da Casa Madre 4/2012 - Missionari della Consolata
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da Casa Madre 4/2012 - Missionari della Consolata
da Casa Madre Anno 92 - N.4 - 2012 Istituto Missioni Consolata Perstiterunt in Amore Fraternitatis Volto Santo di Manoppello (PE) Editoriale LA VITA AVANZA DI RISURREZIONE IN RISURREZIONE P. Giuseppe Ronco, IMC È Pasqua; Pasqua del Signore... O tu, che sei veramente tutto in tutti! Di ogni creatura gioia, onore, cibo, delizia; per mezzo tuo sono state fugate le tenebre della morte, la vita è data a tutti, le porte del cielo si sono spalancate. Dio si è fatto uomo e l’uomo è elevato a somiglianza di Dio. O Pasqua divina!... O Pasqua, luce del nuovo splendore... (Ippolito, Omelia VI sulla Pasqua: Inno) 2 La Chiesa è nata dalla Pasqua. In principio, l’evento di Cristo morto e risorto, era il contenuto dell’annuncio, il fondamento della da Casa Madre 4/2012 vera fede, la forma di vita che penetrava l’etica e lo stile del comportamento cristiano. Tutta l’esistenza di coloro che si convertivano a Cristo era impregnata di esperienza pasquale. Essa era lievito e dinamismo capace di trasformare ogni male e ogni morte in vita, lasciando nel cuore la convinzione profonda che tutto ciò che si faceva con amore non poteva cadere nel vuoto. Era l’alba di un’epoca nuova, foriera di un futuro che ormai si dischiudeva all’orizzonte, il sorgere di una luce superiore che illuminava definitivamente le notti tenebrose della storia. Da subito la Pasqua di Gesù fu interpretata come evento salvifico. Grande era la convinzione che “Cristo è morto per i nostri peccati, ed è risorto per la nostra giustificazione” (Rm 4, 25). Il male non era più invincibile e la vittoria di Cristo sulla morte era il seme del superamento di ogni schiavitù e limite umano. «La morte è stata inghiottita nella vittoria» (1 Cor, 15, 54). “Noi siamo infatti il frutto della sua croce e della sua beata passione. Avete ferma fede inoltre che con la sua risurrezione ha innalzato nei secoli il suo vessillo per riunire i suoi santi e i suoi fedeli, sia Giudei che Gentili, nell’unico corpo della sua Chiesa. Egli ha sofferto la sua passione per noi, perché fossimo salvi; e ha sofferto realmente, come realmente ha risuscitato se stesso” (Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani di Smirne). Anche il corpo, e non solo l’anima, era ormai risuscitato nel corpo di Gesù che lasciava la tomba umida e scura, rovesciando la grossa pietra che gli impediva di vedere il sole. Era il periodo dell’esultanza e della gioia dei poveri e degli umiliati che trovavano il giusto cammino della liberazione e la speranza di una giustizia duratura. Dio aveva fatto sua la causa degli abbandonati, mettendosi accanto alla vittima: “voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso, ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte” (Atti2, 23-24). Proclamare la fede pasquale significava avere un compagno di strada sulla via della vita, come era avvenuto ai discepoli di Emmaus: “Il Signore è veramente risorto” (Lc 24, 34). Era risorto veramente, non apparentemente, non probabilmente, non simbolicamente. Karl Barth aveva definito la risurrezione come : “ La tangente di Dio che sfiora il nostro mondo mortale”. Dio che sfiora il mondo, che si fa accanto ad ogni uomo, che cammina con lui. “ Io sono la risurrezione dentro l’esperienza della morte. Io sono Dio che sfiora il mondo mortale. Risurrezione è un’esperienza che interessa prima di tutto il nostro presente e non solo il nostro futuro. A risorgere sono chiamati i vivi, noi, prima che i morti: a svegliarci e rialzarci da tutte le vite spente e immobili, addormentate e inutili; a fare cose che rimangano per sempre: da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo, con lui risuscitati (Efesini 2,5-6). La vita avanza di risurrezione in risurrezione, verso l’uomo nuovo, verso la statura di Cristo, verso la sua misura. “O uomo prendi coscienza della tua dignità regale, Dio in te”(Gregorio di Nissa), che ti trasforma, e fa la vita più salda, amorevole, generosa, sorridente, creativa, libera” (E. Ronchi). Pasqua proclama che Gesù Cristo vive ancora oggi e l’identità cristiana si definisce come incontro attuale con questo evento che ci permette di “vivere da risorti”. La vita cristiana infatti è una Pasqua, un passaggio dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita, dall’ingiustizia alla giustizia . Partecipare alla Pasqua significa prendere posizione per la causa del Regno, lavorare per la costruzione di quel mondo nuovo, che verrà in pienezza solo nell’ultimo giorno, ma che deve crescere quotidianamente nel corso del tempo che ancora ci separa dalla fine. Dall’esperienza di vita nuova in Cristo nasce anche l’impegno missionario dell’annuncio e della condivisione. La missione universale a tutti i popoli nasce dalla Pasqua. Infatti, Gesù invia gli apostoli alle genti e al mondo intero nelle apparizioni dopo la risurrezione. Dall’esperienza gioiosa di adesione al Risorto nasce il servizio gioioso ai fratelli; nasce e si rafforza l’impegno della Missione. Credere nella risurrezione di Cristo è impegnarsi per la risurrezione dell’uomo. Allora avremo le mani colme di doni fraterni per chi soffre sia della fame del corpo che di quella dell’anima. Cristo Risorto, sostienici con il tuo Spirito nel difficile, ma stupendo passaggio: dall´incredulità alla fede; dalla disperazione alla speranza; dalla vendetta al perdono e alla riconciliazione; dalla violenza alla pace; dall´egoismo all´amore fraterno; dalla dispersione all´unione dei cuori dalla chiusura in sé alla comunione delle storie umane, personali e dei popoli! E allora sarà sempre Pasqua, di Cristo, ma anche per ciascuno di noi! Felice Pasqua a tutti! da Casa Madre 4/2012 3 Nessuna distanza e niente nel creato potrà separarci dall’ amore di Dio. Perché tu possa sentire la Sua onnipotente presenza in ogni momento della tua vita Buona Pasqua 4 da Casa Madre 4/2012 auguri a mons. GIOVANNI CRIPPA NOMINATO VESCOVO AUSILIARE DI SÃO SALVADOR DA BAHIA (BRASILE) Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia (Brasile) il Rev.do Padre Giovanni Crippa, I.M.C., finora Docente e Parroco nell’arcidiocesi di Feira de Santana, assegnandogli la sede titolare vescovile di Accia. Il Rev.do P. Giovanni Crippa, I.M.C., è nato il 6 ottobre 1958 a Besana Brianza, nell’arcidiocesi di Milano (Italia). Dopo gli studi medi presso il Seminario di Bevera di Castello Brianza, ha compiuto gli studi di Filosofia presso la FIST – Federazione Interreligiosa per gli Studi Teologici di Torino e quelli di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, nella quale ha poi ottenuto la Licenza e la Laurea in Storia Ecclesiastica. Il 13 settembre 1981 ha emesso i voti religiosi nell’Istituto Missioni Consolata e il 14 settembre 1985 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. In Italia, è stato Animatore missionario e vocazionale a Torino (1987-1993); Professore della Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana a Roma e dell’Istituto di Catechesi Missionaria a Roma e Castelgandolfo (1993-2000). Inviato al Brasile nel 2000, ha svolto il suo ministero nell’arcidiocesi di Feira di Santana, Stato di Bahia, come Vicario parrocchiale e Parroco della parrocchia Santíssima Trindade, Docente di Storia Ecclesiastica della Facoltà arcidiocesana, Direttore Spirituale del Seminario di Filosofia, Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio di Consultori. Inoltre, è stato finora Membro del gruppo di coordinamento del Dipartimento Storico dell’Istituto Missioni Consolata e Consigliere Provinciale in Brasile. L’ordinazione episcopale avrà luogo il 13 maggio alle 9 nella Cattedrale di Feira di Santana –BA. 5 da Casa Madre 4/2012 L’Allamano nell’iconografia UN FONDATORE DI MEZZA ETÀ P. Francesco Pavese IMC testimonianza del p. Giuseppe Caffaratto, il quale, come ex consigliere generale, riferisce, per conoscenza diretta, di una interessante iniziativa: «Siamo nel 1956. Si presentava una questione: quale immagine del Fondatore scegliere tra le diverse esistenti, per avere una certa unità e veridicità? Il Superiore Generale di allora, p. Domenico Fiorina, interpellò il suo amico Rettore Maggiore dei Salesiani, domandando come fossero giunti a quell’immagine di Don Bosco diventata tipica e subito riconoscibile. La risposta fu: abbiamo scelto una fotografia del tempo della sua piena attività, non tanto giovane e neppure tanto vecchio, ed abbiamo sentito il parere degli anziani che l’avevano conosciuto. E nacque quell’immagine tipica. Alla ricerca di un volto ufficiale. Nel nostro Istituto, ad un certo punto, si è fatta strada una domanda: non è possibile avere un quadro, che sia come una sintesi delle fotografie del Fondatore, di modo che in esso si possa identificare la sua vera fisionomia? 6 P. Domenico Fiorina, superiore generale, ha tentato di dare una risposta a questo interrogativo. Al riguardo riporto una bella da Casa Madre 4/2012 P. Fiorina maturò la stessa idea: delle fotografie dell’Allamano di mezza età, nel pieno delle sue attività apostoliche, ritrarre una figura reale, che diventi in certo modo ufficiale. Allora c’erano ancora molti confratelli che avevano conosciuto l’Allamano e che avrebbero potuto collaborare con il pittore. Venne scelto il pittore Pietro Favaro, amico di p. Vittorio Merlo Pich, il quale accettò non solo l’incarico, ma anche di ascoltare i pareri ed i suggerimenti degli anziani. Come fotografia base da cui partire, è stata scelta quella in cui l’Allamano scrive, seduto alla scrivania, nella villa di Rivoli. Tra coloro che diedero suggerimenti durante l’esecuzione del dipinto, oltre a p. Merlo Pich, ci furono mons. Carlo Re e mons. Giuseppe Nepote; i padri Giovanni Ciravegna, Guglielmo Airaldi, Gaudenzio Barlassina, Michele Camisassi, Falda e Cesare Balagna, e diversi altri, come pure molte fra le prime suore. Risultò così un Allamano che, a dire degli interpellati, appariva come era in realtà, sia quando veniva in Casa Madre, come quando lo si incontrava alla Consolata, con la sua espressione serena, composta, che ispirava rispetto e confidenza». Non possiamo affermare che questo dipinto del Favaro abbia sortito del tutto l’effetto desiderato. Di esso sono stati stampati e divulgati quadri, cartoline e immagini, ma non pare che nell’Istituto questa espressione del Fondatore sia diventata ufficiale, come era nell’intenzione del p. Fiorina. Il quadro, olio su tela (cm 38 x 48), è attualmente esposto nella sala del consiglio, nella casa generalizia a Roma, assieme ad uno analogo del Confondatore. Un volto che merita di essere maggiormente valorizzato. Nei primi anni del 2000, sulla rivista “Dalla Consolata al mondo - Giuseppe Allamano”, è stata inserita una rubrica dal titolo “Album”. In essa sono passati tutti i migliori dipinti del Fondatore, con opportune spiegazioni, preceduti dalla fotografia cui i diversi pittori si erano ispirati. Nel N. 3 del 2004, chiudendo la rubrica, è stato pubblicato il quadro del Favaro sotto un titolo interrogativo: “Quale volto è il più fedele”? Non si aspettavano risposte dai lettori, perché la domanda era formulata piuttosto come una specie di provocazione per dire che, in pratica, non ne avevamo nessuno che fosse munito della garanzia di essere “il più fedele”. Invece una risposta è pervenuta. Da Torino, una signora ha scritto a giro di posta: «Il più fedele è questo», indicando appunto il dipinto del Favaro. A questo punto, perché non guardare meglio questo volto del Fondatore, che tanti dei nostri primi confratelli hanno riconosciuto vero, “come era in realtà”? Sono possibili alcuni utili rilievi: anzitutto, è evidente che l’Allamano è ritratto non troppo giovane e neppure troppo anziano. Appare come un uomo di mezza età, con i capelli brizzolati, nel pieno delle sue attività apostoliche. La dipendenza del dipinto dalla fotografia di Rivoli è evidente. Ciò non dispiace, tenuto conto che quella foto è piaciuta fin dall’inizio, tanto che lo stesso Camisassa l’ha portata in Kenya. In una foto di gruppo, infatti, la si vede appesa sulla facciata della scuola che fa da sfondo. Nel dipinto del Favaro, infine, c’è un particolare interessante, che riguarda gli occhi del Fondatore. L’artista, conservando intatta la fisionomia, è riuscito ad aprirglieli, mentre nell’originale erano socchiusi, rivolti verso basso. Questi rilievi, però, sono soltanto esterni. Secondo la testimonianza di p. Caffaratto, nel dipinto i confratelli riuscivano a vedere anche l’espressione serena e composta del Fondatore, che ispirava rispetto e confidenza. Se essi, che hanno personalmente conosciuto il Padre, lo hanno ritrovato autentico in questo dipinto, proprio come quando andava in casa madre o lo incontravano alla Consolata, perché non deve essere possibile anche per noi, oggi, scorgere questi aspetti? Si tratta di sviluppare con la conoscenza che abbiamo di lui, i semplici suggerimenti che il quadro riesce ad offrirci. Un Fondatore che ti guarda negli occhi. C’è un altro quadro del Fondatore, che forse non è piaciuto a chi lo ha commissionato, ma che merita di essere preso in considerazione. Non saprei chi nell’Istituto si è messo d’accordo con il pittore Mario Caffaro Rore (autore anche del dipinto che ritrae il Fondatore che battezza) per eseguire questo quadro, olio su tavola (cm 33 x 40). So solo che l’ho ritrovato io stesso, dimenticato in un cassetto di un armadio, nella casa madre, nascosto sotto vecchi giornali. Mario Caffaro Rore, deceduto da pochi anni, è uno dei migliori pittori di arte sacra del secolo scorso. Nel 1986, ha studiato una fotografia del Fondatore, seduto nel cortile di casa madre, con la papalina nera in testa e lo sguardo rivolto verso destra. Ispirandosi ad essa, vi ha apportato importanti modifiche, mantenendo da Casa Madre 4/2012 7 inalterata l’intensità della fisionomia, anzi ringiovanendola un po’. se uno si muove, il suo sguardo lo segue. Così è facile sentirlo vicino. Conserviamo lo schizzo del pittore, il quale, giocando sulla foto originale, fa ruotare il busto a destra e il volto a sinistra fino ad una posizione frontale, con lo sguardo fisso verso che lo guarda. Ancora un rilievo. Una fotografia a colori di questo dipinto è posta nella casa natale di Castelnuovo, sulla parete in cima alla scala che porta ai piani superiori. Appena uno entra, non può evitare di vedere il Fondatore che lo guarda. Ha subito la piacevole impressione che il Padre gli dia un cordiale “ben venuto” nella sua casa. Non per nulla è stato il p. Giulio Cesare, che aveva un innato senso artistico e una delicatezza di spirito, a scegliere questo quadro proprio per quel posto, in occasione della beatificazione del Fondatore. Dall’insieme si nota che il pittore ha voluto ritrarre soprattutto il volto del Fondatore, che sicuramente trovava interessante, trascurando il resto del busto. Nonostante che questo quadro non sia subito piaciuto, tanto da essere abbandonato in un cassetto, è indubbio che esso ha un buon valore artistico, non certo inferiore a quello dei dipinti del Garrone e del Favaro illustrati nei mesi precedenti. Ma ha una sua caratteristica, che finora non ho trovato in nessuna altra opera: il Fondatore ti guarda negli occhi! L’espressione del volto è davvero paterna. Il suo sguardo ti segue ovunque. Se alzi gli occhi verso il quadro, non puoi evitare di incontrare i suoi che ti fissano. Quasi hai l’impressione che ti veda dentro. Il pittore è stato abile e ha offerto un Padre che ti guarda sereno e sembra addirittura incoraggiarti. 8 Non per nulla le Missionarie della Consolata, appena saputo dell’esistenza di questo dipinto, in certo senso lo hanno adottato. Un copia ingrandita è esposta nella cappella della loro casa generalizia e altre copie sono state donate a tutte le circoscrizioni. Il motivo è che il Fondatore guarda fisso negli occhi e, anche da Casa Madre 4/2012 “L’utopia di Francesco si è fatta... Chiara“ (Raimon Panikkar) IL VANGELO COME REGOLA SUPREMA P. Giuseppe Ronco, IMC L’indiscussa autorevolezza del Vangelo dovrebbe essere accolta da tutti i cristiani come Regola di vita per il nostro tempo. Il Concilio Vaticano II dice infatti che seguire Cristo, come viene proposto nel Vangelo, è la “norma ultima della vita religiosa”, “la regola suprema” di tutti gli istituti (PC 2). Essi “si presentano come una pianta dai molti rami, che affonda le sue radici nel vangelo e produce frutti copiosi in ogni stagione della Chiesa” (VC 5). IL CAPITOLO DELLE STUOIE Per approfondire ulteriormente l’importanza del Vangelo come Regola di vita, può essere illuminante riprendere in esame un momento importante della vita di S. Francesco. Si tratta del Capitolo delle stuoie (cfr. Fioretti XVIII), tenuto ad Assisi nel maggio 1221, nei pressi della Porziuncola. Convocato da Francesco, riunì 5000 frati, tra cui S. Antonio da Padova. Il nome viene dal fatto che in quell’occasione, per mancanza di posti letto, i frati furono costretti a dormire sulle stuoie. Luigi Salvatorelli riferisce che: “Al famoso Capitolo delle stuoie del 1221 si riunirono intorno a frate Francesco, alla Porziuncola, migliaia di frati, tanto sviluppo aveva preso l’Ordine in soli dieci anni. Tutti devoti al Santo, ma non tutti d’accordo con lui come Generale dell’Ordine. Vi era già un buon numero di frati dotti, che avrebbero voluto che Francesco non governasse l’Ordine da solo, ma sentisse il consiglio dei più colti. A confortare le loro richieste citavano l’esempio di Ordini più antichi, ed i precetti di San Benedetto, di Sant’Agostino e di San Bernardo. Frate Francesco rispose con santa veemenza: “Non mi venite a parlare di regole di Sant’Agostino, di San Benedetto, di San Bernardo e di nessun altro; per me l’unica Regola è la forma di vita che Dio, nella sua misericordia, mi ha mostrato e donato. Dio mi disse che voleva che io fossi come un pazzo di nuovo genere per il mondo, e non volle per noi altra scienza che questa pazzia. Dio confonda la vostra scienza e la da Casa Madre 4/2012 9 vostra sapienza””(L. Salvatorelli, La Chiesa e il mondo, 1984). Quell’invettiva, proferita con tono da profeta ispirato, aveva ridotto tutti al silenzio. La grande conclusione del Capitolo fu la “Prima Regola”, che recita testualmente: “La regola di vita dei frati minori è questa, cioè osservare il Santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza propri beni ed in castità” (Regola bollata,1). 