La Casa del Calcio - Istruzione Superiore Giovanni Falcone
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La Casa del Calcio - Istruzione Superiore Giovanni Falcone
29 editoriale 4 Valori e competenze contro i luoghi comuni 5 Un nuovo concetto di giornalino scolastico 7 sovranità figlia di (dis)informazione il quadrato 11 Progetto Martina 16 Kafka e il cinema letteratura 18 The catcher in the rye teatro 20 Contro i giorni senza memoria 22 Polvere umana cinema 26 Every body loves oscar 2011: nominati e pronostici società 29 Supermamme 30 TV spazzatura 32 I was doing my job i was supposed to do this 36 Diploma in mano... ma poi? 38 Le stragi del sabato sera 45 All’ultimo sorso economia 48 Che cos’è lo Scec 49 Krisis psicologia 53 Strano, io?! musica 56 The school of rock sport 58 Torneo scolastico basket allievi: prova di carattere del Falcone 60 La corsa secondo me 62 Con il naso all’in sù... 64 Un viaggio nelle cattedrali del calcio internazionale 66 La società calcio Asola è campione d’inverno moda&dintorni 70 La moda passa, il jeans resta risus 72 Quando Chuck Norris cade le stelle esprimono un desiderio poesie 74 L’Amore. L’Odio. Addio. Fantasia chine 75 Le vignette più belle l’oroscopo 77 Previsioni per il 2011 partners 80 Queste le aziende che scommettono su cultura e formazione 7 22 11 38 30 FALCONEXPRESSF febbraio 2011 4 Valori e competenze… contro i luoghi comuni A guardarli e ad ascoltarli i giovani rivelano tutte le loro potenzialità a cura di Gianna DI RE (Dirigente scolastico) Q uando Joned, Francesco, Michele e Alessandro sono venuti a parlarmi del progetto di ridare vita al giornale del “Falcone” ho riduttivamente pensato al desiderio di un giornalino scolastico con lo scopo di far circolare all’interno della scuola le notizie sulle varie attività che animano la vita di ogni giorno, in un’istituzione in cui, bisogna riconoscerlo, gli studenti non hanno sempre la voce dovuta. Poi li ho visti appassionarsi nelle assemblee, mettere in campo idee nel Consiglio di Istituto, organizzare raccolte di fondi per ammodernare le strutture e per solidarizzare con i meno fortunati, costruire anche simbolicamente il senso di appartenenza alla loro scuola, con leggerezza e praticità, con fiducia ed entusiasmo, capaci di coniugare i doveri richiesti con gli interessi personali. Senza polemiche e faziosità, anzi con spirito propositivo e voglia di fare. Intorno a loro si sono mossi tanti altri studenti e l’idea è diventata realtà con la generosa collaborazione di adulti (dentro e fuori la scuola) che si sottraggono ai luoghi comuni di considerazioni sulla super- ficialità e l’apatia dei ragazzi d’oggi. I ragazzi di oggi hanno valori e competenze, coltivati all’interno del rapporto educativo con la famiglia e con la scuola ma anche attraverso percorsi personali originali e informali. Bisogna solo saper vedere e saper ascoltare. L’auspicio è che l’impresa nella quale è stata messa energia e passione sia esperienza significativa per la crescita di ognuno dei nostri giovani. Complimenti, ragazzi … ad maiora sempre nella vita, senza accontentarsi del poco quando si può aspirare al tanto di più che il nostro tempo offre. FALCONEXPRESS 5 Un nuovo concetto di giornalino scolastico Il METALABORATORIO in cui confluiscono le migliori energie, aspirazioni e passioni dei nostri ragazzi a cura di Fabrizio COPERTINO (Direttore responsabile) C ari lettori… Quella dei giornalini scolastici è una realtà ormai consolidata in moltissimi istituti italiani. Tale fenomeno nasce da lontano e si afferma gradualmente nel corso di alcuni decenni. Rimane celebre il caso della Zanzara, il giornalino scolastico del Liceo Parini di Milano che, nel 1966, destò scandalo pubblicando un articolo riguardante l’educazione sessuale e il ruolo della donna nella società dei consumi. Dal nostro punto di vista, ossia quello di educatori, l’esperienza del giornalino scolastico è estramamente utile come strumento di formazione e di crescita complessiva degli studenti. La redazione di un giornalino, infatti, permette di liberare potenzialità solitamente inespresse, genera aggregazione, spirito di collaborazione e uno sguardo critico verso il mondo. Nello svolgimento di questa attività, gli studenti si sentono i veri protagonisti, comprendono l’utilità di quelle competenze apprese nelle varie discipline, le quali devono necessariamente essere possedute quando ci si relaziona con l’esistente e con le sue dinamiche così complesse. Era l’ormai lontano 2005 quando il primo numero del Falcone Express vide la luce; grazie all’impegno di qualche insegnante (il prof. Cirigliano e la prof.ssa Lampredi in primis) si dimostrò empiricamente che anche nella nostra piccola scuola di provincia esisteva la possibilità di organizzare un “foglio” che esprimesse l’anima dell’Istituto. Quella prima esperienza era, ovviamente, molto limitata in termini di partecipazione, contenuti, veste editoriale e rapporti con il territorio, ma era pur sempre qualcosa, un inizio promettente. Il passo successivo venne grazie ad un’intuizione: perché non trasformare quel “foglio” in un’opportunità per tutti gli studenti? Perché non tentare di costruire un laboratorio, anzi un metalaboratorio in cui catalizzare le più svariate aspirazioni e passioni dei nostri ragazzi? Fu questa la difficile scommessa che accettammo e che, a distanza di un lustro, possiamo dire di aver vinto. Adesso, dopo alcuni mesi di riflessione, abbiamo deciso di rilanciare, non solo perché consapevoli e convinti della validità di quella prima intuizione, ma anche in risposta alle legittime sollecitazioni degli studenti, i quali ricordano con orgoglio e nostalgia il loro “mitico” giornalino scolastico. L’acronimo FXP è solo un segno, ma in esso si compendia lo Spirito del Falcone e del suo territorio circostante. La rivista che state sfogliando è il risul- FALCONEXPRESSF febbraio 2011 6 tato di quel gioco serio che abbiamo immaginato per sollecitare l’impegno dei nostri studenti; qui c’è spazio per tutti, proprio perché le competenze richieste sono molteplici e, in alcuni casi, assai elevate. Dunque, i nostri ragazzi, giocando a svolgere l’attività di giornalista, redattore, fumettista, grafico, adetto alle relazioni pubbliche e così via, hanno la possibilità di cimentarsi in qualcosa che, seppur adatto al loro istinto ludico, li pone in contatto con problematiche serie e, in definitiva, permette loro di chiarire e affinare il proprio talento, contribuendo all’acquisizione di una propria identità. Vorremmo, inoltre, ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la rinascita di FXP, a partire dalla Dirigenza scolastica, fino al personale ATA, passando per i docenti, la segreteria e gli efficientissimi rappresentanti d’Istituto; mentre, un ringraziamento particolare lo rivolgiamo ai tanti sponsor che hanno sostenuto la nostra iniziativa; queste aziende e società – tanto più in un periodo di crisi come l’attuale – hanno deciso di trascurare i calcoli legati alle mere ricadute pubblicitarie in nome del bene dei nostri ragazzi, convinti che senza la formazione e la crescita delle giovani generazioni non esiste vero futuro; secondo noi, tale sensibilità è il miglior biglietto da visita di un’azienda. Non volendo tediarvi ulteriormente, vi lasciamo alla lettura di FXP, nella speranza che le nostre fatiche, il nostro impegno e la nostra dedizione vengano ripagate in termini di consenso e gradimento. Buona immersione. FALCONEXPRESS 7 SOVRANITà FIGLIA DI (DIS)INFORMAZIONE Vivere la società farsa a cura di Joned SARWAR (VAs - Direttore editoriale) Nulla potrebbe essere più irragionevole che dare potere al popolo, privandolo tuttavia dell’informazione senza la quale si commettono gli abusi di potere. Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l’informazione. Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe.” (James Madison, 4° presidente degli Stati Uniti d’America) perando che quella crazia del mondo si erge precisazione finale a messianica esportatripossa essere trace di libertà per coprire scurata, perché la farsa mostruosi interessi la stiamo vivendo e mai economici ed essere la vorremmo approdare prima ad ignorare fonalla tragedia. E se anche damentali diritti umani, stessimo navigando come è possibile non verso tale malaugurata chiedersi se ci sia qualspeculatori, industriali, meta, destinazione, cosa che non va? Forse solo per citarne alcuni. purtroppo, assai probaspesso le domande non bile, saremmo ancora in Quando poi queste sorgono spontanee per figure coincidono o adtempo per arrestarci e la semplice disinformadirittura corrispondono cambiare rotta. L’intera zione attuata dai massal proprietario di mezzi vita sociale dell’uomo è media e dalla politica, di informazione, quello basata sulla comunicache sapientemente che dovrebbe essere un utilizza espressioni da zione, nulla può preconflitto di interesse, di- neolingua orwelliana scindere da essa. Tutventa invece il gioco con per distogliere l’attentavia, se non ci si rende il quale ormai abbiamo conto di essere privati zione dal reale. Tuttavia, imparato a convivere, dell’informazione non la colpa di questa situameglio conosciuto col è nemmeno possibile zione è soprattutto della nome di reclamarne il diritto. Su televisione, in quanto Ma in un mondo che questo dettaglio punta predominante mezzo di cade sotto i colpi di crisi diffusione. Il fatto che tutto chi ha interesse economiche cicliche e a mantenere il popolo essa sia riuscita ad unifinell’ignoranza. E ci sono rovinose, come è possicare il nostro paese più bile non chiedersi se ci persone che hanno di quanto non abbiano questo interesse: politici sia qualcosa che non va? fatto svariati statisti, ci fa Se la più grande demoin cerca di consenso, capire l’immenso potere S FALCONEXPRESSF febbraio 2011 che questo mezzo di comunicazione possiede, nel bene e nel male, e l’enorme responsabilità di utilizzarlo saggiamente. Nel momento in cui la saggezza viene a mancare, gli effetti, dal punto di vista di un’informazione chiara e corretta, sono devastanti, ma funzionali allo scopo di chi effettua la manomissione. Perciò, al giorno d’oggi, controversi aspetti di una vicenda o fatti interi sono taciuti al pubblico per evitare la possibilità che questo possa porsi domande scomode e coltivare un atteggiamento critico, che lo porterebbe a pretendere un comportamento quantomeno costituzionale dai propri governanti o minimamente etico da parte di una multinazionale. Fonti di informazione alternative e credibili esistono, ma sono infinitamente meno accessibili rispetto a quelle ufficiali e presuppongono un’autonomia non comune nella ricerca e nella selezione delle stesse. Il nostro proposito principale, quindi, è quello di promuovere un’informazione libera da condizionamenti e pregiudizi, 8 a 360 gradi, capace di stimolare curiosità e interesse e di mettere in mostra i diversi aspetti di questioni più o meno note, per favorire un atteggiamento critico che prediliga la molteplicità e la pluralità delle fonti prima di giungere a conclusioni affrettate. Non pretendiamo di dare risposte, ma ci accontentiamo di suscitare dubbi e perplessità. “Il dubbio cresce con la conoscenza.” (Goethe) È certo un obiettivo ambizioso che, tuttavia, ci sentiamo in dovere di perseguire perché troppo spesso notiamo la superficialità alla quale la nostra società Ò NoiÊ nonÊ stiamoÊ facendoÊ laÊ guerra,Ê noiÊ stiamoÊ sostenendoÊ scontriÊ aÊ fuoco,Ê violenti,Ê doveÊ siÊ pu˜ Ê ancheÊ morire,Ê per dare la pacificazioneÊ alÊ paese.Ó FrancoÊ FrattiniÊ sullaÊ guerraÊ inÊ Afghanistan ci ha costretti. E proprio la superficialità e l’indifferenza sono la chiave per permettere a chi ha il potere di mantenerlo e negare a chi dovrebbe averlo, il popolo, secondo quella carta ormai obsoleta detta Costituzione, di accedervi. È l’indifferenza uno dei grandi mali che affliggono l’Italia e che permettono alla nostra politica di agire nel proprio interesse senza che molti di noi se ne rendano conto o se ne preoccupino. Per questo l’intento del nostro giornalino è innanzitutto quello di risvegliare lo spirito critico, prima ancora di focalizzarci su ciò che non va nel nostro paese e nel villaggio globale di cui siamo ormai parte. Ci stiamo accorgendo che, in determinati frangenti, anche il sapere critico prodotto dalla scuola viene censurato in nome di logiche di mercato e di profitto, ormai alla base della nostra società filo-liberista. Senza una adeguata presa di coscienza del popolo e senza un intervento attivo il cambiamento non è possibile; il che non vuole significare sedizione o rivoluzione, ma tentare di mettere la FALCONEXPRESS 9 politica nella condizione di rendersi conto di essere un’emanazione della sovranità popolare e non un accessorio al servizio di gruppi privilegiati. Ci sono persone che decidono di intraprendere battaglie per migliorare la vita di molti e difendere diritti fondamentali dei quali qualcuno si è appropriato. Abbando- nare queste persone è un atto di rinuncia, un modo di dire “prego, fate pure, io farò finta di niente”, ma nel momento in cui ci si accorge che perseguire quell’ideale era sensato, che l’illegalità e l’immoralità prima o poi si ritorcono contro se stessi, è ormai troppo tardi. È una questione di coscienza, di discernere e ricomprendere il proprio tornaconto, il bene comune e ciò che è giusto, di provare a costruire un mondo diverso, non perfetto, ma più equo e consapevole della necessità di aiutarsi l’un l’altro. C’è poi qualcuno che dice che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma persino Leibniz potrebbe ricredersi al giorno d’oggi. “Odio gli indifferenti. […] …”vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia.” (Antonio Gramsci, La città futura) 11 PROGETTO MARTINA Come la SCUOLA si prende CURA dei propri RAGAZZI a cura di Blerta CELISLAMI, Eliana FASANI, Corinne INGLESE e Alessandra VARONE (IBitc e IVAss) I l progetto Martina è un’idea che si basa sulla storia vera di una ragazza che si chiamava Martina, la quale è morta di tumore al seno. La fondazione ha inizio con la morte della ragazza, che lasciò un testamento dove richiedeva in modo chiaro “che i giovani siano accuratamente informati e educati ad avere maggior cura della propria salute e maggior attenzione al proprio corpo; certe malattie sono rare nei giovani ma purtroppo proprio nei giovani hanno conseguenze molto pesanti”. Infatti i fini dell’associazione sono quelli di informare i giovani e renderli sempre più coscienti delle malattie che li circondano, anche sottoponendosi a test diagnostici preventivi. Un altro obiettivo alquanto importante è quello di dare una mag- giore tranquillità a chi si ritrova ad affrontare una malattia tanto distruttiva, dando consigli utili su come affrontarla, in che modo ci si può difendere, ma soprattutto in che modo si può vincere. La squadra di ricerca vuole spronare le persone afflitte di questa malattia, e anche quelle sane, a “mettersi in modalità di lotta”, cioè avere la possibilità, l’opportunità e la necessità di impegnarsi in prima persona sin da un’età giovane. L’associazione Martina è nata nel 2000 nelle scuole di Padova e poiché Martina esigeva un grande impegno nel battersi contro quest’infermità, i medici Lions (è la più grande organizzazione umanitaria nel mondo nella quale i soci sono uomini e donne che offrono parte del proprio tempo alle cause umanitarie) hanno fatto sì che l’iniziativa diventasse un PROGETTO CON COORDINAMENTO NAZIONALE, cioè esteso a tutto il terreno italiano. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 12 www.progettomartina.it lezioni contro i tumori lezioni contro il silenzio La lotta contro i tumori si vince con la cultura P erché parlarne? Molto spesso le donne non sono informate in modo appropriato. Rischi e conseguenze sono chiari e noti a tutti ma i sintomi e tutto ciò che segue sono quasi sempre sconosciuti. Per questo è nato il Progetto Martina, un’associazione che si occupa delle donne colpite da questa grave malattia e cerca di diffondere la prevenzione tra le più giovani. Martina era giovane, aveva un vita davanti, doveva ancora provare quel tipo di emozioni a cui durante l’adolescenza non si fa solitamente caso. Come ad esempio diventare madre e vedere crescere i propri figli; Martina non ha avuto questa possibilità e per un tragico scherzo del “destino” mai l’avrà. Martina era poco più di una ventenne, una ragazza comune, come potreb- be essere qualsiasi altra. Col senno di poi credo possiamo affermare che neanche considerava la lontanissima eventualità che un tumore al seno potesse colpirla così giovane. Ciò è naturale: quando si è giovani i giorni sono decisamente più corti rispetto a quando si attiva il nostro processo di invecchiamento e per questo si cerca di vivere al meglio giorno per giorno, ora per ora, minuto per mi- nuto. Non si ha tempo da perdere per pensare a queste cose o, molto spesso, ci autoconvinciamo che il peggior incubo dell’uomo, più noto come morte, sia lontano e costringiamo la nostra mentre a non farci caso, lo riteniamo distante e come tale non lo consideriamo. Martina probabilmente era così. Non credeva che “il momento” fosse così vicino e fino a quando ha avuto la possibilità di conoscere il nemico, lo ha combattuto frontalmente, ma purtroppo ne è uscita sconfitta. Ha affrontato una delle peggiori esperienze per lasciare il mondo e la sua giovinezza. Ha affrontato un male che distrugge senza pietà, giorno dopo giorno. Martina non ce l’ha fatta, però ha voluto donarci qualcosa di importante, di prezioso. FALCONEXPRESS 13 La ragazza, infatti, prima di morire ha lasciato un testamento in cui ha scritto che i giovani vengano accuratamente informati ed educati ad avere maggiore cura della propria salute... perché certe malattie sono rare nei giovani ma proprio nei giovani hanno conseguenze molto pesanti. Aveva molto a cuore il fatto che ciò che le era capitato riguardava anche altre persone e voleva che, nonostante per lei non ci fosse più speranza, coloro che rimanevano potessero avere delle opportunità in più per combattere questo tremendo male, rendendo così il proprio sacrificio meno vano; pretendeva, a tal fine, che tra i giovani ci fosse più informazione e prevenzione. Credeva che l’informazione fosse importante perché im- plica come ovvia conseguenza una prevenzione più attenta e tutto ciò è molto importante, anzi fondamentale. Gli ultimi pensieri di Martina sono stati ascoltati e presi in considerazione. Il suo desiderio è stato esaudito e proprio per questo è nato il progetto a lei dedicato, che si occupa di fornire agli adolescenti le dovute spiegazioni. Ma il progetto punta innanzitutto a diffondere la prevenzione; questo tramite un sito internet (www.progettomartina. it) e dottori autorevoli e preparati (come la dott. ssa Schinelli e il dott. Esposito) che, di scuola in scuola. si impegnano a raccontare la storia di questa sfortunata ragazza a cui il fato ha girato le spalle. Personalmente ritengo che questa