La Casa del Calcio - Istruzione Superiore Giovanni Falcone

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La Casa del Calcio - Istruzione Superiore Giovanni Falcone
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editoriale
4 Valori e competenze contro i luoghi comuni
5 Un nuovo concetto di giornalino scolastico
7 sovranità figlia di (dis)informazione
il quadrato
11 Progetto Martina
16 Kafka e il cinema
letteratura
18 The catcher in the rye
teatro
20 Contro i giorni senza memoria
22 Polvere umana
cinema
26 Every body loves oscar 2011: nominati e pronostici
società
29 Supermamme
30 TV spazzatura
32 I was doing my job i was supposed to do this
36 Diploma in mano... ma poi?
38 Le stragi del sabato sera
45 All’ultimo sorso
economia
48 Che cos’è lo Scec
49 Krisis
psicologia
53 Strano, io?!
musica
56 The school of rock
sport
58 Torneo scolastico basket allievi: prova di carattere del Falcone
60 La corsa secondo me
62 Con il naso all’in sù...
64 Un viaggio nelle cattedrali del calcio internazionale
66 La società calcio Asola è campione d’inverno
moda&dintorni
70 La moda passa, il jeans resta
risus
72 Quando Chuck Norris cade le stelle esprimono un desiderio
poesie
74 L’Amore. L’Odio. Addio. Fantasia
chine
75 Le vignette più belle
l’oroscopo
77 Previsioni per il 2011
partners
80 Queste le aziende che scommettono su cultura e formazione
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Valori e competenze…
contro i luoghi comuni
A guardarli e ad ascoltarli
i giovani rivelano tutte le loro potenzialità
a cura di Gianna DI RE (Dirigente scolastico)
Q
uando Joned, Francesco,
Michele e Alessandro sono
venuti a parlarmi del progetto di ridare vita al giornale del
“Falcone” ho riduttivamente pensato al desiderio di un giornalino
scolastico con lo scopo di far circolare
all’interno della scuola le notizie sulle
varie attività che animano la vita di ogni
giorno, in un’istituzione in cui, bisogna riconoscerlo,
gli studenti non hanno sempre la voce dovuta.
Poi li ho visti appassionarsi nelle assemblee, mettere in campo idee nel Consiglio di Istituto, organizzare raccolte di fondi per ammodernare le strutture
e per solidarizzare con i meno fortunati, costruire
anche simbolicamente il senso di appartenenza alla
loro scuola, con leggerezza e praticità, con fiducia
ed entusiasmo, capaci di coniugare i doveri richiesti
con gli interessi personali. Senza polemiche e faziosità, anzi con spirito propositivo e voglia di fare. Intorno a loro si sono mossi tanti altri studenti e l’idea
è diventata realtà con la generosa collaborazione di
adulti (dentro e fuori la scuola) che si sottraggono
ai luoghi comuni di considerazioni sulla super-
ficialità e l’apatia dei
ragazzi d’oggi. I ragazzi
di oggi hanno valori e
competenze, coltivati
all’interno del rapporto
educativo con la famiglia e con la scuola ma
anche attraverso percorsi personali originali e
informali. Bisogna solo
saper vedere e saper
ascoltare.
L’auspicio è che l’impresa
nella quale è stata messa
energia e passione sia
esperienza significativa
per la crescita di ognuno dei nostri giovani.
Complimenti, ragazzi …
ad maiora sempre nella
vita, senza accontentarsi
del poco quando si può
aspirare al tanto di più
che il nostro tempo offre.
FALCONEXPRESS
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Un nuovo concetto
di giornalino scolastico
Il METALABORATORIO in cui confluiscono le migliori
energie, aspirazioni e passioni dei nostri ragazzi
a cura di Fabrizio COPERTINO (Direttore responsabile)
C
ari lettori…
Quella dei giornalini scolastici è una
realtà ormai consolidata
in moltissimi istituti
italiani. Tale fenomeno
nasce da lontano e si afferma gradualmente nel
corso di alcuni decenni.
Rimane celebre il caso
della Zanzara, il giornalino scolastico del Liceo
Parini di Milano che, nel
1966, destò scandalo
pubblicando un articolo
riguardante l’educazione
sessuale e il ruolo della
donna nella società dei
consumi.
Dal nostro punto di
vista, ossia quello di
educatori, l’esperienza
del giornalino scolastico è estramamente
utile come strumento di
formazione e di crescita complessiva degli
studenti. La redazione
di un giornalino, infatti,
permette di liberare
potenzialità solitamente inespresse, genera
aggregazione, spirito
di collaborazione e
uno sguardo critico
verso il mondo. Nello
svolgimento di questa
attività, gli studenti si sentono i
veri protagonisti, comprendono
l’utilità di quelle competenze
apprese nelle varie discipline, le
quali devono necessariamente
essere possedute quando ci si
relaziona con l’esistente e con le
sue dinamiche così complesse.
Era l’ormai lontano 2005 quando il primo numero del Falcone
Express vide la luce; grazie
all’impegno di qualche insegnante (il prof. Cirigliano e la prof.ssa Lampredi
in primis) si dimostrò empiricamente che anche
nella nostra piccola scuola di provincia esisteva la
possibilità di organizzare un “foglio” che esprimesse
l’anima dell’Istituto.
Quella prima esperienza era, ovviamente, molto
limitata in termini di partecipazione, contenuti, veste editoriale e rapporti con il territorio, ma era pur
sempre qualcosa, un inizio promettente.
Il passo successivo venne grazie ad un’intuizione:
perché non trasformare quel “foglio” in un’opportunità
per tutti gli studenti? Perché non tentare di costruire un laboratorio, anzi un metalaboratorio in cui
catalizzare le più svariate aspirazioni e passioni dei
nostri ragazzi? Fu questa la difficile scommessa che
accettammo e che, a distanza di un lustro, possiamo
dire di aver vinto. Adesso, dopo alcuni mesi di riflessione, abbiamo deciso di rilanciare, non solo perché
consapevoli e convinti della validità di quella prima
intuizione, ma anche in risposta alle legittime sollecitazioni degli studenti, i quali ricordano con orgoglio e nostalgia il loro “mitico” giornalino scolastico.
L’acronimo FXP è solo un segno, ma in esso si
compendia lo Spirito del Falcone e del suo territorio
circostante. La rivista che state sfogliando è il risul-
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tato di quel gioco serio che abbiamo immaginato
per sollecitare l’impegno dei nostri studenti; qui
c’è spazio per tutti, proprio perché le competenze
richieste sono molteplici e, in alcuni casi, assai elevate. Dunque, i nostri ragazzi, giocando a svolgere
l’attività di giornalista, redattore, fumettista, grafico,
adetto alle relazioni pubbliche e così via, hanno la
possibilità di cimentarsi in qualcosa che, seppur
adatto al loro istinto ludico, li pone in contatto con
problematiche serie e, in definitiva, permette loro di
chiarire e affinare il proprio talento, contribuendo
all’acquisizione di una propria identità.
Vorremmo, inoltre, ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la rinascita di FXP, a partire dalla
Dirigenza scolastica, fino al personale ATA, passando per i docenti, la segreteria e gli efficientissimi
rappresentanti d’Istituto; mentre, un ringraziamento
particolare lo rivolgiamo ai tanti sponsor che hanno
sostenuto la nostra iniziativa; queste aziende e società – tanto più in un periodo di crisi come l’attuale
– hanno deciso di trascurare i calcoli legati alle mere
ricadute pubblicitarie in
nome del bene dei nostri ragazzi, convinti che
senza la formazione e
la crescita delle giovani
generazioni non esiste
vero futuro; secondo
noi, tale sensibilità è
il miglior biglietto da
visita di un’azienda.
Non volendo tediarvi
ulteriormente, vi lasciamo alla lettura di FXP,
nella speranza che le
nostre fatiche, il nostro
impegno e la nostra
dedizione vengano
ripagate in termini di
consenso e gradimento.
Buona immersione.
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SOVRANITà FIGLIA DI
(DIS)INFORMAZIONE
Vivere la società farsa
a cura di Joned SARWAR (VAs - Direttore editoriale)
Nulla potrebbe essere più irragionevole che dare potere al popolo, privandolo tuttavia dell’informazione senza la quale si commettono gli abusi di potere. Un popolo
che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l’informazione. Un
governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi
per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia,
e forse a entrambe.”
(James Madison, 4° presidente degli Stati Uniti d’America)
perando che quella
crazia del mondo si erge
precisazione finale
a messianica esportatripossa essere trace di libertà per coprire
scurata, perché la farsa
mostruosi interessi
la stiamo vivendo e mai
economici ed essere la
vorremmo approdare
prima ad ignorare fonalla tragedia. E se anche
damentali diritti umani,
stessimo navigando
come è possibile non
verso tale malaugurata
chiedersi se ci sia qualspeculatori, industriali,
meta, destinazione,
cosa che non va? Forse
solo per citarne alcuni.
purtroppo, assai probaspesso le domande non
bile, saremmo ancora in Quando poi queste
sorgono spontanee per
figure coincidono o adtempo per arrestarci e
la semplice disinformadirittura corrispondono
cambiare rotta. L’intera
zione attuata dai massal proprietario di mezzi
vita sociale dell’uomo è
media e dalla politica,
di informazione, quello
basata sulla comunicache sapientemente
che dovrebbe essere un utilizza espressioni da
zione, nulla può preconflitto di interesse, di- neolingua orwelliana
scindere da essa. Tutventa invece il gioco con per distogliere l’attentavia, se non ci si rende
il quale ormai abbiamo
conto di essere privati
zione dal reale. Tuttavia,
imparato a convivere,
dell’informazione non
la colpa di questa situameglio conosciuto col
è nemmeno possibile
zione è soprattutto della
nome di
reclamarne il diritto. Su
televisione, in quanto
Ma in un mondo che
questo dettaglio punta
predominante mezzo di
cade sotto i colpi di crisi diffusione. Il fatto che
tutto chi ha interesse
economiche cicliche e
a mantenere il popolo
essa sia riuscita ad unifinell’ignoranza. E ci sono rovinose, come è possicare il nostro paese più
bile non chiedersi se ci
persone che hanno
di quanto non abbiano
questo interesse: politici sia qualcosa che non va? fatto svariati statisti, ci fa
Se la più grande demoin cerca di consenso,
capire l’immenso potere
S
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che questo mezzo di
comunicazione possiede, nel bene e nel male,
e l’enorme responsabilità di utilizzarlo saggiamente. Nel momento
in cui la saggezza viene
a mancare, gli effetti,
dal punto di vista di
un’informazione chiara
e corretta, sono devastanti, ma funzionali allo
scopo di chi effettua la
manomissione. Perciò,
al giorno d’oggi, controversi aspetti di una
vicenda o fatti interi
sono taciuti al pubblico
per evitare la possibilità
che questo possa porsi
domande scomode e
coltivare un atteggiamento critico, che lo
porterebbe a pretendere un comportamento
quantomeno costituzionale dai propri governanti o minimamente
etico da parte di una
multinazionale. Fonti di
informazione alternative e credibili esistono,
ma sono infinitamente
meno accessibili rispetto
a quelle ufficiali e presuppongono un’autonomia non comune nella
ricerca e nella selezione
delle stesse.
Il nostro proposito principale, quindi, è quello
di promuovere un’informazione libera da condizionamenti e pregiudizi,
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a 360 gradi, capace di
stimolare curiosità e
interesse e di mettere in
mostra i diversi aspetti
di questioni più o meno
note, per favorire un
atteggiamento critico
che prediliga la molteplicità e la pluralità delle
fonti prima di giungere
a conclusioni affrettate.
Non pretendiamo di
dare risposte, ma ci accontentiamo di suscitare
dubbi e perplessità.
“Il dubbio cresce con la
conoscenza.” (Goethe)
È certo un obiettivo
ambizioso che, tuttavia,
ci sentiamo in dovere
di perseguire perché
troppo spesso notiamo
la superficialità alla
quale la nostra società
Ò NoiÊ nonÊ stiamoÊ facendoÊ laÊ guerra,Ê noiÊ stiamoÊ sostenendoÊ scontriÊ
aÊ fuoco,Ê violenti,Ê doveÊ
siÊ pu˜ Ê ancheÊ morire,Ê
per dare la pacificazioneÊ alÊ paese.Ó
FrancoÊ FrattiniÊ sullaÊ
guerraÊ inÊ Afghanistan
ci ha costretti. E proprio
la superficialità e l’indifferenza sono la chiave
per permettere a chi ha
il potere di mantenerlo
e negare a chi dovrebbe
averlo, il popolo, secondo quella carta ormai
obsoleta detta Costituzione, di accedervi.
È l’indifferenza uno dei
grandi mali che affliggono l’Italia e che permettono alla nostra politica
di agire nel proprio
interesse senza che molti di noi se ne rendano
conto o se ne preoccupino. Per questo l’intento
del nostro giornalino
è innanzitutto quello
di risvegliare lo spirito
critico, prima ancora di
focalizzarci su ciò che
non va nel nostro paese
e nel villaggio globale di
cui siamo ormai parte. Ci
stiamo accorgendo che,
in determinati frangenti,
anche il sapere critico
prodotto dalla scuola
viene censurato in nome
di logiche di mercato
e di profitto, ormai alla
base della nostra società
filo-liberista. Senza
una adeguata presa di
coscienza del popolo
e senza un intervento
attivo il cambiamento
non è possibile; il che
non vuole significare
sedizione o rivoluzione,
ma tentare di mettere la
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politica nella condizione di rendersi conto di
essere un’emanazione
della sovranità popolare
e non un accessorio al
servizio di gruppi privilegiati.
Ci sono persone che decidono di intraprendere
battaglie per migliorare
la vita di molti e difendere diritti fondamentali
dei quali qualcuno si è
appropriato. Abbando-
nare queste persone è
un atto di rinuncia, un
modo di dire “prego,
fate pure, io farò finta di
niente”, ma nel momento in cui ci si accorge che
perseguire quell’ideale
era sensato, che l’illegalità e l’immoralità prima
o poi si ritorcono contro
se stessi, è ormai troppo
tardi. È una questione
di coscienza, di discernere e ricomprendere
il proprio tornaconto,
il bene comune e ciò
che è giusto, di provare
a costruire un mondo
diverso, non perfetto,
ma più equo e consapevole della necessità di
aiutarsi l’un l’altro. C’è
poi qualcuno che dice
che viviamo nel migliore dei mondi possibili,
ma persino Leibniz
potrebbe ricredersi al
giorno d’oggi.
“Odio gli indifferenti. […] …”vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere
cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è
vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia.”
(Antonio Gramsci, La città futura)
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PROGETTO MARTINA
Come la SCUOLA si prende CURA dei propri RAGAZZI
a cura di Blerta CELISLAMI, Eliana FASANI, Corinne INGLESE e Alessandra VARONE (IBitc e IVAss)
I
l progetto Martina è
un’idea che si basa
sulla storia vera di
una ragazza che si chiamava Martina, la quale è
morta di tumore al seno.
La fondazione ha inizio
con la morte della ragazza, che lasciò un testamento dove richiedeva
in modo chiaro “che i
giovani siano accuratamente informati e educati ad avere maggior
cura della propria salute
e maggior attenzione
al proprio corpo; certe
malattie sono rare nei
giovani ma purtroppo
proprio nei giovani hanno conseguenze molto
pesanti”. Infatti i fini
dell’associazione sono
quelli di informare i giovani e renderli sempre
più coscienti delle malattie che li circondano,
anche sottoponendosi a
test diagnostici preventivi.
Un altro obiettivo alquanto importante è
quello di dare una mag-
giore tranquillità a chi
si ritrova ad affrontare
una malattia tanto distruttiva, dando consigli
utili su come affrontarla,
in che modo ci si può
difendere, ma soprattutto in che modo si può
vincere.
La squadra di ricerca
vuole spronare le persone afflitte di questa
malattia, e anche quelle sane, a “mettersi in
modalità di lotta”, cioè
avere la possibilità, l’opportunità e la necessità
di impegnarsi in prima
persona sin da un’età
giovane.
L’associazione Martina
è nata nel 2000 nelle
scuole di Padova e poiché Martina esigeva un
grande impegno nel
battersi contro quest’infermità, i medici Lions (è
la più grande organizzazione umanitaria nel
mondo nella quale i soci
sono uomini e donne
che offrono parte del
proprio tempo alle cause umanitarie) hanno
fatto sì che l’iniziativa diventasse un PROGETTO
CON COORDINAMENTO
NAZIONALE, cioè esteso
a tutto il terreno italiano.
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www.progettomartina.it
lezioni contro i tumori
lezioni contro il silenzio
La lotta contro i tumori si vince con la cultura
P
erché parlarne?
Molto spesso le
donne non sono
informate in modo
appropriato. Rischi
e conseguenze
sono chiari e noti a
tutti ma i sintomi e
tutto ciò che segue
sono quasi sempre
sconosciuti. Per questo
è nato il Progetto
Martina, un’associazione che si occupa
delle donne colpite
da questa grave
malattia e cerca di
diffondere la prevenzione tra le più giovani.
Martina era giovane,
aveva un vita davanti,
doveva ancora provare
quel tipo di emozioni a
cui durante l’adolescenza non si fa solitamente
caso. Come ad esempio
diventare madre e vedere crescere i propri figli;
Martina non ha avuto
questa possibilità e per
un tragico scherzo del
“destino” mai l’avrà. Martina era poco più di una
ventenne, una ragazza
comune, come potreb-
be essere qualsiasi altra.
Col senno di poi credo
possiamo affermare che
neanche considerava la
lontanissima eventualità
che un tumore al seno
potesse colpirla così
giovane. Ciò è naturale:
quando si è giovani i
giorni sono decisamente più corti rispetto a
quando si attiva il nostro
processo di invecchiamento e per questo si
cerca di vivere al meglio
giorno per giorno, ora
per ora, minuto per mi-
nuto. Non si ha tempo
da perdere per pensare
a queste cose o, molto
spesso, ci autoconvinciamo che il peggior
incubo dell’uomo,
più noto come
morte, sia lontano
e costringiamo la
nostra mentre a non
farci caso, lo riteniamo
distante e come
tale non lo
consideriamo.
Martina probabilmente era
così. Non credeva
che “il momento”
fosse così vicino e fino
a quando ha avuto la
possibilità di conoscere
il nemico, lo ha combattuto frontalmente, ma
purtroppo ne è uscita
sconfitta. Ha affrontato una delle peggiori
esperienze per lasciare
il mondo e la sua giovinezza. Ha affrontato un
male che distrugge senza pietà, giorno dopo
giorno. Martina non ce
l’ha fatta, però ha voluto
donarci qualcosa di importante, di prezioso.
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La ragazza, infatti, prima
di morire ha lasciato
un testamento in cui
ha scritto che i giovani
vengano accuratamente
informati ed educati ad
avere maggiore cura della propria salute... perché
certe malattie sono rare
nei giovani ma proprio
nei giovani hanno conseguenze molto pesanti.
Aveva molto a cuore
il fatto che ciò che le
era capitato riguardava
anche altre persone e
voleva che, nonostante
per lei non ci fosse più
speranza, coloro che
rimanevano potessero
avere delle opportunità
in più per combattere
questo tremendo male,
rendendo così il proprio
sacrificio meno vano;
pretendeva, a tal fine,
che tra i giovani ci fosse più informazione e
prevenzione. Credeva
che l’informazione fosse
importante perché im-
plica come ovvia conseguenza una prevenzione
più attenta e tutto ciò è
molto importante, anzi
fondamentale.
Gli ultimi pensieri di
Martina sono stati
ascoltati e presi in considerazione. Il suo desiderio è stato esaudito
e proprio per questo è
nato il progetto a lei dedicato, che si occupa di
fornire agli adolescenti
le dovute spiegazioni.
Ma il progetto punta innanzitutto a diffondere
la prevenzione; questo
tramite un sito internet
(www.progettomartina.
it) e dottori autorevoli e
preparati (come la dott.
ssa Schinelli e il dott.
Esposito) che, di scuola
in scuola. si impegnano
a raccontare la storia di
questa sfortunata ragazza a cui il fato ha girato
le spalle.
Personalmente ritengo
che questa iniziativa sia
molto utile perché moltissime, tra noi ragazze,
non sono informate adeguatamente su questi
argomenti ed è interessante conoscere storie
veramente accadute,
unendo così l’aspetto
medico-scientifico con
quello umano ed esistenziale; quest’ultimo, forse,
ci permette quell’empatia
necessaria a capire la
gravità e l’urgenza di tali
tematiche. Nonostante
la vicenda di Martina sia
incredibilmente triste e
struggente si può affermare che grazie al suo
testamento è nata un’occasione ed un’opportunità
per poter comunicare e
fornire dati necessari a chi
ne è totalmente all’oscuro.