10 Francesco non avverte il bisogno di una regola particolare: l’unica regola che sente valida per sé e per tutti, la regola delle regole, è il Vangelo. È questo il punto di riferimento chiaro e insostituibile che egli prende per sé e per i suoi frati. Quando verrà costretto dalle pressioni curiali e da esigenze organizzative a scrivere una regola, farà una scelta di testi evangelici. Iniziando e riassumendo la Regola bollata, Francesco scrive: « La regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo... ». La formulazione più antica che troviamo nel da Casa Madre 4/2012 prologo della Regola non bollata è ancora più suggestiva: « Questa è la vita del Vangelo di Gesù Cristo »: i frati minori vivono il Vangelo come loro regola e, così facendo, diventano il luogo in cui può continuare a vivere la parola evangelica e il luogo dove Gesù Cristo stesso diventa via percorsa, verità visibile, vita vissuta. Per Francesco, l’incarnazione continua nella vita di chi prende il Vangelo come propria regola e lo vive semplicemente e integralmente. “Quelli dunque che non vogliono osservare la Regola, escano dall’Ordine!”. LA REGOLA APPROVATA DAL PAPA Era un giorno di primavera del 1209 quando Francesco d’Assisi si presentò a papa Innocenzo III per chiedergli il «permesso» di vivere il Vangelo come Regola. Sembra certo che, dopo la prima accoglienza ostile, sia da parte del papa che della curia, Francesco preparò un nuovo incontro con Innocenzo III cercando aiuti e sostegno tra i cardinali. Quando Francesco sottopose di nuovo il testo della sua regola al papa, questi si spaventò per la sua severità. L’applicazione integrale del Vangelo sembrava impossibile! Fu il cardinale Giovanni Colonna, benedettino di San Paolo e vescovo di Sabina, a trovare l’argomento capace di convincere il pontefice: «Se ci opporremo alla richiesta di questo povero con un simile pretesto, ciò non equivarrà forse ad affermare che il Vangelo non può essere messo in pratica e a bestemmiare il suo autore, Cristo?». Innocenzo III approvò il testo, ma lo fece usando numerose precauzioni: diede soltanto un’approvazione verbale, non scritta; impose ai frati di ubbidire a Francesco e a questi di promettere obbedienza al papa. “Francesco comprese se stesso interamente alla luce del Vangelo. Questo è il suo fascino. Questa la sua perenne attualità. Tommaso da Celano riferisce che il Poverello “portava sempre nel cuore Gesù. Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava ad invitare tutte le creature alla lode di Gesù” (1 Cel., II, 9, 115: FF, 115). Così il Poverello è diventato un vangelo vivente, capace di attirare a Cristo uomini e donne di ogni tempo, specialmente i giovani, che preferiscono la radicalità alle mezze misure” (Benedetto XVI, Ai rappresentanti della Famiglia Francescana, 18 aprile 2009). Ritornare al Vangelo significa riconosce Gesù Cristo come Signore della storia e della nostra vita. Significa sottomettersi a lui come vero interprete della volontà del Padre. In modo particolare, per noi, significa riconoscere in lui l’apostolo del Padre, inviato in missione sulla terra per la salvezza di tutti. L’imperativo che ne nasce è di imparare da lui cos’è e come si fa la missione, gli atteggiamenti fondamentali da assumere, le finalità da conseguire, la metodologia di lavoro. In questo modo il Vangelo diventa Regola di vita. Oggi più che mai il ritorno al Vangelo è necessario. L’atteggiamento di Cristo decritto in Fil 2, ci invita allo svuotamento di noi stessi e alla kénosi, per assumere la frònesis del Figlio di Dio, che altro non è se non il sentimento di obbedienza filiale verso il Padre, capace di tradursi nel comportamento sapiente dello svuotamento, imitandolo. LA REGOLA DI CHIARA Anche Chiara era convinta che la sua regola altro non era che il Vangelo. “La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, affinché, suddite sempre e soggette ai piedi della stessa santa Chiesa, salde nella fede cattolica, osserviamo in perpetuo la povertà e l’umiltà del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e il santo Vangelo, come abbiamo fermamente promesso” (Regola di S. Chiara, 1247). Con alcune compagne, Chiara, «la piccola pianta del beatissimo padre Francesco», iniziò una vita di penitenza, di preghiera e di povertà. Alla prima regola voluta da Francesco, seguì quella composta nel 1247 dalla stessa Chiara, l’unica donna ad aver scritto un testo legislativo per altre donne. Come badessa, la santa, severa con se stessa, fu per le sue sorelle una madre saggia, comprensiva, amabile, umile. Essa stessa lavava i sedili delle inferme con quel suo nobile spirito, senza evitare la sporcizia né inorridire per il cattivo odore. Quando le sorelle serventi ritornavano da fuori, spesso lavava loro i piedi, e, dopo averli lavati, li baciava. “Quale fu il segreto della santità di Chiara, da Casa Madre 4/2012 11 «ancella di Cristo»? La risposta la troviamo nelle parole di Gesù: «Rimanete in me e io in voi. Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Giovanni, 15, 4-9). Il segreto di Chiara è l’amore. Il sacrificio della sua totale povertà non era altro che una misura sovrabbondante d’amore. Dopo aver venduto l’eredità paterna e distribuito tutto ai poveri, lasciato il mondo, Chiara corre libera e leggera, senza borsa, dietro a Cristo: «Da allora - continua il biografo - iniziò un amore così grande e strinse un patto così forte con la santa povertà, che non volle avere niente altro che Cristo Signore». La sua sola ricchezza era il Signore Gesù. La consacrazione di Chiara resta la risposta di una giovane, che, trovato un tesoro in un campo, vende tutto per impossessarsene. E il tesoro è Cristo, che chiama beati i poveri, gli umili, i miti” (Card. A. Amato). nell’ammonire; nel correggere moderata, temperata nel comando, ammirevole per compassione, discreta nel tacere, assennata nel parlare e accorta in tutto quanto concerne il saggio governo; desiderosa più di servire che di comandare, di onorare le altre, più che di essere onorata. La santa morì l’11 agosto del 1253, nel convento di san Damiano fuori le mura di Assisi, circondata dalle sue figlie spirituali e assistita da fra Leone, fra Angelo e fra Ginepro. Due anni dopo fu canonizzata ad Anagni, da Papa Alessandro IV, che così la elogiava: “In che consiste allora il carisma francescano? Risposta: nel guardare a Cristo con gli occhi di Francesco e di Chiara! Il carisma francescano non si coltiva guardando Francesco o Chiara, ma guardando Cristo con gli occhi di Francesco e di Chiara. Cristo è tutto per loro: è la loro sola sapienza e la loro vita”( R. Cantalamessa,Osserviamo la regola che abbiamo promesso,15 aprile 2009). “Vigilante nel dovere, premurosa nell’adempimento del servizio a lei affidato, cauta nelle esortazioni, caritatevole 12 da Casa Madre 4/2012 La sua vita era per le altre ammaestramento e scuola di sapienza. In questo libro di vita (Cfr. Ap 21,27), tutte le altre appresero la loro regola di vita; in questo specchio di vita, tutte videro riflesso il sentiero della vita. Col corpo, infatti, era pellegrina sulla terra, ma con lo spirito dimorava in cielo; fu vasello di umiltà, arca di castità, poco di carità, dolcezza di bontà, fortezza di pazienza, mediatrice di pace e comunione d’amicizia: mite nelle parole, dolce nell’azione e in tutto amabile e gradita” (Bolla di canonizzazione di S. Chiara vergine). attivitÀ della direzione generale Conferenza regionale Colombia - Equatore “Reavivemos juntos el SI a la Mision” P. Dietrich Pendawazima e P. Salvador Medina, IMC Come circoscrizione missionaria che abbraccia tre paesi diversi, Colombia – Equatore e Perù, collegati dalla frontiera amazzonica bagnata dal fiume Putumayo, la Regione Colombia – Equatore ha celebrato a Bogotà, dal 23 al 27 de febbraio scorso, la XI Conferenza Regionale. Con i Documenti capitolari in testa e in mano le Linee Guida delle Direzioni generale e regionale e un Documento ispirato nel Cammino di Emmaus (Lc 24 ) chiamato Istrumentum Laboris, proposto dalla commissione incaricata nella Assemblea Regionale di settembre 2011, più di cinquanta missionari con diritto a voce e voto, qualche studente di Teologia e alcuni laici missionari della Consolata, accompagnati da P. Dietrich Pendawazima e Salvador Medina, in nome della Direzione Generale, abbiamo vissuto una settimana disseminata di segni spirituali e liturgici, di cibo locale e commensali internazionale, di ricchi analisi teorici e caldi dibattiti pratici, di parziali valutazioni e timidi proiezioni. Conferenza Regionale Dopo due giorni di illuminazione missionaria e spirituale, condotti da Mons. Luis Augusto Castro Q. col tema “Reavivemos juntos el SI a la misiòn”, siamo entrati in pieno nella Conferenza Regionale, guidata dai coordinatori P. Joaquim Pinzòn, Superiore Regionale, Alonso Alvarez, Renzo Marcolongo e Dubel Cifuentes, proposti dal Consiglio Regionali e approvati nella Assemblea. Insieme a loro lavorarono tre segretari (Mwangi Venanzio, Lisandro Rivas e Genaro Ardila), tre commissioni (spiritualità, animazione e logistica), uno incaricato del cronometro e il P. Agostino Baima come fotografo ufficiale. da Casa Madre 4/2012 13 Punto de partenza è stata una breve lettura della realtà socio-politica della Regione fatta da P. Benjamin Martinez studente di Scienze Politiche alla Università di gli Andes e un piccolo studio sul personale IMC nella Regione, fatto da P. Renzo Marcolongo, dove propone quattro considerazioni generiche: La región Colombia-Ecuador tiene una edad media (58) superior a la del Instituto en general (51,19) Los misioneros anciano y enfermos están en las ciudades mientras que los jóvenes están en los lugares de pastoral directa. Esto me parece bueno e interesante. La región tiene 14 misiones (Caquetá, Putumayo, Ecuador, Cauca y María la Baja) que requieren una salud buena y en práctica hay solo un misionero con buena salud en cada misión. Hay 14 misioneros que no tienen una buena salud. ¿Cuáles las implicaciones para ahora y para el futuro? Según el número de respuesta recibidas, parece que en la región hayan cambios con demasiada frecuencia. Esto impide hacer una buena pastoral y tejer buenas relaciones con la gente y con los co-hermanos. ¿Cuáles las causas de estos cambios? Alla fine, prima di chiudere ufficialmente la Conferenza con la celebrazione eucaristica e la Professioni Perpetua del missionario brasiliano Julio Caldeira, è stata approvata una Assemblea deliberativa per dopo Pasqua, col obiettivo di trattare più approfonditamente l’organizzazione e la ristrutturazione regionale. Breve visione Noi, della Direzione Generale, che abbiamo avuto la grazia di partecipare alla Conferenza, identifichiamo alcuni “punti forti” e varie “esigenze” che condividiamo con tutti voi: 14 Punti forti della Regione 1. Un Progetto Regionale di vita e missione, condiviso in termini generali ed affiancato da scelte missionarie: 1) gruppi etnici indigeni e afro-descendenti (opzione etnica – culturale e da Casa Madre 4/2012 sociologica – religiosa); 2) città, vecchie povertà e nuovi poveri (opzione per le periferie); 3) Amazzonia (abitanti, mobilità, territorio, dirti umani e della terra), per l’integrazione dell’ IMC in Colombia – Equatore e Perù per la frontiera; 4) Gioventù per l’Evangelizzazione e la proposta vocazionale; 5) Giustizia, riconciliazione, pace e cura del creato. (Cfr. X Conf. Reg.). 2. Una Direzione Regionale convinta del progetto, disposta a continuare il processo, illuminata e guidata dai segni dei tempi contestualizzati e dal Capitolo Generale. 3. Un gruppo umano multi-culturale e multigenerazionale alla ricerca della interculturalità come paradigma di vita e di missione. 4. La presenza attiva e partecipativa della Famiglia Consolata: IMC, MC, LMC 5. La Formazione di base e continua: Propedeutico, Filosofico, Teologico, Anno de Servizio, Specializzazioni. 6. Un Progetto economico-amministrativo, accompagnato di un Consiglio di Amministrazione e un’equipe di professionisti, cercando l’auto sostenibilità e la condivisione solidaria. 7. La varietà di presenze, di proposte e di sfide missionarie. 8. Il conflitto socio-culturale e anche religioso permanente che sfida la fede, la speranza, l’amore e la fedeltà al carisma. 9. Alcuni destinatari della nostra missione, particolarmente i popoli indigeni e le comunità afro-descendenti, che hanno il coraggio della resistenza per salvaguardare la propria memoria, il diritto alla differenza e l’utopia di una “terra senza mali”. Loro, come veri maestri dei missionari e dell’umanità, arricchiscono il patrimonio carismatico dell’Istituto. Resta a noi, Missionari della Consolata, accogliere ed integrare le loro offerte al nostro patrimonio carismatico spirituale. 10. La ricca esperienza missionaria, portata avanti sui binari dell’Annuncio e della promozione umana, voluti dal Fondatore sin dall’ inizio. Consolidata in sessantacinque anni di cammino in Colombia, Venezuela, Equatore e Perù. Vissuta oggi per più di ottanta missionari colombiani sparsi nella geografia missionaria dell’Istituto. Nuove (vecchie) esigenze 1. Rivedere la composizione delle comunità locali e la loro dislocazione geografica, nello spirito del XII Capitolo Generale No 27. 2. Differenziare la proposta missionaria rispettando e valorizzando ogni popolo con la sua cultura ed aiutando la Chiesa Cattolica a vivere e costruire la unità nella diversità pluralista e non più nella uniformità colonialista. 3. Prendere atto della relazione tra Parola di Dio e Cultura (Cfr. Verbum Domini, No 109), consapevoli che “La Parola divina è capace di penetrare e di esprimersi in culture e lingue differenti, ma la stessa Parola trasfigura i limiti delle singole culture creando comunione tra popoli diversi. La Parola del Signore ci invita ad andare verso una comunione più vasta” (VD 11). 4. Assumere il camino e lo “spirito della continentalità” con vero senso evangelico e cattolico, come ci invita il Capitolo e la Verbum Domini: “Usciamo dalla limitatezza delle nostre esperienze ed entriamo nella realtà, che è veramente universale. Entrando nella comunione con la Parola di Dio, entriamo nella comunione della Chiesa che vive la Parola di Dio. … È uscire dai limiti delle singole culture nella universalità che collega tutti, unisce tutti, ci fa tutti fratelli» (Benedetto XVI, Omelia durante l’Ora Terza all’inizio della I Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (6 ottobre 2008): AAS 100 (2008), 760. Pertanto, annunciare la Parola di Dio chiede sempre a noi stessi per primi un rinnovato esodo, nel lasciare le nostre misure e le nostre im- maginazioni limitate per fare spazio in noi alla presenza di Cristo (No. 116). Costatiamo con gioia gli mpegni assunti col cammino verso la Continentalità, registrati nel Documento finale della Conferenza, approvato dalla maggioranza assoluta: “Asumiendo el camino que se está progresivamente realizando en el Continente americano a nivel socio-político-económico y a nivel eclesial, y acogiendo las propuestas de los últimos Capítulos Generales, las Regiones IMC que estamos presentes y trabajamos en este Continente debemos abrirnos a la dimensión continental, reconociendo que ésta es una dimensión transversal, necesaria para contextualizar y cualificar todos los espacios de nuestra presencia y acción misionera. 15 da Casa Madre 4/2012 16 PROPUESTAS Participar, como Región, en los espacios de lectura de la realidad continental, toma de decisiones, definición de criterios comunes de acción misionera, intercambio de experiencias, reflexiones y el personal. Apoyar las actividades propuestas por el Organismo de coordinación continental, para pensar, discernir, programar y valorar en conjunto sobre todo lo que concierne a la Misión en el Continente y el acompañamiento de los misioneros, respetando la autonomía de cada Región (Cfr. XII Cap. Gen. No. 97). 5. Fare della formazione, specialmente a livello di teologia ed specializzazione, luogo di riflessione, spiritualità, attualizzazione e illuminazione su la missione oggi. Socializzare le ricerche con i missionari. 6. Continuare nel processo di reinvenzione della AMV con enfasi nella Pastorale Giovanile, la proposta e l’accompagnamento vocazionale specifico. 7. Continuare cercando l’integrazione della Giustizia, pace, riconciliazione e cura del creato con ogni azione e presenza missionaria, senza trascurare presenze e azione specifiche. 8. Appoggiare decisamente il nuovo Vicariato di Puerto Leguizamo – Solano con personale e risorse per rispondere alle sfide e necessità. 9. Continuare ed ampliare gli spazi di celebrazione, formazione, riflessione a azione missionaria congiunta fra I MC, MC, LMC. 10. Integrare a la nostra comprensione e pratica missionaria ad gentes la proposta di Mons. Luis Augusto Castro Q. imc “sull’Azione di Cristo e dello Spirito fuori della Chiesa”, durante il Ritiro in preparazione alla Conferenza Regionale: “Si dejáramos de escribir tanto sobre la acción de Dios en la Iglesia, en nuestras organizaciones, en nuestras comunidades, en nuestros santos y tratáramos de reflexionar más sobre la acción de Dios hacia fuera, qué enorme favor le haríamos a la evangelización, a la paz mundial, al ecumenismo, a la fraternidad, a la subjetividad del ser humano, a la salvaguarda de la creación, al clima mundial de tolerancia, al respeto por étnias, culturas, pueb- da Casa Madre 4/2012 los y tradiciones religiosas diferentes y, claro está, a la teología, a la Iglesia toda y a la misión continental en su propósito de llegar a aquellos que le dieron la espalda a Cristo o nunca lo reconocieron como Dios y Señor”. 11. Socializzare la ricca riflessione sulla “Pedagogia Allamaniana”, applicata alla educazione formale, ed ampliarla al campo de la pedagogia missionaria ad gentes. 