahia, come Vicario parrocchiale e Parroco della parrocchia Santíssima Trindade, Docente di Storia
Ecclesiastica della Facoltà arcidiocesana, Direttore Spirituale del Seminario di Filosofia, Membro
del Consiglio Presbiterale e del Collegio di Consultori.
Inoltre, è stato finora Membro del gruppo di coordinamento del Dipartimento Storico dell’Istituto
Missioni Consolata e Consigliere Provinciale in Brasile.
L’ordinazione episcopale avrà luogo il 13 maggio alle 9 nella Cattedrale di Feira di Santana –BA.
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L’Allamano nell’iconografia
UN FONDATORE DI MEZZA ETÀ
P. Francesco Pavese IMC
testimonianza del p. Giuseppe Caffaratto, il
quale, come ex consigliere generale, riferisce, per
conoscenza diretta, di una interessante iniziativa:
«Siamo nel 1956. Si presentava una questione:
quale immagine del Fondatore scegliere tra
le diverse esistenti, per avere una certa unità
e veridicità? Il Superiore Generale di allora,
p. Domenico Fiorina, interpellò il suo amico
Rettore Maggiore dei Salesiani, domandando
come fossero giunti a quell’immagine di Don
Bosco diventata tipica e subito riconoscibile. La
risposta fu: abbiamo scelto una fotografia del
tempo della sua piena attività, non tanto giovane
e neppure tanto vecchio, ed abbiamo sentito il
parere degli anziani che l’avevano conosciuto. E
nacque quell’immagine tipica.
Alla ricerca di un volto ufficiale.
Nel nostro Istituto, ad un certo punto, si è fatta
strada una domanda: non è possibile avere un
quadro, che sia come una sintesi delle fotografie
del Fondatore, di modo che in esso si possa
identificare la sua vera fisionomia?
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P. Domenico Fiorina, superiore generale,
ha tentato di dare una risposta a questo
interrogativo. Al riguardo riporto una bella
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P. Fiorina maturò la stessa idea: delle fotografie
dell’Allamano di mezza età, nel pieno delle sue
attività apostoliche, ritrarre una figura reale, che
diventi in certo modo ufficiale. Allora c’erano
ancora molti confratelli che avevano conosciuto
l’Allamano e che avrebbero potuto collaborare
con il pittore.
Venne scelto il pittore Pietro Favaro, amico
di p. Vittorio Merlo Pich, il quale accettò non
solo l’incarico, ma anche di ascoltare i pareri ed
i suggerimenti degli anziani. Come fotografia
base da cui partire, è stata scelta quella in cui
l’Allamano scrive, seduto alla scrivania, nella villa
di Rivoli. Tra coloro che diedero suggerimenti
durante l’esecuzione del dipinto, oltre a p.
Merlo Pich, ci furono mons. Carlo Re e mons.
Giuseppe Nepote; i padri Giovanni Ciravegna,
Guglielmo Airaldi, Gaudenzio Barlassina,
Michele Camisassi, Falda e Cesare Balagna, e
diversi altri, come pure molte fra le prime suore.
Risultò così un Allamano che, a dire degli
interpellati, appariva come era in realtà, sia
quando veniva in Casa Madre, come quando lo si
incontrava alla Consolata, con la sua espressione
serena, composta, che ispirava rispetto e
confidenza».
Non possiamo affermare che questo dipinto
del Favaro abbia sortito del tutto l’effetto
desiderato. Di esso sono stati stampati e divulgati
quadri, cartoline e immagini, ma non pare che
nell’Istituto questa espressione del Fondatore
sia diventata ufficiale, come era nell’intenzione
del p. Fiorina.
Il quadro, olio su tela (cm 38 x 48), è attualmente
esposto nella sala del consiglio, nella casa
generalizia a Roma, assieme ad uno analogo del
Confondatore.
Un volto che merita di essere maggiormente
valorizzato.
Nei primi anni del 2000, sulla rivista “Dalla
Consolata al mondo - Giuseppe Allamano”, è
stata inserita una rubrica dal titolo “Album”.
In essa sono passati tutti i migliori dipinti del
Fondatore, con opportune spiegazioni, preceduti
dalla fotografia cui i diversi pittori si erano
ispirati. Nel N. 3 del 2004, chiudendo la rubrica,
è stato pubblicato il quadro del Favaro sotto un
titolo interrogativo: “Quale volto è il più fedele”?
Non si aspettavano risposte dai lettori, perché
la domanda era formulata piuttosto come una
specie di provocazione per dire che, in pratica,
non ne avevamo nessuno che fosse munito della
garanzia di essere “il più fedele”. Invece una
risposta è pervenuta. Da Torino, una signora ha
scritto a giro di posta: «Il più fedele è questo»,
indicando appunto il dipinto del Favaro.
A questo punto, perché non guardare meglio
questo volto del Fondatore, che tanti dei nostri
primi confratelli hanno riconosciuto vero,
“come era in realtà”? Sono possibili alcuni utili
rilievi: anzitutto, è evidente che l’Allamano è
ritratto non troppo giovane e neppure troppo
anziano. Appare come un uomo di mezza età,
con i capelli brizzolati, nel pieno delle sue
attività apostoliche. La dipendenza del dipinto
dalla fotografia di Rivoli è evidente. Ciò non
dispiace, tenuto conto che quella foto è piaciuta
fin dall’inizio, tanto che lo stesso Camisassa l’ha
portata in Kenya. In una foto di gruppo, infatti,
la si vede appesa sulla facciata della scuola che
fa da sfondo. Nel dipinto del Favaro, infine,
c’è un particolare interessante, che riguarda gli
occhi del Fondatore. L’artista, conservando
intatta la fisionomia, è riuscito ad aprirglieli,
mentre nell’originale erano socchiusi, rivolti
verso basso.
Questi rilievi, però, sono soltanto esterni.
Secondo la testimonianza di p. Caffaratto, nel
dipinto i confratelli riuscivano a vedere anche
l’espressione serena e composta del Fondatore,
che ispirava rispetto e confidenza. Se essi, che
hanno personalmente conosciuto il Padre, lo
hanno ritrovato autentico in questo dipinto,
proprio come quando andava in casa madre
o lo incontravano alla Consolata, perché non
deve essere possibile anche per noi, oggi,
scorgere questi aspetti? Si tratta di sviluppare
con la conoscenza che abbiamo di lui, i semplici
suggerimenti che il quadro riesce ad offrirci.
Un Fondatore che ti guarda negli occhi.
C’è un altro quadro del Fondatore, che forse
non è piaciuto a chi lo ha commissionato, ma
che merita di essere preso in considerazione.
Non saprei chi nell’Istituto si è messo d’accordo
con il pittore Mario Caffaro Rore (autore anche
del dipinto che ritrae il Fondatore che battezza)
per eseguire questo quadro, olio su tavola (cm
33 x 40). So solo che l’ho ritrovato io stesso,
dimenticato in un cassetto di un armadio, nella
casa madre, nascosto sotto vecchi giornali.
Mario Caffaro Rore, deceduto da pochi anni, è
uno dei migliori pittori di arte sacra del secolo
scorso. Nel 1986, ha studiato una fotografia
del Fondatore, seduto nel cortile di casa madre,
con la papalina nera in testa e lo sguardo
rivolto verso destra. Ispirandosi ad essa, vi ha
apportato importanti modifiche, mantenendo
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inalterata l’intensità della fisionomia, anzi
ringiovanendola un po’.
se uno si muove, il suo sguardo lo segue. Così è
facile sentirlo vicino.
Conserviamo lo schizzo del pittore, il quale,
giocando sulla foto originale, fa ruotare il
busto a destra e il volto a sinistra fino ad una
posizione frontale, con lo sguardo fisso verso
che lo guarda.
Ancora un rilievo. Una fotografia a colori
di questo dipinto è posta nella casa natale di
Castelnuovo, sulla parete in cima alla scala che
porta ai piani superiori. Appena uno entra, non
può evitare di vedere il Fondatore che lo guarda.
Ha subito la piacevole impressione che il Padre
gli dia un cordiale “ben venuto” nella sua casa.
Non per nulla è stato il p. Giulio Cesare, che
aveva un innato senso artistico e una delicatezza
di spirito, a scegliere questo quadro proprio per
quel posto, in occasione della beatificazione del
Fondatore.
Dall’insieme si nota che il pittore ha voluto
ritrarre soprattutto il volto del Fondatore, che
sicuramente trovava interessante, trascurando
il resto del busto.
Nonostante che questo quadro non sia subito
piaciuto, tanto da essere abbandonato in un
cassetto, è indubbio che esso ha un buon
valore artistico, non certo inferiore a quello dei
dipinti del Garrone e del
Favaro illustrati nei mesi
precedenti. Ma ha una sua
caratteristica, che finora
non ho trovato in nessuna
altra opera: il Fondatore ti
guarda negli occhi!
L’espressione del volto
è davvero paterna. Il
suo sguardo ti segue
ovunque. Se alzi gli occhi
verso il quadro, non puoi
evitare di incontrare i
suoi che ti fissano. Quasi
hai l’impressione che ti
veda dentro. Il pittore è
stato abile e ha offerto un
Padre che ti guarda sereno
e sembra addirittura
incoraggiarti.
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Non
per
nulla
le
Missionarie
della
Consolata, appena saputo
dell’esistenza di questo
dipinto, in certo senso lo
hanno adottato. Un copia
ingrandita è esposta nella
cappella della loro casa
generalizia e altre copie
sono state donate a tutte
le circoscrizioni. Il motivo
è che il Fondatore guarda
fisso negli occhi e, anche
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“L’utopia di Francesco si è fatta... Chiara“
(Raimon Panikkar)
IL VANGELO COME REGOLA SUPREMA
P. Giuseppe Ronco, IMC
L’indiscussa autorevolezza del Vangelo
dovrebbe essere accolta da tutti i cristiani come
Regola di vita per il nostro tempo. Il Concilio
Vaticano II dice infatti che seguire Cristo, come
viene proposto nel Vangelo, è la “norma ultima
della vita religiosa”, “la regola suprema” di tutti
gli istituti (PC 2).
Essi “si presentano come una pianta dai molti
rami, che affonda le sue radici nel vangelo e
produce frutti copiosi in ogni stagione della
Chiesa” (VC 5).
IL CAPITOLO DELLE STUOIE
Per approfondire ulteriormente l’importanza
del Vangelo come Regola di vita, può essere
illuminante riprendere in esame un momento
importante della vita di S. Francesco. Si tratta
del Capitolo delle stuoie (cfr. Fioretti XVIII),
tenuto ad Assisi nel maggio 1221, nei pressi
della Porziuncola. Convocato da Francesco,
riunì 5000 frati, tra cui S. Antonio da Padova. Il
nome viene dal fatto che in quell’occasione, per
mancanza di posti letto, i frati furono costretti a
dormire sulle stuoie.
Luigi Salvatorelli riferisce che: “Al famoso
Capitolo delle stuoie del 1221 si riunirono
intorno a frate Francesco, alla Porziuncola,
migliaia di frati, tanto sviluppo aveva preso
l’Ordine in soli dieci anni. Tutti devoti al Santo,
ma non tutti d’accordo con lui come Generale
dell’Ordine. Vi era già un buon numero di frati
dotti, che avrebbero voluto che Francesco
non governasse l’Ordine da solo, ma sentisse
il consiglio dei più colti. A confortare le
loro richieste citavano l’esempio di Ordini
più antichi, ed i precetti di San Benedetto,
di Sant’Agostino e di San Bernardo. Frate
Francesco rispose con santa veemenza: “Non
mi venite a parlare di regole di Sant’Agostino,
di San Benedetto, di San Bernardo e di nessun
altro; per me l’unica Regola è la forma di vita
che Dio, nella sua misericordia, mi ha mostrato
e donato. Dio mi disse che voleva che io fossi
come un pazzo di nuovo genere per il mondo,
e non volle per noi altra scienza che questa
pazzia. Dio confonda la vostra scienza e la
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vostra sapienza””(L. Salvatorelli, La Chiesa e
il mondo, 1984). Quell’invettiva, proferita con
tono da profeta ispirato, aveva ridotto tutti al
silenzio.
La grande conclusione del Capitolo fu la “Prima
Regola”, che recita testualmente: “La regola di
vita dei frati minori è questa, cioè osservare il
Santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo,
vivendo in obbedienza, senza propri beni ed in
castità” (Regola bollata,1).
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Francesco non avverte il bisogno di una
regola particolare: l’unica regola che sente
valida per sé e per tutti, la regola delle regole,
è il Vangelo. È questo il punto di riferimento
chiaro e insostituibile che egli prende per sé e
per i suoi frati. Quando verrà costretto dalle
pressioni curiali e da esigenze organizzative
a scrivere una regola, farà una scelta di testi
evangelici. Iniziando e riassumendo la Regola
bollata, Francesco scrive: « La regola e la vita
dei frati minori è questa, cioè osservare il santo
Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo... ».
La formulazione più antica che troviamo nel
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prologo della Regola non bollata è ancora più
suggestiva: « Questa è la vita del Vangelo di
Gesù Cristo »: i frati minori vivono il Vangelo
come loro regola e, così facendo, diventano il
luogo in cui può continuare a vivere la parola
evangelica e il luogo dove Gesù Cristo stesso
diventa via percorsa, verità visibile, vita vissuta.
Per Francesco, l’incarnazione continua nella vita
di chi prende il Vangelo come propria regola e
lo vive semplicemente e integralmente. “Quelli
dunque che non vogliono osservare la Regola,
escano dall’Ordine!”.
LA REGOLA APPROVATA DAL PAPA
Era un giorno di primavera del 1209 quando
Francesco d’Assisi si presentò a papa Innocenzo
III per chiedergli il «permesso» di vivere il
Vangelo come Regola.
Sembra certo che, dopo la prima accoglienza
ostile, sia da parte del papa che della curia,
Fran­cesco preparò un nuovo incontro con
Innocenzo III cercando aiuti e sostegno tra i
cardinali.
Quando Francesco sottopose di nuovo il testo
della sua re­gola al papa, questi si spaventò per
la sua severità. L’applicazione integrale del
Vangelo sembrava impossibile! Fu il cardinale
Giovanni Colonna, benedettino di San Paolo e
vescovo di Sabina, a trovare l’argomento capace
di convincere il pontefice: «Se ci opporremo
alla richiesta di questo povero con un simile
pretesto, ciò non equivarrà forse ad affermare
che il Vangelo non può essere messo in pratica e
a bestemmiare il suo autore, Cristo?».
Innocenzo III ap­provò il testo, ma lo fece
usando numerose precauzioni: diede soltanto
un’approvazione verbale, non scritta; impose
ai frati di ubbidire a Francesco e a questi di
promettere obbedienza al papa.
“Francesco comprese se stesso interamente alla
luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa
la sua perenne attualità. Tommaso da Celano
riferisce che il Poverello “portava sempre nel
cuore Gesù. Gesù sulle labbra, Gesù nelle
orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani,
Gesù in tutte le altre membra. Anzi, trovandosi
molte volte in viaggio e meditando o cantando
Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava ad
invitare tutte le creature alla lode di Gesù” (1 Cel.,
II, 9, 115: FF, 115). Così il Poverello è diventato
un vangelo vivente, capace di attirare a Cristo
uomini e donne di ogni tempo, specialmente i
giovani, che preferiscono la radicalità alle mezze
misure” (Benedetto XVI, Ai rappresentanti della
Famiglia Francescana, 18 aprile 2009).
Ritornare al Vangelo significa riconosce Gesù
Cristo come Signore della storia e della nostra
vita. Significa sottomettersi a lui come vero
interprete della volontà del Padre. In modo
particolare, per noi, significa riconoscere in lui
l’apostolo del Padre, inviato in missione sulla
terra per la salvezza di tutti.
L’imperativo che ne nasce è di imparare da lui
cos’è e come si fa la missione, gli atteggiamenti
fondamentali da assumere, le finalità da
conseguire, la metodologia di lavoro. In questo
modo il Vangelo diventa Regola di vita.
Oggi più che mai il ritorno al Vangelo è
necessario. L’atteggiamento di Cristo decritto
in Fil 2, ci invita allo svuotamento di noi stessi
e alla kénosi, per assumere la frònesis del Figlio
di Dio, che altro non è se non il sentimento
di obbedienza filiale verso il Padre, capace di
tradursi nel comportamento sapiente dello
svuotamento, imitandolo.
LA REGOLA DI CHIARA
Anche Chiara era convinta che la sua regola
altro non era che il Vangelo.
“La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle
Povere, istituita dal beato Francesco, è questa:
osservare il santo Vangelo del Signore nostro
Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza
nulla di proprio e in castità, affinché, suddite
sempre e soggette ai piedi della stessa santa
Chiesa, salde nella fede cattolica, osserviamo in
perpetuo la povertà e l’umiltà del Signore nostro
Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e il
santo Vangelo, come abbiamo fermamente
promesso” (Regola di S. Chiara, 1247).
Con alcune compagne, Chiara, «la piccola
pianta del beatissimo padre Francesco», iniziò
una vita di penitenza, di preghiera e di povertà.
Alla prima regola voluta da Francesco, seguì
quella composta nel 1247 dalla stessa Chiara,
l’unica donna ad aver scritto un testo legislativo
per altre donne. Come badessa, la santa, severa
con se stessa, fu per le sue sorelle una madre
saggia, comprensiva, amabile, umile. Essa stessa
lavava i sedili delle inferme con quel suo nobile
spirito, senza evitare la sporcizia né inorridire
per il cattivo odore. Quando le sorelle serventi
ritornavano da fuori, spesso lavava loro i piedi,
e, dopo averli lavati, li baciava.
“Quale fu il segreto della santità di Chiara,
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«ancella di Cristo»? La risposta la troviamo
nelle parole di Gesù: «Rimanete in me e io in
voi. Come il Padre ha amato me, così anch’io
ho amato voi. Rimanete nel mio amore»
(Giovanni, 15, 4-9). Il segreto di Chiara è
l’amore. Il sacrificio della sua totale povertà
non era altro che una misura sovrabbondante
d’amore. Dopo aver venduto l’eredità paterna
e distribuito tutto ai poveri, lasciato il mondo,
Chiara corre libera e leggera, senza borsa,
dietro a Cristo: «Da allora - continua il biografo
- iniziò un amore così grande e strinse un
patto così forte con la santa povertà, che non
volle avere niente altro che Cristo Signore».
