L`EUROPA dalla PARTE delle DONNE
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L`EUROPA dalla PARTE delle DONNE
L’EUROPA dalla PARTE delle DONNE Le DONNE nel MONDO del LAVORO: 27 CASI EUROPEI di BUONE PRASSI ITALIANO ENGLISH L’EUROPA dalla PARTE delle DONNE LE DONNE nel MONDO del LAVORO: 27 CASI EUROPEI di BUONE PRASSI L’UNIONE EUROPEA E LA CONCILIAZIONE TRA VITA LAVORATIVA E VITA FAMILIARE PER UOMINI E DONNE PARI OPPORTUNITÀ, IDENTITÀ E CITTADINANZA EUROPEA PROGETTO L’UNIONE PER LE PARI OPPORTUNITA’ 4 5 6 CASI DI BUONE PRASSI DONNE E MERCATO DEL LAVORO CENTRO PER L’OCCUPABILITÀ FEMMINILE SCHERING AG JOBCOACHING 10 13 16 DONNE E CARRIERE TOWARDS A CLOSING OF THE GENDER PAY GAP DEUCE ESTIA-NET 19 22 25 DONNE E CARRIERA POLITICA ENLARGEMENT, GENDER AND GOVERNANCE GOVERNANCE DI PARITÀ PARITY IN DECISION-MAKING: WOMEN IN THE HEART OF EUROPE 28 31 34 DONNE E SVILUPPO RURALE CESEC++ ACCEPT ELLA 37 40 43 DONNE ED IMPRENDITORIA BERENICE WOMAN ENTREPRENEUR TAKE-OFF POINT SWELL: SUPPORTING WOMEN IN ENTERPRISE LOCALLY LONGFORD 46 49 52 CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA FAMILIARE E LAVORATIVA: STRUTTURE E SERVIZI THE BODY SHOP GENDER COMPETENCY EVENWICHT 55 58 61 CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA FAMILIARE E LAVORATIVA: FLESSIBILITÀ ED AZIONI POSITIVE HAPPY COMPUTERS MEN FOR CHILCARE G.E.P.E.T.T.O.: GARDE D’ENFANT POUR L’EQUILIBRE DU TEMPS PROFESSIONNEL, DU TEMPS FAMILIAL ET SON ORGANISATION 64 67 70 QUALITÀ DELLA VITA E TEMPI DELLA CITTÀ ANNA INFORMADONNA RENNES ET LES TEMPS DE LA VILLE LA MAISON DU TEMPS ET DE LA MOBILITE 73 76 79 DONNE E VIOLENZA SHEHRAZAD VIOLENCE: INSTITUTIONAL TRAJECTORIES OF (RE) INTEGRATION? EWL’S DAPHNE PROJECT 82 85 88 RUOLO E FUNZIONE DEL CARREFOUR PIEMONTE 91 L’UNIONE EUROPEA E LA CONCILIAZIONE TRA VITA LAVORATIVA E VITA FAMILIARE PER UOMINI E DONNE “In questi ultimi anni abbiamo assistito a cambiamenti sostanziali nel mercato del lavoro europeo. Il tasso di occupazione delle donne è aumentato rapidamente: si attesta oggi al 56%, in confronto ad un valore inferiore al 50% nella prima metà degli anni ’90. Le donne hanno occupato 7 degli 11 milioni di posti di lavoro creati in Europa nel periodo 1997-2002. Il progresso realizzato dalle donne nel campo dell’istruzione è stato anche più marcato ed eccezionale. Le donne hanno ormai colmato il divario che avevano nel passato nei confronti degli uomini e questo dovrebbe rafforzare ancora di più la loro posizione sul mercato del lavoro. Nonostante questo, persistono ancora enormi differenze tra uomini e donne in termini di tassi di occupazione, disoccupazione, possibilità di carriera, salario, settori occupazionali, che dimostrano che il mercato del lavoro e la società non si sono ancora adattati completamente a queste nuove condizioni. Il nostro impegno di promuovere l’uguaglianza ed eliminare le disuguaglianze tra uomini e donne, sancito dal Trattato della Comunità europea, deve essere rafforzato. La partecipazione attiva delle donne nel mercato del lavoro e l’eliminazione dei divari di genere in tutti gli aspetti della vita rappresentano condizioni “sine qua non” se l’Unione vuole raggiungere piena occupazione, coesione sociale, crescita economica di lungo periodo e uno sviluppo sostenibile nella società della conoscenza. Il Consiglio di Lisbona ha fissato degli obiettivi quantificati per l’Unione europea in campo occupazionale: raggiungere almeno il 60% di tasso di occupazione femminile e il 70% di quello totale – di uomini e donne insieme – entro il 2010. Questi obiettivi, e specialmente il tasso globale del 70% possono essere raggiunti solamente attraverso un ulteriore e sostenuto impegno degli Stati membri nel programmare e attuare delle politiche volte all'incremento del tasso di occupazione delle donne. Quello che è in gioco, è la sostenibilità del nostro modello sociale, la possibilità di terminare la carriera lavorativa con una pensione adeguata, dando anche alle generazioni future gli stessi diritti e le stesse opportunità che noi abbiamo avuto. La risposta dell’Unione europea a queste sfide è basata proprio sulle politiche di riconciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare nella sua accezione più ampia: servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone a carico, congedi parentali, possibilità di effettuare tempi di lavoro più flessibili, jobsharing, part-time per entrambi uomini e donne, servendo sia gli interessi dei datori di lavoro che dei lavoratori. Ovviamente a ciò si deve aggiungere una divisione equa delle responsabilità domestiche e familiari tra uomini e donne.” Luisella Pavan-Woolfe Commissione europea, DG Occupazione e Affari sociali Direzione Affari internazionali e orizzontali Arezzo, 18 marzo 2004 4 PARI OPPORTUNITÀ, IDENTITÀ E CITTADINANZA EUROPEA “Presentare un’iniziativa innovativa in una materia tradizionalmente delicata e socialmente pregnante come quella delle pari opportunità costituisce un’imperdibile occasione per ricordare il forte e particolare impegno dell’Unione europea ad affermare un fondamentale diritto di libertà ed uguaglianza. L’occasione ci viene offerta dal progetto di cui è capofila il Comune di Acqui Terme il cui titolo rende esplicito il contributo delle istituzioni europee. “L’Unione per le pari opportunità” è un progetto, concepito nel quadro degli interventi sul territorio finanziati dal Fondo Sociale Europeo, che mette in luce il naturale e prezioso apporto delle reti di partenariato all’attività di informazione e sensibilizzazione su un tema di grande importanza sociale e di civiltà. Il progetto risponde pienamente all’evoluzione della strategia di informazione e comunicazione dell’Unione europea, centrata in particolare sui principi del decentramento e del partenariato. Non solo e non più un'informazione calata dall'alto, ma una comunicazione imperniata sull’apporto sinergico delle parti vive della società civile e sulla sua capillare disseminazione nel tessuto sociale e territoriale. L’iniziativa, il cui motore è il Carrefour Piemonte, risponde pienamente all’obiettivo di realizzare azioni intese ad incoraggiare comportamenti più consapevoli ed attenti alla valorizzazione della componente femminile in seno alla società e ai soggetti economici per favorire il rispetto della pari opportunità nell’esercizio delle professioni e nell’assunzione di maggiori responsabilità dirigenziali. Il suo impianto metodologico si articola in due distinti momenti. Il primo centrato sulla definizione di una mappa delle migliori prassi in materia di pari opportunità. Il secondo caratterizzato da un’attività di diffusione dei risultati della catalogazione delle buone prassi. In conclusione, si tratta di un progetto che la Rappresentanza a Milano non può che salutare con particolare enfasi. Puntando sulla sensibilizzazione al tema delle pari opportunità, questa iniziativa contribuisce, dal basso, alla promozione del comune sentimento di identità europea ed all’affermazione della cittadinanza europea.” Roberto Santaniello Direttore Rappresentanza a Milano della Commissione europea 5 PROGETTO L’UNIONE PER LE PARI OPPORTUNITA’ Nell’ottobre 2002, nell’ambito del bando relativo al Programma Operativo Regionale - Fondo Sociale Europeo 2000-2006 - Obiettivo 3 - Linea di finanziamento a favore di interventi finalizzati alla valorizzazione della donna nel mondo del lavoro, il Comune di Acqui Terme – con l’appoggio del Carrefour Piemonte, centro di informazione e animazione rurale della Commissione europea, e della Società Consortile Langhe Monferrato Roero, agenzia di sviluppo del territorio che ospita il centro Carrefour Piemonte – ha deciso di presentare un progetto di rete dal titolo “L’Unione per le Pari Opportunità”. Il progetto nasce dal desiderio di consolidare una cooperazione già attiva sul territorio tra il soggetto capofila, il Comune di Acqui Terme ed i soggetti