12. Continuare nella ricerca della auto-sostenibilità economica, promuovendo la sussidiarietà e la distribuzione equanime delle risorse, privilegiando le comunità missionarie più poveri e bisognose, cercando di passare da una logica di carità ad una prospettiva di giustizia, senza trascurare la condivisione con tutto l’Istituto ed altri lavoratori del Regno di Dio. Conclusione Un grazie sentito al Dio della Missione, a tutti i missionari che ci hanno aperto le porte delle case, dei cuori e della Regione. Ringraziamo anche a chi ci ha accompagnato in qualche mommento della Conferenza: le Suore Missionarie della Consolata nella persona di Sor Judith Kikoti, Superiora regionale, Mons. Francisco Javier Munera imc, di San Vicente- Puerto Leguizamo, e Mons. Juan Vicente Cordoba s.j., della Diocesi di Fontibòn, dove vive la Comunità della Casa Regionale, la Parrocchia e il Centro di “Missione e culture Giuseppe Allamano”. UNA NOTIZIA DI FAMIGLIA CARICA DI ANNI E DI VITA!!! P. Stefano Camerlengo, IMC “ Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”. Salmo 116 ) ( Desidero, cari missionari ed amici, invitarvi a partecipare al Te Deum di ringraziamento per il dono della vocazione e del sacerdozio al nostro padre Giuseppe Caffaratto. Infatti, il giorno 13 marzo il padre Giuseppe Caffaratto, il missionario più anziano dell’Istituto, festeggia i suoi 75 anni di ordinazione sacerdotale. Se ogni giubileo è una tappa significativa nella vita di un missionario, tempo di gioia e di rendimento di grazie, ancora di più è importante questo avvenimento nella vita del nostro confratello ed anche della nostra famiglia missionaria visto il carico di anni e di vita che accompagnano il padre Giuseppe. Siamo riconoscenti a Dio e anche agli uomini per quanto ha fatto nella vita del nostro missionario e preghiamo affinché la sua presenza sia semenza di altre vocazioni missionarie per la nostra famiglia. Maria Consolata che ha conformato la sua volontà a quella di Dio, che ha generato Cristo donandolo al mondo, che ha seguito il Figlio fino ai piedi della croce nel supremo atto di amore, ci accompagni ogni giorno della nostra vita e del nostro ministero. Grazie all’affetto di questa Madre tenera e forte, grazie alla vicinanza e al sostegno del Padre Fondatore potremo essere gioiosamente fedeli alla volontà del Padre e amare l’umanità sino alla fine! O Dio fonte di ogni bene, principio del nostro essere e del nostro agire, ricevi il nostro umile ringraziamento per i tuoi benefici, e fa’ che al dono della tua benedizione corrisponda l’impegno generoso della nostra vita a servizio della tua gloria. Padre Stefano Camerlengo, Padre Generale Roma 03. 03. 2012 17 da Casa Madre 4/2012 casa generalizia Marzo 2012 P. Vedastus Kwajaba, IMC Domenica 26 febbraio 2012 si è corsa la 38a edizione della Mezza Maratona Roma-Ostia. I partecipanti erano 13.000, tra cui il nostro P. Patrick Gomes da Silva, che ha ottenuto i certificati di riconoscimento, essendo arrivato al traguardo. La gara è stata vinta dal kenyano Philemon Kimeli Limo in 59’32’’, seguito dall’etiope Leche Shumi Dechasa (59’51’’). La mezza maratona Roma Ostia oggi è una delle gare più longeve e importanti della nostra penisola. La distanza è quella classica della mezza maratona (Km 21,097) ed il percorso, molto veloce, l’ha resa una gara amata dai podisti che qui percorrono la via che porta dalla capitale al mare. Con il ritorno di tutta la Direzione Generale, la comunità è nuovamente al completo. 01 Marzo: La comunità si rimessa davanti alla parola di Dio con la lectio divina guidata dalla Prof. Scaiola Donatella, professoressa all’università Urbaniana. Il testo è tratto dalla prima lettura della domenica seguente (Gen 22, 1-18) e dopo un ampio commento esegetico continua con lo scambio di riflessioni dei partecipanti. 18 02 Marzo: P. Rinaldo Cogliati Economo generale e P.Rovelli Antonio si recano a Torino da Casa Madre 4/2012 per incontri in Casa Madre riguardanti i loro uffici. 03 Marzo: Di mattina abbiamo la riunione del Consiglio della casa per trattare vari aspetti legati alla vita comunitaria e alla gestione del servizio di cucina con la ditta Pellegrini. 06 Marzo: P. Stefano Camerlengo è tornato dall’ospedale, dopo un intervento alla gamba per l’esportazione della vena saffena. Ora sta bene e riprende normalmente il lavoro. 07 Marzo: La Direzione Generale inizia le riunioni di marzo del Consiglio Generale. Li ricordiamo nelle preghiere. 11 Marzo: Salutiamo P. Kimanzi Anthony che parte per la missione in Congo, dopo tre mesi di soggiorno in Casa Generalizia per un corso di lingua italiana. 13 Marzo: Incontro comunitario nel quale l’economo della casa, Fr. Mario Bernardi presenta il bilancio dell’anno 2011. La comunità è messa alla corrente del movimento di entrate e uscite e portata a riflettere sulle maggiori spese della casa, come pure sulle entrate che, nello spirito della casa comune, contribuiscono a coprire in parte le necessità della comunità. Nello stesso incontro è comunicato ufficialmente che il contratto con la ditta Pellegrini è terminato e che dal 1 luglio la comunità assume in proprio il servizio della cucina. il nostro Fondatore e il Santo Padre Benedetto XVI. Alla sera, P. Ronco presiede i Vespri solenni. 29 marzo: Ospitiamo per una settimana un gruppo di diciannove laici IMC del Portogallo, accompagnato da P. Mauricio Guevana, venuti a Roma per vivere delle giornate intense di spiritualità. 31 Marzo: Gita comunitaria per la comunità della casa generalizia. L’itinerario segue le orme del cammino di S. Francesco nell’alta valle di Rieti. Prevede una sosta alle cascate della Marmora, la visita al Santuario francescano di Greccio, dove Francesco realizzò il primo presepe (1223), e Fonte Colombo, chiamato Sinai francescano, dove Francesco scrisse la Regola Bollata e subì l’operazione di cauterizzazione agli occhi, che ormai non vedevano quasi più. Bello il clima di serenità tra di noi e la fraternità dei pellegrini. 14 Marzo: Seconda lectio divina di quaresima, sempre guidata dalla dalla professoressa Scaiola Donatella. 19 marzo: La comunità festeggia l’onomastico di P. Giuseppe Ronco come pure il 28° l’anniversario di ordinazione sacerdotale di P. Stefano Camerlengo. Al pranzo non mancano i tradizionali “bignè di san Giuseppe”, molto conosciuti a Roma. E’ anche la giornata dedicata alla festa dei papà, nella quale ricordiamo anche 19 da Casa Madre 4/2012 vita nelle circoscrizioni PROFISSÃO PERPÉTUA E ORDENAÇÃO DIACONAL Colombia P. Julio César Caldeira Ferreira, IMC 20 Minha Profissão Perpétua a Deus pelos votos de castidade, obediência e pobreza segundo o carisma dos Missionários da Consolata, realizado no dia 27 de janeiro, na paróquia N. Sra. de las Misiones, em Bogotá – Colombia, na celebração de conclusão da Conferencia Regional Colombia-Equador, presidida pelo vice-superior geral, Pe. Dietrich Pendawazima, e que contou com a participação da “família Consolata” (missionários, missionários e leigos/ da Casa Madre 4/2012 as missionários da Consolata) e de dezenas de fiéis e amigos/as. A liturgia foi animada pelo Seminário Teológico IMC de Bogotá (CAFTI). Na homilia o Pe. Penda recordou que “o compromisso missionários por toda a vida torna presente e visível o projeto que Jesus Cristo veio anunciar y nos ensinando a passar muitas vezes ‘à outra margem’”. Agradeço a Deus por que depois de dez anos com os missionários da Consolata fui conhecendo e amando esta Outro momento foi minha Ordenação Diaconal para o serviço ao povo de Deus realizada no dia 11 de fevereiro, na comunidade indígena kichwa chamada Silvayaku, no município de Putumayo, província de Sucumbíos – Equador (no “Santuario ecológico da Amazonia”, como expressou o superior regional Pe. Joaquín Pinzón). A celebração foi presidida por Dom Ángel Políbio Sánchez Loaiza, Delegado Pontifício para Sucumbíos, e participaram cerca de 350 pessoas: onze missionários da Consolata (dez sacerdotes e um jovem missionário), todos os sacerdotes diocesanos encardinados e diáconos permanentes, cinco sacerdotes colaboradores, um leigo missionário da Consolata, as irmãs lauritas, marianitas, teresianas, carmelitas do Sagrado Coração e as da Providencia, o irmão coraçonista, e varias comunidades indígenas e campesinas do município de Putumayo, bem como representantes das comunidades e das equipes missionárias dos outros municípios e de todas as pastorais do Vicariato de Sucumbíos: das unidades pastorais indígena, urbana, afro e campesina das diferentes zonas e setores, os seminaristas diocesanos, a Rádio Sucumbíos, a Pastoral Social e os movimentos Juan XXIII e Renovação Carismática Católica da Igreja de Sucumbíos. Também participaram várias crianças da Infância Missionária e jovens do Grupo Juvenil Indígena, algumas organizações populares presentes em Sucumbíos e minhas conterrâneas Alenyr (que me apresentou à Consolata e foi minha madrinha de ordenação), Leda e Isabel Vizeu. No transcurso da celebração, que contou com significativa participação dos/as fiéis e do grupo de música cantando em espanhol e kichwa, muitas vezes no meu coração ecoava (e expressei no final) que “devemos estar alegres na esperança que vem de Deus para que juntos cheguemos Colombia “família” entre altos e baixos, dificuldades e muitas alegrias. Só posso dizer como disse a Virgem Maria: “Eis aqui o servidor do Senhor, faça-se em mim segundo a sua Palavra” (cf. Lc 1,38). à paz e reconciliação em Sucumbíos e no mundo”. Na homilia Dom Ángel recordou que “a grandeza da vida cristã consiste em amar como ama Deus. Um amor que se manifesta no dom total de si mesmo, como Júlio César há feito no serviço às comunidades desta região do nosso Vicariato”. Sem dúvida, esta celebração foi um sinal muito forte de esperança neste novo momento do Vicariato com o anúncio oficial feito por Dom Ángel Políbio, no final da celebração, de que o santo Padre Bento XVI nomeou como novo Administrador Apostólico com sede plena para o Vicariato de San Miguel de Sucumbíos a Dom Paolo Mietto, josefino e bispo emérito de Tena – Equador. (cortar frase seguinte) Sinto muita alegria de viver este momento no meio do povo que me acolheu neste ano de 20112012, sempre “alegre na esperança” (cf. Rm 12,12). 21 da Casa Madre 4/2012 Dal CONSIGLIO REGIONALE: Torino, 12-14 MARZO 2012 P. Sandro Carminati, IMC Passando a informare circa i lavori del Consiglio Regionale: dopo aver partecipato alla celebrazione eucaristica del 75° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di p.Caffaratto ad Alpignano la mattina del giorno 13, il Consiglio al completo si è incontrato per i lavori ordinari. a- Con l’apertura della nuova struttura per i Missionari anziani e ammalati ad Alpignano, avvenuta il giorno 13 febbraio scorso, si è ampliata la comunità della Procura in via Arnò con l’arrivo dei padri Milone Bartolomeo, Lumetti Romolo, Garrone Carlo e Benoni Attilio nominato superiore ed economo della stessa. Il p. Fattor Claudio è stato nominato Superiore della comunità della nuova struttura. b- I Diaconi Demaria Piero e Mwaniki Joseph Ritho, ammessi dal Consiglio al Sacramento del Presbiterato, stanno aspettando la conferma della Direzione Generale. Da parte nostra, oltre a ringraziare Dio per il dono del loro sacerdozio a servizio alla chiesa missionaria, li affidiamo alla materna protezione di Maria Consolata e al Padre Fondatore. c- Vi sono alcuni giovani che stanno chiedendo di essere seguiti in un itinerario vocazionale. Il Consiglio ha affidato al p. Ermanno Savarino, della comunità di Nervesa/Vittorio Veneto, il delicato compito di seguirli e di preparare per loro un cammino vocazionale. Italia CONFERENZA REGIONALE. a- Si prendono in considerazioni i molteplici suggerimenti giunti dalle varie comunità e Missionari, frutto di riflessione sulle schede in preparazione alla III Conferenza regionale; ci si accorda sulle modalità dei contenuti da dare al prossimo Instrumentum laboris, si completa la lista dei partecipanti di diritto ed eletti e si indice ufficialmente la III Conferenza regionale (vedi sopra). 22 da Casa Madre 4/2012 b- Circa la partecipazione alle conferenze delle Circoscrizioni d’Europa, il P. Sandro Carminati parteciperà alla Conferenza della Spagna, 1014 Aprile, dove si incontrerà con il p. Ugo Pozzoli e i regionali di Spagna e Portogallo; il P. Carlo Biella rappresenterà la RI alla conferenza del Portogallo, 21-25 maggio, approfittando dell’occasione per incontrarsi pure con il nostro seminarista Tesha Antipas che presta il suo anno di servizio in Portogallo. ECONOMIA. a- P. Aldo Zanni, economo regionale, ci presenta il bilancio consuntivo 2011 e preventivo 2012 della regione per l’approvazione. Ringraziamo la Provvidenza divina che continua ad assisterci, nonostante la crisi economica; viene sottolineato ancora una volta la preoccupazione per la situazione finanziaria di alcune case, gli annunciati aumenti del costo della vita da parte del Governo, le spese di manutenzione delle nostre strutture e la necessità di fare nostro, con più decisione e sensibilità, uno stile di vita più sobrio, più solidale e di testimonianza verso chi fatica veramente in campo economico. b- Viene dato mandato all’Economo regionale di continuare i lavori di manutenzione e di studio per la ristrutturazione di Casa Madre, Ufficio della Consolata, Castelnuovo, Bedizzole accompagnare il processo più da vicino in vista di possibili sviluppi o scelte. COOPERAZIONE MISSIONARIA. c- Si ricorda che quest’anno si celebrano i 70 anni di presenza imc in Martina Franca; volendo far diventare l’avvenimento un momento forte di animazione cittadina, si incarica il p. Godfrey, responsabile regionale dell’AMV, di coordinare, con la comunità di Martina, la possibile programmazione da realizzarsi il prossimo autunno. Continuando e completando il discorso tra la DG e la RI sulla gestione tema della Cooperazione missionaria, la Regione ritorna a farsi carico “in toto” dell’ufficio di cooperazione, sede di Torino e sede distaccata di Roma. Il p. Rovelli Antonio continuerà ad esserne il responsabile e l’animatore con la collaborazione di Chiara Giovetti e di Marco Simonelli. Alla consulta del 2014 verrà fatta una valutazione più approfondita dell’attività e delle modalità di gestione. AMV e attività estive 2012. a- Oltre alla partecipazione all’incontro promosso e organizzato con la nostra collaborazione alla “Missio Giovani” che si svolgerà a Frascati a fine Aprile, sono previste: * Un campo in Kenya di 10 giovani da Vittorio Veneto, accompagnati da p.Ermanno. * Un campo in Tanzania di 10 giovani da Torino, accompagnati da p.Nicholas. * Un campo in Tanzania di 7 giovani da Bevera, accompagnati da p.Gianni. Italia tenendo presenti anche le richieste puntuali che ci sono state fatte pervenire da Enti interessati. ESERCIZI SPIRITUALI in Certosa Pesio e Bedizzole. Anche quest’anno sono stati organizzati i giorni di Esercizi Spirituali in Certosa di Pesio dal 4-9 giugno; l’animatore sarà don Paolo Ripa di Meana, Vicario diocesano, Torino, per la Vita Consacrata. Ricordo pure che la usuale programmazione del secondo turno di Esercizi Spirituali sarà realizzato a Bedizzole dal 3-8 settembre. Penso non sia superfluo invitare tutti a prendere attenta nota di queste date per essere presenti in una o l’altro corso e compiere con un appuntamento annuale dovuto. Grazie. * Campo regionale a Platì per giovani dal 5 al 12 Agosto. * Discernimento vocazionale in Certosa dal 20 al 22 Luglio. * Deserto Giovani in Certosa dal 21 25 Agosto. b- A Nervesa si è realizzato ultimamente un incontro per valutare l’esperienza MILAICO con l’inserimento della famiglia Colombo nella casa di Nervesa e per vedere prospettive per il futuro. L’insieme è stato valutato positivamente da tutti al di là delle normali difficoltà di gestione e di convivenza. Purtroppo in questo momento non si è ancora presentata una nuova famiglia disponibile a sostituire l’attuale e continuare l’esperienza, anche perché il momento economico che viviamo non facilita certe scelte di vita. P. Gianni Treglia, referente regionale per i Laici, continuerà ad 23 da Casa Madre 4/2012 22ª Peregrinação a Fátima está aí P. António Fernandes, IMC Queridos amigos e peregrinos Provenientes dos mais variados pontos do país, as estradas enchem-se de pessoas a viajar e as nossas viagens são, muitas vezes, sintoma de uma busca ou de um encontro. São viagens carregadas de expectativas. As peregrinações podem exprimir uma fé profunda, mas também dão espaço aos inseguros, àqueles que viajam esperando encontrar alguma coisa no caminho ou na meta. Temos de caminhar com as pessoas, como Jesus fez com os discípulos até Emaús, mesmo que, por vezes, como aconteceu com esses discípulos, essas pessoas nos pareçam seguir na direcção errada. Onde é que nos leva esta nossa caminhada/peregrinação? Encontraremos o que procuramos? Ou andamos apenas às voltas, em corrupio? Tenho a certeza de que todos nós sabemos porque iniciámos sta peregrinação e sabemos o que vamos encontrar. Portogallo Queremos: • Com o Beato Allamano continuar a descobrir o Amor de Deus, através da vida de Jesus. Sentar-nos para escutar a sua Palavra, seguir os seus passos, aprender com Ele a ir ao encontro dos mais pobres e necessitados. Somos discípulos. Necessitamos de nos aproximar quotidianamente da pessoa de Jesus. Precisamos de missionários que sejam discípulos de Jesus e que tenham uma fé e um amor por Ele que transpire pelos poros. 