La sua sola ricchezza era il Signore Gesù. La
consacrazione di Chiara resta la risposta di una
giovane, che, trovato un tesoro in un campo,
vende tutto per impossessarsene. E il tesoro
è Cristo, che chiama beati i poveri, gli umili, i
miti” (Card. A. Amato).
nell’ammonire; nel correggere moderata,
temperata nel comando, ammirevole per
compassione, discreta nel tacere, assennata nel
parlare e accorta in tutto quanto concerne il
saggio governo; desiderosa più di servire che di
comandare, di onorare le altre, più che di essere
onorata.
La santa morì l’11 agosto del 1253, nel
convento di san Damiano fuori le mura di
Assisi, circondata dalle sue figlie spirituali e
assistita da fra Leone, fra Angelo e fra Ginepro.
Due anni dopo fu canonizzata ad Anagni, da
Papa Alessandro IV, che così la elogiava:
“In che consiste allora il carisma francescano?
Risposta: nel guardare a Cristo con gli occhi di
Francesco e di Chiara! Il carisma francescano
non si coltiva guardando Francesco o
Chiara, ma guardando Cristo con gli occhi
di Francesco e di Chiara. Cristo è tutto per
loro: è la loro sola sapienza e la loro vita”( R.
Cantalamessa,Osserviamo la regola che abbiamo
promesso,15 aprile 2009).
“Vigilante
nel
dovere,
premurosa
nell’adempimento del servizio a lei affidato,
cauta
nelle
esortazioni,
caritatevole
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La sua vita era per le altre ammaestramento e
scuola di sapienza. In questo libro di vita (Cfr.
Ap 21,27), tutte le altre appresero la loro regola
di vita; in questo specchio di vita, tutte videro
riflesso il sentiero della vita.
Col corpo, infatti, era pellegrina sulla terra, ma
con lo spirito dimorava in cielo; fu vasello di
umiltà, arca di castità, poco di carità, dolcezza di
bontà, fortezza di pazienza, mediatrice di pace e
comunione d’amicizia: mite nelle parole, dolce
nell’azione e in tutto amabile e gradita” (Bolla di
canonizzazione di S. Chiara vergine).
attivitÀ della direzione generale
Conferenza regionale Colombia - Equatore
“Reavivemos juntos el SI a la Mision”
P. Dietrich Pendawazima e P. Salvador Medina, IMC
Come circoscrizione missionaria che abbraccia
tre paesi diversi, Colombia – Equatore e Perù,
collegati dalla frontiera amazzonica bagnata dal
fiume Putumayo, la Regione Colombia – Equatore ha celebrato a Bogotà, dal 23 al 27 de febbraio scorso, la XI Conferenza Regionale.
Con i Documenti capitolari in testa e in mano
le Linee Guida delle Direzioni generale e regionale e un Documento ispirato nel Cammino di
Emmaus (Lc 24 ) chiamato Istrumentum Laboris, proposto dalla commissione incaricata nella
Assemblea Regionale di settembre 2011, più di
cinquanta missionari con diritto a voce e voto,
qualche studente di Teologia e alcuni laici missionari della Consolata, accompagnati da P. Dietrich Pendawazima e Salvador Medina, in nome
della Direzione Generale, abbiamo vissuto una
settimana disseminata di segni spirituali e liturgici, di cibo locale e commensali internazionale,
di ricchi analisi teorici e caldi dibattiti pratici, di
parziali valutazioni e timidi proiezioni.
Conferenza Regionale
Dopo due giorni di illuminazione missionaria e
spirituale, condotti da Mons. Luis Augusto Castro Q. col tema “Reavivemos juntos el SI a la
misiòn”, siamo entrati in pieno nella Conferenza
Regionale, guidata dai coordinatori P. Joaquim
Pinzòn, Superiore Regionale, Alonso Alvarez,
Renzo Marcolongo e Dubel Cifuentes, proposti dal Consiglio Regionali e approvati nella Assemblea. Insieme a loro lavorarono tre segretari
(Mwangi Venanzio, Lisandro Rivas e Genaro
Ardila), tre commissioni (spiritualità, animazione e logistica), uno incaricato del cronometro
e il P. Agostino Baima come fotografo ufficiale.
da Casa Madre 4/2012
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Punto de partenza è stata una breve lettura
della realtà socio-politica della Regione fatta
da P. Benjamin Martinez studente di Scienze
Politiche alla Università di gli Andes e un piccolo studio sul personale IMC nella Regione,
fatto da P. Renzo Marcolongo, dove propone
quattro considerazioni generiche:
La región Colombia-Ecuador tiene una edad
media (58) superior a la del Instituto en general
(51,19)
Los misioneros anciano y enfermos están en
las ciudades mientras que los jóvenes están en
los lugares de pastoral directa. Esto me parece
bueno e interesante.
La región tiene 14 misiones (Caquetá, Putumayo, Ecuador, Cauca y María la Baja) que requieren una salud buena y en práctica hay solo
un misionero con buena salud en cada misión.
Hay 14 misioneros que no tienen una buena
salud. ¿Cuáles las implicaciones para ahora y
para el futuro?
Según el número de respuesta recibidas, parece
que en la región hayan cambios con demasiada
frecuencia. Esto impide hacer una buena pastoral y tejer buenas relaciones con la gente y
con los co-hermanos. ¿Cuáles las causas de estos cambios?
Alla fine, prima di chiudere ufficialmente
la Conferenza con la celebrazione eucaristica e la Professioni Perpetua del missionario
brasiliano Julio Caldeira, è stata approvata una
Assemblea deliberativa per dopo Pasqua, col
obiettivo di trattare più approfonditamente
l’organizzazione e la ristrutturazione regionale.
Breve visione
Noi, della Direzione Generale, che abbiamo
avuto la grazia di partecipare alla Conferenza,
identifichiamo alcuni “punti forti” e varie “esigenze” che condividiamo con tutti voi:
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Punti forti della Regione
1. Un Progetto Regionale di vita e missione,
condiviso in termini generali ed affiancato da
scelte missionarie: 1) gruppi etnici indigeni e
afro-descendenti (opzione etnica – culturale e
da Casa Madre 4/2012
sociologica – religiosa); 2) città, vecchie povertà e nuovi poveri (opzione per le periferie);
3) Amazzonia (abitanti, mobilità, territorio, dirti
umani e della terra), per l’integrazione dell’ IMC
in Colombia – Equatore e Perù per la frontiera;
4) Gioventù per l’Evangelizzazione e la proposta vocazionale; 5) Giustizia, riconciliazione,
pace e cura del creato. (Cfr. X Conf. Reg.).
2. Una Direzione Regionale convinta del progetto, disposta a continuare il processo, illuminata e guidata dai segni dei tempi contestualizzati e dal Capitolo Generale.
3. Un gruppo umano multi-culturale e multigenerazionale alla ricerca della interculturalità
come paradigma di vita e di missione.
4. La presenza attiva e partecipativa della Famiglia Consolata: IMC, MC, LMC
5. La Formazione di base e continua: Propedeutico, Filosofico, Teologico, Anno de Servizio,
Specializzazioni.
6. Un Progetto economico-amministrativo, accompagnato di un Consiglio di Amministrazione e un’equipe di professionisti, cercando
l’auto sostenibilità e la condivisione solidaria.
7. La varietà di presenze, di proposte e di sfide
missionarie.
8. Il conflitto socio-culturale e anche religioso permanente che sfida la fede, la speranza,
l’amore e la fedeltà al carisma.
9. Alcuni destinatari della nostra missione, particolarmente i popoli indigeni e le comunità
afro-descendenti, che hanno il coraggio della
resistenza per salvaguardare la propria memoria, il diritto alla differenza e l’utopia di una
“terra senza mali”. Loro, come veri maestri dei
missionari e dell’umanità, arricchiscono il patrimonio carismatico dell’Istituto. Resta a noi, Missionari della Consolata, accogliere ed integrare
le loro offerte al nostro patrimonio carismatico
spirituale.
10. La ricca esperienza missionaria, portata
avanti sui binari dell’Annuncio e della promozione umana, voluti dal Fondatore sin dall’ inizio.
Consolidata in sessantacinque anni di cammino
in Colombia, Venezuela, Equatore e Perù. Vissuta oggi per più di ottanta missionari colombiani
sparsi nella geografia missionaria dell’Istituto.
Nuove (vecchie) esigenze
1. Rivedere la composizione delle comunità locali e la loro dislocazione geografica, nello spirito del XII Capitolo Generale No 27.
2. Differenziare la proposta missionaria rispettando e valorizzando ogni popolo con la sua
cultura ed aiutando la Chiesa Cattolica a vivere e
costruire la unità nella diversità pluralista e non
più nella uniformità colonialista.
3. Prendere atto della relazione tra Parola di Dio
e Cultura (Cfr. Verbum Domini, No 109), consapevoli che “La Parola divina è capace di penetrare e di esprimersi in culture e lingue differenti,
ma la stessa Parola trasfigura i limiti delle singole
culture creando comunione tra popoli diversi.
La Parola del Signore ci invita ad andare verso
una comunione più vasta” (VD 11).
4. Assumere il camino e lo “spirito della continentalità” con vero senso evangelico e cattolico,
come ci invita il Capitolo e la Verbum Domini:
“Usciamo dalla limitatezza delle nostre esperienze ed entriamo nella realtà, che è veramente universale. Entrando nella comunione con la Parola
di Dio, entriamo nella comunione della Chiesa
che vive la Parola di Dio. … È uscire dai limiti
delle singole culture nella universalità che collega tutti, unisce tutti, ci fa tutti fratelli» (Benedetto XVI, Omelia durante l’Ora Terza all’inizio
della I Congregazione Generale del Sinodo dei
Vescovi (6 ottobre 2008): AAS 100 (2008), 760.
Pertanto, annunciare la Parola di Dio chiede
sempre a noi stessi per primi un rinnovato esodo, nel lasciare le nostre misure e le nostre im-
maginazioni limitate per fare spazio in noi alla
presenza di Cristo (No. 116).
Costatiamo con gioia gli mpegni assunti col
cammino verso la Continentalità, registrati nel
Documento finale della Conferenza, approvato dalla maggioranza assoluta:
“Asumiendo el camino que se está progresivamente realizando en el Continente americano a nivel socio-político-económico y a nivel
eclesial, y acogiendo las propuestas de los últimos Capítulos Generales, las Regiones IMC
que estamos presentes y trabajamos en este
Continente debemos abrirnos a la dimensión
continental, reconociendo que ésta es una dimensión transversal, necesaria para contextualizar y cualificar todos los espacios de nuestra
presencia y acción misionera.
15
da Casa Madre 4/2012
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PROPUESTAS
Participar, como Región, en los espacios de lectura de la realidad continental, toma de decisiones, definición de criterios comunes de acción
misionera, intercambio de experiencias, reflexiones y el personal.
Apoyar las actividades propuestas por el Organismo de coordinación continental, para
pensar, discernir, programar y valorar en conjunto sobre todo lo que concierne a la Misión
en el Continente y el acompañamiento de los
misioneros, respetando la autonomía de cada
Región (Cfr. XII Cap. Gen. No. 97).
5. Fare della formazione, specialmente a livello
di teologia ed specializzazione, luogo di riflessione, spiritualità, attualizzazione e illuminazione su la missione oggi. Socializzare le ricerche
con i missionari.
6. Continuare nel processo di reinvenzione della AMV con enfasi nella Pastorale Giovanile,
la proposta e l’accompagnamento vocazionale
specifico.
7. Continuare cercando l’integrazione della Giustizia, pace, riconciliazione e cura del creato
con ogni azione e presenza missionaria, senza
trascurare presenze e azione specifiche.
8. Appoggiare decisamente il nuovo Vicariato
di Puerto Leguizamo – Solano con personale e
risorse per rispondere alle sfide e necessità.
9. Continuare ed ampliare gli spazi di celebrazione, formazione, riflessione a azione missionaria congiunta fra I MC, MC, LMC.
10. Integrare a la nostra comprensione e pratica
missionaria ad gentes la proposta di Mons. Luis
Augusto Castro Q. imc “sull’Azione di Cristo
e dello Spirito fuori della Chiesa”, durante il
Ritiro in preparazione alla Conferenza Regionale: “Si dejáramos de escribir tanto sobre
la acción de Dios en la Iglesia, en nuestras
organizaciones, en nuestras comunidades, en
nuestros santos y tratáramos de reflexionar
más sobre la acción de Dios hacia fuera, qué
enorme favor le haríamos a la evangelización,
a la paz mundial, al ecumenismo, a la fraternidad, a la subjetividad del ser humano, a la
salvaguarda de la creación, al clima mundial de
tolerancia, al respeto por étnias, culturas, pueb-
da Casa Madre 4/2012
los y tradiciones religiosas diferentes y, claro
está, a la teología, a la Iglesia toda y a la misión
continental en su propósito de llegar a aquellos
que le dieron la espalda a Cristo o nunca lo
reconocieron como Dios y Señor”.
11. Socializzare la ricca riflessione sulla “Pedagogia Allamaniana”, applicata alla educazione
formale, ed ampliarla al campo de la pedagogia
missionaria ad gentes.
12. Continuare nella ricerca della auto-sostenibilità economica, promuovendo la sussidiarietà e la distribuzione equanime delle risorse,
privilegiando le comunità missionarie più poveri
e bisognose, cercando di passare da una logica
di carità ad una prospettiva di giustizia, senza
trascurare la condivisione con tutto l’Istituto ed
altri lavoratori del Regno di Dio.
Conclusione
Un grazie sentito al Dio della Missione, a tutti
i missionari che ci hanno aperto le porte delle
case, dei cuori e della Regione. Ringraziamo anche a chi ci ha accompagnato in qualche mommento della Conferenza: le Suore Missionarie
della Consolata nella persona di Sor Judith
Kikoti, Superiora regionale, Mons. Francisco
Javier Munera imc, di San Vicente- Puerto Leguizamo, e Mons. Juan Vicente Cordoba s.j., della Diocesi di Fontibòn, dove vive la Comunità
della Casa Regionale, la Parrocchia e il Centro di
“Missione e culture Giuseppe Allamano”.
UNA NOTIZIA DI FAMIGLIA CARICA DI ANNI E DI VITA!!!
P. Stefano Camerlengo, IMC
“ Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi
ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del
Signore”.
Salmo 116 )
(
Desidero, cari missionari ed amici, invitarvi a
partecipare al Te Deum di ringraziamento per
il dono della vocazione e del sacerdozio al
nostro padre Giuseppe Caffaratto. Infatti, il
giorno 13 marzo il padre Giuseppe Caffaratto,
il missionario più anziano dell’Istituto,
festeggia i suoi 75 anni di ordinazione
sacerdotale. Se ogni giubileo è una tappa
significativa nella vita di un missionario, tempo
di gioia e di rendimento di grazie, ancora di
più è importante questo avvenimento nella
vita del nostro confratello ed anche della
nostra famiglia missionaria visto il carico
di anni e di vita che accompagnano il padre
Giuseppe. Siamo riconoscenti a Dio e anche
agli uomini per quanto ha fatto nella vita del
nostro missionario e preghiamo affinché la
sua presenza sia semenza di altre vocazioni
missionarie per la nostra famiglia.
Maria Consolata che ha conformato la sua
volontà a quella di Dio, che ha generato Cristo
donandolo al mondo, che ha seguito il Figlio
fino ai piedi della croce nel supremo atto
di amore, ci accompagni ogni giorno della
nostra vita e del nostro ministero. Grazie
all’affetto di questa Madre tenera e forte,
grazie alla vicinanza e al sostegno del Padre
Fondatore potremo essere gioiosamente
fedeli alla volontà del Padre e amare l’umanità
sino alla fine!
O Dio fonte di ogni bene,
principio del nostro essere e del nostro agire,
ricevi il nostro umile ringraziamento
per i tuoi benefici,
e fa’ che al dono della tua benedizione
corrisponda l’impegno generoso
della nostra vita
a servizio della tua gloria.
Padre Stefano Camerlengo,
Padre Generale
Roma 03. 03. 2012
17
da Casa Madre 4/2012
casa
generalizia
Marzo 2012
P. Vedastus Kwajaba, IMC
Domenica 26 febbraio 2012 si è corsa la 38a
edizione della Mezza Maratona Roma-Ostia.
I partecipanti erano 13.000, tra cui il nostro
P. Patrick Gomes da Silva, che ha ottenuto i
certificati di riconoscimento, essendo arrivato
al traguardo.
La gara è stata vinta dal kenyano
Philemon Kimeli Limo in 59’32’’, seguito
dall’etiope Leche Shumi Dechasa (59’51’’).
La mezza maratona Roma Ostia oggi è una
delle gare più longeve e importanti della nostra
penisola. La distanza è quella classica della
mezza maratona (Km 21,097) ed il percorso,
molto veloce, l’ha resa una gara amata dai
podisti che qui percorrono la via che porta
dalla capitale al mare.
Con il ritorno di tutta la Direzione Generale, la
comunità è nuovamente al completo.
01 Marzo: La comunità si rimessa davanti
alla parola di Dio con la lectio divina guidata
dalla Prof. Scaiola Donatella, professoressa
all’università Urbaniana.
Il testo è tratto dalla prima lettura della
domenica seguente (Gen 22, 1-18) e dopo un
ampio commento esegetico continua con lo
scambio di riflessioni dei partecipanti.
18
02 Marzo: P. Rinaldo Cogliati Economo
generale e P.Rovelli Antonio si recano a Torino
da Casa Madre 4/2012
per incontri in Casa Madre riguardanti i loro
uffici.
03 Marzo: Di mattina abbiamo la riunione
del Consiglio della casa per trattare vari aspetti
legati alla vita comunitaria e alla gestione del
servizio di cucina con la ditta Pellegrini.
06 Marzo: P. Stefano Camerlengo è tornato
dall’ospedale, dopo un intervento alla gamba
per l’esportazione della vena saffena. Ora sta
bene e riprende normalmente il lavoro.
07 Marzo: La Direzione Generale inizia le
riunioni di marzo del Consiglio Generale. Li
ricordiamo nelle preghiere.
11 Marzo: Salutiamo P. Kimanzi Anthony che
parte per la missione in Congo, dopo tre mesi di
soggiorno in Casa Generalizia per un corso di
lingua italiana.
13 Marzo: Incontro comunitario nel quale
l’economo della casa, Fr. Mario Bernardi presenta
il bilancio dell’anno 2011. La comunità è messa
alla corrente del movimento di entrate e uscite
e portata a riflettere sulle maggiori spese della
casa, come pure sulle entrate che, nello spirito
della casa comune, contribuiscono a coprire in
parte le necessità della comunità. Nello stesso
incontro è comunicato ufficialmente che il
contratto con la ditta Pellegrini è terminato e
che dal 1 luglio la comunità assume in proprio il
servizio della cucina.
il nostro Fondatore e il Santo Padre Benedetto
XVI. Alla sera, P. Ronco presiede i Vespri
solenni.