Senza parlare del fatto
che ciò rappresenti uno
splendido ed utilissimo
metodo per dare, seppur
in modo parziale, un senso a questa morte assurda
ed inutile.
Il PROGETTO MARTINA al FALCONE
partire dal mese di marzo si terrà un puntuale resoconto, continuando
inoltre a fornire una sintesi dei consinel nostro Istituto una serie di
gli più utili e delle impressioni degli
incontri con gli esperti in cui
studenti.
gli studenti potranno affrontare preSe avete, altresì, dei dubbi o delle concocemente questo delicato problema,
sideraz ioni da sottoporre all’attenzione
ricevendo utili informazioni e ponendo
dei dottori responsabili del progetto,
domande.
FXP seguirà costantemente questo per- potete scrivere una mail all’indirizzo di
posta elettronica del nosto giornalino.
corso e nei prossimi numeri ve ne darà
A
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LIONS CLUBS INTERNATIONAL in 206 paesi al mondo con circa
Il Lions Club International è
stato fondato nel 1917 a Chicago da Melvin Jones, uomo
d’affari.
La parola LIONS non vuole dire
leoni ma e’ un acromino: L: liberty – I:
Intelligence – O: our – N: nation’s – S:
safety; tradotto liberamente significa:
con la libertà e la comprensione si crea
sicurezza per la propria nazione.
Tutti i soci lavorano all’insegna del
motto: WE SERVE (noi serviamo).
La mission è la seguente: dare modo ai
volontari di servire la loro comunità,
soddisfare i bisogni umanitari, favorire la pace e promuovere la comprensione internazionale.
Oggi il Lions Club International è la
piu’ grande organizzazione mondiale
non governativa di servizio. è presente
1,5 milioni di soci.
In Italia la storia del lionismo inizia a
Milano nel 1951 con la fondazione del
Lions Club Milano: oggi in Italia operano circa 1300 clubs con 50mila soci.
I soci sono riuniti in Clubs che a loro
volta sono riuniti in Distretti: tutti i
Clubs ed i Distretti fanno capo alla sede
centrale sita ad Oak Brook nell’Illinois
(USA).
Il Lions Clubs Chiese Mantovano (con
sede ad Asola) è stato fondato nel 1974;
ha attualmente 37 soci ed e’ uno dei
Lions Clubs piu’ premiati al mondo per
le numerose ed importanti attività di
aiuto e solidarietà svolte in questi anni,
in Italia ed all’estero.
Presidente del L.C. Chiese Mantovano,
per l’annata 2010-11 è il dr. Arturo
Esposito.
AUTOESAME: come si fa? OBIETTIVO: conoscersi, non fare diagnosi
1)
Mettersi
tersi davanti allo specchio.
Posizionare le mani sui fianchi. Si
notano alterazioni insoliti di colore
forma o dimensioni dei seni?
2) Mettersi
tersi davanti allo specchio. Alzare le mani sopra la testa. Si notano
alterazioni insoliti di colore forma
o dimensioni dei seni?
3) Mettersi
tersi davanti allo specchio. Ruotare il busto a destra e poi a sini-
stra. Si notano alterazioni insoliti di
colore forma o dimensioni dei seni?
4) Palpare
alpare con le punta delle dita il
seno sinistro e successivamente
quello destro. Si percepiscono noduli insoliti?
5) Palpare
alpare con le punta delle dita
l’ascella destra e successivamente
qualla sinistra. Si percepiscono
noduli insoliti?
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La Dott.ssa Maria
SCHINELLI nasce il 12
gennaio del 1965.
Ottiene la Maturità
Classica presso il Liceo
Sciacca di Agrigento.
Nel marzo del 1990 si
Laurea in Medicina e
Chirurgia presso l’Università degli Studi di
Palermo; si specializza in
Ostetricia e Ginecologia,
nel dicembre del 1994,
Gli ESPERTI del PROGETTO
presso l’Università degli Studi di Padova.
Nel giugno del 2010 ottiene il Diploma di Omeopatia, Omotossicologia e Medicine Integrate (Corso
Triennale) conseguito presso l’Accademia di Medicina Biologica di Milano; nello stesso anno ottiene il
Diploma di Omeopatia, Omotossicologia e Medicine Integrate certificato sall’International Society of
Homotoxicology and Homeopathy (ISOHH).
Nel corso degli anni ha partecipato a vari seminari
e workshop inerenti le specializzazioni conseguite
(ecografia, colposcopia, terapia biologica degli inestetismi, mesoterapia ecc.)
È iscritta all’Albo dei Medici di Mantova nel settore
di Ginecologia ed Ostetricia, Omeopatia e Omotossicologia.
Ha avuto significative esperienze lavorative: dal
gennaio 1998 all’agosto 2000 è Dirigente medico
di 1° livello presso il Presidio Ospedaliero di Acquapendente (Viterbo); varie attività di 118, Guardia
medica, Pronto Soccorso, Medico INPS, Consultori
presso varie USL del Veneto e del Lazio, tra marzo
1990 e dicembre 1997.
Il Dr. Arturo ESPOSITO nasce a Chieti il 2 novembre del 1958 ed è attualmente residente ad Asola
(Mn).
Si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università
“G. D’Annunzio” di Chieti il 18 luglio del 1985.
Si specializza in Radiologia Medica presso l’Istituto
di Scienze Radiologiche e Formazione dell’Immagine dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti il 13
luglio del1989 con la votazione di 70 e lode.
Dal 1990 è Socio della SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica).
Ha prestato servizio prima come assistente e poi
come aiuto negli ospedali di Sondalo, Asola, Oglio
PO e Castiglione delle Stiviere: in quest’ultimo presidio ha ricoperto il ruolo di Direttore di Struttura
Complessa di Radiologia dal 2003 al 2006.
Dal 2006 a tuttoggi è Responsabile del Servizio di Radiologia e Diagnostica per Immagini presso la Casa
di Cura San Camillo di Cremona.
Dall’anno accademico 2007-08 è professore a con-
tratto presso l’Università
di Brescia in qualità di
docente di diagnostica
per immagini per il corso
di laurea in Fisioterapia.
Ha edito a stampa numerose pubblicazioni su
riviste nazionali ed internazionali.
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Kafka e il cinema.
Percezione distorta, realtà deformata.
a cura di Sara Moreni e Martina Ramponi (IIIAs)
O
gni martedì pomeriggio, presso
il nostro Istituto,
il professor Matteo
Molinari, esperto cinematografico, ci offre la
possibilità di immergerci
in un mondo parallelo del quale Kafka è
l’autore.
Attraverso la visione
di quattro film di periodi diversi, possiamo
riconoscere un modello
d’uomo che si sente
impotente di fronte a
ciò che gli succede e
affronta l’esistenza con
quel senso di smarrimento e di angoscia che
è proprio della letteratura kafkiana e dell’epoca
moderna.
Kafka è uno scrittore
ceco di lingua tedesca,
uno dei più importanti
autori del XX secolo. Egli
in vita pubblicò solo
alcune delle sue numerose opere incaricando,
nel suo testamento,
l’amico Brod di bruciare
tutte le altre; ma quando
Brod si trovò di fronte a
un materiale così vasto e
importante non ebbe il
coraggio di farlo.
In seguito furono pubblicati anche altri testi
fondamentali per capire
Franz
KAFKA
1883-1924
la psicologia dell’autore,
come i diari personali e
l’epistolario composto
dalle lettere scritte soprattutto a Felice Bauer,
con la quale ebbe una
lunga relazione.
Il suo difficile rapporto
con il padre lo portò in
età adulta a sviluppare
una nevrosi, che gli rese
complicato anche il rapporto con l’altro sesso.
L’impossibilità di Kafka
di risolvere questo conflitto interiore si rispecchia nell’incompiutezza
delle sue opere.
I suoi romanzi hanno
trame labirintiche, ma
scritte con un linguaggio semplice e realistico.
La profondità e la sensibilità espresse nelle sue
opere hanno ispirato
anche numerosi registi
contemporanei.
I film proposti dal docente sono: “Il Processo
“ di Orson Welles del
1962,
“Eraserhead – La mente
che cancella “ di David
Lynch del 1976, “La mosca “ di David Cronenberg del 1986 e “Ombre
e nebbia “ di Woody
Allen del 1991.
L’impossibilità di una
conoscenza oggettiva
della realtà, gli abissi
dell’inconscio umano,
il vuoto esistenziale
dell’uomo contemporaneo sono alcuni degli
aspetti kafkiani che la
cinematografia moderna ha saputo esprimere
attraverso le scelte di
registi lontani tra loro
per sensibilità e formazione.
Il corso - di cui vi riporteremo un resoconto
puntuale nei prossimi
numeri - offre quindi un
importante spunto di
riflessione sulla condizione dell’uomo attuale,
grazie alla simpatia, al
coinvolgimento e alla
capacità di analisi del
professor Matteo Molinari.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
18
The Catcher in the Rye
Dove finisce Holden e inizia la realtà.
A cura di Alessandra VARONE e Cinzia BERTOLETTI (IBitc )
T
he catcher in the
rye, titolo originario del libro di
Salinger, Il giovane
Holden, tradotto letteralmente significa L’acchiappatore nella Segale;
la traduzione però col
tempo ha perso il suo
significato di partenza.
Infatti il Catcher è attualmente il nome con cui
è identificato un ruolo
specifico di un giocatore
nel baseball, mentre
la rye è comunemente
considerato un alcolico.
The catcher in the rye in
questo libro fa riferimento alla famosa canzoncina scozzese di Robert
Burns che rappresenta
per Holden la condizione di serenità che anche
lui vorrebbe raggiungere, la sente cantare da
un bambino spensierato
in compagnia della sua
famiglia e, nonostante il
suo incredibile senso di
tristezza, lo vede come
un ideale a lui lontano
ma al quale desidera
arrivare.
In questo tratto del
libro emerge in modo
particolare la sensibilità
nascosta del protagonista, che viene da lui
mascherata con una
corazza di apparente
J. D. SALINGER
1919 - 2010
forza e spavalderia che
in realtà non è altro che
insicurezza. Holden
cerca invano di mostrasi
superiore quasi inconsciamente, in quanto lo
fa senza rendersi conto
che è solo un modo
per nascondere le sue
debolezze. Del resto il
comportamento degli
adolescenti di oggi non
si allontana molto dagli
atteggiamenti di Holden. Ci si ritrova quindi
inevitabilmente a fare
un confronto e porsi
delle domande... Dove
finisce Holden e inizia la
realtà?
Nonostante Salinger abbia collocato la vicenda
di Holden in un periodo
ormai alquanto lontano
e distaccato dai ritmi
attuali non è comunque
difficile riuscire a trovare
affinità tra gli atteggiamenti del protagonista
e i modi di fare, agire e
pensare dei ragazzi di
oggi. E’ vero sì che erano
altri tempi ma è vero
anche che sono molti i
ragazzi che si mascherano, cioè che sono deboli
e insicuri, ma ci appaiono forti e impassibili.
Chi per un motivo, chi
per un altro, gran parte
dei ragazzi ci tiene a
mostrarsi più sicuro di
quanto è realmente.
La differenza sostanziale
tra il protagonista del
libro e i protagonisti
dei nostri anni sono i
motivi per cui nascondere la propria fragilità.
Se qualche decennio fa
Holden voleva ad ogni
costo essere considerato
più grande perché non
gli importava niente di
nessuno (fuorché dei
suoi fratelli), gli adolescenti dei nostri tempi
cercano di sembrar più
grandi per farsi rispettare. Molto semplicemente: farsi largo nel
mondo dei grandi non è
mai facile, ma cercare di
mostrarsi superiore è in
alcuni casi un aiuto per
essere accettati. E’ come
se coprissimo la nostra
sensibilità e fragilità con
FALCONEXPRESS
19
un mantello di cristallo
che ci protegge da ciò
che siamo realmente.
Potremmo anche essere
considerati migliori, ma
quando, prima o poi,
qualcuno ci ricorderà
che il nostro mantello è
di cristallo, questo cadrà
e subito si frantumerà
in mille pezzi. Vorrebbe
perciò dire ricoprirsi
con un qualcosa ancora
più fragile di noi stessi.
Seguendo un ragionamento di questo tipo
è quasi ovvio giungere
alla conclusione che tutto ciò è inutile. E allora
perché ancora in molti,
sulle tracce di Holden,
nascondono sé stessi?
Domanda scontata,
risposta difficile.
Credo sia quasi impossibile sapere le ragioni
vere e proprie di questi
atteggiamenti.
Come per ogni caso di
attualità parlarne e ragionarci è facile e accessibile a tutti ma sapere
cause e perché non ci è
concesso se non siamo i
diretti interessati.
In ogni caso non è una
riflessione che riguarda
solo ed esclusivamente
i ragazzi, ma è estesa
a tutti gli adolescenti
(maschi o femmine che
siano) e pensandoci
talvolta tocca anche il
mondo degli adulti. Ba-
sti pensare ad un uomo
che per conquistare una
donna s’inventerebbe di
tutto e di più (e viceversa). Come succede
tra ragazzi, succede
anche tra persone ormai
grandi.
Credo faccia parte della
persona, è una cosa che
spesso non controlliamo. L’uomo di per sé è
portato a volersi mostrare sempre di più di
ciò che è. Spesso lo fa
raccontando bugie su
bugie e, come appunto
fa il protagonista del
libro, nascondendosi
dietro a qualcosa o qualcuno che non esiste e
mai esisterà.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
20
Contro i giorni senza memoria
L’indifferenza rende complici del male
O
locausto, Shoah,
sterminio.
C’è un altro
termine Porrajmos che
in lingua rom significa
Shoah, sterminio.
Non dimentichiamo che
anche Zingari, disabili, Ebrei, omosessuali,
Testimoni di Geova e
oppositori politici sono
stati deportati nei lager
nazisti.
Il 27 gennaio è il giorno
della MEMORIA.
Giorno della memoria
contro i “giorni senza
memoria”. Quelli che ci
vedono affetti dall’ottavo vizio capitale (come
ebbe a dire don Gallo
a cura Michelle GALLI (VAs)
a “Che tempo che fa”
l’8/1/2011) l’indifferenza
verso chi è diverso da
noi e disturba l’equilibrio
di una normalità faticosamente conquistata.
Penso che non sia stata
decisa una data ufficiale
per ricordare le vittime
dello sterminio solo quel
giorno e per non pensarci il resto dell’anno, ma
che sia anche questa,
l’occasione per imparare
ad essere persone che
sanno conoscere, giudicare, scegliere. I valori
non sono qualcosa che
si trasmette e basta. I
valori funzionano solo se
ciascuno di noi li ricono-
sce e li sceglie personalmente.
Declinare il passato con
gli occhi del presente
può servire a combattere l’indifferenza dei
“nostri giorni senza
memoria”.
Allora accanto a ridenti
cittadine (es. Dachau 4
km dal campo di sterminio) sorgevano campi di
morte. Nessuno voleva
sapere, capire, vedere,
preso dalla follia collettiva e dall’odio. Eppure
l’odore disperso dai “camini” non lasciava spazio
a giustificazioni.
E parlare di stermini
ancora nei nostri giorni
FALCONEXPRESS
21
è azzardato?
No. Basta voler cercare.
Non solo Afghanistan
quindi, non solo guerre
“preventive”, “giuste”,
“sante”, “contro il terrorismo”, che ci hanno
abituati ad orrori senza
fine, ma anche Cecenia
di cui nessuno parla. Lì
si sta consumando un
vero e proprio genocidio. La città di Grozny
(capitale della Cecenia)
non esiste più. Perché
questo conflitto non
passa sui media? Perché
gli abitanti, in massima
parte musulmani, sono
visti come terroristi (alla
stregua di Al Qaeda). Gli
interessi economici russi
con il mondo occidentale non possono essere
messi in discussione.
E poi il Tibet, in cui la
massiccia colonizzazione cinese (grazie anche
alla ferrovia PechinoLhasa) sta portando
alla completa perdita
di identità di un popolo
dalla cultura millenaria.
Si hanno infatti moltissimi matrimoni forzati con
donne tibetane, perché
la politica del figlio
unico in Cina ha portato
ad una società prevalentemente maschile
(le bambine venivano
uccise alla nascita o
abortite volontariamente dopo accertamento
ecografico).
E ancora gli Indios della
foresta amazzonica: la
deforestazione sta compromettendo non solo
l’equilibrio idro-geologico, ma anche e soprattutto quello etnico.
Allora l’invito è quello di
riempire i nostri giorni
senza memoria di piccoli
gesti quotidiani che fanno riscoprire la dignità
delle persone, per poter
dire : “Sì, questo è un
uomo” che sa riconoscere se stesso nell’altro.
Perché le lacrime, il
sangue, il dolore sono
uguali per tutti come
la speranza, la gioia e
l’amore.
Primo Levi non è riuscito a vedere nell’uomo
un barlume di speranza.
È rimasto schiacciato
dal peso del suo vissuto,
legato all’affermazione
“se questo è un uomo...”
fino all’ultimo disperato
gesto della sua vita.
L’indifferenza rende
complici del male.
A questo proposito il
teatro può fare molto
perché nella sua denuncia sociale è svincolato
da logiche economiche
(si spera!) e da interessi
politici.
Questi concetti sono
stati ribaditi nell’intervista che è seguita alla
rappresentazione di
“Polvere umana” del
17 gennaio 2011, presso
il teatro San Carlo di
Asola. Gli attori e registi
Giorgio Boccassi e Donata Boggio Sola della
compagnia “Coltelleria
Einstein” si sono soffermati sull’importanza
dell’impegno personale
e quotidiano che solo
può vincere l’indifferenza di un mondo che
non sembra dare molte
speranze. Come sottolinea l’attore: Non sono
molto ottimista riguardo
la capacità dell’umanità,
dell’uomo di procedere
osservando il passato,
perché vediamo dagli
esempi che ci sono ancora adesso come sia primitiva l’umanità. Eppure un
messaggio di speranza
deve pur vivere nelle
nuove generazioni. Ci
sono testimonianze e
forme di Resistenza che
hanno inciso e incidono
profondamente nella
società. Giorgio Boccassi
insiste: Però, quando si
vedono persone che si
impegnano sul campo
con totale onestà, penso
all’azione di don Ciotti o
alla parola di Saviano, allora capisci che qualcosa
può cambiare. A questo
proposito afferma: Penso
che il teatro, nel momento in cui si vive, possa
fare molto. Non può
risolvere i problemi, ma
contribuisce a formare le
coscienze.
FALCONEXPRESSF
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polvere umana
Intervista alla compagnia teatrale Coltelleria Einstein che ha
portato in scena la riduzione teatrale di un’opera di Primo Levi
a cura di Veroniva ARBOSCELLI e Michelle GALLI (VAs)
L
o spettacolo,
nelle sue scelte
artistiche, vuole
essere intimamente
fedele alla precisione e
alla chiarezza della scrittura di Primo Levi.
Si riferisce in particolare
a “Se questo è un uomo”,
dove, un’esperienza
personale tanto drammatica, è documentata e
resa universale.
Vuole essere un’ eco
delle parole di Levi sul
suo incitamento a “non
dimenticare”.
Il percorso dello spettacolo segue il viaggio da
uomo libero a prigioniero nell’inferno del Lager.
Una voce fuori campo e
la musica scandiscono
e isolano i momenti
salienti della storia.
Il linguaggio prevalente
è quello del movimento
e dell’immagine.
Due i personaggi esemplari: un uomo e una
donna.
La scena iniziale è un
prologo coreografico
ispirato ad una scena
tratta da “La Tregua”
dove l’alienazione im-
posta all’uomo dall’uomo diventa spettacolo
ripetitivo, disperato e
grottesco.
È una scena paradigmatica che lascia attoniti e
senza risposte.
La scaletta narrativa
delle scene si sussegue
partendo dal viaggio nei
vagoni merci fino all’arrivo dei due personaggi,
stremati e inermi, nel
luogo infernale chiamato Lager.
Qui la spoliazione e
l’annullamento della
propria identità.
Il nome viene sostituito
da un numero.
La vita e la sopravvivenza nel Lager, cominciando dalla sveglia.
La fame e la corsa al
pezzo di pane. L’uomo
costretto a cambiare il
suo codice morale.
L’uomo contro l’altro
uomo.
La difficile lotta per la
vita nella quotidianità.
I sogni che diventano
arma autodistruttiva.
I camini.
La nostalgia di casa
e il dubbio sulla vera
esistenza.
La memoria, il non
dimenticare ciò che
“l’uomo è stato capace
di fare dell’uomo”.
L’ultima scena, che
vede riuniti i personaggi uomo- donna, termina con una
sequenza di diapositive
dei lager Auschwitz I e
Auschwitz II.
FALCONEXPRESS
23
Intervista
Abbiamo letto sul vostro sito che
siete andati personalmente al campo
di concentramento di Auschwitz. Che
importanza ha avuto per voi ripercorrere “il viaggio della memoria”, al
fine di realizzare questa rappresentazione teatrale?