sottoscrittori dell’accordo di cooperazione, ovvero gli otto enti che ospitano gli sportelli Europa regionali del Carrefour Piemonte. Al fine di conferire ancor più valore al partenariato ed implementarne il suo valore, sono state coinvolte le Consigliere di Parità delle Province di Alessandria (avv. Anna Dondi), Cuneo (avv. Franca Turco) e Vercelli (dott.ssa Valeria Picco Codebò). L’idea progettuale nasce dall’intenzione di animare il territorio (ambiti urbani e rurali) in merito alle politiche di pari opportunità partendo dal presupposto che il ruolo del Carrefour è ben più che semplice informazione, ma gioca piuttosto d’anticipo sui bisogni, stimola il dibattito, sensibilizza alle tematiche europee, fa opera di animazione utilizzando tutta un’ampia gamma di strumenti tecnici. Quindi, da una rete esistente, che opera già a stretto contatto con gli attori territoriali, e dal coinvolgimento nella stessa delle Consigliere Provinciali di Parità, si intende creare un supporto concreto per gli operatori del territorio nell’applicazione di azioni e politiche di pari opportunità, mostrando loro esperienze di buone pratiche realizzate in altre regioni italiane o in altri stati dell’Unione europea, al fine di trarre utili insegnamenti e spunti di azione. OBIETTIVI DEL PROGETTO # # # # fornire agli attori socio-economici del territorio piemontese un panorama esaustivo di esperienze concrete realizzate a livello europeo e nazionale in ambito di sperimentazione di politiche e azioni di pari opportunità, evidenziando per ciascuna i punti di forza, di debolezza ed i possibili campi di applicazione; animare in modo capillare gli attori locali sulle diverse soluzioni praticabili per concretizzare l’applicazione del principio di genere in tutte le politiche e le programmazioni; rafforzare, attraverso il networking, la logica del mainstreaming; innescare nei soggetti (pubblici e privati), destinatari delle informazioni e dei prodotti dell’intervento progettuale, l’intenzione di promuovere iniziative finalizzate alla valorizzazione della presenza delle donne nel mercato del lavoro ed alla sperimentazione di misure e politiche “family friendly”. 6 FASI ED ATTIVITA’ REALIZZATE Il progetto si è articolato in due differenti macrofasi: MACROFASE A RICERCARE E CATALOGARE LE BUONE PRASSI IN MATERIA DI PARI OPPORTUNITÀ E POLITICHE DI GENERE La presenza capillare della rete Carrefour che conta ormai più di 130 centri sull’intero territorio dell’Unione europea, ha agevolato e supportato il lavoro di ricerca delle esperienze e delle azioni positive in materia di pari opportunità; infatti, è stata attivata una fitta rete di contatti, al fine di creare un network di relazioni e di scambio e dare l’occasione per intrecciare importanti rapporti con soggetti europei ed italiani, istituzionali e non, in grado di fornire valore aggiunto agli attori coinvolti. La mappatura dei casi eccellenti ha dato vita alla presente pubblicazione che contiene 27 casi selezionati e rappresentativi dell’intero panorama delle azioni europee di parità. La ricerca dei casi ha coinvolto numerosi soggetti quali: # un rappresentante del settore delle Politiche del Lavoro e Pari Opportunità della Società Consortile Langhe Monferrato Roero; # un rappresentante del Carrefour Piemonte; # due esperte dell’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” della Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di Ricerca Sociale – sede di Alessandria. La ricerca ha previsto la redazione di due schede di raccolta di informazioni sulle buone prassi, che sono state diffuse sul territorio dell’Unione europea in versione italiana ed inglese. I risultati ottenuti da tale ricerca sono stati analizzati ed approfonditi con interviste telefoniche rivolte direttamente ai responsabili di progetto/azione e successivamente schedati secondo appositi criteri che prevedono l’individuazione delle caratteristiche principali di ogni attività di parità quali: l’anno di realizzazione, il contesto, le fasi, i punti di forza ed i punti di debolezza, nonché gli elementi di trasferibilità. A seguito dell’analisi e della catalogazione dei casi, le esperte hanno redatto un commento tecnico che, partendo dai criteri di adattabilità e di trasferibilità dell’azione/intervento, ha fornito un quadro completo e globale in grado di evidenziare l’innovatività e la specificità di ogni singolo caso. La pubblicazione è bilingue (italiano ed inglese), ha una tiratura di 3.000 copie ed è distribuita oltre che agli addetti ai lavori, anche a tutti coloro che ne fanno richiesta. 7 MACROFASE B ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DEI RESPONSABILI E DEL PERSONALE OPERANTE PRESSO GLI SPORTELLI EUROPA DEL CARREFOUR PIEMONTE I soggetti responsabili della gestione di ciascun sportello Europa territoriale hanno organizzato e partecipato a tre laboratori di confronto, tenutisi presso le loro sedi, riguardo l’importanza della trasversalità della dimensione di parità tra donne e uomini in tutte le politiche e le azioni di sviluppo realizzate in ambito territoriale. In questa fase, i responsabili dei diversi punti informativi, accompagnati dallo staff del Carrefour Piemonte e della Società Consortile Langhe Monferrato Roero, hanno identificato tre temi di interesse oggetto dei tre laboratori di confronto organizzati durante i mesi invernali (2003/2004). I tre incontri hanno coinvolto nel dibattito esperti qualificati che hanno animato e favorito il dialogo ed il dibattito, agevolando la partecipazione attiva dei soggetti presenti, suscitando curiosità ed interesse, ma soprattutto fornendo stimoli per attività ed azioni future. Obiettivo primario degli incontri era fornire strumenti utili in grado di accompagnare soggetti promotori ed attuatori di progetti di vario genere, ad inserire nella programmazione dei loro interventi, una particolare attenzione all’integrazione di genere e alla dimensione di pari opportunità. In tal senso il ruolo della rete delle Consigliere Provinciali di Parità del Piemonte è stato di fondamentale importanza, ovviamente sia da parte delle tre Consigliere facenti parte del partenariato, sia da parte di coloro che si sono rese disponibili ed hanno partecipato attivamente alle attività, offrendo il loro tempo, e soprattutto la loro esperienza. I laboratori sono stati un’opportunità di sensibilizzazione e raffronto utile ed interessante durante i quali le tematiche di pari opportunità sono state affrontate ed approcciate diversamente, tenendo ben presente l’ambito specifico e d’interesse di ciascun sportello Europa. L’organizzazione dei laboratori di confronto è stata anche un’occasione di scambio e di confronto con altri Carrefour, poiché alcuni responsabili di centri Carrefour hanno partecipato alle attività in qualità di esperti e di conoscitori di altre realtà territoriali, apportando la loro esperienza in materia di informazione comunitaria, sempre attenta alle tematiche di parità ed alle differenze di genere. Al termine dei tre laboratori, ogni sportello Europa ha predisposto l’organizzazione di un evento a ricaduta territoriale, aperto al proprio bacino di riferimento, presentando i risultati dei tre incontri, e stimolando di conseguenza, la diffusione delle conoscenze e delle esperienze acquisite, ed al contempo fornendo spunti per proseguire con le azioni di parità contestualizzate nei diversi ambiti d’intervento di ogni ente coinvolto nel partenariato. 