29 marzo: Ospitiamo per una settimana un
gruppo di diciannove laici IMC del Portogallo,
accompagnato da P. Mauricio Guevana, venuti
a Roma per vivere delle giornate intense di
spiritualità.
31 Marzo: Gita comunitaria per la comunità
della casa generalizia. L’itinerario segue le orme
del cammino di S. Francesco nell’alta valle
di Rieti. Prevede una sosta alle cascate della
Marmora, la visita al Santuario francescano
di Greccio, dove Francesco realizzò il primo
presepe (1223), e Fonte Colombo, chiamato
Sinai francescano, dove Francesco scrisse
la Regola Bollata e subì l’operazione di
cauterizzazione agli occhi, che ormai non
vedevano quasi più. Bello il clima di serenità
tra di noi e la fraternità dei pellegrini.
14 Marzo: Seconda lectio divina di quaresima,
sempre guidata dalla dalla professoressa Scaiola
Donatella.
19 marzo: La comunità festeggia l’onomastico
di P. Giuseppe Ronco come pure il 28°
l’anniversario di ordinazione sacerdotale di P.
Stefano Camerlengo. Al pranzo non mancano
i tradizionali “bignè di san Giuseppe”, molto
conosciuti a Roma. E’ anche la giornata dedicata
alla festa dei papà, nella quale ricordiamo anche
19
da Casa Madre 4/2012
vita nelle circoscrizioni
PROFISSÃO PERPÉTUA E ORDENAÇÃO DIACONAL
Colombia
P. Julio César Caldeira Ferreira, IMC
20
Minha Profissão Perpétua a Deus pelos votos
de castidade, obediência e pobreza segundo
o carisma dos Missionários da Consolata,
realizado no dia 27 de janeiro, na paróquia N.
Sra. de las Misiones, em Bogotá – Colombia,
na celebração de conclusão da Conferencia
Regional Colombia-Equador, presidida pelo
vice-superior geral, Pe. Dietrich Pendawazima,
e que contou com a participação da “família
Consolata” (missionários, missionários e leigos/
da Casa Madre 4/2012
as missionários da Consolata) e de dezenas de
fiéis e amigos/as. A liturgia foi animada pelo
Seminário Teológico IMC de Bogotá (CAFTI).
Na homilia o Pe. Penda recordou que “o
compromisso missionários por toda a vida torna
presente e visível o projeto que Jesus Cristo
veio anunciar y nos ensinando a passar muitas
vezes ‘à outra margem’”. Agradeço a Deus por
que depois de dez anos com os missionários
da Consolata fui conhecendo e amando esta
Outro momento foi minha Ordenação Diaconal
para o serviço ao povo de Deus realizada no
dia 11 de fevereiro, na comunidade indígena
kichwa chamada Silvayaku, no município de
Putumayo, província de Sucumbíos – Equador
(no “Santuario ecológico da Amazonia”, como
expressou o superior regional Pe. Joaquín
Pinzón). A celebração foi presidida por Dom
Ángel Políbio Sánchez Loaiza, Delegado
Pontifício para Sucumbíos, e participaram cerca
de 350 pessoas: onze missionários da Consolata
(dez sacerdotes e um jovem missionário), todos os
sacerdotes diocesanos encardinados e diáconos
permanentes, cinco sacerdotes colaboradores,
um leigo missionário da Consolata, as irmãs
lauritas, marianitas, teresianas, carmelitas do
Sagrado Coração e as da Providencia, o irmão
coraçonista, e varias comunidades indígenas e
campesinas do município de Putumayo, bem
como representantes das comunidades e das
equipes missionárias dos outros municípios e de
todas as pastorais do Vicariato de Sucumbíos:
das unidades pastorais indígena, urbana, afro
e campesina das diferentes zonas e setores, os
seminaristas diocesanos, a Rádio Sucumbíos,
a Pastoral Social e os movimentos Juan XXIII
e Renovação Carismática Católica da Igreja
de Sucumbíos. Também participaram várias
crianças da Infância Missionária e jovens do
Grupo Juvenil Indígena, algumas organizações
populares presentes em Sucumbíos e minhas
conterrâneas Alenyr (que me apresentou à
Consolata e foi minha madrinha de ordenação),
Leda e Isabel Vizeu.
No transcurso da celebração, que contou com
significativa participação dos/as fiéis e do grupo
de música cantando em espanhol e kichwa,
muitas vezes no meu coração ecoava (e expressei
no final) que “devemos estar alegres na esperança
que vem de Deus para que juntos cheguemos
Colombia
“família” entre altos e baixos, dificuldades e
muitas alegrias. Só posso dizer como disse a
Virgem Maria: “Eis aqui o servidor do Senhor,
faça-se em mim segundo a sua Palavra” (cf. Lc
1,38).
à paz e reconciliação em Sucumbíos e no
mundo”. Na homilia Dom Ángel recordou que
“a grandeza da vida cristã consiste em amar
como ama Deus. Um amor que se manifesta
no dom total de si mesmo, como Júlio César há
feito no serviço às comunidades desta região
do nosso Vicariato”.
Sem dúvida, esta celebração foi um sinal muito
forte de esperança neste novo momento do
Vicariato com o anúncio oficial feito por Dom
Ángel Políbio, no final da celebração, de que o
santo Padre Bento XVI nomeou como novo
Administrador Apostólico com sede plena
para o Vicariato de San Miguel de Sucumbíos a
Dom Paolo Mietto, josefino e bispo emérito de
Tena – Equador. (cortar frase seguinte) Sinto
muita alegria de viver este momento no meio
do povo que me acolheu neste ano de 20112012, sempre “alegre na esperança” (cf. Rm
12,12).
21
da Casa Madre 4/2012
Dal CONSIGLIO REGIONALE:
Torino, 12-14 MARZO 2012
P. Sandro Carminati, IMC
Passando a informare circa i lavori del
Consiglio Regionale: dopo aver partecipato alla
celebrazione eucaristica del 75° anniversario
dell’ordinazione sacerdotale di p.Caffaratto ad
Alpignano la mattina del giorno 13, il Consiglio
al completo si è incontrato per i lavori ordinari.
a- Con l’apertura della nuova struttura per i
Missionari anziani e ammalati ad Alpignano,
avvenuta il giorno 13 febbraio scorso, si è
ampliata la comunità della Procura in via Arnò
con l’arrivo dei padri Milone Bartolomeo,
Lumetti Romolo, Garrone Carlo e Benoni Attilio
nominato superiore ed economo della stessa. Il
p. Fattor Claudio è stato nominato Superiore
della comunità della nuova struttura.
b- I Diaconi Demaria Piero e Mwaniki Joseph
Ritho, ammessi dal Consiglio al Sacramento del
Presbiterato, stanno aspettando la conferma
della Direzione Generale. Da parte nostra, oltre
a ringraziare Dio per il dono del loro sacerdozio
a servizio alla chiesa missionaria, li affidiamo
alla materna protezione di Maria Consolata e al
Padre Fondatore.
c- Vi sono alcuni giovani che stanno chiedendo
di essere seguiti in un itinerario vocazionale. Il
Consiglio ha affidato al p. Ermanno Savarino,
della comunità di Nervesa/Vittorio Veneto, il
delicato compito di seguirli e di preparare per
loro un cammino vocazionale.
Italia
CONFERENZA REGIONALE.
a- Si prendono in considerazioni i molteplici
suggerimenti giunti dalle varie comunità e
Missionari, frutto di riflessione sulle schede in
preparazione alla III Conferenza regionale; ci si
accorda sulle modalità dei contenuti da dare al
prossimo Instrumentum laboris, si completa la
lista dei partecipanti di diritto ed eletti e si indice
ufficialmente la III Conferenza regionale (vedi
sopra).
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da Casa Madre 4/2012
b- Circa la partecipazione alle conferenze delle
Circoscrizioni d’Europa, il P. Sandro Carminati
parteciperà alla Conferenza della Spagna, 1014 Aprile, dove si incontrerà con il p. Ugo
Pozzoli e i regionali di Spagna e Portogallo; il P.
Carlo Biella rappresenterà la RI alla conferenza
del Portogallo, 21-25 maggio, approfittando
dell’occasione per incontrarsi pure con il
nostro seminarista Tesha Antipas che presta il
suo anno di servizio in Portogallo.
ECONOMIA.
a- P. Aldo Zanni, economo regionale, ci presenta
il bilancio consuntivo 2011 e preventivo 2012
della regione per l’approvazione. Ringraziamo
la Provvidenza divina che continua ad
assisterci, nonostante la crisi economica; viene
sottolineato ancora una volta la preoccupazione
per la situazione finanziaria di alcune case, gli
annunciati aumenti del costo della vita da parte
del Governo, le spese di manutenzione delle
nostre strutture e la necessità di fare nostro,
con più decisione e sensibilità, uno stile di vita
più sobrio, più solidale e di testimonianza verso
chi fatica veramente in campo economico.
b- Viene dato mandato all’Economo regionale
di continuare i lavori di manutenzione e di
studio per la ristrutturazione di Casa Madre,
Ufficio della Consolata, Castelnuovo, Bedizzole
accompagnare il processo più da vicino in vista
di possibili sviluppi o scelte.
COOPERAZIONE MISSIONARIA.
c- Si ricorda che quest’anno si celebrano i 70
anni di presenza imc in Martina Franca; volendo
far diventare l’avvenimento un momento forte
di animazione cittadina, si incarica il p. Godfrey,
responsabile regionale dell’AMV, di coordinare,
con la comunità di Martina, la possibile
programmazione da realizzarsi il prossimo
autunno.
Continuando e completando il discorso
tra la DG e la RI sulla gestione tema della
Cooperazione missionaria, la Regione
ritorna a farsi carico “in toto” dell’ufficio di
cooperazione, sede di Torino e sede distaccata
di Roma. Il p. Rovelli Antonio continuerà ad
esserne il responsabile e l’animatore con la
collaborazione di Chiara Giovetti e di Marco
Simonelli. Alla consulta del 2014 verrà fatta
una valutazione più approfondita dell’attività e
delle modalità di gestione.
AMV e attività estive 2012.
a- Oltre alla partecipazione all’incontro
promosso e organizzato con la nostra
collaborazione alla “Missio Giovani” che si
svolgerà a Frascati a fine Aprile, sono previste:
* Un campo in Kenya di 10 giovani da Vittorio
Veneto, accompagnati da p.Ermanno.
* Un campo in Tanzania di 10 giovani da
Torino, accompagnati da p.Nicholas.
* Un campo in Tanzania di 7 giovani da Bevera,
accompagnati da p.Gianni.
Italia
tenendo presenti anche le richieste puntuali che
ci sono state fatte pervenire da Enti interessati.
ESERCIZI SPIRITUALI in Certosa Pesio
e Bedizzole.
Anche quest’anno sono stati organizzati i giorni
di Esercizi Spirituali in Certosa di Pesio dal
4-9 giugno; l’animatore sarà don Paolo Ripa
di Meana, Vicario diocesano, Torino, per la
Vita Consacrata. Ricordo pure che la usuale
programmazione del secondo turno di Esercizi
Spirituali sarà realizzato a Bedizzole dal 3-8
settembre.
Penso non sia superfluo invitare tutti a prendere
attenta nota di queste date per essere presenti
in una o l’altro corso e compiere con un
appuntamento annuale dovuto. Grazie.
* Campo regionale a Platì per giovani dal 5 al
12 Agosto.
* Discernimento vocazionale in Certosa dal 20
al 22 Luglio.
* Deserto Giovani in Certosa dal 21 25 Agosto.
b- A Nervesa si è realizzato ultimamente un
incontro per valutare l’esperienza MILAICO
con l’inserimento della famiglia Colombo nella
casa di Nervesa e per vedere prospettive per il
futuro. L’insieme è stato valutato positivamente
da tutti al di là delle normali difficoltà di
gestione e di convivenza. Purtroppo in questo
momento non si è ancora presentata una
nuova famiglia disponibile a sostituire l’attuale
e continuare l’esperienza, anche perché
il momento economico che viviamo non
facilita certe scelte di vita. P. Gianni Treglia,
referente regionale per i Laici, continuerà ad
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da Casa Madre 4/2012
22ª Peregrinação a Fátima está aí
P. António Fernandes, IMC
Queridos amigos e peregrinos
Provenientes dos mais variados pontos do
país, as estradas enchem-se de pessoas a
viajar e as nossas viagens são, muitas vezes,
sintoma de uma busca ou de um encontro.
São viagens carregadas de expectativas.
As peregrinações podem exprimir uma fé
profunda, mas também dão espaço aos
inseguros, àqueles que viajam esperando
encontrar alguma coisa no caminho ou na meta.
Temos de caminhar com as pessoas, como
Jesus fez com os discípulos até Emaús,
mesmo que, por vezes, como aconteceu com
esses discípulos, essas pessoas nos pareçam
seguir na direcção errada. Onde é que nos
leva esta nossa caminhada/peregrinação?
Encontraremos o que procuramos? Ou
andamos apenas às voltas, em corrupio?
Tenho a certeza de que todos nós sabemos
porque iniciámos sta peregrinação e sabemos
o que vamos encontrar.
Portogallo
Queremos:
• Com o Beato Allamano continuar a descobrir
o Amor de Deus, através da vida de Jesus.
Sentar-nos para escutar a sua Palavra, seguir os
seus passos, aprender com Ele a ir ao encontro
dos mais pobres e necessitados. Somos
discípulos. Necessitamos de nos aproximar
quotidianamente da pessoa de Jesus. Precisamos
de missionários que sejam discípulos de Jesus
e que tenham uma fé e um amor por Ele que
transpire pelos poros.
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da Casa Madre 4/2012
• Com Maria, descobrir a beleza do encontro
com Jesus, verdadeira consolação. Partir para
comunicar a fé que temos no nosso coração
e chegar aos corações de todas as pessoas.
Descobrindo em Jesus a verdadeira Consolação,
queremos ser seus portadores.
• Como Família da Consolata, chamados
e convocados pelo Beato José Allamano,
continuar a trilhar os caminhos da missão,
anunciando e proclamando a Palavra com a
nossa vida, testemunhando em fraternidade o
mistério de Deus. “Ser testemunha não consiste
em empenhar-se em propagandas nem sequer
em agitar as pessoas, mas em ser um mistério
vivo. Significa viver de tal forma que a vida não
teria sentido se Deus não existisse” (Cardeal
Suhard).
• Viver com alegria e esperança a nossa missão,
em tempos difíceis. Somos discípulos do Senhor,
deixemo-nos guiar por Ele. Animados pelo Seu
Espírito não tenhamos medo, no meio das
adversidades, de proclamar, anunciar e convocar
mais operários para a messe do Senhor.
Iniciamos esta peregrinação individualmente
mas, como família reunida, continuemos
animados pelo espírito do nosso Fundador, o
Beato José Allamano, a proclamar com alegria
e esperança a vida que brota do encontro com
Cristo através de Maria.
Façamos desta peregrinação um verdadeiro
encontro. E que os nossos corações possam
exprimir a missão que nos une e fortalece.
Portogallo
JOVENS DERAM BRILHO ESPECIAL À
PEREGRINAÇÃO DA CONSOLATA
P. Albino Brás, IMC
Os cerca de 8 mil peregrinos que participaram
no passado sábado, 18 de fevereiro, na 22ª
Peregrinação da Família Missionária da
Consolata, em honra do beato Allamano,
a Fátima, vieram dos quatro cantos do
pais, especialmente das zonas onde os/as
Missionários/as da Consolata têm comunidades:
Águas Santas, Cacém, Fátima, Lisboa, Palmeira,
Zambujal. Também o estrangeiro nos brindou este ano
com um colorido especial: da Polónia veio o
Pe Silvanus fazendo-se acompanhar de um
grupo de 4 jovens, que puderam participar
no dia da PFMC; mais 5 que vieram já no
final do dia, todos com muita vontade de
conhecer o Santuário tão querido ao Papa
polaco, o Beato João Paulo II. Foi uma visita
que encheu de entusiasmo especialmente os
jovens que já os conheciam do encontro
internacional do JMC (Toledo), inserido na
Jornada Mundial da Juventude - Madrid 2011.
O grupo Figomaduro, composto por uma mãe
e seus 4 filhos e que já cantaram para o Papa
beato João Paulo II e Papa Bento XVI, ambos
em sendas visitas a Portugal, com as suas
vozes angelicais cantaram e encantaram os
peregrinos, tanto no momento da concentração
e acolhimento, como na Eucaristia de
encerramento da 22ª PFMC. Com o tema «Todos evangelizados,
todos
evangelizadores»,
esta
peregrinação foi uma festa da Missão,
sob a convocatória do Beato Allamano.
Como sempre a presença e participação
do jovens foi fundamental para dar
aquele colorido e criatividade especial,
sem o qual este tipo de eventos não teria
a mesma graça! Parabéns a todos eles.
da Casa Madre 4/2012
25
Os artigos religiosos à disposição dos
peregrinos, nas mesas, estavam nessa linha
missionária!
Um dos pontos altos da Peregrinação costuma
ser o momento evocativo que, concluindo a Via
Sacra, acontece no Calvário Húngaro. Uma vez
mais os jovens primaram ela criatividade pela
beleza, ajudando o povo a rezar e, sobretudo,
a reflectir sobre o tema deste ano: “Todos
evangelizados, todos evangelizadores”
Com uma dramatização que primou pela
palavra, pela música, pela cor e pelo movimento
os jovens ajudaram o povo a reflectir a missão e
os desafios que nos apresenta.
Que seria da Peregrinação da Família Consolata
sem a alegria contagiante dos jovens que nela
participam! Nesta foto, apenas um pequeno
grupo dos que nela participaram.
A multidão de peregrinos encheu a Igreja
da Santíssima Trindade, no Santuário de Fátima,
para a Missa de encerramento da peregrinação. Portogallo
O coro que animou a Eucaristia final estava
formado maioritariamente por Leigos
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da Casa Madre 4/2012
Missionários da Consolata (LMC) do sul, mas
com boa colaboração de elementos de outros
grupos da Consolata. Como sempre, deram
conta do recado, com cânticos que cantaram a
missão.
A missa foi presidida pelo Pe. António Fernandes
e concelebrada pelos Missionários da Consolata
a trabalhar em Portugal. Visita especial foi a do
Pe. Hugo Pozzoli, italiano, conselheiro geral do
Instituto.
Fr. Vincenzo Clerici, IMC
Si e’ svolta dal 20 febbraio al 24 febbraio 2012
la sesta Conferenza Regionale della Regione
Etiopia. La Casa Regionale di Addis Abeba,
forte della nuova estensione di 10 stanze al 3°
piano, ha potuto accogliere tutti i partecipanti.
