La Repubblica - Pisa Informa Flash

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La Repubblica - Pisa Informa Flash
La nuova vita del "Rossi" di Pisa
occupato e riaperto dopo 50 anni
II teatro Rossi di Pisa come si presenta oggi
dal nostro inviato LAURA MONTANARI
PISA
na mattina di settembre hanno aperto laporta e sono entrati nel teatro disabitato da mezzo secolo. Sono rimasti a guardarelabellezzadi quello spazio vietato alla città, fra stucchi settecenteschi, af-
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freschi sfioriti, poltroncine d'epoca, vetri
rotti, materassi e rifiuti. Pisa, teatro Rossi,
centro storico, piazza Carrara: i'università
davanti e alle spalle, il lungarno accanto. Il
Rossi è «aperto», cioè occupato.
SEGUEA PAGINAXI
Lo sp azio chius o
dal ' 67 e stato o ccup ato a settembre da u gruppo di studenti e arti sti
Ora sta vivendo una nuova s ta gione a conduz ione spontanea che ricorda quella del Valle
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Bellissimo e fatiscente
la seconda vita del "Rossi"
(segue dalla prima di cronaca)
DAL NOSTRO INVIATO
LAURA MONTANARI
1 Rossi vive, anzi, lotta per
non morire una seconda
volta. «E' il nostro Valle»
scherza qualcuno pensan_ _do al teatro romano, bandiera del bisogno di una cultura
nuova, che viene dal basso, accessibile e d'avanguardia al tempo stesso. Il Rossi è occupato da
un gruppo di studenti universitari, artisti, aspiranti registi, insegnanti, impiegati, gente precaria,
giovanienon: cioè l'«assemblea».
Un avamposto senza steccati,
senza biglietto , «aperto». Doveva
essere un blitz di tre giorni e fine
della dimostrazione invece va
avanti da quattro mesi. Non si
fanno bene i conti quando c'è di
mezzo il cuore: «Non ce la siamo
sentita di abbandonare questo
teatro » racconta Marica che lavo-
t
ra in una casa editrice . Così le luci
lì sono rimaste accese e chi vuole
può esibirsi, in platea o sul proscenio, tra gli affreschi che si staccano dai muri, i palchi inaccessibili per le crepe, i pavimenti che
risuonano del vuoto. «L'ultima
stagione teatrale è stata nel 1942»
ricorda Ilaria Distante , attrice.
Poi il teatro è diventato un cinema, è stato usato pergli in contri di
boxe . A metà degli anni'60, giù il
sipario . In seguito è stato un deposito di biciclette, l'abitazione
di un custode e infine un tetto per
viandanti. «Quando siamo entrati, al piano di sopra c ' era un dormitori o» raccontaMelanie, collaboratrice di enti culturali. Adesso
al Rossi hanno restituito un ruolo, una voce, anche se precaria:
«Abbiamo ospitato reading di
poesia, concerti, attori, artisti prosegue Melanie - sono passati
da qui Isabella Staino, Gabriele
Vacis, i Gogmagog, Carla Benedetti e molti altri. Con Luigi Blasucci perunalezione su Leopardi
c'erano 80 persone». Gli spazi vivono diidee. Enrico , 22 anni, studente di storia dell'arte dice che
questa è «una nuova generazione
di occupazioni perché va oltre il
bisogno di aggregare le persone,
si pone il problema di come far
funzionare il teatro in maniera
aperta». Fuori dai velluti, «e dalle
Nancy Brilli che certo riempiono
leplatee , madialogano conun solo tipo di pubblico ». «Non peschiamo dalla solita mangiatoia
di eventi - dice una ragazza - vogliamo un teatro che sappia parlare a tutti e che sia un posto da
frequentare oltre lo spettacolo».
La soprintendenza negli anni ha
tenuto in piedi questo edificio
con lavori di ristrutturazione
spesso interrottipermancanza di
fondi. Sarebbe interessante capire da quale ratio sono stati guidati: perché, ad esempio, sono stati
rifatti i bagni cori rubinetti d'ottone ed eleganti mattonelle lasciando andare alla malora altri
spazi? Dal comune, l'assessore
alla Cultura Silvia Panichi spiega:
«Dicono che siano necessari 6
milioni per rimetterlo in funzione, ma si potrebbe pensare a un
restauro parziale magari soltanto
della platea. L'occupazione ha
fatto capire che Pisaha bisogno di
uno spazio di creatività di questo
genere e il Rossi potrebbe diventare unlaboratorio artistico». Lo è
già. Il fatto è che quegli spazi hanno seri problemi di sicurezza, cosa che preoccupa le autorità.
L'occupazione continua, anzi è
prevista una tre giorni (6-7-8 febbraio) di workshop con Jean Guy
Lecat esperto in recupero diteatri
e scenografo del regista Peter
Brook (info suwww.teatrorossiaperto.blogspot.it). A chiudere l'8
febbraio, conversazione con Salvatore Settis , storico dell'arte ed
ex direttore della Normale (che
aveva aperto il Rossi per una
straordinaria maratona dantesca) e Ugo Mattei, autore del manifesto "Beni comuni" edito da
Laterza. Propri oun bene comune
è questo teatro « rubato» alla città
e a chi la respira: «Non possiamo
accettare di sentirci dire: bravïragazzi, bella iniziativa, ma adesso
andateviaperchénoncisonosoldiedèpericoloso». Com'ètristela
prudenza, si leggeva su uno striscione del teatro Valle a Roma.
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