cs news - CRISTIANO SOCIALI

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cs news - CRISTIANO SOCIALI
Cristiano
sociali news
27 giugno 2003
ANNO VII - NUMERO VENTICINQUE
€ 0,77
SETTIMANALE DEL MOVIMENTO DEI CRISTIANO-SOCIALI
SPEDIZIONE IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B L. 662/96 - MATERA
Vittorio Sammarco
Noi cattolici di sinistra,
“malati” di ideologia e moralismo
C’è un nemico chiaro, evidente, segnato nelle parole di Giorgio Vittadini, leader della
Compagnia delle opere - il braccio economico-produttivo di Comunione e liberazione - che
ha rilasciato una bella intervista a Gad Lerner, sul quotidiano Europa del 31 maggio scorso. Il
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nemico è l’ideologia: “Tutto ciò che riporta alla contrapposizione ideologica è vecchio”,
afferma Vittadini. E in fondo, sì, non può non ammetterlo, sotto l’incalzare delle domande
di Lerner, i cattolici di sinistra sono i maestri di questo vecchiume.
C’è invece una fervente modernità nel partire dalle opere, dalle persone, dai casi, dall’esperienza concreta. Le risposte alle domande poste dai cittadini sono così più vere, più in
grado di costruire qualcosa di duraturo.
Beninteso: nulla di nuovo sotto il sole. Chi scrive, a lungo e con convinzione militante tra
le fila dell’Azione cattolica, avverte in queste parole di Vittadini l’eco neppure troppo lontana di una contrapposizione (ideologica?) nel mondo cattolico tra la cultura della presenza
(quella che è in grado di fare, di esserci, di costruire) e quella della mediazione (in grado di
mettere in collegamento, di trovare sintesi, punti alti di accordo tra culture diverse).
Una distinzione che sembrava accantonata, superata dall’ineluttabile e ragionevole accettazione della compresenza fertile di entrambe le culture.
Ma le parole di Vittadini rilanciano il tema e, a mio avviso, lo rendono attuale proprio
perché inserito in un contesto nuovo che è quello che l’intervistatore pone a monte delle
sue domande: “Guardiamoci in faccia, ci conosciamo bene - dice Lerner. Ma voi cosa c’entrate, in termini di valori, modelli, stili di vita, con quel signore lì”. E quel signore lì è Silvio
Berlusconi in compagnia del gruppo di potere che è riuscito a creare.
Ecco: mi pare una domanda interessante, aprioristiEsclusi
ca, mi si passi il termine, rispetto al giudizio di merito
sulle opere di governo. Giudizio sul quale si attarda Vitdi Tonio Dell’Olio
tadini nel rispondere a Lerner. Il governo va criticato sul
mancato finanziamento della riforma della scuola proTra gli abitanti del Bel Paese ci sono persone che non hanmossa dalla Moratti, per esempio, o sulla strategia di riapno bisogno di aspettare i “giri di boa” del governo per tracciapropriazione delle Fondazioni bancarie da parte del pore i bilanci e fare valutazioni. Per quanto Berlusconi si sforzi
tere politico. Insomma torna forte il peso delle opere.
di esibirsi come pifferaio magico dai suoi canali televisivi (cioè
Ma Vittadini, e qui voglio soffermarmi, nell’illustrare le
tutti!) e di convincere gli italiani di essere protagonisti di un
basi da cui partono i discepoli di Giussani, parte dall’idea
miracolo economico, essi hanno la riprova quotidiana della
forte espressa da don Luigi nel 1987 “desiderio-operefatica insormontabile che devono compiere per galleggiare tra
politiche, questo è il percorso, in questo ordine: ciò che
i flutti della società del benessere.
“UN ALFABETO PER LA
PACE: A COME ACQUA”
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dall’Italia
“Un alfabeto per la pace:
A come Acqua”
È questo il titolo del dibattito che
si è tenuto martedì 11 giugno al Teatro del Polo Civico di Via Ballarin di
Roma, organizzato dal comitato giovani dell’Ulivo. L’incontro ha affrontato il tema dell’acqua, una questione centrale per il futuro del mondo
anche alla luce dei risultati della
Conferenza mondiale di Kyoto e del
“controvertice” di Firenze.
Presenza importante è stata
quella di padre Alex Zanotelli (nel
box una sintesi del suo intervento)
il missionario comboniano che, dopo
il suo rientro da Nairobi, gira l’Italia
per portare una testimonianza di
pace, giustizia e sobrietà.