Anche la cucina, ove non si e’ avvezzi ad avere
cosi numerosi ospiti per diversi giorni, si e’
valsa della valida collaborazione dei P. Sandro
Delanora e Denys Revello, che ha trovato nelle
pentole un diversivo allo studio impegnativo
dell’Amarico e della lingua Oromo. Presenti tutti
i 21 membri della Regione. Hanno partecipato
inoltre, dalla Direzione Generale, padre Dietrich
Pendawazima, Vice Superiore Generale, e padre
Marco Marini, Consigliere Generale, che ci
hanno aggiornato sul programma della DG.
Ci ha assistiti come “facilitatore” padre Groum
Tesfaye, Gesuita di Addis Abeba, il quale ci
ha guidato nella prima giornata, dedicata alla
preghiera e meditazione, e richiamato a ciò
che deve essere alla base della nostra vita
di Consacrati e Missionari, a servizio della
Missione di Cristo (e non nostra). Abbiamo
anche dato il benvenuto a padre Francesco
Ponsi, appena giunto in Etiopia .
Il materiale della Conferenza ‘ Instrumentum
Laboris’ era stato preparato nei due precedenti
raduni comunitari di Dicembre e Gennaio.
Etiopia
VI CONFERENZA REGIONALE DELLA
REGIONE ETIOPIA I.M.C.
Le discussioni si sono svolte in una atmosfera
molto aperta e condivisa, sia in assemblea
che nei vari gruppi in cui ci dividevamo per
discutere i vari aspetti che toccano la nostra
vita : la nostra Identità come Missionari della
Consolata, la nostra spiritualità, la Missione, la
Formazione e 1’Economia. Sono state giornate
di serena condivisione, che hanno contribuito a
rendere tutti più consapevoli di quanto succede
nella nostra Regione Etiopia . Sia a livello
‘locale’: quanto ogni Confratello fa e quali
problemi affronta nelle diverse situazioni
missionarie; sia a livello di ‘Regione’, cioè
quali sono i problemi più generali: personale
, finanze etc.
L’ Eucaristia comunitaria, celebrata alla fine di
ogni giornata ed a cui partecipavano anche
i 5 studenti del Seminario filosofico, ci ha
aiutato a dare significato e sostenere il nostro
lavoro.
27
da Casa Madre 4/2012
novo Centro para o Diálogo Inter-religioso
P. Alvaro Pacheco, IMC
A bênção do terreno onde será construído o
novo centro de espiritualidade para o diálogo
inter-religioso teve lugar no passado dia 5 de
Março, na localidade de Yusong-Gu, situada
na cidade de Taejon (a 100km a sul da capital
Seul).
Corea
Uma das actividades que identificam e
caracterizam a presença dos Missionários da
Consolata neste país do Extremo Oriente é
o diálogo inter-religioso. Desde o início da
nossa presença na Coreia, mais precisamente
em Janeiro de 1988, o diálogo foi considerado
um dos “areópagos” desta missão. A esta
actividade juntam-se a animação missionária e
vocacional e o apostolado entre os mais pobres
como âmbitos da missão IMC na Coreia.
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Após vários anos de preparação, foi inaugurado
em 1999 o “Centro de Consolação” em Okkiltong, na periferia da cidade de Bucheon
(pertencente à nossa diocese de Incheon),
dedicado à espiritualidade para o diálogo
inter-religioso. Dado que na Coreia o diálogo
inter-religioso é feito a nível das “cúpulas”,
nós queríamos precisamente criar um centro
que formasse católicos da base sobre o tema
do diálogo e, ao mesmo, que se promovessem
da Casa Madre 4/2012
actividades de encontro e partilha a nível dos
fiéis de várias religiões. Embora estejamos na
Ásia, continente onde nasceram as grandes
religiões, o diálogo inter-religioso não tem sido
fácil de promover e de pôr em prática. De facto,
a Coreia tem já certos tipos de experiências,
mas quase todas elas são feitas a nível do topo
(líderes de várias religiões), mas quase sempre a
um nível muito teórico, sem grandes resultados
e com poucas ou inexistentes consequências
na vida e prática dos fiéis das mesmas religiões.
Tentamos, por isso, fazer parte de um grupo
de jovens oriundos de várias religiões, o qual
“sobreviveu” durante alguns anos, mas acabou
por se dissolver, sem deixar qualquer rasto.
Ao mesmo tempo, demos formação sobre o
diálogo a um grupo de leigos ligados à Consolata,
começando pelo conhecimento das outras
religiões e pelo aprofundar do conhecimento
da nossa própria, pois não pode haver diálogo
sem primeiro estarmos seguros do que significa
ser católico. Porém, um projecto urbanístico do
governo obrigou-nos a fechar o centro de Okkiltong. Surgiu então o dilema relativo ao novo
centro: onde e como construi-lo. Decidimos por
entrar na diocese de Taejon e, com o dinheiro
Na cerimónia da bênção do terreno estavam
presentes algumas “imwondul” (membros do
conselho directive dos nossos benfeitores),
alguns membros do “grupo Allamano” (grupo
de leigos que colaboraram com o antigo centro
de diálogo, recebendo também formação
sobre o tema) e os responsáveis da empresa
que construirá o centro, Kim José (pai) e Kim
Mateus (filho), empresa que tinha já construído
as nossas casas de Yokkok e de Okkil-tong. O
Corea
da indemnização, começamos por comprar um
terreno na zona de Yusong-Gu, nos arredores
de Taejon. Existem vários templos budistas na
zona e o nosso padre Diego (que se mudou para
Taejon com o padre Gianpaolo Lamberto, para
seguirem as obras de construção) já encontrou
o sacerdote responsável pela área do Diálogo
inter-religioso da diocese, o qual ficou muito
contente por ter quem possa colaborar com
ele. Convém recordar que o padre Diego é
membro da comissão Episcopal para o diálogo
inter-religioso, continuando por isso a participar
de encontros em Seúl e noutras localidades.
As obras de construção do novo centro têm a
sua conclusão prevista para o início do mês de
Novembro.
novo centro acolherá também actividades
do âmbito da animação missionária, bem
como o futuro seminário. Dada a distância do
seminário diocesano de Incheon em relação à
nossa casa central de Yokkok,, optamos por
incluir a formação neste novo centro, com
estruturas próprias. Isto é, quando viermos a ter
novamente seminaristas, porque de momento
nem sequer temos jovens interessados na
vocação missionária. Esperamos que este novo
“início” nos permita podermos partilhar ainda
mais o dom da nossa fé e da nossa esperança
cristã com outras religiões.
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da Casa Madre 4/2012
Pirané - 63 Años de Vida y de Misión
P. Luis Inverardi, IMC
Comencé a trabajar en Pirané con el padre Luis
Manco, párroco, y el padre Antonio Merigo,
encargado de las numerosas colonias que
pertenecen a la parroquia Santa Rosa de Lima.
Al comienzo no ha sido fácil, no conocía el
lugar ni a las personas, y además mi corazón
seguía volando y soñando en Pozo del Tigre.
Pero poco a poco fui superando las distintas
dificultades pastorales, desarrollando un nuevo
espíritu fraterno y comunitario por el bien
nuestro y de los feligreses.
Argentina
A veces, cundo se comienza un nuevo trabajo
pastoral con padres a los cuales no se conoce
sus talentos ni estilo de obrar ocurre que frente
a las dificultades pastorales o personales, cada
uno decide seguir su propio camino creando una
profunda separación entre sí. Afortunadamente,
esto no ocurrió entre nosotros. Aprendimos a
conocernos, y fuimos descubriendo los dones
de cada uno ayudándonos mutuamente a
crecer, ofreciendo a la comunidad un signo de
autentica fraternidad y comunión.
Ha sido una hermosa experiencia de vida
comunitaria que me ayudo a crecer en el
conocimiento de Cristo y en la convicción de que
la misión es positiva, eficaz y transformadora
sólo cuando es vivida en la comunión. Ahora
que estamos casi listos para entregar la
parroquia a la diócesis a finales de este año, doy
gracias a Dios por esta hermosa oportunidad de
haber trabajado un tiempo en Pirané con padre
Luis Manco y Antonio Merigo, por conocer
un poco la realidad piranense y compartir el
trabajo pastoral con muchas personas generosa
y comprometida por el bien de la Iglesia local
y misionera. Por todo esto valía la pena dejar
Tigre para comenzar una nueva aventura en
Pirané.
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da Casa Madre 4/2012
Llegué aquí, como dije antes, con el corazón
afligido y quebrantado. Y me voy contento por
todas las gracias, alegrías, y amor que Dios me
ha donado generosamente en Pirané. Una vez
más elevo mi oración a El diciendo: “Te doy
gracias Señor, de todo corazón; Te doy gracias”
Un poco de historia:
MARISA SOSA. L.M.C. Pirané
Los padres Franciscanos atendieron desde
Formosa Capital, toda la pastoral del interior del
territorio nacional de Formosa. En 1943 se crea
la “Parroquia de la Línea” con sede en Pirané
para todo el oeste hasta el límite con Salta.
Primer párroco fue el franciscano P. Francisco
Quiberoni.
En 1948 Mons. De Carlo, obispo de Resistencia
y Formosa, enterándose de la llegada de los
misioneros de la Consolata se contacta con
los mismos, que se encontraban en Rosario,
recordándoles que el carisma de ellos los
obligaba moralmente a dedicarse, en manera
especial a los lugares y poblaciones más
Los misioneros de la Consolata responden, con
entusiasmo, a este llamado del obispo y se hacen
cargo de la Parroquia de Pirané con los primeros
padres que son: Juan Bautista Cavallera; Ángel
Burati; Enrique Arneodo; Arnaldo Lembo; Cesár
Bardeloni; Gullermo Barrozzi; Hno Guerrino
Volpato; repartidos en las siguientes localidades:
Pirané, El Colorado; Palo Santo, Bartolomé
de las Casas, Fontana, Ibarreta. El día 1° de
noviembre de 1951, siempre por insistencia del
obispo, llegan a Pirané las hermanas misioneras
de la Consolata.
El templo parroquial del pueblo se inaugura,
con la presencia del obispo, el día 15 de agosto
de 1948.
El 30 de agosto de 1955 se inaugura el salónteatro, obra que se había comenzado en 1951.
Con la llegada de P. Domingo Viola
(13/03/1960) se empieza la reforma del templo:
cielo raso interior y el frente; se construyen los
primeros salones; y se empieza el colegio de las
hermanas.
Al final de la década 1960 se reforma la primitiva
casa cural agregándole el centro de encuentros y,
más tarde (1975) todo el sector de Caritas.
1990, con la ocasión del entierro del P. Domingo
en el mismo templo parroquial se prolonga la
iglesia hacia la plaza Paraguay completando el
frente con un alero.
La parroquia de Pirané, con todas las iglesias,
capillas y colonias que dependían de ella se ha
caracterizado principalmente por una atención
pastoral esmerada y capilar y, sobre todo, con
un fuerte y constante impulso a la catequesis de
todos los niveles.
En 63 años (1948-2011) han trabajado en Pirané
un total de 52 misioneros de la Consolata.
Lima que desde 1948 los padres Misioneros
de la CONSOLATA comparten con nosotros
su fe y su carisma consolatino-Allamaniano,
ayudándonos a comprender y a vivir la palabra
en la humildad y sencillez, según las enseñanzas
de la iglesia; por tanta siembra y misión, entrega
y sacrificio, amor y comprensión gracias IMC.
Pero, a este dolor por la partida, nuestro obispo
nos comprometió a toda la comunidad a rezar
a la virgen Consolata para que los padres no
dejen Formosa, porque si el Instituto acepta
los espera un nuevo desafío en el oeste de
la provincia, una nueva misión para llevar
la palabra en aquellos lugares olvidados de
nuestra querida provincia.
Virgen de la Consolata, que tu hijo sea conocido
en todos los rincones del mundo; que surjan
vocaciones dispuestas a llevar la palabra a
toda la humanidad. Gracias Señor por el día
maravilloso que nos has regalado y por los
dones del Espíritu Santo tan presente en todas
las actividades.-
Este año nuestra fiesta tenía una connotación
especial y es que a fin de año entregan a la
diócesis de Formosa la parroquia Santa Rosa de
Argentina
apartadas y marginadas; y él tenía, dentro de su
inmensa diócesis: “el lugar más apropiado para
que ellos puedan explayarse con total fidelidad
a su carisma misionero”.
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da Casa Madre 4/2012
vita nelle comunitÀ
GENNAIO - MARZO 2012
STD Peter Lengurnet, IMC
Il Seminario Teologico Internazionale Imc di
Bravetta, ha vissuto bei momenti e occasioni di
gioia negli ultimi tre mesi, da Gennaio a Marzo.
Tra questi meritano di essere menzionati alcuni
di essi per essere stati momenti significativi a
livello personale e comunitario importanti da
sottolineare.
1.
16 febbraio 2012: LA FESTA DEL
FONDATORE.
Bravetta
La festa del Beato Giuseppe Allamano è stata
preceduta, a livello comunitario, dalla novena
proposta dall’Ufficio della Postulazione
illuminata dalle letture e le parole del
nostro Fondatore offrendo l’occasione per
approfondire la conoscenza e l’amore verso
il Fondatore oltre ad essere alimento per la
meditazione.
32
Ringraziamo il Signore per il dono che ci ha
concesso nella persona del Beato Fondatore
con la fondazione dei due Istituti dei Missionari
e delle Missionarie della Consolata.
In modo speciale lo abbiamo ringraziato
per il coraggio, il sacrificio e l’amore che ha
mostrato con la sua paterna testimonianza per
la predicazione del vangelo per mezzo della
sua opera. Abbiamo chiesto la sua benedizione
e abbiamo vissuto la sua presenza spirituale in
da Casa Madre 4/2012
mezzo a noi. Che il Signore ci aiuti ad essere
fedeli nella missione di annunciare la sua gloria
a tutte nazioni del mondo.
2.
BRAVETTA ACCOGLIE I NUOVI
SACERDOTI.
La comunità di Bravetta in diverse date ha
accolto la presenza di tre nuovi sacerdoti:
P. Ermano Savarino (Italia), P. Oscar Medina
(Colombia) e Padre Muthoka Nicholas
Nyamasyo (Kenya) il quali fino a pochi mesi
fa’avevano condiviso la nostra stessa vita
quotidiana di studenti.
Il 21 di Gennaio 2012 è stato il turno di P.
Nella stessa circostanza era presente il Padre
Oscar Medina pure lui ordinato ultimamente
in Colombia e che ha ricevuto il mandato
missionario per la missione nella Costa
D’Avorio. Era la prima volta che celebravano
la santa messa in seminario come sacerdoti. Al
termine della mesa il diacono Gabriel Gwedho,
prossimo al suo viaggio per il Kenya dove sarà
ordinato sacerdote, ha salutato la comunità e i
presenti. Il diacono Gabriel è stato destinato al
gruppo del Sud Africa come sua prima missione.
Il 18 Febbraio anche il neo ordinato Padre
Muthoka Nicholas Nyamasyo è stato invitato
a presiedere un’Eucarestia Missionaria in
seminario. Nella sua omelia ha condiviso la sua
esperienza vocazionale e missionaria. Dopo la
messa è stato presentato ai presenti un filmato
della sua ordinazione in Kenya. La comunità è
riconoscente per la presenza di questi confratelli!
Tanti Auguri ai Padri Ermanno, Oscar Medina,
Nicholas Nyamasyo e ai diaconi Gabriel Kwedho
e Kirema Matthew!
3.
ROMA ACCOGLIE LA NEVE.
sperimentavano questo fenomeno della natura
e anche da coloro che ne erano abituati ad essa.
La parte problematica e polemica è apparsa
dall’impreparazione e dai disagi causati dalla
nevicata: disagi per le strade, chiusura di uffici
e scuole. La nevicata a Roma in confronto con
altre regioni colpite dal mal tempo è risultata
uno scherzo. Nonostante questi dettagli
nessuno nega che, oltre la gioia e i disagi, la
nevicata ha fatto storia a Roma. Dopo tanti
anni di attesa la neve è arrivata!
Bravetta
Ermanno Savarino, accompagnato da Padre
Oscar Medina e altri missionari Imc. che ha
presieduto un’Eucarestia Missionaria animata
liturgicamente dai Seminaristi di Bravetta e
con una notevole presenza di amici. Padre
Ermanno ha condiviso la sua prima esperienza
come sacerdote e missionario in quel di Vittorio
Veneto-Nervesa.
4.
IL RITIRO COMUNITARIO
QUARESIMALE.
La comunità di Bravetta Imc. si è preparata
all’inizio della Quaresima con una giornata
di ritiro e momenti di preghiera e silenzio la
domenica 26 Febbraio 2012 presso il Centro
di ritiri di Nazaret (FAC) di Roma orientata
da Padre Antonio Rovelli. I temi orientatori
sono stati: “ATTREVERSATE IL LAGO”
in Marco 4,35-41 e il MESSAGGIO DI
BENEDETTO XVI per la QUARESIMA
2102.’ Commentando il passo di Marco 4,3541 il predicatore ha sottolineato l’invito urgente
di “passare all’altra riva” spiritualmente e
missionariamente. Nel secondo tema è stato
messo a fuoco la responsabilità verso il fratello,
il dono della reciprocità e l’invito di camminare
insieme verso la santità. Ringraziamo Dio per
questo tempo opportuno di preghiera, carità e
conversione. Ci auguriamo buona Quaresima.
La città di Roma, ha accolto, con non pochi disagi,
la neve caduta alla fine della prima settimana del
mese di Febbraio. Questo non è un avvenimento
che occorra con frequenza, infatti, si dice che
l’ultima nevicata di una certa intensità risale a
circa venticinque anni fa. Per la totalità degli
studenti di teologia di Bravetta è stata veramente
un’esperienza meravigliosa e sorprendente!
L’incontro con la neve però ha provocato due
aspetti contradditori. Per alcuni la neve ha
significato la scoperta della bellezza della natura
che il Creatore ci ha concesso! Si sono visti per
le strade deserte tanti adulti, giovani e bambini
giocando con la neve condividendo momenti
di allegria e ricordi di un passato lontano. La
nevicata è stata accolta con meraviglia e stupore
specialmente da coloro che per la prima volta
33
da Casa Madre 4/2012
5.
I NUOVI ARRIVATI A
BRAVETTA.