24 da Casa Madre 4/2012 • Com Maria, descobrir a beleza do encontro com Jesus, verdadeira consolação. Partir para comunicar a fé que temos no nosso coração e chegar aos corações de todas as pessoas. Descobrindo em Jesus a verdadeira Consolação, queremos ser seus portadores. • Como Família da Consolata, chamados e convocados pelo Beato José Allamano, continuar a trilhar os caminhos da missão, anunciando e proclamando a Palavra com a nossa vida, testemunhando em fraternidade o mistério de Deus. “Ser testemunha não consiste em empenhar-se em propagandas nem sequer em agitar as pessoas, mas em ser um mistério vivo. Significa viver de tal forma que a vida não teria sentido se Deus não existisse” (Cardeal Suhard). • Viver com alegria e esperança a nossa missão, em tempos difíceis. Somos discípulos do Senhor, deixemo-nos guiar por Ele. Animados pelo Seu Espírito não tenhamos medo, no meio das adversidades, de proclamar, anunciar e convocar mais operários para a messe do Senhor. Iniciamos esta peregrinação individualmente mas, como família reunida, continuemos animados pelo espírito do nosso Fundador, o Beato José Allamano, a proclamar com alegria e esperança a vida que brota do encontro com Cristo através de Maria. Façamos desta peregrinação um verdadeiro encontro. E que os nossos corações possam exprimir a missão que nos une e fortalece. Portogallo JOVENS DERAM BRILHO ESPECIAL À PEREGRINAÇÃO DA CONSOLATA P. Albino Brás, IMC Os cerca de 8 mil peregrinos que participaram no passado sábado, 18 de fevereiro, na 22ª Peregrinação da Família Missionária da Consolata, em honra do beato Allamano, a Fátima, vieram dos quatro cantos do pais, especialmente das zonas onde os/as Missionários/as da Consolata têm comunidades: Águas Santas, Cacém, Fátima, Lisboa, Palmeira, Zambujal. Também o estrangeiro nos brindou este ano com um colorido especial: da Polónia veio o Pe Silvanus fazendo-se acompanhar de um grupo de 4 jovens, que puderam participar no dia da PFMC; mais 5 que vieram já no final do dia, todos com muita vontade de conhecer o Santuário tão querido ao Papa polaco, o Beato João Paulo II. Foi uma visita que encheu de entusiasmo especialmente os jovens que já os conheciam do encontro internacional do JMC (Toledo), inserido na Jornada Mundial da Juventude - Madrid 2011. O grupo Figomaduro, composto por uma mãe e seus 4 filhos e que já cantaram para o Papa beato João Paulo II e Papa Bento XVI, ambos em sendas visitas a Portugal, com as suas vozes angelicais cantaram e encantaram os peregrinos, tanto no momento da concentração e acolhimento, como na Eucaristia de encerramento da 22ª PFMC. Com o tema «Todos evangelizados, todos evangelizadores», esta peregrinação foi uma festa da Missão, sob a convocatória do Beato Allamano. Como sempre a presença e participação do jovens foi fundamental para dar aquele colorido e criatividade especial, sem o qual este tipo de eventos não teria a mesma graça! Parabéns a todos eles. da Casa Madre 4/2012 25 Os artigos religiosos à disposição dos peregrinos, nas mesas, estavam nessa linha missionária! Um dos pontos altos da Peregrinação costuma ser o momento evocativo que, concluindo a Via Sacra, acontece no Calvário Húngaro. Uma vez mais os jovens primaram ela criatividade pela beleza, ajudando o povo a rezar e, sobretudo, a reflectir sobre o tema deste ano: “Todos evangelizados, todos evangelizadores” Com uma dramatização que primou pela palavra, pela música, pela cor e pelo movimento os jovens ajudaram o povo a reflectir a missão e os desafios que nos apresenta. Que seria da Peregrinação da Família Consolata sem a alegria contagiante dos jovens que nela participam! Nesta foto, apenas um pequeno grupo dos que nela participaram. A multidão de peregrinos encheu a Igreja da Santíssima Trindade, no Santuário de Fátima, para a Missa de encerramento da peregrinação. Portogallo O coro que animou a Eucaristia final estava formado maioritariamente por Leigos 26 da Casa Madre 4/2012 Missionários da Consolata (LMC) do sul, mas com boa colaboração de elementos de outros grupos da Consolata. Como sempre, deram conta do recado, com cânticos que cantaram a missão. A missa foi presidida pelo Pe. António Fernandes e concelebrada pelos Missionários da Consolata a trabalhar em Portugal. Visita especial foi a do Pe. Hugo Pozzoli, italiano, conselheiro geral do Instituto. Fr. Vincenzo Clerici, IMC Si e’ svolta dal 20 febbraio al 24 febbraio 2012 la sesta Conferenza Regionale della Regione Etiopia. La Casa Regionale di Addis Abeba, forte della nuova estensione di 10 stanze al 3° piano, ha potuto accogliere tutti i partecipanti. Anche la cucina, ove non si e’ avvezzi ad avere cosi numerosi ospiti per diversi giorni, si e’ valsa della valida collaborazione dei P. Sandro Delanora e Denys Revello, che ha trovato nelle pentole un diversivo allo studio impegnativo dell’Amarico e della lingua Oromo. Presenti tutti i 21 membri della Regione. Hanno partecipato inoltre, dalla Direzione Generale, padre Dietrich Pendawazima, Vice Superiore Generale, e padre Marco Marini, Consigliere Generale, che ci hanno aggiornato sul programma della DG. Ci ha assistiti come “facilitatore” padre Groum Tesfaye, Gesuita di Addis Abeba, il quale ci ha guidato nella prima giornata, dedicata alla preghiera e meditazione, e richiamato a ciò che deve essere alla base della nostra vita di Consacrati e Missionari, a servizio della Missione di Cristo (e non nostra). Abbiamo anche dato il benvenuto a padre Francesco Ponsi, appena giunto in Etiopia . Il materiale della Conferenza ‘ Instrumentum Laboris’ era stato preparato nei due precedenti raduni comunitari di Dicembre e Gennaio. Etiopia VI CONFERENZA REGIONALE DELLA REGIONE ETIOPIA I.M.C. Le discussioni si sono svolte in una atmosfera molto aperta e condivisa, sia in assemblea che nei vari gruppi in cui ci dividevamo per discutere i vari aspetti che toccano la nostra vita : la nostra Identità come Missionari della Consolata, la nostra spiritualità, la Missione, la Formazione e 1’Economia. Sono state giornate di serena condivisione, che hanno contribuito a rendere tutti più consapevoli di quanto succede nella nostra Regione Etiopia . Sia a livello ‘locale’: quanto ogni Confratello fa e quali problemi affronta nelle diverse situazioni missionarie; sia a livello di ‘Regione’, cioè quali sono i problemi più generali: personale , finanze etc. L’ Eucaristia comunitaria, celebrata alla fine di ogni giornata ed a cui partecipavano anche i 5 studenti del Seminario filosofico, ci ha aiutato a dare significato e sostenere il nostro lavoro. 27 da Casa Madre 4/2012 novo Centro para o Diálogo Inter-religioso P. Alvaro Pacheco, IMC A bênção do terreno onde será construído o novo centro de espiritualidade para o diálogo inter-religioso teve lugar no passado dia 5 de Março, na localidade de Yusong-Gu, situada na cidade de Taejon (a 100km a sul da capital Seul). Corea Uma das actividades que identificam e caracterizam a presença dos Missionários da Consolata neste país do Extremo Oriente é o diálogo inter-religioso. Desde o início da nossa presença na Coreia, mais precisamente em Janeiro de 1988, o diálogo foi considerado um dos “areópagos” desta missão. A esta actividade juntam-se a animação missionária e vocacional e o apostolado entre os mais pobres como âmbitos da missão IMC na Coreia. 28 Após vários anos de preparação, foi inaugurado em 1999 o “Centro de Consolação” em Okkiltong, na periferia da cidade de Bucheon (pertencente à nossa diocese de Incheon), dedicado à espiritualidade para o diálogo inter-religioso. Dado que na Coreia o diálogo inter-religioso é feito a nível das “cúpulas”, nós queríamos precisamente criar um centro que formasse católicos da base sobre o tema do diálogo e, ao mesmo, que se promovessem da Casa Madre 4/2012 actividades de encontro e partilha a nível dos fiéis de várias religiões. Embora estejamos na Ásia, continente onde nasceram as grandes religiões, o diálogo inter-religioso não tem sido fácil de promover e de pôr em prática. De facto, a Coreia tem já certos tipos de experiências, mas quase todas elas são feitas a nível do topo (líderes de várias religiões), mas quase sempre a um nível muito teórico, sem grandes resultados e com poucas ou inexistentes consequências na vida e prática dos fiéis das mesmas religiões. Tentamos, por isso, fazer parte de um grupo de jovens oriundos de várias religiões, o qual “sobreviveu” durante alguns anos, mas acabou por se dissolver, sem deixar qualquer rasto. Ao mesmo tempo, demos formação sobre o diálogo a um grupo de leigos ligados à Consolata, começando pelo conhecimento das outras religiões e pelo aprofundar do conhecimento da nossa própria, pois não pode haver diálogo sem primeiro estarmos seguros do que significa ser católico. Porém, um projecto urbanístico do governo obrigou-nos a fechar o centro de Okkiltong. Surgiu então o dilema relativo ao novo centro: onde e como construi-lo. Decidimos por entrar na diocese de Taejon e, com o dinheiro Na cerimónia da bênção do terreno estavam presentes algumas “imwondul” (membros do conselho directive dos nossos benfeitores), alguns membros do “grupo Allamano” (grupo de leigos que colaboraram com o antigo centro de diálogo, recebendo também formação sobre o tema) e os responsáveis da empresa que construirá o centro, Kim José (pai) e Kim Mateus (filho), empresa que tinha já construído as nossas casas de Yokkok e de Okkil-tong. O Corea da indemnização, começamos por comprar um terreno na zona de Yusong-Gu, nos arredores de Taejon. Existem vários templos budistas na zona e o nosso padre Diego (que se mudou para Taejon com o padre Gianpaolo Lamberto, para seguirem as obras de construção) já encontrou o sacerdote responsável pela área do Diálogo inter-religioso da diocese, o qual ficou muito contente por ter quem possa colaborar com ele. Convém recordar que o padre Diego é membro da comissão Episcopal para o diálogo inter-religioso, continuando por isso a participar de encontros em Seúl e noutras localidades. As obras de construção do novo centro têm a sua conclusão prevista para o início do mês de Novembro. novo centro acolherá também actividades do âmbito da animação missionária, bem como o futuro seminário. Dada a distância do seminário diocesano de Incheon em relação à nossa casa central de Yokkok,, optamos por incluir a formação neste novo centro, com estruturas próprias. Isto é, quando viermos a ter novamente seminaristas, porque de momento nem sequer temos jovens interessados na vocação missionária. Esperamos que este novo “início” nos permita podermos partilhar ainda mais o dom da nossa fé e da nossa esperança cristã com outras religiões. 29 da Casa Madre 4/2012 Pirané - 63 Años de Vida y de Misión P. Luis Inverardi, IMC Comencé a trabajar en Pirané con el padre Luis Manco, párroco, y el padre Antonio Merigo, encargado de las numerosas colonias que pertenecen a la parroquia Santa Rosa de Lima. Al comienzo no ha sido fácil, no conocía el lugar ni a las personas, y además mi corazón seguía volando y soñando en Pozo del Tigre. Pero poco a poco fui superando las distintas dificultades pastorales, desarrollando un nuevo espíritu fraterno y comunitario por el bien nuestro y de los feligreses. Argentina A veces, cundo se comienza un nuevo trabajo pastoral con padres a los cuales no se conoce sus talentos ni estilo de obrar ocurre que frente a las dificultades pastorales o personales, cada uno decide seguir su propio camino creando una profunda separación entre sí. Afortunadamente, esto no ocurrió entre nosotros. Aprendimos a conocernos, y fuimos descubriendo los dones de cada uno ayudándonos mutuamente a crecer, ofreciendo a la comunidad un signo de autentica fraternidad y comunión. Ha sido una hermosa experiencia de vida comunitaria que me ayudo a crecer en el conocimiento de Cristo y en la convicción de que la misión es positiva, eficaz y transformadora sólo cuando es vivida en la comunión. Ahora que estamos casi listos para entregar la parroquia a la diócesis a finales de este año, doy gracias a Dios por esta hermosa oportunidad de haber trabajado un tiempo en Pirané con padre Luis Manco y Antonio Merigo, por conocer un poco la realidad piranense y compartir el trabajo pastoral con muchas personas generosa y comprometida por el bien de la Iglesia local y misionera. Por todo esto valía la pena dejar Tigre para comenzar una nueva aventura en Pirané. 30 da Casa Madre 4/2012 Llegué aquí, como dije antes, con el corazón afligido y quebrantado. Y me voy contento por todas las gracias, alegrías, y amor que Dios me ha donado generosamente en Pirané. Una vez más elevo mi oración a El diciendo: “Te doy gracias Señor, de todo corazón; Te doy gracias” Un poco de historia: MARISA SOSA. L.M.C. Pirané Los padres Franciscanos atendieron desde Formosa Capital, toda la pastoral del interior del territorio nacional de Formosa. En 1943 se crea la “Parroquia de la Línea” con sede en Pirané para todo el oeste hasta el límite con Salta. Primer párroco fue el franciscano P. Francisco Quiberoni. En 1948 Mons. De Carlo, obispo de Resistencia y Formosa, enterándose de la llegada de los misioneros de la Consolata se contacta con los mismos, que se encontraban en Rosario, recordándoles que el carisma de ellos los obligaba moralmente a dedicarse, en manera especial a los lugares y poblaciones más Los misioneros de la Consolata responden, con entusiasmo, a este llamado del obispo y se hacen cargo de la Parroquia de Pirané con los primeros padres que son: Juan Bautista Cavallera; Ángel Burati; Enrique Arneodo; Arnaldo Lembo; Cesár Bardeloni; Gullermo Barrozzi; Hno Guerrino Volpato; repartidos en las siguientes localidades: Pirané, El Colorado; Palo Santo, Bartolomé de las Casas, Fontana, Ibarreta. El día 1° de noviembre de 1951, siempre por insistencia del obispo, llegan a Pirané las hermanas misioneras de la Consolata. El templo parroquial del pueblo se inaugura, con la presencia del obispo, el día 15 de agosto de 1948. El 30 de agosto de 1955 se inaugura el salónteatro, obra que se había comenzado en 1951. Con la llegada de P. Domingo Viola (13/03/1960) se empieza la reforma del templo: cielo raso interior y el frente; se construyen los primeros salones; y se empieza el colegio de las hermanas. Al final de la década 1960 se reforma la primitiva casa cural agregándole el centro de encuentros y, más tarde (1975) todo el sector de Caritas. 1990, con la ocasión del entierro del P. Domingo en el mismo templo parroquial se prolonga la iglesia hacia la plaza Paraguay completando el frente con un alero. La parroquia de Pirané, con todas las iglesias, capillas y colonias que dependían de ella se ha caracterizado principalmente por una atención pastoral esmerada y capilar y, sobre todo, con un fuerte y constante impulso a la catequesis de todos los niveles. En 63 años (1948-2011) han trabajado en Pirané un total de 52 misioneros de la Consolata. Lima que desde 1948 los padres Misioneros de la CONSOLATA comparten con nosotros su fe y su carisma consolatino-Allamaniano, ayudándonos a comprender y a vivir la palabra en la humildad y sencillez, según las enseñanzas de la iglesia; por tanta siembra y misión, entrega y sacrificio, amor y comprensión gracias IMC. Pero, a este dolor por la partida, nuestro obispo nos comprometió a toda la comunidad a rezar a la virgen Consolata para que los padres no dejen Formosa, porque si el Instituto acepta los espera un nuevo desafío en el oeste de la provincia, una nueva misión para llevar la palabra en aquellos lugares olvidados de nuestra querida provincia. Virgen de la Consolata, que tu hijo sea conocido en todos los rincones del mundo; que surjan vocaciones dispuestas a llevar la palabra a toda la humanidad. Gracias Señor por el día maravilloso que nos has regalado y por los dones del Espíritu Santo tan presente en todas las actividades.- Este año nuestra fiesta tenía una connotación especial y es que a fin de año entregan a la diócesis de Formosa la parroquia Santa Rosa de Argentina apartadas y marginadas; y él tenía, dentro de su inmensa diócesis: “el lugar más apropiado para que ellos puedan explayarse con total fidelidad a su carisma misionero”. 31 da Casa Madre 4/2012 vita nelle comunitÀ GENNAIO - MARZO 2012 STD Peter Lengurnet, IMC Il Seminario Teologico Internazionale Imc di Bravetta, ha vissuto bei momenti e occasioni di gioia negli ultimi tre mesi, da Gennaio a Marzo. Tra questi meritano di essere menzionati alcuni di essi per essere stati momenti significativi a livello personale e comunitario importanti da sottolineare. 1. 16 febbraio 2012: LA FESTA DEL FONDATORE. Bravetta La festa del Beato Giuseppe Allamano è stata preceduta, a livello comunitario, dalla novena proposta dall’Ufficio della Postulazione illuminata dalle letture e le parole del nostro Fondatore offrendo l’occasione per approfondire la conoscenza e l’amore verso il Fondatore oltre ad essere alimento per la meditazione. 32 Ringraziamo il Signore per il dono che ci ha concesso nella persona del Beato Fondatore con la fondazione dei due Istituti dei Missionari e delle Missionarie della Consolata. In modo speciale lo abbiamo ringraziato per il coraggio, il sacrificio e l’amore che ha mostrato con la sua paterna testimonianza per la predicazione del vangelo per mezzo della sua opera. Abbiamo chiesto la sua benedizione e abbiamo vissuto la sua presenza spirituale in da Casa Madre 4/2012 mezzo a noi. Che il Signore ci aiuti ad essere fedeli nella missione di annunciare la sua gloria a tutte nazioni del mondo. 2. BRAVETTA ACCOGLIE I NUOVI SACERDOTI. La comunità di Bravetta in diverse date ha accolto la presenza di tre nuovi sacerdoti: P. Ermano Savarino (Italia), P. Oscar Medina (Colombia) e Padre Muthoka Nicholas Nyamasyo (Kenya) il quali fino a pochi mesi fa’avevano condiviso la nostra stessa vita quotidiana di studenti. Il 21 di Gennaio 2012 è stato il turno di P. Nella stessa circostanza era presente il Padre Oscar Medina pure lui ordinato ultimamente in Colombia e che ha ricevuto il mandato missionario per la missione nella Costa D’Avorio. Era la prima volta che celebravano la santa messa in seminario come sacerdoti. Al termine della mesa il diacono Gabriel Gwedho, prossimo al suo viaggio per il Kenya dove sarà ordinato sacerdote, ha salutato la comunità e i presenti. Il diacono Gabriel è stato destinato al gruppo del Sud Africa come sua prima missione. Il 18 Febbraio anche il neo ordinato Padre Muthoka Nicholas Nyamasyo è stato invitato a presiedere un’Eucarestia Missionaria in seminario. Nella sua omelia ha condiviso la sua esperienza vocazionale e missionaria. Dopo la messa è stato presentato ai presenti un filmato della sua ordinazione in Kenya. La comunità è riconoscente per la presenza di questi confratelli! Tanti Auguri ai Padri Ermanno, Oscar Medina, Nicholas Nyamasyo e ai diaconi Gabriel Kwedho e Kirema Matthew! 