Alla base dell’incontro l’intervento dell’onorevole Marcella Lucidi di cui riportiamo una sintesi.
“Quotidianamente tutti noi abbiamo un contatto con l’acqua, ma non
sempre ci rendiamo conto della sua
importanza. Eppure ogni anno quasi
undici milioni di persone muoiono per
malattie dovute alla mancanza di acqua potabile. La metà sono bambini.
Inoltre, secondo le statistiche:
- il 40% della popolazione mondiale soffre di carenza di risorse
idriche;
- 3 miliardi di persone vivono in
case prive di un sistema fognario;
- solo lo 0.08% dell’acqua è pura,
non salata e non inquinata, quindi potabile.
L’acqua, “l’oro blu”, è alla base
di molti conflitti nel mondo, soprattutto nei Paesi poveri. Il controllo
delle risorse idriche viene usato
come mezzo di ricatto, pressione e
oppressione.
Dal 1950 ad oggi la quantità annuale pro-capite di acqua dolce è diminuita da circa 17 mila a 7 mila
metri cubi, mentre la popolazione è
raddoppiata e sono aumentati i consumi, ma soprattutto gli sprechi.
L’acqua è un bene limitato. Questa
nuova consapevolezza sta già producendo ingiustizia con la corsa alla
privatizzazione delle grandi fonti.
L’Italia non è al riparo dalla scarsità
d’acqua: l’irregolarità delle precipitazioni, la dispersione lungo le reti
di distribuzione, l’inquinamento delle falde sottraggono questo bene a
quasi 1/6 della popolazione con ripercussioni pesanti sull’economia
delle regioni meridionali. Occorre riconoscere che l’acqua non è solo un
bisogno, ma un diritto inviolabile e
universale. Il 2003 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite “Anno Internazione dell’Acqua”.
Ci sono stati due importanti meeting su questo tema: uno a Kyoto, dove
cento delegazioni governative hanno
concluso la Terza Conferenza Mondiale sull’Acqua firmando una dichiarazione che prevede che “tutte le fonti
di finanziamento, sia pubbliche sia
private, nazionali ed internazionali
devono essere mobilitate ed utilizzate nel modo più efficiente ed efficace… identificheremo e svilupperemo
nuovi meccanismi di partnership tra
pubblico e privato”. A Firenze, il pri-
mo Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua ha concluso i propri lavori con
un documento programmatico nel
quale si afferma “che l’accesso all’acqua è un diritto naturale”.
Il tema dell’acqua, dell’accesso
universale alle risorse idriche deve
essere tema strategico della politica nazionale ed internazionale del
nostro paese, non più rimesso a politiche emergenziali o parziali, se
non addirittura campanilistiche o di
consenso. Il fine è “promuovere una
politica per l’accesso universale all’acqua come diritto e non come
merce”, come è stato scritto nella
mozione presentata da l’Ulivo e in
grande parte accolta dal Governo.
Deve, inoltre, crescere una consapevolezza critica come cittadini del
mondo che usano l’acqua in modo
razionale e responsabile, evitando
gli sprechi, per recuperare un giusto equilibrio fra uomo e natura e
un giusto rispetto fra uomo e uomo,
in base ad un principio di uguaglianza fra nord e sud del mondo”.
pace
e giustizia
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Acqua: una risorsa contro la povertà
e per la pace
di Alex Zanotelli
“Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello In mezzo alla piazza della città e da un
parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti
e produce frutti ogni mese” (Apocalisse 22,1-2).
L’acqua è un bene fondamentale di cui tutti devono poter godere gratuitamente. Oggi nel mondo si affaccia lo spettro di una mercificazione dell’acqua. Anche in Italia con la Finanziaria di due anni fa, il 40% della fornitura d’acqua veniva ceduta in gestione ai privati. Questo succede o sta per
succedere anche in altri Paesi europei e di altri continenti.
Dobbiamo combattere per evitarlo perché l’acqua è un bene comune e
pubblico e tale deve restare. L’acqua deve essere gestita dai cosiddetti
poteri pubblici. Questo problema sarà ancora più drammatico in Africa, dove
già oggi solo pochi hanno accesso all’acqua potabile: in futuro si scateneranno guerre per il diritto all’acqua, guerre che si sommeranno alle 17 che
già insanguinano questo continente.
L’acqua non deve essere trasformata in merce perché è il cuore stesso di
Dio e come tale è il bene più grande.
