Tempo x il creato - Chiesa battista Cagliari
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Tempo x il creato - Chiesa battista Cagliari
Tempoperilcreato Isaia 45,1-13 Is 44:26-28; 13:1-5; 43:9-14 1 Così parla il SIGNORE al suo unto, a Ciro, che io ho preso per la destra per atterrare davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui le porte, in modo che nessuna gli resti chiusa. 2 «Io camminerò davanti a te, e appianerò i luoghi impervi; frantumerò le porte di bronzo, spezzerò le sbarre di ferro; 3 io ti darò i tesori nascosti nelle tenebre, le ricchezze riposte in luoghi segreti, affinché tu riconosca che io sono il SIGNORE che ti chiama per nome, il Dio d'Israele. 4 Per amor di Giacobbe, mio servo, e d'Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho designato, sebbene non mi conoscessi. 5 Io sono il SIGNORE, e non ce n'è alcun altro; fuori di me non c'è altro Dio! Io ti ho preparato, sebbene non mi conoscessi, 6 perché da oriente a occidente si riconosca che non c'è altro Dio fuori di me. Io sono il SIGNORE, e non ce n'è alcun altro. 7 Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l'avversità; io, il SIGNORE, sono colui che fa tutte queste cose. 8 Cieli, stillate dall'alto; le nuvole facciano piovere la giustizia! Si apra la terra e sia feconda di salvezza; faccia germogliare la giustizia al tempo stesso. Io, il SIGNORE, creo tutto questo». (Gr 18:1-10; Ro 9:20-21) 2Cr 36:22-23; Is 44:6-11 9 Guai a colui che contesta il suo creatore, egli, rottame fra i rottami di vasi di terra! L'argilla dirà forse a colui che la forma: "Che fai?" L'opera tua potrà forse dire: "Egli non ha mani"? 10 Guai a colui che dice a suo padre: "Perché generi?" e a sua madre: "Perché partorisci?"» 11 Così parla il SIGNORE, il Santo d'Israele, colui che l'ha formato: «Voi m'interrogate circa le cose future! Mi date degli ordini circa i miei figli e circa l'opera delle mie mani! 12 Io ho fatto la terra e ho creato l'uomo su di essa; io, con le mie mani, ho spiegato i cieli e comando tutto il loro esercito. 13 Io ho suscitato Ciro, nella giustizia, e appianerò tutte le sue vie; egli ricostruirà la mia città e rimanderà liberi i miei esuli senza prezzo di riscatto e senza doni», dice il SIGNORE degli eserciti. In questo periodo dall'inizio di settembre fino a all'inizio di ottobre festa di S. Francesco le chiese di diverse confessioni dedicano del tempo al creato. Tutto nacque, vi ricordate dal lavoro del Consiglio ecumenico delle chiese su giustizia, pace, e salvaguardia del creato, argomento ripreso dall'Assemblea ecumenica di Basilea nel 1989 e della carta ecumenica dell'inizio millennio. In questo periodo, dunque, siamo invitati come chiese a riflettere sull'ambiente e su tutta una serie di questioni annesse e connesse come il fatto che risorse importanti come il petrolio stia scomparendo come sta scomparendo la biodiversità. Oppure sull'inquinamento dell'aria, delle acque, dei terreni, il cambiamento climatico. Tutte questioni che hanno risvolti umani significativi come il proliferarsi sia conflitti , le migrazioni di popoli e via dicendo. Ma perché un tempo per il creato? Perché non un tempo per l'ambiente, o la natura o il mondo? Per un motivo molto semplice, per il cristianesimo ambiente, natura o mondo provengono da Dio, dalle sue mani, dalla sua mente, dalla sua parola. La prima frase delle nostre confessioni di fede recita così: Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. Ed è proprio così che inizia la testimonianza delle scritture: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra”. La fede nella creazione dei cieli e della terra da parte di Dio è la premessa di tutto ciò che la nostra Bibbia racconta. Eppure tale fede, che Dio sia il creatore , che il Signore ha creato i cieli e la terra non appartiene ad Israele dagli inizi. I progenitori e progenitrici le cui storie leggiamo nella Genesi, Abraamo e Sara, Isacco e Rebecca, persino Mosè e Miriam non immaginavano Dio come creatore. La loro fede, la loro consapevolezza di essere chiamati da Dio per essere il suo popolo nasce da un altro evento, l'Esodo. Quindi l'atto fondante del popolo di Israele, l'atto attraverso il quale un gruppo di schiavi e di schiave, di immigrati e immigrate diventò un popolo è l'Esodo: “Vi prenderò come popolo” dice Dio a Mosè, “sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il Signore, vostro Dio.” Ne consegue che se la relazione tra Dio e Israele nasce dall'Esodo , Dio non si rivela tanto mediante l'atto di creazione quanto di liberazione. Prima nasce la consapevolezza della salvezza, quindi, e solo successivamente l'idea che il Dio che salva, crea. E' esattamente ciò che traspare dal brano di Isaia che abbiamo letto. Queste parole vengono pronunciate mentre Israele è in esilio in Babilonia, a metà del sesto secolo prima di Cristo. “Io sono il Signore, e non ce n'è alcun altro. Io formo la luce, io creo le tenebre, do il benessere, creo l'avversità”. Dio viene presentato come creatore di tutto ciò che esiste a partire, come d'altronde racconta la Genesì, dalla luce e dalla tenebre. Eppure queste parole, come tante altre in questa parte di Isaia, si trovano in un contesto incentrato sulla salvezza, leggiamo i vv 