iniziativa sia molto utile perché moltissime, tra noi ragazze, non sono informate adeguatamente su questi argomenti ed è interessante conoscere storie veramente accadute, unendo così l’aspetto medico-scientifico con quello umano ed esistenziale; quest’ultimo, forse, ci permette quell’empatia necessaria a capire la gravità e l’urgenza di tali tematiche. Nonostante la vicenda di Martina sia incredibilmente triste e struggente si può affermare che grazie al suo testamento è nata un’occasione ed un’opportunità per poter comunicare e fornire dati necessari a chi ne è totalmente all’oscuro. Senza parlare del fatto che ciò rappresenti uno splendido ed utilissimo metodo per dare, seppur in modo parziale, un senso a questa morte assurda ed inutile. Il PROGETTO MARTINA al FALCONE partire dal mese di marzo si terrà un puntuale resoconto, continuando inoltre a fornire una sintesi dei consinel nostro Istituto una serie di gli più utili e delle impressioni degli incontri con gli esperti in cui studenti. gli studenti potranno affrontare preSe avete, altresì, dei dubbi o delle concocemente questo delicato problema, sideraz ioni da sottoporre all’attenzione ricevendo utili informazioni e ponendo dei dottori responsabili del progetto, domande. FXP seguirà costantemente questo per- potete scrivere una mail all’indirizzo di posta elettronica del nosto giornalino. corso e nei prossimi numeri ve ne darà A FALCONEXPRESSF febbraio 2011 14 LIONS CLUBS INTERNATIONAL in 206 paesi al mondo con circa Il Lions Club International è stato fondato nel 1917 a Chicago da Melvin Jones, uomo d’affari. La parola LIONS non vuole dire leoni ma e’ un acromino: L: liberty – I: Intelligence – O: our – N: nation’s – S: safety; tradotto liberamente significa: con la libertà e la comprensione si crea sicurezza per la propria nazione. Tutti i soci lavorano all’insegna del motto: WE SERVE (noi serviamo). La mission è la seguente: dare modo ai volontari di servire la loro comunità, soddisfare i bisogni umanitari, favorire la pace e promuovere la comprensione internazionale. Oggi il Lions Club International è la piu’ grande organizzazione mondiale non governativa di servizio. è presente 1,5 milioni di soci. In Italia la storia del lionismo inizia a Milano nel 1951 con la fondazione del Lions Club Milano: oggi in Italia operano circa 1300 clubs con 50mila soci. I soci sono riuniti in Clubs che a loro volta sono riuniti in Distretti: tutti i Clubs ed i Distretti fanno capo alla sede centrale sita ad Oak Brook nell’Illinois (USA). Il Lions Clubs Chiese Mantovano (con sede ad Asola) è stato fondato nel 1974; ha attualmente 37 soci ed e’ uno dei Lions Clubs piu’ premiati al mondo per le numerose ed importanti attività di aiuto e solidarietà svolte in questi anni, in Italia ed all’estero. Presidente del L.C. Chiese Mantovano, per l’annata 2010-11 è il dr. Arturo Esposito. AUTOESAME: come si fa? OBIETTIVO: conoscersi, non fare diagnosi 1) Mettersi tersi davanti allo specchio. Posizionare le mani sui fianchi. Si notano alterazioni insoliti di colore forma o dimensioni dei seni? 2) Mettersi tersi davanti allo specchio. Alzare le mani sopra la testa. Si notano alterazioni insoliti di colore forma o dimensioni dei seni? 3) Mettersi tersi davanti allo specchio. Ruotare il busto a destra e poi a sini- stra. Si notano alterazioni insoliti di colore forma o dimensioni dei seni? 4) Palpare alpare con le punta delle dita il seno sinistro e successivamente quello destro. Si percepiscono noduli insoliti? 5) Palpare alpare con le punta delle dita l’ascella destra e successivamente qualla sinistra. Si percepiscono noduli insoliti? FALCONEXPRESS 15 La Dott.ssa Maria SCHINELLI nasce il 12 gennaio del 1965. Ottiene la Maturità Classica presso il Liceo Sciacca di Agrigento. Nel marzo del 1990 si Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Palermo; si specializza in Ostetricia e Ginecologia, nel dicembre del 1994, Gli ESPERTI del PROGETTO presso l’Università degli Studi di Padova. Nel giugno del 2010 ottiene il Diploma di Omeopatia, Omotossicologia e Medicine Integrate (Corso Triennale) conseguito presso l’Accademia di Medicina Biologica di Milano; nello stesso anno ottiene il Diploma di Omeopatia, Omotossicologia e Medicine Integrate certificato sall’International Society of Homotoxicology and Homeopathy (ISOHH). Nel corso degli anni ha partecipato a vari seminari e workshop inerenti le specializzazioni conseguite (ecografia, colposcopia, terapia biologica degli inestetismi, mesoterapia ecc.) È iscritta all’Albo dei Medici di Mantova nel settore di Ginecologia ed Ostetricia, Omeopatia e Omotossicologia. Ha avuto significative esperienze lavorative: dal gennaio 1998 all’agosto 2000 è Dirigente medico di 1° livello presso il Presidio Ospedaliero di Acquapendente (Viterbo); varie attività di 118, Guardia medica, Pronto Soccorso, Medico INPS, Consultori presso varie USL del Veneto e del Lazio, tra marzo 1990 e dicembre 1997. Il Dr. Arturo ESPOSITO nasce a Chieti il 2 novembre del 1958 ed è attualmente residente ad Asola (Mn). Si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti il 18 luglio del 1985. Si specializza in Radiologia Medica presso l’Istituto di Scienze Radiologiche e Formazione dell’Immagine dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti il 13 luglio del1989 con la votazione di 70 e lode. Dal 1990 è Socio della SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica). Ha prestato servizio prima come assistente e poi come aiuto negli ospedali di Sondalo, Asola, Oglio PO e Castiglione delle Stiviere: in quest’ultimo presidio ha ricoperto il ruolo di Direttore di Struttura Complessa di Radiologia dal 2003 al 2006. Dal 2006 a tuttoggi è Responsabile del Servizio di Radiologia e Diagnostica per Immagini presso la Casa di Cura San Camillo di Cremona. Dall’anno accademico 2007-08 è professore a con- tratto presso l’Università di Brescia in qualità di docente di diagnostica per immagini per il corso di laurea in Fisioterapia. Ha edito a stampa numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali. FALCONEXPRESS febbraio 2011 16 Kafka e il cinema. Percezione distorta, realtà deformata. a cura di Sara Moreni e Martina Ramponi (IIIAs) O gni martedì pomeriggio, presso il nostro Istituto, il professor Matteo Molinari, esperto cinematografico, ci offre la possibilità di immergerci in un mondo parallelo del quale Kafka è l’autore. Attraverso la visione di quattro film di periodi diversi, possiamo riconoscere un modello d’uomo che si sente impotente di fronte a ciò che gli succede e affronta l’esistenza con quel senso di smarrimento e di angoscia che è proprio della letteratura kafkiana e dell’epoca moderna. Kafka è uno scrittore ceco di lingua tedesca, uno dei più importanti autori del XX secolo. Egli in vita pubblicò solo alcune delle sue numerose opere incaricando, nel suo testamento, l’amico Brod di bruciare tutte le altre; ma quando Brod si trovò di fronte a un materiale così vasto e importante non ebbe il coraggio di farlo. In seguito furono pubblicati anche altri testi fondamentali per capire Franz KAFKA 1883-1924 la psicologia dell’autore, come i diari personali e l’epistolario composto dalle lettere scritte soprattutto a Felice Bauer, con la quale ebbe una lunga relazione. Il suo difficile rapporto con il padre lo portò in età adulta a sviluppare una nevrosi, che gli rese complicato anche il rapporto con l’altro sesso. L’impossibilità di Kafka di risolvere questo conflitto interiore si rispecchia nell’incompiutezza delle sue opere. I suoi romanzi hanno trame labirintiche, ma scritte con un linguaggio semplice e realistico. La profondità e la sensibilità espresse nelle sue opere hanno ispirato anche numerosi registi contemporanei. I film proposti dal docente sono: “Il Processo “ di Orson Welles del 1962, “Eraserhead – La mente che cancella “ di David Lynch del 1976, “La mosca “ di David Cronenberg del 1986 e “Ombre e nebbia “ di Woody Allen del 1991. L’impossibilità di una conoscenza oggettiva della realtà, gli abissi dell’inconscio umano, il vuoto esistenziale dell’uomo contemporaneo sono alcuni degli aspetti kafkiani che la cinematografia moderna ha saputo esprimere attraverso le scelte di registi lontani tra loro per sensibilità e formazione. Il corso - di cui vi riporteremo un resoconto puntuale nei prossimi numeri - offre quindi un importante spunto di riflessione sulla condizione dell’uomo attuale, grazie alla simpatia, al coinvolgimento e alla capacità di analisi del professor Matteo Molinari. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 18 The Catcher in the Rye Dove finisce Holden e inizia la realtà. A cura di Alessandra VARONE e Cinzia BERTOLETTI (IBitc ) T he catcher in the rye, titolo originario del libro di Salinger, Il giovane Holden, tradotto letteralmente significa L’acchiappatore nella Segale; la traduzione però col tempo ha perso il suo significato di partenza. Infatti il Catcher è attualmente il nome con cui è identificato un ruolo specifico di un giocatore nel baseball, mentre la rye è comunemente considerato un alcolico. The catcher in the rye in questo libro fa riferimento alla famosa canzoncina scozzese di Robert Burns che rappresenta per Holden la condizione di serenità che anche lui vorrebbe raggiungere, la sente cantare da un bambino spensierato in compagnia della sua famiglia e, nonostante il suo incredibile senso di tristezza, lo vede come un ideale a lui lontano ma al quale desidera arrivare. In questo tratto del libro emerge in modo particolare la sensibilità nascosta del protagonista, che viene da lui mascherata con una corazza di apparente J. D. SALINGER 1919 - 2010 forza e spavalderia che in realtà non è altro che insicurezza. Holden cerca invano di mostrasi superiore quasi inconsciamente, in quanto lo fa senza rendersi conto che è solo un modo per nascondere le sue debolezze. Del resto il comportamento degli adolescenti di oggi non si allontana molto dagli atteggiamenti di Holden. Ci si ritrova quindi inevitabilmente a fare un confronto e porsi delle domande... Dove finisce Holden e inizia la realtà? Nonostante Salinger abbia collocato la vicenda di Holden in un periodo ormai alquanto lontano e distaccato dai ritmi attuali non è comunque difficile riuscire a trovare affinità tra gli atteggiamenti del protagonista e i modi di fare, agire e pensare dei ragazzi di oggi. E’ vero sì che erano altri tempi ma è vero anche che sono molti i ragazzi che si mascherano, cioè che sono deboli e insicuri, ma ci appaiono forti e impassibili. Chi per un motivo, chi per un altro, gran parte dei ragazzi ci tiene a mostrarsi più sicuro di quanto è realmente. La differenza sostanziale tra il protagonista del libro e i protagonisti dei nostri anni sono i motivi per cui nascondere la propria fragilità. Se qualche decennio fa Holden voleva ad ogni costo essere considerato più grande perché non gli importava niente di nessuno (fuorché dei suoi fratelli), gli adolescenti dei nostri tempi cercano di sembrar più grandi per farsi rispettare. Molto semplicemente: farsi largo nel mondo dei grandi non è mai facile, ma cercare di mostrarsi superiore è in alcuni casi un aiuto per essere accettati. E’ come se coprissimo la nostra sensibilità e fragilità con FALCONEXPRESS 19 un mantello di cristallo che ci protegge da ciò che siamo realmente. Potremmo anche essere considerati migliori, ma quando, prima o poi, qualcuno ci ricorderà che il nostro mantello è di cristallo, questo cadrà e subito si frantumerà in mille pezzi. Vorrebbe perciò dire ricoprirsi con un qualcosa ancora più fragile di noi stessi. Seguendo un ragionamento di questo tipo è quasi ovvio giungere alla conclusione che tutto ciò è inutile. E allora perché ancora in molti, sulle tracce di Holden, nascondono sé stessi? Domanda scontata, risposta difficile. Credo sia quasi impossibile sapere le ragioni vere e proprie di questi atteggiamenti. Come per ogni caso di attualità parlarne e ragionarci è facile e accessibile a tutti ma sapere cause e perché non ci è concesso se non siamo i diretti interessati. In ogni caso non è una riflessione che riguarda solo ed esclusivamente i ragazzi, ma è estesa a tutti gli adolescenti (maschi o femmine che siano) e pensandoci talvolta tocca anche il mondo degli adulti. Ba- sti pensare ad un uomo che per conquistare una donna s’inventerebbe di tutto e di più (e viceversa). Come succede tra ragazzi, succede anche tra persone ormai grandi. Credo faccia parte della persona, è una cosa che spesso non controlliamo. L’uomo di per sé è portato a volersi mostrare sempre di più di ciò che è. Spesso lo fa raccontando bugie su bugie e, come appunto fa il protagonista del libro, nascondendosi dietro a qualcosa o qualcuno che non esiste e mai esisterà. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 20 Contro i giorni senza memoria L’indifferenza rende complici del male O locausto, Shoah, sterminio. C’è un altro termine Porrajmos che in lingua rom significa Shoah, sterminio. Non dimentichiamo che anche Zingari, disabili, Ebrei, omosessuali, Testimoni di Geova e oppositori politici sono stati deportati nei lager nazisti. Il 27 gennaio è il giorno della MEMORIA. Giorno della memoria contro i “giorni senza memoria”. Quelli che ci vedono affetti dall’ottavo vizio capitale (come ebbe a dire don Gallo a cura Michelle GALLI (VAs) a “Che tempo che fa” l’8/1/2011) l’indifferenza verso chi è diverso da noi e disturba l’equilibrio di una normalità faticosamente conquistata. Penso che non sia stata decisa una data ufficiale per ricordare le vittime dello sterminio solo quel giorno e per non pensarci il resto dell’anno, ma che sia anche questa, l’occasione per imparare ad essere persone che sanno conoscere, giudicare, scegliere. I valori non sono qualcosa che si trasmette e basta. I valori funzionano solo se ciascuno di noi li ricono- sce e li sceglie personalmente. Declinare il passato con gli occhi del presente può servire a combattere l’indifferenza dei “nostri giorni senza memoria”. Allora accanto a ridenti cittadine (es. Dachau 4 km dal campo di sterminio) sorgevano campi di morte. Nessuno voleva sapere, capire, vedere, preso dalla follia collettiva e dall’odio. Eppure l’odore disperso dai “camini” non lasciava spazio a giustificazioni. E parlare di stermini ancora nei nostri giorni FALCONEXPRESS 21 è azzardato? No. Basta voler cercare. Non solo Afghanistan quindi, non solo guerre “preventive”, “giuste”, “sante”, “contro il terrorismo”, che ci hanno abituati ad orrori senza fine, ma anche Cecenia di cui nessuno parla. Lì si sta consumando un vero e proprio genocidio. La città di Grozny (capitale della Cecenia) non esiste più. Perché questo conflitto non passa sui media? Perché gli abitanti, in massima parte musulmani, sono visti come terroristi (alla stregua di Al Qaeda). Gli interessi economici russi con il mondo occidentale non possono essere messi in discussione. E poi il Tibet, in cui la massiccia colonizzazione cinese (grazie anche alla ferrovia PechinoLhasa) sta portando alla completa perdita di identità di un popolo dalla cultura millenaria. Si hanno infatti moltissimi matrimoni forzati con donne tibetane, perché la politica del figlio unico in Cina ha portato ad una società prevalentemente maschile (le bambine venivano uccise alla nascita o abortite volontariamente dopo accertamento ecografico). E ancora gli Indios della foresta amazzonica: la deforestazione sta compromettendo non solo l’equilibrio idro-geologico, ma anche e soprattutto quello etnico. Allora l’invito è quello di riempire i nostri giorni senza memoria di piccoli gesti quotidiani che fanno riscoprire la dignità delle persone, per poter dire : “Sì, questo è un uomo” che sa riconoscere se stesso nell’altro. Perché le lacrime, il sangue, il dolore sono uguali per tutti come la speranza, la gioia e l’amore. Primo Levi non è riuscito a vedere nell’uomo un barlume di speranza. È rimasto schiacciato dal peso del suo vissuto, legato all’affermazione “se questo è un uomo...” fino all’ultimo disperato gesto della sua vita. L’indifferenza rende complici del male. A questo proposito il teatro può fare molto perché nella sua denuncia sociale è svincolato da logiche economiche (si spera!) e da interessi politici. Questi concetti sono stati ribaditi nell’intervista che è seguita alla rappresentazione di “Polvere umana” del 17 gennaio 2011, presso il teatro San Carlo di Asola. Gli attori e registi Giorgio Boccassi e Donata Boggio Sola della compagnia “Coltelleria Einstein” si sono soffermati sull’importanza dell’impegno personale e quotidiano che solo può vincere l’indifferenza di un mondo che non sembra dare molte speranze. Come sottolinea l’attore: Non sono molto ottimista riguardo la capacità dell’umanità, dell’uomo di procedere osservando il passato, perché vediamo dagli esempi che ci sono ancora adesso come sia primitiva l’umanità. Eppure un messaggio di speranza deve pur vivere nelle nuove generazioni. Ci sono testimonianze e forme di Resistenza che hanno inciso e incidono profondamente nella società. Giorgio Boccassi insiste: Però, quando si vedono persone che si impegnano sul campo con totale onestà, penso all’azione di don Ciotti o alla parola di Saviano, allora capisci che qualcosa può cambiare. A questo proposito afferma: Penso che il teatro, nel momento in cui si vive, possa fare molto. Non può risolvere i problemi, ma contribuisce a formare le coscienze. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 22 polvere umana Intervista alla compagnia teatrale Coltelleria Einstein che ha portato in scena la riduzione teatrale di un’opera di Primo Levi a cura di Veroniva ARBOSCELLI e Michelle GALLI (VAs) L o spettacolo, nelle sue scelte artistiche, vuole essere intimamente fedele alla precisione e alla chiarezza della scrittura di Primo Levi. Si riferisce in particolare a “Se questo è un uomo”, dove, un’esperienza personale tanto drammatica, è documentata e resa universale. Vuole essere un’ eco delle parole di Levi sul suo incitamento a “non dimenticare”. Il percorso dello spettacolo segue il viaggio da uomo libero a prigioniero nell’inferno del Lager. Una voce fuori campo e la musica scandiscono e isolano i momenti salienti della storia. Il linguaggio prevalente è quello del movimento e dell’immagine. Due i personaggi esemplari: un uomo e una donna. La scena iniziale è un prologo coreografico ispirato ad una scena tratta da “La Tregua” dove l’alienazione im- posta all’uomo dall’uomo diventa spettacolo ripetitivo, disperato e grottesco. È una scena paradigmatica che lascia attoniti e senza risposte. La scaletta narrativa delle scene si sussegue partendo dal viaggio nei vagoni merci fino all’arrivo dei due personaggi, stremati e inermi, nel luogo infernale chiamato Lager. Qui la spoliazione e l’annullamento della propria identità. Il nome viene sostituito da un numero. La vita e la sopravvivenza nel Lager, cominciando dalla sveglia. La fame e la corsa al pezzo di pane. L’uomo costretto a cambiare il suo codice morale. L’uomo contro l’altro uomo. La difficile lotta per la vita nella quotidianità. I sogni che diventano arma autodistruttiva. I camini. La nostalgia di casa e il dubbio sulla vera esistenza. La memoria, il non dimenticare ciò che “l’uomo è stato capace di fare dell’uomo”. L’ultima scena, che vede riuniti i personaggi uomo- donna, termina con una sequenza di diapositive dei lager Auschwitz I e Auschwitz II. FALCONEXPRESS 23 Intervista Abbiamo letto sul vostro sito che siete andati personalmente al campo di concentramento di Auschwitz. Che importanza ha avuto per voi ripercorrere “il viaggio della memoria”, al fine di realizzare questa rappresentazione teatrale? Giorgio e Donata: Quello che più ci ha colpito è stato il grande silenzio e l’enorme spazio che costituiva il campo. Solo a vederlo suscitava emozioni così intense da sembrare di rivivere quell’orrore. Abbiamo anche alloggiato in un albergo vicino alla ferrovia: ogni volta che sentivamo un treno passare era come sentirsi dentro, e rivivere davvero quel terribile viaggio. Avete scritto “immagini già viste ma in qualche modo mai viste”: ritenete che i giovani non riescano più a vedere con un occhio critico quello che riguarda avvenimenti che sembrano essere così distanti da noi, ma che in realtà appartengono alla nostra quotidianità? Giorgio: No, io ritengo che i giovani siano in grado di dare un rilievo a questi fatti passati gravi. Io credo che oggi ci siamo tanti mezzi di comunicazione come i media e il rischio è che non si sappia dare il valore giusto a certe cose. Però se un giovane ha qualcosa dentro sicuramente dà rilievo a questi fatti, anche perché succedono tuttora casi di pregiudizi razziali, bisognerebbe scegliere nella vita che cosa guardare, che cosa studiare… Per voi quanto è più efficace comunicare attraverso il teatro piuttosto che i media che ci sono oggi, come la televisione o internet che infondono messaggi meno diretti allo spettatore? Donata: Beh il teatro ha un vantaggio, in mezzo a tanti svantaggi. Uno degli svantaggi è che il teatro arriva a poca gente, perché lo spettatore deve “faticare” per arrivare a teatro e inoltre non si sa sempre quando c’è uno spettacolo, a differenza dei media che pubblicizzano i loro prodotti. Il vantaggio di andare a teatro è che in quel momento avviene un avvenimento che non riguarda solo l’attore o l’autore dello spettacolo, ma tutti coloro che in quel momento sono nella sala. E quindi è un’esperienza che fa crescere tutti e quindi è un vantaggio ESAGERATO (ride..) Prof. Mazza: Primo Levi ha affermato in un’intervista “C’è Auschwitz, dunque non può esserci Dio”: ma un uomo senza fede, come può sopravvivere in avvenimenti come questo? Giorgio: Beh prima di tutto credo che Primo Levi, oltre alla fede nella religione, credeva molto di più agli ideali politici. Lui era un uomo forte e determinato. E poi credo che la spinta alla sopravvivenza porti un uomo a tutto, dimenticandosi anche della fede. Senza contare poi che la maggior parte delle persone sopravvissute (tra le quali anche Primo Levi), per l’enorme senso di colpa che sentivano per essere vivi a differenza di tutti gli altri uccisi nella strage, si suicidavano. Donata: Inoltre io credo che la fede in certi casi può anche non essere solo quella religiosa, ma l’amicizia vera è FALCONEXPRESSF febbraio 2011 24 l’unica che può portare alla sopravvivenza in casi come questo. Non dimentichiamoci che Levi scriveva quanto soffriva quando vedeva i suoi amici ormai stremati dalla fame e dalla fatica e sapeva che di lì a poco sarebbero morti, ma non aveva il coraggio di dirglielo quando gli chiedevano se sarebbero passati alla visita “di controllo”. Prof. Zaltieri: Nello spettacolo avete usato spesso la parola “divertente”. Come avete creato questa opposizione con quello che in realtà stavate rappresentando, e quindi una situazione reale del tutto tragica? Donata: Penso che il nostro “divertimento” non voleva essere tanto per le risate che doveva scaturire, ma perché vogliamo infondere il messaggio divertendo, giocare insieme l’argomento. Del resto abbiamo creato questo spettacolo soprattutto valorizzando i movimenti e i suoni in modo tale che fosse una comunicazione che muove qualcosa dentro lo spettatore, gli tocca qualche nota. Profilo caratteriale della Compagnia e breve curriculum professionale Sul nostro Sito: il video integrale dell’intervista La compagnia Coltelleria Einstein nasce nel 1985 dal desiderio due artisti di teatro di esprimere attraverso la propria personalità e professionalità un impegno civile. Il teatro come comunicazione e come necessità di affermazione dello spirito dell’uomo nella quotidianità contemporanea. Quello della compagnia si inserisce come teatro contemporaneo di testo e movimento nutrito dalla comicità. I testi messi in scena sono per lo più originali o ispirati a libri di narrativa. Le tematiche negli ultimi anni sono da individuare nel sociale, nella pedagogia legata al gioco e alla poesia. Attualmente la Coltelleria Einstein è composta dal nucleo originario artistico, da un organizzatore di compagnia, da un responsabile amministrativo e da due tecnici. Collaborazioni artistiche sono ricercate dalla compagnia come motivo di confronto. Nel corso degli anni, la compagnia ha lavorato sia per un pubblico adulto che per un pubblico di ragazzi. La Coltelleria Einstein è stata presente, col suo repertorio comico, in alcuni programmi delle principali reti televisive nazionali Rai e Madiaset. FALCONEXPRESS 25 Indicazioni sulle Scenografie La scelta della scenografia si è orientata subito all’essenzialità. Si può parlare più di oggetti di scena che di vera e propria scenografia. Una cassa di legno, una vecchia valigia e una candela accesa sono gli unici elementi fissi. Gli oggetti sono strettamente funzionali alle scene e diventano scenografia o disegno scenico al loro comparire. I costumi dei personaggi richiamano quelli dell’epoca rappresentata e sono stati scelti fra abiti usati. I costumi dei prigionieri sono stati cuciti da una costumista, studiati osservando le foto dei prigionieri dei Lager, tinti per avere un effetto meno realistico. Primo Levi (Torino 1919-87) è l’autore di Se questo è un uomo (1947) e La tregua (1963), opere legate alla esperienza della deportazione, in quanto ebreo, nel campo di Buna-Monowitz presso Auschwitz, e del lungo e avventuroso viaggio di rimpatrio. Tornato in Italia, fu prima chimico di laboratorio e poi direttore di fabbrica. A partire dal 1975, dopo il pensionamento, si dedicò a tempo pieno all’attività letteraria. Scrisse romanzi, racconti, saggi, articoli e poesie. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 26 Everybody loves Oscar 2011: Nominati e Pronostici I consigli del nostro simpatico esperto per le vostre serate al cinema a cura di Davide CAGNATA (ex studente) S Inception ono uscite martedì 25 gennaio le nomination per gli Accademy Award 2011, la cui cerimonia si terrà il 27 febbraio 2011 al Kodak Theatre di Hollywood. Rispetto alla vigilia la maggior parte dei pronostici è stata rispettata, incoronando “Il Discorso Del Re” (The King’s Speech) come dominatore di questa edizione, con ben 12 nomination, mentre segue un po’ a sorpresa il rude western dei fratelli Cohen, ovvero “Il Grinta” (True Grit), con 10 nomination. Non mancano “Inception” di Christpher Nolan e “The Social Network” di David Fincher, con 8 nomination a testa, due film molto apprezzati dal pubblico e dalla critica. In questo articolo esaminerò i candidati e proporrò i favoriti alla vittoria finale per ogni categoria, oltre a indicare su chi voglio puntare le mie fiches. Miglior film dell’anno. Qui le nomination son ben dieci, e sono presenti tra i nominati tutti i film che ci si aspettava: “Il Discorso Del Re” (il favorito), “Inception”, “Il Grinta”, “The Social Network”, “Black Swan” di Darren Aronofsky, “127 Hours” del già vincente Danny Boyle, che sbancò gli oscar nel 2009 con “The Millionare”, cosa che probabilmente fece per manifesta incompetenza della giuria, visto che quel film era abbastanza orrendo a mio modo di vedere le cose. Scippò infatti di molti premi il povero “Lo Strano Caso di Benjamin Button”, di David Fincher, forse quest’anno si prenderà una piccola rivincita, buttandosi nella mischia con il già citato “The Social Network”, che ha le carte per accontentare un po’ tutti, ovvero buona storia e regia per quelli a cui interessa il film, e per il coinvolgimento dello stesso Facebook, per tutti quelli che vogliono andare al cinema abboccando al nome del sito più famoso al mondo. Coinvolgimento fantasma direi, visto che ai fini della storia del film che il sito di invenzione del protagonista si chiamasse Facebook, Assbook o CinderellaCollection non conta poi molto. Il punto forte di questo film è appunto la regia caustica e provocatoria di Fincher, e non Facebook, che fa solo marginalmente parte della trama, venendo sostanzialmente ridotto a un sito per farsi gli affari degli altri e per vedere se le ragazze sono impegnate o disponibili. Tornando al commento dei film, de “Il Discorso Del Re” (con Colin Firth e Geoffrey Rush) e di “Black Swan” (con Natalie Portman e Vincent Cassel) posso solo dire che sembrano film molto promettenti e intensi, ma non posso andare oltre, dato che non essendo ancora usciti in Italia non li ho ancora visti. “Il Grinta” deve essere molto crudo ma di impatto, un po’ sulla scia di “Non è Un Paese Per Vecchi”, sempre dei fratelli Cohen, mentre “127 Hours” e “The Social Network” sono meritevoli della nomination, ma non esplosivi (anche se FALCONEXPRESS 27 alcune scene di “127 ore” lasciano di stucco, ve lo assicuro). Invece se volete un consiglio non fatevi scappare “Inception”, un film spettacolare, completo e che piace a tutti. Sicuramente il migliore della lista, infatti ricade su di esso il mio pronostico di vincitore della statuetta, e se gli Accademy mi smentiranno allora avranno fatto un grosso errore e me la pagheranno cara! (sì lo ammetto, sono di parte). Chiudono le nomination, ma giusto per fare presenza, di “The Fighter”, “The Kids Are All Right”, “Winter’s Bone” e “Toy Story 3” (sì avete letto bene fanatici della saga, c’è anche questo film d’animazione nella lista). Miglior attore protagonista: Favoritissimo Colin Firth, con cui va anche il mio pronostico, ma occhio puntato sull’outsider James Franco protagonista di 127 Hours, dove dà probabilmente un’interpretazione solitaria che lascia decisamente impressionati (la storia vera di Aron Ralston, un ragazzo che rimane intrappolato in una crepa mentre fa trekking solitario nei Canyon, con un masso a schiacciargli la mano, per appunto 127 ore, senza la possibilità di chiamare aiuto, con pochissimi viveri e che registra la sua esperienza tramite la propria teleca- mera). Nominati anche Javier Barden in “Biutiful” (e non ho sbagliato a scrivere, il titolo è proprio questo!), Jesse Eisenberg in “The Social Network” e Jeff Bridges in “True Grit” (il vecchio pistolero spietato con la benda sull’occhio è veramente spaventoso e inquietante). Tra le nominate come miglior attrice protagonista abbiamo Natalie Portman per “Black Swan” che merita sia per me che per la critica la statuetta. Come miglior attore non protagonista parte avvantaggiato Geoffrey Rush invece (anche lui per “The King’s Speech), ovvero il Capitan Barbossa nella saga dei Pirati dei Caraibi della Disney, anche se io simpatizzo per il buon Christian Bale (“The Fighter”). Come miglior film animato pare essere sicuro vincitore “Toy Story 3”, anche se io preferisco “Dragon Trainer”. Per gli effetti speciali la lista è composta da: “Alice in Wonderland” di quel pazzo di Tim Burton, “Harry Potter and the Deathly Hallows Part 1”, “Hereafter” (storia di spiriti girata da Clint “Facciadipietra” Eastwood), “Iron Man 2” e il mio adorato “Inception”, che do anche qui per sicuro vincitore (e non venitemi a dire che il combattimento con gravità cangiante del corridoio dell’hotel non è stato fantastico! Spettacolare davvero!). Veniamo ora alla miglior regia dove i cinque nomi sono abbastanza scontati: David Fincher (che mi auguro vinca), Darren Aronofsky, David O. Russell, Tom Hooper e Joel ed Ethan Coen, ovvero i registi di cinque pellicole in corsa come miglior film. Ho lasciato questa categoria per ultima, in quanto è quella su cui meno d’accordo data la scandalosa la mancanza di Christopher Nolan, a mio avviso l’unica pecca in queste nomination 2011. Lo davo infatti come sicuro vincitore, dopo un film già cult come “Inception” (ok, ammetto di essere ancora un po’ di parte, visto che è il mio regista preferito). Se ha vinto un oscar Danny Boyle con l’orribile “Slumdog Millionaire” (The Millionaire per gli a mici) almeno potevano nominare Nolan, già regista di film come i due “Batman” e “The Prestige”, che meritava decisamente un riconoscimento. Vedremo solo tra un mese chi vincerà le ambite statuette, intanto con questo articolo spero di avervi dato una lista di film interessanti da vedere o in dvd (se già usciti) o prossimamente al cinema (se in arrivo). Buon cinema a tutti voi e a presto! F FALCONEXPRESS 29 SUPERMAMME Le donne moderne tra lavoro e famiglia a cura di Elisa GERMINIASI, Simona FEDERZONI, Federica SODA (VBss) S e doves-simo intervistare delle donne degli anni ’60 cosa ci risponderebbero? Probabilmente direbbero parole che non capiremmo del tutto: a causa del pudore di chi ha paura di imporsi e l’ipocrisia di apparire perfette, da brave “Angeli del focolare”. Ma è proprio vero che non possiamo capirle fino in fondo? Siamo così lontane da loro? Sicuramente qualcosa è cambiato: le donne oggi lavorano, viaggiano, gestiscono in alcuni casi grossi capitali e aziende; tuttavia la donna ha qualcosa che la trattiene, le cause di ciò, tuttavia, non sono da ricercare solamente nella società ma nell’interiorità, nell’essere donna. Su di essa gravano antichi modelli familiari che la portano ad avere obiettivi troppo ambiziosi: vogliono essere madri e mogli perfette riuscendo a conciliare tutto ciò con il lavoro. Ma la verità è che non siamo Wonder Woman; dopo otto ore di lavoro non possiamo fare la spesa, tornare a casa, pulire, preparare la cena per figli e marito, infilarci il tubino, i tacchi e uscire con le amiche. Nella vita la donna è obbligata a scelte che il più delle volte sono influenzate da antichi stereotipi. Sessanta anni fa le donne non avevano un lavoro, questa è la verità! La loro vita ruotava intorno alla famiglia e ai figli e il loro obbiettivo era realmente quello di apparire perfette, ed è questo che impedisce alle donne di oggi di emanciparsi totalmente. Tutto questo è chiaramente riscontrabile nel film di Cristina Comencini Due Partite. È la storia di due gruppi di donne (quattro mamme e le loro quattro fi- glie) in due momenti storici diversi: gli anni ’60 e i nostri tempi. I desideri, la vita, i figli, le difficoltà, i rapporti con gli uomini, con il lavoro e la famiglia sono raccontati con una leggerezza che nasconde un malessere di fondo che si trasmette dalle mamme “angeli del focolare” dei “favolosi” anni ’60 alle figlie “in carriera” dei nostri giorni. Ogni donna oggi sente il desiderio di realizzarsi nella vita lavorativa, di occupare posizioni importanti e di rivendicare diritti di genere che a quanto pare ancora non abbiamo raggiunto e che ci vengono negati solo perché siamo donne. Durante la vita i sogni e gli obiettivi cambiano e il desiderio naturale di creare una famiglia va contro gli interessi di molte aziende. Ecco allora come nella nostra società, famiglia e lavoro si scontrino prospettando un bivio per la donna odierna che si sente in colpa per non riuscire ad eguagliare la perfezione degli angeli del focolare. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 30 tv spazzatura... Ipocrisia di massa o reale e inquietante caduta dei valori? a cura di Paola ANTICO e Micol ROSA (VAs) C i siamo mai chiesti perché tutti denigrano reality e talk show ma nonostante ciò vengano continuamente trasmessi? Forse sarebbe il caso di guardare in faccia la realtà: i produttori fanno i propri interessi e se non ci fosse audience non ci sarebbero edizioni ininterrotte di “Grande Fratello” o “Uomini e Donne” . Ma se il pubblico c’è , come evidenziano anche le statistiche sugli ascolti, bisogna domandarsi da dove venga questa denigrazione: è forse ipocrisia e non si vu ole ammettere che questi programmi sono “di moda”? Ma cosa si può trovare di interessante, tanto da rendere un programma “di moda”, nel mettere in ridicolo la dignità della persona? Oppure, forse, si considera dignitoso essere ripresi 24 ore su 24 da telecamere installate in ogni angolo di una casa e raccontare gli aspetti più intimi del proprio vissuto in diretta a migliaia di telespettatori. Ciò che fa scalpore è assistere a litigi dove il linguaggio, e non solo, è la pura espressione della volgarità. Eppure ciò che attrae maggiormente sembra essere proprio questo copione di insulti e pianti che diventa argomento di discussione preferito di migliaia di adolescenti e non. Infatti proprio gli adulti, che dovrebbero essere guida ed esempio per i più giovani, oltre ad essere assidui spettatori di questi programmi ne diventano protagonisti. Uomini e donne che instaurano relazioni come fanno i bambini con le Barbie e che si insultano per stabilire chi per primo ha visto il “tronista” più bello, un pubblico di “opinionisti” che si infervora e litiga a non finire, spesso senza neanche saperne il motivo. Ed ora la televisione è riuscita a coinvolgere anche quella parte di società che proviene da un mondo dove i sani principi erano motivo di orgoglio. Infatti si è addirittura arrivati a ridicolizzare la figura dell’anziano, da sempre considerato espressione di saggezza: cos’altro è, infatti, se non questo “uomini e donne” over? A questo proposito, è forse il caso di ricordare quanto già L. Pirandello aveva affermato in “L’umorismo”: “Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata FALCONEXPRESS 31 e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. “Avverto” che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione comica. Il comico è appunto un “avvertimento del contrario”. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente, s’inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico. Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt’al più sorridere.” Qualcuno si giustificherà dicendo che sono programmi “leggeri” e rilassanti e sono consapevoli che non rispecchiano la realtà dei fatti. Ma i più giovani non hanno un occhio sufficientemente critico per distinguere la finzione da ciò che è utile per la loro formazione, e in questo modo assorbono tutto ciò che viene loro proposto come un buon esempio da seguire. Crescono così tra turpiloqui, gesti inappropriati e distorsione dei valori autentici della società. Ed è chiaro che l’unico fine è attirare un pubblico sempre più numeroso e le statistiche dimostrano come lo scopo sia stato perfettamente raggiunto. A questo punto viene spontaneo chiedersi se la responsabilità della presenza di questi programmi sia della televisione o dei tanti telespettatori : forse questo è ciò che la gente vuole. I discorsi sulle “nomination” del Grande Fratello o sui nuovi “tronisti” di Uomini e Donne sono sulla bocca di tutti. Sembra che le persone preferiscano discutere di questo piuttosto che delle vicende che interessano il nostro Paese o di eventi dello scenario internazionale quali la guerra in Palestina, i conflitti in Cecenia e in Tibet, per citarne solo alcuni tra i più drammatici. Senza contare che per avere un guadagno assicurato e una vita agiata è sufficiente esibirsi e mettersi in ridicolo davanti ad una telecamera. È infatti risaputo che un personaggio televisivo guadagna molto di più di un laureato (intervista doppia tra un ex concorrente del Grande Fratello e un giovane ricercatore -Domenica in- l’Arena-). È allora veramente utile intraprendere percorsi di studi che comportano fatica e sacrificio? Si spera che l’ipocrisia della gente non sia tale da ritenere un facile guadagno superiore all’autostima, alla soddisfazione e alla dignità personale. La tv segue le regole dell’audience e del guadagno, perciò se i “programmi spazzatura” hanno successo prendono il sopravvento e se ci sono è perché sono voluti. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 32 I was doing my job, I was supposed to do this Da Eichmann ai giorni nostri: è possibile ripetere ancora gli stessi errori? a cura di Paola ANTICO e Micol ROSA (VAs) L Ò LaÊ psicologiaÊ socialeÊ diÊ questoÊ secoloÊ ciÊ ha dato una grande lezione: a volte non • Ê tantoÊ ilÊ tipoÊ diÊ personaÊ cheÊ siamo,Ê maÊ la situazione in cui ci troviamo a determinare le nostre azioni” (StanleyÊ Milgram,Ê 1974) a maggior parte di noi penserà che questo sia assurdo, che le nostre azioni siano dettate dalla morale e da una volontà propria. Eppure la storia insegna che ci sono diversi fattori che possono influenzare le decisioni del singolo: i totalitarismi nascono infatti come movimenti di massa. E nonostante questo fatto sia certo, la maggior parte di noi sarebbe disposta a giurare che mai avrebbe preso parte a questi eventi. La propaganda, l’autorità, l’indifferenza, la mediazione di artisti e intellettuali considerati figure esemplari: tutto questo, ed altro, ha influenzato l’opinione comune e permesso l’ascesa al potere di questi partiti. La popolazione, all’epoca, era completamente ubbidiente e fedele all’autorità che riusciva ad annullare la coscien- FALCONEXPRESS 33 za personale. Stanley Milgram compì il suo esperimento partendo da tale questione. Al processo per la condanna di Eichmann (organizzatore del trasporto ferroviario per la deportazione degli ebrei ai campi di concentramento) la difesa basava la propria tesi sull’assunto che egli stava “semplicemente” eseguendo gli ordini. Milgram, in questo esperimento, voleva testare l’assuefazione dei partecipanti agli ordini di un’autorità, anche nel caso in cui venisse loro imposto un ordine che andasse eticamente contro la loro morale. I soggetti, appartenenti a ceti culturali diversi, incarnavano il ruolo “dell’insegnante” e avevano il compito di far apprendere ad un “allievo” il corretto appaiamento di determinate parole. Ad ogni errore l’insegnante doveva infliggere al discente una scossa elettrica di voltaggio crescente all’aumentare del numero di risposte sbagliate. L’allievo, in realtà, era un collaboratore all’esperimento: fingeva di pro- vare dolore, urlando, nonostante la scossa non fosse veramente inflitta. Quando il concorrente chiedeva di smettere, un impassibile sperimentatore in camice lo dissuadeva dando le seguenti indicazioni: 1. “Per favore continui” 2. “L’esperimento richiede che lei continui” 3. “E’ assolutamente necessario che lei continui” 4. “Non ha altra scelta, lei deve andare avanti” Se i soggetti continuavano a desiderare di interrompere l’esperimento dopo la quarta indicazione l’esperimento veniva interrotto. Altrimenti veniva sospeso dopo che il soggetto aveva dato il massimo dello shock a 450 volt, tre volte in successione. I risultati furono agghiaccianti: il 65% dei partecipanti somministrò il livello finale di shock e nessuno dei partecipanti rifiutò di dare uno shock prima che questo raggiungesse il livello di 300 Volt. Questo esperimento mostra la quasi totale obbedienza dei partecipanti all’autorità, rappresentata dallo sperimentatore. Il produttore televisivo Cristopher Nick e il docente di psicologia sociale Jean-Leòn Beauvois hanno sostituito allo sperimentatore il pubblico televisivo. Costoro hanno realizzato il documentario “le Zone Extreme” in prima serata che riproduceva l’esperimento di Milgram: ad alcune persone, convinte di partecipare al reality show “le jeu de la mort”, è assegnato il compito di infliggere delle dolorose scosse elettriche ad un presunto concorrente (che in realtà è un attore) pur di arrivare alla vincita del premio finale. I concorrenti sono dissuasi dalla conduttrice e dal pubblico televisivo a continuare il gioco, arrivando ad infliggere la scossa da 460 Volt che provoca la morte virtuale dell’attore che, anche in questo caso, finge di provare dolore. I risultati furono ancora più inquietanti: l’81% dei partecipanti arrivò ad infliggere la scossa finale. L’esperimento di Milgram dimostra quale sia l’obbedienza all’autorità, anche in assenza di violenza fisica, ma in FALCONEXPRESSF febbraio 2011 presenza di forti stimoli sociali. Il documentario francese mostra come questa autorità possa essere rappresentata dalla televisione, il cui potere persuasivo è tale da condurre un individuo a danneggiare l’altro. “L’uso massiccio del mezzo televisivo non ha effetti immediati sul pensiero ma produce nel lungo termine un effetto di “coltivazione” e provoca un cambiamento della percezione della realtà, facendo vivere lo spettatore in un mondo modellato su ciò che viene trasmesso nella televisione” (George Gerbner: teoria della coltivazione) La capacità dei media di influenzare le scelte del singolo è tale da essere metaforicamente denominata “quarto potere”. Il termine fu utilizzato per la prima volta nel 1787 da Edmund Burke, in riferimento alla stampa inglese, il quale si è ispirato alla teoria della separazione dei poteri. Il concetto tuttavia è oggi ancora più attuale: la televisione, infatti, è diventata l’unica fonte 34 di informazione per la stragrande maggioranza della popolazione dei paesi democratici, ed ha, dunque, molto più potere rispetto a quanto non ne avesse la stampa dell’epoca di Burke. Di conseguenza l’accentramento dei media nelle mani di un ristretto gruppo di potere, nonché il loro uso improprio, ha gravi rischi per le democrazie moderne. Coloro che controllano i media tendono, infatti, a filtrare le informazioni contrastanti i propri interessi, influenzando, in questo modo, le scelte dei cittadini. I media sono visti anche come strumento per ridurre il popolo alla passività: “I mass media come sistema assolvono la funzione di comunicare messaggi e simboli alla popolazione. Il loro compito è di divertire, intrattenere e informare, ma nel contempo di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte.” (Noam Chomsky: la fabbrica del consenso). Ritorna, dunque, quanto l’esperimento di Milgram è riuscito a mostrare: l’annullamento della coscienza individuale. Jerry Burger, uno psicologo dell’Università di Santa Clara, ha riprodotto l’esperimento nella convinzione che le persone sarebbero state meno passive. Sperava, infatti, che l’insegnamento di Milgram, nonché gli avvenimenti storici passati fossero un monito a non commettere gli stessi errori. Ma si sbagliava poiché i risultati ottenuti furono, più o meno, gli stessi ottenuti da Milgram. Ed uno degli aspetti più drammatici notati riguarda l’impossibilità di sapere a priori chi andrà avanti e chi si fermerà: il senso critico svanisce nei confronti di un’autorità considerata legittima. Per rendersi conto di questo è sufficiente pensare che uno dei volontari che partecipò all’esperimento di Burger, 46 anni dopo Eichmann, ripeté esattamente la stessa frase: “I was doing my job, I was supposed to do this”. FALCONEXPRESS 35 FALCONEXPRESSF febbraio 2011 36 DIPLOMA IN MANO... MA POI?! Le inquietitudini degli studenti che si affacciano nel mondo del lavoro a cura di Laura BAROZZI e Sara MORBINI (VBss) “C i chiamano generazione Nènè, né studio né lavoro, come se non avessimo voglia di concludere niente. Lo fanno per delegittimarci, ma la verità è che rischiamo di non avere un lavoro anche se studiamo come pazzi”. (la Repubblica del 19 dicembre 2010) Siamo studenti che si affacciano nel mondo del lavoro con una sorta di inquietudine. Questi dati e riflessioni si possono trovare sulle pagine di un qualunque quotidiano. Sono preoccupazioni comuni e diffuse nei giovani del XXI secolo come noi. Il tasso di occupazione, secondo i dati Istat più recenti, è del 56,8% ,con una netta differenziazione tra Nord e Sud Italia, mentre Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 27,7%. A crescere è in particolare il numero di donne disoccupate: 1 milione 44mila unità. “Siamo consapevoli solo di essere: i precari del domani, gli incerti dell’oggi e i benestanti di ieri; stiamo crescendo affrontando la vita senza quella spensieratezza che dovrebbe contraddistinguere questo periodo della nostra esistenza.” Stiamo assistendo a numerosi cambiamenti a livello di organizzazione e produzione del lavoro e questo ha ripercussioni FALCONEXPRESS 37 soprattutto sulle nuove generazioni. Numerose sono, quindi, le incertezze che comportano maggiori difficoltà di inserimento lavorativo e di trovare un impiego stabile; ritardo nel raggiungimento dell’indipendenza economica e quindi nel distacco dalla famiglia d’origine con conseguente ritardo di formazione di un proprio nucleo familiare. Sono all’ordine del giorno i problemi legati alla Fiat e alla proposta di spostare la produzione in Canada lasciando molti dei suoi dipendenti senza reddito. Come possiamo essere ottimisti? Basta guardarsi intorno per accorgersi della situazione critica, col rischio di tornare al tempo in cui K. Marx, per primo, rilevò di come gli operai erano “sfruttati” per logiche capitalistiche. Cerchiamo, però, di non perdere tutte le speranze. Infatti, ben il 73,2% dei laureati svolge un’attività lavorativa a tre anni dal conseguimento del titolo di studio. Anche l’intervento dello Stato sarebbe auspicabile. Si avverte la necessità di un rafforzamento delle politiche giovanili, in particolare è importante che la scuola fornisca le competenze adatte che vengono poi richieste dal mercato del lavoro. Dovrebbero essere incentivate politiche di orientamento più efficaci per indirizzare i giovani verso aree di studio più promettenti. Risulta, infatti, più vantaggioso per i giovani iscriversi a certe facoltà piuttosto che ad altre. Nel 2007 le percentuali maggiori di occupati riguardano i laureati in ingegneria (81%), in chimica-farmaceutica (73%), in economia-statistica (65%), in farmacia (82%), in economia aziendale (76%) e in odontoiatria e protesi dentaria (75%). Vorremmo rivolgerci a voi adulti, soprattutto ai politici, gli unici che hanno la possibilità concreta di cambiare questa situazione. In un Paese come il nostro fondato sul lavoro è importante che questo diritto sia concesso a tutti, bisogna quindi intervenire con riforme adeguate per garantirlo soprattutto a noi giovani che siamo il futuro dell’Italia. AlcuniÊ dati: 62%Ê iÊ diplomati che s’iscrivono all’università; 48,7%Ê iÊ neolaureatiÊ che trovano un lavoro; 51,3% chi fa un lavoroÊ nonÊ congruoÊ conÊ gliÊ studiÊ fatti. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 38 LE STRAGI DEL SABATO SERA Attenzione ragazzi! la VITA è una sola a cura di Sara TEBALDINI (IVBs) L e discoteche, come gli stadi, sono i luoghi dove i giovani esprimono la loro naturale aggressività. L’aggressività non è cattiveria, è una tensione vitale che però molto spesso comporta avvenimenti drammatici sempre più presenti. Non a caso si parla di “stragi del sabato sera”. Purtroppo è divenuta consuetudine leggere sulle prime pagine dei quotidiani, specialmente quelli a diffusione locale, la notizia di qualche giovane vita stroncata in un incidente automobilistico, ma nonostante questo tema sia stato largamente discusso già da molti anni, non si è ancora giunti a trovare delle soluzioni. E’ risaputo che l’intervallo temporale in cui più di frequente accadono gli incidenti, è quello fra il sabato e la domenica ,ovvero nella serata consacrata dai giovani, liberi da impegni di lavoro o di studio, al divertimento. Quando le vittime di queste sciagure sopravvivono, può accadere che subiscano deficit cognitivi e motori talmente gravi da impedire loro di condurre un’esistenza soddisfacente. Si hanno allora famiglie messe a dura prova, progetti esistenziali in fumo, sofferenze fisiche e psicologiche indicibili, bisogni assistenziali che richiedono la presenza costante di una persona 24 ore su 24, per il resto della vita. Jacqueline Saburido, una ragazza venezuelana,durante una pausa degli studi di ingenieria si recò negli stati uniti per studiare l’inglese; durante quel soggiorno ebbe un incidente d’auto causato da un ubriaco. Questo fatto le cambiò la vita completamente! Si sono approntate in questi ultimi anni molte misure per contenere il fenomeno. Purtroppo i risultati non sono sempre stati incoraggianti. Mi sembra, tuttavia, che molte delle misure proposte: limiti di velocità, chiusura anticipata dei locali, patente a punti, siano ragionevoli e che non si può che proseguire con tenacia in questa direzione, magari adottando qualche nuova norma. FALCONEXPRESS 39 Sono favorevole anche alle misure repressive: chi viola il codice della strada, chi guida in modo pericoloso o in cattive condizioni psicofisiche va punito, per non incappare nel rischio che il permissivismo, nella società contemporanea, si trasformi troppo spesso in disinteresse e lassismo. La società deve tutelare i diritti di tutti, ma nel contempo richiamare ognuno ai propri doveri e alle proprie responsabilità. Abbiamo tutti il dovere di proteggere e di proteggerci. I problemi fondamentali, le cause prime, sono prevalentemente di ordine psicologico, sociale e culturale. La nostra epoca vive nel segno della velocità, dell’efficienza, della competizione e del consumo. Le industrie automobilistiche costruiscono vetture sempre più veloci, che tentano di imporre sul mercato con pubblicità che sono nello stesso tempo seducenti ed aggressive. La macchina potente e veloce è sinonimo di successo, integrazione, conquista sessuale. Andando più in profondità, molti ragazzi sembrano agitati da una disperata autodistruttività. La società in cui siamo immersi è concentrata più sugli oggetti che sulle persone; produce alienazione, mancanza di significato, disorientamento. La famiglia e le altre istituzioni tradizionali sono in crisi, il mondo del lavoro non sembra offrire ai giovani gli sbocchi occupazio- nali desiderati. I legami sociali si allentano e la comunicazione, anche all’interno del gruppo, appare superficiale. Malgrado il diffondersi di nuove opportunità, quali l’e-mail e il telefonino, i giovani appaiono sempre più soli. Per questo molti ragazzi cercano lo stordimento per vincere le angosce o il vuoto interiore: l’alcol, le droghe, la musica ad alto volume. Certo, bisogna distinguere caso per caso. Non si può generalizzare; tanto meno fare del facile moralismo: nessuno possiede la ricetta infallibile del buon vivere. Tuttavia, cercare di restituire un senso all’esistenza di ognuno di noi mi sembrerebbe un percorso praticabile. La vita è una soltanto, dai ragazzi! F FALCONEXPRESS 45 ALL’ULTIMO SORSO Se addirittura George Clooney viene rifiutato ad una festa senza la sua brava bottiglia, che chance potrebbe mai avere un anonimo quindicenne? a cura di Michelle GALLI (VAs) C otti, brilli, ebbri, persi. Per sentirsi all’altezza, la meglio gioventù ha scelto di toccare il fondo...del bicchiere. Una porta spalancata sul cratere di un vuoto esistenziale che non fa feste, ma solo perde la testa. Perché talvolta l’ultimo sorso è anche la prima lacrima. Il carico di stanchezza aumenta di giorno in giorno. Lo stress a cui i figli della società dei consumi sono sottoposti quotidianamente non è facile da sopportare. Per fortuna arriva il week end. Finalmente il sabato e la domenica ci si spoglia degli abiti in cui si è costretti durante i giorni canonici della settimana. Via impegni, preoccupazioni, orari da rispettare, vincoli vari: iniziano i due sospirati giorni di riposo, indispensabili per ritrovare la carica con una completa immersione... nell’alcol. Sabato e domenica si trascorrono tra una bottiglia e un bicchierino da bere in compagnia. A fine giornata si rientra a casa in punta di piedi, ci si guarda allo specchio e...chi si vede? Sempre la stessa persona. La stessa che il giorno dopo andrà a scuola come se niente fosse, magari un po’ più spensierata, magari con lo stomaco solo un po’ a soqquadro. Nessuno riconosce nel riflesso di questi volti i tratti di un alcolista. Eppure non si possono chiamare diversamente i giovani che seguono questo stile di vita purtroppo sempre più diffuso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di un abbassamento dell’età media in cui si inizia a fare uso di alcol. I dati nazionali confermano la tendenza, anzi in Italia si ha il triste record negativo di accesso alla bottiglia: 11 anni contro i 13 della media europea. Il bere è diventato sempre più un fenomeno di moda che attrae i giovanissimi, non è più un’esperienza confinata al solo mondo degli adulti. C’è tutto un immaginario creato attorno all’alcol perché bere è un evento sociale e socializzante a portata Non farti imbottigliare di mano di ragazzi sempre più giovani. Bevande come lo Spritz e i Bacardi Breeze gettano un ponte sul mondo giovanile, superando così la diffidenza verso il tradizionale gusto dell’alcol. Per chi non ha mai bevuto, queste soluzioni sono attraenti (e sottovalutate) perché molto vicine agli analcolici e ai succhi di frutta (vari sono i gusti: pompelmo, arancia, pesca, lime...). Soluzioni rassicuranti e persuasive perché grazie alla FALCONEXPRESSF febbraio 2011 bassa gradazione alcolica riducono o annullano il senso di trasgressione e lo rendono un fatto normale. In Internet esistono siti che raccolgono gli amanti di una determinata bevanda alcolica, promossi dalle case produttrici, in cui si caricano foto di amici, tutti con il bicchiere in mano! Abili e spregiudicate strategie di marketing danno così vita a community, ossia gruppi di affezionati che si riconoscono non in un progetto di vita condiviso, in un impegno sociale, politico, sportivo, ma sotto l’etichetta dell’ultima trovata consumistica pubblicizzata come unico, possibile, facile, rapido elemento aggregante! D’altra parte comprare alcolici è facile. In tutti i supermercati bottiglie di liquore sono esposte e vendute da sempre. Le restrizioni di legge che vietano di vendere tali prodotti ai minori sono facilmente aggirate. Spesso bere è la condizione necessaria per divertirsi, basti pensare che non sono rare le comitive di amici che quando escono la sera fanno tante soste ai bar quanti sono i componenti del gruppo. Il bere sta diventando così naturale che abbandonati i confini delle ore 46 notturne si sposta sempre più verso le ore del mattino. Si estende l’uso di alcol all’intera giornata, come gesto abituale; cosa favorita anche dalla moda dell’ Happy hour, che permette di mandare giù un bicchiere a metà prezzo in orari preserali e favorisce un uso non sporadico dei drink. I genitori sono preoccupati per il figlio che fuma o fa uso di droghe, ma chiudono un occhio davanti ad una sbronza. Può capitare a tutti di alzare il gomito, un peccato veniale dettato dall’inesperienza. Nei casi di persone dipendenti da eroina, cocaina e alcol quest’ultimo è il problema più trascurato mentre in realtà è la dipendenza più subdola proprio perché ritenuta la meno dannosa. La TV ha la sua giusta dose di responsabilità nell’enorme incremento di piccoli affezionati all’alcol. Se addirittura George Clooney può essere rifiutato ad una festa se si presenta senza una bottiglia, che chance potrebbe mai avere un normale quindicenne? Il bisogno di chiedere aiuto si può manifestare, ma solo in seguito a qualche evento choc legato all’ultima bevuta: un incidente stradale per esempio. Allora si inizia a percepirne i rischi e la necessità di chiedere una mano perché da soli non si riesce a cambiare, soprattutto se attorno gli amici spingono tutti nella stessa direzione: un giro al solito bar. Le iniziative che tentano di insegnare a bere responsabilmente e in particolare a impedire la guida in stato di ebbrezza non sembrano avere raggiunto i traguardi auspicati. Nell’Italia dei baby bevitori sono presenti da mesi in tutti i locali tabelle con indici di tassi alcolici e rischi correlati. L’interpretazione di queste tabelle a dire il vero non è di immediata comprensione. Incroci di dati riferiti a peso, sesso, centilitri cubici, gradazioni, stomaco pieno, stomaco vuoto...