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politica
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conta è il desiderio dell’uomo. La
politica deve riconoscere questo ordine… Il valore è l’uomo”. Bene. Allora le opere e le politiche, che pure
per chi scrive si presentano nel giudizio di questo governo come enormemente carenti, vengono comunque dopo il “desiderio”. Termine che
per un cattolico non può essere certo considerato come libera espressione delle pulsioni e degli istinti. Tutt’altro: appare, almeno così ritengo,
come tutto quell’insieme di valori e
di moti dello spirito che fanno della
persona un crogiuolo di sentimenti,
idee, progetti, cultura, dignità, principi, relazioni. L’uomo non è affatto
solo ciò che mangia. Il desiderio è la
nostalgia del ritorno a chi lo ha creato, desiderio di rispecchiarsi nel volto di colui che lo ha fatto a sua im-
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Anche nell’Italia-che-fa-partedel-G8, negli ultimi anni la povertà
si è diffusa al punto da interessare
ormai oltre 3 milioni di persone distribuite in 940 mila famiglie. Sono
famiglie “prive di sostentamento”
recita la formula asettica utilizzata
da Giancarlo Rovati, presidente della
commissione nazionale sull’esclusione del Ministero del Welfare.
Si tratta di persone e famiglie che
non hanno tratto alcun giovamento
né dalla legge sul falso in bilancio,
né dai condoni di vario tipo (edilizi,
fiscali, dei capitali all’estero…), né
dalle politiche sul lavoro che intervengono ormai esclusivamente a garantire gli interessi e i profitti delle
imprese (cioè degli imprenditori).
La moltitudine dei 3 milioni non
sa di valutazioni borsistiche, di tassi
di inflazione, e di dati Istat, ma
quando varca la soglia di un supermercato capisce dal cartellino dei
prezzi di essere esclusa dal banchetto del benessere.
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A quanto pare il dato della povertà non è diverso anche se si prendono in esame tutti i Paesi Ue: sono
60 milioni, pari al 18% della popolazione.
Per loro l’economia non gira!
È a nome di questa umanità di
scarto della società dei consumi che
vorremmo chiedere al Premier dell’Italia-che-fa-parte-del-G8 se davvero è convinto che la politica delle
grandi opere pubbliche, della sanità aziendale, della scuola privata,
del licenziamento facile, della giustizia dell’immunità parlamentare,
della controriforma del commercio
delle armi… promuove la dignità di
coloro che a stento sopravvivono.
Né vale qui la risposta per cui
sanare queste situazioni richiede
tempi lunghi.
Da due anni a questa parte gli
italiani hanno avuto più di una prova di efficienza da parte di Governo
e Parlamento quando s’è trattato di
varare in tutta fretta leggi che interessavano sicuramente meno di 3
milioni di italiani.
magine e somiglianza. Il desiderio è
proiezione verso l’alto, non verso il
ventre proprio.
E trasportandolo in politica, dunque, l’uomo-cittadino non può essere fatto (ammesso che ci siano)
soltanto di meno tasse, più soldi alle
scuole, più opere pubbliche, più dentiere, più soldi alle parrocchie, e così
via. L’uomo che ha come segno della sua matrice quel “desiderio” di
cui prima, deve considerare fondamentali la giustizia, il rispetto degli
altri, il senso della misura, la mancanza di arroganza, il rispetto delle
regole, della storia e della dignità
altrui, il rispetto dei morti, la limitazione e non l’esaltazione della forza del denaro, ecc... Ecco, tutto ciò
allontana mille miglia (e forse anche qualcosa in più) credenti come
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Ultima considerazione. Prima e
più che da altri organismi, questi
poveri amerebbero sentirsi compresi, difesi e sostenuti dalle chiese
perché il loro stesso Dna - il Vangelo
- proclama senza scampo la scelta
degli ultimi.
Ma la parola che non fa sconti
sulla verità troppo spesso cede il
passo alle prudenze e ha paura di
schierarsi dalla parte di quei poveri
che preferisce riconoscere nell’assistenza di una mensa o di un dormitorio, di un contributo una tantum o
di vestiti dismessi.
Se avesse fatto così anche Gesù
sarebbe morto di vecchiaia nella sua
casa di Nazareth.
Lo Spirito del Risorto risparmi
questa sorte alle comunità cristiane
e le sospinga coraggiosamente verso l’annuncio liberante che non rinuncia a divenire denuncia.
Le chiese-non-possono-far-partedel-G8.
(Editoriale del numero di giugno
della rivista Mosaico di pace)
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politica
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senza dubbio sono il popolo dei ciellini, dallo spirito e dallo stile dei
nuovi potenti in divisa azzurra. È il
discorso culturale che chiede Lerner
e che Vittadini svicola.