Giorgio e Donata: Quello che più ci
ha colpito è stato il grande silenzio e
l’enorme spazio che costituiva il campo.
Solo a vederlo suscitava emozioni così
intense da sembrare di rivivere quell’orrore.
Abbiamo anche alloggiato in un albergo vicino alla ferrovia: ogni volta che
sentivamo un treno passare era come
sentirsi dentro, e rivivere davvero quel
terribile viaggio.
Avete scritto “immagini già viste ma
in qualche modo mai viste”: ritenete
che i giovani non riescano più a vedere con un occhio critico quello che
riguarda avvenimenti che sembrano
essere così distanti da noi, ma che
in realtà appartengono alla nostra
quotidianità?
Giorgio: No, io ritengo che i giovani
siano in grado di dare un rilievo a questi
fatti passati gravi.
Io credo che oggi ci siamo tanti mezzi di
comunicazione come i media e il rischio
è che non si sappia dare il valore giusto
a certe cose. Però se un giovane ha
qualcosa dentro sicuramente dà rilievo
a questi fatti, anche perché succedono
tuttora casi di pregiudizi razziali, bisognerebbe scegliere nella vita che cosa
guardare, che cosa studiare…
Per voi quanto è più efficace comunicare attraverso il teatro piuttosto
che i media che ci sono oggi, come la
televisione o internet che infondono
messaggi meno diretti allo spettatore?
Donata: Beh il teatro ha un vantaggio,
in mezzo a tanti svantaggi.
Uno degli svantaggi è che il teatro
arriva a poca gente, perché lo spettatore
deve “faticare” per arrivare a teatro e
inoltre non si sa sempre quando c’è uno
spettacolo, a differenza dei media che
pubblicizzano i loro prodotti.
Il vantaggio di andare a teatro è che in
quel momento avviene un avvenimento
che non riguarda solo l’attore o l’autore
dello spettacolo, ma tutti coloro che in
quel momento sono nella sala.
E quindi è un’esperienza che fa crescere
tutti e quindi è un vantaggio ESAGERATO (ride..)
Prof. Mazza: Primo Levi ha affermato in un’intervista “C’è Auschwitz,
dunque non può esserci Dio”: ma
un uomo senza fede, come può
sopravvivere in avvenimenti come
questo?
Giorgio: Beh prima di tutto credo che
Primo Levi, oltre alla fede nella religione,
credeva molto di più agli ideali politici.
Lui era un uomo forte e determinato.
E poi credo che la spinta alla sopravvivenza porti un uomo a tutto, dimenticandosi anche della fede. Senza contare
poi che la maggior parte delle persone
sopravvissute (tra le quali anche Primo
Levi), per l’enorme senso di colpa che
sentivano per essere vivi a differenza
di tutti gli altri uccisi nella strage, si
suicidavano.
Donata: Inoltre io credo che la fede in
certi casi può anche non essere solo
quella religiosa, ma l’amicizia vera è
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
24
l’unica che può portare alla sopravvivenza in casi come questo. Non dimentichiamoci che Levi scriveva quanto
soffriva quando vedeva i suoi amici
ormai stremati dalla fame e dalla fatica
e sapeva che di lì a poco sarebbero morti, ma non aveva il coraggio di dirglielo
quando gli chiedevano se sarebbero
passati alla visita “di controllo”.
Prof. Zaltieri: Nello spettacolo avete
usato spesso la parola “divertente”.
Come avete creato questa opposizione con quello che in realtà stavate
rappresentando, e quindi una situazione reale del tutto tragica?
Donata: Penso che il nostro “divertimento” non voleva essere tanto per le
risate che doveva scaturire, ma perché
vogliamo infondere il messaggio divertendo, giocare insieme l’argomento.
Del resto abbiamo creato questo
spettacolo soprattutto valorizzando i
movimenti e i suoni in modo tale che
fosse una comunicazione che muove
qualcosa dentro lo spettatore, gli tocca
qualche nota.
Profilo caratteriale della Compagnia
e breve curriculum professionale
Sul nostro Sito: il video
integrale dell’intervista
La compagnia Coltelleria Einstein nasce nel 1985 dal desiderio due artisti
di teatro di esprimere attraverso la
propria personalità e professionalità
un impegno civile.
Il teatro come comunicazione e come
necessità di affermazione dello spirito
dell’uomo nella quotidianità contemporanea.
Quello della compagnia si inserisce
come teatro contemporaneo di testo
e movimento nutrito dalla comicità.
I testi messi in scena sono per lo più
originali o ispirati a libri di narrativa.
Le tematiche negli ultimi anni sono
da individuare nel sociale, nella pedagogia legata al gioco e alla poesia.
Attualmente la Coltelleria Einstein è
composta dal nucleo originario artistico, da un organizzatore di compagnia,
da un responsabile amministrativo e
da due tecnici. Collaborazioni artistiche sono ricercate dalla compagnia
come motivo di confronto.
Nel corso degli anni, la compagnia ha
lavorato sia per un pubblico adulto
che per un pubblico di ragazzi.
La Coltelleria Einstein è stata presente,
col suo repertorio comico, in alcuni
programmi delle principali reti televisive nazionali Rai e Madiaset.
FALCONEXPRESS
25
Indicazioni sulle Scenografie
La scelta della scenografia si è orientata subito all’essenzialità. Si può parlare
più di oggetti di scena che di vera e
propria scenografia.
Una cassa di legno, una vecchia valigia
e una candela accesa sono gli unici
elementi fissi. Gli oggetti sono strettamente funzionali alle scene e diventano scenografia o disegno scenico al
loro comparire.
I costumi dei personaggi richiamano
quelli dell’epoca rappresentata e sono
stati scelti fra abiti usati.
I costumi dei prigionieri sono stati
cuciti da una costumista, studiati
osservando le foto dei prigionieri dei
Lager, tinti per avere un effetto meno
realistico.
Primo Levi (Torino 1919-87) è l’autore di Se questo è un
uomo (1947) e La tregua (1963), opere legate alla
esperienza della deportazione, in quanto ebreo, nel campo
di Buna-Monowitz presso Auschwitz, e del lungo e avventuroso viaggio di rimpatrio. Tornato in Italia, fu prima chimico
di laboratorio e poi direttore di fabbrica. A partire dal 1975,
dopo il pensionamento, si dedicò a tempo pieno all’attività
letteraria. Scrisse romanzi, racconti, saggi, articoli e poesie.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
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Everybody loves Oscar 2011:
Nominati e Pronostici
I consigli del nostro simpatico esperto per le vostre serate al cinema
a cura di Davide CAGNATA (ex studente)
S
Inception
ono uscite martedì 25 gennaio le
nomination per gli
Accademy Award 2011,
la cui cerimonia si terrà il
27 febbraio 2011 al Kodak
Theatre di Hollywood.
Rispetto alla vigilia la
maggior parte dei pronostici è stata rispettata, incoronando “Il Discorso Del
Re” (The King’s Speech)
come dominatore di questa edizione, con ben 12
nomination, mentre segue
un po’ a sorpresa il rude
western dei fratelli Cohen,
ovvero “Il Grinta” (True
Grit), con 10 nomination.
Non mancano “Inception”
di Christpher Nolan e “The
Social Network” di David
Fincher, con 8 nomination
a testa, due film molto
apprezzati dal pubblico
e dalla critica. In questo
articolo esaminerò i candidati e proporrò i favoriti
alla vittoria finale per ogni
categoria, oltre a indicare
su chi voglio puntare le
mie fiches.
Miglior film dell’anno.
Qui le nomination son ben
dieci, e sono presenti tra
i nominati tutti i film che
ci si aspettava: “Il Discorso
Del Re” (il favorito), “Inception”, “Il Grinta”, “The Social
Network”, “Black Swan” di
Darren Aronofsky, “127
Hours” del già vincente
Danny Boyle, che sbancò
gli oscar nel 2009 con
“The Millionare”, cosa che
probabilmente fece per
manifesta incompetenza
della giuria, visto che quel
film era abbastanza orrendo a mio modo di vedere
le cose. Scippò infatti di
molti premi il povero “Lo
Strano Caso di Benjamin
Button”, di David Fincher,
forse quest’anno si prenderà una piccola rivincita,
buttandosi nella mischia
con il già citato “The
Social Network”, che ha
le carte per accontentare
un po’ tutti, ovvero buona
storia e regia per quelli a
cui interessa il film, e per
il coinvolgimento dello
stesso Facebook, per tutti
quelli che vogliono andare
al cinema abboccando al
nome del sito più famoso
al mondo. Coinvolgimento
fantasma direi, visto che
ai fini della storia del film
che il sito di invenzione
del protagonista si chiamasse Facebook, Assbook
o CinderellaCollection non
conta poi molto. Il punto forte di questo film è
appunto la regia caustica
e provocatoria di Fincher,
e non Facebook, che fa
solo marginalmente parte
della trama, venendo sostanzialmente ridotto a un
sito per farsi gli affari degli
altri e per vedere se le
ragazze sono impegnate
o disponibili. Tornando al
commento dei film, de “Il
Discorso Del Re” (con Colin Firth e Geoffrey Rush)
e di “Black Swan” (con
Natalie Portman e Vincent
Cassel) posso solo dire
che sembrano film molto
promettenti e intensi, ma
non posso andare oltre,
dato che non essendo
ancora usciti in Italia non
li ho ancora visti. “Il Grinta”
deve essere molto crudo
ma di impatto, un po’ sulla
scia di “Non è Un Paese
Per Vecchi”, sempre dei
fratelli Cohen, mentre
“127 Hours” e “The Social
Network” sono meritevoli
della nomination, ma
non esplosivi (anche se
FALCONEXPRESS
27
alcune scene di “127 ore”
lasciano di stucco, ve lo
assicuro). Invece se volete
un consiglio non fatevi
scappare “Inception”, un
film spettacolare, completo e che piace a tutti.
Sicuramente il migliore
della lista, infatti ricade su
di esso il mio pronostico
di vincitore della statuetta, e se gli Accademy
mi smentiranno allora
avranno fatto un grosso
errore e me la pagheranno cara! (sì lo ammetto,
sono di parte). Chiudono
le nomination, ma giusto
per fare presenza, di “The
Fighter”, “The Kids Are All
Right”, “Winter’s Bone” e
“Toy Story 3” (sì avete letto
bene fanatici della saga,
c’è anche questo film
d’animazione nella lista).
Miglior attore protagonista: Favoritissimo Colin
Firth, con cui va anche il
mio pronostico, ma occhio
puntato sull’outsider James Franco protagonista
di 127 Hours, dove dà probabilmente un’interpretazione solitaria che lascia
decisamente impressionati (la storia vera di Aron
Ralston, un ragazzo che rimane intrappolato in una
crepa mentre fa trekking
solitario nei Canyon, con
un masso a schiacciargli
la mano, per appunto 127
ore, senza la possibilità
di chiamare aiuto, con
pochissimi viveri e che
registra la sua esperienza
tramite la propria teleca-
mera). Nominati anche
Javier Barden in “Biutiful”
(e non ho sbagliato a
scrivere, il titolo è proprio
questo!), Jesse Eisenberg
in “The Social Network” e
Jeff Bridges in “True Grit”
(il vecchio pistolero spietato con la benda sull’occhio
è veramente spaventoso e
inquietante).
Tra le nominate come
miglior attrice protagonista abbiamo Natalie
Portman per “Black Swan”
che merita sia per me che
per la critica la statuetta. Come miglior attore
non protagonista parte
avvantaggiato Geoffrey
Rush invece (anche lui
per “The King’s Speech),
ovvero il Capitan Barbossa
nella saga dei Pirati dei
Caraibi della Disney, anche
se io simpatizzo per il
buon Christian Bale (“The
Fighter”). Come miglior
film animato pare essere
sicuro vincitore “Toy Story
3”, anche se io preferisco
“Dragon Trainer”. Per gli
effetti speciali la lista
è composta da: “Alice
in Wonderland” di quel
pazzo di Tim Burton,
“Harry Potter and the
Deathly Hallows Part 1”,
“Hereafter” (storia di spiriti
girata da Clint “Facciadipietra” Eastwood), “Iron
Man 2” e il mio adorato
“Inception”, che do anche
qui per sicuro vincitore (e
non venitemi a dire che il
combattimento con gravità cangiante del corridoio
dell’hotel non è stato
fantastico! Spettacolare
davvero!).
Veniamo ora alla miglior
regia dove i cinque nomi
sono abbastanza scontati: David Fincher (che
mi auguro vinca), Darren Aronofsky, David O.
Russell, Tom Hooper e Joel
ed Ethan Coen, ovvero i
registi di cinque pellicole
in corsa come miglior
film. Ho lasciato questa
categoria per ultima, in
quanto è quella su cui
meno d’accordo data la
scandalosa la mancanza
di Christopher Nolan, a
mio avviso l’unica pecca in
queste nomination 2011.
Lo davo infatti come sicuro vincitore, dopo un film
già cult come “Inception”
(ok, ammetto di essere ancora un po’ di parte, visto
che è il mio regista preferito). Se ha vinto un oscar
Danny Boyle con l’orribile
“Slumdog Millionaire” (The
Millionaire per gli a
mici) almeno potevano
nominare Nolan, già
regista di film come i due
“Batman” e “The Prestige”,
che meritava decisamente
un riconoscimento.
Vedremo solo tra un mese
chi vincerà le ambite
statuette, intanto con
questo articolo spero di
avervi dato una lista di
film interessanti da vedere
o in dvd (se già usciti) o
prossimamente al cinema
(se in arrivo). Buon cinema
a tutti voi e a presto!
F
FALCONEXPRESS
29
SUPERMAMME
Le donne moderne tra lavoro e famiglia
a cura di Elisa GERMINIASI, Simona FEDERZONI, Federica SODA (VBss)
S
e doves-simo intervistare delle donne
degli anni ’60 cosa
ci risponderebbero?
Probabilmente direbbero parole che non
capiremmo del tutto:
a causa del pudore di
chi ha paura di imporsi
e l’ipocrisia di apparire
perfette, da brave “Angeli del focolare”.
Ma è proprio vero che
non possiamo capirle
fino in fondo? Siamo
così lontane da loro?
Sicuramente qualcosa
è cambiato: le donne
oggi lavorano, viaggiano, gestiscono in alcuni
casi grossi capitali e
aziende; tuttavia la donna ha qualcosa che la
trattiene, le cause di ciò,
tuttavia, non sono da ricercare solamente nella
società ma nell’interiorità, nell’essere donna. Su
di essa gravano antichi
modelli familiari che la
portano ad avere obiettivi troppo ambiziosi:
vogliono essere madri e
mogli perfette riuscendo a conciliare tutto ciò
con il lavoro.
Ma la verità è che non
siamo Wonder Woman;
dopo otto ore di lavoro
non possiamo fare la
spesa, tornare a casa,
pulire, preparare la cena
per figli e marito, infilarci il tubino, i tacchi
e uscire con le amiche.
Nella vita la donna è
obbligata a scelte che
il più delle volte sono
influenzate da antichi
stereotipi.
Sessanta anni fa le donne non avevano un lavoro, questa è la verità! La
loro vita ruotava intorno
alla famiglia e ai figli e il
loro obbiettivo era realmente quello di apparire
perfette, ed è questo
che impedisce alle donne di oggi di emanciparsi totalmente.
Tutto questo è chiaramente riscontrabile nel
film di Cristina Comencini Due Partite.
È la storia di due gruppi
di donne (quattro mamme e le loro quattro fi-
glie) in due momenti
storici diversi: gli anni
’60 e i nostri tempi. I
desideri, la vita, i figli,
le difficoltà, i rapporti
con gli uomini, con
il lavoro e la famiglia
sono raccontati con
una leggerezza che
nasconde un malessere di fondo che si
trasmette dalle mamme
“angeli del focolare” dei
“favolosi” anni ’60 alle
figlie “in carriera” dei nostri giorni.
Ogni donna oggi sente
il desiderio di realizzarsi
nella vita lavorativa, di
occupare posizioni importanti e di rivendicare
diritti di genere che a
quanto pare ancora non
abbiamo raggiunto e
che ci vengono negati solo perché siamo
donne. Durante la vita
i sogni e gli obiettivi
cambiano e il desiderio
naturale di creare una
famiglia va contro gli interessi di molte aziende.
Ecco allora come nella
nostra società, famiglia
e lavoro si scontrino prospettando un bivio per
la donna odierna che si
sente in colpa per non
riuscire ad eguagliare la
perfezione degli angeli
del focolare.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
30
tv spazzatura...
Ipocrisia di massa o reale e inquietante caduta dei valori?
a cura di Paola ANTICO e Micol ROSA (VAs)
C
i siamo mai chiesti
perché tutti denigrano reality e talk
show ma nonostante ciò
vengano continuamente
trasmessi?
Forse sarebbe il caso di
guardare in faccia la realtà: i produttori fanno i
propri interessi e se non
ci fosse audience non
ci sarebbero edizioni
ininterrotte di “Grande
Fratello” o “Uomini e
Donne” .
Ma se il pubblico c’è ,
come evidenziano anche le statistiche sugli
ascolti, bisogna domandarsi da dove venga
questa denigrazione: è
forse ipocrisia e non si
vu
ole ammettere
che questi programmi
sono “di moda”? Ma
cosa si può trovare di
interessante, tanto da
rendere un programma
“di moda”, nel mettere in
ridicolo la dignità della
persona?
Oppure, forse, si considera dignitoso essere
ripresi 24 ore su 24 da
telecamere installate in
ogni angolo di una casa
e raccontare gli aspetti
più intimi del proprio
vissuto in diretta a migliaia di telespettatori.
Ciò che fa scalpore è
assistere a litigi dove il
linguaggio, e non solo,
è la pura espressione
della volgarità. Eppure
ciò che attrae maggiormente sembra essere
proprio questo copione
di insulti e pianti che
diventa argomento di
discussione preferito di
migliaia di adolescenti
e non. Infatti proprio gli
adulti, che dovrebbero
essere guida ed esempio
per i più giovani, oltre ad
essere assidui spettatori
di questi programmi ne
diventano protagonisti.
Uomini e donne che instaurano relazioni come
fanno i bambini con le
Barbie e che si insultano
per stabilire chi per primo ha visto il “tronista”
più bello, un pubblico di
“opinionisti” che si infervora e litiga a non finire,
spesso senza neanche
saperne il motivo.
Ed ora la televisione è
riuscita a coinvolgere
anche quella parte di
società che proviene da
un mondo dove i sani
principi erano motivo
di orgoglio. Infatti si
è addirittura arrivati a
ridicolizzare la figura
dell’anziano, da sempre
considerato espressione
di saggezza: cos’altro è,
infatti, se non questo
“uomini e donne” over?
A questo proposito, è
forse il caso di ricordare
quanto già L. Pirandello aveva affermato in
“L’umorismo”: “Vedo
una vecchia signora, coi
capelli ritinti, tutti unti
non si sa di qual orribile
manteca, e poi tutta
goffamente imbellettata
FALCONEXPRESS
31
e parata d’abiti giovanili.
Mi metto a ridere. “Avverto” che quella vecchia
signora è il contrario
di ciò che una rispettabile signora dovrebbe
essere. Posso così, a
prima giunta e superficialmente, arrestarmi
a questa espressione
comica. Il comico è appunto un “avvertimento
del contrario”. Ma se
ora interviene in me la
riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia
signora non prova forse
piacere a pararsi così
come un pappagallo,
ma che forse ne soffre
e lo fa soltanto perché
pietosamente, s’inganna
che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere
a sé l’amore del marito
molto più giovane di lei,
ecco che io non posso
più riderne come prima,
perché appunto la riflessione, lavorando in me,
mi ha fatto andar oltre
a quel primo avvertimento, o piuttosto, più
addentro: da quel primo
avvertimento del contrario mi ha fatto passare
a questo sentimento del
contrario. Ed è tutta qui
la differenza tra il comico e l’umoristico. Non ci
fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente
ci faceva ridere adesso ci
farà tutt’al più sorridere.”
Qualcuno si giustificherà
dicendo che sono programmi “leggeri” e rilassanti e sono consapevoli
che non rispecchiano la
realtà dei fatti. Ma i più
giovani non hanno un
occhio sufficientemente
critico per distinguere
la finzione da ciò che è
utile per la loro formazione, e in questo modo
assorbono tutto ciò che
viene loro proposto
come un buon esempio
da seguire. Crescono
così tra turpiloqui, gesti
inappropriati e distorsione dei valori autentici
della società. Ed è chiaro
che l’unico fine è attirare
un pubblico sempre più
numeroso e le statistiche dimostrano come lo
scopo sia stato perfettamente raggiunto.