3. ROMA ACCOGLIE LA NEVE. sperimentavano questo fenomeno della natura e anche da coloro che ne erano abituati ad essa. La parte problematica e polemica è apparsa dall’impreparazione e dai disagi causati dalla nevicata: disagi per le strade, chiusura di uffici e scuole. La nevicata a Roma in confronto con altre regioni colpite dal mal tempo è risultata uno scherzo. Nonostante questi dettagli nessuno nega che, oltre la gioia e i disagi, la nevicata ha fatto storia a Roma. Dopo tanti anni di attesa la neve è arrivata! Bravetta Ermanno Savarino, accompagnato da Padre Oscar Medina e altri missionari Imc. che ha presieduto un’Eucarestia Missionaria animata liturgicamente dai Seminaristi di Bravetta e con una notevole presenza di amici. Padre Ermanno ha condiviso la sua prima esperienza come sacerdote e missionario in quel di Vittorio Veneto-Nervesa. 4. IL RITIRO COMUNITARIO QUARESIMALE. La comunità di Bravetta Imc. si è preparata all’inizio della Quaresima con una giornata di ritiro e momenti di preghiera e silenzio la domenica 26 Febbraio 2012 presso il Centro di ritiri di Nazaret (FAC) di Roma orientata da Padre Antonio Rovelli. I temi orientatori sono stati: “ATTREVERSATE IL LAGO” in Marco 4,35-41 e il MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI per la QUARESIMA 2102.’ Commentando il passo di Marco 4,3541 il predicatore ha sottolineato l’invito urgente di “passare all’altra riva” spiritualmente e missionariamente. Nel secondo tema è stato messo a fuoco la responsabilità verso il fratello, il dono della reciprocità e l’invito di camminare insieme verso la santità. Ringraziamo Dio per questo tempo opportuno di preghiera, carità e conversione. Ci auguriamo buona Quaresima. La città di Roma, ha accolto, con non pochi disagi, la neve caduta alla fine della prima settimana del mese di Febbraio. Questo non è un avvenimento che occorra con frequenza, infatti, si dice che l’ultima nevicata di una certa intensità risale a circa venticinque anni fa. Per la totalità degli studenti di teologia di Bravetta è stata veramente un’esperienza meravigliosa e sorprendente! L’incontro con la neve però ha provocato due aspetti contradditori. Per alcuni la neve ha significato la scoperta della bellezza della natura che il Creatore ci ha concesso! Si sono visti per le strade deserte tanti adulti, giovani e bambini giocando con la neve condividendo momenti di allegria e ricordi di un passato lontano. La nevicata è stata accolta con meraviglia e stupore specialmente da coloro che per la prima volta 33 da Casa Madre 4/2012 5. I NUOVI ARRIVATI A BRAVETTA. Il Seminario Teologico Internazionale di Bravettta ha celebrato con molta allegria l’arrivo di quattro confratelli: un sacerdote, Padre Serna Jurado Josè Martin, che attualmente frequenta la facoltà di missiologia presso l’Università Urbaniana e tre studenti neo professi: Antony Malila Malwe (Kenia), Maurice Akulu Omolo (Kenia) e Laytòn Dìaz Ricardo Andrès (Colombia). Bravetta Il Padre Josè Martin, colombiano, veterano di Roma dove ha studiato per il ciclo basico 34 da Casa Madre 4/2012 di teologia proviene dal servizio missionario in Costa D’Avorio, dove era stato destinato. La Direzione Generale gli ha assegnata la missione, quest’anno, di Vice Superiore e formatore in Bravetta. Era stato presentato ufficialmente alla comunità nel mese di febbraio. I tre studenti sono arrivati in questo mese di Marzo, i quali, dopo la conoscenza della lingua italiana, inizieranno a ottobre prossimo il loro cammino academico e formativo. La comunità li accoglie con grande gioia e augura loro buona permanenza. Benvenuti tutti! P. Michelangelo Piovano, IMC Doppia festa il 16 febbraio 2012 nel giorno del Beato Giuseppe Allamano. La prima a Torino nella Casa Madre nella Cappella del Beato dove abbiamo anche le sue spoglie. La celebrazione è stata presieduta dal Superiore Generale, Padre Stefano Camerlengo, contando anche con la presenza di Padre Ugo Pozzoli, consigliere generale per l’Europa e l’Asia. Hanno concelebrato i missionari di Casa Madre ed una quindicina di sacerdoti amici della Diocesi di Torino. Tra essi il nuovo Vicario Generale, don Valter Danna e Mons. Marino Basso, Rettore del Santuario della Consolata. In modo particolare poi la presenza di due nostri Vescovi: Mons. Aldo Mongiano e Mons. Ambrogio Ravasi. Durante la sua omelia il Superiore Generale, attraverso la meditazione della Parola della di Dio e la vita del Beato Allamano, ci ha invitato a non perdere il coraggio di fronte alle difficoltà attuali del mondo che ci circonda e ad essere uomini e donne di speranza. In modo particolare in virtù della nostra vocazione missionaria e in ogni realtà nella quale viviamo. Numerose le missionarie della Consolata presenti alla celebrazione insieme ad amici e benefattori dell’ Istituto. E’ seguito poi il pranzo festivo della comunità con i sacerdoti convenuti e che ha voluto esprimere, assieme alla Messa, la comunione che il nostro Istituto ha sempre avuto con la Diocesi della quale l’Allamano non ha mai cessato di fare parte. Il pomeriggio siamo partiti numerosi con un apposito pullman ed alcune auto per Alpignano dove da tempo si attendeva il momento della apertura della nuova casa che accoglie i nostri confratelli anziani e ammalati. Gli stessi, da alcuni giorni, erano stati trasferiti Torino - Alpignano Festa del Beato Giuseppe Allamano a Torino e ad Alpignano nella nuova struttura preparata per loro. Si è voluto celebrare la Festa del Fondatore con loro e che questa occasione fosse anche la data di inizio di questa nuova comunità. Il Padre Generale ha ancora presieduto la concelebrazione eucaristica assieme ai confratelli anziani e molti altri venuti da Torino, da Rivoli e dall’altra comunità di Alpignano. Si sa che trasferire una comunità in un nuova casa non è cosa facile, soprattutto quando si tratta di una comunità con più di quaranta confratelli anziani o ammalati. Per cui in quei giorni ed in parte ancora adesso tutto era un po’ in rodaggio ed in fase di sistemazione. Prima di iniziare la celebrazione sono stati benedetti alcuni locali della nuova casa. Padre Stefano nella sua omelia ha esortato da Casa Madre 4/2012 35 più volte alla pazienza e nello stesso tempo a riconoscere che l’Istituto ha fatto tutto ciò che gli era possibile nel preparare questa casa. Avendo davanti a lui le figure di tanti confratelli che per la missione hanno dato tutte le loro energie ha ringraziato per il dono che sono stati per l’Istituto ed ha invitato a continuare a farlo attraverso l’offerta della propria vita, sofferenza e sacrificio. Ha anche invitato gli altri missionari e laici presenti a non abbandonare i nostri anziani, ma a sentire nostra questa casa venendo a trovarli, a stare con loro e a lasciarsi arricchire dalla loro esperienza di vita. Alla fine della celebrazione ha voluto dire una grazie grande a tutti coloro che hanno collaborato per arrivare ad avere questa nuova casa. Un grazie particolare però alle Missionarie della Consolata che per più di 60 anni, in modi diversi, hanno lavorato nella nostra casa di Alpignano ed in modo particolare con gli anziani in questi ultimi 30 anni. Torino - Alpignano Padre Silvano Cacciari ha anche voluto dare alcune spiegazioni sull’Architettura della nuova Chiesa della casa il cui presbiterio è stato ideato da padre Sergio Frassetto. Le vetrate nei loro disegni vogliono esprimere quello che è i travaglio della vita, la sofferenza fino ad arrivare ad una armonia e comunione con il Signore. Il coloro verde della parte del presbiterio richiama la speranza, al centro vi è croce, sul lato sinistro l’immagine della Consolata e su quello destro quella del Beato Allamano. Sarà questo in modo particolare il luogo dove ogni giorno si celebra l’Eucarestia e che ogni offerta e sacrificio vengono uniti a quello di Cristo per la redenzione del mondo. Dopo la celebrazione un momento conviviale con i confratelli assieme all’impegno di sentirci più vicini a loro e parte viva della nostra famiglia missionaria. 36 da Casa Madre 4/2012 P. Francesco Bernardi, IMC Sul pavimento spicca “2008”. È l’anno in cui fu inaugurata la chiesa del Consolata Mission Centre. È l’anno in cui il “Centro” aprì i battenti: la porta istoriata della stessa chiesa, a fisarmonica, e quella del salone, a onde marine; le porte ariose della sala da pranzo e della cucina; l’ingresso nella casa dei missionari e delle numerose camere per i clienti. Al Consolata Mission Centre dormono comodamente 100 persone, 200 si siedono attorno alla tradizionale polenta e 300 partecipano, nel maestoso salone, a dibattiti con il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar Es Salaam, e con altri oratori, che intrattengono l’uditorio con scritti e immagini in power point. Benvenuti, dunque, nel Consolata Mission Centre! Siete a 35 chilometri da Dar Es Salaam e ad altrettanti per Bagamoyo. Se ci visiterete, forse la prima impressione non sarà del tutto positiva. Il Centro vi sembrerà troppo “ricco” in un paese povero. Ma non è “una cattedrale nel deserto”. Inoltre coloro che, in questi anni, hanno frequentato il Centro hanno ringraziato i missionari della Consolata per “aver pensato in grande”. Il Centro viene additato come un faro che illumina presente e futuro, tutto e tutti. E veramente tutti ne usufruiscono: uomini e donne a livello personale o raccolti in movimenti, professori e studenti, catechisti e seminaristi, vescovi e preti. Tante le suore. Tantissimi i giovani, con prezzi scontatissimi. La luce che il faro sprigiona è pure ecumenica, giacché il Centro ha aperto i cancelli anche a non cattolici: ai luterani, per esempio. Non mancano ambientalisti né leaders politici, tra musulmani. Dopo una complessa gestazione, i missionari della Consolata hanno dato alla luce il Consolata Mission Centre: per pregare, pensare e cambiare. È un Centro che parla all’intero Tanzania, con la voce “missione ” sempre protagonista. Il Centro ospita pure la redazione della rivista Enendeni (Andate): modesta nella veste tipografica, ma significativa nei contenuti, specialmente in tema di formazione, pace giustizia. L’editoriale di marzo recita: “Se manchi di giustizia, le tue preghiere, i digiuni e le offerte della quaresima sono solo ipocrisia…”. Delle quattro riviste cattoliche del Tanzania, Enendeni non è la… peggiore! Bunju IL centro per… centrare I missionari della Consolata del Centro sono quattro: il tanzaniano padre Thomas Ishengoma, superiore, il kenyano padre Pascal Mukokha, nonché i padri Giuseppe Inverardi e Francesco Bernardi, italiani. Operano “dentro” e “fuori” del Centro: - dentro: accogliendo i gruppi (che possono raggiungere il centinaio), tenendo relazioni e venendo incontro alle esigenze di tutti; - fuori: nelle parrocchie, nelle scuole, nei gruppi giovanili, “a tu per tu” con persone singole. Operano in sintonia con le missionarie della Consolata. Il Consolata Mission Centre è esigente, anche sotto il profilo economico, con i prezzi in costante ascesa e 17 lavoratori da retribuire ogni mese. E qui risuonano le dolenti note sociali del Tanzania. Quanti lavoratori, a metà mese, chiedono un anticipo di stipendio, perché sono alla fame! E quanti richiedono un prestito, perché non ce la faranno fino al prossimo mese. I missionari della Consolata hanno scelto l’impegno nel Centro, perché credono nell’elevazione dell’ambiente a 360 gradi, con la magna carta del Vangelo. Così dettava il loro fondatore, il beato Giuseppe Allamano. Tuttavia carmina non dant panem: scriveva Orazio. Ossia: lo studio, la ricerca culturale (meno che meno quella evangelica) e la formazione non fanno quattrini. E i quattrini ci vogliono! Quanto basta. Il Centro sarebbe già in bancarotta già da tempo, se non ci fosse il sostegno di alcuni amici italiani, amanti della missione. da Casa Madre 4/2012 37 Recita un proverbio swahili: elimu ni mali (la conoscenza è un capitale). Non basta l’entusiasmo, il tamburo, la danza. Bisogna leggere, pensare, capire, scrivere e “formarsi”: alla stregua del Vangelo. Guerre, carestie e aids sono emergenze crudeli in AfricaLa “formazione” è prevenzione e cura di ogni miseria. I missionari della Consolata ne sono convinti. Ecco perché hanno inventato il Consolata Mission Centre: per promuovere ed evangelizzare l’uomo, partendo dalla cultura locale e con il fine della “consolazione”. Bunju Un Centro per “centrare” la vita. Mungu akipenda (se Dio vuole). 38 da Casa Madre 4/2012 Fredy Alberto Gomez, IMC En cette année de grâce la paroisse Saint Hilaire célèbre son dixième anniversaire ; dix ans de dur travail au service de la population, dix ans d’animation, de formation et d’édification de la communauté chrétienne. La paroisse Saint Hilaire se trouve dans la juridiction ecclésiastique de l’Archidiocèse de Kinshasa en République Démocratique du Congo. Insérée dans la région apostolique Kin-Est, elle fait partie du doyenné St. Marc. Elle est composée par des fideles résidants des quartiers Kampani, Disasi, Camp-Mboko et Mfumukentu. Cette population est originaire en grande partie du Bandundu, Kasai (Baluba), Equateur (Bangala), et de la province orientale. Même si la langue couramment parlée est le lingala, il est très normal d’écouter du Tshiluba, du Kikongo, du Swahili (qui font partie de quatre langues nationales, le lingala inclut). C’est ici que les missionnaires de la Consolata sont arrivés il y a déjà 10 ans. Avant la création de la paroisse les fidèles étaient partagés dans les paroisses de Ste. Croix et de St. Marc. Le nom St. Hilaire a été donné en honneur du P. Hilaire, religieux passioniste d’origine belge, qui a beaucoup œuvré dans cette contrée. Dans le cadre de l’animation pastorale qu’il y réalisât est surgie une école primaire destinée à la formation des enfants, mais qui servait aussi à rassembler les chrétiens pour la célébration eucharistique. Grâce à son charisme et dévouement, il a réussit à marquer les cœurs et la mémoire des chrétiens ; c’est ainsi qu’au moment de décider sur le nom à donner à la nouvelle paroisse le choix est tombé sur Saint Hilaire. Comme nous le voyons cette communauté chrétienne trouve son origine chez des hommes de foi qui ont su engendrer l’espérance aux cœurs des hommes. Justement c’est comme signe d’espérance que les Missionnaires de la Consolata y sont arrivés. En effet c’est lors Saint Hilaire PARIOSSE SANT HILAIRE CREATRICE D’AVENIR de la première Conférence de la Délégation du Congo-Kinshasa, réalisée en mai 2000 sous le thème « Le courage de l’annonce », qu’est né l’idée d’une nouvelle ouverture pastorale ; les critères donnés pour étudier la faisabilité de la dite proposition ont été les suivants : • Qu’elle soit en conformité avec le Xe Chapitre Général • La disponibilité de et du personnel • Possibilité de réalisation de projets socio-communautaires • Possibilité d’ouverture pastorale pour nos étudiants Il faut dire que c’était le moment du jubilé de l’an 2000, au niveau de l’Eglise universel, et qu’au Congo la dure épreuve de la guerre se faisait encore sentir. C’est après les contacts établis et les accords réalisés que l’idée de la Conférence devenait réalité. En 2001 le père Nestor Nkulu assure les célébrations dominicales en attendant le retour du Père Santino Zanchetta, curé de la nouvelle paroisse qui se trouvait en vacances et qui ne perdait pas de temps pour trouver de l’aide afin de doter la nouvelle communauté du nécessaire ; c’est à la fin du mois de septembre 2001 da Casa Madre 4/2012 39 Saint Hilaire que le curé rentrait de ses vacances et se mettait à l’œuvre. Au début il résidait à la paroisse St. Marc et en mars 2002 la cure de la paroisse voyait le jour. Ce fut le début du chemin d’un constant progrès pour la communauté de ce secteur, chemin qui ne finit pas. D’abord la cure, ensuite le temple paroissial qui fut consacré le 28 mars 2006 par son Eminence le feu Cardinal Mgr Frédéric Etsou. Petit à petit la paroisse se voit dotée des structures nécessaires pour la vie de la communauté. L’émergence des structures ne faisait que démontrer le dynamisme et la croissance de la communauté chrétienne, qui ont été semés comme des grains emportés des champs de Ste. Croix et de St. Marc. De cela rendent bien compte les plans pastoraux. Le premier, 2003-2008 se donnait l’objectif de construire la communauté sur quatre bases : l’unité, les nouvelles personnes, un programme de construction des structures et l’organisation de la communauté. Le deuxième, 2008-2013, avançait au large, il cherchait et cherche encore la maturité de cette communauté ; maturité communautaire, maturité organisationnelle maturité relationnelle. Pas à pas elle se réalise à travers les programmations annuelles : 40 • 2008-2009 : « Avance en eau profonde ». • 2009-2010 : « Sentinelles du jour qui avance ». • 2010-2011 : « Pèlerins de l’Espérance ». • 2011-2012 : « Comme des cultivateurs ». A travers ces plans pastoraux la communauté avance et progresse, non seulement dans sa dimension spirituelle-religieuse mais aussi dans sa dimension humaine-communautaire. C’est pourquoi à côté de la cure, du temple et des salles paroissiales, s’est levé un centre de formation pour les jeunes filles non scolarisées, qui a comme visée d’élever le niveau et la qualité de vie des bénéficiaires. Actuellement un nouveau centre de formation pour jeunes garçons est en chantier. Un apport de plus pour l’amélioration des conditions de vies de nos chrétiens, je dirai aussi le développement du quartier. da Casa Madre 4/2012 C’est l’opinion commune de tous les habitants de cette zone qu’avec l’arrivée des missionnaires de la Consolata c’est toute la communauté qui s’est vu transformée ; l’électricité, ainsi que l’eau potable pour une bonne partie du secteur sont autant d’acquis. Le souci d’emmener les hommes vers Dieu doit nous motiver à construire un monde plus humain, des cadres de rencontre et de dialogue où la fraternité est une réalité et où il fait beau vivre et en plus où une nouvelle génération s’ouvre à un meilleur avenir. Cacem CACEM Pe. Joaquim