D’accordo, ha ragione quando
sostiene che la logica degli schieramenti non produce più crescita per
il paese (almeno quella distinta in
blocchi pregiudizialmente contrapposti). Ma cosa vuol dire quel “Da
questo punto di vista i cattolici sono
i peggiori perché hanno aiutato a
caricare di moralismo ogni questione?”. Cosa significa ‘moralismo’,
caro Vittadini? Provo a seguire la sua
linea: che le opere e le politiche non
possono che discendere da quel desiderio. Se è corrotto il primo lo saranno anche le seconde e le terze.
O no? Questo mi sembra giudizio
morale (gli ismi, lasciamoli ai denigratori di professione, che con una
paroletta vogliono buttare a mare
millenni di storia e di riflessione
adulta), che a rimanerne privi si finisce per porre le premesse dello
sfaldamento sicuro della società.
Infine: è politico o prepolitico
tutto questo discorso? O addirittura
attiene solo al mondo della coscienze individuali, a prescindere dal concreto intervenire nella storia? Anche
Vittadini è costretto ad ammettere
che a Roma gli appartenenti alla
Compagnia hanno “votato secondo
coscienza” (mi domando: e a Brescia, Pescara, a Udine in Friuli eccetera, non entra in gioco la coscienza?, solo a Roma, e perché mai?).
E allora non sarà forse vero che
c’è un ruolo della coscienza (lì dove
quei principi che sono i tasselli del
‘desiderio’ trovano modo di tradursi
in opere concrete e scelte politiche)
di cui il politico cattolico, ma anche
solo il cattolico interessato alla politica, non può fare a meno. Senza
questa necessaria concatenazione rischiamo di accumulare fatti (pur pregevoli, per carità!) ma che non fanno storia collettiva, non producono
cambiamenti, non lasciano il segno
nel popolo (che non può essere considerato soltanto come la somma delle singole storie individuali).
Interessante a questo proposito
le riflessioni che fa il sociologo Franco Garelli nell’ultimo numero della
rivista Il Mulino all’interno dell’articolo (“Prove e sfide per il mondo
cattolico”), che presenta una recente inchiesta sul mondo cattolico:
“Sullo sfondo dell’analisi - afferma
Garelli - resta il problema della qualità di un laicato cattolico che tende ad impegnarsi più all’interno degli ambienti ecclesiali (o in quei
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Stampa: Consorzio Age - Roma
Questo numero è stato chiuso in tipografia il 18 giugno 2003
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gruppi di volontariato che ne costituiscono un’immediata espressione)
che nelle più ampie dinamiche sociali e pubbliche, in quei contesti
pluralistici (il mondo del lavoro e
delle professioni, l’ambito della partecipazione sociale e politica, ecc.)
in cui le diverse aree culturali sono
chiamate ad interagire sui comuni
problemi della convivenza.
L’impegno sociale del mondo cattolico non viene meno, ma esso tende a manifestarsi più in aree ristrette, in luoghi separati o protetti, in
campi specifici, che nella più allargata arena pubblica, dominata dai
rapporti ordinari e dal confronto pluralistico. Va da sé che quest’inclinazione alla separazione e alla distinzione non può non condizionare
a lungo andare l’azione e la proposta degli stessi ambienti ecclesiali,
frequentati da un mondo di vicini
meno inseriti rispetto al passato nei
luoghi e nelle tensioni ordinarie e
controverse della vita sociale”. Insomma il concreto operare di questi
mondi se da una parte produce risposte positive alle domande di chi
ha bisogno, dall’altra spesso non
cambia il corso dei processi che questi bisogni determinano.
Questo, ci sia consentito dire,
rimane ancora una differenza con noi
- i cattolici di sinistra - tacciati di
vecchio legame con l’ideologia (quale poi?). Non abbiamo la pretesa di
cambiare il mondo, né consideriamo l’intervento preciso, puntale,
mirato, come superfluo e secondario, tutt’altro. Sappiamo però che la
complessità della storia che stiamo
vivendo impone risposte radicali, coraggiose, capaci di intravedere linee
di sviluppo complessivo che siano
inclusive non emarginanti (piccolo
esempio: tagliare i trasferimenti agli
Enti locali e poi sostenere che debbono occuparsi più intensamente
dell’assistenza sociale è quantomeno contraddittorio).
È sulla base di questi principi che
diamo il giudizio dell’operato di questo governo. Che è negativo, del tutto negativo.
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