è davvero difficile immaginare qualcuno seduto al bancone con la birra in mano intento a leggerli attentamente. Il mondo visto da dietro il boccale non è male. Le difficoltà dell’incontro con gli altri si dileguano e lasciano il posto ad una minore inibizione, al sorriso facile, e alla battuta sempre pronta. L’imbarazzo nell’avvicinarsi agli altri, la necessità di dover affrontare disagi che non si sa come gestire, sono tutte normali, faticose difficoltà che la giovane età costringe ad affron- FALCONEXPRESS 47 tare. Esorcizzarle mandandole tutte giù con un sorso può essere una risposta. Ma la leggerezza e il benessere conquistati per una sera al mattino appaiono effimeri. Tutti i problemi tornano di nuovo a galla e servono nuove bottiglie, sempre in maggiore quantità, per poterli affogare ancora una volta, almeno per un po’ di tempo. Quando si è brilli si può godere dell’euforia del momento, di un divertimento a portata di mano. Non si percepisce più il senso del pericolo e si acquisisce in un attimo la licenza a dire e fare tutto ciò che si vuole, senza inibizioni di sorta. In vino veritas; nel vino però anche il rischio di quelle verità che si vorrebbero solo per sé e che il giorno dopo si scorda di avere rivelato, ma che gli amici feriti non scorderanno più. Con l’alcol non esistono più forme di solitudini esistenziali. I timidi, quelli che hanno difficoltà ad avere amici si sanno stringere intorno ad una bottiglia per sentirsi tutti, nessuno escluso, profondamente uniti...nell’alcol. Non servono particolari capa- cità, non esiste uno più intelligente, più bello, più brillante. Le regole del mondo sobrio non valgono più. Si diventa davvero tutti uguali alla sola elementare condizione di saper bere...il più possibile. Bicchiere dopo bicchiere, bottiglia dopo bottiglia si prova a riempire un vuoto che non è quello dello stomaco. Un vuoto interiore, esistenziale, di ricerca di senso. Un vuoto che se non trova uno spazio di ascolto e di confronto diventa sempre più un vuoto a perdere. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 48 che cos’è lo scec Anche in Italia l’importante fenomeno delle Local Money a cura di Alessandro Magnani (VBs) A vete mai sentito parlare di valuta locale? No? Allora questo articolo vi chiarirà le idee. Quando si parla di valuta locale (o complementare) si intende una specie di moneta, che in questo caso può sostituire i nostri Euro, che circola limitatamente ad una zona geografica, come può essere un comune, o nel caso dello SCEC, un vulcano. A pensarci, non sembra la cosa più utile del mondo, ma in realtà facilita le transazioni in maniera straordinaria: dopo l’enorme diffusione di diverse monete causata dallo sviluppo post anni ’90, le monete locali sono aumentate a dismisura. Queste hanno un valore, che solitamente è pari alla moneta ufficiale del posto. Ma torniamo allo SCEC: beh, non è una moneta complementare, ma un vero e proprio Buono Locale, interscambiabile a Napoli, dopo che sul Vesuvio è nata l’associazione arcipelago SCEC. Grazie a questi Buoni, gli associati decidono reciprocamente di attuare riduzioni di prezzo, da cui ci si può svincolare sempre, che vanno dal 10 al 30%. Ma perché è così importante? Semplice, utilizzato insieme all’Euro, permette di “ancorare” le ricchezze del territorio e fare in modo di poterle reinvestire, favorendo la crescita locale. Molti potrebbero ritenere illegale questo metodo di pagamento, ma in realtà lo SCEC è stato legittimato fiscalmente dall’agenzia delle entrate. Non so voi, ma io credo che cercare di trattenere beni per favorire l’economia locale sia una delle trovate più innovative ed interessanti dell’ultimo decennio; a proposito, SCEC è l’acronimo di Solidarietà ChE Cammina! Pierluigi PAOLETTI cofondatore del progetto SCEC Le sbarre di questa prigione sono imma- accadendo, possiamo spiegare a chi è diteriali costruite sull’inganno del debito sorientato cosa sta succedendo e insieme legato alla creazione di moneta che procedere alla costruzione di un modello condiziona nel lungo periodo qualsiasi completamente nuovo che possa aiutare nostra azione e che porta sempre ed in questo difficile passaggio collettivo e inesorabilmente al crollo del sistema per ci eviti di tornare al chiuso di una nuova essere ricostruito diverso, ma con le stes- cella. Questo per fortuna sta accadendo se regole dell’altro. Un piccolo elemento, con il mondo di Arcipelago SCEC che il debito, che ci porta nell’inferno della sta lavorando da anni alla ricostruzione scarsità artificiale e ci inchioda a comdelle comunità locali, economiche e soportamenti innaturali, l’homo homini ciali, ormai in 11 regioni. In molti territori lupus di Hobbes. (...) abbiamo però una può contare, in alcuni comuni e province, opportunità unica data dalla finestra anche dell’aiuto prezioso di quella politemporale che si sta aprendo (...). In que- tica ancora sana e del sostegno di enti, sta finestra noi, consapevoli di cosa sta associazioni e scuole. FALCONEXPRESS 49 krisis è necessaria una nuova generazione di Statisti A cura di Fabrizio COPERTINO (Filosofia e Storia) S i parla dell’incipiente crisi economica alla stregua di un cataclisma naturale, come se si trattasse di un terremoto o di uno tsunami. Indizio di questo modo di intendere le cose è, ad esempio, l’intervento dell’onorevole Emma Bonino, la quale, in una trasmissione televisiva, ha affermato che essere contro la globalizzazione è come essere contro il vento; per cui la crisi, che ogni giorno di più miete le sue vittime e che è una diretta conseguenza della globalizzazione (o mondializzazione dei capitali), sarebbe irresistibile, inevitabile e, soprattutto, impersonale come – appunto- un qualunque, seppur tragico, fenomeno naturale. Eppure i fenomeni umani non rispondono alle stesse leggi – immutabili – della natura. L’economia ha dinamiche, strutture, leggi che possono e devono essere comprese e rese trasparenti con il fine di incidere sull’esistente. La crisi di cui stiamo parlando non è – come vogliono farci credere – una crisi ciclica, da cui, limitando i danni, si possa facilmente uscire, poiché quello attuale è un sistema assurdo che, basandosi essenzialmente ed esclusivamente sul debito costringe il mondo ad una continua e illimitata crescita. Un sistema siffatto è evidentemente inconcepibile – basterebbe notare come, in natura, l’unica cosa che possiede un tale andamento di crescita così irresistibile e incontrollato è il cancro –, ma nonostante tale assurdità, i nostri politici continuano a propinarcelo come il migliore dei mondi possibili; anzi, si fa di tutto per salvarlo dalla sua stessa mostruosità, si aiuta addirittura il sistema finanziario – con la minaccia che se implode questo crolla anche tutto il resto – il quale però è il maggiore se non l’unico responsabile del cataclisma di cui sopra: è come se ad un assassino gli si rimettesse la pistola fumante in mano. Ma come è possibile accettare tutto ciò, come è possibile dare credito ad un mondo politico che su tale aberrazione si ricompatta affermando la necessità di sostenere il potere finanziario? Come si può credere ancora all’estabilishment politico che per anni ci ha raccontato il mito del patto di stabilità, che sullo stesso ha giustificato i continui tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale e che, quando le banche drammaticamente esposte sugli scenari speculativi lamentano un’anemia di liquidità, dimentica di colpo quel draconiano tre per cento, elargisce miliardi di euro dalle tasche dei contribuenti non – badate bene – per costruire ospedali, scuole o per sostenere i disoccupati e i pensionati, bensì con l’unico obiettivo di salvare dal crack il gotha della finanza nazionale ed internazionale? Viviamo una specie di incantesimo, di illusione: abbiamo davanti agli occhi l’evidenza del marcio, della truffa, del crimine elevati a sistema, ma siamo troppo impegnati a commentare la vittoria di Luxuria all’ultimo reality per svegliarci dall’illusione, per abbattere il velo di Maya, rimettendo in piedi un mondo capovolto. Eppure i responsabili di questo dramma planetario – di cui iniziamo a sospettare solo adesso perché sta investendo anche l’Occidente, FALCONEXPRESS febbraio 2011 ma che da decenni devasta interi continenti – hanno nome e cognome, sono noti, anzi vengono presentati con il crisma della rispettabilità, dell’autorevolezza, addirittura come se fossero dei benefattori: la più grande astuzia del diavolo è di far credere che non esiste. Del resto, la strategia di trasformare un fatto umano e storicamente determinato in qualcosa di immutabile, necessario per natura, era stata già denunciata da Marx con il nome di ideologia; il filosofo del Capitale sbagliava nel condannare la proprietà privata dei mezzi di produzione come causa di ingiustizia e dominio; non aveva, infatti, colto con lucidità (anche perché il momento storico non glielo permetteva) il “segreto” con cui i nuovi, illuminati e cinici signori si ergono impuniti al di sopra dei popoli; ciò di cui, in definitiva, si sono appropriati indebitamente. Ormai, però, il segreto è stato svelato, e anche se il re è nudo l’illusione continua, perpetrata da politici, giornalisti, magistrati e accademici. Tale segreto è rappresentato dal monopolio (proprietà) del potere monetario; con la possibilità di emettere e creare denaro dal nulla; questi nuovi monarchi realizzano il mito degli alchimisti, trasformano in oro tutto ciò che toccano, scimiottano Dio imitando il prodigio della 50 moltiplicazione dei pani e dei pesci, solo che, tale prodigio, non è finalizzato a saziare i poveri, bensì ad affamarli e defraudarli di quel poco (tanto) che hanno. È il caso di organizzazioni che nel proprio statuto dichiarano di voler ridurre la povertà nel mondo e di voler sostenere la crescita armonica dei paesi sottosviluppati ma che, con il loro palese fallimento, aprono la strada a inquietanti dubbi. Il fatto è che non basta affermare con enfasi tali nobili scopi per essere dei benefattori; anzi, lo scopo – ormai è più che chiaro – dei solenni proclami è quello di sviare l’attenzione dal reale intento di sottrarre sovranità a popoli e governi, mettendo a tacere qualunque eventuale critica. Esiste una triade che, con la connivenza dell’establishment, controlla la circolazione monetaria, mette e sottrae a proprio arbitrio il sangue nelle vene dell’organismo mondo; una triade che lavora coordinata e all’unisono e che gode di un’impunità e di una sovranità assolute. Ci riferiamo al FMI (Fondo Monetario Internazionale), alla WB(Banca Mondiale) e alla BIS (Banca dei Regolamenti Internazionali). Tale triade rappresenta il vertice del dominio mondiale, quella che viene chiamata, con un puerile neologismo eufemistico, governance. Senza questa non sarebbe possibile tutto il meccanismo della globalizzazione e dell’imperialismo. È il sovrapotere monetario che ha il mezzo per creare dipendenza e per dettare la propria volontà ai governi. Il resto della macchina viene dopo; il WTO, le multinazionali e gli eserciti sono solo la manifestazione esteriore di quell’impero sovranazionale. Solo se si comprende tutto ciò è possibile immaginare un nuovo rinascimento, dei popoli, delle persone vive che, invece, sono attualmente ridotte a consumatori inebetiti e inconsapevoli – non esiste peggior schiavo di colui che non sa di esserlo – o a consumati, il cui unico significato esistenziale è quello di lavorare e produrre per i primi. È necessaria una nuova nobile stirpe di statisti, di politici immuni e impermeabili alle sirene del denaro, del successo, del potere fine a se stesso; consapevoli della missione storica a cui sono chiamati, sensibili alle grida di dolore dei popoli e, soprattutto non servilmente acquiescenti a lobby e poteri forti. Con questa speranza, continuiamo ancora a diffondere conoscenza e informazione, affinché le nuove generazioni possano raccogliere il testimone e relegare nell’oblio della storia i cinici burocrati che, forse ancora per poco, decidono delle nostre vite. senza averna la minima legittimità. F FALCONEXPRESS 53 Strano, io?! Sette persone su otto vedono il mondo diverso da noi a cura di Benedetta TURCATO (IVAs) H ai presente il popolo dei Maori o dei Bantu? Non pensi anche che siano un po’ “particolari”? Pensa agli Eschimesi, ai Karajà, ai Pigmei… sono individui veramente inconsueti, non credi?! Ti dirò la verità: gli strani siamo noi. Ce lo dimostra Linda Spinney nell’articolo pubblicato in marzo sulla rivista britannica New Scientist. Solo una persona su otto al mondo ragiona come noi. Dunque non siamo altro che una sorta di anomalia nella popolazione mondiale. Veniamo definiti col termine weird che indica il nostro retroterra culturale occidentale, colto, industrializzato, ricco e democratico, in inglese “western, industrialized, rich and democratic”, ossia Weird. Ma perché hanno scelto proprio questo termine? Siamo una minoranza, questo è assodato, ma non saremo poi così strani…o sì? Fino ad ora gli psicologi hanno effettuato le loro indagini scegliendo le cavie che più erano comode a loro. Avendo tutti gli umani la stessa struttura cranica, ritenevano che le scoperte fatte su un determinato numero di soggetti potessero essere estese a tutta la popolazione mondiale. Risulta, così, che circa il 96 per cento degli individui scelti erano occidentali, ricchi e spesso anche studenti di psicologia. In realtà diversi esperimenti svolti negli ultimi anni rilevano enormi differenze tra il modo di ragionare occidentale e quello utilizzato dal resto del mondo. Una prova ci viene fornita dall’esperimento svolto intorno agli anni sessanta dal professor Marshall Segall e dalla sua équipe che volle testare l’influsso dell’illusione di Muller-Lyer su persone appartenenti a culture diverse. L’illusione ottica di Muller-Lyer ci presenta due linee della stessa lunghezza, dove però la linea “a” sembra più corta della linea “b” semplicemente a causa del diverso orientamento della frecce poste alle estremità. Modificarono la lunghezza delle linee finché gli osservatori non ritennero che fossero uguali e registrarono il punto di uguaglianza soggettiva, vale a dire quanto la linea “a” doveva essere più lunga per sembrare identica alla linea “b”. Il professor Segall scoprì così che gli studenti di Evanson, nell’Illinois, erano più soggetti al fenomeno rispetto ai boscimani del deserto del Kalahari, per i quali la differenza era praticamente pari a zero. Siamo tuttora molto lontani dall’aver scoperto come mai questa popolazione non sia soggetta a tale illusione. Tuttavia si è avanzata l’ipotesi che sia l’influsso di alcuni aspetti della nostra cultura a modificare la nostra percezione della realtà: chi vive tra quattro mura sarebbe condizionato dalla geometria del suo mondo al punto da esser più incline a questa illusione. Insomma, noi weird FALCONEXPRESS febbraio 2011 percepiamo il mondo in modo strano. E siamo anche indotti a descriverlo in modo altrettanto strano. Usiamo un sistema per localizzare gli oggetti di tipo egocentrico mentre la maggior parte dei popoli utilizzano un sistema allocentrico, assoluto. Ad esempio, vedendo un poliziotto al lato della nostra macchina noi diciamo: “il poliziotto è di fianco alla mia macchina” mentre un asiatico o un africano direbbero: “il poliziotto è tra la macchina e il marciapiede” o “il poliziotto è a ovest della macchina” facendo riferimento alla realtà che circonda l’oggetto non a loro stessi. Il fatto di essere caratterizzati da un certo egocentrismo è emerso anche a seguito di un esperimento svolto nel 2009 da Daniel Haun e Christian Rapold del Max Planck institute for phycholinguistics di Nijmegen, nei Paesi Bassi. I ricercatori hanno insegnato a un gruppo di bambini tedeschi weird e di bambini namibiani appartenenti a una cultura di cacciatoriraccoglitori una danza che prevedeva una sequenza di movimenti delle mani rispetto al corpo secondo lo schema destra, sinistra, de- 54 stra, destra. Poi li hanno fatti girare di 180 gradi e hanno chiesto loro di ripetere la danza. Quasi tutti i bambini tedeschi hanno riprodotto lo stesso schema, confermando il loro quadro di riferimento egocentrico, mentre i namibiani hanno prodotto la sequenza sinistra, destra, sinistra, sinistra, indicando chiaramente che il loro quadro di riferimento era assoluto. Dopo aver ripetuto lo stesso esperimento con un numero più esteso di individui ed aver notato che solo coloro che provenivano da paesi industrializzati usavano più spesso sistemi egocentrici, l’èquipe del Max Planck institute ha ipotizzato che tradizionalmente tutte le società fossero caratterizzate da uno schema allocentrico che solo successivamente sia divenuto egocentrico. Dovreste aver notato passeggiando in una grande città come i turisti asiatici si muovano sempre in gruppo non perdendo mai d’occhio la guida. Questo fenomeno è stato considerato da diversi studiosi una chiara manifestazione della visione collettivista che caratterizza i popoli orientali. Tendono a vedersi come com- ponenti indivisibili di una comunità più ampia per questo trovandosi in mezzo a una folla sono più inclini a confondersi in essa. E’ stato dimostrato invece che gli occidentali, in particolare i nordamericani e gli abitanti dell’Europa occidentale, hanno un maggior senso della loro individualità per questo cercano sempre di emergere nel gruppo e di isolarsi da esso. Forse non dovremmo stupirci delle differenze tra la nostra psicologia e quella delle altre popolazioni. D’altronde l’ambiente sociale in cui viviamo è diversissimo da quello in cui ci siamo evoluti, è normale che gli weird rappresentino un’anomalia. La cosa sconvolgente è il fatto che solo ora ce ne rendiamo conto: per un secolo e mezzo gli psicologi hanno svolto le loro ricerche solo su una piccola parte della popolazione mondiale senza pensare che probabilmente il resto ragionava in modo differente. Dunque guardando un documentario sui boscimani o sugli indigeni dell’Amazzonia ricordatevi che gli esotici non sono loro. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 56 The School of Rock Un viaggio nel mondo della MUSICA, con un’attenzione particolare al TERRITORIO a cura di Nicola Rizzieri e Carlo Neviani (VAs e VBs) U n caloroso saluto a tutti i lettori di “FXP” e benvenuti nella sezione dedicata esclusivamente alla nostra musica! Sì, proprio così, alla nostra musica: la musica che facciamo noi . Quella musica che nasce dall’incontro di ragazzi e ragazze che decidono di intraprendere insieme un viaggio verso il successo; quella musica che si fonda sull’unione di passioni, coraggio, grinta e forza di volontà; quella musica che è semplice desiderio di esprimere le proprie emozioni, di raccontare le proprie esperienze ma che può diventare anche uno strumento indispensabile per denunciare le problematiche più frequenti che caratterizzano la società in cui viviamo. La musica è un efficace e straordinario mezzo di comunicazione del quale giovani band emergenti ( composte da noi giovani ) si servono. L’obiettivo di The School of Rock è appunto quello di dare voce alla realtà musicale giovanile nella nostra provincia, e in particolare a quelle band che sono a contatto con il nostro istituto. Ci impegneremo quindi ad ascoltare tutti i gruppi emergenti che volessero farsi conoscere e a tenervi informati riguardo ai principali eventi musicali che si terranno in zona (concerti, festival ecc.). Infine, essendo noi stessi musicisti, saremo portavoce di tutto ciò che accade e di tutte le novità che riguardano il mondo della musica FALCONEXPRESS 57 emergente. Per inaugurare questa iniziativa abbiamo deciso di chiedere proprio a voi: che cos’è la musica? Vi proponiamo alcune delle risposte che ci sono sembrate più significative: “La musica è un armonia di sensazioni. L’antitesi regolare della nostra vita caotica che, giorno dopo giorno, ci sostiene con le sue infinite suggestioni...” “La musica oltre ad esprimere emozioni e sensazioni, è anche un mezzo per far capire alle persone la realtà, i problemi del mondo e le loro conseguenze.” “La musica è adrenalina pura: il rap lo si ha nel sangue. Yoyo fifty in the house.” “Non posso dirvi cos’è la musica per me: crea delle sensazioni che non posso esprimere. Forse posso dirvi che è un modo di sentire la realtà.” “La musica è uno dei rari canali che consente all’uomo di congiungersi con l’infinito.” “Per me è un altro mondo...che mi permette anche solo per il tempo di una canzone di dimenticare i problemi...è come il paese delle meraviglie per Alice.” “La musica è un piccolo assaggio del paradiso nell’inferno del nostro mondo.” “E‘ la ricetta segreta di famiglia per far fare più latte alle mucche.” “Sapete quando vorreste urlare al mondo tutto quello che vi passa per il cervello?? Ecco la musica è una delle migliori valvole di sfogo che possano esistere: non giudica, ti offre conforto, ti svela cose mai notate prima!” “La musica è poesia di denuncia della realtà, dei sentimenti, dei mali sociali, intrisa di una melodia dettata dalla situazione emotiva di ciascun compositore. Il bello della musica è proprio agire a livello subliminale più di quanto ci rendiamo conto.” E’ chiaro, anche dalla lettura di queste risposte, che una definizione precisa di cosa sia la Musica non può essere fornita: ognuno di noi è libero di percepirla e di interpretarla come meglio crede. Ed è proprio questo aspetto che rende la Musica così affascinante. Come diceva il grande Frank Zappa: Parlare di musica è come ballare di architettura. Continuate a seguirci nelle prossime puntateper scoprire la storia delle band presenti all’ interno del nostro istituto e quelle emergenti sul territorio... ciao belli Rock on! FALCONEXPRESSF febbraio 2011 58 torneo scolastico Basket allievi: Prova di carattere del Falcone I ragazzi del Falcone mancano per un soffio l’appuntamento con la finale a cura di Sebastiano CORRADINI e Matteo FERRO (IVAs) S i è giocato a Mantova, il 19 Gennaio scorso, il triangolare eliminatorio scolastico maschile di basket che vedeva coinvolti il liceo Virgilio, l’Itis Fermi (entrambi di Mantova) e il nostro Istituto, che garantiva l’accesso alla vincitrice alla finale contro la vincente dell’altro triangolare provinciale. La nostra selezione, che comprendeva ragazzi di 1^,2^ e 3^ superiore, ha onorato l’impegno, giocando con grande grinta e sfiorando l’accesso alla fase finale. Il triangolare è stato aperto dalla sfida tra Virgilio e Fermi, squadre composte da molti atleti di società importanti come Bancole e San Pio X, vinta per 38 a 26 dalla formazione del Virgilio. La seconda sfida è stata quindi tra la perdente e il Falcone, un incontro giocato testa a testa per i primi 2 quarti. Nel terzo quarto il Fermi riesce ad allungare le distanze, ma la nostra formazione prova subito a recuperare, grazie anche alla grande prestazione offensiva di Fiammenghi, che a fine partita avrà 22 punti, e al supporto in difesa e a rimbalzo di Dall’Asta. L’ultimo quarto viene giocato su alti livelli su entrambi i lati del campo, con il Falcone che tenta di recuperare in ogni modo, arrivando a 1 secondo dalla fine sotto di tre con due tiri liberi a disposizione. Fiammenghi segna il primo, ma il secondo sbagliato non trova la fortunata deviazione di un compagno e così la partita finisce 37 a 35 per la formazione dell’Itis. Per i nostri non c è tempo per abbattersi perché li aspetta subito l’ultima e decisiva partita contro il Virgilio. I ragazzi del FALCONEXPRESS 59 prof. Rossi partono molto bene e grazie a un’ ottima difesa a zona organizzata dal capitano Luca Dall’Asta riescono ad arginare l’attacco del Virgilio concludendo il primo quarto in vantaggio di sei lunghezze. Il secondo e il terzo quarto sono caratterizzati da un leggero calo fisico dei nostri che permette agli avversari di passare in vantaggio. Nell’ ultima frazione di gioco il Falcone trascinato da un grande Fiammenghi autore di 21 punti torna in parità. Il finale è tirato ,il risultato grazie a delle ottime giocate offensive di Galavotti ,rimane in parità fino agli ultimi 10 secondi . E’ lo stesso Galavotti negli ultimi secondi di gioco che con una straordinaria giocata difensiva permette a Vedovati Michele, protagonista inatteso, di segnare il canestro della vittoria. Il risultato finale di 36 a 38 non basta ai nostri per qualificarsi a cui serviva una vittoria con uno scarto di 12 punti. A qualificarsi è il Virgilio,ai nostri rimane purtroppo solo una grande delusione dopo due ottime prestazioni da parte di tutti i membri della squadra. Speriamo che la selezione di basket del Falcone continui su questa linea augurandoci che già dall’anno prossimo possa portare alla vittoria il nostro istituto in uno sport che nella nostra scuola solo da qualche anno, diversamente dalla già consolidata pallavolo, sta affermandosi a livello provinciale. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 60 La CORSA secondo ME Pensieri, sensazioni ed emozioni dal mondo della corsa a cura di Cristina AGAZZI (matematica e fisica) A circa due anni dal mio ingresso ufficiale nel mondo della corsa, dopo 10 maratone (le ultime 4 in 7 settimane:il ginocchio ringrazia!), dopo che vengo presa per matta perché mi alzo la domenica mattina prima delle 6 per andare a Cremona e partire col Campionessa provinciale (Cr) di mezza maratona per la stagione 2010 mio gruppo (Marathon Cremona), dopo che tutti dopo una maratona mi chiedono solo: “ma quanti km era lunga? quanto sei arrivata? Non hai fatto New York? Ah, ma allora non sei una maratoneta vera!”…. mi è venuta la pericolosa idea di tentare di comunicare attraverso FXP cosa ha si- gnificato per me entrare senza riserve nel mondo e nel “modo di vivere” della corsa. Se dovessi fare “una classifica” delle corse per me più significative e appassionanti, dovrei senz’altro mettere ai primi posti tutte quelle in collina e in montagna: dure e aspre, in cui a volte ci si arrampica con le mani, spesso si è soli con se stessi perché i concorrenti sono pochi e sparpagliati ( però col calore della gente che incoraggia soprattutto le poche donne....) in mezzo a boschi, sentieri, vigneti, prati, colline, rocce, sterrati, pozzanghere, sassi, cascine, chiesette, malghe, suoni, colori, odori... in cui dietro ogni tornante può aprirsi uno spettacolo mozzafiato o invece un’altra salita interminabile, in cui in certi momenti viene da piangere perchè non si riesce ad andare avanti e in subito dopo viene invece altrettanto da piangere per la bellezza ineffabile in cui si è immersi, in cui nei punti peggiori si maledice di esser partiti per e poi dimenticare magica- mente ogni fatica perchè commossi per quello che si sperimenta col corpo, con la mente e col cuore. E ci si sente tutt’uno coi respiri, il sudore, le sensazioni, i passi.... liberi da qualsiasi condizionamento, paura, esteriorità, con l’appassionata e sofferta consapevolezza di vivere qualcosa di tanto grande quanto indescrivibile.. Però anche le maratone e mezze maratone competitive che hanno per teatro bellissime città italiane ed estere sono avventure uniche, che permettono di vivere le città stesse dall’interno, di vedere monumenti, chiese, strade, parchi con la reale percezione delle dimensioni e delle distanze, di cercare e gustare la bellezza come antidoto contro la fatica e la stanchezza, di condividere l’avventura con migliaia di persone di tutte le età e le razze, a volte ostacolati da handicap, con cui si crea, attraverso la comune sofferenza e la condivisa soddisfazione, un legame immediato e intenso. Forse è davvero da matti correre per delle ore, FALCONEXPRESS 61 magari tremando per il freddo o sotto la pioggia battente o il sole a picco, con la tentazione costante di fermarsi, col dubbio che non ne valga la pena, con la paura di dover affrontare un “dolore” troppo grande… E comunque, nonostante tutto, ogni volta partire e giocarsela, guadagnare ogni metro con fatica e soddisfazione,controllare il corpo e soprattutto la mente, sapere di essere completamente soli nella “lotta” e allo stesso tempo “sentire” che chi ci sta a cuore è misteriosamente vicino…E alla fine provare soltanto pienezza, benessere, serenità, gratitudine, pace… Ho riflettuto molto sul perchè queste esperienze sono così “vitali” per me, perchè non so rinuciarci e non so farmele mai bastare, perchè sono come una droga che periodicamente devo assumere, perchè ho sempre bisogno di fare fatica, di sottopormi a prove, di affrontare sfide e perchè ogni volta, appena superato l’ostacolo e ottenuto l’appagamento, devo cercare subito un altro traguardo da pormi davanti e un’altra “impresa” da affrontare... In gran parte tutto questo è dovuto la fatto che io ho paura di non avere abbastanza forza, coraggio, sicurezza, maturità, palle, testa e cuore per affrontare la vita e accettare il limite e il dolore,per cui è come se dovessi ogni volta, anche attraverso queste prove, “ridimostrare a me stessa” che sono comunque una persona che vale. Quindi per me è di grandissimo aiuto rendermi conto con orgoglio e soddisfazione che so sostenere la sofferenza, dominare la fatica, combattere con le mie sole forze. E un pò alla volta cerco di interiorizzare che , se bene o male riesco sempre, nonostante tutto, a vincermi e a farcela, forse in realtà ho dentro più risorse di quelle che credo. E questa è per me è una conquista mai sicura, sempre fragile e precaria e comunque preziosissima e che porto fieramente e gelosamente con me nelle altre circostanze difficili, incomprensibili e imprevedibili della vita. Forse mio “bisogno” così forte di correre può essere interpretato come sforzo patetico e destinato al fallimento di non accettare i miei limiti e il passare del tempo... Sicuramente , lo ammetto, c’è anche una parte di questo,anche se sono consapevole di essere una runner “mediocre” e “attempata” e non mi sognerei mai di aspirare a chissà quali tempi... Ma la cosa davvero importantissima è che ,”vivendo” concretamente e “fisicamente” le contrastanti emozioni di queste corse, io riesco ad “accogliere” col corpo e col cuore quelle dure, inderogabili e incomprensibili “leggi della vita” di cui non so trovare in altro modo un senso logico e che non riesco ad accettare con la logica e la ragione... Forse anche attraverso la corsa ( naturalmente non “solo attraverso la corsa”...) riesco pian piano e faticosamente a interiorizzare alcuni aspetti di quel mistero dolce, duro, amato e insensato che è la VITA, così piena di dolorosi fallimenti e di insospettabili riprese, di pesanti fatiche e di appaganti gratificazioni, di buio sconforto e di luminose rinascite, di ricerca di amore e di egoistiche chiusure, di disciplina ferrea e di esplosioni passionali incontrollate, di razionalità rigorosa e di illogiche “voglie”, di inseguimento tenace di un traguardo e di consapevole accettazione che subito dopo ce ne porremo davanti un’altro, sapendo benissimo che anche quello non basterà mai … FALCONEXPRESSF febbraio 2011 62 Con il naso all’insù… Un’attività da sempre connaturata all’essenza dell’uomo Alessio Monteverdi (Presidente Sezione CAI Bozzolo) O k, ma rivolto dove? Verso le montagne! Dev’essere quello che più o meno facevano i nostri antenati ammirando estasiati questi giganti della natura. E’ infatti accertato che l’uomo, fin dall’antichità’, ha sempre avuto il pallino del salire, di arrivare in cima ad una montagna: basti pensare a numerosi episodi biblici, spesso ambientati sui monti, oppure alle più recenti scorribande di Petrarca sul Mont Ventoux, per citarne una. Fino ad arrivare al fatidico anno 1786, quando, Balmat, medico di Chamonix (F) e Paccard, suo compaesano, animati dalle idee rivoluzionarie dell’illumi- nismo, scalano il Monte Bianco, sfidando tutta una schiera di orchi e streghe cattive che per tutto il medioevo hanno abitato le montagne. Non lo sapevano, ma hanno dato il via a quello che oggi è chiamato Alpinismo! Da allora le persone hanno iniziato a salire le montagne con sempre maggiore assiduità, inizialmente con scopi scientifici, poi per la semplice sete di avventura, di conquista, tipica dell’animo umano. I valligiani iniziano a diventare delle guide che accompagnano i facoltosi clienti inglesi, ma parallelamente nascono gruppi di persone che in montagna ci vanno autonomi, arrivando così alla costituzione dei primi Clubs Alpini. I primi sono gli inglesi che nel 1858 fondano l’Alpin Club; ma gli italiani non tardano molto, e nel 1863, Quintino Sella, ministro del Regno d’Italia appena costituito, fonda a Torino il Club Alpino Italiano (CAI). Fra due anni il CAI compirà 150 anni e di cambiamenti ce ne son stati al suo interno durante questo tempo, ma lo spirito che lo anima è tutt’oggi impresso nell’articolo n.1 del suo statuto: un’associazione che ha per scopo la diffusione dell’alpinismo in ogni sua forma, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente montano, soprattutto quello alpino. Dopo la prima sezione di Torino, a macchia di leopardo sono sorte diverse altre sezioni, con un numero sempre maggiore di soci, fino ad arrivare agli attuali 320.000. Anche attorno a noi sono nate diverse sezioni, nonostante il nostro territorio di montano abbia ben poco. Credo tuttavia che siano bastate quelle poche FALCONEXPRESS 63 giornate limpide che ci sono in un anno e durante le quali si vedono le montagne circostanti, tra cui il nostro Monte Baldo, ad animare i nostri conterranei e a dar loro quel desiderio di scoperta e di avventura che animò Balmat e Paccard. Ecco, dunque che si costituirono le sezioni di Mantova, Cremona, Brescia e, quasi quarant’anni fa, la Sezione di Bozzolo, la più vicina a noi. Inizialmente costituitasi come sottosezione di Mantova, nel 1998, al raggiungimento dei 300 soci è potuta diventare Sezione Nazionale del Club Alpino Italiano. Oggi, con i suoi 514 soci, è una delle realtà associative più importanti della zona, contando diverse attività che possono accontentare tutti i gusti e tutte le età. Si organizzano infatti, gite sociali di escursionismo, da quelle ardite a quelle più tranquille; la novità di quest’anno sono una serie di gite adatte a tutti e che hanno un’impronta prettamente culturale, come quella all’osservatorio di S. Benedetto Po, oppure quella ai castelli di Fussen, in Baviera. Ci sono feste sociali, sia estiva che invernale, gite sulla neve (con le ciaspole o con gli sci); ci sono poi serate culturali: qualche mese fa per esempio è venuto a parlare ad Asola lo scrittore Mauro Corona. Infine, all’interno della nostra sezione, c’è una Scuola Nazionale di Alpinismo e SciAlpinismo, intitolata a Sesto Gnaccarini, personaggio molto attivo ed importante nei primi anni di vita della sezione. All’interno della scuola si organizzano corsi di Sci Alpinismo, dove si apprende come affrontare la montagna invernale, corsi di Alpinismo Giovanile, per i più piccoli, dove si impara a frequentare l’ambiente, non solo montano, anche giocando, corsi di Alpinismo Base, per i più grandi, dove si riceve un’infarinatura su tutti i terreni che si possono trovare frequentando la montagna, Corsi di Roccia, Ghiaccio e Alta Montagna, per i più esperti, per accrescere maggiormente le proprie conoscenze e diventare così alpinisti provetti. La novità di quest’anno, infine, è il corso di fotografia in montagna, per tutti, per imparare le tecniche più importanti e poter fissare così, indelebilmente, i più bei momenti passati sui monti. Alcuni di voi (mi vengono in mente Alice Ferro, Francesco Pasini e Michele Bertoletti ma so che tanti altri hanno frequentato il corso di alpinismo giovanile) hanno avuto il coraggio di rischiare e frequentare uno dei nostri corsi e se chiedete loro, penso possano dire, quantomeno, di essersi divertiti e aver fatto qualcosa di diverso. Che poi diventino o meno dei Messner, questo poco importa, sarà già importante che abbiano appreso il valore della