Bruxelles ha dato ragione ad Alba: l`Italia deve riconoscere al tartufo
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Bruxelles ha dato ragione ad Alba: l`Italia deve riconoscere al tartufo
Bruxelles ha dato ragione ad Alba: l’Italia deve riconoscere al tartufo lo status di prodotto agricolo spontaneo (cioè alla stregua dei funghi), seguendo l’esempio degli altri paesi europei. E ora la Commissione Europea chiederà al Governo italiano di modificare la normativa in essere e di ‘sdoganare’ finalmente la preziosa bontà. Una sorta di “tartufexit” che aprirà le porte ad una maggiore valorizzazione e tutela del made in Italy. «Le istanze del mondo del tartufo di Alba sono quelle di tutti i tartuficoltori italiani, ma noi chiediamo qualcosa in più: di lavorare insieme alla Regione affinché il Governo riconosca al tartufo lo status di prodotto agricolo e alla tartuficoltura quello di coltivazione agricola». Così il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Gianni Tosi, dopo il parere espresso dalla Commissione Petizioni del Parlamento europeo che ha accolto favorevolmente la petizione presentata da: Comune di Alba, Ente Fiera Internazionale del tartufo, Centro Nazionale Studi tartufo e associazioni di commercianti e di trifolai. Infatti, la legge nazionale in vigore (Legge quadro 752/85) non riconosce al tartufo lo status di prodotto agricolo. «Ciò preclude ogni via di accesso ai finanziamenti Ue nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale» sottolinea il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna. E nella nostra regione le tartufaie coltivate e controllate sono solo 250, mentre potrebbero essere molte di più. Inoltre, “il tartufo non ha limiti di mercato e nei paesi Ue dove la tartuficoltura è stata valorizzata come attività agricola specializzata (es. la Spagna) sfruttando le attuali conoscenze e tecniche agronomiche, nei siti idonei - essa ha saputo generare redditi assolutamente impensabili in campo agricolo”. Non solo. Va ricordato anche il suo valore ambientale-ecologico: “Chi coltiva le piante tartufigene, realizza un bosco, una siepe, un filare di latifoglie dall’ampio spettro varietale; un terreno che servirà ad assorbire CO2 e sul quale non si farà uso di prodotti chimici. Una coltura, quindi, altamente remunerativa e ecosostenibile nonché una valida alleata nell’opera di contrasto al dissesto idrogeologico”. «La tartuficoltura - conclude il presidente Tosi - può consentire un incremento di posti di lavoro e redditi in agricoltura e nell’agriturismo; migliorare il capitale naturale e favorire il turismo; evitare il fenomeno inarrestabile dell’abbandono di terreni marginali in aree fragili del territorio emiliano-romagnolo e della dorsale appenninica». Cosa dice la nuova legge regionale Semplificazione delle norme per i riconoscimenti e le autorizzazioni alla raccolta del tartufo, aumento da 6 a 10 anni della validità del tesserino da raccoglitore e un calendario unico a livello regionale, a partire dal 1° gennaio 2017, per la ricerca e la raccolta delle diverse specie. Sono alcune della novità contenute nel progetto di legge della Giunta regionale - approvato oggi dall’Assemblea legislativa - che modifica la disciplina della raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi nel territorio regionale e della valorizzazione del patrimonio tartufigeno locale (l.r. 24/91). Il testo semplifica i procedimenti e modifica le norme precedenti anche alla luce della legge regionale 13/2015 che ha riformato il sistema di governo regionale e locale. “Grazie a questo intervento- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli- gli esami per l’abilitazione alla raccolta del tartufo potranno svolgersi entro la fine dell’anno con modalità omogenee in tutte le province dell’Emilia-Romagna”. Per quanto riguarda le altre novità, sarà una delibera regionale a definire i procedimenti per il riconoscimento delle tartufaie controllate o coltivate (250 quelle attualmente presenti in regione), per la certificazione delle piante tartufigene e per l’autorizzazione alla ricerca e raccolta. Con lo stesso tipo di atto si interverrà anche per definire le modalità di incremento delle tartufaie naturali e per l'istituzione e il funzionamento sia delle commissioni d'esame per l’abilitazione alla raccolta sia della Consulta per la tutela e la valorizzazione del tartufo.