Il Seminario Teologico Internazionale di
Bravettta ha celebrato con molta allegria l’arrivo
di quattro confratelli: un sacerdote, Padre Serna
Jurado Josè Martin, che attualmente frequenta
la facoltà di missiologia presso l’Università
Urbaniana e tre studenti neo professi: Antony
Malila Malwe (Kenia), Maurice Akulu Omolo
(Kenia) e Laytòn Dìaz Ricardo Andrès
(Colombia).
Bravetta
Il Padre Josè Martin, colombiano, veterano
di Roma dove ha studiato per il ciclo basico
34
da Casa Madre 4/2012
di teologia proviene dal servizio missionario
in Costa D’Avorio, dove era stato destinato.
La Direzione Generale gli ha assegnata la
missione, quest’anno, di Vice Superiore e
formatore in Bravetta. Era stato presentato
ufficialmente alla comunità nel mese di febbraio.
I tre studenti sono arrivati in questo mese di
Marzo, i quali, dopo la conoscenza della lingua
italiana, inizieranno a ottobre prossimo il loro
cammino academico e formativo. La comunità
li accoglie con grande gioia e augura loro buona
permanenza. Benvenuti tutti!
P. Michelangelo Piovano, IMC
Doppia festa il 16 febbraio 2012 nel giorno del
Beato Giuseppe Allamano.
La prima a Torino nella Casa Madre nella
Cappella del Beato dove abbiamo anche le sue
spoglie.
La celebrazione è stata presieduta dal Superiore
Generale, Padre Stefano Camerlengo, contando
anche con la presenza di Padre Ugo Pozzoli,
consigliere generale per l’Europa e l’Asia.
Hanno concelebrato i missionari di Casa Madre
ed una quindicina di sacerdoti amici della
Diocesi di Torino. Tra essi il nuovo Vicario
Generale, don Valter Danna e Mons. Marino
Basso, Rettore del Santuario della Consolata.
In modo particolare poi la presenza di due
nostri Vescovi: Mons. Aldo Mongiano e Mons.
Ambrogio Ravasi.
Durante la sua omelia il Superiore Generale,
attraverso la meditazione della Parola della
di Dio e la vita del Beato Allamano, ci ha
invitato a non perdere il coraggio di fronte alle
difficoltà attuali del mondo che ci circonda e
ad essere uomini e donne di speranza. In modo
particolare in virtù della nostra vocazione
missionaria e in ogni realtà nella quale viviamo.
Numerose le missionarie della Consolata
presenti alla celebrazione insieme ad amici e
benefattori dell’ Istituto.
E’ seguito poi il pranzo festivo della comunità
con i sacerdoti convenuti e che ha voluto
esprimere, assieme alla Messa, la comunione
che il nostro Istituto ha sempre avuto con la
Diocesi della quale l’Allamano non ha mai
cessato di fare parte.
Il pomeriggio siamo partiti numerosi con un
apposito pullman ed alcune auto per Alpignano
dove da tempo si attendeva il momento della
apertura della nuova casa che accoglie i nostri
confratelli anziani e ammalati.
Gli stessi, da alcuni giorni, erano stati trasferiti
Torino - Alpignano
Festa del Beato Giuseppe Allamano
a Torino e ad Alpignano
nella nuova struttura preparata per loro. Si è
voluto celebrare la Festa del Fondatore con loro e
che questa occasione fosse anche la data di inizio
di questa nuova comunità. Il Padre Generale ha
ancora presieduto la concelebrazione eucaristica
assieme ai confratelli anziani e molti altri venuti
da Torino, da Rivoli e dall’altra comunità di
Alpignano.
Si sa che trasferire una comunità in un nuova
casa non è cosa facile, soprattutto quando
si tratta di una comunità con più di quaranta
confratelli anziani o ammalati. Per cui in quei
giorni ed in parte ancora adesso tutto era un po’
in rodaggio ed in fase di sistemazione.
Prima di iniziare la celebrazione sono stati
benedetti alcuni locali della nuova casa.
Padre Stefano nella sua omelia ha esortato
da Casa Madre 4/2012
35
più volte alla pazienza e nello stesso tempo a
riconoscere che l’Istituto ha fatto tutto ciò che
gli era possibile nel preparare questa casa.
Avendo davanti a lui le figure di tanti confratelli
che per la missione hanno dato tutte le loro
energie ha ringraziato per il dono che sono stati
per l’Istituto ed ha invitato a continuare a farlo
attraverso l’offerta della propria vita, sofferenza
e sacrificio. Ha anche invitato gli altri missionari
e laici presenti a non abbandonare i nostri
anziani, ma a sentire nostra questa casa venendo
a trovarli, a stare con loro e a lasciarsi arricchire
dalla loro esperienza di vita.
Alla fine della celebrazione ha voluto dire
una grazie grande a tutti coloro che hanno
collaborato per arrivare ad avere questa nuova
casa.
Un grazie particolare però alle Missionarie della
Consolata che per più di 60 anni, in modi diversi,
hanno lavorato nella nostra casa di Alpignano
ed in modo particolare con gli anziani in questi
ultimi 30 anni.
Torino - Alpignano
Padre Silvano Cacciari ha anche voluto dare
alcune spiegazioni sull’Architettura della nuova
Chiesa della casa il cui presbiterio è stato ideato
da padre Sergio Frassetto.
Le vetrate nei loro disegni vogliono esprimere
quello che è i travaglio della vita, la sofferenza
fino ad arrivare ad una armonia e comunione
con il Signore. Il coloro verde della parte del
presbiterio richiama la speranza, al centro vi è
croce, sul lato sinistro l’immagine della Consolata
e su quello destro quella del Beato Allamano.
Sarà questo in modo particolare il luogo dove
ogni giorno si celebra l’Eucarestia e che ogni
offerta e sacrificio vengono uniti a quello di
Cristo per la redenzione del mondo.
Dopo la celebrazione un momento conviviale
con i confratelli assieme all’impegno di sentirci
più vicini a loro e parte viva della nostra famiglia
missionaria.
36
da Casa Madre 4/2012
P. Francesco Bernardi, IMC
Sul pavimento spicca “2008”. È l’anno in cui
fu inaugurata la chiesa del Consolata Mission
Centre. È l’anno in cui il “Centro” aprì i battenti:
la porta istoriata della stessa chiesa, a fisarmonica,
e quella del salone, a onde marine; le porte ariose
della sala da pranzo e della cucina; l’ingresso nella
casa dei missionari e delle numerose camere per
i clienti.
Al Consolata Mission Centre dormono
comodamente 100 persone, 200 si siedono
attorno alla tradizionale polenta e 300
partecipano, nel maestoso salone, a dibattiti con
il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar
Es Salaam, e con altri oratori, che intrattengono
l’uditorio con scritti e immagini in power point.
Benvenuti, dunque, nel Consolata Mission
Centre! Siete a 35 chilometri da Dar Es Salaam e
ad altrettanti per Bagamoyo.
Se ci visiterete, forse la prima impressione non
sarà del tutto positiva. Il Centro vi sembrerà
troppo “ricco” in un paese povero. Ma non è
“una cattedrale nel deserto”. Inoltre coloro
che, in questi anni, hanno frequentato il Centro
hanno ringraziato i missionari della Consolata
per “aver pensato in grande”.
Il Centro viene additato come un faro che illumina
presente e futuro, tutto e tutti. E veramente
tutti ne usufruiscono: uomini e donne a livello
personale o raccolti in movimenti, professori e
studenti, catechisti e seminaristi, vescovi e preti.
Tante le suore. Tantissimi i giovani, con prezzi
scontatissimi. La luce che il faro sprigiona è pure
ecumenica, giacché il Centro ha aperto i cancelli
anche a non cattolici: ai luterani, per esempio.
Non mancano ambientalisti né leaders politici,
tra musulmani.
Dopo una complessa gestazione, i missionari
della Consolata hanno dato alla luce il Consolata
Mission Centre: per pregare, pensare e cambiare.
È un Centro che parla all’intero Tanzania, con la
voce “missione ” sempre protagonista.
Il Centro ospita pure la redazione della rivista
Enendeni (Andate): modesta nella veste
tipografica, ma significativa nei contenuti,
specialmente in tema di formazione, pace
giustizia. L’editoriale di marzo recita: “Se
manchi di giustizia, le tue preghiere, i digiuni e le
offerte della quaresima sono solo ipocrisia…”.
Delle quattro riviste cattoliche del Tanzania,
Enendeni non è la… peggiore!
Bunju
IL centro per… centrare
I missionari della Consolata del Centro
sono quattro: il tanzaniano padre Thomas
Ishengoma, superiore, il kenyano padre Pascal
Mukokha, nonché i padri Giuseppe Inverardi e
Francesco Bernardi, italiani. Operano “dentro”
e “fuori” del Centro:
-­ dentro: accogliendo i gruppi (che possono
raggiungere il centinaio), tenendo relazioni e
venendo incontro alle esigenze di tutti;
-­­ fuori: nelle parrocchie, nelle scuole, nei gruppi
giovanili, “a tu per tu” con persone singole.
Operano in sintonia con le missionarie della
Consolata.
Il Consolata Mission Centre è esigente, anche
sotto il profilo economico, con i prezzi in
costante ascesa e 17 lavoratori da retribuire
ogni mese. E qui risuonano le dolenti note
sociali del Tanzania. Quanti lavoratori, a metà
mese, chiedono un anticipo di stipendio,
perché sono alla fame! E quanti richiedono
un prestito, perché non ce la faranno fino al
prossimo mese.
I missionari della Consolata hanno scelto
l’impegno nel Centro, perché credono
nell’elevazione dell’ambiente a 360 gradi, con
la magna carta del Vangelo. Così dettava il loro
fondatore, il beato Giuseppe Allamano.
Tuttavia carmina non dant panem: scriveva
Orazio. Ossia: lo studio, la ricerca culturale
(meno che meno quella evangelica) e la
formazione non fanno quattrini. E i quattrini
ci vogliono! Quanto basta. Il Centro sarebbe
già in bancarotta già da tempo, se non ci fosse
il sostegno di alcuni amici italiani, amanti della
missione.
da Casa Madre 4/2012
37
Recita un proverbio swahili: elimu ni mali (la
conoscenza è un capitale).
Non basta l’entusiasmo, il tamburo, la danza.
Bisogna leggere, pensare, capire, scrivere e
“formarsi”: alla stregua del Vangelo. Guerre,
carestie e aids sono emergenze crudeli in AfricaLa “formazione” è prevenzione e cura di
ogni miseria. I missionari della Consolata ne
sono convinti. Ecco perché hanno inventato
il Consolata Mission Centre: per promuovere
ed evangelizzare l’uomo, partendo dalla cultura
locale e con il fine della “consolazione”.
Bunju
Un Centro per “centrare” la vita. Mungu
akipenda (se Dio vuole).
38
da Casa Madre 4/2012
Fredy Alberto Gomez, IMC
En cette année de grâce la paroisse Saint Hilaire célèbre son dixième anniversaire ; dix ans
de dur travail au service de la population, dix
ans d’animation, de formation et d’édification
de la communauté chrétienne.
La paroisse Saint Hilaire se trouve dans la juridiction ecclésiastique de l’Archidiocèse de Kinshasa en République Démocratique du Congo.
Insérée dans la région apostolique Kin-Est, elle
fait partie du doyenné St. Marc. Elle est composée par des fideles résidants des quartiers
Kampani, Disasi, Camp-Mboko et Mfumukentu. Cette population est originaire en grande
partie du Bandundu, Kasai (Baluba), Equateur
(Bangala), et de la province orientale. Même si
la langue couramment parlée est le lingala, il est
très normal d’écouter du Tshiluba, du Kikongo, du Swahili (qui font partie de quatre langues
nationales, le lingala inclut). C’est ici que les
missionnaires de la Consolata sont arrivés il y
a déjà 10 ans.
Avant la création de la paroisse les fidèles
étaient partagés dans les paroisses de Ste. Croix
et de St. Marc. Le nom St. Hilaire a été donné
en honneur du P. Hilaire, religieux passioniste
d’origine belge, qui a beaucoup œuvré dans
cette contrée. Dans le cadre de l’animation
pastorale qu’il y réalisât est surgie une école
primaire destinée à la formation des enfants,
mais qui servait aussi à rassembler les chrétiens
pour la célébration eucharistique. Grâce à son
charisme et dévouement, il a réussit à marquer
les cœurs et la mémoire des chrétiens ; c’est ainsi qu’au moment de décider sur le nom à donner à la nouvelle paroisse le choix est tombé sur
Saint Hilaire.
Comme nous le voyons cette communauté
chrétienne trouve son origine chez des hommes de foi qui ont su engendrer l’espérance
aux cœurs des hommes. Justement c’est comme signe d’espérance que les Missionnaires de
la Consolata y sont arrivés. En effet c’est lors
Saint Hilaire
PARIOSSE SANT HILAIRE CREATRICE D’AVENIR
de la première Conférence de la Délégation du
Congo-Kinshasa, réalisée en mai 2000 sous le
thème « Le courage de l’annonce », qu’est né
l’idée d’une nouvelle ouverture pastorale ; les
critères donnés pour étudier la faisabilité de la
dite proposition ont été les suivants :
•
Qu’elle soit en conformité avec le Xe
Chapitre Général
•
La disponibilité de et du personnel
•
Possibilité de réalisation de projets socio-communautaires
•
Possibilité d’ouverture pastorale pour
nos étudiants
Il faut dire que c’était le moment du jubilé de
l’an 2000, au niveau de l’Eglise universel, et
qu’au Congo la dure épreuve de la guerre se faisait encore sentir.
C’est après les contacts établis et les accords réalisés que l’idée de la Conférence devenait réalité. En 2001 le père Nestor Nkulu assure les
célébrations dominicales en attendant le retour
du Père Santino Zanchetta, curé de la nouvelle
paroisse qui se trouvait en vacances et qui ne
perdait pas de temps pour trouver de l’aide afin
de doter la nouvelle communauté du nécessaire ; c’est à la fin du mois de septembre 2001
da Casa Madre 4/2012
39
Saint Hilaire
que le curé rentrait de ses vacances et se mettait à l’œuvre. Au début il résidait à la paroisse
St. Marc et en mars 2002 la cure de la paroisse
voyait le jour.
Ce fut le début du chemin d’un constant progrès
pour la communauté de ce secteur, chemin qui
ne finit pas. D’abord la cure, ensuite le temple
paroissial qui fut consacré le 28 mars 2006 par
son Eminence le feu Cardinal Mgr Frédéric Etsou. Petit à petit la paroisse se voit dotée des
structures nécessaires pour la vie de la communauté. L’émergence des structures ne faisait
que démontrer le dynamisme et la croissance de
la communauté chrétienne, qui ont été semés
comme des grains emportés des champs de Ste.
Croix et de St. Marc.
De cela rendent bien compte les plans pastoraux.
Le premier, 2003-2008 se donnait l’objectif de
construire la communauté sur quatre bases :
l’unité, les nouvelles personnes, un programme
de construction des structures et l’organisation
de la communauté. Le deuxième, 2008-2013,
avançait au large, il cherchait et cherche encore
la maturité de cette communauté ; maturité communautaire, maturité organisationnelle maturité
relationnelle. Pas à pas elle se réalise à travers les
programmations annuelles :
40
•
2008-2009 : « Avance en eau profonde ».
•
2009-2010 : « Sentinelles du jour qui
avance ».
•
2010-2011 : « Pèlerins de l’Espérance ».
•
2011-2012 : « Comme des cultivateurs ».
A travers ces plans pastoraux la communauté
avance et progresse, non seulement dans sa dimension spirituelle-religieuse mais aussi dans
sa dimension humaine-communautaire. C’est
pourquoi à côté de la cure, du temple et des
salles paroissiales, s’est levé un centre de formation pour les jeunes filles non scolarisées, qui a
comme visée d’élever le niveau et la qualité de
vie des bénéficiaires. Actuellement un nouveau
centre de formation pour jeunes garçons est en
chantier. Un apport de plus pour l’amélioration
des conditions de vies de nos chrétiens, je dirai
aussi le développement du quartier.
da Casa Madre 4/2012
C’est l’opinion commune de tous les habitants
de cette zone qu’avec l’arrivée des missionnaires de la Consolata c’est toute la communauté qui s’est vu transformée ; l’électricité,
ainsi que l’eau potable pour une bonne partie du secteur sont autant d’acquis. Le souci
d’emmener les hommes vers Dieu doit nous
motiver à construire un monde plus humain,
des cadres de rencontre et de dialogue où la
fraternité est une réalité et où il fait beau vivre
et en plus où une nouvelle génération s’ouvre à
un meilleur avenir.
Cacem
CACEM
Pe. Joaquim Gonçalves, IMC
Nossos compromissos de rotina e algumas
novidades: começamos o mês envolvidos com
reuniões inter comunitárias. Padres, Maurício,
Barros e João viajaram para Fátima para
participar nas reuniões agendadas: padre Barros
para tratar do tema dos bem feitores e os padres
João e Maurício para avaliar e programar a
caminhada da pastoral de animação vocacional e
da juventude. Esta articulação inter comunitária
de serviços enriquece e facilita a caminhada
de cada setor de actividade. E logo a seguir,
dia 3, tivemos a honra de ser convidados pelo
padre Jaime para o almoço de aniversário do
superior regional. Além dos membros de nossas
duas comunidades do sul, havia outros amigos
convidados que enriqueceram a confraternização.
A abundância, a diversidade, a qualidade dos
alimentos e a alegria na convivência fraterna
qualificou a importância desse almoço fraterno,
bem merecido pelo superior que não se cansa
de sonhar com novos horizontes missionários
e de buscar caminhos para alcançá-los.
E no dia 6, mais uma vez, as duas comunidades
do sul se encontraram. Desta vez para o retiro
mensal. O lugar escolhido foi Palmela, um
pouco para além do Tejo, na casa de retiro das
irmãs Escravas do Coração de Jesus, um lugar
maravilhoso para escutar, rezar e pensar. Nosso
pregador foi o padre Valentim que desenvolveu
a reflexão em torno das questões: quem somos
que leitura os outros fazem de nós e o que
queremos ser. O retiro terminou com o bolo de
aniversário do padre Joaquim. Bem sabíamos
que no mesmo dia iria chegar de férias o padre
Daudi Kuzenza. Ficou encarregado de o ir
buscar ao aeroporto o estudante Tiago.