Gonçalves, IMC Nossos compromissos de rotina e algumas novidades: começamos o mês envolvidos com reuniões inter comunitárias. Padres, Maurício, Barros e João viajaram para Fátima para participar nas reuniões agendadas: padre Barros para tratar do tema dos bem feitores e os padres João e Maurício para avaliar e programar a caminhada da pastoral de animação vocacional e da juventude. Esta articulação inter comunitária de serviços enriquece e facilita a caminhada de cada setor de actividade. E logo a seguir, dia 3, tivemos a honra de ser convidados pelo padre Jaime para o almoço de aniversário do superior regional. Além dos membros de nossas duas comunidades do sul, havia outros amigos convidados que enriqueceram a confraternização. A abundância, a diversidade, a qualidade dos alimentos e a alegria na convivência fraterna qualificou a importância desse almoço fraterno, bem merecido pelo superior que não se cansa de sonhar com novos horizontes missionários e de buscar caminhos para alcançá-los. E no dia 6, mais uma vez, as duas comunidades do sul se encontraram. Desta vez para o retiro mensal. O lugar escolhido foi Palmela, um pouco para além do Tejo, na casa de retiro das irmãs Escravas do Coração de Jesus, um lugar maravilhoso para escutar, rezar e pensar. Nosso pregador foi o padre Valentim que desenvolveu a reflexão em torno das questões: quem somos que leitura os outros fazem de nós e o que queremos ser. O retiro terminou com o bolo de aniversário do padre Joaquim. Bem sabíamos que no mesmo dia iria chegar de férias o padre Daudi Kuzenza. Ficou encarregado de o ir buscar ao aeroporto o estudante Tiago. O abraço de boas-vindas só lhe pudemos dar no retorno do retiro, ao meio da tarde. Novena da Casa Madre 4/2012 41 Cacem 42 do Beato José Allamano: na paróquia de São Marcos, onde estamos fazendo a iniciação de serviços paroquiais e onde celebramos a semana inteira a partir das terças-feiras, começamos a novena integrada na recitação do terço que normalmente antecede a missa. Até ao Domingo seguinte coube ao padre Joaquim animar a comunidade e na semana seguinte ao padre João.Talvez por causa da novena aumentou um pouco o número de fiéis nas missas diárias, embora o frio intenso não fosse convidativo para sair de casa. seus anseios, sentimentos e sonhos missionários a quem tem a tarefa do serviço de comunhão com a Direção Geral. Padre Antônio Fernandes que o acompanhou também ficou conosco quase todo o dia para exercer a mesma função do diálogo pessoal. Entre nós permaneceu também alguns dias a Irmã Gilberta do Senegal que é membro da Congregação das Irmãs do Coração de Jesus e que está fazendo um curso de formação no Porto. O meio ambiente: Esta é a casa com a marca ecológica da modernidade mais acentuada. No dia 16 concluímos a novena com a missa própria do nosso Fundador presidida pelo padre João e concelebrada pelos padres Maurício e Joaquim. Tivemos no dia 8 a reunião comunitária de repartição de algumas tarefas sobretudo no que diz respeito à paróquia de São Marcos. O atendimento no cartório durante o mês de fevereiro ficou com o padre Joaquim; os encontros mensais de catequistas e dos pais das crianças com o padre Barros; a formação de acólitos com o padre João; a formação de adultos com o padre Joaquim; as missas durante a semana funcionam em forma de rodízio por todos os membros da comunidade. E o acompanhamento da equipe de Leigos ad Gentes ficou para o padre Joaquim. Peregrinação a Fátima: a maior dor de cabeça coube ao padre Barros que tinha a tarefa de contactar os organizadores locais das inscrições e a contratação dos autocarros que foram 22. Dia e noite não cessam em nossos ouvidos as ressonâncias dos motores da autoestrada. Nada que se pareça com música. E, de vez em quando, algumas batidas de rodas de aço muito distantes de ritmos de baterias de carnaval. Infelizmente, aos poucos, nossos ouvidos deixam-se marcar por esses barulhos destruidores do silêncio gracioso e pacificador da natureza e nossos olhos são puxados para um treino em agilidade para se defenderem das poeiras mais agressivas que o vento carrega. E o atraso da chuva torna este meio ambiente ainda mais pesado e desafiador. As atividades do Projecto Comunitário para o mês de Março: a comunidade reuniu-se no dia 27 para fazer o agendamento e a melhor articulação das actividades do mês de Março e algumas do mês de Abril. Valeu a pena porque no fim se conseguiu lugar para todos os que estavam inscritos. A outra tarefa coube aos padres Maurício e João. Eles assumiram a animação do encerramento da Via Sacra que aconteceu no Calvário dos Valinhos. Valeu a pena tanto esforço de preparação e montagem para encenar a bondade de Deus em criar tantas coisas diversificadas que se completam mutuamente e que a missão evangelizadora ajuda a aperfeiçoar. Na penúltima semana do mês tivemos a visita do padre Ugo Pozzoli, Conselheiro Geral. Acolhemos com muita alegria o padre Ugo no dia 24 de Fevereiro para conviver conosco e dialogar com cada membro da comunidade. Esta disponibilidade para o diálogo é muito importante para que cada um possa expressar da Casa Madre 4/2012 Despedimos do mês de Fevereiro reclamando por uma chuva que tanta falta nos faz. Finalmente a magia do cabrito: durante alguns dias as conversas da comunidade ficaram centradas sobre a vida enigmática do mais jovem cabrito nascido nesta “quinta a caminho de ser pedagógica”. Na visita matinal ao curral, os visitadores habituais constatam que o bichinho não está. “Tocam o alarme” com comunicação verbal e outros visitadores correm ao local. Observam todos os cantos do curral e nada. A conclusão que imediatamente saiu dessa primeira análise foi a de que a águia o teria levado para fazer uma festa. Mas poucas horas depois chega outro visitador dos animais e vai ao local. Volta e conta: o cabrito apareceu e está vivo. “Onde estava”, perguntam os ouvintes. “Estava escondido debaixo do estrado de madeira” do curral. Ninguém acreditou porque tinham Os animais tinham saído do curral e nem a mãe nem o filho estavam. Procuram por todo o lado e nada encontraram. Talvez a mãe estivesse chorando em algum lugar... Mais uma vez se confirmou o desparecimento do “menino cabrito”. Só faltava marcar o “sétimo dia”. Um pouco mais tarde apareceu a mãe sem o filho. E logo foi dada ordem para que alguém fosse mugir a mãe para não morrer de excesso de leite. À noite os animais voltaram ao redil e o pequenino não voltou. Mais uma vez se confirmou o desaparecimento do pequeno e se levantou outra hipótese a de quem o teria encontrado estaria louco, vendo um cabrito que já não existia. No dia seguinte todos os visitantes viram a mãe solitária com seus convivas e nada de cabritinho. Quando o visitador que o tinha resgatado do estrado, já considerado louco, chegou e escutou a história, subiu ao mais alto da quinta e lá estava o cabritinho, solitário, tranquilo, talvez em contemplação. Afinal era quarta-feira de cinzas. Ele tinha-se retirado para iniciar a sua Quaresma. Cacem vistoriado tudo, mesmo debaixo do estrado e por isso ninguém se moveu para fazer o exame do facto. Pouco tempo depois os incrédulos curiosamente se deslocaram ao local. 43 da Casa Madre 4/2012 CURSO DE FORMAÇÃO PARA ANIMADORES CRISTÃOS P. Alvaro Lopez, IMC A Paróquia de São Miguel Arcanjo em Cuamba, celebra no 2012, o seu jubileu de ouro. No seu objectivo pastoral renovou o seu empenho por uma Igreja ministerial, família de Deus, evangelizada e evangelizador, alicerçada na Palavra de Deus e na Fracção do Pão para termos uma vida sacramental e estarmos ao serviço da Justiça, da Paz e da reconciliação, como nos convidava o II Sínodo da igreja africana. Cuamba Para começar bem o ano, e fazê-lo em sintonia com o objectivo pastoral, a Paróquia que tem como lema para 2012 “Exortamo-vos, irmãos, a Progredir sempre mais (I Ts. 4. 10)” e como tema “A Igreja família de Deus”, abriu o ano pastoral com um programa de formação continua para os animadores de cada um dos ministérios, grupos, movimentos apostólicos e comunidades cristãs que integram a Paróquia. Pensando na formação destes lideres, ofereceu, ao Conselho Pastoral da Paróquia e aos animadores dos ministérios, um curso de dois dias sobre o que é ser animador (lider) cristão e planificação das atividades por área, onde paticiparam 180 lideranças das 96 comunidades pertencentes a Paróquia de São Miguel. 44 Abordou-se os vários tipos ou estilos de liderança como: Animador autoritário – liderança autoritária ou diretiva. O líder toma decisões individuais, sem considerar a opinião do grupo. Há distância entre o líder e os colaboradores, evita o confronto, a partilha o diálogo. O curso teve seu ponto central no Evangelho de João 13,1-20, onde Jesus lava os pés de seus discípulos, e nos dá o exemplo de sermos um líder servidor, focalizando o perfil do Animador (Líder) como uma pessoa normal que sabe aonde quer chegar, e faz com que outras pessoas se entusiasmem pelo mesmo objetivo. Ser líder é desenvolver a capacidade/ habilidade de influenciar pessoas a trabalharem entusiasticamente buscando objetivos comuns. É a habilidade de motivar e influenciar as pessoas para que contribuam voluntariamente, da melhor forma com os objetivos do grupo. Animador participativo – liderança participativa ou consultiva. O grupo participa decisão das estratégias. O líder não conhece tudo, mas sabe onde deve chegar. Ele garante o cumprimento das decisões. Deve ter a capacidade de discernir aquilo que é melhor para o grupo. O significado, tanto da palavra líder como do animador, é de guiar, moderar, animar um grupo. Animar vem do latim anima=alma=vida Aquele que injeta alma, vida. Liderança paternalista – liderança que deseja não ter conflitos. Tem seu aspecto positivo se o líder é capaz de ser compreensivo com o grupo. O aspecto negativo é que pode impedir da Casa Madre 4/2012 Liderança permissiva ou liberal – É o líder que “deixa andar”. Conseqüência de duas atitudes opostas: Negativa – pode ser sinal de irresponsabilidade, neste caso quase nunca se conclui o trabalho com sucesso. Positiva – o grupo pode ter maturidade que não precisa mais da supervisão do seu líder. Trabalhou-se em grupo as qualidades de um animador, com base em várias passagens da Bíblia. Em síntese o animador cristão deve ser uma pessoa de oração, humilde, dinâmico, que acolhe as idéias das pessoas, que sabe perdoar, que sabe aceitar critica e opinião, que ame, que seja um servidor e tenha Jesus Cristo como espelho em tudo o que faz. A noite do primeiro dia conclui-se com uma confraternização onde os animadores representaram fatos da vida real, cantos e danças. O segundo dia teve como tema de estudo, como fazer um planeamento, uma planificação. Planear, é deixar de improvisar, é projetar o futuro. Quando planeamos algo adotamos uma linha de direção a ser seguida, prevemos alguns passos e criamos meios de avaliar se estamos ou não atingindo os objetivos esperados; é, portanto, algo que permeia o antes, o durante e o depois de qualquer ação ou projeto. Usando os passos: o que, aonde, como, quem, quando, distribuídos nos temas: espiritualidade, formação e outras atividades, os animadores construíram um plano pastoral e de ação para as quatro áreas onde está as 96 comunidades da Paróquia São Miguel. dimensão social que decidimos concentrar no projecto “Centro Cultural Betânia” que não é um edifício mas sim uma coordenação de programas e projectos, nomeadamente: projecto mulher, cultura cidadã, educando à saúde (programa para crianças), valorizando a memória (programa dedicado aos idosos e sua sabedoria), centro semente (espaço juvenil onde se aprende a interagir através da Internet e a alfabetização em computers e os livros). Cuamba o crescimento e a iniciativa do grupo. Desde o centro cultural queremos canalizar a resposta aos desafios para o 2012: estabelecer equilíbrio de género em todo o “espaço” da Paróquia, ensinar a ler a Bíblia, evangelizar em profundidade, procurar a autosustentabilidade da Paróquia e seus programas e melhorar as capelas (um plano de restauração das 96 capelas da Paróquia. O curso foi concluído com a leitura e aprovação do projeto pastoral para 2012 da Paróquia de São Miguel Arcanjo. Sendo o tema “A Igreja família de Deus”, foi proposto celabrar o dia da família, 26 de Julho, dia dos avôs e ter sempre na mente e no coração “progredir sempre mais”. O projecto pastoral completa-se com a sua 45 da Casa Madre 4/2012 UNA VIA CRUCIS SULLE PISTE DEI GALLA P. Giuliani Francesco, IMC Il giorno 8 febbraio abbiamo iniziato con tanto fervore la novena per la festa di P. Fondatore. Gibuti Il tema su cui abbiamo pregato e riflettuto è stata l’espressione tanto cara al Fondatore: “DIO SOLO”. Questa espressione svela il segreto del suo cuore, il suo puntare diritto senza ondeggiamenti verso l’unico amore, Dio. 46 Allamano, P. Francesco ha invitato Sr. Marzia ad offrire la sua testimonianza sulla chiamata missionaria. Il giorno 17 febbraio abbiamo celebrato, nella chiesa di Boulaos - Gibuti, con tanta riconoscenza e gioia, insieme alla comunità cristiana, la festa della nascita al cielo di P. Fondatore e i 50 anni di professione religiosa di Sr. Marzia Ferrua. Ha presieduto l’Eucarestia Padre Francesco Giuliani MC (Vicario Episcopale), hanno concelebrato P. Matthieu Kasinzi MC., P. Mark Desser e P. Emmanuel Duché cappellano militare. La sua presentazione è stata interessante e vivace. La sorella ha trascorso 39 anni in Somalia, di cui 3 a Gibuti. La sua esperienza missionaria è sempre stata carica di tanto entusiasmo, ha offerto a tutti speranza, assistendo e soccorrendo i bambini, i più bisognosi nell’ospedale del SOS, conquistando così il cuore della popolazione; ha vissuto tuttavia momenti di grande rischio. A Mogadiscio è stata rapita da una banda armata e trattenuta dal gruppo di fondamentalisti per tre giorni e due notti. E’ stata la gente del posto e soprattutto le donne a liberarla. Nonostante tutto, le Sorelle avevano scelto di rimanere in Somalia anche durante i 16 anni di guerra per servire i più esposti alla violenza. La liturgia é stata animata dalle Suore Missionarie della Consolata. Dopo la proclamazione del vangelo ed una breve e profonda riflessione sulla vita e sul carisma del Beato Giuseppe Con l’uccisione di Sr. Leonella, avvenuta il 17 settembre 2006, le suore Missionarie della Consolata presenti a Mogadiscio furono costrette a lasciare il Paese. da Casa Madre 4/2012 Gli Oromo, ma è meglio chiamarli Galla, perché questo nome è diventato dispregiativo, sono una tribù che vivono in Etiopia al confine ovest di Gibuti . I Galla sono una tribù molto povera, nomade, senza fissa dimora e senza documenti di appartenenza quindi soggetta a tutti i soprusi , in Etiopia e altrove fanno i lavori più umili per sopravvivere e spesso si mettono in cammino verso altre nazioni che vedono come “eldorado” per il loro futuro , ma spesso non è così. Noi incontriamo file di giovani affamati e assetati lungo le piste dei deserti di Gibuti che vanno disperatamente verso il nord. Spesso la fame e la sete li sfinisce per strada e lì , tra le pietre infuocate termina il loro sogno di una vita migliore. La loro meta sognata è arrivare sulle rive del mare di fronte allo Yemen,riuscire ad attraversare e poi dopo tanti altri giorni di marcia e di stenti raggiungere l’Arabia Esaudita dove c’è bisogno di manodopera ed è pagata bene. Ebbene tutta questa premessa per dirvi che venerdì scorso mi trovavo ad Obok (al nord del paese di Gibuti)e con le tre suore indiane della congregazione della Presentazione di Maria al tempio, dopo aver fatto il ritiro mensile di inizio quaresima, abbiamo pensato di terminarlo con la via Crucis. Cosa ci può essere di più significativo che viverla proprio là dove tutti i giorni tanti poveri in cerca di lavoro portano la loro croce? Partiamo per il deserto carichi di acqua e pane da lasciare agli affamati che incontreremo sul nostro cammino. Il sole è quasi all’orizzonte,rosso infuocato ma la brezza del deserto rinfresca un po’. I nostri fratelli Galla oggi non sono ancora in cammino. Siamo soli : meditando in silenzio e cantando passiamo da un cespuglio all’altro distante anche centinaia di metri, e qui troviamo i resti del passaggio dei nostri fratelli. Ci fermiamo preghiamo e dentro un involucro protetto lasciamo pane e acqua per chi fra qualche ora sarà all’appuntamento con la vita che li chiama ancora lontano dalla loro terra, dalla loro famiglia per continuare ad esser persone. Gibuti ‘’Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo…… ’’Il deserto non porta eco ma il nostro canto pieno di emozione si è ripetuto 15 volte nel deserto di Obok. Così per 15 volte e ci accorgiamo allora di aver fatto alcuni chilometri in quel deserto che ormai conosciamo bene,avendolo già frequentato più volte, e con il cuore gonfio di tristezza, ritorniamo sui nostri passi verso casa, pensando a chi ancora questa sera non dormirà in una casa ma sotto quei cespugli, da noi visitati. Ormai il sole è tramontato e noi siamo alle porte della cittadina di Obok e girandoci verso il deserto incominciamo a vedere ombre che nella notte, lentamente in fila indiana, senza nulla nelle mani e sulle spalle, solo con tanta speranza nel cuore percorreranno la loro via crucis, la nostra via crucis, la via crucis di Cristo. ‘’Con la tua santa Croce hai redento il mondo.’’ 47 da Casa Madre 4/2012 CARISSIMI AMICI DI MARIALABAJA P. Beppe Svanera, IMC Marialabaja cultura ancora oggi tutta da studiare. Più tardi Villa Maria è rifondata e diventa Maria la Baja per distinguerla da Maria la Alta attualmente El Carmen de Bolivar dall’altra parte dei Monti di Maria. Nel 1918 vi si stabilisce il primo sacerdote (il salvatoriano tedesco P. Alexander Treittinger) e nel 1935 Marialabaja diventa Municipio e si afferma sempre più come la dispensa alimentare della regione per la sua terra fertilissima e un vasto e complesso sistema di irrigazione realizzato dal Governo negli anni settanta. 