23 056 Kehinde - Kehinde Wiley

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23 056 Kehinde - Kehinde Wiley
glam
HIP POP ART
L’EREDE DI BASQUIAT
HA TRENT’ANNI, VIENE DAL GHETTO
DI SOUTH CENTRAL A LOS ANGELES
ED È AMATISSIMO DAI RAPPER.
CHE LUI RITRAE COME ARISTOCRATICI
E CELEBRI CONDOTTIERI DEL PASSATO.
PER ESALTARLI? NON PROPRIO...
RETNA
IL PITTORE
CHE TRASFORMA
I GANGSTA
IN GENTILUOMINI
David Vecchiato
C’
è un ragazzo di trent’anni a Brooklyn che regala ai neri del ghetto
l’illusione di una seconda vita. Li veste con abiti firmati e li sistema
in lussuose dimore, tra fregi dorati barocchi e decorazioni floreali
in stile rococò. Davanti a lui, loro assumono un’aria importante
e si trasformano così in fieri condottieri o ricchi aristocratici europei,
portandoci alla memoria icone del passato più o meno recente, che siano esse
l’affresco di un santo o un murales di Harlem dedicato al rapper Tupac
Shakur. È proprio come un benefattore hip hop, Kehinde Wiley.
Rende ricchi e potenti gangsta pericolosi e bravi ragazzi neri, come
per molti di loro ha già fatto la musica rap, sempre meno
SUL TRONO
“CNN del ghetto”, come veniva definita all’inizio, e sempre più
Nella pagina
veicolo per l’ostentazione di uno stile di vita lussuoso
accanto, il rapper
e grottescamente eccessivo. Nel caso di molti modelli
Ice T, ritratto
con tanto
che posano per Wiley, però, il sogno di una vita migliore
di scettro e cappa
rimane un sogno, perché lui è un artista, un pittore. >
di ermellino
LE SUE
OPERE
SONO UN MIX
TRA I RITRATTI
CLASSICI
DELL’OTTOCENTO
E LA CULTURA DI STRADA
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DI
in un quadro
di Kehinde Wiley.
A sinistra, una foto
dell’artista americano
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glam
HIP POP ART
FIORI E PISTOLE
Altre opere di Kehinde Wiley. Sotto, Encourage Good
Manners And Politeness... (2007). Più in basso,
Biggie (2005), ritratto del rapper Notorious B.I.G.,
ucciso a colpi di arma da fuoco nel 1997,
e a sinistra, St. Sebastien II (2006)
E forse dipinge così i suoi fratelli
di pelle per offrirgli l’opportunità
di essere presenti nell’iconografia
di secoli e luoghi in cui i neri
erano invisibili, ritenuti schiavi
o selvaggi. Wiley, che per gli
esperti è destinato a diventare
il più importante artista nero dopo
Jean-Michel Basquiat, descrive
le sue opere come un mix tra
i ritratti classici del diciottesimo
e diciannovesimo secolo europeo
che ha visto da bambino nei musei
californiani e ciò che vede ogni
giorno per strada. I suoi soggetti
infatti sono tutti afroamericani,
uomini e donne di Harlem,
di South Central, di Brooklyn,
o di qualsiasi altro quartiere nero
americano. Non fa differenza
perché, come dice Wiley «viviamo
in un’epoca pop industrializzata
in cui possiamo vedere gli stessi
vestiti addosso a persone
che vivono in quartieri simili
e che guardano tutti gli stessi
show. C’è un’omologazione
continua in atto». Lui va in strada
a scegliere i suoi modelli:
nella maggior parte dei casi,
sconosciuti che lo colpiscono
per il loro aspetto. Poi li porta
nel suo studio e insieme scelgono
da un libro d’arte un’opera
classica da “interpretare”.
La posa che ne risulta è forzata
e falsa, addirittura kitsch, perché
il modello non è un professionista
abituato a posare. Interpreta
se stesso, o meglio ciò che vorrebbe
essere secondo i suggerimenti
dello show business,
riproducendo in modo goffo
la posa di un’icona immortale.