A questo punto viene
spontaneo chiedersi se
la responsabilità della presenza di questi
programmi sia della
televisione o dei tanti
telespettatori : forse
questo è ciò che la gente vuole. I discorsi sulle
“nomination” del Grande
Fratello o sui nuovi “tronisti” di Uomini e Donne
sono sulla bocca di tutti.
Sembra che le persone
preferiscano discutere
di questo piuttosto che
delle vicende che interessano il nostro Paese o
di eventi dello scenario
internazionale quali la
guerra in Palestina, i
conflitti in Cecenia e in
Tibet, per citarne solo alcuni tra i più drammatici.
Senza contare che per
avere un guadagno assicurato e una vita agiata
è sufficiente esibirsi e
mettersi in ridicolo davanti ad una telecamera.
È infatti risaputo che un
personaggio televisivo
guadagna molto di più
di un laureato (intervista
doppia tra un ex concorrente del Grande Fratello
e un giovane ricercatore
-Domenica in- l’Arena-).
È allora veramente utile
intraprendere percorsi
di studi che comportano fatica e sacrificio? Si
spera che l’ipocrisia della
gente non sia tale da
ritenere un facile guadagno superiore all’autostima, alla soddisfazione
e alla dignità personale.
La tv segue le regole
dell’audience e del guadagno, perciò se i “programmi spazzatura” hanno successo prendono il
sopravvento e se ci sono
è perché sono voluti.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
32
I was doing my job,
I was supposed to do this
Da Eichmann ai giorni nostri:
è possibile ripetere ancora gli stessi errori?
a cura di Paola ANTICO e Micol ROSA (VAs)
L
Ò LaÊ psicologiaÊ socialeÊ diÊ questoÊ secoloÊ ciÊ
ha dato una grande lezione: a volte non
• Ê tantoÊ ilÊ tipoÊ diÊ personaÊ cheÊ siamo,Ê maÊ
la situazione in cui ci troviamo a determinare le nostre azioni”
(StanleyÊ Milgram,Ê 1974)
a maggior parte
di noi penserà
che questo sia
assurdo, che le nostre
azioni siano dettate
dalla morale e da una
volontà propria. Eppure
la storia insegna che ci
sono diversi fattori che
possono influenzare le
decisioni del singolo: i
totalitarismi nascono
infatti come movimenti
di massa. E nonostante
questo fatto sia certo, la
maggior parte di noi sarebbe disposta a giurare
che mai avrebbe preso
parte a questi eventi. La
propaganda, l’autorità,
l’indifferenza, la mediazione di artisti e intellettuali considerati figure
esemplari: tutto questo,
ed altro, ha influenzato l’opinione comune
e permesso l’ascesa al
potere di questi partiti.
La popolazione, all’epoca, era completamente ubbidiente e fedele
all’autorità che riusciva
ad annullare la coscien-
FALCONEXPRESS
33
za personale.
Stanley Milgram compì
il suo esperimento partendo da tale questione. Al processo per la
condanna di Eichmann
(organizzatore del trasporto ferroviario per la
deportazione degli ebrei
ai campi di concentramento) la difesa basava
la propria tesi sull’assunto che egli stava “semplicemente” eseguendo gli ordini. Milgram,
in questo esperimento,
voleva testare l’assuefazione dei partecipanti
agli ordini di un’autorità, anche nel caso in cui
venisse loro imposto un
ordine che andasse eticamente contro la loro
morale. I soggetti, appartenenti a ceti culturali diversi, incarnavano
il ruolo “dell’insegnante”
e avevano il compito di
far apprendere ad un
“allievo” il corretto appaiamento di determinate
parole. Ad ogni errore l’insegnante doveva infliggere al discente una scossa elettrica
di voltaggio crescente
all’aumentare del numero di risposte sbagliate.
L’allievo, in realtà, era un
collaboratore all’esperimento: fingeva di pro-
vare dolore, urlando, nonostante la scossa non
fosse veramente inflitta.
Quando il concorrente
chiedeva di smettere, un
impassibile sperimentatore in camice lo dissuadeva dando le seguenti
indicazioni:
1. “Per favore continui”
2. “L’esperimento richiede che lei continui”
3. “E’ assolutamente necessario che lei continui”
4. “Non ha altra scelta, lei
deve andare avanti”
Se i soggetti continuavano a desiderare
di interrompere l’esperimento dopo la quarta
indicazione l’esperimento veniva interrotto. Altrimenti veniva sospeso
dopo che il soggetto
aveva dato il massimo
dello shock a 450 volt,
tre volte in successione.
I risultati furono agghiaccianti: il 65% dei
partecipanti somministrò il livello finale di
shock e nessuno dei partecipanti rifiutò di dare
uno shock prima che
questo raggiungesse il
livello di 300 Volt. Questo esperimento mostra
la quasi totale obbedienza dei partecipanti
all’autorità, rappresentata dallo sperimentatore.
Il produttore televisivo Cristopher Nick e il
docente di psicologia
sociale Jean-Leòn Beauvois hanno sostituito
allo sperimentatore il
pubblico televisivo. Costoro hanno realizzato il
documentario “le Zone
Extreme” in prima serata
che riproduceva l’esperimento di Milgram: ad alcune persone, convinte
di partecipare al reality
show “le jeu de la mort”,
è assegnato il compito
di infliggere delle dolorose scosse elettriche ad
un presunto concorrente (che in realtà è un attore) pur di arrivare alla
vincita del premio finale.
I concorrenti sono dissuasi dalla conduttrice
e dal pubblico televisivo a continuare il gioco,
arrivando ad infliggere
la scossa da 460 Volt che
provoca la morte virtuale dell’attore che, anche
in questo caso, finge di
provare dolore. I risultati furono ancora più
inquietanti: l’81% dei
partecipanti arrivò ad infliggere la scossa finale.
L’esperimento di Milgram dimostra quale
sia l’obbedienza all’autorità, anche in assenza
di violenza fisica, ma in
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
presenza di forti stimoli sociali. Il documentario francese mostra
come questa autorità
possa essere rappresentata dalla televisione, il
cui potere persuasivo è
tale da condurre un individuo a danneggiare
l’altro.
“L’uso massiccio del
mezzo televisivo non
ha effetti immediati sul
pensiero ma produce
nel lungo termine un
effetto di “coltivazione”
e provoca un cambiamento della percezione della realtà, facendo
vivere lo spettatore in
un mondo modellato su
ciò che viene trasmesso
nella televisione” (George Gerbner: teoria della
coltivazione)
La capacità dei media di
influenzare le scelte del
singolo è tale da essere
metaforicamente denominata “quarto potere”. Il
termine fu utilizzato per
la prima volta nel 1787
da Edmund Burke, in
riferimento alla stampa inglese, il quale si è
ispirato alla teoria della
separazione dei poteri.
Il concetto tuttavia è
oggi ancora più attuale:
la televisione, infatti, è
diventata l’unica fonte
34
di informazione per la
stragrande maggioranza della popolazione dei
paesi democratici, ed
ha, dunque, molto più
potere rispetto a quanto
non ne avesse la stampa
dell’epoca di Burke.
Di conseguenza l’accentramento dei media
nelle mani di un ristretto
gruppo di potere, nonché il loro uso improprio, ha gravi rischi per
le democrazie moderne.
Coloro che controllano
i media tendono, infatti,
a filtrare le informazioni
contrastanti i propri interessi, influenzando, in
questo modo, le scelte
dei cittadini.
I media sono visti anche
come strumento per
ridurre il popolo alla
passività: “I mass media
come sistema assolvono
la funzione di comunicare messaggi e simboli
alla popolazione. Il loro
compito è di divertire,
intrattenere e informare, ma nel contempo di
inculcare negli individui
valori, credenze e codici
di comportamento atti a
integrarli nelle strutture
istituzionali della società di cui fanno parte.”
(Noam Chomsky: la fabbrica del consenso).
Ritorna, dunque, quanto
l’esperimento di Milgram è riuscito a mostrare: l’annullamento
della coscienza individuale. Jerry Burger, uno
psicologo dell’Università di Santa Clara, ha
riprodotto l’esperimento
nella convinzione che le
persone sarebbero state
meno passive. Sperava, infatti, che l’insegnamento di Milgram,
nonché gli avvenimenti
storici passati fossero
un monito a non commettere gli stessi errori.
Ma si sbagliava poiché i
risultati ottenuti furono,
più o meno, gli stessi ottenuti da Milgram.
Ed uno degli aspetti più
drammatici notati riguarda l’impossibilità di
sapere a priori chi andrà
avanti e chi si fermerà:
il senso critico svanisce
nei confronti di un’autorità considerata legittima.
Per rendersi conto di
questo è sufficiente
pensare che uno dei
volontari che partecipò all’esperimento di
Burger, 46 anni dopo
Eichmann, ripeté esattamente la stessa frase: “I
was doing my job, I was
supposed to do this”.
FALCONEXPRESS
35
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
36
DIPLOMA IN MANO... MA POI?!
Le inquietitudini degli studenti
che si affacciano nel mondo del lavoro
a cura di Laura BAROZZI e Sara MORBINI (VBss)
“C
i chiamano
generazione
Nènè, né studio
né lavoro, come se non
avessimo voglia di concludere niente. Lo fanno
per delegittimarci, ma
la verità è che rischiamo
di non avere un lavoro
anche se studiamo come
pazzi”. (la Repubblica del
19 dicembre 2010)
Siamo studenti che si affacciano nel mondo del
lavoro con una sorta di
inquietudine. Questi dati
e riflessioni si possono
trovare sulle pagine di
un qualunque quotidiano. Sono preoccupazioni
comuni e diffuse nei
giovani del XXI secolo
come noi.
Il tasso di occupazione,
secondo i dati Istat più
recenti, è del 56,8% ,con
una netta differenziazione tra Nord e Sud Italia,
mentre Il tasso di disoccupazione giovanile è
pari al 27,7%. A crescere
è in particolare il numero di donne disoccupate:
1 milione 44mila unità.
“Siamo consapevoli
solo di essere: i precari
del domani, gli incerti
dell’oggi e i benestanti
di ieri; stiamo crescendo
affrontando la vita senza
quella spensieratezza
che dovrebbe contraddistinguere questo periodo
della nostra esistenza.”
Stiamo assistendo a numerosi cambiamenti a livello di organizzazione e
produzione del lavoro e
questo ha ripercussioni
FALCONEXPRESS
37
soprattutto sulle nuove
generazioni. Numerose
sono, quindi, le incertezze che comportano
maggiori difficoltà di
inserimento lavorativo
e di trovare un impiego stabile; ritardo nel
raggiungimento dell’indipendenza economica
e quindi nel distacco
dalla famiglia d’origine
con conseguente ritardo
di formazione di un proprio nucleo familiare.
Sono all’ordine del
giorno i problemi legati
alla Fiat e alla proposta
di spostare la produzione in Canada lasciando
molti dei suoi dipendenti senza reddito.
Come possiamo essere
ottimisti? Basta guardarsi intorno per accorgersi
della situazione critica,
col rischio di tornare al
tempo in cui K. Marx,
per primo, rilevò di
come gli operai erano
“sfruttati” per logiche
capitalistiche.
Cerchiamo, però, di non
perdere tutte le speranze. Infatti, ben il 73,2%
dei laureati svolge un’attività lavorativa a tre
anni dal conseguimento
del titolo di studio.
Anche l’intervento dello
Stato sarebbe auspicabile. Si avverte la necessità
di un rafforzamento delle politiche giovanili, in
particolare è importante
che la scuola fornisca le
competenze adatte che
vengono poi richieste
dal mercato del lavoro. Dovrebbero essere
incentivate politiche di
orientamento più efficaci per indirizzare i giovani verso aree di studio
più promettenti. Risulta,
infatti, più vantaggioso
per i giovani iscriversi a
certe facoltà piuttosto
che ad altre.
Nel 2007 le percentuali
maggiori di occupati
riguardano i laureati
in ingegneria (81%), in
chimica-farmaceutica
(73%), in economia-statistica (65%), in farmacia
(82%), in economia
aziendale (76%) e in
odontoiatria e protesi
dentaria (75%).
Vorremmo rivolgerci a
voi adulti, soprattutto
ai politici, gli unici che
hanno la possibilità concreta di cambiare questa
situazione. In un Paese
come il nostro fondato
sul lavoro è importante
che questo diritto sia
concesso a tutti, bisogna
quindi intervenire con
riforme adeguate per
garantirlo soprattutto a
noi giovani che siamo il
futuro dell’Italia.
AlcuniÊ dati:
62%Ê iÊ diplomati
che s’iscrivono
all’università;
48,7%Ê iÊ neolaureatiÊ
che trovano
un lavoro;
51,3% chi fa un lavoroÊ nonÊ congruoÊ conÊ
gliÊ studiÊ fatti.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
38
LE STRAGI DEL SABATO SERA
Attenzione ragazzi! la VITA è una sola
a cura di Sara TEBALDINI (IVBs)
L
e discoteche,
come gli stadi,
sono i luoghi
dove i giovani esprimono la loro naturale
aggressività.
L’aggressività non è
cattiveria, è una tensione vitale che però
molto spesso comporta
avvenimenti drammatici
sempre più presenti.
Non a caso si parla di
“stragi del sabato sera”.
Purtroppo è divenuta consuetudine
leggere sulle prime
pagine dei quotidiani, specialmente
quelli a diffusione
locale, la notizia di
qualche giovane
vita stroncata in un
incidente automobilistico, ma
nonostante questo
tema sia stato largamente discusso
già da molti anni,
non si è ancora
giunti a trovare
delle soluzioni.
E’ risaputo che
l’intervallo temporale in cui più di
frequente accadono gli incidenti, è
quello fra il sabato
e la domenica ,ovvero
nella serata consacrata
dai giovani, liberi da
impegni di lavoro o di
studio, al divertimento.
Quando le vittime di
queste sciagure sopravvivono, può accadere
che subiscano deficit
cognitivi e motori talmente gravi da impedire
loro di condurre un’esistenza soddisfacente.
Si hanno allora famiglie
messe a dura prova,
progetti esistenziali in
fumo, sofferenze fisiche
e psicologiche indicibili,
bisogni assistenziali che
richiedono la presenza
costante di una persona
24 ore su 24, per il resto
della vita. Jacqueline
Saburido, una ragazza
venezuelana,durante
una pausa degli studi di
ingenieria si recò negli
stati uniti per studiare
l’inglese; durante quel
soggiorno ebbe un
incidente d’auto causato
da un ubriaco. Questo
fatto le cambiò la vita
completamente! Si sono
approntate in questi
ultimi anni molte misure
per contenere il fenomeno. Purtroppo i risultati
non sono sempre stati
incoraggianti. Mi sembra, tuttavia, che molte
delle misure proposte:
limiti di velocità, chiusura anticipata dei locali,
patente a punti, siano
ragionevoli e che non si
può che proseguire con
tenacia in questa direzione, magari adottando
qualche nuova norma.
FALCONEXPRESS
39
Sono favorevole anche
alle misure repressive: chi viola il codice
della strada, chi guida
in modo pericoloso o
in cattive condizioni
psicofisiche va punito,
per non incappare nel
rischio che il permissivismo, nella società
contemporanea, si trasformi troppo spesso in
disinteresse e lassismo.
La società deve tutelare
i diritti di tutti, ma nel
contempo richiamare
ognuno ai propri doveri
e alle proprie responsabilità. Abbiamo tutti il
dovere di proteggere e
di proteggerci.
I problemi fondamentali,
le cause prime, sono
prevalentemente di ordine psicologico, sociale
e culturale.
La nostra epoca vive
nel segno della velocità, dell’efficienza, della
competizione e del
consumo. Le industrie
automobilistiche costruiscono vetture sempre
più veloci, che tentano
di imporre sul mercato con pubblicità che
sono nello stesso tempo
seducenti ed aggressive.
La macchina potente
e veloce è sinonimo di
successo, integrazione,
conquista sessuale.
Andando più in profondità, molti ragazzi sembrano agitati da una disperata autodistruttività.
La società in cui siamo
immersi è concentrata
più sugli oggetti che
sulle persone; produce
alienazione, mancanza
di significato, disorientamento. La famiglia e le
altre istituzioni tradizionali sono in crisi, il
mondo del lavoro non
sembra offrire ai giovani
gli sbocchi occupazio-
nali desiderati. I legami
sociali si allentano e la
comunicazione, anche
all’interno del gruppo,
appare superficiale.
Malgrado il diffondersi
di nuove opportunità,
quali l’e-mail e il telefonino, i giovani appaiono
sempre più soli.
Per questo molti ragazzi
cercano lo stordimento
per vincere le angosce o
il vuoto interiore: l’alcol,
le droghe, la musica ad
alto volume. Certo, bisogna distinguere caso per
caso. Non si può generalizzare; tanto meno fare
del facile moralismo:
nessuno possiede la ricetta infallibile del buon
vivere. Tuttavia, cercare
di restituire un senso
all’esistenza di ognuno
di noi mi sembrerebbe
un percorso praticabile.
La vita è una soltanto,
dai ragazzi!
F
FALCONEXPRESS
45
ALL’ULTIMO SORSO
Se addirittura George Clooney viene rifiutato
ad una festa senza la sua brava bottiglia, che chance
potrebbe mai avere un anonimo quindicenne?
a cura di Michelle GALLI (VAs)
C
otti, brilli, ebbri,
persi. Per sentirsi
all’altezza, la meglio
gioventù ha scelto di toccare il fondo...del bicchiere. Una porta spalancata
sul cratere di un vuoto
esistenziale che non fa
feste, ma solo perde la
testa. Perché talvolta
l’ultimo sorso è anche la
prima lacrima.
Il carico di stanchezza
aumenta di giorno in
giorno. Lo stress a cui
i figli della società dei
consumi sono sottoposti
quotidianamente non
è facile da sopportare.
Per fortuna arriva il week
end. Finalmente il sabato
e la domenica ci si spoglia degli abiti in cui si è
costretti durante i giorni
canonici della settimana.
Via impegni, preoccupazioni, orari da rispettare,
vincoli vari: iniziano i
due sospirati giorni di
riposo, indispensabili per
ritrovare la carica con una
completa immersione...
nell’alcol. Sabato e domenica si trascorrono tra una
bottiglia e un bicchierino
da bere in compagnia. A
fine giornata si rientra a
casa in punta di piedi, ci
si guarda allo specchio
e...chi si vede? Sempre la
stessa persona. La stessa
che il giorno dopo andrà
a scuola come se niente
fosse, magari un po’ più
spensierata, magari con
lo stomaco solo un po’
a soqquadro. Nessuno
riconosce nel riflesso di
questi volti i tratti di un
alcolista. Eppure non
si possono chiamare
diversamente i giovani
che seguono questo stile
di vita purtroppo sempre
più diffuso.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di
un abbassamento dell’età
media in cui si inizia a fare
uso di alcol. I dati nazionali confermano la tendenza, anzi in Italia si ha
il triste record negativo
di accesso alla bottiglia:
11 anni contro i 13 della
media europea. Il bere
è diventato sempre più
un fenomeno di moda
che attrae i giovanissimi,
non è più un’esperienza
confinata al solo mondo
degli adulti. C’è tutto
un immaginario creato
attorno all’alcol perché
bere è un evento sociale
e socializzante a portata
Non farti
imbottigliare
di mano di ragazzi sempre più giovani. Bevande
come lo Spritz e i Bacardi
Breeze gettano un ponte
sul mondo giovanile, superando così la diffidenza
verso il tradizionale gusto
dell’alcol. Per chi non
ha mai bevuto, queste
soluzioni sono attraenti
(e sottovalutate) perché
molto vicine agli analcolici e ai succhi di frutta (vari
sono i gusti: pompelmo,
arancia, pesca, lime...). Soluzioni rassicuranti e persuasive perché grazie alla
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
bassa gradazione alcolica
riducono o annullano il
senso di trasgressione e
lo rendono un fatto normale. In Internet esistono
siti che raccolgono gli
amanti di una determinata bevanda alcolica,
promossi dalle case produttrici, in cui si caricano
foto di amici, tutti con il
bicchiere in mano! Abili
e spregiudicate strategie
di marketing danno così
vita a community, ossia
gruppi di affezionati che
si riconoscono non in un
progetto di vita condiviso, in un impegno sociale,
politico, sportivo, ma
sotto l’etichetta dell’ultima trovata consumistica pubblicizzata come
unico, possibile, facile,
rapido elemento aggregante!
D’altra parte comprare
alcolici è facile. In tutti i
supermercati bottiglie
di liquore sono esposte
e vendute da sempre. Le
restrizioni di legge che
vietano di vendere tali
prodotti ai minori sono
facilmente aggirate. Spesso bere è la condizione
necessaria per divertirsi,
basti pensare che non
sono rare le comitive di
amici che quando escono la sera fanno tante
soste ai bar quanti sono i
componenti del gruppo.