12-13. Vediamo che immagini prese dal la natura, cieli, nuvole non vengono usate per parlare della creazione creato bensì della salvezza v. 8. O meglio parlano della creazione della salvezza da parte di Dio. Questo brano, dunque, annuncia la salvezza, annuncia la liberazione degl esuli in Babilonia e il loro rientro nella terra promessa da Dio. In altre parole, promette un altro esodo, questa volta non dall'Egitto bensì dalla Babilonia. Infatti, l'orizzonte della salvezza si è allargato. Esso coinvolge Israele in prima persona ma poi si estende a tutti i popoli della terra: Progetto del Signore è “atterrare davanti a lui tutte le nazioni... affinché da oriente a occidente si riconosca che non c'è altro Dio al di fuori di me”. Dio, dunque, non è solo il Dio d'Israele bensì il Dio di tutta la terra, il messaggio annunciato dalle scritture è diventato universale. Dio, come pensa di effettuare questa nuova liberazione? Attraverso Ciro, re di Persia. In altre parole, per portare avanti il suo progetto, per fare tornare israele nella terra promessa, Dio si servirà di un re che non appartiene affatto a Israele, bensì a un popolo straniero. Che cosa dice? Rivolgendosi a Ciro: v. 4. Anche se Ciro non conoscesse o riconoscesse il Signore come Dio, il Signore si sarebbe servito di lui per portare avanti il suo progetto di salvezza, per farsi conoscere, a Israele sì, ma anche al mondo intero. Ciro il persiano avrebbe dominato la Babilonia e avrebbe emanato un decreto permettendo agli esuli di tornare alla loro terra. Tutto questo è annunciato come opera di Dio che chiama Ciro e prepara la strada davanti a lui v. 2. Ciro viene addirittura presentato come una figura messianica, un re unto per portare avanto il disegno divino. Dio come poteva Dio chiamare Ciro? Perché Dio non è solo il Dio d'Israele ma di tutte le nazioni. Come poteva la terra aprirsi e diventare feconda di salvezza? Perché Dio è il creatore: v. 12 Vedete, quindi che la creazione , la fede nel Dio creatore ha delle conseguenze fondamentali, importantissime, anzi cruciali per noi. Un teologo dell'AT lo mette così: “Se vi è un solo, unico Dio, egli deve aver a che fare col tutto. E quindi assolutamente conseguente che il deuteroisaia rappresenti un universalismo così chiaro e coerente quale prima non è possibile trovare” Dio, dunque, deve aver a che fare con tutto. E per avere a che fare con tutto deve essere il Creatore, come dice di Cristo Colossesi: “in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze. Tutte le cose che sono state create per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16) Che cosa significa per noi? Significa, come dicono altrove le scritture, che Dio tiene tutto il mondo nelle sue mani; tiene nelle sue mani l'ambiente, tiene nelle sue mani i popoli tutti, tiene nelle sue mani la storia. E' quindi all'opera, anche in modi che noi non riusciamo a percepire, attraverso eventi e persone che non avremmo mai immaginato. La nostra fede non riguarda solo noi e le nostre vite, noi e le nostre chiese ma riguarda la vita di tutti, del pianeta intera. Perciò dice il salmista “Alzo gli occhi verso i monti . . da dove mi verrà l'aiuto? L'aiuto viene dal Signore che ha fatto il cielo e la terra” In un mondo dove siamo sempre pronti a escludere gli uni gli altri, anche in base ad ideali religiosi, Dio opera una politica di inclusione e di salvezza per tutti e tutte. In un mondo dove uomini e donne si disperdono, costretti a fuggire dai propri paesi a causa di conflitti e di devastazione ambientale, Dio vuole raccogliere i popoli, portarli a casa, dare loro una casa, riconciliarli gli uni con gli altri. Perciò la creazione dei cieli e della terra da parte di Dio, la fede in Dio creatore, il tempo che le chiese dedicano al creato è fondamentale. Se Ciro re di Persia, figura messianica, sia entrato nel progetto divino, tanto più ne fa parte il Cristo, l'Unto per eccellenza il messia Gesù. In Colossesi leggiamo che “in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e nella terra”, e poiché le cose piano piano si sono andate perse, i popoli si sono esclusi a vicenda, l'ambiente si è devastato è piaciuto al Padre “fare abitare in lui tutta la pienezza e riconciare con sé tutte le cose per mezzo di lui”. Queste “tutte le cose”, include anche noi vv. 21-23. Sì anche noi facciamo parte del disegno di Dio, riconciliati nel corpo della carne di Cristo non ci concentriamo solo sulla nostra realtà, la nostra vita con tutti i suoi problemi, la nostra chiesa con le sue difficoltà, l'Unione di chiese che forse ha visto tempi migliori. Credere nel Dio creatore dei cieli e della terra allarga i nostri orizzonti e apre il nostro sguardo per abbracciare con la nostra preghiera, con il nostro impegno, il mondo intero fatto di popoli diversi, di colori diversi, di fedi diversi. Mondo fatto di animali e di piante, di terra e di acque. La fede nel Dio creatore ci impedisce di occuparci solo del nostro piccolo orto e ci invita ad assumere le nostre responsabilità gli uni verso gli altri e verso l'ambiente senza operare esclusioni di sorta affinché “da oriente a occidente si riconosca che non c'altro Dio al di fuori di me” affinché si “apra la terra e sia feconda di salvezza” Elizabeth Green