Proprio lo show business
sta facendo la fortuna
di Kehinde Wiley: la sua arte
ha attirato fin da subito
la comunità hip hop, di cui
ha ritratto l’aristocrazia,
proprio come facevano
i pittori del passato che
lo hanno ispirato: Ice T, le Salt N’
Pepa, LL Cool J e molti altri hanno
posato per lui. Perché ormai
la musica rap e i suoi esponenti
hanno rotto il sodalizio
con culture “povere” un tempo
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ARTE DI STRADA
A sinistra, Napoleon
Leading The Army
Over The Alps (2005),
con un modello preso
dalla strada al posto
di Napoleone.
Il quadro è una
rielaborazione
in chiave hip hop
di un celebre dipinto
ottocentesco
di Jaques-Louis David.
In alto a destra,
St. John The Baptist II
vicine, come graffiti, street-art,
skate o breakdance. Ora
le superstar del rap sono alla
ricerca di una nuova estetica,
il più pomposa possibile.
Per questo motivo, non è strano
vedere un ritratto di Snoop Doggy
Dogg che si dedica alla caccia
alla volpe in vesti purpuree.
Anche il regista Spike Lee
apprezza il lavoro di Wiley tanto
da avergli commmissionato un
ritratto del giocatore di baseball
Jackie Robinson dei Dodgers.
Wiley viene da South Central, quel
ghetto di Los Angeles raccontato
proprio da LaChapelle sul suo
film Rize (era in allegato
con il numero 21 di XL). Ma non è
cresciuto in strada. Sua madre,
ha fatto studiare arte a lui e al suo
gemello fin da ragazzini, tenendoli
lontani da interessi più pericolosi.
Il suo nome, “Kehinde”, significa
“il gemello secondogenito”
in Yoruba, un dialetto nigeriano.
A 12 anni viene messo su un aereo
per andare a studiare arte a San
STAR DEL RAP O GENTE DI STRADA,
NON FA DIFFERENZA. TUTTI VENGONO
RITRATTI CON GRANDE IRONIA
Pietroburgo, in Russia. Poi si
trasferisce a lavorare a Brooklyn.
La stampa Usa paragona le sue
tele e quelle di Tiepolo, Tiziano
e del Rinascimento italiano. Ma
in realtà, Wiley si rifà più ai ritratti
di reali, condottieri e nobili
dei pittori dell’Ottocento.
Come loro, infatti, celebra
gli esponenti della cultura (black)
contemporanea. Lo fa
con capacità pittoriche superiori
rispetto ai ragazzi che dedicano
i tipici murales funebri R.I.P.
ai loro idoli rap o amici defunti
nei giardini e nelle strade di New
York, ma con la stessa intenzione.
I suoi dipinti sono, infatti, carichi
di elementi iperrealisti come
le foto ritoccate e di arzigogoli
grafici, propri del gusto hip hop.
Per questo, qualcuno
lo ha definito neo-barocco,
«ma al contrario dell’epoca
barocca», afferma lo stesso Wiley,
«c’è molta ironia nel mio lavoro».
Ed è evidente quando
ci si trova di fronte al ritratto
di un energumeno in canottiera
che si dà arie da principessa
mentre annusa una rosa. Wiley
sembra infatti cogliere l’aura
ridicola di quei rapper
che con cattivo gusto mostrano
gioielli e Rolls Royce, champagne
e playmate, spesso a fianco
di buoni sentimenti da rotocalco
e pistole. Per il vernissage
della sua prima importante
personale, al Brooklyn Museum,
ha organizzato un banchetto
rinascimentale con una cantante
che stravolgeva a modo suo
le più famose hit hip hop.
Per le foto promozionali della sua
ultima mostra, aperta fino al 19
agosto negli States al Portland Art
Museum, ha posato a cavallo
con un abito broccato a fiori e
con al suo fianco un cane levriero.
Ora lui stesso è un “aristocratico”,
infatti. Ma se l’ironia continuerà
ad essergli vicina saprà cavarsela
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meglio di quei ridicoli rapper.
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