Il bere sta diventando
così naturale che abbandonati i confini delle ore
46
notturne si sposta sempre più verso le ore del
mattino. Si estende l’uso
di alcol all’intera giornata, come gesto abituale;
cosa favorita anche dalla
moda dell’ Happy hour,
che permette di mandare
giù un bicchiere a metà
prezzo in orari preserali
e favorisce un uso non
sporadico dei drink.
I genitori sono preoccupati per il figlio che fuma
o fa uso di droghe, ma
chiudono un occhio davanti ad una sbronza. Può
capitare a tutti di alzare
il gomito, un peccato veniale dettato dall’inesperienza. Nei casi di persone
dipendenti da eroina, cocaina e alcol quest’ultimo
è il problema più trascurato mentre in realtà è la
dipendenza più subdola
proprio perché ritenuta
la meno dannosa. La TV
ha la sua giusta dose di
responsabilità nell’enorme incremento di piccoli
affezionati all’alcol. Se addirittura George Clooney
può essere rifiutato ad
una festa se si presenta
senza una bottiglia, che
chance potrebbe mai avere un normale quindicenne? Il bisogno di chiedere
aiuto si può manifestare,
ma solo in seguito a
qualche evento choc
legato all’ultima bevuta:
un incidente stradale per
esempio. Allora si inizia
a percepirne i rischi e
la necessità di chiedere
una mano perché da soli
non si riesce a cambiare,
soprattutto se attorno gli
amici spingono tutti nella
stessa direzione: un giro
al solito bar.
Le iniziative che tentano di insegnare a bere
responsabilmente e in
particolare a impedire la
guida in stato di ebbrezza non sembrano avere
raggiunto i traguardi auspicati. Nell’Italia dei baby
bevitori sono presenti
da mesi in tutti i locali
tabelle con indici di tassi
alcolici e rischi correlati.
L’interpretazione di queste tabelle a dire il vero
non è di immediata comprensione. Incroci di dati
riferiti a peso, sesso, centilitri cubici, gradazioni,
stomaco pieno, stomaco
vuoto...è davvero difficile
immaginare qualcuno
seduto al bancone con la
birra in mano intento a
leggerli attentamente.
Il mondo visto da dietro
il boccale non è male. Le
difficoltà dell’incontro
con gli altri si dileguano
e lasciano il posto ad una
minore inibizione, al sorriso facile, e alla battuta
sempre pronta. L’imbarazzo nell’avvicinarsi agli
altri, la necessità di dover
affrontare disagi che non
si sa come gestire, sono
tutte normali, faticose
difficoltà che la giovane
età costringe ad affron-
FALCONEXPRESS
47
tare. Esorcizzarle mandandole tutte giù con
un sorso può essere una
risposta. Ma la leggerezza
e il benessere conquistati
per una sera al mattino
appaiono effimeri. Tutti
i problemi tornano di
nuovo a galla e servono
nuove bottiglie, sempre
in maggiore quantità, per
poterli affogare ancora
una volta, almeno per
un po’ di tempo. Quando
si è brilli si può godere
dell’euforia del momento, di un divertimento a
portata di mano. Non si
percepisce più il senso
del pericolo e si acquisisce in un attimo la licenza
a dire e fare tutto ciò che
si vuole, senza inibizioni
di sorta. In vino veritas;
nel vino però anche il rischio di quelle verità che
si vorrebbero solo per sé
e che il giorno dopo si
scorda di avere rivelato,
ma che gli amici feriti non
scorderanno più.
Con l’alcol non esistono
più forme di solitudini
esistenziali. I timidi,
quelli che hanno difficoltà ad avere amici si
sanno stringere intorno
ad una bottiglia per
sentirsi tutti, nessuno
escluso, profondamente
uniti...nell’alcol. Non servono particolari capa-
cità, non esiste uno più
intelligente, più bello,
più brillante. Le regole
del mondo sobrio non
valgono più. Si diventa
davvero tutti uguali alla
sola elementare condizione di saper bere...il
più possibile.
Bicchiere dopo bicchiere, bottiglia dopo
bottiglia si prova a riempire un vuoto che non
è quello dello stomaco.
Un vuoto interiore,
esistenziale, di ricerca di
senso. Un vuoto che se
non trova uno spazio di
ascolto e di confronto
diventa sempre più un
vuoto a perdere.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
48
che cos’è lo scec
Anche in Italia l’importante fenomeno delle Local Money
a cura di Alessandro Magnani (VBs)
A
vete mai sentito
parlare di valuta
locale? No? Allora
questo articolo vi chiarirà le idee.
Quando si parla di valuta
locale (o complementare) si intende una specie
di moneta, che in questo
caso può sostituire i nostri Euro, che circola limitatamente ad una zona
geografica, come può
essere un comune, o
nel caso dello SCEC, un
vulcano. A pensarci, non
sembra la cosa più utile
del mondo, ma in realtà
facilita le transazioni in
maniera straordinaria:
dopo l’enorme diffusione di diverse monete
causata dallo sviluppo
post anni ’90, le monete
locali sono aumentate
a dismisura. Queste
hanno un valore, che solitamente è pari alla moneta ufficiale del posto.
Ma torniamo allo SCEC:
beh, non è una moneta
complementare, ma un
vero e proprio Buono
Locale, interscambiabile
a Napoli, dopo che sul
Vesuvio è nata l’associazione arcipelago SCEC.
Grazie a questi Buoni, gli
associati decidono reciprocamente di attuare
riduzioni di prezzo, da
cui ci si può svincolare
sempre, che vanno dal
10 al 30%. Ma perché è
così importante? Semplice, utilizzato insieme
all’Euro, permette di “ancorare” le ricchezze del
territorio e fare in modo
di poterle reinvestire,
favorendo la crescita
locale. Molti potrebbero
ritenere illegale questo
metodo di pagamento,
ma in realtà lo SCEC è stato legittimato fiscalmente
dall’agenzia delle entrate.
Non so voi, ma io credo
che cercare di trattenere
beni per favorire l’economia locale sia una delle
trovate più innovative ed
interessanti dell’ultimo
decennio; a proposito,
SCEC è l’acronimo di Solidarietà ChE Cammina!
Pierluigi PAOLETTI cofondatore del progetto SCEC
Le sbarre di questa prigione sono imma- accadendo, possiamo spiegare a chi è diteriali costruite sull’inganno del debito
sorientato cosa sta succedendo e insieme
legato alla creazione di moneta che
procedere alla costruzione di un modello
condiziona nel lungo periodo qualsiasi
completamente nuovo che possa aiutare
nostra azione e che porta sempre ed
in questo difficile passaggio collettivo e
inesorabilmente al crollo del sistema per ci eviti di tornare al chiuso di una nuova
essere ricostruito diverso, ma con le stes- cella. Questo per fortuna sta accadendo
se regole dell’altro. Un piccolo elemento, con il mondo di Arcipelago SCEC che
il debito, che ci porta nell’inferno della
sta lavorando da anni alla ricostruzione
scarsità artificiale e ci inchioda a comdelle comunità locali, economiche e soportamenti innaturali, l’homo homini
ciali, ormai in 11 regioni. In molti territori
lupus di Hobbes. (...) abbiamo però una
può contare, in alcuni comuni e province,
opportunità unica data dalla finestra
anche dell’aiuto prezioso di quella politemporale che si sta aprendo (...). In que- tica ancora sana e del sostegno di enti,
sta finestra noi, consapevoli di cosa sta
associazioni e scuole.
FALCONEXPRESS
49
krisis
è necessaria una nuova generazione di Statisti
A cura di Fabrizio COPERTINO (Filosofia e Storia)
S
i parla dell’incipiente
crisi economica alla
stregua di un cataclisma naturale, come se si
trattasse di un terremoto o
di uno tsunami. Indizio di
questo modo di intendere le
cose è, ad esempio, l’intervento dell’onorevole Emma
Bonino, la quale, in una
trasmissione televisiva, ha
affermato che essere contro
la globalizzazione è come
essere contro il vento; per
cui la crisi, che ogni giorno
di più miete le sue vittime
e che è una diretta conseguenza della globalizzazione
(o mondializzazione dei
capitali), sarebbe irresistibile,
inevitabile e, soprattutto,
impersonale come – appunto- un qualunque, seppur
tragico, fenomeno naturale.
Eppure i fenomeni umani
non rispondono alle stesse
leggi – immutabili – della
natura. L’economia ha dinamiche, strutture, leggi che
possono e devono essere
comprese e rese trasparenti
con il fine di incidere sull’esistente.
La crisi di cui stiamo parlando non è – come vogliono
farci credere – una crisi
ciclica, da cui, limitando i
danni, si possa facilmente
uscire, poiché quello attuale
è un sistema assurdo che,
basandosi essenzialmente
ed esclusivamente sul debito
costringe il mondo ad una
continua e illimitata crescita.
Un sistema siffatto è evidentemente inconcepibile
– basterebbe notare come,
in natura, l’unica cosa che
possiede un tale andamento
di crescita così irresistibile
e incontrollato è il cancro –,
ma nonostante tale assurdità, i nostri politici continuano a propinarcelo come il
migliore dei mondi possibili;
anzi, si fa di tutto per salvarlo
dalla sua stessa mostruosità,
si aiuta addirittura il sistema
finanziario – con la minaccia
che se implode questo crolla
anche tutto il resto – il quale
però è il maggiore se non
l’unico responsabile del cataclisma di cui sopra: è come
se ad un assassino gli si
rimettesse la pistola fumante
in mano.
Ma come è possibile
accettare tutto ciò, come è
possibile dare credito ad un
mondo politico che su tale
aberrazione si ricompatta
affermando la necessità di
sostenere il potere finanziario? Come si può credere
ancora all’estabilishment
politico che per anni ci ha
raccontato il mito del patto
di stabilità, che sullo stesso
ha giustificato i continui tagli
alla spesa pubblica e allo
stato sociale e che, quando
le banche drammaticamente
esposte sugli scenari speculativi lamentano un’anemia
di liquidità, dimentica di
colpo quel draconiano tre
per cento, elargisce miliardi di euro dalle tasche dei
contribuenti non – badate
bene – per costruire ospedali, scuole o per sostenere
i disoccupati e i pensionati,
bensì con l’unico obiettivo
di salvare dal crack il gotha
della finanza nazionale ed
internazionale?
Viviamo una specie di incantesimo, di illusione: abbiamo
davanti agli occhi l’evidenza
del marcio, della truffa, del
crimine elevati a sistema,
ma siamo troppo impegnati
a commentare la vittoria di
Luxuria all’ultimo reality per
svegliarci dall’illusione, per
abbattere il velo di Maya, rimettendo in piedi un mondo
capovolto.
Eppure i responsabili di
questo dramma planetario –
di cui iniziamo a sospettare
solo adesso perché sta investendo anche l’Occidente,
FALCONEXPRESS
febbraio 2011
ma che da decenni devasta
interi continenti – hanno
nome e cognome, sono noti,
anzi vengono presentati con
il crisma della rispettabilità,
dell’autorevolezza, addirittura come se fossero dei benefattori: la più grande astuzia
del diavolo è di far credere che
non esiste.
Del resto, la strategia di
trasformare un fatto umano
e storicamente determinato
in qualcosa di immutabile,
necessario per natura, era
stata già denunciata da
Marx con il nome di ideologia; il filosofo del Capitale
sbagliava nel condannare la
proprietà privata dei mezzi
di produzione come causa
di ingiustizia e dominio;
non aveva, infatti, colto con
lucidità (anche perché il
momento storico non glielo
permetteva) il “segreto” con
cui i nuovi, illuminati e cinici
signori si ergono impuniti al
di sopra dei popoli; ciò di cui,
in definitiva, si sono appropriati indebitamente.
Ormai, però, il segreto è
stato svelato, e anche se il re
è nudo l’illusione continua,
perpetrata da politici, giornalisti, magistrati e accademici.
Tale segreto è rappresentato
dal monopolio (proprietà)
del potere monetario; con
la possibilità di emettere
e creare denaro dal nulla;
questi nuovi monarchi realizzano il mito degli alchimisti,
trasformano in oro tutto ciò
che toccano, scimiottano Dio
imitando il prodigio della
50
moltiplicazione dei pani
e dei pesci, solo che, tale
prodigio, non è finalizzato a
saziare i poveri, bensì ad affamarli e defraudarli di quel
poco (tanto) che hanno.
È il caso di organizzazioni
che nel proprio statuto
dichiarano di voler ridurre la
povertà nel mondo e di voler
sostenere la crescita armonica dei paesi sottosviluppati
ma che, con il loro palese
fallimento, aprono la strada
a inquietanti dubbi. Il fatto è
che non basta affermare con
enfasi tali nobili scopi per
essere dei benefattori; anzi,
lo scopo – ormai è più che
chiaro – dei solenni proclami
è quello di sviare l’attenzione
dal reale intento di sottrarre
sovranità a popoli e governi,
mettendo a tacere qualunque eventuale critica.
Esiste una triade che, con
la connivenza dell’establishment, controlla la circolazione monetaria, mette e
sottrae a proprio arbitrio il
sangue nelle vene dell’organismo mondo; una triade
che lavora coordinata e
all’unisono e che gode di
un’impunità e di una sovranità assolute. Ci riferiamo al
FMI (Fondo Monetario Internazionale), alla WB(Banca
Mondiale) e alla BIS (Banca
dei Regolamenti Internazionali).
Tale triade rappresenta il
vertice del dominio mondiale, quella che viene
chiamata, con un puerile
neologismo eufemistico,
governance. Senza questa
non sarebbe possibile tutto
il meccanismo della globalizzazione e dell’imperialismo.
È il sovrapotere monetario
che ha il mezzo per creare
dipendenza e per dettare la
propria volontà ai governi. Il
resto della macchina viene
dopo; il WTO, le multinazionali e gli eserciti sono solo la
manifestazione esteriore di
quell’impero sovranazionale.
Solo se si comprende tutto
ciò è possibile immaginare
un nuovo rinascimento, dei
popoli, delle persone vive
che, invece, sono attualmente ridotte a consumatori
inebetiti e inconsapevoli
– non esiste peggior schiavo
di colui che non sa di esserlo
– o a consumati, il cui unico
significato esistenziale è
quello di lavorare e produrre
per i primi.
È necessaria una nuova nobile stirpe di statisti, di politici
immuni e impermeabili alle
sirene del denaro, del successo, del potere fine a se stesso;
consapevoli della missione
storica a cui sono chiamati,
sensibili alle grida di dolore
dei popoli e, soprattutto non
servilmente acquiescenti a
lobby e poteri forti.
Con questa speranza, continuiamo ancora a diffondere
conoscenza e informazione,
affinché le nuove generazioni possano raccogliere il testimone e relegare nell’oblio
della storia i cinici burocrati
che, forse ancora per poco,
decidono delle nostre vite.
senza averna la minima
legittimità.
F
FALCONEXPRESS
53
Strano, io?!
Sette persone su otto vedono il mondo diverso da noi
a cura di Benedetta TURCATO (IVAs)
H
ai presente il popolo dei Maori o
dei Bantu? Non
pensi anche che siano
un po’ “particolari”?
Pensa agli Eschimesi, ai
Karajà, ai Pigmei… sono
individui veramente
inconsueti, non credi?! Ti dirò la verità: gli
strani siamo noi. Ce lo
dimostra Linda Spinney
nell’articolo pubblicato
in marzo sulla rivista
britannica New Scientist.
Solo una persona su
otto al mondo ragiona
come noi. Dunque non
siamo altro che una
sorta di anomalia nella
popolazione mondiale.
Veniamo definiti col termine weird che indica il
nostro retroterra culturale occidentale, colto,
industrializzato, ricco e
democratico, in inglese
“western, industrialized,
rich and democratic”,
ossia Weird.
Ma perché hanno scelto
proprio questo termine?
Siamo una minoranza,
questo è assodato, ma
non saremo poi così
strani…o sì?
Fino ad ora gli psicologi
hanno effettuato le loro
indagini scegliendo
le cavie che più erano
comode a loro. Avendo
tutti gli umani la stessa
struttura cranica, ritenevano che le scoperte
fatte su un determinato
numero di soggetti
potessero essere estese
a tutta la popolazione
mondiale. Risulta, così,
che circa il 96 per cento
degli individui scelti erano occidentali, ricchi e
spesso anche studenti di
psicologia. In realtà diversi esperimenti svolti
negli ultimi anni rilevano enormi differenze
tra il modo di ragionare
occidentale e quello
utilizzato dal resto del
mondo.
Una prova ci viene
fornita dall’esperimento
svolto intorno agli anni
sessanta dal professor
Marshall Segall e dalla
sua équipe che volle
testare l’influsso dell’illusione di Muller-Lyer su
persone appartenenti a
culture diverse. L’illusione ottica di Muller-Lyer
ci presenta due linee
della stessa lunghezza,
dove però la linea “a”
sembra più corta della
linea “b” semplicemente a causa del diverso
orientamento della frecce poste alle estremità.
Modificarono la lunghezza delle linee finché
gli osservatori non ritennero che fossero uguali
e registrarono il punto di
uguaglianza soggettiva,
vale a dire quanto la
linea “a” doveva essere
più lunga per sembrare
identica alla linea “b”. Il
professor Segall scoprì
così che gli studenti di
Evanson, nell’Illinois,
erano più soggetti al
fenomeno rispetto ai
boscimani del deserto
del Kalahari, per i quali
la differenza era praticamente pari a zero. Siamo
tuttora molto lontani
dall’aver scoperto come
mai questa popolazione
non sia soggetta a tale
illusione. Tuttavia si è
avanzata l’ipotesi che sia
l’influsso di alcuni aspetti della nostra cultura
a modificare la nostra
percezione della realtà:
chi vive tra quattro mura
sarebbe condizionato
dalla geometria del suo
mondo al punto da esser più incline a questa
illusione.
Insomma, noi weird
FALCONEXPRESS
febbraio 2011
percepiamo il mondo
in modo strano. E siamo
anche indotti a descriverlo in modo altrettanto strano. Usiamo
un sistema per localizzare gli oggetti di tipo
egocentrico mentre la
maggior parte dei popoli utilizzano un sistema
allocentrico, assoluto.
Ad esempio, vedendo
un poliziotto al lato della
nostra macchina noi diciamo: “il poliziotto è di
fianco alla mia macchina” mentre un asiatico o
un africano direbbero: “il
poliziotto è tra la macchina e il marciapiede”
o “il poliziotto è a ovest
della macchina” facendo
riferimento alla realtà
che circonda l’oggetto
non a loro stessi.
Il fatto di essere caratterizzati da un certo
egocentrismo è emerso
anche a seguito di un
esperimento svolto nel
2009 da Daniel Haun
e Christian Rapold del
Max Planck institute
for phycholinguistics
di Nijmegen, nei Paesi
Bassi. I ricercatori hanno
insegnato a un gruppo
di bambini tedeschi
weird e di bambini namibiani appartenenti a
una cultura di cacciatoriraccoglitori una danza
che prevedeva una
sequenza di movimenti
delle mani rispetto al
corpo secondo lo schema destra, sinistra, de-
54
stra, destra. Poi li hanno
fatti girare di 180 gradi
e hanno chiesto loro di
ripetere la danza. Quasi
tutti i bambini tedeschi
hanno riprodotto lo
stesso schema, confermando il loro quadro di
riferimento egocentrico,
mentre i namibiani hanno prodotto la sequenza
sinistra, destra, sinistra,
sinistra, indicando
chiaramente che il loro
quadro di riferimento
era assoluto. Dopo aver
ripetuto lo stesso esperimento con un numero
più esteso di individui
ed aver notato che solo
coloro che provenivano
da paesi industrializzati
usavano più spesso
sistemi egocentrici,
l’èquipe del Max Planck
institute ha ipotizzato
che tradizionalmente
tutte le società fossero
caratterizzate da uno
schema allocentrico che
solo successivamente
sia divenuto egocentrico.
Dovreste aver notato
passeggiando in una
grande città come i turisti asiatici si muovano
sempre in gruppo non
perdendo mai d’occhio
la guida. Questo fenomeno è stato considerato da diversi studiosi
una chiara manifestazione della visione collettivista che caratterizza i
popoli orientali. Tendono a vedersi come com-
ponenti indivisibili di
una comunità più ampia
per questo trovandosi in
mezzo a una folla sono
più inclini a confondersi
in essa. E’ stato dimostrato invece che gli
occidentali, in particolare i nordamericani e
gli abitanti dell’Europa
occidentale, hanno un
maggior senso della loro
individualità per questo cercano sempre di
emergere nel gruppo e
di isolarsi da esso.
Forse non dovremmo
stupirci delle differenze tra la nostra psicologia e quella delle
altre popolazioni.
D’altronde l’ambiente
sociale in cui viviamo è diversissimo da
quello in cui ci siamo
evoluti, è normale
che gli weird rappresentino un’anomalia.