8 TEMATICHE DEI LABORATORI DI CONFRONTO # # # # # # # # # Comune di Acqui Terme: le pari opportunità come mezzo di sviluppo territoriale integrato – l’importanza della parità tra abili e disabili; Comune di Alba: la mobilità urbana a misura delle donne – le pari opportunità in Europa: esperienze dirette delle città gemellate con Alba; Comune di Asti: un approccio di parità nello sviluppo locale integrato – le pari opportunità tra i giovani: un’esperienza fra pari; Comune di Biella: la parità tra i giovani – la donna nel mondo tessile: dipendente o imprenditrice?; Confcooperative di Cuneo: il Servizio Civile Volontario: un’opportunità al femminile – l’asilo nido come una possibilità di conciliazione per le donne e un’opportunità imprenditoriale per le cooperative; Associazione Irrigazione Est-Sesia: la risorsa donna nel mondo del riso – un percorso storico e non solo; Provincia di Vercelli: il ruolo delle donne nello sviluppo sostenibile – la valorizzazione della risorsa donna per promuovere la sostenibilità di genere; Comune di Giaveno: le pari opportunità tra abili e disabili – la parità nei programmi per i giovani; Ideasolidale Cesvol: il ruolo della donna nel mondo del volontariato: la conciliazione a tre lavoro, famiglia e l’attività di volontario. Inoltre a conclusione delle attività progettuali, si è svolto un workshop formativo e di sensibilizzazione che ha coinvolto i rappresentanti degli sportelli Europa della rete regionale del Carrefour Piemonte, le Consigliere Provinciali di Parità coinvolte nel progetto ed un esponente regionale a rappresentanza delle politiche promosse dalla Regione Piemonte in materia di parità. La giornata ha visto la partecipazione di una moderatrice, la dott.ssa Anna Catasta, presidente del CdIE, centro di iniziativa europea di Milano, che ha stimolato il dialogo ed ha fornito interessanti spunti per l’integrazione della politica di parità nell’approccio e nella programmazione degli enti locali e dei decisori. Il progetto ha previsto inoltre un’attività di monitoraggio per consentire una valutazione “in itinere” ed un resoconto aggiornato all’ente erogatore del finanziamento delle attività realizzate. Il monitoraggio ha rivestito un ruolo importante quale strumento di integrazione alla realizzazione delle attività di valutazione dell’impatto delle buone prassi sugli attori territoriali. Questa attività è stata trasversale a tutta la realizzazione dell’intervento ed è stata curata da un comitato tecnico di monitoraggio composto da 14 membri, ovvero dai rappresentanti degli enti coinvolti nel progetto e da un esperto esterno. 9 CENTRO PER L’OCCUPABILITÀ FEMMINILE ANNO DI REALIZZAZIONE FASI DI REALIZZAZIONE 2003 – 2004 # FINANZIAMENTO # Programma Operativo Regionale della Regione Campania ENTE PROMOTORE # Comune di Avellino, ITALIA PARTNER Partner locali: Fondazione Idis, Città della Scienza Onlus, Napoli – Elea S.p.A., Napoli – Enco S.r.l., Napoli – Cooperativa Sociale Althaea, Avellino DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’obiettivo principale del progetto è quello di creare un centro per l’occupabilità femminile nel comune di Avellino, che opererà da una parte attraverso interventi di natura politicoistituzionale finalizzati a migliorare le condizioni del territorio di riferimento in un’ottica di genere, e dall’altra, attraverso attività rivolte direttamente alle donne, al fine di sostenere le pari opportunità all’interno del mercato del lavoro. In particolare, il Centro cercherà di facilitare con la propria attività l’inserimento o il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro, fornendo loro strumenti concreti per il miglioramento delle competenze professionali ed attività di mentoring e di counseling # creazione del Centro per l’occupabilità femminile (COF) operante a livello comunale; informazione ed animazione territoriale, al fine di portare a conoscenza dell’avvio delle attività del Centro, la popolazione femminile del comune di Avellino, oggetto dell’intervento; organizzazione di corsi di formazione con l’intento di fornire alle donne le competenze di base per l’utilizzo del computer o della lingua inglese, per facilitare il loro inserimento/reinserimento nel mondo del lavoro. In particolare, nello svolgimento del corso si alterneranno attività di docenza in aula con attività svolte secondo la modalità della formazione a distanza; orientamento di tipo individuale alla scelta lavorativa, che rappresenta la fase più importante del progetto, sulla base delle competenze possedute ed in particolare di quelle immediatamente spendibili sul mercato CONTESTO DI RIFERIMENTO la Provincia di Avellino presenta un quadro della situazione occupazionale piuttosto preoccupante. Le donne che lavorano sono per lo più insegnanti, impiegate della Pubblica Amministrazione e/o titolari/commesse di esercizi commerciali, che hanno trovato lavoro attraverso canali informali (raccomandazioni ed indicazioni di amici e/o parenti). Il ‘posto pubblico’ rappresenta ancora uno degli obiettivi delle donne in cerca di occupazione. In realtà, fatta eccezione per le laureate che si dimostrano più ambiziose, le donne in 10 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Comune di Avellino, ITALIA – Giovanna Muollo Tel.+39/0825/200246 E-mail: [email protected] – www.comune.avellino.it cerca di occupazione sembrerebbero essere disposte ad accontentarsi di un qualsiasi posto di lavoro avendo come priorità quella del guadagno; nonostante questo però la maggior parte non accetterebbe un impiego al di fuori del comune di residenza. Per questo è nata l’idea del Centro per l’occupabilità femminile, che dovrebbe fornire alla forza lavoro femminile sia la possibilità di usufruire di corsi di formazione utili all’accrescimento delle proprie competenze, sia di avvalersi di servizi di orientamento professionale e di supporto nella scelta professionale RISULTATI CONSEGUITI il progetto è ancora in corso e quindi, più che di risultati conseguiti, sarebbe più opportuno parlare di risultati attesi. E’ auspicata, ad esempio, una buona partecipazione, da parte delle donne residenti nel comune di Avellino, alle singole attività promosse dal COF. Sono almeno 600 i contatti stimati: ripartiti fra richieste di partecipazione ai corsi di formazione di base e richieste di realizzazione di un percorso di crescita delle competenze individuali. Il Centro cercherà di raggiungere l’obiettivo di diventare un concreto punto di riferimento per le donne avellinesi alla ricerca di lavoro PUNTI DI FORZA la realizzazione di una struttura che soddisfi le aspettative di informazione/formazione del territorio sembra essere una valida soluzione al problema della forza lavoro femminile. Le donne avellinesi, in effetti, secondo una ricerca promossa sul territorio, si sono dimostrate molto interessate e hanno valutato come utile e vantaggiosa la creazione di una struttura come quella oggetto dell’iniziativa comunale PUNTI DI CRITICITÀ adeguamento costante dei servizi offerti ai mutamenti delle esigenze della forza lavoro femminile e del mercato del lavoro ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ il Centro per l’occupabilità femminile è certamente una struttura che, per sua natura, può essere con successo trasferita in altri contesti locali, soprattutto in quelle zone del paese in cui è sentita fortemente la necessità di rispondere con successo alle esigenze della forza lavoro femminile, sia in termini di informazione e guida sia in termini di formazione di una professionalità prontamente spendibile sul mercato del lavoro ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ il servizio opera sulla base di una ricerca sia qualitativa che quantitativa condotta sul territorio, garantendo così un servizio che è realmente conforme alle potenzialità della popolazione obiettivo ed alle necessità del mercato del lavoro 11 C E N T R O P E R L’ O C C U P A B I L I T À F E M M I N I L E COMMENTO TECNICO Una indagine condotta sul territorio del Comune di Avellino ha riportato informazioni allarmanti circa la condizione femminile nel mondo del lavoro locale. Innanzitutto è presente una forte segregazione di genere sia nei settori occupazionali sia nelle mansioni lavorative. Le donne risultano lavorare, prevalentemente, nel settore della Pubblica Amministrazione e nel settore del Commercio (ricoprendo