7. RICERCA: Usa, la genetica in aiuto della fecondazione in vitro

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7. RICERCA: Usa, la genetica in aiuto della fecondazione in vitro
7. RICERCA: Usa, la genetica in aiuto della fecondazione in vitro
Uno studio pubblicato su Developmental Cell mostra come la recettività uterina sia
regolata dai geni Msx1 e Msx2. E come tramite la manipolazione di questi sia possibile
migliorare i tassi di riuscita della Fivet. Uno dei principali problemi per le coppie che si
sottopongono a trattamenti di procreazione medicalmente assistita è il loro basso tasso di
successo. Per la fecondazione in vitro con embryo transfer (Fivet), nella quale l’embrione
fecondato viene trasferito direttamente nell’utero della donna, questa percentuale si
attesta intorno al 30%. Ma secondo uno studio del Cincinnati Children’s Hospital Medical
Center, pubblicato su Developmental Cell, questi risultati potrebbero essere migliorati
aumentando – nel momento giusto – l’espressione nei tessuti dell’utero di due particolari
geni (Msx1 e Msx2). Msx1 e Msx2 giocano un ruolo fondamentale nella formazione degli
organi durante lo sviluppo del feto, ma sono anche essenziali per assicurare che l’utero sia
pronto a ricevere l’impianto di embrioni fecondati. Una recettività uterina compromessa è,
infatti, una delle principali cause di fallimento dei trattamenti di fertilizzazione in vitro. “I
nostri risultati – ha spiegato Sudhansu K. Dey, direttore della Divisione di Scienze
Riproduttive nell’istituto di Cincinnati – suggeriscono che presto potremmo essere in grado
di sviluppare terapie genetiche per migliorare le percentuali di successo degli impianti. Ad
esempio potremmo estendere la finestra di recettività dell’utero, garantendo agli embrioni
un tempo maggiore per l’annidamento nell’utero”. Per dimostrare la funzione dei geni Msx
nella riproduzione umana, i ricercatori hanno usato dei topi nei quali questi non erano
correttamente espressi. Questi roditori mostravano fertilità compromessa a diversi livelli, a
seconda che fosse represso solo uno o entrambi i geni. Le cavie alle quali era stato
cancellato Msx1 generavano prole sottosviluppata o non ne generavano affatto, mentre
l’eliminazione congiunta con Msx2 risultava in una infertilità completa, dovuta al fatto che
gli embrioni non riuscivano ad annidarsi nell’utero. Ma che ruolo hanno questi geni nel
caso umano? Analisi hanno dimostrato che l’espressione di Msx1 e Msx2 nei tessuti
uterini cambia secondo le fasi del ciclo mestruale, facilitando – al momento giusto –
l’impianto e l’embriogenesi. Per questo il loro studio potrebbe essere utile per lo sviluppo
di nuove strategie per migliorare gli esiti dei cicli di Fivet. Il presente studio suggerisce
anche che questi geni favoriscano e mantengano la recettività uterina senza alterare i
livelli ormonali o la sensibilità dell’organo agli ormoni. Per questo, secondo i ricercatori, gli
stessi geni Msx potrebbero essere utili anche per lo sviluppo di contraccettivi non
steroidei. Gli scienziati di Cincinnati stanno oggi lavorando per sviluppare tutte le possibili
applicazioni. “Sebbene siano necessari ulteriori studi per applicare queste scoperte anche
su modello umano – fanno sapere dal Children’s Hospital Medical Center – abbiamo fatto
un passo avanti nella comprensione dei processi molecolari che sono alla base della
fertilità femminile. E soprattutto abbiamo capito che questi possono essere cambiati
secondo necessità”.