La cosa sconvolgente è il fatto che solo
ora ce ne rendiamo
conto: per un secolo
e mezzo gli psicologi
hanno svolto le loro
ricerche solo su una
piccola parte della
popolazione mondiale senza pensare che
probabilmente il resto
ragionava in modo
differente. Dunque
guardando un documentario sui boscimani o sugli indigeni
dell’Amazzonia ricordatevi che gli esotici
non sono loro.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
56
The School of Rock
Un viaggio nel mondo della MUSICA,
con un’attenzione particolare al TERRITORIO
a cura di Nicola Rizzieri e Carlo Neviani (VAs e VBs)
U
n caloroso saluto
a tutti i lettori di
“FXP” e benvenuti nella sezione dedicata
esclusivamente alla nostra musica! Sì, proprio
così, alla nostra musica:
la musica che facciamo
noi . Quella musica che
nasce dall’incontro di
ragazzi e ragazze che
decidono di intraprendere insieme un viaggio
verso il successo; quella
musica che si fonda
sull’unione di passioni, coraggio, grinta e
forza di volontà; quella
musica che è semplice
desiderio di esprimere
le proprie emozioni, di
raccontare le proprie
esperienze ma che può
diventare anche uno
strumento indispensabile per denunciare le problematiche più frequenti che caratterizzano la
società in cui viviamo.
La musica è un efficace
e straordinario mezzo di
comunicazione del quale giovani band emergenti ( composte da noi
giovani ) si servono.
L’obiettivo di The School of Rock è appunto
quello di dare voce alla
realtà musicale giovanile
nella nostra provincia,
e in particolare a quelle
band che sono a contatto con il nostro istituto.
Ci impegneremo quindi
ad ascoltare tutti i gruppi emergenti che volessero farsi conoscere e a
tenervi informati riguardo ai principali eventi
musicali che si terranno
in zona (concerti, festival ecc.). Infine, essendo
noi stessi musicisti, saremo portavoce di tutto
ciò che accade e di tutte
le novità che riguardano
il mondo della musica
FALCONEXPRESS
57
emergente.
Per inaugurare questa
iniziativa abbiamo deciso di chiedere proprio a
voi: che cos’è la musica?
Vi proponiamo alcune delle risposte che
ci sono sembrate più
significative:
“La musica è un armonia
di sensazioni. L’antitesi
regolare della nostra
vita caotica che, giorno dopo giorno, ci
sostiene con le sue
infinite suggestioni...”
“La musica
oltre ad esprimere
emozioni e sensazioni, è anche un
mezzo per far capire
alle persone la realtà, i
problemi del mondo e le
loro conseguenze.”
“La musica è adrenalina
pura: il rap lo si ha nel
sangue. Yoyo fifty in the
house.”
“Non posso dirvi cos’è la
musica per me: crea delle
sensazioni che non posso
esprimere. Forse posso
dirvi che è un modo di
sentire la realtà.”
“La musica è uno dei
rari canali che consente
all’uomo di congiungersi
con l’infinito.”
“Per me è un altro mondo...che mi permette
anche solo per il tempo di
una canzone di dimenticare i problemi...è come il
paese delle meraviglie per
Alice.”
“La musica è un piccolo
assaggio del paradiso
nell’inferno del nostro
mondo.”
“E‘ la ricetta segreta di
famiglia per far fare più
latte alle mucche.”
“Sapete quando vorreste
urlare al mondo tutto
quello che vi passa per il
cervello?? Ecco la musica
è una delle migliori valvole di sfogo che possano
esistere: non giudica, ti
offre conforto, ti svela
cose mai notate prima!”
“La musica è poesia di
denuncia della realtà,
dei sentimenti, dei mali
sociali, intrisa di una melodia dettata dalla situazione emotiva di ciascun
compositore. Il bello della
musica è proprio agire
a livello subliminale più
di quanto ci rendiamo
conto.”
E’ chiaro, anche dalla lettura di queste
risposte, che una
definizione precisa
di cosa sia la Musica non può essere
fornita: ognuno di
noi è libero di percepirla e di interpretarla
come meglio crede. Ed è
proprio questo aspetto
che rende la Musica così
affascinante.
Come diceva il grande
Frank Zappa: Parlare di
musica è come ballare di
architettura.
Continuate a seguirci
nelle prossime puntateper scoprire la storia
delle band presenti all’
interno del nostro istituto e quelle emergenti
sul territorio...
ciao belli Rock on!
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
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torneo scolastico Basket
allievi: Prova
di carattere del Falcone
I ragazzi del Falcone mancano
per un soffio l’appuntamento con la finale
a cura di Sebastiano CORRADINI e Matteo FERRO (IVAs)
S
i è giocato a Mantova, il 19 Gennaio
scorso, il triangolare eliminatorio scolastico maschile di basket
che vedeva coinvolti il
liceo Virgilio, l’Itis Fermi
(entrambi di Mantova)
e il nostro Istituto, che
garantiva l’accesso alla
vincitrice alla finale contro la vincente dell’altro
triangolare provinciale.
La nostra selezione, che
comprendeva ragazzi di
1^,2^ e 3^ superiore, ha
onorato l’impegno, giocando con grande grinta
e sfiorando l’accesso alla
fase finale.
Il triangolare è stato
aperto dalla sfida tra
Virgilio e Fermi, squadre
composte da molti atleti
di società importanti
come Bancole e San Pio
X, vinta per 38 a 26 dalla
formazione del Virgilio.
La seconda sfida è stata
quindi tra la perdente e
il Falcone, un incontro
giocato testa a testa per
i primi 2 quarti. Nel terzo
quarto il Fermi riesce ad
allungare le distanze,
ma la nostra formazione
prova subito a recuperare, grazie anche alla
grande prestazione offensiva di Fiammenghi,
che a fine partita avrà
22 punti, e al supporto
in difesa e a rimbalzo
di Dall’Asta. L’ultimo
quarto viene giocato su
alti livelli su entrambi
i lati del campo, con
il Falcone che tenta
di recuperare in ogni
modo, arrivando a 1
secondo dalla fine sotto
di tre con due tiri liberi a
disposizione. Fiammenghi segna il primo, ma il
secondo sbagliato non
trova la fortunata deviazione di un compagno e
così la partita finisce 37
a 35 per la formazione
dell’Itis.
Per i nostri non c è tempo per abbattersi perché
li aspetta subito l’ultima
e decisiva partita contro
il Virgilio. I ragazzi del
FALCONEXPRESS
59
prof. Rossi partono
molto bene e grazie a
un’ ottima difesa a zona
organizzata dal capitano
Luca Dall’Asta riescono
ad arginare l’attacco del
Virgilio concludendo il
primo quarto in vantaggio di sei lunghezze. Il
secondo e il terzo quarto sono caratterizzati da
un leggero calo fisico
dei nostri che permette
agli avversari di passare in vantaggio. Nell’
ultima frazione di gioco
il Falcone trascinato da
un grande Fiammenghi
autore di 21 punti torna
in parità. Il finale è tirato
,il risultato grazie a delle
ottime giocate offensive
di Galavotti ,rimane in
parità fino agli ultimi
10 secondi . E’ lo stesso
Galavotti negli ultimi
secondi di gioco che con
una straordinaria giocata difensiva permette
a Vedovati Michele,
protagonista inatteso, di
segnare il canestro della
vittoria. Il risultato finale
di 36 a 38 non basta ai
nostri per qualificarsi a
cui serviva una vittoria
con uno scarto di 12
punti. A qualificarsi è il
Virgilio,ai nostri rimane
purtroppo solo una
grande delusione dopo
due ottime prestazioni
da parte di tutti i membri della squadra. Speriamo che la selezione
di basket del Falcone
continui su questa linea
augurandoci che già
dall’anno prossimo possa portare alla vittoria
il nostro istituto in uno
sport che nella nostra
scuola solo da qualche
anno, diversamente
dalla già consolidata
pallavolo, sta affermandosi a livello provinciale.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
60
La CORSA secondo ME
Pensieri, sensazioni ed emozioni dal mondo della corsa
a cura di Cristina AGAZZI (matematica e fisica)
A
circa due anni
dal mio ingresso ufficiale nel
mondo della corsa,
dopo 10 maratone (le
ultime 4 in 7 settimane:il
ginocchio ringrazia!),
dopo che vengo presa
per matta perché mi alzo
la domenica mattina
prima delle 6 per andare
a Cremona e partire col
Campionessa provinciale
(Cr) di mezza maratona
per la stagione 2010
mio gruppo (Marathon
Cremona), dopo che
tutti dopo una maratona
mi chiedono solo: “ma
quanti km era lunga?
quanto sei arrivata? Non
hai fatto New York? Ah,
ma allora non sei una
maratoneta vera!”…. mi è
venuta la pericolosa idea
di tentare di comunicare
attraverso FXP cosa ha si-
gnificato per me entrare
senza riserve nel mondo
e nel “modo di vivere”
della corsa.
Se dovessi fare “una
classifica” delle corse
per me più significative
e appassionanti, dovrei
senz’altro mettere ai
primi posti tutte quelle
in collina e in montagna:
dure e aspre, in cui a
volte ci si arrampica con
le mani, spesso si è soli
con se stessi perché i
concorrenti sono pochi
e sparpagliati ( però col
calore della gente che
incoraggia soprattutto
le poche donne....) in
mezzo a boschi, sentieri,
vigneti, prati, colline, rocce, sterrati, pozzanghere,
sassi, cascine, chiesette,
malghe, suoni, colori,
odori... in cui dietro ogni
tornante può aprirsi uno
spettacolo mozzafiato
o invece un’altra salita
interminabile, in cui in
certi momenti viene da
piangere perchè non si
riesce ad andare avanti
e in subito dopo viene
invece altrettanto da
piangere per la bellezza ineffabile in cui si è
immersi, in cui nei punti
peggiori si maledice di
esser partiti per e poi
dimenticare magica-
mente ogni fatica perchè
commossi per quello che
si sperimenta col corpo,
con la mente e col cuore.
E ci si sente tutt’uno
coi respiri, il sudore, le
sensazioni, i passi.... liberi
da qualsiasi condizionamento, paura, esteriorità,
con l’appassionata e
sofferta consapevolezza
di vivere qualcosa di
tanto grande quanto indescrivibile.. Però anche
le maratone e mezze
maratone competitive
che hanno per teatro
bellissime città italiane
ed estere sono avventure
uniche, che permettono
di vivere le città stesse
dall’interno, di vedere
monumenti, chiese, strade, parchi con la reale
percezione delle dimensioni e delle distanze,
di cercare e gustare la
bellezza come antidoto
contro la fatica e la stanchezza, di condividere
l’avventura con migliaia
di persone di tutte le età
e le razze, a volte ostacolati da handicap, con
cui si crea, attraverso la
comune sofferenza e la
condivisa soddisfazione,
un legame immediato e
intenso.
Forse è davvero da matti
correre per delle ore,
FALCONEXPRESS
61
magari tremando per il
freddo o sotto la pioggia battente o il sole a
picco, con la tentazione
costante di fermarsi, col
dubbio che non ne valga
la pena, con la paura di
dover affrontare un “dolore” troppo grande… E
comunque, nonostante
tutto, ogni volta partire e
giocarsela, guadagnare
ogni metro con fatica e
soddisfazione,controllare
il corpo e soprattutto la
mente, sapere di essere
completamente soli
nella “lotta” e allo stesso
tempo “sentire” che chi ci
sta a cuore è misteriosamente vicino…E alla fine
provare soltanto pienezza, benessere, serenità,
gratitudine, pace…
Ho riflettuto molto sul
perchè queste esperienze sono così “vitali” per
me, perchè non so rinuciarci e non so farmele
mai bastare, perchè sono
come una droga che
periodicamente devo
assumere, perchè ho
sempre bisogno di fare
fatica, di sottopormi a
prove, di affrontare sfide
e perchè ogni volta, appena superato l’ostacolo
e ottenuto l’appagamento, devo cercare subito
un altro traguardo da
pormi davanti e un’altra
“impresa” da affrontare...
In gran parte tutto
questo è dovuto la fatto
che io ho paura di non
avere abbastanza forza,
coraggio, sicurezza,
maturità, palle, testa e
cuore per affrontare la
vita e accettare il limite e
il dolore,per cui è come
se dovessi ogni volta,
anche attraverso queste prove, “ridimostrare
a me stessa” che sono
comunque una persona
che vale. Quindi per me
è di grandissimo aiuto
rendermi conto con
orgoglio e soddisfazione che so sostenere la
sofferenza, dominare la
fatica, combattere con le
mie sole forze.
E un pò alla volta cerco
di interiorizzare che , se
bene o male riesco sempre, nonostante tutto,
a vincermi e a farcela,
forse in realtà ho dentro
più risorse di quelle che
credo. E questa è per
me è una conquista mai
sicura, sempre fragile e
precaria e comunque
preziosissima e che
porto fieramente e gelosamente con me nelle
altre circostanze difficili,
incomprensibili e imprevedibili della vita.
Forse mio “bisogno”
così forte di correre
può essere interpretato
come sforzo patetico e
destinato al fallimento
di non accettare i miei
limiti e il passare del
tempo... Sicuramente , lo
ammetto, c’è anche una
parte di questo,anche
se sono consapevole
di essere una runner
“mediocre” e “attempata” e non mi sognerei
mai di aspirare a chissà
quali tempi... Ma la cosa
davvero importantissima
è che ,”vivendo” concretamente e “fisicamente”
le contrastanti emozioni
di queste corse, io riesco
ad “accogliere” col corpo
e col cuore quelle dure,
inderogabili e incomprensibili “leggi della
vita” di cui non so trovare
in altro modo un senso
logico e che non riesco
ad accettare con la logica
e la ragione...
Forse anche attraverso
la corsa ( naturalmente
non “solo attraverso
la corsa”...) riesco pian
piano e faticosamente
a interiorizzare alcuni
aspetti di quel mistero
dolce, duro, amato e
insensato che è la VITA,
così piena di dolorosi fallimenti e di insospettabili
riprese, di pesanti fatiche
e di appaganti gratificazioni, di buio sconforto
e di luminose rinascite,
di ricerca di amore e
di egoistiche chiusure,
di disciplina ferrea e di
esplosioni passionali
incontrollate, di razionalità rigorosa e di illogiche
“voglie”, di inseguimento
tenace di un traguardo
e di consapevole accettazione che subito dopo
ce ne porremo davanti
un’altro, sapendo benissimo che anche quello
non basterà mai …
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
62
Con il naso all’insù…
Un’attività da sempre connaturata all’essenza dell’uomo
Alessio Monteverdi (Presidente Sezione CAI Bozzolo)
O
k, ma rivolto
dove? Verso le
montagne! Dev’essere quello che più o
meno facevano i nostri
antenati ammirando
estasiati questi giganti
della natura. E’ infatti
accertato che l’uomo,
fin dall’antichità’, ha
sempre avuto il pallino
del salire, di arrivare in
cima ad una montagna:
basti pensare a numerosi episodi biblici, spesso
ambientati sui monti,
oppure alle più recenti
scorribande di Petrarca
sul Mont Ventoux, per
citarne una. Fino ad
arrivare al fatidico anno
1786, quando, Balmat,
medico di Chamonix (F)
e Paccard, suo compaesano, animati dalle idee
rivoluzionarie dell’illumi-
nismo, scalano il Monte
Bianco, sfidando tutta
una schiera di orchi e
streghe cattive che per
tutto il medioevo hanno
abitato le montagne.
Non lo sapevano, ma
hanno dato il via a quello che oggi è chiamato
Alpinismo! Da allora le
persone hanno iniziato
a salire le montagne
con sempre maggiore
assiduità, inizialmente
con scopi scientifici, poi
per la semplice sete di
avventura, di conquista,
tipica dell’animo umano. I valligiani iniziano
a diventare delle guide
che accompagnano i facoltosi clienti inglesi, ma
parallelamente nascono
gruppi di persone che
in montagna ci vanno
autonomi, arrivando
così alla costituzione dei
primi Clubs Alpini. I primi sono gli inglesi che
nel 1858 fondano l’Alpin
Club; ma gli italiani non
tardano molto, e nel
1863, Quintino Sella, ministro del Regno d’Italia
appena costituito, fonda
a Torino il Club Alpino
Italiano (CAI). Fra due
anni il CAI compirà 150
anni e di cambiamenti
ce ne son stati al suo
interno durante questo
tempo, ma lo spirito
che lo anima è tutt’oggi
impresso nell’articolo
n.1 del suo statuto:
un’associazione che ha
per scopo la diffusione
dell’alpinismo in ogni
sua forma, la tutela e la
valorizzazione dell’ambiente montano, soprattutto quello alpino.
Dopo la prima sezione
di Torino, a macchia di
leopardo sono sorte
diverse altre sezioni,
con un numero sempre
maggiore di soci, fino
ad arrivare agli attuali
320.000. Anche attorno
a noi sono nate diverse
sezioni, nonostante il
nostro territorio di montano abbia ben poco.
Credo tuttavia che siano
bastate quelle poche
FALCONEXPRESS
63
giornate limpide che ci
sono in un anno e durante le quali si vedono
le montagne circostanti,
tra cui il nostro Monte
Baldo, ad animare i nostri conterranei e a dar
loro quel desiderio di
scoperta e di avventura
che animò Balmat e Paccard. Ecco, dunque che
si costituirono le sezioni
di Mantova, Cremona,
Brescia e, quasi quarant’anni fa, la Sezione
di Bozzolo, la più vicina a
noi. Inizialmente costituitasi come sottosezione
di Mantova, nel 1998, al
raggiungimento dei 300
soci è potuta diventare
Sezione Nazionale del
Club Alpino Italiano.
Oggi, con i suoi 514 soci,
è una delle realtà associative più importanti
della zona, contando
diverse attività che possono accontentare tutti i
gusti e tutte le età.
Si organizzano infatti,
gite sociali di escursionismo, da quelle ardite
a quelle più tranquille;
la novità di quest’anno
sono una serie di gite
adatte a tutti e che hanno un’impronta prettamente culturale, come
quella all’osservatorio di
S. Benedetto Po, oppure
quella ai castelli di Fussen, in Baviera. Ci sono
feste sociali, sia estiva
che invernale, gite sulla
neve (con le ciaspole o
con gli sci); ci sono poi
serate culturali: qualche
mese fa per esempio
è venuto a parlare ad
Asola lo scrittore Mauro
Corona.
Infine, all’interno della
nostra sezione, c’è una
Scuola Nazionale di Alpinismo e SciAlpinismo,
intitolata a Sesto Gnaccarini, personaggio molto attivo ed importante
nei primi anni di vita
della sezione. All’interno
della scuola si organizzano corsi di Sci Alpinismo,
dove si apprende come
affrontare la montagna
invernale, corsi di Alpinismo Giovanile, per i più
piccoli, dove si impara
a frequentare l’ambiente, non solo montano,
anche giocando, corsi
di Alpinismo Base, per i
più grandi, dove si riceve
un’infarinatura su tutti
i terreni che si possono
trovare frequentando
la montagna, Corsi di
Roccia, Ghiaccio e Alta
Montagna, per i più
esperti, per accrescere maggiormente le
proprie conoscenze e
diventare così alpinisti
provetti. La novità di
quest’anno, infine, è il
corso di fotografia in
montagna, per tutti, per
imparare le tecniche più
importanti e poter fissare così, indelebilmente, i
più bei momenti passati
sui monti.
Alcuni di voi (mi vengono in mente Alice
Ferro, Francesco Pasini
e Michele Bertoletti ma
so che tanti altri hanno
frequentato il corso di
alpinismo giovanile)
hanno avuto il coraggio
di rischiare e frequentare uno dei nostri corsi e
se chiedete loro, penso
possano dire, quantomeno, di essersi divertiti
e aver fatto qualcosa di
diverso. Che poi diventino o meno dei Messner,
questo poco importa,
sarà già importante che
abbiano appreso il valore della fatica e la gioia
di una meta raggiunta
(proprio come la scuola,
se vogliamo), la bellezza
delle cose semplici e la
spontaneità dei rapporti che si creano tra le
persone.
Provate, ragazzi, a investire un po’ del vostro
tempo libero in qualcosa
di diverso, non ve ne
pentirete, ve lo assicuro
e magari tra qualche
anno vi ritroverete a
sognare davanti ad una
cima o sotto una parete
con il naso all’insù…
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
64
un viaggio nelle cattedrali
del calcio internazionale
Il WEMBLEY STADIUM, quasi novant’anni di storia del calcio
a cura di Giovanni GERVASIO e Michele CHIARI (IVBs)
Cari lettori...quello che vogliamo
proporvi in queste uscite del Falcone Express • un tour che ci porterˆ
tutti quanti insieme alla scoperta
degli stadi pi• m aestosi del pianeta,
nei quali sono state giocate le pi•
emozionanti partite della storia del
L
a Casa del Calcio,
questo è l’appellativo dello stadio
che andiamo a visitare
oggi. Molti però lo conosceranno con il nome
di Wembley Stadium.