fatica e la gioia di una meta raggiunta (proprio come la scuola, se vogliamo), la bellezza delle cose semplici e la spontaneità dei rapporti che si creano tra le persone. Provate, ragazzi, a investire un po’ del vostro tempo libero in qualcosa di diverso, non ve ne pentirete, ve lo assicuro e magari tra qualche anno vi ritroverete a sognare davanti ad una cima o sotto una parete con il naso all’insù… FALCONEXPRESSF febbraio 2011 64 un viaggio nelle cattedrali del calcio internazionale Il WEMBLEY STADIUM, quasi novant’anni di storia del calcio a cura di Giovanni GERVASIO e Michele CHIARI (IVBs) Cari lettori...quello che vogliamo proporvi in queste uscite del Falcone Express • un tour che ci porterˆ tutti quanti insieme alla scoperta degli stadi pi• m aestosi del pianeta, nei quali sono state giocate le pi• emozionanti partite della storia del L a Casa del Calcio, questo è l’appellativo dello stadio che andiamo a visitare oggi. Molti però lo conosceranno con il nome di Wembley Stadium. È uno dei più moderni e all’avanguardia impianti di tutto il mondo, la cui costruzione ha avuto inizio sulle ceneri del vecchio stadio nel 2003 ed è terminata nel 2007 (ma il mito dura da quasi 90 anni!!). Esso è stato scelto come sede della finale di UEFA calcio, dove i giocatori hanno versato sangue e sudore per conquistare i fatidici 3 punti o i tanto sospirati trofei. Ora, non volendo tediarvi inutilmente, incominciamo subito dalla patria dello sport pi• fa moso del globo! Champions League di quest’anno ed ospiterà anche alcuni incontri dell’Olimpiade di Londra 2012. E ora addentriamoci alla scoperta delle origini di questo tempio dello sport. Il vecchio Wembley venne inaugurato nel 1923 dal re Giorgio V nell’omonimo quartiere londinese con il nome di Empire Stadium, in occasione della finale della FA Cup, coppa nazionale inglese, tra Bolton Wanderers e West Ham; lo stadio venne costruito con l’impiego di 1.500 operai in soli 300 giorni (cosa veramente straordinaria per l’epoca) ed era caratterizzato dalle facciate in stile vittoriano con due grandi torri bianche (Twin Towers) che ne divennero il simbolo. Il nuovo stadio invece, completato nel 2007 con una spesa record (è lo stadio più costoso mai costruito), è pensato come un unico, grande FALCONEXPRESS 65 ovale, capace di ospitare 90.000 spettatori tutti con posto a sedere. Rappresenta il secondo stadio per capienza in tutta Europa dopo il Camp Nou di Barcellona, casa del grandissimo Barça di Leo Messi. Così come le Twin Towers sono state per 80 anni il simbolo del vecchio impianto, ora a rappresentare il nuovo Wembley in tutto il mondo è indubbiamente l’arco d’acciaio costruito sopra la North Stand, la tribuna principale, che ha modificato sensibilmente la skyline di Londra. La prima manifestazione ufficiale del nuovo stadio avvenne il 24 marzo 2007. Si disputò un’ amichevole fra la Nazionale di calcio inglese Under-21 e la nostra Nazionale minore, finita 3-3, con una tripletta del “Pazzo” Pazzini, attualmente nel giro degli Azzurri: il giovane attaccante segnò il primo gol della storia del nuovo stadio a soli 28 secondi dall’inizio, portando poi a casa il pallone firmato da tutti i giocatori disputanti la partita secondo la tipica usanza britannica. Fin dall’origine gli Inglesi, considerati i “maestri del calcio”, scelsero questo stadio come sede delle partite della loro Nazionale e qui, spinti dal grande entusiasmo della tifoseria, vinsero molte gare: basti pensare che la prima vittoria dell’ Italia in questo stadio avvenne nel 1973. Le nostre squadre di club invece non hanno in Wembley uno stadio amico, poiché l’unica squadra italiana a sconfiggerne una inglese in questo stadio fu nel 1999 la Fiorentina grazie all’ 1 a 0 siglato da Batistuta ai danni dell’Arsenal. Questo stadio, concepito originariamente per il calcio e il rugby, ha saputo anche adattarsi nel corso degli anni ad ospitare numerosi concerti di stelle della musica che rimarranno nella memoria e soprattutto nel cuore della gente; su tutti i Queen (ultimo tour prima della morte di Freddie Mercury e tributo a quest’ultimo), ma anche i Muse, i Bon Jovi, gli Oasis, Michael Jackson, George Michael, i Take That e molti altri. Sperando di avervi coinvolto in questo viaggio, ci fermiamo qui, dandovi appuntamento al prossimo tuffo tra i Templi del calcio (sempre che la Redazione di FXP ci voglia ospitare ancora!). CURIOSITA’ UndiciÊ metriÊ diÊ speranze,Ê delusioni,Ê sogni trionfi ed amare sconfitte. IlÊ calcioÊ diÊ rigoreÊ • Ê unoÊ deiÊ grandiÊ momentiÊ delÊ calcioÊ modernoÊ grazieÊ allaÊ suaÊ caricaÊ diÊ tensioneÊ maÊ nonÊ • Ê sempreÊ esistito:Ê haÊ infattiÊ daÊ pocoÊ festeggiato i suoi 120 anni di “vita”(il 27Ê dicembre). A inventarlo pare sia stato proprio un portiere,Ê unÊ nord-irlandese,Ê perÊ porreÊ fine alle violenze dei difensori sugli attaccanti avversari. DaÊ quelÊ momentoÊ diÊ oltreÊ unÊ secoloÊ faÊ iÊ rigoriÊ hannoÊ segnatoÊ laÊ storiaÊ diÊ molteÊ partite,Ê rimasteÊ nellaÊ menteÊ diÊ tutti noi Italiani: dalla finale mondiale persa a causa dell’errore finale di Roberto Baggio nel 1994 all’ultima grande vittoria contro i Francesi, rivali di sempre, firmata dal penalty di Fabio Grosso passando per la storica finale tuttaÊ italianaÊ diÊ ManchesterÊ traÊ MilanÊ e Juve decisa da Andriy Shevchenko. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 66 La Società Calcio Asola è Campione d’Inverno Un solo OBIETTIVO: tornare nel campionato di PROMOZIONE a cura di Massimo TOZZO (Presidente Asola Calcio) Q uest’anno l’A.C. Asola si è presentata al nastro di partenza con un solo obiettivo, riscattare l’ultima stagione e arrivare tra le prime in classifica, per ritornare a giocare già dal prossimo anno nel campionato di promozione. Per fare questo la Società ed il Presidente, coadiuvato dal Direttore Sportivo Paolo Rastelli, hanno rinforzato la PRIMA SQUADRA compagine asolana con un’importante campagna acquisti, caratterizzata principalmente dal ritorno di numerosi giocatori asolani che militavano in altre categorie. Il nuovo gruppo è stato formato con il giusto mix di giovani ed anziani, ben distribuiti in tutti i ruoli, mix che sta dando risultati e garanzie sia dal punto di vista qualitativo che di continuità. Nuovo è anche il Mister Marco Pedretti, alla sua prima esperienza come allenatore, ma non nuovo dall’ambiente essendo stato capitano e leader carismatico della squadra che due anni fa aveva vinto il campionato. Il nuovo Mister è stato in grado fin da subito di creare un ottimo rapporto con i ragazzi e di trasmettere loro tutte le ambizioni e le aspettative che Socie- FALCONEXPRESS 67 tà e Tifoseria quest’anno si attendevano da loro. Al giro di boa l’A.C. Asola è in testa alla classifica con cinque punti di vantaggio sulla diretta inseguitrice e con una serie positiva di sette vittorie consecutive. La soddisfazione è tanta anche se tutti, sia allenatore che giocatori stanno con i piedi per terra, sanno che il cammino è ancora lungo e che per raggiungere l’obiettivo della promozione servirà ancora tanta concentrazione e determinazione. A questo ambizioso progetto “partecipa” indirettamente anche l’istituto G. Falcone con tutti gli alunni-calciatori che giocano nelle varie formazioni della nostra JUNIORES Società. In primis, Tafil Bisku e Marco Zanotti, due ragazzi classe 1992 che, nonostante la giovane età, sin dall’inizio del campionato sono titolari in prima squadra. Ci sono poi tutti gli atleti della Juniores come: Bellotti Davide, Piccinelli Pietro, Chiari Michele, Pasini Francesco e Gatti Stefano, già sotto osservazione di Mister Pedretti per un loro graduale inserimento nella formazione maggiore. Inoltre tutti i ragazzi dei campionati giovanili, senza poi dimenticare i neo diplomati anno 2010 come: Luca Tozzo, Stefano Bonandi, Andrea Balbi e Marco Cavallari, anch’ essi già nella rosa della prima squadra. Dal mio punto di vista, (concedetemi una piccola nota polemica) mi chiedo come mai, con tutti questi giovani di talento l’Istituto G. Falcone, non abbia mai partecipato ai campionati studenteschi di calcio, come già fa con altre discipline sportive. Come Presidente dell’A.C. Asola voglio cogliere l’occasione di fare i migliori auguri di Buon 2011 a tutti gli atleti di tutte le discipline sportive dell’Istituto, auspicando per loro una ottima stagione sportiva, ma anche e soprattutto una brillante e positiva conclusione dell’anno scolastico. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 70 LA MODA PASSA, IL JEANS RESTA Da tessuto per le vele dei galeoni a capo d’abbigliamento ecologico: breve storia dell’indumento di massa per eccellenza a cura di Ruth Decarli, Francesca Ghio, Francesca Pasquali, Silvia Tonini (IV Bs) A derenti, a zampa, a sigaretta, a vita alta, con il cavallo basso, shorts, borchiati, skinny, trasandati, con toppe o catene... Ma jeans, sempre e solo jeans. C’è chi ne ha di tutti i colori, chi cerca quelli più particolari, chi indossa solo quelli e non può farne a meno, neanche nell’ora di educazione fisica a scuola! Da ormai un secolo in cima a tutte le classifiche. Un simbolo che non fa distinzioni, né di sesso né di età o classe sociale. Nati a Genova nel lontano XVI secolo, sotto forma di vele per navi, adatte ai lunghi tragitti grazie alla loro resistenza, furono indossati, AÊ GenovaÊ nelÊ novembreÊ 2004Ê sonoÊ statiÊ realizzatiÊ unÊ paioÊ diÊ blueÊ jeansÊ conÊ misureÊ gigantesche:Ê eranoÊ lunghiÊ 18Ê metriÊ perÊ unÊ giro-vitaÊ diÊ 5Ê metri.Ê FuÊ confezionatoÊ utilizzandoÊ 600Ê paiaÊ diÊ vecchiÊ jeansÊ eÊ disegnatoÊ eÊ fabbricatoÊ daÊ studentiÊ liceali. LoÊ sapeviÊ cheÊ ilÊ denimÊ • Ê unÊ tessutoÊ talmenteÊ resistenteÊ eÊ duraturoÊ cheÊ unÊ suoÊ modelloÊ • Ê usatoÊ perÊ rivestireÊ gliÊ spaceÊ shuttle? come la storia racconta, dai garibaldini nella battaglia di Marsala e quest’anno, dunque, anche loro celebrano i 150 anni dell’unità d’Italia. Emigrarono poi in America in cerca di fortuna prima trovata nell’oro a San Francisco con il modello a 5 tasche per cercatori lanciato da Levi’s Strauss, in un secondo momento si affermarono anche nel cinema. Il loro trampolino di lancio furono infatti le pellicole degli anni Cinquanta con dei miti come James Dean, Elvis Presley e Marlon Brando, tutti rigorosamente con indosso i loro jeans. La guerra li riportò in Italia con i soldati americani, ma solo a partire dal ’68 entrarono nelle case di tutti i giovani italiani FALCONEXPRESS 71 che videro nei jeans un modo per rivendicare o affermare la loro identità. Il jeans diventò il simbolo della ribellione giovanile, delle bande, della voglia dei giovani di prendere le distanze da un mondo adulto che non li rappresentava. È da questo momento che cominciò a svilupparsi un fenomeno nuovo e inatteso: la moda non fu più dettata dai grandi stilisti, ma dalla strada . Per la prima volta era il gusto delle masse che si imponeva. In seguito, negli anni ’80 nascerà il jeans firmato, diventato un must di tutte le ditte d’abbigliamento, fino a raggiungere gli eccessi con l’applicazione di piume e pizzi di ogni genere. Con il nuovo millennio emergono anche i lati oscuri della grande produzione a basso prezzo: sfruttamento, mancanza di rispetto dell’uomo e dell’ecosistema. Si cerca così di rimediare: nasce il logo LifeGate Jeans, jeans OGM che rispettano l’ambiente, ancora purtroppo poco conosciuti. Nonostante siano passati due secoli di continue lotte e cambiamenti i blue jeans rimangono degli evergreen dell’abbigliamento mondiale. E per parafrasare, a modo nostro, una delle più grandi stiliste di tutti i tempi: la moda passa, il jeans resta. SiÊ accettanoÊ consigliÊ sulÊ temaÊ daÊ trattareÊ nelÊ prossimoÊ numeroÊ aÊ propositoÊ diÊ ModaÊ eÊ dintorniÉ FALCONEXPRESSF febbraio 2011 72 Quando Chuck Norris cade le stelle esprimono un desiderio Come nasce una leggenda … a cura di Bruno TRATTA (IVAs) Nelle scorse edizioni di FXP ha avuto molto successo la rubrica su Chuck Norris, tratta a sua volta da un sito internet in cui ognuno pu˜ pub blicare una personale battuta scherzosa sul celebre attore americano - preso in giro a causa del suo pi• n oto personaggio, il C arlos Ray Norris nasce il 10 marzo 1940 a Ryan, una piccola cittadina nell’Oklahoma da Wilma Scarberry (di origini cherokee) e Ray Norris (di origini irlandesi). Quando ha 10 anni i suoi genitori divorziano ed è quindi costretto a trasferirsi con la madre e i due fratelli (Aaron ranger texano, eroe puro, bello e invincibile. In questa edizione abbiamo deciso di concludere la rubrica, ma nel farlo, vogliamo rendere ancora una volta omaggio al nostro eroe, pubblicando una breve biografia aggiornata e alcune delle battute pi• be lle. e Weiland) prima nel Kansas e poi a Torrance in California. Nella sua biografia, Chuck descrive la sua infanzia come infelice: era infatti timido, gracile di costituzione e non eccelleva in nessuna materia scolastica; era inoltre preso in giro dagli altri ragazzi a causa del suo retaggio indiano. Finite le scuole superiori, dopo essersi sposato con Diane Holechek, si arruola nella United States Air Force per la quale deve trasferirsi in Corea del sud alla base militare di Osan dove viene soprannominato Chuck. È qui che si interessa al Tangsudo, interesse che lo porterà a diventare cintura nera e a fondare il Chun Kuk Do (un’arte marziale ibrida ideata proprio da Chuck Norris). Ottenuto il congedo nel 1962 torna in California dove fonda diverse scuole di karate e taekwondo. Nel 1970 suo fratello Weiland muore in Vietnam; per questo motivo Chuck dedicherà lui il film Rombo di tuono nel 1984. Nel 1972 fa una breve comparsa nel film di Bruce Lee l’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. Grazie a Steve McQueen, Chuck Norris studia recitazione alla Metro Goldwyn Mayer dopodiché comincia la sua vera e propria carriera cinematografica: interpreta infatti il ruolo del protagonista in ‘‘breaker!breaker!’’ ‘‘the octagon’’ e ‘‘an eye fora an eye’’ tra i più famosi. Nel 1988 divorzia dalla prima moglie dalla quale ha avuto tre figli: Mike Dina e Eric. Nel 1993 è sia produttore con il fratello Aaron che FALCONEXPRESS 73 attore nella fortunata serie televisiva Walker texas ranger dalla quale Chuck trae tutta la fama di cui ancora oggi gode. La serie televisiva resta in onda per 8 anni sulla CBS intanto nel 1998 si sposa con la modella Gena O’Kelley dalla quale nel 2001 ha due gemelli Dakota Alan (il maschio) e Danilee Kelly (la femmina). Chuck da buon cristiano si è spesso offerto come promotore di campagne contro l’abuso di droga e a favore dello studio della Bibbia nelle scuole pubbliche; è anche autore di diversi libri tra cui ‘‘the justice riders’’ (a sfondo cristiano) e la sua autobiografia intitolata ‘‘against all Sul ranch di Chuck Norris la neve non attacca. Si difende. Se su Facebook cerchi il profilo di Chuck Norris trovi sia quello destro che quello sinistro. Ieri Chuck Norris ha fatto il cambio di stagione nel suo armadio. Ora nel suo guardaroba ci sono 40 gradi e un sole splendente. Dante Alighieri • passato attraverso tutti i gironi dellÕ Inferno. Chuck Norris può accedere direttamente alle finali Quando il cielo • felice, tocca Chuck Norris con un dito. E poi Chuck Norris glielo spezza. Chuck Norris odia la felicitˆ . Una volta Chuck Norris ha chiesto ad un amico di trattenersi a cena. LÕ amico per non contraddirlo non ha mangiato pi• neanche una briciola di pane. Un giorno due malviventi hanno provato a rapinare Chuck Norris dicendogli Ò Mani in alto o spariamoÓ . Sono spariti. Chuck Norris ha scoperto il peso della Terra poggiando una bilancia rovesciata per terra. odds’’. Oggi il ranger più famoso della televisione vive nel suo ranch situato tra Navasota e Anderson in Texas godendosi la gloria raggiunta grazie anche ai recenti Chuck Norris Facts simpatici racconti che miticizzano le imprese del nostro eroe quasi fosse Beowulf. Ogni tanto Chuck Norris si sveglia di soprassalto nel cuore della notte perchè gli sembra di soffocare. Qualcuno. Ed effettivamente è così Quando Chuck Norris scoppia di salute, uccide tutti nel raggio di 10 kilometri. Chuck Norris pu˜ orientarsi ovunque si trovi semplicemente osservando la stella da ranger che ha sul petto. Tutte le ciambelle di Chuck Norris riescono con il buco. Le pillole di saggezza di Chuck Norris sono considerate doping. A scuola, quando Chuck Norris parlava con il compagno di banco, il professore prendeva appunti. Quando fa il minestrone Chuck Norris lancia le verdure nel passato. Nel 1608. Chuck Norris pu˜ ingannare le apparenze. Bo e Luke Duke entravano nel Generale Lee dal finestrino, Chuck Norris entra nel Pick-Up dalla marmitta. Sbucciando le cipolle, Chuck Norris ride. FALCONEXPRESS febbraio 2011 74 L’ODIO L’odio fa soffrire la gente che vuole amare. L’odio è dolore e facilmente non ti puoi liberare. L’odio fa dimenticare le persone più care. L’odio ti porta in una strada di menzogna. L’odio è dentro di te E tu lo dovrai sconfiggere con l’amore e il perdono Se l’amore seguirai una speranza sempre nel cuore avrai. FANTASIA La mia fantasia Inventò la pioggia… (Blerta CELISLAMI - IVAss) (Blerta CELISLAMI - IVAss) L’AMORE Am ore disperso tra le stelle perché non brilli amore disperso per l’oceano perché non nuoti amore disperso nello spazio perché non dici ad una persona quanto l’ami. (Blerta CELISLAMI - IVAss) ADDIO Mille modi di dirti addio, per sempre addio mille modi di chiederti perdono, per sempre perdono mille modi di piangere, di piangere per gli errori commessi. Ti dico addio, tre volte addio. E lo grido, lo grido forte perché quando ti ritroverò potrei non ricordare più come fare. (Eliana FASANI - IVAss) Il disegno è di Manisha PARMAR (IVAss) 75 Michele BERTOLETTI (IVBs) FXP seleziona giovani fumettisti; non necessariamente studenti del falcone. Potete spedire il materiale (non gli originali) al nostro indirizzo di posta elettronica. Se interessati a pubblicare i vostri lavori, vi contatteremo. c ZZO IIIBit Giulia TO FALCONEXPRESSF 76 febbraio 2011 Eliana FASAN I IVAss FALCONEXPRESS 77 previsioni per il 2011 a cura di Rachele VILLANI (VBs) ARIETE (20 marzo-20 aprile) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Marte Elemento: fuoco Qualità: cardinale Colore da portare: rosso in tutte le sue sfumature Pietra portafortuna: corallo rosso o rubino Metallo: il ferro che appartiene a Marte Giorno favorevole: il Martedì, dominato da Marte PREVISIONI 2011: L’Ariete sarà tra i segni più fortunati del 2011, insieme a Sagittario e Leone. In particolare, grazie a Giove, saranno i nativi di aprile ad essere fortunati e propensi a realizzare alcuni sogni. Per l’Ariete, si professa un anno fortunato a livello lavorativo e scolastico. Sia coloro che vogliono cambiare lavoro, sia chi cerca da tempo di fare carriera o di stabilizzarsi, vedrà nel 2011 un anno fortunato soprattutto a partire dalla primavera 2011. Per quanto riguarda l’amore invece, per le storie importanti bisognerà attendere. Ci saranno alcune storie interessanti, ma alcuni si trascineranno dietro dei