in prevalenza le mansioni di insegnanti, impiegate e commesse) che assorbono quasi la metà delle donne occupate; mentre settori come l’artigianato risultano occupare solo lo 0,6% della forza lavoro femminile. Oltre a questo evidente fenomeno di segregazione orizzontale, le donne più giovani vivono anche il problema della precarietà dei contratti essendo ormai un miraggio il posto di lavoro a tempo indeterminato. Sondando il vissuto delle intervistate non occupate (onde rilevare le cause dello stato di disoccupazione) risulta che il 21,7% non è in cerca di occupazione (dato giustificato per la metà di queste dalla età non più giovane) mentre il 45,4% aspira ad occupazioni come l’insegnante e l’impiegata ovvero al cosiddetto ‘posto fisso’ all’interno della Pubblica Amministrazione. A questi dati si aggiunge anche una bassissima propensione delle donne disoccupate allo spostamento dal territorio di residenza, ed un’incidenza dell’8% del lavoro nero: dato questo che ovviamente risente della reticenza da parte delle intervistate a dichiarare di avere un’occupazione non regolare (quindi, presumibilmente, il dato reale è più alto). Lo strumento di indagine ha anche rilevato come la maggior parte delle donne intervistate, soprattutto inoccupate e giovani, percepiscano il mercato del lavoro avellinese come immobile. I dati a disposizione evidenziano quindi una scarsa propensione al rischio da parte della forza lavoro femminile (ricerca del posto fisso, rifiuto di spostarsi dal territorio di residenza) nonché una preparazione inadeguata alle richieste del mercato ed ai cambiamenti del mondo del lavoro che interessano l’intero paese. Da questo quadro della situazione apparve evidente l’esigenza di un cambiamento sia del contesto territoriale (in cui comunque è bassa la propensione a misure women-friendly nel mercato del lavoro) sia della forza lavoro femminile in chiave di adeguamento alle esigenze del mercato. A questo scopo è stato progettato il Centro per l’Occupabilità Femminile ad Avellino (COF) con lo scopo sia di fornire servizi alle donne sia di creare momenti di informazione ed animazione territoriale rivolti alla forza lavoro femminile. I servizi necessari sono stati individuati in attività di mentoring (“accompagnamento” durante il quale un soggetto –mentor– trasmette le competenze e le conoscenze che ha acquisito con l’esperienza a soggetti che ne sono privi, per aumentare le capacità professionali di questi ultimi), counseling (orientamento atto a fare si che il soggetto possa scoprire quale sia la sua vocazione nonché le sue reali potenzialità o, sia aiutato a superare momenti di difficoltà in campo lavorativo) e consulenza legale. Inoltre il COF ha ritenuto opportuno essere promotore di corsi di formazione di competenze di base (informatica, inglese e tecniche di ricerca attive del lavoro). Parte di questi interventi di formazione sono svolti con la modalità della formazione a distanza (attività di docenza che si svolge non con la modalità tradizionale dell’insegnamento in aula ma con l’ausilio dei nuovi media elettronici –internet–). L’attività di ricerca condotta sulla popolazione femminile del Comune di Avellino e la conseguente modulazione degli interventi sui risultati da questa prodotti è un punto di forza del progetto che garantisce la sua adeguatezza rispetto ai reali bisogni dei destinatari dell’intervento. Per questo motivo risulta importante affiancare all’attività del COF momenti di monitoraggio a cadenza regolare, sulla popolazione femminile onde adeguare i servizi offerti agli eventuali cambiamenti che questo intervento produrrà sulla forza lavoro femminile. C E N T R O P E R L’ O C C U P A B I L I T À F E M M I N I L E 12 SCHERING AG ANNO DI REALIZZAZIONE le politiche di pari opportunità all’interno dell’azienda hanno il loro avvio all’inizio degli anni ‘70 e proseguono tutt’oggi FINANZIAMENTO Schering AG, da più di 30 anni, destina parte degli propri investimenti a progetti in favore delle pari opportunità all’interno dell’azienda. Nel 2003 la Commissione europea ha premiato Schering AG per la sua attività a favore delle politiche di parità. Il premio Best Workplace 2003 è stato attribuito all’azienda dopo una scrupolosa analisi a livello europeo che ha coinvolto più di 1000 società # # ENTE PROMOTORE Schering AG, Berlino, GERMANIA # PARTNER al progetto non partecipano altri enti in qualità di partner DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO Schering AG ha adottato nel corso degli anni, molteplici misure che possono inserirsi tra le azioni positive a favore delle pari opportunità, tra cui: # orari flessibili: quando la mansione svolta non richiede turni o orari fissi ed il carico di lavoro è pressoché costante nel corso dell’anno, gli impiegati hanno la possibilità di usufruire di orari flessibili, fermo restando 13 # che, per alcune ore nell’arco della giornata lavorativa (core time), da lunedì a venerdì, tutti gli impiegati devono essere disponibili per incontrare i clienti ed i collaboratori. Al di là di questo impegno, essi possono scegliere gli orari di entrata e di uscita in un lasso temporale di 11 ore; ProduktivZeit: a differenza degli orari flessibili, lo scopo in questo caso, è di conciliare gli interessi degli impiegati con quelli dei clienti. Le ore di lavoro vengono concordate in modo da soddisfare sempre il cliente; ciò implica la disponibilità a lavorare anche in giornate prefestive come il sabato; lavoro part-time: la formula part-time può essere applicata agli orari flessibili, ai turni e al ProduktivZeit. Il part-time può essere deciso e organizzato in base al tipo di mansione svolta, senza che ciò influisca qualitativamente o quantitativamente sulla produttività; telelavoro: il telelavoro è applicabile in tutti quei reparti in cui permette di raggiungere l’efficienza dei compiti svolti dai dipendenti; kindergarten aziendale: gli impiegati residenti a Berlino possono usufruire delle strutture di kindergarten per bambini molto piccoli ed in età pre-scolare. I costi sono simili a quelli sostenuti negli asili nido comunali FASI DI REALIZZAZIONE 1973: apertura di un asilo nido aziendale; 1984: stipulazione di un accordo per il lavoro part-time; 1990-95: l’unità addetta alle politiche interne concentra la propria attenzione sull’opportunità di avanzamento gerarchico del personale femminile; PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Schering AG, Berlino, GERMANIA – Reinhild Engel E-mail: [email protected] – www.schering.de PUNTI DI FORZA 1997: promozione del dialogo tra donne e uomini all’interno dell’azienda; oggi: possibilità di sviluppare la propria carriera lavorativa e di trovare il giusto equilibrio tra progressione professionale e vita familiare; valorizzazione delle differenze tra impiegati, concepite come veicolo di miglioramento della struttura (diversity management) # # CONTESTO DI RIFERIMENTO l’introduzione di tutte queste misure risponde da una parte, alle esigenze di conciliazione tra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia da parte dei dipendenti, e dall’altra porta, nell’ottica della dirigenza aziendale, ad un aumento della produttività PUNTI DI CRITICITÀ se da un lato, le misure adottate da Schering AG con l’intento di favorire la flessibilità del lavoro dei suoi dipendenti hanno effettivamente migliorato le condizioni di tutti coloro che occupano posizioni medio-basse all’interno dell’azienda, è bene sottolineare come la stessa cosa non possa essere affermata per le posizioni gerarchicamente più elevate. All’interno dell’apparato dirigenziale, infatti, permangono tuttora forme di discriminazione di genere RISULTATI CONSEGUITI Schering AG, introducendo una politica aziendale indirizzata alla flessibilità lavorativa, è riuscita a raggiungere buoni risultati in termini di produttività ed è stata di esempio alle altre aziende ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ l’esperienza è sicuramente trasferibile ad altre aziende del settore chimico o a specifiche unità di differenti aziende, le cui caratteristiche produttive siano compatibili con strumenti di conciliazione dei tempi quali parttime, orari flessibili, telelavoro e ProduktivZeit. Inoltre l’esperienza dell’asilo nido aziendale può essere introdotta in molte aziende di medie-grandi dimensioni indipendentemente dal settore di attività tutte le misure di flessibilità, sia quelle orientate a mettere in risalto l’importanza della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, quale l’asilo nido aziendale, sia quelle rivolte più direttamente alla risorsa donna, quale la promozione del dialogo fra lavoratori e lavoratrici, introdotte dall’azienda, possono senza dubbio essere considerate innovative, soprattutto tenendo in considerazione la precocità di introduzione S C H E flessibilità: i dipendenti, ed in particolar modo le donne, hanno la possibilità di sfruttare importanti strumenti che permettano loro di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari, senza essere costretti a rinunciare alla realizzazione professionale; incremento produttivo: Schering AG, proprio grazie all’introduzione di questa politica aziendale di flessibilità, in grado di incentivare i dipendenti a svolgere al meglio il loro lavoro, ha ottenuto un rilevante incremento produttivo R I N G A G 14 Infatti, considerate le dimensioni dell’azienda ed il respiro internazionale della produzione, le quote di donne nelle mansioni di un certo prestigio risultano ancora a livelli di segregazione. Certamente le prassi introdotte agevolano la componente femminile nel suo complesso, per questo nel 2003 Schering AG ha vinto il premio Gender Equality in the Workplace e nel 1997 e 2000 ha ricevuto il premio German Total E-Quality. Le politiche dell’azienda hanno il pregio di essere state, e di continuare ad essere, sicuramente innovative: inoltre questo tipo di attenzione viene costantemente adottato nella gestione del personale. Anche se non esplicitato, Schering AG adotta teorie molto simili a quelle del diversity management, tesi che nasce agli inizi degli anni novanta. Il diversity management è un processo aziendale di cambiamento che ha lo scopo di valorizzare ed utilizzare pienamente l’apporto, unico, che ciascun dipendente può portare per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Questo contributo scaturisce dalla possibilità della persona di sviluppare ed applicare, all’interno dell’organizzazione, uno spettro ampio ed integrato di abilità e comportamenti che riflettono il suo genere, la sua razza, la sua nazionalità, la sua età, il suo background e la sua esperienza. Le politiche introdotte da Schering AG, come si è detto, risultano sempre innovative in tema di flessibilità degli orari e di attenzione alla componente femminile. Questo è frutto del contesto sociale in cui l’azienda è inserita: il problema delle donne lavoratrici, e dunque della cura dei figli e della conciliazione dei tempi, nei paesi del nord Europa si è presentato molto prima che nel resto del continente e dunque le aziende si sono attivate in relativo anticipo per cercare correttivi. Nel complesso l’esempio di Schering AG risulta positivo ed esportabile: le condizioni della trasferibilità delle prassi risultano legate unicamente alla dimensione (e dunque alla capacità economica e di investimenti) in quanto il tipo di produzione appare, in questo caso, l’elemento limitante e non propulsivo al miglioramento della condizione femminile. COMMENTO TECNICO Il caso rientra tra gli esempi di aziende che si sono occupate di pari opportunità, partendo da una spinta propulsiva interna alla struttura. Schering AG è un’industria farmaceutica tedesca con sede centrale a Berlino e filiali in Finlandia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Schering AG ha introdotto politiche di flessibilità degli orari più di trenta anni fa ed è stata anche tra le pioniere europee delle azioni di parità. Nel 1973 l’azienda ha aperto un nido aziendale, nel 1990 ha istituito un’unità per le politiche femminili che si occupa di monitorare ed incentivare le carriere femminili, ed inoltre oggi promuove e favorisce il dialogo tra donne e uomini su tematiche di conciliazione e di suddivisione dei compiti all’interno della famiglia. Le pratiche introdotte sono state, oltre agli orari flessibili (per le mansioni che lo permettono) e all’asilo nido aziendale, la ProduktivZeit, il part-time ed il telelavoro. Il denominatore comune è una costante ricerca nel conciliare gli orari dei dipendenti con la produzione o con le necessità dei clienti. La condizione primaria è dunque quella della soddisfazione delle esigenze dell’azienda: ciò porta ovviamente a limitare molto il ventaglio di scelte per i dipendenti. Le cifre relative al personale femminile ci dicono che queste politiche di agevolazione, in realtà, sono a beneficio delle mansioni gerarchicamente più basse e non migliorano la condizione femminile in posizioni più prestigiose. Le donne sono il 29% dei ricercatori, ed il 17% del research management. Questi dati, riportati da Schering AG a prova della bontà delle proprie prassi, in realtà dimostrano che le politiche introdotte non intaccano quel cosiddetto tetto di cristallo di cui tanto si parla (si definisce tetto di cristallo lo sbarramento che le donne incontrano all’accesso a posizioni elevate che, come il cristallo, risulta “trasparente”, ossia non è possibile stabilire le cause della sua esistenza e non può essere definito se non nel momento in cui si incontra). 15 S C H E R I N G A G JOBCOACHING ANNO DI REALIZZAZIONE aprile 2001 – dicembre 2003 FINANZIAMENTO Fondo Sociale Europeo migliorando anche la comunicazione tra le agenzie di impiego ed i lavoratori. Il progetto intende anche sensibilizzare le rappresentanze sindacali aziendali, affinché si facciano carico della situazione nella quale si vengono a trovare le donne a bassa scolarità FASI DI REALIZZAZIONE ENTE PROMOTORE Flora, Bruxelles, BELGIO PARTNER il progetto si sviluppa in tre diverse regioni, con due partner attivi in ciascuna regione. In particolare, nella zona di Bruxelles, sono coinvolte COBEFF e NIVO Brussels, nelle Fiandre Buurtservice (Anversa) e Jobhuis (Halle-Vilvoorde) ed in Vallonia Créasol (Liège) e Calestienne (Pondrome). Ciascun partner attivo impegna una figura professionale chiamata jobcoach a metà tempo. Vi sono inoltre tutta una serie di ‘partner satellite’, cioè di enti che non ricevono alcun tipo di finanziamento, che si però associati al progetto, quali Service Insertion du CPAS de Schaerbeek, Mission Locale de Schaerbeek e Forma (Namur) DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’obiettivo principale del progetto è di favorire un inserimento socio-professionale di tipo stabile delle donne (e degli uomini) a basso livello di scolarizzazione. A tal fine, il progetto intende fornire a questo tipo di soggetti un sostegno sul posto di lavoro, contribuendo alla creazione di una maggiore sinergia tra l’offerta di formazione e le esigenze delle aziende, il progetto prevede la formazione, il reclutamento e la fornitura di assistenza continua al lavoratore per la risoluzione di problemi nei primi mesi di lavoro. Ogni qualvolta, infatti, che una persona viene assunta da un’azienda, è affiancata da un jobcoach, che ha il compito di assisterla costantemente per i primi tre mesi di lavoro e di aiutarla a risolvere i problemi che inevitabilmente si troverà a dover affrontare. Nei tre mesi successivi, l’assistenza tenderà a ridursi sino a diventare un aiuto ad hoc, ossia su diretta richiesta della lavoratrice o del lavoratore fino al raggiungimento della completa autonomia CONTESTO DI RIFERIMENTO l’intervento, che è un progetto pilota, è il risultato della ricerca JUMP, che aveva come obiettivo l’individuazione