È uno dei più moderni e
all’avanguardia impianti
di tutto il mondo, la cui
costruzione ha avuto
inizio sulle ceneri del
vecchio stadio nel 2003
ed è terminata nel 2007
(ma il mito dura da quasi 90 anni!!).
Esso è stato scelto come
sede della finale di UEFA
calcio, dove i giocatori hanno versato sangue e sudore per conquistare
i fatidici 3 punti o i tanto sospirati
trofei. Ora, non volendo tediarvi
inutilmente, incominciamo subito
dalla patria dello sport pi• fa moso
del globo!
Champions League di
quest’anno ed ospiterà
anche alcuni incontri
dell’Olimpiade di Londra
2012.
E ora addentriamoci alla
scoperta delle origini
di questo tempio dello
sport.
Il vecchio Wembley
venne inaugurato nel
1923 dal re Giorgio V
nell’omonimo quartiere
londinese con il nome di
Empire Stadium, in occasione della finale della
FA Cup, coppa nazionale inglese, tra Bolton
Wanderers e West Ham;
lo stadio venne costruito
con l’impiego di 1.500
operai in soli 300 giorni
(cosa veramente straordinaria per l’epoca) ed
era caratterizzato dalle
facciate in stile vittoriano con due grandi torri
bianche (Twin Towers)
che ne divennero il
simbolo.
Il nuovo stadio invece,
completato nel 2007
con una spesa record
(è lo stadio più costoso
mai costruito), è pensato
come un unico, grande
FALCONEXPRESS
65
ovale, capace di ospitare 90.000 spettatori
tutti con posto a sedere.
Rappresenta il secondo
stadio per capienza in
tutta Europa dopo il
Camp Nou di Barcellona, casa del grandissimo
Barça di Leo Messi.
Così come le Twin
Towers sono state per
80 anni il simbolo del
vecchio impianto, ora a
rappresentare il nuovo
Wembley in tutto il
mondo è indubbiamente l’arco d’acciaio
costruito sopra la North
Stand, la tribuna principale, che ha modificato
sensibilmente la skyline
di Londra.
La prima manifestazione ufficiale del nuovo
stadio avvenne il 24
marzo 2007. Si disputò un’ amichevole fra
la Nazionale di calcio
inglese Under-21 e la
nostra Nazionale minore, finita 3-3, con una
tripletta del “Pazzo”
Pazzini, attualmente nel
giro degli Azzurri: il giovane attaccante segnò
il primo gol della storia
del nuovo stadio a soli
28 secondi dall’inizio,
portando poi a casa il
pallone firmato da tutti
i giocatori disputanti la
partita secondo la tipica
usanza britannica.
Fin dall’origine gli Inglesi, considerati i “maestri
del calcio”, scelsero questo stadio come sede
delle partite della loro
Nazionale e qui, spinti
dal grande entusiasmo
della tifoseria, vinsero
molte gare: basti pensare che la prima vittoria
dell’ Italia in questo
stadio avvenne nel
1973. Le nostre squadre di club invece non
hanno in Wembley uno
stadio amico, poiché
l’unica squadra italiana a sconfiggerne una
inglese in questo stadio
fu nel 1999 la Fiorentina
grazie all’ 1 a 0 siglato
da Batistuta ai danni
dell’Arsenal.
Questo stadio, concepito
originariamente per il
calcio e il rugby, ha saputo anche adattarsi nel
corso degli anni ad ospitare numerosi concerti
di stelle della musica
che rimarranno nella
memoria e soprattutto
nel cuore della gente;
su tutti i Queen (ultimo
tour prima della morte
di Freddie Mercury e
tributo a quest’ultimo),
ma anche i Muse, i Bon
Jovi, gli Oasis, Michael
Jackson, George Michael, i Take That e molti
altri.
Sperando di avervi coinvolto in questo viaggio,
ci fermiamo qui, dandovi
appuntamento al prossimo tuffo tra i Templi del
calcio (sempre che la Redazione di FXP ci voglia
ospitare ancora!).
CURIOSITA’
UndiciÊ metriÊ diÊ speranze,Ê delusioni,Ê
sogni trionfi ed amare sconfitte.
IlÊ calcioÊ diÊ rigoreÊ • Ê unoÊ deiÊ grandiÊ
momentiÊ delÊ calcioÊ modernoÊ grazieÊ
allaÊ suaÊ caricaÊ diÊ tensioneÊ maÊ nonÊ
• Ê sempreÊ esistito:Ê haÊ infattiÊ daÊ pocoÊ
festeggiato i suoi 120 anni di “vita”(il
27Ê dicembre).
A inventarlo pare sia stato proprio un
portiere,Ê unÊ nord-irlandese,Ê perÊ porreÊ
fine alle violenze dei difensori sugli
attaccanti avversari.
DaÊ quelÊ momentoÊ diÊ oltreÊ unÊ secoloÊ
faÊ iÊ rigoriÊ hannoÊ segnatoÊ laÊ storiaÊ diÊ
molteÊ partite,Ê rimasteÊ nellaÊ menteÊ diÊ
tutti noi Italiani: dalla finale mondiale
persa a causa dell’errore finale di Roberto Baggio nel 1994 all’ultima grande vittoria contro i Francesi, rivali di
sempre, firmata dal penalty di Fabio
Grosso passando per la storica finale
tuttaÊ italianaÊ diÊ ManchesterÊ traÊ MilanÊ
e Juve decisa da Andriy Shevchenko.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
66
La Società Calcio Asola è
Campione d’Inverno
Un solo OBIETTIVO:
tornare nel campionato di PROMOZIONE
a cura di Massimo TOZZO (Presidente Asola Calcio)
Q
uest’anno l’A.C.
Asola si è presentata al nastro
di partenza con un solo
obiettivo, riscattare
l’ultima stagione e
arrivare tra le prime in
classifica, per ritornare a
giocare già dal prossimo
anno nel campionato di
promozione.
Per fare questo la Società ed il Presidente,
coadiuvato dal Direttore
Sportivo Paolo Rastelli, hanno rinforzato la
PRIMA SQUADRA
compagine asolana con
un’importante campagna acquisti, caratterizzata principalmente
dal ritorno di numerosi
giocatori asolani che
militavano in altre categorie. Il nuovo gruppo
è stato formato con il
giusto mix di giovani ed
anziani, ben distribuiti
in tutti i ruoli, mix che
sta dando risultati e
garanzie sia dal punto di
vista qualitativo che di
continuità.
Nuovo è anche il Mister
Marco Pedretti, alla sua
prima esperienza come
allenatore, ma non
nuovo dall’ambiente
essendo stato capitano
e leader carismatico
della squadra che due
anni fa aveva vinto il
campionato. Il nuovo
Mister è stato in grado
fin da subito di creare
un ottimo rapporto con
i ragazzi e di trasmettere
loro tutte le ambizioni e
le aspettative che Socie-
FALCONEXPRESS
67
tà e Tifoseria quest’anno
si attendevano da loro.
Al giro di boa l’A.C. Asola
è in testa alla classifica
con cinque punti di
vantaggio sulla diretta
inseguitrice e con una
serie positiva di sette
vittorie consecutive. La
soddisfazione è tanta
anche se tutti, sia allenatore che giocatori stanno con i piedi per terra,
sanno che il cammino è
ancora lungo e che per
raggiungere l’obiettivo
della promozione servirà
ancora tanta concentrazione e determinazione.
A questo ambizioso
progetto “partecipa”
indirettamente anche
l’istituto G. Falcone con
tutti gli alunni-calciatori
che giocano nelle varie
formazioni della nostra
JUNIORES
Società. In primis, Tafil
Bisku e Marco Zanotti,
due ragazzi classe 1992
che, nonostante la giovane età, sin dall’inizio
del campionato sono
titolari in prima squadra. Ci sono poi tutti
gli atleti della Juniores
come: Bellotti Davide,
Piccinelli Pietro, Chiari
Michele, Pasini Francesco e Gatti Stefano,
già sotto osservazione
di Mister Pedretti per
un loro graduale inserimento nella formazione
maggiore. Inoltre tutti i
ragazzi dei campionati
giovanili, senza poi dimenticare i neo diplomati anno 2010 come:
Luca Tozzo, Stefano
Bonandi, Andrea Balbi
e Marco Cavallari, anch’
essi già nella rosa della
prima squadra.
Dal mio punto di vista, (concedetemi una
piccola nota polemica)
mi chiedo come mai,
con tutti questi giovani
di talento l’Istituto G.
Falcone, non abbia mai
partecipato ai campionati studenteschi di
calcio, come già fa con
altre discipline sportive.
Come Presidente
dell’A.C. Asola voglio
cogliere l’occasione
di fare i migliori auguri di Buon 2011 a
tutti gli atleti di tutte
le discipline sportive
dell’Istituto, auspicando per loro una ottima
stagione sportiva, ma
anche e soprattutto
una brillante e positiva
conclusione dell’anno
scolastico.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
70
LA MODA PASSA, IL JEANS RESTA
Da tessuto per le vele dei galeoni a capo d’abbigliamento
ecologico: breve storia dell’indumento di massa per eccellenza
a cura di Ruth Decarli, Francesca Ghio, Francesca Pasquali, Silvia Tonini (IV Bs)
A
derenti, a
zampa, a
sigaretta,
a vita alta, con
il cavallo basso,
shorts, borchiati,
skinny, trasandati, con toppe
o catene... Ma
jeans, sempre e
solo jeans.
C’è chi ne ha di tutti
i colori, chi cerca
quelli più particolari, chi indossa solo
quelli e non può
farne a meno, neanche nell’ora di
educazione fisica
a scuola! Da ormai
un secolo in cima a
tutte le classifiche.
Un simbolo che
non fa distinzioni,
né di sesso né di
età o classe sociale.
Nati a Genova nel
lontano XVI secolo, sotto forma
di vele per navi,
adatte ai lunghi
tragitti grazie alla
loro resistenza,
furono indossati,
AÊ GenovaÊ nelÊ novembreÊ
2004Ê sonoÊ statiÊ realizzatiÊ unÊ paioÊ diÊ blueÊ jeansÊ
conÊ misureÊ gigantesche:Ê
eranoÊ lunghiÊ 18Ê metriÊ perÊ
unÊ giro-vitaÊ diÊ 5Ê metri.Ê FuÊ
confezionatoÊ utilizzandoÊ
600Ê paiaÊ diÊ vecchiÊ jeansÊ eÊ
disegnatoÊ eÊ fabbricatoÊ daÊ
studentiÊ liceali.
LoÊ sapeviÊ cheÊ ilÊ denimÊ • Ê
unÊ tessutoÊ talmenteÊ resistenteÊ eÊ duraturoÊ cheÊ unÊ
suoÊ modelloÊ • Ê usatoÊ perÊ
rivestireÊ gliÊ spaceÊ shuttle?
come la storia
racconta, dai
garibaldini nella
battaglia di Marsala e quest’anno,
dunque, anche
loro celebrano i
150 anni dell’unità
d’Italia. Emigrarono
poi in America in
cerca di fortuna prima trovata nell’oro
a San Francisco con
il modello a 5 tasche
per cercatori lanciato
da Levi’s Strauss, in
un secondo momento si affermarono
anche nel cinema.
Il loro trampolino di
lancio furono infatti
le pellicole degli anni
Cinquanta con dei
miti come James
Dean, Elvis Presley e
Marlon Brando, tutti
rigorosamente con
indosso i loro jeans.
La guerra li riportò
in Italia con i soldati
americani, ma solo a
partire dal ’68 entrarono nelle case di
tutti i giovani italiani
FALCONEXPRESS
71
che videro nei jeans un
modo per rivendicare o
affermare la loro identità. Il jeans diventò il
simbolo della ribellione
giovanile, delle bande,
della voglia dei giovani
di prendere le distanze
da un mondo adulto che
non li rappresentava.
È da questo momento
che cominciò a svilupparsi un fenomeno nuovo e inatteso: la moda
non fu più dettata dai
grandi stilisti, ma dalla
strada . Per la prima
volta era il gusto delle
masse che si imponeva.
In seguito, negli anni ’80
nascerà il jeans firmato,
diventato un must di
tutte le ditte d’abbigliamento, fino a raggiungere gli eccessi con
l’applicazione di piume
e pizzi di ogni genere.
Con il nuovo millennio
emergono anche i lati
oscuri della grande produzione a basso prezzo:
sfruttamento, mancanza
di rispetto dell’uomo e
dell’ecosistema. Si cerca
così di rimediare: nasce
il logo LifeGate Jeans,
jeans OGM che rispettano l’ambiente, ancora
purtroppo poco conosciuti.
Nonostante siano passati due secoli di continue
lotte e cambiamenti i
blue jeans rimangono
degli evergreen dell’abbigliamento mondiale.
E per parafrasare, a
modo nostro, una delle
più grandi stiliste di tutti
i tempi: la moda passa,
il jeans resta.
SiÊ accettanoÊ consigliÊ sulÊ temaÊ daÊ trattareÊ nelÊ prossimoÊ numeroÊ aÊ propositoÊ diÊ ModaÊ eÊ dintorniÉ
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
72
Quando Chuck Norris cade
le stelle esprimono un desiderio
Come nasce una leggenda …
a cura di Bruno TRATTA (IVAs)
Nelle scorse edizioni di FXP ha avuto molto
successo la rubrica su Chuck Norris, tratta
a sua volta da un sito internet in cui ognuno
pu˜ pub blicare una personale battuta scherzosa sul celebre attore americano - preso in
giro a causa del suo pi• n oto personaggio, il
C
arlos Ray Norris
nasce il 10 marzo 1940 a Ryan,
una piccola cittadina
nell’Oklahoma da Wilma
Scarberry (di origini
cherokee) e Ray Norris
(di origini irlandesi).
Quando ha 10 anni i
suoi genitori divorziano
ed è quindi costretto a
trasferirsi con la madre
e i due fratelli (Aaron
ranger texano, eroe puro, bello e invincibile.
In questa edizione abbiamo deciso di concludere la rubrica, ma nel farlo, vogliamo
rendere ancora una volta omaggio al nostro
eroe, pubblicando una breve biografia aggiornata e alcune delle battute pi• be lle.
e Weiland) prima nel
Kansas e poi a Torrance in California. Nella
sua biografia, Chuck
descrive la sua infanzia
come infelice: era infatti
timido, gracile di costituzione e non eccelleva in
nessuna materia scolastica; era inoltre preso in
giro dagli altri ragazzi a
causa del suo retaggio
indiano. Finite le scuole
superiori, dopo essersi
sposato con Diane Holechek, si arruola nella
United States Air Force
per la quale deve trasferirsi in Corea del sud alla
base militare di Osan
dove viene soprannominato Chuck. È qui che
si interessa al Tangsudo,
interesse che lo porterà
a diventare cintura nera
e a fondare il Chun Kuk
Do (un’arte marziale
ibrida ideata proprio da
Chuck Norris). Ottenuto il congedo nel 1962
torna in California dove
fonda diverse scuole di
karate e taekwondo. Nel
1970 suo fratello Weiland muore in Vietnam;
per questo motivo
Chuck dedicherà lui il
film Rombo di tuono
nel 1984. Nel 1972 fa
una breve comparsa nel
film di Bruce Lee l’urlo
di Chen terrorizza anche
l’occidente. Grazie a
Steve McQueen, Chuck
Norris studia recitazione
alla Metro Goldwyn Mayer dopodiché comincia
la sua vera e propria
carriera cinematografica: interpreta infatti il
ruolo del protagonista
in ‘‘breaker!breaker!’’ ‘‘the
octagon’’ e ‘‘an eye fora
an eye’’ tra i più famosi. Nel 1988 divorzia
dalla prima moglie dalla
quale ha avuto tre figli:
Mike Dina e Eric. Nel
1993 è sia produttore
con il fratello Aaron che
FALCONEXPRESS
73
attore nella fortunata
serie televisiva Walker
texas ranger dalla quale
Chuck trae tutta la fama
di cui ancora oggi gode.
La serie televisiva resta
in onda per 8 anni sulla
CBS intanto nel 1998 si
sposa con la modella
Gena O’Kelley dalla
quale nel 2001 ha due
gemelli Dakota Alan (il
maschio) e Danilee Kelly
(la femmina). Chuck
da buon cristiano si è
spesso offerto come
promotore di campagne contro l’abuso di
droga e a favore dello
studio della Bibbia nelle
scuole pubbliche; è
anche autore di diversi
libri tra cui ‘‘the justice
riders’’ (a sfondo cristiano) e la sua autobiografia intitolata ‘‘against all
Sul ranch di Chuck Norris la neve non
attacca. Si difende.
Se su Facebook cerchi il profilo di
Chuck Norris trovi sia quello destro che
quello sinistro.
Ieri Chuck Norris ha fatto il cambio di
stagione nel suo armadio. Ora nel suo
guardaroba ci sono 40 gradi e un sole
splendente.
Dante Alighieri • passato attraverso
tutti i gironi dellÕ Inferno. Chuck Norris
può accedere direttamente alle finali
Quando il cielo • felice, tocca Chuck
Norris con un dito. E poi Chuck Norris glielo spezza. Chuck Norris odia la
felicitˆ .
Una volta Chuck Norris ha chiesto ad
un amico di trattenersi a cena. LÕ amico
per non contraddirlo non ha mangiato
pi• neanche una briciola di pane.
Un giorno due malviventi hanno provato a rapinare Chuck Norris dicendogli
Ò Mani in alto o spariamoÓ . Sono spariti.
Chuck Norris ha scoperto il peso della
Terra poggiando una bilancia rovesciata per terra.
odds’’.
Oggi il ranger più famoso della televisione vive
nel suo ranch situato tra
Navasota e Anderson
in Texas godendosi la
gloria raggiunta grazie
anche ai recenti Chuck
Norris Facts simpatici
racconti che miticizzano
le imprese del nostro
eroe quasi fosse Beowulf.
Ogni tanto Chuck Norris si sveglia di
soprassalto nel cuore della notte perchè gli sembra di soffocare. Qualcuno.
Ed effettivamente è così
Quando Chuck Norris scoppia di salute,
uccide tutti nel raggio di 10 kilometri.
Chuck Norris pu˜ orientarsi ovunque si
trovi semplicemente osservando la stella da ranger che ha sul petto.
Tutte le ciambelle di Chuck Norris riescono con il buco.
Le pillole di saggezza di Chuck Norris
sono considerate doping.
A scuola, quando Chuck Norris parlava
con il compagno di banco, il professore
prendeva appunti.
Quando fa il minestrone Chuck Norris
lancia le verdure nel passato. Nel 1608.
Chuck Norris pu˜ ingannare le apparenze.
Bo e Luke Duke entravano nel Generale Lee dal finestrino, Chuck Norris
entra nel Pick-Up dalla marmitta.
Sbucciando le cipolle, Chuck Norris
ride.
FALCONEXPRESS
febbraio 2011
74
L’ODIO
L’odio fa soffrire
la gente che vuole amare.
L’odio è dolore
e facilmente non ti puoi liberare.
L’odio fa dimenticare
le persone più care.
L’odio ti porta in una strada di menzogna.
L’odio è dentro di te
E tu lo dovrai sconfiggere con l’amore e il perdono
Se l’amore seguirai
una speranza sempre nel cuore avrai.
FANTASIA
La mia fantasia
Inventò la pioggia…
(Blerta CELISLAMI - IVAss)
(Blerta CELISLAMI - IVAss)
L’AMORE
Am ore disperso tra le stelle
perché non brilli
amore disperso per l’oceano
perché non nuoti
amore disperso nello spazio
perché non dici ad una persona quanto l’ami.
(Blerta CELISLAMI - IVAss)
ADDIO
Mille modi di dirti addio, per sempre addio
mille modi di chiederti perdono, per sempre
perdono
mille modi di piangere, di piangere per gli
errori commessi.
Ti dico addio, tre volte addio.
E lo grido, lo grido forte
perché quando ti ritroverò
potrei non ricordare più come fare.
(Eliana FASANI - IVAss)
Il disegno è di Manisha PARMAR (IVAss)
75
Michele BERTOLETTI (IVBs)
FXP seleziona giovani fumettisti; non necessariamente studenti del falcone.
Potete spedire il materiale (non gli originali) al nostro indirizzo di posta elettronica.