48 Un cordiale saluto dall’Equatore dove in questi mesi il sole veramentescotta e godiamo delle ellissime giornate. Nella lettera di Natale aparecchi ha creato curiosità il nome di “Villa Maria” che è stato il primo nome di Marialabaja iniziata secondo la tradizione da Alonso de Heredia fratello di Pedro de Heredia, fondatore di Cartagena de Indias nel 1535. Mancano molti tasselli per ricostruire la storia di questo paese e del suo territorio ma il titolo stesso di “Villa” indica che esisteva una popolazione residente che tra l’altro pagava tasse e contributi al Re di Spagna. Negli atti del processo di eatificazione di San Pietro Claver (1580-1654) appare ancora citata come Villa Maria e diverse volte si afferma che dopo Pasqua il nostro santo “schiavo degli schiavi” visitava questi luoghi e in particolare “Villa Maria popolazione di negri”. Poi tutto è scomparso anche il nome. I continui attacchi alle aziende spagnole, l’insicurezza e l’ambiente selvatico della regione, le condizioni climatiche avverse hanno distrutto le case di fango e paglia e cancellato ogni traccia di presenza umana. Rimase comunque e si moltiplicò la gente in un ambiente ostile e isolato ma con tanta voglia di vivere. Dall’anelito di libertà della maggioranza nera della popolazione e dall’incontro-scontro con gli ultimi indigeni sopravvissuti alla conquista e i pochi coloni si sviluppo un popolo e si originò una nuova da Casa Madre 4/2012 Con la violenza degli anni 1995-2005 e le coltivazioni di palma iniziate nel 1998 il territorio, la cultura, l’economia, la società hanno subito un profondo cambiamento e non mancano le preoccupazioni per il futuro. Come missionari cerchiamo di stare molto attenti all’evolversi della situazione e camminiamo con il nostro popolo, animando la comunità dentro e fuori del tempio, cercando nuove vie e possibili soluzioni alla luce della Parola di Dio e offrendo la nostra collaborazione a tutte le persone di buona volontà. E così, poco a poco, con tante difficoltà ma anche tante piccole soddisfazioni, ha preso forma il progetto afro-educativo Villa Maria del quale vi scrivevo nella lettera di ottobre. Villa Maria perché vuole riscoprire le radici di questa terra, la sua storia tradizione e cultura per affrontare il presente e costruire un futuro che sogniamo insieme. Stiamo realizzando e distribuendo con un gruppo di giovani e meno giovani un materiale educativo con contenuti sempre più radicati nella cultura popolare e con un linguaggio comprensibile a tutti intenendo in conto l’età e le diverse situazioni. I giovani sono gli animatori del progetto che viene sviluppato sul territorio da tanti educatori che lo trasmettono e arricchiscono con la loro esperienza. Sono persone che stanno collaborando con noi da tempo e che adesso hanno raggiunto una buona organizzazione e soprattutto una grande motivazione: sentono il dolore del proprio popolo e sono sempre più coscienti dei valori propri e Marialabaja di questa terra. Le diverse iniziative sociali della parrocchia animate dalla Pastorale sociale e le piccole strutture realizzate in questi anni con la vostra solidarietà sono sfociate in questo progetto afro-educativo con la responsabilità della gente del posto a partire dalle scuolette, dalla Consolata e dal Centro-Afro Allamano. La Fondazione a partir de los niños , La Corporazione di sviluppo afro-rurale (CDAR) per i progetti agricoli , la Corporazione Radici di Marialabaja per la sicurezza sociale (RAMASS) , sono sempre più protagoniste del progetto, hanno ottenuto riconoscimento giuridico e fanno parte con diversi altri gruppi agricoli e comunitari della Sezione municipale di Agrosolidaria una confederazione nazionale che si identifica con questo slogan: “Hasta que tengamos una Colombia justa, debemos tener una solidaria”. Se sono rose A volte mi chiedo se vale la pena suscitare e accompagnare questi processi organizzativi e culturali. Per qualcuno è tempo perso anche perché i cambiamenti sono pochi e troppo lenti. Per altri se noi lasciamo, tutto cade. Per altri ancora non sono affari nostri. Rispetto le opinioni altrui e che siano felici! Personalmente, mi piace vivere intensamente il momento presente. Ricordo il passato che necessariamente insegna e sogno il futuro che stimola ma mi piace vivere pienamente il presente e quindi anche questo progetto afroeducativo, con tutte le sue manifestazioni, incognite e contraddizioni. A chi ci ha accompagnato con affetto e pazienza auguro gli stessi entimenti e tanta felicità. Cominciando la Quaresima aspettiamo la Pasqua anche per questo popolo afro-resistente che da sempre ha una immensa voglia di vivere che manifesta a ogni piè sospinto in mille modi diversi. 49 da Casa Madre 4/2012 À L’ÉCOUTE DU BIENHEUREUX JOSEPH ALLAMANO P. Nelson Lachance IMC Montréal Le 16 février dernier, un peu partout sur la terre où il y a des missionnaires de la Consolata, nous avons fait mémoire du bienheureux Joseph Allamano. 50 C’est le 18 février que le groupe des LMC de Montréal a, pour sa part, commémoré l’anniversaire de la mort du père Allamano. À l’aide d’un montage multimédia, retraçant les diverses étapes de la vie du père Allamano, nous avons relu la présentation faite par la Congrégation pour la cause des Saints lors de sa Béatification. Ce fut un moment privilégié pour suivre les pas du père Allamano, de sa naissance à sa mort, tout en portant une attention particulière à ce qui nous permet de le reconnaître comme un modèle et un guide. Son écoute et sa disponibilité à l’action de l’Esprit dans sa vie lui ont permis de réaliser une œuvre gigantesque, et surtout, ouverte aux besoins de tous. Son zèle missionnaire et sa confiance inébranlable en Marie nous invitent à da Casa Madre 4/2012 l’imiter dans notre marche comme groupe de laïques missionnaires. De sa vie nous avons encore beaucoup à apprendre afin de répondre nous aussi, dans notre monde et dans les situations actuelles de notre société, à notre vocation missionnaire. « D’abord saints, ensuite missionnaires » ditil. Cette directive du Bienheureux nous ouvre à l’accueil en nous de la consolation afin d’en vivre et d’en être les porteurs pour toutes les personnes autour de nous. En plus d’accueillir de nouveaux participants, nous avons profité de cette rencontre pour échanger sur notre recherche d’un « logo » représentatif de notre projet missionnaire comme laïques de la Consolata. La réflexion se continue. Louise Mack On February 13, 2012 our renowned receptionist, Kathy Elliott, celebrated 30 years of service to the Consolata Missionaries at Somerset. In her honor she was feted on February 23 with a lovely luncheon at a popular Italian restaurant, with Fr. Carlo Bonelli, the Acting Regional Superior, who traveled from Toronto for this remarkable event , Fr. David Gikonyo, the Local Superior , Fr. Paul Stefanowich, the Regional Administrator, and the lay staff - Linda Mattia, Mary Jane Yaede, Betty Lenart, Terri Doktorski and Louise Mack. The theme of the party was springtime with a lovely basket of yellow flowers; lilies, roses, mums and carnations, given from Kathy’s coworkers. We all had fun with the “gag” gifts that were given to her (a play watch instead of gold) and a decorative pin that said “30 and thrilling.” Later, back at the office, Kathy opened her multipackaged gift from the Fathers, a beautiful cross necklace and earrings. Retired employee Elaine Meserole and her husband, Fred, stopped by to share in the festivities. Somerset KATHY ELLIOTT, CELEBRATED 30 YEARS OF SERVICE It was a joy for all to be together relaxing and chatting. And, as they say…………A GOOD TIME WAS HAD BY ALL! 51 da Casa Madre 4/2012 CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI NEGHELLI P. Antonio Vismara, IMC Erano numerosissimi gli ospiti giunti da ogni parte: con i pullman, a dorso di mulo, con mezzi di fortuna, o a piedi dopo ore di cammino... per non perdere l’occasione di assistere alla consacrazione della nuova Chiesa della missione di Neghelli. Numerosi anche i Sacerdoti locali e i missionari convenuti per la circostanza. Neghelli Questa missione è stata iniziata alcuni anni fa dal compianto P.Tarcisio Rossi come una outstation della missione di Gambo. Mentre il Sig. Bruno Fusconi, grande amico del P.Rossi e dei missionari della consolata; uomo generoso e benefattore di questa e di molte altre missioni in Etiopia era l’ospite d’onore, avendone finanziato la costruzione. Si tratta di una chiesa bellissima , di forma ottagonale, stile locale ortodosso-copto. 52 da Casa Madre 4/2012 Il Vescovo del Vicariato di Meki, Mons Abraham Desta, diede inizio alla cerimonia invitando i numerosi presenti ad entrare nel clima religioso della celebrazione, mentre il coro accompagnava con canti festosi la benedizione dei muri della nuova chiesa e poi dell’altare sul quale più tardi sarebbe stata celebrata l’Eucaristia. L’intenso fumo dell’incenso avvolgeva come una nube sacra l’interno della chiesa, mentre il Vescovo spargeva in abbondanza acqua benedetta sia sulle pareti della chiesa che sui numerosi fedele i che gremivano la chiesa. La cerimonia proseguì con la celebrazione della S.Messa solenne. E nessuno si meravigliò se la celebrazione si protrasse per oltre 3 ore di tempo, come capita normalmente in Etiopia nelle grandi occasioni. Come se ciò non bastasse, alla fine non potevano mancare i numerosi discorsi d’occasione, dove nessuno Neghelli può venire escluso dal farlo semplicemente per mancanza di tempo. Alla cerimonia fece seguito il pranzo per tutti i convenuti, senza escludere nessuno, a base di “enjiera e watt”, cibo locale per tutti. In queste occasioni, la condivisione di quello che c’è basta sempre ad accontentare tutti. Questo tipo di condivisione mi richiama molto da vicino il miracolo della moltiplicazione dei pani fatto da Gesù nel Vangelo! Gambo, dove cè’ già un grande ospedale, diretto dai Missionari della Consolata a beneficio di una zona molto povera del Sud Etiopia... La parrocchia di Neghelli, dedicata alla Madonna, e iniziata dai Missionari della Consolata, ora è stata consegnata al Vicariato Apostolico di Meki e continua la sua opera di evangelizzazione, portata avanti dal clero locale. C’è anche un Asilo per bambini, che si meritò il plauso delle autorità locali per la serietà con cui viene condotto, oltre ad un programma di aiuto alle famiglie povere, bisognose di sostentamento. Non possiamo far altro che ringraziare il Signore per questa nuova missione, che da outstation di Gambo è diventata parrocchia. Certamente essa porterà frutti di bene per tutta la zona attorno a 53 da Casa Madre 4/2012 A comunidade dos Doze Elaborado por: Frederico Alage O noviciado São Paulo Moçambique tem a grande honra de poder escreve este artigo para a revista da Casa Madre. Queremos desta feita apresentar vos antes de mais os nossos mais salutares comprimentos de fraternidade. Maputo O noviciado São Paulo em Moçambique teve o seu início nos finais de 2011 quando os postulantes se transferiram do Seminário Nossa Senhora da Consolata-Matola juntamente com o grupo dos congoleses e quenianos que também lá se encontravam a fim de aprender a língua portuguesa para o seu uso durante o ano do noviciado. No acto de entrada estiveram presentes; o superior da região de Moçambique o senhor padre Julius, o senhor padre Adelino administrador da casa do noviciado e o senhor padre Hélder Bonifácio responsável pela revista Caminhos de Moçambique propriedade dos missionários da Consolata. 54 da Casa Madre 4/2012 O senhor padre Mestre na altura se encontrava de férias junto da sua família de sangue no Kenya seu pais natal. Para o ano do noviciado temos a graça de constituirmos uma comunidade doze membros; este número remete-nos para a história da salvação onde nos assemelhamos as doze tribos de Israel; ademais este número submete-nos outrossim aos eleitos de Jesus, doze foram os Apostolos escolhidos segundo o coração de Jesus. Valha nos Deus podermos imitar as vertudes que conduziram estes dois grupos que fazem parte da nossa história salvifica e delas podermos aurir ensinamentos que nos ajudem a levar avante o nosso ano de Noviciado. Aos apóstolos, Jesus encontrou-os em sua tarefa do dia a dia e sem lhe exigir grandes coisas, o único credencial que deles exigiu foi apenas A nossa comunidade tem uma outra característica que a torna peculiar para este ano: no que tange a simbologia numérica somos compostos em um número de quatro nacionalidades nomeadamente: Quenia, terra de origem do nosso Mestre pe. Friedrick Agalo, os noviços Gerard, John e Ronald. Congo representado por três noviços: Charles, Cristophe e Oscar. Portugal, o senhor pe. Adelino. E por fim o pais anfitrião composto pelos noviços: Célio, Clemente, Frederico e Leovilgildo. o numero quatro na analise simbólica bíblica representa os quatro pontos cardeais e por conseguinte a humanidade. Pelo que a nossa composição no noviciado São Paulo-Moçambique em quatro nacionalidades, reflete de algum modo a síntese da humanidade congregada e unidada em doze membros em busca do mesmo objetivo. Seguir os passos de Cristo com vista a partir pelo mundo e levar a Boa Nova aos que ainda não a conhecem. A nossa estadia neste lugar não é apenas um juntar de homens que vivem no acaso é antes é pois um congregar de homens que partilham a vida um do outro nas alegrias e dificuldades que a vida nos oferece. Acompanham nos neste caminhar actividades como oraçãoes que são o cerne da nossa vida aqui no Noviciado São PauloMoçambique; trabalhos manuais que nos ajudam a dignificar a nossa humanidade e a ajudar para o nosso sustento; actividades recreativas com mais tonalidade para o desporto que implusionam o nosso convivio e relaxamento; acompanhamnos também actividades pastorais em diversas comunidades das paróquias circonvizinhas ao Noviciado. Onde interagimos com diferentes camadas sociais. ajudam a caminhar e a superar os tropeços do caminho. Na verdade este caminho não se pode fazer a sós é necessário um guia sempre permanente que orienta os nossos passos mas também deixa que os seus formandos deixem de gatinhar para que habilitem os seus membros para longas caminhadas que nos esperam neste longo percurso. Salenta-se no entanto o padre mestre na Pessoa de Friedrick Agalo e do senhor padre Adelino. Maputo deixar tudo e seguirem-No. De uma certa forma, também nós estamos impelidos pela mesma energia divina que comoveu aos apóstolos ao seguimento de Cristo. A nós também é exigido o mesmo credencial deixar tudo e segui-Lo, e ser acreditados em outras terras para cuidar dos negócios de Deus. É por uma causa que supera as causas; que tanto os apóstolos como os noviços que vos escrevem deixaram tudo para seguir a Cristo e com Ele participar na edificação do reino. Acompanham nos igualmente a sempre emblematica figura de Nossa Senhora da Consolata que continuamente intercede por nós ao seu amabilíssimo Jesus para que Este por sua vez nos alcance as mais necessárias graças em Deus para que possamos caminhar sempre na vontade e na certeza d´ Ele. Esta sempre ao nosso favor o bem-aventurado José Allamano tal como ousou afirmar que estaria sempre na janela do paraiso a interceder por nós as mais fecundas bençãos de que necessitamos para fazer face a nossa mais bela vocação. Nesta ordem das figuras de etiqueta e de renome não nos escaparia de modo algum o nosso patrono São Paulo sempre atento as nossas preocupações e disponivel a inderceder por nós, e de espada em punho para nos defender de qualquer intemperia vocacional que possa pretender nos derrubar. Por meio destes patronos aqui referenciados aprendemos dia após dia a ir as fontes da salvação beber das mais infindáveis graças que emanam da sua Santidade Aquele que É e a transbordar. Tudo isto, fazemos e beneficiamos em prol de um Sequela Christi salutar, para que mediante Ele possamos chegar a presença de Deus nossa sublime bondade. Neste ano duas figuras nos acompanham e nos 55 da Casa Madre 4/2012 MISSIONE A DUE FACCIE – NZINJE MOZAMBICO P. Raphael Miring’u Miru, IMC Quando stavo completando il primo giro pastorale e di conoscenza della missione di N.S. da Imaculada Conceição - Nzinje a marzo dell’anno scorso, mi è venuto alla memoria un proverbio della etnia Makua Xirima, “ Ekumi ya namurokosi: okina wuma okina okithi”, cioè, la vita è come l’albero Rokosi, parte verde e parte secca. Rokosi ha due volti! Nzinje Come Rokosi, la missione ha due volti, una parte sub-urbana nella periferia della città di Lichinga che è la capitale provinciale di Niassa e l’altra rurale. Ha una superficie di 56,101 km2 con un diametro di 200 km ed una popolazione suburbana - rurale e multiculturale di 56,101, principalmente composta delle etnie Makua, Yao, Nyanja e Machangana. Pertanto, siamo coinvolti nella pastorale rurale - suburbana interculturale. 