O abraço de boas-vindas só lhe pudemos dar
no retorno do retiro, ao meio da tarde. Novena
da Casa Madre 4/2012
41
Cacem
42
do Beato José Allamano: na paróquia de São
Marcos, onde estamos fazendo a iniciação
de serviços paroquiais e onde celebramos
a semana inteira a partir das terças-feiras,
começamos a novena integrada na recitação do
terço que normalmente antecede a missa. Até
ao Domingo seguinte coube ao padre Joaquim
animar a comunidade e na semana seguinte
ao padre João.Talvez por causa da novena
aumentou um pouco o número de fiéis nas
missas diárias, embora o frio intenso não fosse
convidativo para sair de casa.
seus anseios, sentimentos e sonhos missionários
a quem tem a tarefa do serviço de comunhão
com a Direção Geral. Padre Antônio Fernandes
que o acompanhou também ficou conosco
quase todo o dia para exercer a mesma função
do diálogo pessoal. Entre nós permaneceu
também alguns dias a Irmã Gilberta do Senegal
que é membro da Congregação das Irmãs do
Coração de Jesus e que está fazendo um curso
de formação no Porto. O meio ambiente: Esta
é a casa com a marca ecológica da modernidade
mais acentuada.
No dia 16 concluímos a novena com a missa
própria do nosso Fundador presidida pelo
padre João e concelebrada pelos padres
Maurício e Joaquim. Tivemos no dia 8 a reunião
comunitária de repartição de algumas tarefas
sobretudo no que diz respeito à paróquia
de São Marcos. O atendimento no cartório
durante o mês de fevereiro ficou com o padre
Joaquim; os encontros mensais de catequistas
e dos pais das crianças com o padre Barros;
a formação de acólitos com o padre João; a
formação de adultos com o padre Joaquim;
as missas durante a semana funcionam em
forma de rodízio por todos os membros
da comunidade. E o acompanhamento da
equipe de Leigos ad Gentes ficou para o padre
Joaquim. Peregrinação a Fátima: a maior dor
de cabeça coube ao padre Barros que tinha a
tarefa de contactar os organizadores locais das
inscrições e a contratação dos autocarros que
foram 22.
Dia e noite não cessam em nossos ouvidos as
ressonâncias dos motores da autoestrada. Nada
que se pareça com música. E, de vez em quando,
algumas batidas de rodas de aço muito distantes
de ritmos de baterias de carnaval. Infelizmente,
aos poucos, nossos ouvidos deixam-se marcar
por esses barulhos destruidores do silêncio
gracioso e pacificador da natureza e nossos olhos
são puxados para um treino em agilidade para
se defenderem das poeiras mais agressivas que
o vento carrega. E o atraso da chuva torna este
meio ambiente ainda mais pesado e desafiador.
As atividades do Projecto Comunitário para
o mês de Março: a comunidade reuniu-se no
dia 27 para fazer o agendamento e a melhor
articulação das actividades do mês de Março e
algumas do mês de Abril.
Valeu a pena porque no fim se conseguiu lugar
para todos os que estavam inscritos. A outra
tarefa coube aos padres Maurício e João. Eles
assumiram a animação do encerramento da Via
Sacra que aconteceu no Calvário dos Valinhos.
Valeu a pena tanto esforço de preparação e
montagem para encenar a bondade de Deus
em criar tantas coisas diversificadas que se
completam mutuamente e que a missão
evangelizadora ajuda a aperfeiçoar. Na
penúltima semana do mês tivemos a visita
do padre Ugo Pozzoli, Conselheiro Geral.
Acolhemos com muita alegria o padre Ugo no
dia 24 de Fevereiro para conviver conosco e
dialogar com cada membro da comunidade.
Esta disponibilidade para o diálogo é muito
importante para que cada um possa expressar
da Casa Madre 4/2012
Despedimos do mês de Fevereiro reclamando
por uma chuva que tanta falta nos faz.
Finalmente a magia do cabrito: durante alguns
dias as conversas da comunidade ficaram
centradas sobre a vida enigmática do mais
jovem cabrito nascido nesta “quinta a caminho
de ser pedagógica”. Na visita matinal ao
curral, os visitadores habituais constatam que
o bichinho não está. “Tocam o alarme” com
comunicação verbal e outros visitadores correm
ao local. Observam todos os cantos do curral
e nada. A conclusão que imediatamente saiu
dessa primeira análise foi a de que a águia o teria
levado para fazer uma festa. Mas poucas horas
depois chega outro visitador dos animais e vai
ao local.
Volta e conta: o cabrito apareceu e está vivo.
“Onde estava”, perguntam os ouvintes. “Estava
escondido debaixo do estrado de madeira”
do curral. Ninguém acreditou porque tinham
Os animais tinham saído do curral e nem a mãe
nem o filho estavam. Procuram por todo o lado
e nada encontraram. Talvez a mãe estivesse
chorando em algum lugar... Mais uma vez se
confirmou o desparecimento do “menino
cabrito”. Só faltava marcar o “sétimo dia”.
Um pouco mais tarde apareceu a mãe sem o
filho. E logo foi dada ordem para que alguém
fosse mugir a mãe para não morrer de excesso
de leite. À noite os animais voltaram ao redil
e o pequenino não voltou. Mais uma vez se
confirmou o desaparecimento do pequeno e
se levantou outra hipótese a de quem o teria
encontrado estaria louco, vendo um cabrito
que já não existia.
No dia seguinte todos os visitantes viram
a mãe solitária com seus convivas e nada de
cabritinho. Quando o visitador que o tinha
resgatado do estrado, já considerado louco,
chegou e escutou a história, subiu ao mais alto
da quinta e lá estava o cabritinho, solitário,
tranquilo, talvez em contemplação. Afinal era
quarta-feira de cinzas. Ele tinha-se retirado
para iniciar a sua Quaresma.
Cacem
vistoriado tudo, mesmo debaixo do estrado e
por isso ninguém se moveu para fazer o exame
do facto. Pouco tempo depois os incrédulos
curiosamente se deslocaram ao local.
43
da Casa Madre 4/2012
CURSO DE FORMAÇÃO PARA ANIMADORES CRISTÃOS
P. Alvaro Lopez, IMC
A Paróquia de São Miguel Arcanjo em Cuamba,
celebra no 2012, o seu jubileu de ouro. No seu
objectivo pastoral renovou o seu empenho
por uma Igreja ministerial, família de Deus,
evangelizada e evangelizador, alicerçada na
Palavra de Deus e na Fracção do Pão para
termos uma vida sacramental e estarmos ao
serviço da Justiça, da Paz e da reconciliação,
como nos convidava o II Sínodo da igreja
africana.
Cuamba
Para começar bem o ano, e fazê-lo em sintonia
com o objectivo pastoral, a Paróquia que tem
como lema para 2012 “Exortamo-vos, irmãos,
a Progredir sempre mais (I Ts. 4. 10)” e como
tema “A Igreja família de Deus”, abriu o ano
pastoral com um programa de formação
continua para os animadores de cada um dos
ministérios, grupos, movimentos apostólicos e
comunidades cristãs que integram a Paróquia.
Pensando na formação destes lideres, ofereceu,
ao Conselho Pastoral da Paróquia e aos
animadores dos ministérios, um curso de dois
dias sobre o que é ser animador (lider) cristão
e planificação das atividades por área, onde
paticiparam 180 lideranças das 96 comunidades
pertencentes a Paróquia de São Miguel.
44
Abordou-se os vários tipos ou estilos de
liderança como:
Animador autoritário – liderança autoritária ou
diretiva. O líder toma decisões individuais, sem
considerar a opinião do grupo. Há distância
entre o líder e os colaboradores, evita o
confronto, a partilha o diálogo.
O curso teve seu ponto central no Evangelho
de João 13,1-20, onde Jesus lava os pés de
seus discípulos, e nos dá o exemplo de sermos
um líder servidor, focalizando o perfil do
Animador (Líder) como uma pessoa normal
que sabe aonde quer chegar, e faz com que
outras pessoas se entusiasmem pelo mesmo
objetivo. Ser líder é desenvolver a capacidade/
habilidade de influenciar pessoas a trabalharem
entusiasticamente buscando objetivos comuns.
É a habilidade de motivar e influenciar as
pessoas para que contribuam voluntariamente,
da melhor forma com os objetivos do grupo.
Animador participativo – liderança participativa
ou consultiva. O grupo participa decisão das
estratégias. O líder não conhece tudo, mas sabe
onde deve chegar. Ele garante o cumprimento
das decisões. Deve ter a capacidade de discernir
aquilo que é melhor para o grupo.
O significado, tanto da palavra líder como
do animador, é de guiar, moderar, animar um
grupo. Animar vem do latim anima=alma=vida
Aquele que injeta alma, vida.
Liderança paternalista – liderança que deseja
não ter conflitos. Tem seu aspecto positivo
se o líder é capaz de ser compreensivo com o
grupo. O aspecto negativo é que pode impedir
da Casa Madre 4/2012
Liderança permissiva ou liberal – É o líder que “deixa
andar”. Conseqüência de duas atitudes opostas:
Negativa – pode ser sinal de irresponsabilidade,
neste caso quase nunca se conclui o trabalho
com sucesso. Positiva – o grupo pode ter
maturidade que não precisa mais da supervisão
do seu líder.
Trabalhou-se em grupo as qualidades de um
animador, com base em várias passagens da
Bíblia. Em síntese o animador cristão deve ser
uma pessoa de oração, humilde, dinâmico, que
acolhe as idéias das pessoas, que sabe perdoar,
que sabe aceitar critica e opinião, que ame, que
seja um servidor e tenha Jesus Cristo como
espelho em tudo o que faz.
A noite do primeiro dia conclui-se com
uma confraternização onde os animadores
representaram fatos da vida real, cantos e danças.
O segundo dia teve como tema de estudo, como
fazer um planeamento, uma planificação. Planear,
é deixar de improvisar, é projetar o futuro.
Quando planeamos algo adotamos uma linha de
direção a ser seguida, prevemos alguns passos
e criamos meios de avaliar
se estamos ou não atingindo
os objetivos esperados; é,
portanto, algo que permeia
o antes, o durante e o depois
de qualquer ação ou projeto.
Usando os passos: o que,
aonde, como, quem, quando,
distribuídos nos temas:
espiritualidade,
formação
e outras atividades, os
animadores construíram um
plano pastoral e de ação para
as quatro áreas onde está as
96 comunidades da Paróquia
São Miguel.
dimensão social que decidimos concentrar
no projecto “Centro Cultural Betânia” que
não é um edifício mas sim uma coordenação
de programas e projectos, nomeadamente:
projecto mulher, cultura cidadã, educando à
saúde (programa para crianças), valorizando
a memória (programa dedicado aos idosos e
sua sabedoria), centro semente (espaço juvenil
onde se aprende a interagir através da Internet
e a alfabetização em computers e os livros).
Cuamba
o crescimento e a iniciativa do grupo.
Desde o centro cultural queremos canalizar a
resposta aos desafios para o 2012: estabelecer
equilíbrio de género em todo o “espaço” da
Paróquia, ensinar a ler a Bíblia, evangelizar em
profundidade, procurar a autosustentabilidade
da Paróquia e seus programas e melhorar as
capelas (um plano de restauração das 96 capelas
da Paróquia.
O curso foi concluído com
a leitura e aprovação do
projeto pastoral para 2012
da Paróquia de São Miguel
Arcanjo.
Sendo o tema “A Igreja
família de Deus”, foi
proposto celabrar o dia da
família, 26 de Julho, dia dos
avôs e ter sempre na mente
e no coração “progredir
sempre mais”.
O
projecto
pastoral
completa-se com a sua
45
da Casa Madre 4/2012
UNA VIA CRUCIS SULLE PISTE DEI GALLA
P. Giuliani Francesco, IMC
Il giorno 8 febbraio abbiamo iniziato con tanto
fervore la novena per la festa di P. Fondatore.
Gibuti
Il tema su cui abbiamo pregato e riflettuto è
stata l’espressione tanto cara al Fondatore:
“DIO SOLO”. Questa espressione svela il
segreto del suo cuore, il suo puntare diritto
senza ondeggiamenti verso l’unico amore, Dio.
46
Allamano, P. Francesco ha invitato Sr. Marzia
ad offrire la sua testimonianza sulla chiamata
missionaria.
Il giorno 17 febbraio abbiamo celebrato,
nella chiesa di Boulaos - Gibuti, con tanta
riconoscenza e gioia, insieme alla comunità
cristiana, la festa della nascita al cielo di P.
Fondatore e i 50 anni di professione religiosa di
Sr. Marzia Ferrua. Ha presieduto l’Eucarestia
Padre Francesco Giuliani
MC (Vicario
Episcopale), hanno concelebrato P. Matthieu
Kasinzi MC., P. Mark Desser e P. Emmanuel
Duché cappellano militare.
La sua presentazione è stata interessante e vivace.
La sorella ha trascorso 39 anni in Somalia, di
cui 3 a Gibuti. La sua esperienza missionaria
è sempre stata carica di tanto entusiasmo, ha
offerto a tutti speranza, assistendo e soccorrendo
i bambini, i più bisognosi nell’ospedale del SOS,
conquistando così il cuore della popolazione;
ha vissuto tuttavia momenti di grande rischio. A
Mogadiscio è stata rapita da una banda armata
e trattenuta dal gruppo di fondamentalisti per
tre giorni e due notti. E’ stata la gente del posto
e soprattutto le donne a liberarla. Nonostante
tutto, le Sorelle avevano scelto di rimanere in
Somalia anche durante i 16 anni di guerra per
servire i più esposti alla violenza.
La liturgia é stata animata dalle Suore Missionarie
della Consolata. Dopo la proclamazione del
vangelo ed una breve e profonda riflessione
sulla vita e sul carisma del Beato Giuseppe
Con l’uccisione di Sr. Leonella, avvenuta
il 17 settembre 2006, le suore Missionarie
della Consolata presenti a Mogadiscio furono
costrette a lasciare il Paese.
da Casa Madre 4/2012
Gli Oromo, ma è meglio chiamarli Galla, perché
questo nome è diventato dispregiativo, sono
una tribù che vivono in Etiopia al confine ovest
di Gibuti . I Galla
sono una tribù
molto
povera,
nomade,
senza
fissa dimora e
senza documenti
di
appartenenza
quindi
soggetta
a tutti i soprusi
, in Etiopia e
altrove fanno i
lavori più umili
per sopravvivere e
spesso si mettono
in cammino verso
altre nazioni che
vedono
come
“eldorado” per il
loro futuro , ma
spesso non è così.
Noi incontriamo
file di giovani
affamati e assetati
lungo le piste
dei deserti di
Gibuti che vanno
disperatamente
verso il nord.
Spesso la fame e la sete li sfinisce per strada e lì
, tra le pietre infuocate termina il loro sogno di
una vita migliore. La loro meta sognata è arrivare
sulle rive del mare di fronte allo Yemen,riuscire
ad attraversare e poi dopo tanti altri giorni di
marcia e di stenti raggiungere l’Arabia Esaudita
dove c’è bisogno di manodopera ed è pagata
bene.
Ebbene tutta questa premessa per dirvi che
venerdì scorso mi trovavo ad Obok (al nord del
paese di Gibuti)e con le tre suore indiane della
congregazione della Presentazione di Maria al
tempio, dopo aver fatto il ritiro mensile di inizio
quaresima, abbiamo pensato di terminarlo
con la via Crucis. Cosa ci può essere di più
significativo che viverla proprio là dove tutti
i giorni tanti poveri in cerca di lavoro portano
la loro croce? Partiamo per il deserto carichi
di acqua e pane da lasciare agli affamati che
incontreremo sul nostro cammino. Il sole è quasi
all’orizzonte,rosso infuocato ma la brezza del
deserto rinfresca un po’. I nostri fratelli Galla
oggi non sono ancora in cammino. Siamo soli :
meditando in silenzio
e cantando passiamo
da un cespuglio
all’altro
distante
anche centinaia di
metri, e qui troviamo
i resti del passaggio
dei nostri fratelli. Ci
fermiamo preghiamo
e dentro un involucro
protetto
lasciamo
pane e acqua per chi
fra qualche ora sarà
all’appuntamento con
la vita che li chiama
ancora lontano dalla
loro terra, dalla
loro famiglia per
continuare ad esser
persone.
Gibuti
‘’Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo……
’’Il deserto non porta eco ma il nostro canto
pieno di emozione si è ripetuto 15 volte nel
deserto di Obok.
Così per 15 volte
e ci accorgiamo
allora di aver fatto
alcuni
chilometri
in quel deserto che
ormai conosciamo
bene,avendolo
già
frequentato più volte, e con il cuore gonfio di
tristezza, ritorniamo sui nostri passi verso casa,
pensando a chi ancora questa sera non dormirà
in una casa ma sotto quei cespugli, da noi
visitati. Ormai il sole è tramontato e noi siamo
alle porte della cittadina di Obok e girandoci
verso il deserto incominciamo a vedere ombre
che nella notte, lentamente in fila indiana,
senza nulla nelle mani e sulle spalle, solo con
tanta speranza nel cuore percorreranno la loro
via crucis, la nostra via crucis, la via crucis di
Cristo.
‘’Con la tua santa Croce hai redento il mondo.’’
47
da Casa Madre 4/2012
CARISSIMI AMICI DI MARIALABAJA
P. Beppe Svanera, IMC
Marialabaja
cultura ancora oggi tutta da studiare. Più tardi
Villa Maria è rifondata e diventa Maria la Baja
per distinguerla da Maria la Alta attualmente El
Carmen de Bolivar dall’altra parte dei Monti di
Maria. Nel 1918 vi si stabilisce il primo sacerdote (il
salvatoriano tedesco P. Alexander Treittinger)
e nel 1935 Marialabaja diventa Municipio e si
afferma sempre più come la dispensa alimentare
della regione per la sua terra fertilissima e
un vasto e complesso sistema di irrigazione
realizzato dal Governo negli anni settanta.
48
Un cordiale saluto dall’Equatore dove in
questi mesi il sole veramentescotta e godiamo
delle ellissime giornate. Nella lettera di Natale
aparecchi ha creato curiosità il nome di “Villa
Maria” che è stato il primo nome di Marialabaja
iniziata secondo la tradizione da Alonso de
Heredia fratello di Pedro de Heredia, fondatore
di Cartagena de Indias nel 1535. Mancano molti
tasselli per ricostruire la storia di questo paese
e del suo territorio ma il titolo stesso di “Villa”
indica che esisteva una popolazione residente
che tra l’altro pagava tasse e contributi al Re di
Spagna. Negli atti del processo di eatificazione
di San Pietro Claver (1580-1654) appare ancora
citata come Villa Maria e diverse volte si afferma
che dopo Pasqua il nostro santo “schiavo degli
schiavi” visitava questi luoghi e in particolare
“Villa Maria popolazione di negri”.
