INTRODUZIONE CONVEGNO Rivolgo a tutti voi il più cordiale
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INTRODUZIONE CONVEGNO Rivolgo a tutti voi il più cordiale
INTRODUZIONE CONVEGNO Rivolgo a tutti voi il più cordiale benvenuto, vi saluto con stima e amicizia e vi ringrazio per aver risposto al nostro invito. Saluto con particolare ossequio S. E. mons. Crociata che condivide questo nostro importante appuntamento, facendoci percepire in maniera ancora più viva la Chiesa Italiana. Un Convegno Nazionale è, infatti, anzitutto, una pagina di Chiesa, l’occasione per sentirci legati in un’esperienza di comunione che, nella particolarità delle nostre rispettive diocesi, dà forma ad una straordinaria ricchezza fatta non solo e non prima di tutto del patrimonio che amministriamo, ma dal dono della fede e della carità, nella vita dei singoli e delle comunità, nelle esperienze e nelle tradizioni che possediamo, nelle iniziative pastorali e culturali, nella responsabilità e nella cura dei beni che ci sono affidati e nel loro evangelico utilizzo. In tale responsabilità si inserisce anche la partecipazione degli Istituti e di chi vi opera in un compito talora poco visibile e forse anche un po’ ingrato, ma non certo privo di forza ecclesiale per i destinatari della nostra azione, i sacerdoti il cui compito oggi, esposto a nuove e urgenti sollecitazioni, spesso sul versante della fattiva testimonianza di carità, chiede di poter essere accompagnato da adeguato sostegno. La partecipazione dei responsabili diocesani dei nostri Istituti ci consente un’attenzione al territorio di cui oggi avvertiamo con maggior forza l’esigenza a motivo di una crisi che variamente ci interpella e che, al contempo, domanda una risposta condivisa. La nostra diversificata provenienza ci aiuta a rilevare i contorni realistici della situazione, per non dimenticare zone geografiche o finanziarie esposte a maggiori difficoltà; nello stesso tempo avvertiamo l’esigenza che il nostro convenire ci orienti in un’azione comune nella ricerca del bene e nello stile della corresponsabilità. I nostri Istituti, proprio perché legati ad una situazione contingente e in veloce evoluzione, si interrogano sulle proprie possibilità di cambiamento avvertendo l’opportunità di rinnovarsi per meglio rispondere alle sfide in atto. Stiamo operando nell’oggi della Chiesa, ma lo sguardo non può non rivolgersi al domani ricco, certo, della provvidenza di Dio, ma anche della nostra responsabilità. Lungi dall’uniformarci ai tempi o alle mode o a criteri meramente tecnici, sappiamo di lasciarci guidare da Colui che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo. Ma questo non ci impedisce di guardare con gratitudine operosa a quello che già ci è dato, custodendolo e facendolo crescere nella direzione del bene. I ricchi e complementari interventi che si susseguiranno in questo Convegno, la competenza e l’esperienza dei relatori, l’interazione partecipe e intelligente di questa assemblea, ci consentiranno di intuire nuove opportunità sia negli atteggiamenti e nelle attenzioni da avere, sia nelle scelte da fare, ancorché ci chiedano, interpretando il cambiamento, di superare giudizi desueti, collocazioni e prassi obsolete. Un simile compito interpella non solo la nostra lungimiranza e competenza, ma anche la correttezza sul piano formale, morale ed evangelico. La natura ecclesiale del nostro agire, tema su cui si soffermerà più adeguatamente mons. Crociata, chiede passione per Cristo e per la Chiesa, fedeltà ai Pastori e alle loro indicazioni, trasparenza e onestà. Ci rendiamo infatti ben conto che se la normalità del nostro impegno non fa notizia, qualsiasi irregolarità, vera o presunta è esposta repentinamente all’amplificazione mediatica con gravi conseguenze per l’immagine della Chiesa e la fede dei semplici. Questo ci avverte sulla realtà di una testimonianza, tutt’altro che insignificante, legata proprio al nostro Istituto e a tutti coloro che vi operano. Non ci nascondiamo alcune difficoltà, ma nei contatti di questi due anni, ho potuto conoscere e apprezzare una realtà professionale seria e motivata, disponibile alla formazione e all’aggiornamento, sostenuta da autentico spirito ecclesiale, senso di appartenenza, correttezza e lealtà. Vi è una spiritualità cristiana che non appartiene solo ad ambiti di Chiesa che più naturalmente ad essa sembrano connessi: vi è anche nei nostri Istituti e nei suoi operatori ed essa dà senso al nostro lavoro e alla nostra stessa vita. Al termine di queste considerazioni introduttive al Convegno, desidero indicare alcune questioni che ritengo particolarmente interessanti per la nostra riflessione. Si tratta di osservazioni che possono indicare delle scelte o interrogativi cui i vari interventi potranno offrire risposta. La prima osservazione sento di farla sull’esigenza di una più attenta politica di gestione delle risorse patrimoniali: mobiliari e immobiliari. Oggi è importante esserci, monitorare per evitare l’erosione. Per quanto riguarda i mercati finanziari c’è l’esigenza di avere competenze adeguate. Essi sono diventati sempre più complessi e si presentano ricchi di opportunità e non privi di rischi. Si sono sviluppati nuovi e numerosi strumenti finanziari, molto efficaci e diversificati, che consentono di configurare con precisione il patrimonio mobiliare secondo obiettivi e vincoli predefiniti. Sono però necessarie alte competenze professionali che spesso non abbiamo. È sempre importante monitorare con attenzione il patrimonio immobiliare, in particolare le aree situate in posizioni strategiche, riportate nei piani di governo del territorio, in fase di adozione nei nuovi piani regolatori, per evitare azioni speculative di terzi e tutelare il patrimonio. Come difendere il patrimonio da una continua erosione del territorio? Per ottenere maggiori risultati è necessario essere attenti e vigilanti sul patrimonio. Si avverte la necessità di allacciare rapporti con gli enti locali per essere attori dei programmi futuri di sviluppo. Bisogna essere presenti o almeno rappresentati nelle sedi dove si decidono processi di sviluppo, piani regolatori, ecc… Queste e altre considerazioni ci interrogano sull’opportunità di mantenere l’assetto attuale degli Istituti. L’onere che grava sulla realtà locale domanda energie che a volte non appartengono ai piccoli Istituti alcuni dei quali sperimentano serie difficoltà. Questo ci domanda forse forme di gestione condivisa o di accorpamento, senza che venga meno l’iniziativa locale, ma anche senza che essa non sia adeguatamente verificata e sostenuta. Ecco di fronte a noi il Convegno. Lasciamoci condurre dalla fiducia che questa stagione di Chiesa, pur complessa, non è meno feconda. Gli Orientamenti della Chiesa Italiana per il decennio rivolgono l’attenzione alla responsabilità educativa nei confronti delle giovani generazioni. Crediamo di contribuire anche noi a questo sforzo; lo facciamo sostenendo i sacerdoti nella loro missione di educatori, ma anche assumendo lo stile della partecipazione e della responsabilità, di chi non rinuncia al proprio compito e in esso non cessa di dare testimonianza.