Se interessati a pubblicare i vostri lavori, vi contatteremo.
c
ZZO IIIBit
Giulia TO
FALCONEXPRESSF
76
febbraio 2011
Eliana
FASAN
I
IVAss
FALCONEXPRESS
77
previsioni per il 2011
a cura di Rachele VILLANI (VBs)
ARIETE (20 marzo-20 aprile)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Marte
Elemento: fuoco
Qualità: cardinale
Colore da portare: rosso in tutte le sue sfumature
Pietra portafortuna: corallo rosso o rubino
Metallo: il ferro che appartiene a Marte
Giorno favorevole: il Martedì, dominato da Marte
PREVISIONI 2011: L’Ariete sarà tra i segni più
fortunati del 2011, insieme a Sagittario e Leone. In
particolare, grazie a Giove, saranno i nativi di aprile
ad essere fortunati e propensi a realizzare alcuni
sogni. Per l’Ariete, si professa un anno fortunato a
livello lavorativo e scolastico. Sia coloro che vogliono
cambiare lavoro, sia chi cerca da tempo di fare
carriera o di stabilizzarsi, vedrà nel 2011 un anno
fortunato soprattutto a partire dalla primavera 2011.
Per quanto riguarda l’amore invece, per le storie
importanti bisognerà attendere. Ci saranno alcune
storie interessanti, ma alcuni si trascineranno dietro
dei vecchi amori che vi hanno deluso. Per la salute
solo un consiglio: copritevi per evitare il raffreddore
da cambio di stagione!
TORO (21 aprile-21 maggio)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Venere
Elemento: terra
Qualità: fissa
Colore da portare: il verde, il colore di Venere
Pietra portafortuna: Smeraldo
Metallo: Il rame che appartiene a Venere
Giorno favorevole: Venerdì, dominato da Venere
PREVISIONI 2011: Un anno importante per il Toro.
L’oroscopo del 2011 divide i nati sotto il segno del
Toro in due categorie: i Toro di aprile (Toro di prima
decade) e i Toro di maggio.
I Toro di aprile, saranno baciati dalle stelle. Infatti, a
giugno 2011, Giove, il pianeta della fortuna, entrerà
nel segno del Toro, per restarci per un bel po’. Quindi,
i nati nella seconda e nella terza decade dovranno
aspettare che Giove si addentri nel segno del Toro
(soltanto nel 2012) per beneficiare al massimo degli
influssi positivi. E quali potrebbero essere per un
Toro? Per esempio l’arrivo di una certa somma di
denaro, o una piccola vincita al gioco, un affare
fortunato, ma anche una romantica storia d’amore.
O un ritorno sperato. Una qualità di vita migliore, insomma il ritorno del sorriso sulla bocca più sensuale
dello zodiaco. Infatti, quando Giove entra nel Toro favorisce anche gli amori fortunati, magari proprio nei
mesi in cui Venere è più propizia. Ma la pazienza del
Toro è proverbiale, quindi i Toro di maggio aspetteranno di buon grado il lieto evento, e nel frattempo
sentiranno il clima positivo in arrivo.
GEMELLI (22 maggio-21 giugno)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Mercurio
Elemento: Aria
Qualità: Mutevole
Colore da portare: il giallo, che riflette la vivacità
dei Gemelli
Pietra portafortuna: Topazio o agata
Metallo: il Mercurio, simile ai Gemelli, fluido e
vivace
Giorno favorevole: Mercoledì, perche legato a
Mercurio
PREVISIONI 2011: Il 2011 sarà per voi un anno di
cambiamenti. Potrebbe trattarsi dell’offerta di un
altro posto di lavoro, di un ambiente scolastico
diverso, di un nuovo amore, di un trasloco, ma anche
di una vostra esigenza più profonda di una svolta
esistenziale. Sul lavoro dovrete impegnarvi molto,
ma avrete diverse soddisfazioni, sia professionali sia
finanziarie, probabilmente a marzo e per tutta l’estate. Tutto l’anno tenete i piedi per terra e non fidatevi
troppo degli altri e delle loro ridondanti promesse. E
anche voi non cullatevi troppo in sogni ed illusioni,
ma siate un po’ più concreti. Anche per l’amore, i
mesi più fecondi e felici sono quelli estivi. Anche chi
è single da maggio ad agosto potrà fare l’incontro
della sua vita. Qualche problemino di salute tra
novembre e dicembre. Il periodo migliore: maggio,
giugno e luglio.
Attenti a: non essere impulsivi. Questo sarà per voi
un anno ricco di decisioni da prendere, non siate
frettolosi ma pensateci bene su.
CANCRO (22 giugno- 22 luglio)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Luna
Elemento: Acqua
Qualità: Cardinale
Colore da portare: il bianco, che esprime idealismo
e spiritualità
Pietra portafortuna: Perla
Metallo: L’argento che richiama i colori dei raggi
lunari
Giorno favorevole: Lunedì, giorno della Luna
PREVISIONI 2011: L’anno si apre con un susseguirsi
di situazioni piuttosto pruriginose soprattutto nel
settore privato, nella professione e come se non
bastasse una innumerevole fonte di problemi arriveranno dalla famiglia … il vostro tanto ben amato
focolaio domestico sarà tra il primo a farvi saltare
i nervi, e non arriveranno a capire il vostro stato
umorale piuttosto disturbato fino a quando non riuscirete imperiosamente a dargliene atto. I primi mesi
dell’anno non saranno invidiabili, ma ci sarà sempre
qualcuno che riuscirà a tirarvi fuori da impicci, a
volte, anche piuttosto complicati. Attenti a saper ben
gestire le fila di una relazione, che a causa di un vostro motivato disinteresse, visto il momento di gran
confusione, potrebbe pagarne serie conseguenze.
Il partner potrebbe iniziare a lamentarsi dell’assen-
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
78
teismo ormai conclamato, e mettendovi quasi sicuramente alle strette otterrà da voi l’effetto contrario.
Fortunatamente lo scenario comincerà ad assumere
colori e sapori diversi, già dalla fine del mese di
Maggio … grazie a Mercurio che darà il
cosiddetto colpo di mano, e renderà tutto più brioso
e allegro, e dal quale partirà la spinta del susseguirsi
di benevole Stelle tutte a vostro favore.
LEONE (23 luglio- 22 agosto)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Sole
Elemento: Fuoco
Qualità: Fissa
Colore da portare: il giallo oro
Metallo: L’oro, simbolo del sapere, che infonde
coraggio e vitalità
Pietra portafortuna: Il diamante
Giorno favorevole: Domenica, giorno del Sole
PREVISIONI 2011: I primi sei mesi un susseguirsi di
pianeti, spingerà i cari Leoni a prendere delle decisioni importanti, e se queste saranno ben gestite daranno ottimi risultati a breve. Una metamorfosi tanto
attesa sarà l’eccezionale novità del 2011, cambierete
non solo modi e aspetto fisico, molti del segno rivoluzioneranno il loro look e in casi un più estremi
alcuni arriveranno anche a degli interventi estetici,
ma soprattutto quello che si trasformerà, o meglio si
evolverà sarà la vostra sfera intima . E durante questa
inaspettata crescita, cambierete il vostro modo di
amare e di vivere i sentimenti. Le relazioni non saranno solo più viste da voi come un rapporto a due,
ma la profondità dei vostri sentimenti si unirà con
l’altra persona, una fusione di anime che comunicheranno all’unisono.In ambito scolastico e lavorativo i
settori innovativi saranno quelli battuti sin dall’inizio
dell’anno, e che via via, tra una serie di innumerevoli ostacoli, porteranno al successo. La seconda parte
dell’anno sarà più impegnativa, Giove dissonante
creerà qualche contrattempo, cercate di tenere ben
saldi i nervi ed evitate di essere troppo impulsivi,
solo così riuscirete nei vostri obiettivi.
VERGINE (23 agosto- 22 settembre)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Mercurio
Elemento: Terra
Qualità: Mutevole
Colore da portare: il grigio
Metallo: Mercurio perché la Vergine, come i Gemelli
è dominata da Mercurio
Pietra portafortuna: Zaffiro
Giorno favorevole: Mercoledì
PREVISIONI 2011: Al principio del 2011, voi della
Vergine, per l’opposizione di numerosi astri al vostro
segno, potreste essere visti come soggetti pericolosi.
Infatti non si ha l’impressione che sappiate esattamente cosa volete dalla vita. Chi di voi della Vergine
è in una relazione stabile, potrebbe rendersi conto
che la dolce metà è diventata un po’ sospettosa e
che non ha neanche tutti i torti. Come per gli affetti,
anche per lo stato di forma e l’aspetto fisico voi della
Vergine attraverserete due momenti ben distinti,
nel nuovo anno. All’inizio del 2011, infatti, subirete
l’influenza degli astri contrari, che vi rendono un po’
pigri, impedendovi una giusta attività fisica. Noterete un miglioramento positivo a partire da Marzo. Per
quanto riguarda la scuola e la professione le stelle vi
accompagneranno fin dai primi giorni del 2011! Unico momento sfavorevole ci sarà nel mese di Aprile;
consiglio: attenzione alle materie scientifiche!
BILANCIA (23 settembre- 22 ottobre)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO
Pianeta dominante: Mercurio
Elemento: Terra
Qualità: Mutevole
Colore da portare: il grigio
Metallo: Mercurio perché la Vergine, come i Gemelli
è dominata da Mercurio
Pietra portafortuna: Zaffiro
Giorno favorevole: Mercoledì
PREVISIONI 2011: Nel 2011, voi della Bilancia sentirete il bisogno di mettere in discussione certe scelte
fatte nel 2010. Con Saturno nel segno, sarete capaci,
senza creare eccessivi danni, di apportare cambiamenti alla vostra vita di coppia, che renderanno la
stessa vita a due più piacevole e ricca di gradevoli
sorprese. Chi è alla ricerca di una nuova relazione,
sia che parta da una situazione di solitudine, sia che
parta da una vecchia relazione che non va più bene,
potrebbe, però, essere un po’ troppo indeciso e
perdere alcune occasioni per conoscere meglio una
persona piacevole.
La congiunzione di Saturno con il vostro segno
permette a voi della Bilancia di ottenere risultati che
altri possono solo sognare, nel 2011. E’ un periodo
di pacifico rinnovamento. Chi ha già un lavoro e
intende tenerselo, non dovrà lavorare più del solito,
per far notare ai propri superiori quanto il proprio
impegno sia produttivo. Favoloso anno scolastico!
SCORPIONE (23 ottobre- 22 novembre)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO
Pianeta dominante: Marte
Elemento: Acqua
Qualità: Fissa
Colore da portare: il viola che aiuta lo Scorpione
nelle sue meditazioni
Metallo: ferro in quanto domina Marte, governatore dello Scorpione
Pietra portafortuna: Rubino
Giorno favorevole: Martedì, giorno di Marte
PREVISIONI 2011: gli Scorpioni nel 2011 saranno
ben vigorosi e determinati. Sentiranno il bisogno
di affermarsi se non addirittura di vincere, e questo
darà loro la spinta necessaria per raggiungere
determinati traguardi, curando il giusto delle
avversità e delle iniquità che si presenteranno. In
amore saranno in qualche modo legati. Ad esempio
sono probabili litigi in famiglia per la troppa assenza
da casa dovuta ad impegni di lavoro, così come
potrebbe accadere che si instauri una piacevole
relazione proprio sul posto di lavoro o a scuola. Saprete come farvi piacere agli altri, e questo vi aiuterà
nell’instaurare nuove relazioni: sono previsti flirt e
amori estivi, e anche relazioni extraconiugali. A chi
è single potrebbe accadere di tutto… quindi dovete
FALCONEXPRESS
79
stare molto attenti e pronti perché non tutti gli anni
capitano così tante occasioni!
SAGITTARIO (23 novembre- 21 dicembre)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Giove
Elemento: Fuoco
Qualità: Mutevole
Colore da portare: l’azzurro, che vivacizza l’intelligenza
Metallo: Stagno
Pietra portafortuna: Turchese
Giorno favorevole: Giovedì
PREVISIONI 2011: Il Sagittario vivrà un 2011 molto
movimentato a causa di numerosi transiti planetari
non diretti, ma nelle proprie case solari: questo
causerà molteplici eventi e cambiamenti. Non ci sarà
dunque da annoiarsi per il Sagittario nel prossimo
anno: ogni giorno sarà buono per qualcosa di nuovo
ed imprevedibile, e non stiamo parlando solo di
piccole cose, ma di veri eventi che potrebbero
cambiare la vostra vita per molto tempo. In peggio?
Decisamente no, anzi… ma starà a voi capire se le
occasioni che si presenteranno andranno afferrate o, al contrario, fugate! il campo affettivo sarà
uno di quelli che vivrà più sconvolgimenti, sarete
pazzerelli e ben inclini a nuove avventure. Chi vive
una relazione sentirà il bisogno di aria nuova, cosa
questa che potrebbe far pensare a nuove avventure
con il proprio partner, ma anche -all’opposto- ad
interruzioni improvvise del rapporto o addirittura a
tentazioni di infedeltà.
CAPRICORNO (22 novembre- 20 gennaio)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Saturno
Elemento: Terra
Qualità: Cardinale
Colore da portare: il nero, appartiene a Saturno,
richiama l’invisibile, la notte
Metallo: Piombo
Pietra portafortuna: Onice
Giorno favorevole: Sabato
PREVISIONI 2011: Il Capricorno inaugura nel 2011
una stagione di radicali cambiamenti che durerà
molto tempo, ma che inizierà subito con un forte impulso positivo già nelle prime settimane dell’anno.
Per tutto il 2011 saranno molto favoriti matrimoni
(con bambini subito in arrivo!), fidanzamenti e convivenze. Soprattutto le donne Capricorno, vedranno
finalmente coronato il proprio sogno d’amore. In
campo scolastico ci saranno cambiamenti in positivo
soprattutto riguardo le materie che richiedono
grande sforzo di memoria. L’unico rischio è quello di
farsi sopraffare dalle persone vicine (collaboratori e
colleghi), per cui occorrerà determinazione, anche
a costo di compromettere qualche amicizia, che poi
tanto amicizia non si rivelerà.
ACQUARIO (21 gennaio- 19 febbraio)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Urano
Elemento: Aria
Qualità: Fissa
Colore da portare: blu perché rappresenta la spiritualità di questo segno
Metallo: Zinco o argento
Pietra portafortuna: Agata o ametista blu
Giorno favorevole: Venerdì
PREVISIONI 2011: l’anno dell’Acquario avrà degli
aspetti piuttosto vivaci, con frequenti alti e bassi, soprattutto nella sfera dell’amore, ma che fondamentalmente la forza interiore, l’energia e la caparbietà
degli Acquari avrà il sopravvento anche sugli eventi
meno piacevoli. La sfera sentimentale, e ancora di
più quella sessuale, sarà senza dubbio un aspetto
molto vivace del 2011 per l’Acquario. Il 2011 sarà
infatti caratterizzato da forti pulsioni sessuali, una
grande carica di eros che sorprenderà piacevolmente il partner e che contribuirà non poco ad una piacevole vita di coppia. Chi è single sentirà una grande
spinta per cercare un partner, anche “occasionale” e
probabilmente vivrà più storie di quante ne potesse
immaginare e non invano, in quanto probabilmente
avrà modo di innamorarsi perdutamente. Chi ha
una carriera scolastica piuttosto stabile, non vedrà
significativi cambiamenti, bensì un lento e costante
progredire che alla fine può portare ai risultati sperati. Dove fare leva per migliorare? Un po’ sul proprio
carisma, che nel 2011 sarà maggiore del solito, ed un
po’ sulla propria “voglia di arrivare” che darà quella
spinta in più verso il traguardo.
PESCI (20 febbraio- 19 marzo)
CARATTERISTICHE DEL SEGNO:
Pianeta dominante: Giove e Nettuno
Elemento: Acqua
Qualità: Mutevole
Colore da portare: verde mare o turchese
Metallo: Stagno
Pietra portafortuna: Acquamarina
Giorno favorevole: Giovedì
PREVISIONI 2011: Il 2011 dei Pesci si aprirà subito
molto bene grazie al transito di Giove nel mese
di Gennaio, per poi proseguire sempre bene, ma
con una impronta diversa, in quanto la benevola
presenza del pianeta Giove sarà sostituita da quella
di Nettuno, proveniente da Acquario, che da Agosto sosterà per molti anni nel segno. Nettuno non
porta direttamente fortuna e ricchezza, bensì pace
interiore, creatività e intelligenza che aiuteranno
coloro che vorranno usare queste doti.
Per coloro che non vivono una relazione stabile,
l’anno scorrerà senza grandi sussulti, non sono
escluse nuove storie. La storia ”importante” potrebbe arrivare solo verso la fine dell’anno, e sarà con
una persona che conoscete da tempo, magari un
collega di lavoro o di un vostro hobby. Al proposito,
si consiglia a tutti i single che vogliono fare nuovi
incontri, ad iscriversi a corsi o gruppi culturali.
Giove porta grandi e piacevoli novità nell’ambito
del successo finanziario e lavorativo, tuttavia, come
abbiamo detto, i suoi effetti nel 2011 per i Pesci, si
esauriranno subito nelle prime settimane; quindi
prestate particolare attenzione nei mesi di Febbraio
e di Marzo considerati di transito.
FALCONEXPRESSF
febbraio 2011
80
queste le aziende
che scommettono su
cultura e formazione
a cura di Francesco PASINI (IVAs - Direttore marketing)
F
XP nasce grazie
all’impegno e alla
collaborazione
di tutte quelle persone
- studenti, docenti,
dirigenza, segreteria,
personale Ata - che
gravitano nell’orbita
dell’Istituto Falcone;
siamo tuttavia
consapevoli, che senza
la stima, l’entusiasmo e
la solidarietà dei nostri
tanti sponsor, questo
progetto non sarebbe
mai nato, perlomeno
non nella forma e
secondo le finalità che ci
eravamo prefissi.
Nel corso di questi anni,
abbiamo ospitato tante
aziende sulle nostre
pagine, dalle più grandi
alle più piccole, ma tutte
hanno dimostrato una
grande e rara attenzione
alle dinamiche
dell’istruzione, della
formazione e della
cultura in generale.
Nello scommettere
su un progetto come
il nostro, infatti, a
differenza di tanti
altri che magari
presentano maggiori
ricadute pubblicitarie,
si sceglie di puntare sul
futuro, sui giovani, sul
territorio e, in definitiva,
al bene comune; e
questa sensibilità –
tanto più se mostrata
da un’istituzione
commerciale legata
inevitabilmente a
considerazioni di ordine
economico – rivela
come anche quelle
agenzie che si fondano
sulla ricerca del profitto
possono integrarsi e
collaborare con enti
di interesse sociale,
manifestando in tal
modo un atteggiamento
di natura etica. Per
quanto concerne poi le
ricadute pubblicitarie
in riferimento alla
diffusione del prodotto
e alla relativa visibilità
dello sponsor,
sottolineiamo che la
tiratura di FXP non
è trascurabile (dalle
800 alle 1000 copie
ad uscita), contiamo
anzi di aumentarla
e di stornarne una
parte (circa il 10/15%)
per indirizzarla ad un
target selezionato di
personalità e istituzioni
locali e nazionali.
FXP ha scelto inoltre
di dedicare ai propri
sponsor spazi visibili ed
esclusivi – pagine intere
o mezze pagine, mai
strisce, box o 2 marchi
nella stessa pagina - ,
accattivanti nella veste
grafica e attente al
messaggio che il cliente
intende veicolare.
Qui di seguito, l’elenco
delle aziende che ci
hanno accompagnato
e sostenuto nel nostro
viaggio; a loro il nostro
più sentito e affettuoso
ringraziamento,
con la speranza che
possano continuare
a collaborare con noi
e che tanti altre se ne
aggiungano.
Sostenendoci, i nostri
partners, ci offrono
una possibilità in
più per “diventare
grandi”, per acquisire,
cioè, quel posto nel
mondo, quell’identità
e quella autonomia
che cerchiamo, a volte
confusamente, ma
che, spesso, il mondo
dei cosiddetti adulti ci
nega.
FALCONEXPRESS
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Levante intimo
L’Ottico
BCC Mantovabanca
Farmacia dell’ospedale
Scapini ufficio
Ecografie Dr. A. Esposito
Studio dentistico D’Angelo
Treré
Omr
Fioravazzi infissi
Ottico Rizzieri
Tramvai
Salumificio Predaroli & Bonandi
Pub Al Giardino
Scommesse Stargate
British Institutes
Farmacia Bresciani
Ottica Esposti
Tecnodue
Digital Micro
Cartoleria Monegatti
Logistica Ferrari
Intimo Roberta
S.Rocco Pizzeria
Panificio A. Perazzolo
Parrucchiere Malcisi
Fab Arredo Bagno
Pescheria Millepesci
Concessionaria Ren Car
Impresa di pulizie S.Lucia
Pedrotti Az. agr. zootecnica
Vivai Garden Castellaro
Aria Verde
Clinica veter. S.Eusebio
Fumetteria La Grotta del Drago
Pasticceria Italia
Bar Falcone
Radio Alfa
Studio 10 galleria d’arte
Banca Fideuram
Acconciatore New Look
Porkstar streetwear
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tel. 0376.7221
tel. 0376.710064
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anno IV - numero 0 - febbraio 2011
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