Poi tutto è scomparso…anche il nome. I
continui attacchi alle aziende spagnole,
l’insicurezza
e
l’ambiente
selvatico
della regione, le condizioni climatiche
avverse hanno distrutto le case di fango e
paglia e cancellato ogni traccia di presenza
umana. Rimase comunque e si moltiplicò la
gente in un ambiente ostile e isolato ma con
tanta voglia di vivere. Dall’anelito di libertà
della maggioranza nera della popolazione e
dall’incontro-scontro con gli ultimi indigeni
sopravvissuti alla conquista e i pochi coloni
si sviluppo un popolo e si originò una nuova
da Casa Madre 4/2012
Con la violenza degli anni 1995-2005 e le
coltivazioni di palma iniziate nel 1998 il
territorio, la cultura, l’economia, la società
hanno subito un profondo cambiamento e non
mancano le preoccupazioni per il futuro. Come
missionari cerchiamo di stare molto attenti
all’evolversi della situazione e camminiamo
con il nostro popolo, animando la comunità
dentro e fuori del tempio, cercando nuove
vie e possibili soluzioni alla luce della Parola
di Dio e offrendo la nostra collaborazione
a tutte le persone di buona volontà. E così,
poco a poco, con tante difficoltà ma anche
tante piccole soddisfazioni, ha preso forma il
progetto afro-educativo Villa Maria del quale vi
scrivevo nella lettera di ottobre. Villa Maria
perché vuole riscoprire le radici di questa terra,
la sua storia tradizione e cultura per affrontare
il presente e costruire un futuro che sogniamo
insieme.
Stiamo realizzando e distribuendo con un
gruppo di giovani e meno giovani un materiale
educativo con contenuti sempre più radicati
nella cultura popolare e con un linguaggio
comprensibile a tutti intenendo in conto
l’età e le diverse situazioni. I giovani sono gli
animatori del progetto che viene sviluppato sul
territorio da tanti educatori che lo trasmettono
e arricchiscono con la loro esperienza.
Sono persone che stanno collaborando con noi
da tempo e che adesso hanno raggiunto una
buona organizzazione e soprattutto una grande
motivazione: sentono il dolore del proprio popolo
e sono sempre più coscienti dei valori propri e
Marialabaja
di questa terra. Le diverse iniziative sociali della
parrocchia animate dalla Pastorale sociale e le
piccole strutture realizzate in questi anni con
la vostra solidarietà sono sfociate in questo
progetto afro-educativo con la responsabilità
della gente del posto a partire dalle scuolette,
dalla Consolata e dal Centro-Afro Allamano.
La Fondazione a partir de los niños…, La
Corporazione di sviluppo afro-rurale (CDAR)
per i progetti agricoli…, la Corporazione
Radici di Marialabaja per la sicurezza sociale
(RAMASS)…, sono sempre più protagoniste
del progetto, hanno ottenuto riconoscimento
giuridico e fanno parte con diversi altri gruppi
agricoli e comunitari della Sezione municipale
di
Agrosolidaria
una
confederazione
nazionale che si identifica con questo slogan:
“Hasta que tengamos una Colombia justa,
debemos tener una solidaria”.
Se sono rose… A volte mi chiedo se vale la
pena suscitare e accompagnare questi processi
organizzativi e culturali. Per qualcuno è tempo
perso anche perché i cambiamenti sono pochi
e troppo lenti. Per altri se noi lasciamo, tutto
cade. Per altri ancora non sono affari nostri.
Rispetto le opinioni altrui e … che siano felici!
Personalmente, mi piace vivere intensamente il
momento presente.
Ricordo il passato che necessariamente
insegna e sogno il futuro che stimola ma
mi piace vivere pienamente il presente
e quindi anche questo progetto afroeducativo, con tutte le sue manifestazioni,
incognite e contraddizioni. A chi ci ha
accompagnato con affetto e pazienza auguro
gli stessi entimenti e tanta felicità. Cominciando
la Quaresima aspettiamo la Pasqua anche per
questo popolo afro-resistente che da sempre
ha una immensa voglia di vivere che manifesta
a ogni piè sospinto in mille modi diversi.
49
da Casa Madre 4/2012
À L’ÉCOUTE DU BIENHEUREUX JOSEPH ALLAMANO
P. Nelson Lachance IMC
Montréal
Le 16 février dernier, un peu partout sur la terre
où il y a des missionnaires de la Consolata, nous
avons fait mémoire du bienheureux Joseph
Allamano.
50
C’est le 18 février que le groupe des LMC
de Montréal a, pour sa part, commémoré
l’anniversaire de la mort du père Allamano. À
l’aide d’un montage multimédia, retraçant les
diverses étapes de la vie du père Allamano,
nous avons relu la présentation faite par la
Congrégation pour la cause des Saints lors de sa
Béatification.
Ce fut un moment privilégié pour suivre les pas
du père Allamano, de sa naissance à sa mort, tout
en portant une attention particulière à ce qui nous
permet de le reconnaître comme un modèle et
un guide. Son écoute et sa disponibilité à l’action
de l’Esprit dans sa vie lui ont permis de réaliser
une œuvre gigantesque, et surtout, ouverte aux
besoins de tous. Son zèle missionnaire et sa
confiance inébranlable en Marie nous invitent à
da Casa Madre 4/2012
l’imiter dans notre marche comme groupe de
laïques missionnaires.
De sa vie nous avons encore beaucoup à
apprendre afin de répondre nous aussi, dans
notre monde et dans les situations actuelles de
notre société, à notre vocation missionnaire.
« D’abord saints, ensuite missionnaires » ditil. Cette directive du Bienheureux nous ouvre
à l’accueil en nous de la consolation afin d’en
vivre et d’en être les porteurs pour toutes les
personnes autour de nous.
En plus d’accueillir de nouveaux participants,
nous avons profité de cette rencontre pour
échanger sur notre recherche d’un « logo »
représentatif de notre projet missionnaire
comme laïques de la Consolata. La réflexion se
continue.
Louise Mack
On February 13, 2012 our renowned receptionist,
Kathy Elliott, celebrated 30 years of service to
the Consolata Missionaries at Somerset.
In her honor she was feted on February 23 with a
lovely luncheon at a popular Italian restaurant, with
Fr. Carlo Bonelli, the Acting Regional Superior, who
traveled from Toronto for this remarkable event ,
Fr. David Gikonyo, the Local Superior , Fr. Paul
Stefanowich, the Regional Administrator, and the lay
staff - Linda Mattia, Mary Jane Yaede, Betty Lenart,
Terri Doktorski and Louise Mack.
The theme of the party was springtime with a lovely
basket of yellow flowers; lilies, roses, mums and
carnations, given from Kathy’s coworkers. We
all had fun with the “gag” gifts that were given
to her (a play watch instead of gold) and a
decorative pin that said “30 and thrilling.”
Later, back at the office, Kathy opened her multipackaged gift from the Fathers, a beautiful cross
necklace and earrings. Retired employee Elaine
Meserole and her husband, Fred, stopped by to
share in the festivities.
Somerset
KATHY ELLIOTT, CELEBRATED 30 YEARS OF SERVICE
It was a joy for all to be together relaxing and
chatting. And, as they say…………A GOOD
TIME WAS HAD BY ALL!
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da Casa Madre 4/2012
CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI NEGHELLI
P. Antonio Vismara, IMC
Erano numerosissimi gli ospiti giunti da
ogni parte: con i pullman, a dorso di mulo,
con mezzi di fortuna, o a piedi dopo ore di
cammino... per non perdere l’occasione di
assistere alla consacrazione della nuova Chiesa
della missione di Neghelli. Numerosi anche i
Sacerdoti locali e i missionari convenuti per la
circostanza.
Neghelli
Questa missione è stata iniziata alcuni anni fa
dal compianto P.Tarcisio Rossi come una outstation della missione di Gambo. Mentre il Sig.
Bruno Fusconi, grande amico del P.Rossi e dei
missionari della consolata; uomo generoso e
benefattore di questa e di molte altre missioni
in Etiopia era l’ospite d’onore, avendone
finanziato la costruzione. Si tratta di una chiesa
bellissima , di forma ottagonale, stile locale
ortodosso-copto.
52
da Casa Madre 4/2012
Il Vescovo del Vicariato di Meki, Mons Abraham
Desta, diede inizio alla cerimonia invitando i
numerosi presenti ad entrare nel clima religioso
della celebrazione, mentre il coro accompagnava
con canti festosi la benedizione dei muri della
nuova chiesa e poi dell’altare sul quale più tardi
sarebbe stata celebrata l’Eucaristia. L’intenso
fumo dell’incenso avvolgeva come una nube
sacra l’interno della chiesa, mentre il Vescovo
spargeva in abbondanza acqua benedetta sia
sulle pareti della chiesa che sui numerosi fedele
i che gremivano la chiesa.
La cerimonia proseguì con la celebrazione
della S.Messa solenne. E nessuno si meravigliò
se la celebrazione si protrasse per oltre 3 ore
di tempo, come capita normalmente in Etiopia
nelle grandi occasioni. Come se ciò non
bastasse, alla fine non potevano mancare i
numerosi discorsi d’occasione, dove nessuno
Neghelli
può venire escluso dal farlo semplicemente per
mancanza di tempo.
Alla cerimonia fece seguito il pranzo per tutti
i convenuti, senza escludere nessuno, a base di
“enjiera e watt”, cibo locale per tutti. In queste
occasioni, la condivisione di quello che c’è basta
sempre ad accontentare tutti. Questo tipo di
condivisione mi richiama molto da vicino il
miracolo della moltiplicazione dei pani fatto da
Gesù nel Vangelo!
Gambo, dove cè’ già un grande ospedale, diretto
dai Missionari della Consolata a beneficio di
una zona molto povera del Sud Etiopia...
La parrocchia di Neghelli, dedicata alla Madonna,
e iniziata dai Missionari della Consolata, ora è
stata consegnata al Vicariato Apostolico di Meki
e continua la sua opera di evangelizzazione,
portata avanti dal clero locale. C’è anche un
Asilo per bambini, che si meritò il plauso
delle autorità locali per la serietà con cui viene
condotto, oltre ad un programma di aiuto alle
famiglie povere, bisognose di sostentamento.
Non possiamo far altro che ringraziare il Signore
per questa nuova missione, che da outstation di
Gambo è diventata parrocchia. Certamente essa
porterà frutti di bene per tutta la zona attorno a
53
da Casa Madre 4/2012
A comunidade dos Doze
Elaborado por: Frederico Alage
O noviciado São Paulo Moçambique tem a
grande honra de poder escreve este artigo para
a revista da Casa Madre. Queremos desta feita
apresentar vos antes de mais os nossos mais
salutares comprimentos de fraternidade.
Maputo
O noviciado São Paulo em Moçambique teve
o seu início nos finais de 2011 quando os
postulantes se transferiram do Seminário Nossa
Senhora da Consolata-Matola juntamente
com o grupo dos congoleses e quenianos que
também lá se encontravam a fim de aprender a
língua portuguesa para o seu uso durante o ano
do noviciado. No acto de entrada estiveram
presentes; o superior da região de Moçambique
o senhor padre Julius, o senhor padre Adelino
administrador da casa do noviciado e o senhor
padre Hélder Bonifácio responsável pela revista
Caminhos de Moçambique propriedade dos
missionários da Consolata.
54
da Casa Madre 4/2012
O senhor padre Mestre na altura se encontrava
de férias junto da sua família de sangue no
Kenya seu pais natal.
Para o ano do noviciado temos a graça de
constituirmos uma comunidade doze membros;
este número remete-nos para a história da
salvação onde nos assemelhamos as doze tribos
de Israel; ademais este número submete-nos
outrossim aos eleitos de Jesus, doze foram
os Apostolos escolhidos segundo o coração
de Jesus. Valha nos Deus podermos imitar as
vertudes que conduziram estes dois grupos que
fazem parte da nossa história salvifica e delas
podermos aurir ensinamentos que nos ajudem
a levar avante o nosso ano de Noviciado.
Aos apóstolos, Jesus encontrou-os em sua tarefa
do dia a dia e sem lhe exigir grandes coisas, o
único credencial que deles exigiu foi apenas
A nossa comunidade tem uma outra característica
que a torna peculiar para este ano: no que
tange a simbologia numérica somos compostos
em um número de quatro nacionalidades
nomeadamente: Quenia, terra de origem do
nosso Mestre pe. Friedrick Agalo, os noviços
Gerard, John e Ronald. Congo representado
por três noviços: Charles, Cristophe e Oscar.
Portugal, o senhor pe. Adelino. E por fim o
pais anfitrião composto pelos noviços: Célio,
Clemente, Frederico e Leovilgildo. o numero
quatro na analise simbólica bíblica representa
os quatro pontos cardeais e por conseguinte a
humanidade. Pelo que a nossa composição no
noviciado São Paulo-Moçambique em quatro
nacionalidades, reflete de algum modo a síntese
da humanidade congregada e unidada em doze
membros em busca do mesmo objetivo. Seguir
os passos de Cristo com vista a partir pelo
mundo e levar a Boa Nova aos que ainda não a
conhecem.
A nossa estadia neste lugar não é apenas um
juntar de homens que vivem no acaso é antes
é pois um congregar de homens que partilham
a vida um do outro nas alegrias e dificuldades
que a vida nos oferece. Acompanham nos neste
caminhar actividades como oraçãoes que são o
cerne da nossa vida aqui no Noviciado São PauloMoçambique; trabalhos manuais que nos ajudam
a dignificar a nossa humanidade e a ajudar para o
nosso sustento; actividades recreativas com mais
tonalidade para o desporto que implusionam o
nosso convivio e relaxamento; acompanhamnos também actividades pastorais em diversas
comunidades das paróquias circonvizinhas ao
Noviciado. Onde interagimos com diferentes
camadas sociais.
ajudam a caminhar e a superar os tropeços
do caminho. Na verdade este caminho não se
pode fazer a sós é necessário um guia sempre
permanente que orienta os nossos passos
mas também deixa que os seus formandos
deixem de gatinhar para que habilitem os seus
membros para longas caminhadas que nos
esperam neste longo percurso. Salenta-se no
entanto o padre mestre na Pessoa de Friedrick
Agalo e do senhor padre Adelino.
Maputo
deixar tudo e seguirem-No. De uma certa forma,
também nós estamos impelidos pela mesma
energia divina que comoveu aos apóstolos ao
seguimento de Cristo. A nós também é exigido
o mesmo credencial deixar tudo e segui-Lo, e
ser acreditados em outras terras para cuidar dos
negócios de Deus. É por uma causa que supera
as causas; que tanto os apóstolos como os
noviços que vos escrevem deixaram tudo para
seguir a Cristo e com Ele participar na edificação
do reino.
Acompanham nos igualmente a sempre
emblematica figura de Nossa Senhora da
Consolata que continuamente intercede por
nós ao seu amabilíssimo Jesus para que Este
por sua vez nos alcance as mais necessárias
graças em Deus para que possamos caminhar
sempre na vontade e na certeza d´ Ele.
Esta sempre ao nosso favor o bem-aventurado
José Allamano tal como ousou afirmar que
estaria sempre na janela do paraiso a interceder
por nós as mais fecundas bençãos de que
necessitamos para fazer face a nossa mais bela
vocação.
Nesta ordem das figuras de etiqueta e de
renome não nos escaparia de modo algum o
nosso patrono São Paulo sempre atento as
nossas preocupações e disponivel a inderceder
por nós, e de espada em punho para nos
defender de qualquer intemperia vocacional
que possa pretender nos derrubar.
Por meio destes patronos aqui referenciados
aprendemos dia após dia a ir as fontes da
salvação beber das mais infindáveis graças que
emanam da sua Santidade Aquele que É e a
transbordar.
Tudo isto, fazemos e beneficiamos em prol de
um Sequela Christi salutar, para que mediante
Ele possamos chegar a presença de Deus nossa
sublime bondade.
Neste ano duas figuras nos acompanham e nos
55
da Casa Madre 4/2012
MISSIONE A DUE FACCIE – NZINJE MOZAMBICO
P. Raphael Miring’u Miru, IMC
Quando stavo completando il primo giro
pastorale e di conoscenza della missione di
N.S. da Imaculada Conceição - Nzinje a marzo
dell’anno scorso, mi è venuto alla memoria un
proverbio della etnia Makua Xirima, “ Ekumi
ya namurokosi: okina wuma okina okithi”,
cioè, la vita è come l’albero Rokosi, parte verde
e parte secca. Rokosi ha due volti!
Nzinje
Come Rokosi, la missione ha due volti, una
parte sub-urbana nella periferia della città di
Lichinga che è la capitale provinciale di Niassa
e l’altra rurale. Ha una superficie di 56,101 km2
con un diametro di 200 km ed una popolazione
suburbana - rurale e multiculturale di 56,101,
principalmente composta delle etnie Makua,
Yao, Nyanja e Machangana. Pertanto, siamo
coinvolti nella pastorale rurale - suburbana
interculturale.
56
da Casa Madre 4/2012
Grazie a Dio che dal 2006 gli istituti
dell’educazione superiore sonno arrivati fino
al nord di Niassa. Nella zona sub-urbana della
nostra missione si trova la sede del maggiore
liceo della provincia, Samuel Khankomba e due
sedi universitarie; della Università Pedagogica di
Mozambico dal 2006 e della Università Cattolica
di Mozambico dal Febbraio di quest’anno.
Comunque la sfida è ancora enorme, nella zona
rurale dove non esiste un asilo nido. Dove
esistono poche scuole primarie, mancano le
aule, materiale scolastico … professori con
preparazione pedagogica e scientifica (dei quali
44% sono a contratto, instabili ed costante
mobilità).
Conseguentemente, c’è una continua migrazione
rurale - urbana dei giovani e degli adulti per
gli studi e ricerca di lavoro. Tuttavia, neanche
“Ekumi ya namurokosi”. Nella missione
interculturale, il progetto pastorale va avanti
nella formazione al riconoscere ed assumere
attivamente, accettando che la Chiesa siamo
noi! Piove nel salone dove celebriamo la santa
Messa, il tetto sta rotto. Perciò, a questa
Quaresima la nostra preghiera intensa, digiuno
e carità è per, “… restaurare la casa del Signore”, 2
Cronache 24:4.
Nzinje
tutti i desideri e i sogni si realizzano, perciò la
maggioranza, provenienti dal più interiore della
nostra provincia, la più povera in Mozambico,
cadono nella produzione, vendita e consumo di
bevande alcoolici, la vendita e il consumo della
droga, prostituzione e crimine per sostenersi.
Tutt’essi sono concentrati nella nostra zona suburbana dove il costo della vita è più economica.
Ovviamente, questo ha risultati negativi. Con
pochi mezzi di sanità, c’è un grande problema
di igiene e tanti sono vittime delle malattie
endemiche come la malaria, tubercolosi e AIDS.