di tutto ciò che favorisce, ma anche di ciò che complica, l’inserimento socio-professionale delle donne in possesso di un basso livello di scolarità, in modo tale da sensibilizzare i potenziali datori di lavoro. Una delle più importanti conclusioni a cui era giunto il progetto JUMP, riguarda il fatto che per le donne a bassa scolarità non soltanto era difficile trovare lavoro, ma anche riuscire a mantenerlo. Da qui l’idea, con il progetto Jobcoaching, di andare al di là dell’aiuto dato a queste persone nella ricerca di impiego, assicurando loro anche un’assistenza nei primi mesi di lavoro 16 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Anne Snick Tel. +32/2/88051750 – Fax +32/2/2038098 E-mail: [email protected] – www.florainfo.be RISULTATI CONSEGUITI PUNTI DI FORZA un buon numero di lavoratrici, grazie all’aiuto fornito dal jobcoach, è riuscito a mantenere il loro posto di lavoro. Dall’inizio del progetto ad oggi, infatti, la metà circa delle persone coinvolte ha ottenuto un lavoro a tempo pieno; un numero crescente di datori di lavoro, si è reso disponibile ad accollarsi il rischio di assumere lavoratrici con un basso livello di scolarità in presenza di un jobcoach, che sia in grado di fornire assistenza alle neoassunte il progetto risponde all’esigenza, molto sentita sia a livello locale sia a livello nazionale, di collocamento di tutti quei soggetti cosiddetti deboli poiché in possesso di un basso livello di istruzione. Se il progetto pilota raggiungerà gli obiettivi previsti, l’attività di jobcoaching potrebbe diventare un servizio permanente di integrazione nel mercato del lavoro # # PUNTI DI CRITICITÀ uno dei problemi che potrebbe verificarsi con lo sviluppo di questa cultura di assistenza all’ingresso, destinata ai cosiddetti soggetti deboli, è l’innescarsi di un meccanismo di dipendenza del lavoratore dal jobcoach, che a sua volta potrebbe dilatare eccessivamente il periodo di assistenza richiesta ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ la figura del jobcoach rappresenta l’elemento più importante e innovativo introdotto dal progetto, in grado di fornire maggiori garanzie ai datori di lavoro che decidano di assumere lavoratrici deboli dal punto di vista formativo. D’altro canto, in questo modo non si forniscono soltanto competenze nuove alle donne che sono in cerca di occupazione, ma le si assiste nel periodo iniziale di lavoro sollevando il datore di lavoro dall’onere di controllo. Il progetto d’altra parte, se avrà successo, contribuirà anche alla diffusione sul mercato del lavoro di una nuova figura professionale quale quella del jobcoach 17 J O B C O ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ la figura professionale del jobcoach, che accompagna il lavoratore dal momento dell’ingresso in azienda fino al termine di un periodo di formazione, potrebbe essere sicuramente introdotta in altre realtà territoriali nelle quali il problema dell’elevato tasso di disoccupazione nelle fasce di popolazione a basso livello di istruzione, è molto sentito A C H I N G zione di questi soggetti. Quella del Jobcoach si è rivelata una figura che può aiutare anche l’inserimento dei lavoratori immigrati. Il compito del Jobcoach è anche quello di indirizzare i lavoratori nel momento in cui hanno necessità di ottenere permessi (ad esempio per la malattia di un figlio) o di espletare alcune pratiche di ordine burocratico, spesso fonte di tensione per i neoassunti, che non posseggono tutte le informazioni necessarie. Inoltre il Jobcoach ha anche il ruolo di mediare tra le esigenze dell’impiegato e quelle del datore di lavoro promuovendo presso quest’ultimo, ad esempio, nuove pratiche di flessibilità nell’orario. Dalla sua istituzione nel 2001, il progetto ha coinvolto circa 200 persone in maggioranza donne ed immigrati: i risultati dell’intervento dimostrano che per molte donne è aumentato il tempo di permanenza sul posto di lavoro grazie al supporto del Jobcoach e l’assenteismo si è ridotto. Per quanto riguarda i datori di lavoro, si sono mostrati più propensi ad assumere il rischio di nuove assunzioni nel momento in cui queste potevano essere supportate da un Jobcoach. Occorre poi sottolineare anche un risultato trasversale a questo genere di interventi, ossia, l’istituzione di una nuova figura professionale e quindi l’aumento delle possibilità occupazionali. Concentrandosi sulla forza lavoro femminile, un intervento di questo tipo non può prescindere da altre azioni collaterali di supporto: è infatti dimostrato che, spesso, le donne a bassa scolarità sono costrette in uno stato di disoccupazione a causa degli alti costi dei servizi di cura all’infanzia o alle persone anziane. Infatti le donne, lavorando, sarebbero costrette ad acquistare tali servizi non potendo più produrli autonomamente: questi costi molto spesso superano i potenziali guadagni connessi alle occupazioni, disincentivando le donne al lavoro extradomestico. Questo progetto può essere trasferito in altre realtà, in quanto applicabile a tutte le tipologie di lavoratori cosiddetti deboli, vale a dire connotati da scarsa o obsoleta preparazione ed alto rischio di uscita dal mondo del lavoro. COMMENTO TECNICO Analizzando le ricerche condotte in molti paesi europei, si rileva che le donne sono più colpite degli uomini dal problema della disoccupazione e, osservando nello specifico i soggetti a bassa scolarità, il gap tra i due sessi appare molto vistoso. La ricerca JUMP, condotta tra il 1996 ed il 2000 è stata la base dell’intervento di Jobcoaching e aveva l’obiettivo di descrivere e comprendere la realtà delle donne con un basso livello di istruzione nella zona territoriale di riferimento del progetto. Per fare questo, i ricercatori hanno intervistato 61 donne in cerca di lavoro, o da poco espulse dal mercato e 45 tra operatori sociali, formatori, intermediari e datori di lavoro. Da questa ricerca, è scaturito il fatto che le donne a bassa scolarità mancano di strumenti utili, che non solo le indirizzino alla ricerca di un lavoro, ma al mantenimento dell’impiego stesso. Nel 1997, infatti, un preliminare rapporto di ricerca ha individuato i principali ostacoli all’inserimento lavorativo. Tra il 1999 ed il 2000 la partnership del progetto ha provveduto al coinvolgimento attivo dei datori di lavoro al fine, non solo di comprendere le maggiori difficoltà nelle fasi successive all’assunzione di nuova forza lavoro, ma anche di costruire con loro una sorta di vademecum che agevolasse l’inserimento dei neo assunti. Il risultato dell’analisi ha condotto il gruppo di ricerca a sostenere la tesi secondo cui i lavoratori con un basso livello di istruzione, nel momento in cui ottengono un impiego, incontrano notevoli difficoltà ad inserirsi nel nuovo ambiente e spesso questi problemi portano ad abbandonare, dopo poco tempo, il nuovo incarico. Nel 2000 il progetto JUMP si è concluso e sui risultati di questa ricerca è nato Jobcoaching: questo progetto-pilota prevede l’istituzione di una figura di orientamento e sostegno al fianco del neo-assunto: sarebbe di supporto non solo agli impiegati, ma fornirebbe anche una garanzia aggiuntiva al datore di lavoro, che sarebbe perciò più propenso all’assun- J O B C O A C H I N G 18 TOWARDS A CLOSING OFTHE GENDER PAY GAP ANNO DI REALIZZAZIONE FASI DI REALIZZAZIONE 2001 – 2003 FINANZIAMENTO 5th Middle Term Community Action Programme e autorità nazionali ENTE PROMOTORE the Centre NORVEGIA for gender equality, PARTNER Partner locali: Ministry of Children and Family Affairs – Ministry of Labour and Government Administration – Ministry of Education – Research and Church Affair – Norwegian Confederation of Trade Unions – Gender Equality Ombud – Institute for Social Research – Institute for Applied Social Science Partner transnazionali: PERIPHERIE Instiitute for Practical Gender Research, Austria – the Danish National Research and Documentation