56 da Casa Madre 4/2012 Grazie a Dio che dal 2006 gli istituti dell’educazione superiore sonno arrivati fino al nord di Niassa. Nella zona sub-urbana della nostra missione si trova la sede del maggiore liceo della provincia, Samuel Khankomba e due sedi universitarie; della Università Pedagogica di Mozambico dal 2006 e della Università Cattolica di Mozambico dal Febbraio di quest’anno. Comunque la sfida è ancora enorme, nella zona rurale dove non esiste un asilo nido. Dove esistono poche scuole primarie, mancano le aule, materiale scolastico … professori con preparazione pedagogica e scientifica (dei quali 44% sono a contratto, instabili ed costante mobilità). Conseguentemente, c’è una continua migrazione rurale - urbana dei giovani e degli adulti per gli studi e ricerca di lavoro. Tuttavia, neanche “Ekumi ya namurokosi”. Nella missione interculturale, il progetto pastorale va avanti nella formazione al riconoscere ed assumere attivamente, accettando che la Chiesa siamo noi! Piove nel salone dove celebriamo la santa Messa, il tetto sta rotto. Perciò, a questa Quaresima la nostra preghiera intensa, digiuno e carità è per, “… restaurare la casa del Signore”, 2 Cronache 24:4. Nzinje tutti i desideri e i sogni si realizzano, perciò la maggioranza, provenienti dal più interiore della nostra provincia, la più povera in Mozambico, cadono nella produzione, vendita e consumo di bevande alcoolici, la vendita e il consumo della droga, prostituzione e crimine per sostenersi. Tutt’essi sono concentrati nella nostra zona suburbana dove il costo della vita è più economica. Ovviamente, questo ha risultati negativi. Con pochi mezzi di sanità, c’è un grande problema di igiene e tanti sono vittime delle malattie endemiche come la malaria, tubercolosi e AIDS. La situazione religiosa ha un volto cristiano e non cristiano. Abbiamo 12,993 cattolici 23.16% la meta essendo giovani e 1,907 protestanti 3.4%. La maggioranza sono non cristiani; 21879 musulmani 39% e 16,830 della Religione Tradizionale africana 34%. C’è una buona coesistenza che promoviamo attraverso il dialogo ecumenico e inter-religioso. Questa si manifesta nei momenti di gioia; delle feste, e nei momenti di tristezza; delle malattie a della morte. L’abbiamo provata nella celebrazione del cinquantenario della nostra missione il 29 di Novembre. Tutti ci siamo riuniti in una grande festa all’undici di Dicembre nella solennità di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione, patrona della missione in una celebrazione Eucaristica preseduta dal nostro Vescovo Mons. Elio Greselin nella sede parrocchiale. Abbiamo un volto adulto nella spiritualità, facendo enorme sforzo per fare un passo verso la maturità nell’ auto-sostegno materiale. Questo si deve a diverse ragioni, tra di loro la povertà, la guerra civile e la influenza marxista degli anni 1976 – 1992. L’altro volto splendente, dinamico, flessibile e accogliente alla novità è dei giovani. Questo volto giovanile dona la speranza al rispondere alla voce profetica dell’Africae Munus, ““Africa, alzati”. Stanno rispondendo molto bene alle iniziative di volontariato sulla lunga strada all’auto - sostegno della missione. Questi sono la forza dominante nella catechesi, 80%. Come catechisti fanno tanto gratuitamente. Perciò per animarli e migliorare il rendimento catechetico, a gennaio abbiamo fatto un corso intensivo d’aggiornamento di cinquantadue catechisti prima dell’inizio dell’anno catechetico nella metà di Febbraio con 1,544 bambini, giovani e adulti. 57 da Casa Madre 4/2012 MISSÃO NA TERRA INDÍGENA: RAPOSA SERRA DO SOL-RR Raposa Sebastião Carneiro, formando IMC 58 A tradicional missão dos formandos da Consolata da Região Amazônica, que sempre ocorre no mês de janeiro, foi realizada neste ano de 2012 no estado de Roraima, mas precisamente na região das serras ao norte, na fronteira com a Guiana Inglesa, junto com o povo Makuxi. O povo Makuxi ficou famoso mundialmente por lutar por seus direitos a terra, que eles herdaram dos seus antepassados. Mesmo sendo garantida pela constituição Brasileira, a terra foi sempre ocupada pelos fazendeiros inescrupulosos do estado. Eles invadindo a terra, explorando os recursos naturais e ameaçando a cultura e a vida dos indígenas. Os fazendeiros invasores causaram medo, divisões, e homicídios no entre o povo. Felizmente, a suprema corte Brasileira respeitou o direito do povo Makuxi, e em abril de 2009 a homologação foi confirmada. Trata-se de uma da Casa Madre 4/2012 grande e rara vitoria indígena nos tribunais do Brasil. Nós formandos, partimos da capital Boa Vista no dia primeiro de janeiro acompanhados pelo Bispo Diocesano de Roraima, Dom Roque Paloschi. Tivemos a honra de tê-lo como o nosso guia inicial nesta experiência missionária, pois ele como um bom pastor conhece muito bem a realidade do seu povo. Entramos na reserva no mesmo dia à tarde e hospedamo-nos na comunidade de Surumú. Ela é uma comunidade dividida em duas partes opostas. Uma parte apóia a homologação de forma contínua ligada ao CIR, (Conselho Indígena de Roraima) ligado a Igreja Católica. A outra parte é contra homologação de forma contínua, a da Sodiurr, (sociedade de defesa dos índios unidos de Roraima), mais simpatizante as igrejas protestantes e aos fazendeiros. Nesta comunidade podemos constatar a fúria dos A nossa chegada a Maturuca foi marcante e impressionante. Junto com a comunidade fizemos uma caminhada da igreja, o ponto de acolhida, até o Malocao, que é o centro das comunidades indígenas. Todos os moradores da maloca estavam presentes e nos acolheram com danças e musicas. Depois fomos levados para a cerimônia da acolhida. A alegria, o carinho e a atenção deste povo para conosco marcou-me profundamente. O espírito comunitário deles é evangélico. De fato, se percebe as sementes do verbo presentes nas comunidades indígenas da Raposa Serra do Sol. A figura do Padre é muito querida e respeitada no povo Makuxi. O Padre Mario, missionário da Consolata, nascido em Moçambique criado em Portugal, está dez anos com estes povos. Ele é um homem “pé do chão” com total amor a cultura do povo. A sua metodologia de evangelização é como nos pede a Igreja; de forma inculturada. As palavras que ele disse no primeiro encontro nos chamaram muita atenção: “Vocês estão entrando no coração da missão”. Ficamos vinte cinco dias na reserva. Visitamos dez comunidades, na maioria das vezes o percurso era feito a pé, mas também de carro, de lancha, que aqui se chama voadeira e a cavalo. Obviamente, as caminhadas foram desafiadoras para nós rapazes da cidade. Em alguns momentos sentimos o cansaço, a cabeça doía, alguns tinham calos nos pés e dores nas costas. Nestes momentos de provação e de dor física sentimos o amor de Deus em nossas vidas, pois quando chegávamos às malocas havia sempre muita festa, alegria e fraternidade. Raposa rizicultores através das varias construções que foram destruídas inclusive a igreja que sobrou apenas às paredes. A natureza também é exuberante e bem diferente na maior parte da Amazônia. Existem matas fechadas e úmidas; nas serras as montanhas e as planícies dominam a paisagem; um vento constante refresca o dia e deixa as noites bem frias. Neste local é fácil voltar-se para Deus e contemplá-Lo na natureza excepcional que lá se estende. A missão foi uma grande aprendizagem para nós. A vida comunitária indígena é um testemunho bonito e desafiador para nós formandos. Eles resolvem seus problemas sempre em comunidade, nada é escondido do tuxaua e do padre. Fala-se abertamente e procura uma solução em comum acordo entre as partes. Existe um grande respeito e educação entre eles e com os visitantes. 59 da Casa Madre 4/2012 La biografia di P.Tablino P. Giovanni Dutto IMC Giovanni Ciravegna Paolo Tablino. Un missionario immerso nel Vangelo, Ed. San Paolo Biografia “Paolo Tablino, giovane sacerdote della diocesi di Alba, nel 1959 partì come missionario Fidei Donum per il Kenya. Inizialmente si dedicò all’insegnamento nel Seminario di Nyeri, poi alla prima evangelizzazione in una zona semidesertica del Kenya settentrionale non ancora cristiana. Vi rimase fino alla morte, avvenuta all’ospedale di Nairobi nel 2009. In questo libro vogliamo far parlare don Tablino stesso, dare voce a lui – oltre che ad alcuni testimoni – perché lui stesso si racconti. L’intento è quello di mantenere viva la sua memoria e di far conoscere la sua vita esemplare di sacerdote e di missionario. Il volume contiene un inserto fotografico” (Quarta di copertina). 60 Padre Paolo Tablino è approdato in Africa nel 1959, il primo sacerdote “Fidei Donum” a rispondere, con Don Bartolomeo Venturino, alla proposta di Pio XII alle Chiese locali di mandare personale in missione. I due albesi spesero quattro anni nel seminario maggiore di Nyeri, retto dai missionari della Consolata, poi iniziarono l’avventura del deserto di Marsabit. Padre Tablino divenne Missionario della Consolata e morì, il 4 maggio 2009, nel Centro di Preghiera di Marsabit, intitolato a Maria Consolata. Il Cardinal Giovanni Coppa scrisse sulla Gazzetta d’Alba: “Accarezzo l’idea che questa sua vita possa essere sempre meglio conosciuta e approfondita, affinché un giorno, se Dio vorrà, possa essere proposta dalla Chiesa all’imitazione universale”. da Casa Madre 4/2012 Il Superiore Generale mi incaricò di raccogliere memorie del confratello, prima in Africa e poi in Italia. Ho percorso il deserto dissodato da Padre Tablino in quasi cinquanta anni di dedizione e poi ho ascoltato in Italia, specialmente ad Alba, le numerose persone che hanno intrattenuto con lui amicizia e corrispondenza. Ho consegnato al Padre Generale 133 relazioni, regolarmente timbrate da un notaio, perché siano documenti validi per l’archivio. Non si tratta di causa di beatificazione, perché la Chiesa la potrebbe considerare solo dopo cinque anni dalla morte del candidato e richiede una vasta fama di santità. Esiste, comunque, una viva convinzione che Padre Tablino ha condotto una vita veramente esemplare e che la sua causa sarebbe di edificazione alla Chiesa, in Africa e ovunque. È uscita una biografia, presso la San Paolo, che può confermare quello che le relazioni hanno detto e può favorire la fama di santità. Auspico che tutti i Missionari e le Missionarie della Consolata siano fieri di un confratello che esprime vivamente la nostra sequela del Beato Giuseppe Allamano. È un esempio affascinante per i sacerdoti, per i religiosi e per tutti i cristiani, in territorio di missione e in patria. Auspico che questo primo libro sia accolto con simpatia, susciti interesse e solleciti ardore missionario. P. Peter Turrone, IMC On Feb 22nd we celebrated Tsaagan Tsar, which is the first day of the year according to the Mongolian Lunar Calendar (Tibetan tradition). A great deal of work is required to prepare for the country’s most important feast. Up until the first day of celebrations the stores were packed with anxious shoppers trying to buy food and gifts to give to each guest who comes to visit them. The women had the hardest work. They spend several days preparing hundreds of booz (meat dumplings) and dairy foods to mark the occasion. Well-off families prepare and serve a stewed side of sheep as well. While most Europeans and North Americans would cut off the fat due to health reasons, the fat is the most important for Mongolians since it is seen as a sign of abundance and a source of strength. Perhaps the most important thing to prepare for Tsaagan Tsar is the pyramid of traditional cookies (boov) erected on a large dish in a special fashion which is filled with dried yogurt curds, boiled goat fat and candies. This symbol is as Arvaiheer “Are you at peace?” characteristic of Tsaagan Tsar as the tree is for Christmas. The older and richer a person is, the greater the number of layers. The minimum would be 3 whereas the maximum would be 11 layers. Regardless, they must be stacked in an odd number. One layer represents joy whereas the other represents sorrow. You must always begin and end with joy. The platter is placed on a table near the north side of the ger. It remains intact for three full days, after which the family dismantles and eats all of the treats. The day before Tsagaan Sar is called Bituun, the name of the lunar phase of dark moon. Usually, only immediate family remain together for this evening celebration. This is also a time of year when Mongolians try to settle all outstanding financial issues and resolve long standing problems in order to begin the new year with a fresh start. They cannot leave their ger until first rays of sunlight enters through the opening of the roof. Many men gathered together on “Pink-Headed Hill” just behind da Casa Madre 4/2012 61 our mission in the countryside of Arvaiheer in order to be touched by the first rays of the rising sun. They believe it brings blessings and good fortune. Upon sunrise, each returns home to begin the great feast. Arvaiheer In the first day alone our community visited 18 families. Wearing our deels (traditional Mongolian dress) and with our blue scarves in hand, we entered each ger and first greeted the eldest male of the household all the way down to the youngest child present. During the greeting, the youngest person must always place their arms underneath the older persons arms in order to show that they support them. The traditional greeting is “Amar cain uu?” or “Are you at peace?”. We then asked them how their spring season was going as we exchanged snuff bottles. 62 Our people were incredibly generous with us, despite the fact that many are very poor. The thing that made the occasion even more special was the fact that we were asked to pray together with the families during the visits so that the Lord would fill their new year with many blessings. The following two days were equally busy for our community in that the visiting continued for three full days. We wish all of our Mongolian friends not only a year but a lifetime of blessings from the God who lives in the magnificent “Blue Sky”. da Casa Madre 4/2012 Necrologio 63 da Casa Madre 4/2012 P. ADEMAR SERAFIM DE MEDEIROS, IMC Nato il 7 luglio 1926 a Tubarão, Santa Catarina (Brasile), entrò nell’Istituto con la professione religiosa il 16 febbraio 1948. Fu ordinato sacerdote a S.Manuel l’8 dicembre 1951. Era uno dei missionari IMC brasiliani del primo gruppo. Lavorò in Brasile, svolgendo diverse funzioni e incarichi. E’ deceduto nell’ Hospital Nossa Senhora das Graças, em Curitiba, il 15 marzo 2012. Aveva 85 anni di età, di cui 64 di Professione Religiosa e 61 di sacerdozio. 64 da Casa Madre 4/2012 P. BERNARDINO FILOSI, IMC Nato il 6 ottobre 1947 a Praso (Trento), frequentò le scuole medie nel nostro seminario di Rovereto, il ginnasio a Biadene e il liceo a Varallo Sesia. Trascorse l’anno di noviziato alla Certosa di Pesio, emettendo la professione religiosa il 13 settembre 1970. Continuò gli studi di filosofia e teologia a Madrid, in Spagna, ottenendo la licenza in teologia all’Università di Comillas. Fu ordinato sacerdote a Praso l’11 ottobre 1975 da Mons. Giuseppe Mojoli, Arcivescovo titolare di Larissa in Tessalia e Nunzio apostolico in Etiopia. Subito destinato alla Colombia, fu superiore del seminario a Bogotà dal 1976 al 1978. Fu poi destinato al Caquetà, dove rimase come vicario di S. Vicente del Caguan fino al 1979. Tornato in Italia rese servizio di animazione missionaria nel 1981al 1989. Volle ritornare ancora per due anni in Colombia nell’animazione pastorale, prima di continuare in Italia come animatore nelle comunità di Gambettola, Castellarano e Bedizzole. Passò gli ultimi anni a Praso, nella casa materna, assistendo la mamma bisognosa di cure. Qui è deceduto il 16 marzo 2012, dopo un’intensa malattia di cancro che lo aveva colpito. Aveva 64 anni di età, di cui 41 di Professione religiosa e 36 di Sacerdozio. 65 da Casa Madre 4/2012 PADRE BARTOLOMEO GIORGIS, IMC Nato il 27 agosto 1924 a Savigliano (Cn), entrò da piccolo nel seminario minore di Cussanio Fossano frequentando le scuole medie. Continuò a Varallo Sesia gli studi ginnasiali e a Cereseto quelli liceali. Fece il noviziato alla Certosa di Pesio, emettendo la professione religiosa il 2 ottobre 1948. Dopo un anno a Rosignano Monferrato, proseguì gli studi di filosofia e teologia in Casa Madre a Torino, dove il 29 giugno 1952 fu ordinato sacerdote dal Card. Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino. Fu subito destinato al Kenya come Headmaster intermediate a Kivote (Embu) e poi insegnante a Igembe. Dal 1970 al 1975 fu procuratore diocesano a Meru e dal 1976 al 1981 fu Superiore regionale del Kenya. In seguito riempì diverse funzioni: pastorale a Meru, amministratore a Sagana, sia per la diocesi, sia per le opere IMC. Nel 1992 fu destinato all’Italia, come economo alla Certosa di Pesio. Trascorse gli ultimi anni nella comunità di Alpignano dove è deceduto il 20 marzo 2012. Riposa ora nel cimitero di Alpignano. Aveva 87 anni di età, di cui 63 di professione religiosa e 59 di sacerdozio. 66 da Casa Madre 4/2012 Sommario Medjugorje Risen Christ LA VITA AVANZA DI RISURREZIONE IN RISURREZIONE...................................... 2 Buona Pasqua..................................... 4 mons. GIOVANNI CRIPPA NOMINATO VESCOVO di bahia............... 5 UN FONDATORE DI MEZZA ETÀ................ 6 IL VANGELO COME REGOLA SUPREMA.................................. 9 Conferenza regionale Colombia - Equatore.......................... 13 UNA NOTIZIA DI FAMIGLIA CARICA DI ANNI E DI VITA!!!.............................. 17 Marzo 2012......................................... 18 PROFISSÃO PERPÉTUA E ORDENAÇÃO DIACONAL . ................................................................. 20 Dal CONSIGLIO REGIONALE: Torino, 12-14 MARZO 2012................... 22 22ª Peregrinação a Fátima está aí................................................ 24 VI CONFERENZA REGIONALE DELLA REGIONE ETIOPIA I.M.C......................... 27 novo Centro para o Diálogo Inter-religioso.................................. 28 Pirané - 63 Años de Vida y de Misión............................................ 30 GENNAIO - MARZO 2012......................... 32 Festa del Beato Giuseppe Allamano a Torino e ad Alpignano.................... 35 IL centro per… centrare ................... 37 PARIOSSE SANT HILAIRE CREATRICE D’AVENIR.............................................. 39 CACEM.................................................. 41 CURSO DE FORMAÇÃO PARA ANIMADORES CRISTÃOS............................................. 44 UNA VIA CRUCIS SULLE PISTE DEI GALLA . ......................................... 46 CARISSIMI AMICI DI MARIALABAJA.......... 48 Sommario À L’ÉCOUTE DU BIENHEUREUX JOSEPH ALLAMANO................................. 50 67 KATHY ELLIOTT, CELEBRATED 30 YEARS OF SERVICE...............................51 CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI NEGHELLI . .......................................... 52 A comunidade dos Doze..................... 54 MISSIONE A DUE FACCIE – NZINJE MOZAMBICO............................... 56 da Casa Madre MISSÃO NA TERRA INDÍGENA: RAPOSA SERRA DO SOL-RR .................... 58 Mensile dell’Istituto Missioni Consolata La biografia di P.Tablino................... 60 Redazione: Segretariato Generale per al Missione Supporto tecnico: Adriano Podestà Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 C/C postale 39573001 - Email: [email protected] da Casa Madre 4/2012 “Are you at peace?” . .......................... 61 necrologio......................................... 64