La situazione religiosa ha un volto cristiano
e non cristiano. Abbiamo 12,993 cattolici
23.16% la meta essendo giovani e 1,907
protestanti 3.4%. La maggioranza sono non
cristiani; 21879 musulmani 39% e 16,830 della
Religione Tradizionale africana 34%. C’è una
buona coesistenza che promoviamo attraverso
il dialogo ecumenico e inter-religioso. Questa
si manifesta nei momenti di gioia; delle feste, e
nei momenti di tristezza; delle malattie a della
morte. L’abbiamo provata nella celebrazione
del cinquantenario della nostra missione il 29 di
Novembre. Tutti ci siamo riuniti in una grande
festa all’undici di Dicembre nella solennità di
Nostra Signora dell’Immacolata Concezione,
patrona della missione in una celebrazione
Eucaristica preseduta dal nostro Vescovo Mons.
Elio Greselin nella sede parrocchiale.
Abbiamo un volto adulto nella spiritualità,
facendo enorme sforzo per fare un passo
verso la maturità nell’ auto-sostegno materiale.
Questo si deve a diverse ragioni, tra di loro la
povertà, la guerra civile e la influenza marxista
degli anni 1976 – 1992. L’altro volto splendente,
dinamico, flessibile e accogliente alla novità è dei
giovani. Questo volto giovanile dona la speranza
al rispondere alla voce profetica dell’Africae
Munus, ““Africa, alzati”. Stanno rispondendo
molto bene alle iniziative di volontariato sulla
lunga strada all’auto - sostegno della missione.
Questi sono la forza dominante nella catechesi,
80%. Come catechisti fanno tanto gratuitamente.
Perciò per animarli e migliorare il rendimento
catechetico, a gennaio abbiamo fatto un corso
intensivo d’aggiornamento di cinquantadue
catechisti prima dell’inizio dell’anno catechetico
nella metà di Febbraio con 1,544 bambini,
giovani e adulti.
57
da Casa Madre 4/2012
MISSÃO NA TERRA INDÍGENA:
RAPOSA SERRA DO SOL-RR
Raposa
Sebastião Carneiro, formando IMC
58
A tradicional missão dos formandos da
Consolata da Região Amazônica, que sempre
ocorre no mês de janeiro, foi realizada neste
ano de 2012 no estado de Roraima, mas
precisamente na região das serras ao norte, na
fronteira com a Guiana Inglesa, junto com o
povo Makuxi. O povo Makuxi ficou famoso
mundialmente por lutar por seus direitos a
terra, que eles herdaram dos seus antepassados.
Mesmo sendo garantida pela constituição
Brasileira, a terra foi sempre ocupada pelos
fazendeiros inescrupulosos do estado. Eles
invadindo a terra, explorando os recursos
naturais e ameaçando a cultura e a vida dos
indígenas.
Os fazendeiros invasores causaram medo,
divisões, e homicídios no entre o povo.
Felizmente, a suprema corte Brasileira respeitou
o direito do povo Makuxi, e em abril de 2009 a
homologação foi confirmada. Trata-se de uma
da Casa Madre 4/2012
grande e rara vitoria indígena nos tribunais do
Brasil.
Nós formandos, partimos da capital Boa Vista
no dia primeiro de janeiro acompanhados pelo
Bispo Diocesano de Roraima, Dom Roque
Paloschi. Tivemos a honra de tê-lo como o
nosso guia inicial nesta experiência missionária,
pois ele como um bom pastor conhece muito
bem a realidade do seu povo.
Entramos na reserva no mesmo dia à tarde e
hospedamo-nos na comunidade de Surumú.
Ela é uma comunidade dividida em duas partes
opostas. Uma parte apóia a homologação
de forma contínua ligada ao CIR, (Conselho
Indígena de Roraima) ligado a Igreja Católica.
A outra parte é contra homologação de forma
contínua, a da Sodiurr, (sociedade de defesa dos
índios unidos de Roraima), mais simpatizante
as igrejas protestantes e aos fazendeiros. Nesta
comunidade podemos constatar a fúria dos
A nossa chegada a Maturuca foi marcante
e impressionante. Junto com a comunidade
fizemos uma caminhada da igreja, o ponto de
acolhida, até o Malocao, que é o centro das
comunidades indígenas. Todos os moradores da
maloca estavam presentes e nos acolheram com
danças e musicas. Depois fomos levados para a
cerimônia da acolhida. A alegria, o carinho e a
atenção deste povo para conosco marcou-me
profundamente. O espírito comunitário deles é
evangélico. De fato, se percebe as sementes do
verbo presentes nas comunidades indígenas da
Raposa Serra do Sol.
A figura do Padre é muito querida e respeitada
no povo Makuxi. O Padre Mario, missionário da
Consolata, nascido em Moçambique criado em
Portugal, está dez anos com estes povos. Ele é um
homem “pé do chão” com total amor a cultura
do povo. A sua metodologia de evangelização é
como nos pede a Igreja; de forma inculturada.
As palavras que ele disse no primeiro encontro
nos chamaram muita atenção: “Vocês estão
entrando no coração da missão”.
Ficamos vinte cinco dias na reserva. Visitamos
dez comunidades, na maioria das vezes o
percurso era feito a pé, mas também de
carro, de lancha, que aqui se chama voadeira
e a cavalo. Obviamente, as caminhadas foram
desafiadoras para nós rapazes da cidade. Em
alguns momentos sentimos o cansaço, a cabeça
doía, alguns tinham calos nos pés e dores nas
costas. Nestes momentos de provação e de
dor física sentimos o amor de Deus em nossas
vidas, pois quando chegávamos às malocas
havia sempre muita festa, alegria e fraternidade.
Raposa
rizicultores através das varias construções que
foram destruídas inclusive a igreja que sobrou
apenas às paredes.
A natureza também é exuberante e bem diferente
na maior parte da Amazônia. Existem matas
fechadas e úmidas; nas serras as montanhas e
as planícies dominam a paisagem; um vento
constante refresca o dia e deixa as noites bem
frias. Neste local é fácil voltar-se para Deus e
contemplá-Lo na natureza excepcional que lá
se estende.
A missão foi uma grande aprendizagem
para nós. A vida comunitária indígena é um
testemunho bonito e desafiador para nós
formandos. Eles resolvem seus problemas
sempre em comunidade, nada é escondido
do tuxaua e do padre. Fala-se abertamente e
procura uma solução em comum acordo entre
as partes. Existe um grande respeito e educação
entre eles e com os visitantes.
59
da Casa Madre 4/2012
La biografia di P.Tablino
P. Giovanni Dutto IMC
Giovanni Ciravegna
Paolo Tablino. Un missionario immerso nel
Vangelo, Ed. San Paolo
Biografia
“Paolo
Tablino,
giovane
sacerdote
della diocesi di Alba,
nel 1959 partì come
missionario
Fidei
Donum per il Kenya.
Inizialmente si dedicò
all’insegnamento
nel
Seminario
di
Nyeri, poi alla prima
evangelizzazione in una zona semidesertica del
Kenya settentrionale non ancora cristiana. Vi
rimase fino alla morte, avvenuta all’ospedale di
Nairobi nel 2009. In questo libro vogliamo far
parlare don Tablino stesso, dare voce a lui –
oltre che ad alcuni testimoni – perché lui stesso
si racconti. L’intento è quello di mantenere
viva la sua memoria e di far conoscere la sua
vita esemplare di sacerdote e di missionario.
Il volume contiene un inserto fotografico”
(Quarta di copertina).
60
Padre Paolo Tablino è approdato in Africa
nel 1959, il primo sacerdote “Fidei Donum” a
rispondere, con Don Bartolomeo Venturino,
alla proposta di Pio XII alle Chiese locali di
mandare personale in missione. I due albesi
spesero quattro anni nel seminario maggiore di
Nyeri, retto dai missionari della Consolata, poi
iniziarono l’avventura del deserto di Marsabit.
Padre Tablino divenne Missionario della
Consolata e morì, il 4 maggio 2009, nel Centro
di Preghiera di Marsabit, intitolato a Maria
Consolata.
Il Cardinal Giovanni Coppa scrisse sulla
Gazzetta d’Alba: “Accarezzo l’idea che questa sua
vita possa essere sempre meglio conosciuta e approfondita,
affinché un giorno, se Dio vorrà, possa essere proposta
dalla Chiesa all’imitazione universale”.
da Casa Madre 4/2012
Il Superiore Generale mi incaricò di raccogliere
memorie del confratello, prima in Africa e poi in
Italia. Ho percorso il deserto dissodato da Padre
Tablino in quasi cinquanta anni di dedizione e
poi ho ascoltato in Italia, specialmente ad Alba,
le numerose persone che hanno intrattenuto
con lui amicizia e corrispondenza.
Ho consegnato al Padre Generale 133 relazioni,
regolarmente timbrate da un notaio, perché
siano documenti validi per l’archivio. Non si
tratta di causa di beatificazione, perché la Chiesa
la potrebbe considerare solo dopo cinque anni
dalla morte del candidato e richiede una vasta
fama di santità. Esiste, comunque, una viva
convinzione che Padre Tablino ha condotto
una vita veramente esemplare e che la sua causa
sarebbe di edificazione alla Chiesa, in Africa e
ovunque.
È uscita una biografia, presso la San Paolo,
che può confermare quello che le relazioni
hanno detto e può favorire la fama di santità.
Auspico che tutti i Missionari e le Missionarie
della Consolata siano fieri di un confratello
che esprime vivamente la nostra sequela del
Beato Giuseppe Allamano. È un esempio
affascinante per i sacerdoti, per i religiosi e
per tutti i cristiani, in territorio di missione e
in patria. Auspico che questo primo libro sia
accolto con simpatia, susciti interesse e solleciti
ardore missionario.
P. Peter Turrone, IMC
On Feb 22nd we celebrated Tsaagan Tsar, which
is the first day of the year according to the
Mongolian Lunar Calendar (Tibetan tradition).
A great deal of work is required to prepare for
the country’s most important feast. Up until the
first day of celebrations the stores were packed
with anxious shoppers trying to buy food and
gifts to give to each guest who comes to visit
them. The women had the hardest work. They
spend several days preparing hundreds of booz
(meat dumplings) and dairy foods to mark the
occasion. Well-off families prepare and serve
a stewed side of sheep as well. While most
Europeans and North Americans would cut off
the fat due to health reasons, the fat is the most
important for Mongolians since it is seen as a
sign of abundance and a source of strength.
Perhaps the most important thing to prepare
for Tsaagan Tsar is the pyramid of traditional
cookies (boov) erected on a large dish in a special
fashion which is filled with dried yogurt curds,
boiled goat fat and candies. This symbol is as
Arvaiheer
“Are you at peace?”
characteristic of Tsaagan Tsar as the tree is for
Christmas. The older and richer a person is, the
greater the number of layers. The minimum
would be 3 whereas the maximum would be 11
layers. Regardless, they must be stacked in an
odd number. One layer represents joy whereas
the other represents sorrow. You must always
begin and end with joy. The platter is placed
on a table near the north side of the ger. It
remains intact for three full days, after which
the family dismantles and eats all of the treats.
The day before Tsagaan Sar is called Bituun,
the name of the lunar phase of dark moon.
Usually, only immediate family remain together
for this evening celebration. This is also a
time of year when Mongolians try to settle all
outstanding financial issues and resolve long
standing problems in order to begin the new
year with a fresh start. They cannot leave their
ger until first rays of sunlight enters through
the opening of the roof. Many men gathered
together on “Pink-Headed Hill” just behind
da Casa Madre 4/2012
61
our mission in the countryside of Arvaiheer
in order to be touched by the first rays of the
rising sun. They believe it brings blessings
and good fortune. Upon sunrise, each returns
home to begin the great feast.
Arvaiheer
In the first day alone our community visited
18 families. Wearing our deels (traditional
Mongolian dress) and with our blue scarves
in hand, we entered each ger and first greeted
the eldest male of the household all the way
down to the youngest child present. During
the greeting, the youngest person must always
place their arms underneath the older persons
arms in order to show that they support them.
The traditional greeting is “Amar cain uu?” or
“Are you at peace?”. We then asked them how
their spring season was going as we exchanged
snuff bottles.
62
Our people were incredibly generous with
us, despite the fact that many are very poor.
The thing that made the occasion even more
special was the fact that we were asked to pray
together with the families during the visits so
that the Lord would fill their new year with
many blessings. The following two days were
equally busy for our community in that the
visiting continued for three full days. We wish
all of our Mongolian friends not only a year
but a lifetime of blessings from the God who
lives in the magnificent “Blue Sky”.
da Casa Madre 4/2012
Necrologio
63
da Casa Madre 4/2012
P. ADEMAR SERAFIM DE MEDEIROS, IMC
Nato il 7 luglio 1926 a Tubarão, Santa Catarina (Brasile), entrò nell’Istituto con la professione
religiosa il 16 febbraio 1948. Fu ordinato sacerdote a S.Manuel l’8 dicembre 1951. Era uno dei
missionari IMC brasiliani del primo gruppo. Lavorò in Brasile, svolgendo diverse funzioni e
incarichi. E’ deceduto nell’ Hospital Nossa Senhora das Graças, em Curitiba, il 15 marzo 2012.
Aveva 85 anni di età, di cui 64 di Professione Religiosa e 61 di sacerdozio.
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da Casa Madre 4/2012
P. BERNARDINO FILOSI, IMC
Nato il 6 ottobre 1947 a Praso (Trento), frequentò le scuole medie nel nostro seminario di Rovereto,
il ginnasio a Biadene e il liceo a Varallo Sesia. Trascorse l’anno di noviziato alla Certosa di Pesio,
emettendo la professione religiosa il 13 settembre 1970. Continuò gli studi di filosofia e teologia a
Madrid, in Spagna, ottenendo la licenza in teologia all’Università di Comillas. Fu ordinato sacerdote
a Praso l’11 ottobre 1975 da Mons. Giuseppe Mojoli, Arcivescovo titolare di Larissa in Tessalia e
Nunzio apostolico in Etiopia. Subito destinato alla Colombia, fu superiore del seminario a Bogotà
dal 1976 al 1978. Fu poi destinato al Caquetà, dove rimase come vicario di S. Vicente del Caguan fino
al 1979. Tornato in Italia rese servizio di animazione missionaria nel 1981al 1989. Volle ritornare
ancora per due anni in Colombia nell’animazione pastorale, prima di continuare in Italia come
animatore nelle comunità di Gambettola, Castellarano e Bedizzole.
Passò gli ultimi anni a Praso, nella casa materna, assistendo la mamma bisognosa di cure. Qui è
deceduto il 16 marzo 2012, dopo un’intensa malattia di cancro che lo aveva colpito. Aveva 64 anni
di età, di cui 41 di Professione religiosa e 36 di Sacerdozio.
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PADRE BARTOLOMEO GIORGIS, IMC
Nato il 27 agosto 1924 a Savigliano (Cn), entrò da piccolo nel seminario minore di Cussanio Fossano
frequentando le scuole medie. Continuò a Varallo Sesia gli studi ginnasiali e a Cereseto quelli liceali.
Fece il noviziato alla Certosa di Pesio, emettendo la professione religiosa il 2 ottobre 1948. Dopo
un anno a Rosignano Monferrato, proseguì gli studi di filosofia e teologia in Casa Madre a Torino,
dove il 29 giugno 1952 fu ordinato sacerdote dal Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino.
Fu subito destinato al Kenya come Headmaster intermediate a Kivote (Embu) e poi insegnante
a Igembe. Dal 1970 al 1975 fu procuratore diocesano a Meru e dal 1976 al 1981 fu Superiore
regionale del Kenya. In seguito riempì diverse funzioni: pastorale a Meru, amministratore a Sagana,
sia per la diocesi, sia per le opere IMC. Nel 1992 fu destinato all’Italia, come economo alla Certosa
di Pesio. Trascorse gli ultimi anni nella comunità di Alpignano dove è deceduto il 20 marzo 2012.
Riposa ora nel cimitero di Alpignano. Aveva 87 anni di età, di cui 63 di professione religiosa e 59
di sacerdozio.
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Sommario
Medjugorje
Risen Christ
LA VITA AVANZA DI RISURREZIONE IN
RISURREZIONE...................................... 2
Buona Pasqua..................................... 4
mons. GIOVANNI CRIPPA
NOMINATO VESCOVO di bahia............... 5
UN FONDATORE DI MEZZA ETÀ................ 6
IL VANGELO COME
REGOLA SUPREMA.................................. 9
Conferenza regionale
Colombia - Equatore.......................... 13
UNA NOTIZIA DI FAMIGLIA CARICA
DI ANNI E DI VITA!!!.............................. 17
Marzo 2012......................................... 18
PROFISSÃO PERPÉTUA E ORDENAÇÃO DIACONAL . ................................................................. 20
Dal CONSIGLIO REGIONALE:
Torino, 12-14 MARZO 2012................... 22
22ª Peregrinação a Fátima
está aí................................................ 24
VI CONFERENZA REGIONALE DELLA
REGIONE ETIOPIA I.M.C......................... 27
novo Centro para o Diálogo
Inter-religioso.................................. 28
Pirané - 63 Años de Vida y
de Misión............................................ 30
GENNAIO - MARZO 2012......................... 32
Festa del Beato Giuseppe Allamano
a Torino e ad Alpignano.................... 35
IL centro per… centrare ................... 37
PARIOSSE SANT HILAIRE CREATRICE
D’AVENIR.............................................. 39
CACEM.................................................. 41
CURSO DE FORMAÇÃO PARA ANIMADORES
CRISTÃOS............................................. 44
UNA VIA CRUCIS SULLE PISTE
DEI GALLA . ......................................... 46
CARISSIMI AMICI DI MARIALABAJA.......... 48
Sommario
À L’ÉCOUTE DU BIENHEUREUX
JOSEPH ALLAMANO................................. 50
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KATHY ELLIOTT, CELEBRATED
30 YEARS OF SERVICE...............................51
CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI
NEGHELLI . .......................................... 52
A comunidade dos Doze..................... 54
MISSIONE A DUE FACCIE –
NZINJE MOZAMBICO............................... 56
da Casa Madre
MISSÃO NA TERRA INDÍGENA:
RAPOSA SERRA DO SOL-RR .................... 58
Mensile dell’Istituto Missioni Consolata
La biografia di P.Tablino................... 60
Redazione: Segretariato Generale per al Missione
Supporto tecnico: Adriano Podestà
Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821
C/C postale 39573001 - Email: [email protected]
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“Are you at peace?” . .......................... 61
necrologio......................................... 64