Centre of Gender Equality, Danimarca – Research Centre for Gender Equality, Grecia – Centre for Women’s and Gender Studies, Islanda – the Women and Equality Unit, Regno Unito DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto si focalizza sulle differenze retributive fra donne e uomini. Obiettivo dell’intervento è esaminare tali differenze in una prospettiva di ampio respiro, ferme restando le modalità di definizione degli stipendi ed i sistemi di pagamento. Il progetto intende individuare un mix efficiente di strumenti di riduzione delle differenze retributive fondate sul genere nel contesto di ciascun paese partner 19 in quanto parte di un progetto europeo sulle differenze retributive fra donne e uomini, è stato condotto uno studio di caso su tre diverse occupazioni: insegnanti, ingegneri e lavoratori con scarse competenze occupati nelle industrie alimentari ed ittiche. Lo studio di caso è stato perciò condotto in ciascuno dei sei paesi partner. Lo scopo di questo studio è analizzare il gap retributivo, e in quale modo tale divario differisca a seconda del paese e dell’occupazione considerata. Verrà perciò realizzata un’analisi comparativa a livello europeo, a partire dai risultati degli studi nazionali CONTESTO DI RIFERIMENTO in una prospettiva europea, la Norvegia è considerata un paese con un alto livello di eguaglianza rispetto al genere, poiché il livello di istruzione è simile tra uomini e donne, e le donne sono molto attive sul mercato del lavoro. Attualmente, addirittura, ci sono più donne che uomini iscritte al college ed all’università, segno che in un prossimo futuro il livello di istruzione sarà più elevato fra le donne che fra gli uomini. La partecipazione delle donne norvegesi alla forza lavoro è tra le più alte d’Europa. Anche in politica le donne hanno una presenza forte e crescente. Nonostante questo, ci sono alcune aree importanti nelle quali le differenze di genere sono piuttosto forti. Anche se il modello di dual breadwinner è dominante, il mercato del lavoro è molto segregato su base di genere: molte donne, infatti, hanno lavori part-time a differenza degli uomini che hanno per lo più impieghi full-time. Di conseguenza, le donne impiegano molto tempo nei lavori domestici e nelle attività di cura, e hanno molto meno tempo rispetto agli uomini da dedicare al tempo libero PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Mona Larsen-Asp e Line Isaksen, NORVEGIA E-mail: [email protected] – [email protected] www.genderpaygap.no RISULTATI CONSEGUITI confrontando la struttura retributiva norvegese con quella degli altri paesi europei, possiamo notare che la Norvegia ha una struttura retributiva fortemente compressa. Nel caso degli insegnanti, il livello di reddito varia in base alla posizione occupata, alle qualificazione e all’anzianità. Gli intervistati sostengono che le differenze retributive tra donne e uomini sarebbero ridotte. Nella scuola pubblica, negli ultimi anni è stato introdotto un sistema di contrattazione individuale della retribuzione, ma l’influenza degli aggiustamenti introdotti è da considerarsi insignificante. In particolare, un preside intervistato a questo proposito sostiene di riservare la possibilità di aggiustamento della retribuzione per gli insegnanti di matematica e di scienze naturali, poiché vi è una carenza di questo tipo di docenti sul mercato del lavoro. Nell’industria ittica ed alimentare invece, il lavoro appare essere fortemente segregato rispetto al genere. Il tipo di mansioni svolte da donne e uomini sono diverse e le differenze retributive sono ampie. Il reddito medio di una donna che lavora full-time è del 30% circa in meno rispetto a quello di un uomo. Tale differenza può essere dovuta in una parte al diverso numero di ore lavoro, ed in parte alle diverse mansioni svolte. Nel 1997 la retribuzione media settimanale di un ingegnere donna era pari al 78% circa della retribuzione media settimanale di un uomo. Le donne ingegnere sono in media molto più giovani degli uomini, e secondo gli intervistati, le differenze in termini retributivi possono essere spiegate sulla base di tre fattori: l’età (esperienza ed anzianità), il tipo di lavoro svolto ed il settore di attività, ed il numero di ore lavorative ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ è importante sottolineare l’obiettivo di comparazione degli studi di caso nei diversi paesi previsti dal progetto. Questa scelta permetterà non solo di confrontare quantitativamente il gap retributivo fra donne e uomini presente nei diversi paesi, ma soprattutto di valutare tali differenze nelle diverse occupazioni PUNTI DI FORZA il punto di forza del progetto è sicuramente ravvisabile nella natura comparativa della ricerca PUNTI DI CRITICITÀ nell’analisi comparativa dei dati relativi ai diversi paesi coinvolti nel progetto, si è tenuto conto di tutta una serie di differenze relative a fattori legislativi e sociali caratteristici delle singole realtà. E’ bene tenere conto che esistono anche fattori di natura diversa difficilmente controllabili, che potrebbero incidere sull’oggetto di analisi e di conseguenza potrebbero creare problemi di disomogeneità dei dati ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ lo strumento dello studio di caso sul mercato del lavoro e l’analisi comparativa dei risultati possono senza dubbio essere replicati in altri paesi TOWARDS A CLOSING OF THE GENDER PAY GAP 20 COMMENTO TECNICO Nello studio della situazione occupazionale femminile, gli indicatori utilizzati sono solitamente tre: la segregazione verticale, la segregazione orizzontale ed il differenziale retributivo. Quest’ultimo è calcolato confrontando la retribuzione media di uomini e donne nell’ambito di un determinato settore, dell’area d’applicazione contrattuale oppure della singola azienda. Le ricerche a livello internazionale dimostrano che le donne guadagnano sistematicamente meno degli uomini. Una possibile spiegazione potrebbe risiedere nella sempre maggiore incidenza fra le donne di contratti part-time e di altre forme contrattuali atipiche con orario ridotto. Analizzando però le paghe orarie, i differenziali salariali non mutano. Inoltre i dati affermano che i divari salariali aumentano al crescere del livello gerarchico: in merito a questo la normativa comunitaria si è espressa affermando che anche attività diverse, ma altrettanto impegnative, devono avere la stessa remunerazione. Tutto ciò consente di aggirare il problema della segregazione orizzontale. Proprio a livello comunitario si sviluppa la ricerca norvegese, il cui intento è esaminare il problema delle differenze retributive in una prospettiva di genere attraverso uno studio comparato di altri paesi membri dell’Unione europea. L’analisi, tenendo conto delle diverse modalità di formazione degli stipendi e dei differenti sistemi di pagamento, intende trovare correttivi al pay gap tra uomini e donne che possano essere applicati ai differenti contesti economici dei paesi coinvolti. A questo scopo il Norwegian Centre for Gender Equality, promotore del progetto, ha condotto, così come tutti i partner trasnzionali, uno studio di caso su tre differenti figure professionali: insegnanti, ingegneri e lavoratori non qualificati, ponendosi come obiettivo l’analisi dei differenziali retributivi tra uomini e donne e le loro possibili cause. 