vecchi amori che vi hanno deluso. Per la salute solo un consiglio: copritevi per evitare il raffreddore da cambio di stagione! TORO (21 aprile-21 maggio) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Venere Elemento: terra Qualità: fissa Colore da portare: il verde, il colore di Venere Pietra portafortuna: Smeraldo Metallo: Il rame che appartiene a Venere Giorno favorevole: Venerdì, dominato da Venere PREVISIONI 2011: Un anno importante per il Toro. L’oroscopo del 2011 divide i nati sotto il segno del Toro in due categorie: i Toro di aprile (Toro di prima decade) e i Toro di maggio. I Toro di aprile, saranno baciati dalle stelle. Infatti, a giugno 2011, Giove, il pianeta della fortuna, entrerà nel segno del Toro, per restarci per un bel po’. Quindi, i nati nella seconda e nella terza decade dovranno aspettare che Giove si addentri nel segno del Toro (soltanto nel 2012) per beneficiare al massimo degli influssi positivi. E quali potrebbero essere per un Toro? Per esempio l’arrivo di una certa somma di denaro, o una piccola vincita al gioco, un affare fortunato, ma anche una romantica storia d’amore. O un ritorno sperato. Una qualità di vita migliore, insomma il ritorno del sorriso sulla bocca più sensuale dello zodiaco. Infatti, quando Giove entra nel Toro favorisce anche gli amori fortunati, magari proprio nei mesi in cui Venere è più propizia. Ma la pazienza del Toro è proverbiale, quindi i Toro di maggio aspetteranno di buon grado il lieto evento, e nel frattempo sentiranno il clima positivo in arrivo. GEMELLI (22 maggio-21 giugno) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Mercurio Elemento: Aria Qualità: Mutevole Colore da portare: il giallo, che riflette la vivacità dei Gemelli Pietra portafortuna: Topazio o agata Metallo: il Mercurio, simile ai Gemelli, fluido e vivace Giorno favorevole: Mercoledì, perche legato a Mercurio PREVISIONI 2011: Il 2011 sarà per voi un anno di cambiamenti. Potrebbe trattarsi dell’offerta di un altro posto di lavoro, di un ambiente scolastico diverso, di un nuovo amore, di un trasloco, ma anche di una vostra esigenza più profonda di una svolta esistenziale. Sul lavoro dovrete impegnarvi molto, ma avrete diverse soddisfazioni, sia professionali sia finanziarie, probabilmente a marzo e per tutta l’estate. Tutto l’anno tenete i piedi per terra e non fidatevi troppo degli altri e delle loro ridondanti promesse. E anche voi non cullatevi troppo in sogni ed illusioni, ma siate un po’ più concreti. Anche per l’amore, i mesi più fecondi e felici sono quelli estivi. Anche chi è single da maggio ad agosto potrà fare l’incontro della sua vita. Qualche problemino di salute tra novembre e dicembre. Il periodo migliore: maggio, giugno e luglio. Attenti a: non essere impulsivi. Questo sarà per voi un anno ricco di decisioni da prendere, non siate frettolosi ma pensateci bene su. CANCRO (22 giugno- 22 luglio) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Luna Elemento: Acqua Qualità: Cardinale Colore da portare: il bianco, che esprime idealismo e spiritualità Pietra portafortuna: Perla Metallo: L’argento che richiama i colori dei raggi lunari Giorno favorevole: Lunedì, giorno della Luna PREVISIONI 2011: L’anno si apre con un susseguirsi di situazioni piuttosto pruriginose soprattutto nel settore privato, nella professione e come se non bastasse una innumerevole fonte di problemi arriveranno dalla famiglia … il vostro tanto ben amato focolaio domestico sarà tra il primo a farvi saltare i nervi, e non arriveranno a capire il vostro stato umorale piuttosto disturbato fino a quando non riuscirete imperiosamente a dargliene atto. I primi mesi dell’anno non saranno invidiabili, ma ci sarà sempre qualcuno che riuscirà a tirarvi fuori da impicci, a volte, anche piuttosto complicati. Attenti a saper ben gestire le fila di una relazione, che a causa di un vostro motivato disinteresse, visto il momento di gran confusione, potrebbe pagarne serie conseguenze. Il partner potrebbe iniziare a lamentarsi dell’assen- FALCONEXPRESSF febbraio 2011 78 teismo ormai conclamato, e mettendovi quasi sicuramente alle strette otterrà da voi l’effetto contrario. Fortunatamente lo scenario comincerà ad assumere colori e sapori diversi, già dalla fine del mese di Maggio … grazie a Mercurio che darà il cosiddetto colpo di mano, e renderà tutto più brioso e allegro, e dal quale partirà la spinta del susseguirsi di benevole Stelle tutte a vostro favore. LEONE (23 luglio- 22 agosto) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Sole Elemento: Fuoco Qualità: Fissa Colore da portare: il giallo oro Metallo: L’oro, simbolo del sapere, che infonde coraggio e vitalità Pietra portafortuna: Il diamante Giorno favorevole: Domenica, giorno del Sole PREVISIONI 2011: I primi sei mesi un susseguirsi di pianeti, spingerà i cari Leoni a prendere delle decisioni importanti, e se queste saranno ben gestite daranno ottimi risultati a breve. Una metamorfosi tanto attesa sarà l’eccezionale novità del 2011, cambierete non solo modi e aspetto fisico, molti del segno rivoluzioneranno il loro look e in casi un più estremi alcuni arriveranno anche a degli interventi estetici, ma soprattutto quello che si trasformerà, o meglio si evolverà sarà la vostra sfera intima . E durante questa inaspettata crescita, cambierete il vostro modo di amare e di vivere i sentimenti. Le relazioni non saranno solo più viste da voi come un rapporto a due, ma la profondità dei vostri sentimenti si unirà con l’altra persona, una fusione di anime che comunicheranno all’unisono.In ambito scolastico e lavorativo i settori innovativi saranno quelli battuti sin dall’inizio dell’anno, e che via via, tra una serie di innumerevoli ostacoli, porteranno al successo. La seconda parte dell’anno sarà più impegnativa, Giove dissonante creerà qualche contrattempo, cercate di tenere ben saldi i nervi ed evitate di essere troppo impulsivi, solo così riuscirete nei vostri obiettivi. VERGINE (23 agosto- 22 settembre) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Mercurio Elemento: Terra Qualità: Mutevole Colore da portare: il grigio Metallo: Mercurio perché la Vergine, come i Gemelli è dominata da Mercurio Pietra portafortuna: Zaffiro Giorno favorevole: Mercoledì PREVISIONI 2011: Al principio del 2011, voi della Vergine, per l’opposizione di numerosi astri al vostro segno, potreste essere visti come soggetti pericolosi. Infatti non si ha l’impressione che sappiate esattamente cosa volete dalla vita. Chi di voi della Vergine è in una relazione stabile, potrebbe rendersi conto che la dolce metà è diventata un po’ sospettosa e che non ha neanche tutti i torti. Come per gli affetti, anche per lo stato di forma e l’aspetto fisico voi della Vergine attraverserete due momenti ben distinti, nel nuovo anno. All’inizio del 2011, infatti, subirete l’influenza degli astri contrari, che vi rendono un po’ pigri, impedendovi una giusta attività fisica. Noterete un miglioramento positivo a partire da Marzo. Per quanto riguarda la scuola e la professione le stelle vi accompagneranno fin dai primi giorni del 2011! Unico momento sfavorevole ci sarà nel mese di Aprile; consiglio: attenzione alle materie scientifiche! BILANCIA (23 settembre- 22 ottobre) CARATTERISTICHE DEL SEGNO Pianeta dominante: Mercurio Elemento: Terra Qualità: Mutevole Colore da portare: il grigio Metallo: Mercurio perché la Vergine, come i Gemelli è dominata da Mercurio Pietra portafortuna: Zaffiro Giorno favorevole: Mercoledì PREVISIONI 2011: Nel 2011, voi della Bilancia sentirete il bisogno di mettere in discussione certe scelte fatte nel 2010. Con Saturno nel segno, sarete capaci, senza creare eccessivi danni, di apportare cambiamenti alla vostra vita di coppia, che renderanno la stessa vita a due più piacevole e ricca di gradevoli sorprese. Chi è alla ricerca di una nuova relazione, sia che parta da una situazione di solitudine, sia che parta da una vecchia relazione che non va più bene, potrebbe, però, essere un po’ troppo indeciso e perdere alcune occasioni per conoscere meglio una persona piacevole. La congiunzione di Saturno con il vostro segno permette a voi della Bilancia di ottenere risultati che altri possono solo sognare, nel 2011. E’ un periodo di pacifico rinnovamento. Chi ha già un lavoro e intende tenerselo, non dovrà lavorare più del solito, per far notare ai propri superiori quanto il proprio impegno sia produttivo. Favoloso anno scolastico! SCORPIONE (23 ottobre- 22 novembre) CARATTERISTICHE DEL SEGNO Pianeta dominante: Marte Elemento: Acqua Qualità: Fissa Colore da portare: il viola che aiuta lo Scorpione nelle sue meditazioni Metallo: ferro in quanto domina Marte, governatore dello Scorpione Pietra portafortuna: Rubino Giorno favorevole: Martedì, giorno di Marte PREVISIONI 2011: gli Scorpioni nel 2011 saranno ben vigorosi e determinati. Sentiranno il bisogno di affermarsi se non addirittura di vincere, e questo darà loro la spinta necessaria per raggiungere determinati traguardi, curando il giusto delle avversità e delle iniquità che si presenteranno. In amore saranno in qualche modo legati. Ad esempio sono probabili litigi in famiglia per la troppa assenza da casa dovuta ad impegni di lavoro, così come potrebbe accadere che si instauri una piacevole relazione proprio sul posto di lavoro o a scuola. Saprete come farvi piacere agli altri, e questo vi aiuterà nell’instaurare nuove relazioni: sono previsti flirt e amori estivi, e anche relazioni extraconiugali. A chi è single potrebbe accadere di tutto… quindi dovete FALCONEXPRESS 79 stare molto attenti e pronti perché non tutti gli anni capitano così tante occasioni! SAGITTARIO (23 novembre- 21 dicembre) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Giove Elemento: Fuoco Qualità: Mutevole Colore da portare: l’azzurro, che vivacizza l’intelligenza Metallo: Stagno Pietra portafortuna: Turchese Giorno favorevole: Giovedì PREVISIONI 2011: Il Sagittario vivrà un 2011 molto movimentato a causa di numerosi transiti planetari non diretti, ma nelle proprie case solari: questo causerà molteplici eventi e cambiamenti. Non ci sarà dunque da annoiarsi per il Sagittario nel prossimo anno: ogni giorno sarà buono per qualcosa di nuovo ed imprevedibile, e non stiamo parlando solo di piccole cose, ma di veri eventi che potrebbero cambiare la vostra vita per molto tempo. In peggio? Decisamente no, anzi… ma starà a voi capire se le occasioni che si presenteranno andranno afferrate o, al contrario, fugate! il campo affettivo sarà uno di quelli che vivrà più sconvolgimenti, sarete pazzerelli e ben inclini a nuove avventure. Chi vive una relazione sentirà il bisogno di aria nuova, cosa questa che potrebbe far pensare a nuove avventure con il proprio partner, ma anche -all’opposto- ad interruzioni improvvise del rapporto o addirittura a tentazioni di infedeltà. CAPRICORNO (22 novembre- 20 gennaio) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Saturno Elemento: Terra Qualità: Cardinale Colore da portare: il nero, appartiene a Saturno, richiama l’invisibile, la notte Metallo: Piombo Pietra portafortuna: Onice Giorno favorevole: Sabato PREVISIONI 2011: Il Capricorno inaugura nel 2011 una stagione di radicali cambiamenti che durerà molto tempo, ma che inizierà subito con un forte impulso positivo già nelle prime settimane dell’anno. Per tutto il 2011 saranno molto favoriti matrimoni (con bambini subito in arrivo!), fidanzamenti e convivenze. Soprattutto le donne Capricorno, vedranno finalmente coronato il proprio sogno d’amore. In campo scolastico ci saranno cambiamenti in positivo soprattutto riguardo le materie che richiedono grande sforzo di memoria. L’unico rischio è quello di farsi sopraffare dalle persone vicine (collaboratori e colleghi), per cui occorrerà determinazione, anche a costo di compromettere qualche amicizia, che poi tanto amicizia non si rivelerà. ACQUARIO (21 gennaio- 19 febbraio) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Urano Elemento: Aria Qualità: Fissa Colore da portare: blu perché rappresenta la spiritualità di questo segno Metallo: Zinco o argento Pietra portafortuna: Agata o ametista blu Giorno favorevole: Venerdì PREVISIONI 2011: l’anno dell’Acquario avrà degli aspetti piuttosto vivaci, con frequenti alti e bassi, soprattutto nella sfera dell’amore, ma che fondamentalmente la forza interiore, l’energia e la caparbietà degli Acquari avrà il sopravvento anche sugli eventi meno piacevoli. La sfera sentimentale, e ancora di più quella sessuale, sarà senza dubbio un aspetto molto vivace del 2011 per l’Acquario. Il 2011 sarà infatti caratterizzato da forti pulsioni sessuali, una grande carica di eros che sorprenderà piacevolmente il partner e che contribuirà non poco ad una piacevole vita di coppia. Chi è single sentirà una grande spinta per cercare un partner, anche “occasionale” e probabilmente vivrà più storie di quante ne potesse immaginare e non invano, in quanto probabilmente avrà modo di innamorarsi perdutamente. Chi ha una carriera scolastica piuttosto stabile, non vedrà significativi cambiamenti, bensì un lento e costante progredire che alla fine può portare ai risultati sperati. Dove fare leva per migliorare? Un po’ sul proprio carisma, che nel 2011 sarà maggiore del solito, ed un po’ sulla propria “voglia di arrivare” che darà quella spinta in più verso il traguardo. PESCI (20 febbraio- 19 marzo) CARATTERISTICHE DEL SEGNO: Pianeta dominante: Giove e Nettuno Elemento: Acqua Qualità: Mutevole Colore da portare: verde mare o turchese Metallo: Stagno Pietra portafortuna: Acquamarina Giorno favorevole: Giovedì PREVISIONI 2011: Il 2011 dei Pesci si aprirà subito molto bene grazie al transito di Giove nel mese di Gennaio, per poi proseguire sempre bene, ma con una impronta diversa, in quanto la benevola presenza del pianeta Giove sarà sostituita da quella di Nettuno, proveniente da Acquario, che da Agosto sosterà per molti anni nel segno. Nettuno non porta direttamente fortuna e ricchezza, bensì pace interiore, creatività e intelligenza che aiuteranno coloro che vorranno usare queste doti. Per coloro che non vivono una relazione stabile, l’anno scorrerà senza grandi sussulti, non sono escluse nuove storie. La storia ”importante” potrebbe arrivare solo verso la fine dell’anno, e sarà con una persona che conoscete da tempo, magari un collega di lavoro o di un vostro hobby. Al proposito, si consiglia a tutti i single che vogliono fare nuovi incontri, ad iscriversi a corsi o gruppi culturali. Giove porta grandi e piacevoli novità nell’ambito del successo finanziario e lavorativo, tuttavia, come abbiamo detto, i suoi effetti nel 2011 per i Pesci, si esauriranno subito nelle prime settimane; quindi prestate particolare attenzione nei mesi di Febbraio e di Marzo considerati di transito. FALCONEXPRESSF febbraio 2011 80 queste le aziende che scommettono su cultura e formazione a cura di Francesco PASINI (IVAs - Direttore marketing) F XP nasce grazie all’impegno e alla collaborazione di tutte quelle persone - studenti, docenti, dirigenza, segreteria, personale Ata - che gravitano nell’orbita dell’Istituto Falcone; siamo tuttavia consapevoli, che senza la stima, l’entusiasmo e la solidarietà dei nostri tanti sponsor, questo progetto non sarebbe mai nato, perlomeno non nella forma e secondo le finalità che ci eravamo prefissi. Nel corso di questi anni, abbiamo ospitato tante aziende sulle nostre pagine, dalle più grandi alle più piccole, ma tutte hanno dimostrato una grande e rara attenzione alle dinamiche dell’istruzione, della formazione e della cultura in generale. Nello scommettere su un progetto come il nostro, infatti, a differenza di tanti altri che magari presentano maggiori ricadute pubblicitarie, si sceglie di puntare sul futuro, sui giovani, sul territorio e, in definitiva, al bene comune; e questa sensibilità – tanto più se mostrata da un’istituzione commerciale legata inevitabilmente a considerazioni di ordine economico – rivela come anche quelle agenzie che si fondano sulla ricerca del profitto possono integrarsi e collaborare con enti di interesse sociale, manifestando in tal modo un atteggiamento di natura etica. Per quanto concerne poi le ricadute pubblicitarie in riferimento alla diffusione del prodotto e alla relativa visibilità dello sponsor, sottolineiamo che la tiratura di FXP non è trascurabile (dalle 800 alle 1000 copie ad uscita), contiamo anzi di aumentarla e di stornarne una parte (circa il 10/15%) per indirizzarla ad un target selezionato di personalità e istituzioni locali e nazionali. FXP ha scelto inoltre di dedicare ai propri sponsor spazi visibili ed esclusivi – pagine intere o mezze pagine, mai strisce, box o 2 marchi nella stessa pagina - , accattivanti nella veste grafica e attente al messaggio che il cliente intende veicolare. Qui di seguito, l’elenco delle aziende che ci hanno accompagnato e sostenuto nel nostro viaggio; a loro il nostro più sentito e affettuoso ringraziamento, con la speranza che possano continuare a collaborare con noi e che tanti altre se ne aggiungano. Sostenendoci, i nostri partners, ci offrono una possibilità in più per “diventare grandi”, per acquisire, cioè, quel posto nel mondo, quell’identità e quella autonomia che cerchiamo, a volte confusamente, ma che, spesso, il mondo dei cosiddetti adulti ci nega. FALCONEXPRESS 81 Levante intimo L’Ottico BCC Mantovabanca Farmacia dell’ospedale Scapini ufficio Ecografie Dr. A. 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FXP - Falcone express anno IV - numero 0 - febbraio 2011 Organo di stampa ufficiale dell’Istituto “Giovanni FALCONE” via Saccole Pignole, 3 46041 Asola (Mn) tel. 0376.710423 - 710318 fax 0376.710425 e-mail [email protected] Dirigente scolastico: Gianna DI RE Direttore responsabile Fabrizio COPERTINO Correzione bozze Dipartimento di Lettere Direttore editoriale Joned SARWAR Firme Cristina AGAZZI Paola ANTICO Veronica ARBOSCELLI Laura BAROZZI Cinzia BERTOLETTI Michele BERTOLETTI Davide CAGNATA Blerta CELISLAMI Michele CHIARI Fabrizio COPERTINO Sebastiano CORRADINI Ruth DECARLI Eliana FASANI Simona FEDERZONI Matteo FERRO Michelle GALLI Elisa GERMINIASI Giovanni GERVASO Francesca GHIO Corinne INGLESE Joned SARWAR Alessandro MAGNANI Alessio MONTEVERDI Sara MORBINI Sara MORENI Carlo NEVIANI Manisha PARMAR Direttore marketing Francesco PASINI Caporedattore Michele ROMANI Redazione Fabrizio COPERTINO Joned SARWAR Francesco PASINI Michele ROMANI Enrico TONINELLI Alessandro SPANO Rapporto con il territorio e con le Istituzioni Francesca ZALTIERI Progetto grafico FXP Factory Fotografia Letizia DOSSENA Alice FERRO Francesca PASQUALI Francesco PASINI Martina RAMPONI Nicola RIZZIERI Micol ROSA Federica SODA Sara TEBALDINI Enrico TONINELLI Silvia TONINI Giulia TOZZO Massimo TOZZO Bruno TRATTA Benedetta TURCATO Alessandra VARONE Rachele VILLANI Hanno contribuito alla realizzazione e alla promozione di FXP Dirigenza Segreteria Personale ATA Responsabile della distribuzione Marco Hajdari Stampe Arti Grafiche Chiribella SAS Bozzolo (Mn)