21 L’indagine si è avvalsa dell’utilizzo dei differenti indicatori statistici nazionali di occupazione e dello studio delle varie strutture che, a livello istituzionale (per ognuno dei paesi coinvolti nell’analisi), si occupano di regolamentazione delle condizioni contrattuali, di costruzione dei salari e di promozione delle pari opportunità. Inoltre sono state condotte interviste qualitative in ogni nazione a rappresentanti dei tre settori occupazionali oggetto dell’analisi. Come ogni analisi comparativa, questa ricerca presenta ovvii problemi, specialmente in un ambito quale quello degli studi sul mondo del lavoro: infatti, prendendo in esame stati in cui vigono normative differenti in materia, il raffronto dei differenti dati statistici deve tenere conto di molti fattori non congruenti tra loro. Questa analisi ha il merito di avere valutato ogni differenza in termini legislativi e sociali in senso stretto tra i paesi oggetto dell’analisi. Inoltre, occorre sottolineare che questa osservazione si rivela tanto più importante poiché inserita in un contesto come quello della Comunità europea: il confronto tra paesi dell’Unione ha sia una valenza conoscitiva, sia pratica. Proprio partendo da questi tipi di analisi possono nascere politiche comunitarie adeguate alla risoluzione del problema del gender pay gap. Inoltre nel report finale sono inseriti dati riguardanti anche altri paesi non direttamente coinvolti nel progetto, come l’Italia, il Belgio, la Svezia, la Francia e l’Olanda, fornendo così un quadro ancora più completo. Sarebbe interessante, specialmente con l’ingresso dei nuovi paesi all’interno dell’Unione, condurre un altro studio di caso, questa volta creando però coorti di stati in base al PIL (o qualsiasi altro indicatore della forza economica del paese) in modo da poter leggere i dati e valutare le politiche applicabili, anche in base alle reali possibilità occupazionali ed economiche dei vari paesi. TOWARDS A CLOSING OF THE GENDER PAY GAP DEUCE ANNO DI REALIZZAZIONE 2001 – 2003 FINANZIAMENTO Programma di azione Comunitaria per l’Uguaglianza di Genere di raccogliere informazioni sulle ricerche più recenti in tema di discriminazione retributiva, con l’intento di fornire supporto e guidare i progetti di ricerca in corso di svolgimento ed inoltre ha provato anche ad individuare esempi di buone prassi FASI DI REALIZZAZIONE ENTE PROMOTORE # Ministero del Lavoro della Comunità Fiamminga, BELGIO PARTNER Partner nazionali: ESF, Agency Found, Bruxelles – vzw Amazone, Bruxelles – CEVORA, Bruxelles – SERV, Bruxelles – Nederlandstalige Vrouwenraad, Bruxelles Partner transnazionali: E.KAT.O., Grecia – Crasform Onlus, Italia – Amsterdam Institute of Advanced Labour Studies (AIAS) dell’Università di Amsterdam, Olanda – International Training Centre for Women, Olanda – Sprangbradan Utvecklingskonsulter, Svezia # DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto Deuce ha l’obiettivo di sensibilizzare le autorità pubbliche, le parti sociali, il settore economico e la forza lavoro femminile sul tema della segregazione di genere (sia orizzontale sia verticale). L’obiettivo ultimo dell’intervento, in questo caso, risiede nella progettazione di soluzioni e nella formulazione di proposte destinate alle autorità pubbliche e alle direzioni aziendali. Il progetto ha infatti permesso ricerca ed archiviazione del materiale disponibile riguardante le misure intraprese per affrontare il problema della segregazione femminile ottenuto contattando tutti gli attori coinvolti, quali sindacati, organizzazioni ed agenzie di collocamento, organizzazioni femminili. A questi soggetti è stato chiesto sia di fornire informazioni più utili all’esame del territorio di riferimento, sia di collaborare al progetto come partner attivi. In questo modo è stato possibile costruire una rete di contatti allargata. L’archivio è stato pensato allo scopo di chiarire quali siano gli ostacoli ed i limiti esistenti alle carriere femminili. Il contenuto dell’archivio sarà oggetto di un report. Questa fase del progetto è comune a tutti i partner transnazionali; individuazione di cinque o sei casi di buone prassi che sono stati esaminati alla luce di una serie di criteri, quali il tipo di strategia adottato, l’analisi del contesto, i destinatari dell’intervento, la qualità dell’azione, la trasferibilità della stessa; a partire da queste buone prassi è stata realizzata una campagna di focus group (uno per ciascuna buona prassi) con gli attori più importanti del progetto (sindacati, imprese di collocamento, organizzazioni) che ha avuto come scopo lo studio dei fattori critici per affrontare con successo il problema della segregazione (sia orizzontale sia verticale) e di suggerire alcu22 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI European Social Fund Agency, Bruxelles, BELGIO – Caroline Meyers, Annemie Roets E-mail: [email protected] – [email protected] www.deuceonline.be ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ ne soluzioni agli ostacoli ed ai limiti esistenti. Anche questa fase del progetto è comune a tutti i partner transnazionali il progetto, che intende trovare soluzioni al problema della segregazione, coinvolge direttamente gli attori che operando sul mercato del lavoro saranno chiamati a fornire un contributo attivo. A questo proposito appare interessante la fase di realizzazione dei focus group, cioè di interviste di gruppo a rappresentanti del mondo sindacale, delle agenzie di collocamento e di associazioni femminili, dai quali scaturiscono spesso molte proposte interessanti CONTESTO DI RIFERIMENTO i dati a livello internazionale affermano che le donne sono impiegate in occupazioni mal retribuite. Raramente vengono loro affidati incarichi di responsabilità e anche in questi casi le donne guadagnano meno dei loro colleghi uomini. D’altra parte le donne non specializzate o scarsamente specializzate trovano più difficoltà della loro controparte maschile ad accedere a programmi di formazione professionale. Il progetto Deuce è stato pensato con l’intento di influenzare le attuali politiche di impiego con particolare riguardo al segmento femminile del mercato del lavoro PUNTI DI FORZA il progetto parte da una ricerca e da una analisi attenta e puntuale del materiale disponibile sugli interventi posti in essere con lo scopo di trovare soluzioni al problema della segregazione lavorativa cui sono continuamente sottoposte le donne RISULTATI CONSEGUITI PUNTI DI CRITICITÀ il progetto si è concluso nel giugno del 2003 e i prodotti da esso scaturiti sono stati un report strutturato sulla base del materiale raccolto nel corso della prima fase (ricerca e archiviazione del materiale inerente i progetti dedicati al problema della segregazione e risultati dei focus group con gli attori privilegiati); una tavola rotonda di discussione ed un seminario a livello transnazionale. E’ stato inoltre predisposto un sito web dedicato al progetto il coinvolgimento che viene richiesto agli attori privilegiati è molto alto, così come il carico di lavoro (soprattutto in termini di tempo) che devono sopportare; di conseguenza, la loro disponibilità potrebbe non risultare costante, creando così momenti di stallo alla prosecuzione dell’intervento ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ il progetto può essere proposto anche in altri paesi ed in particolare potrebbe risultare interessante il coinvolgimento attivo delle parti sociali attraverso la realizzazione di discussioni di gruppo 23 D E U C E segregazione è la creazione di alcuni focus groups sul tema. Questa fase risulta più articolata della precedente: tra i casi radunati per la costruzione dell’inventario occorre individuare un caso di buone prassi che abbia come promotore uno degli attori coinvolti nel processo di raccolta: questo per ognuno dei partecipanti alla fase iniziale. Le buone prassi identificate devono rispondere a criteri molto dettagliati specificati in precedenza dalla partnership: generalizzando, questi possono essere raggruppati in quattro macro- aree efficacia, qualità, replicabilità e trasferibilità, contributo al cambiamento. Individuate come punto di partenza le buone prassi che rispondono ai criteri elencati, saranno organizzati differenti focus groups con i partners del progetto (gli attori che hanno contribuito all’individuazione delle buone prassi) il cui scopo è portare questi testimoni privilegiati del mondo del lavoro a studiare i fattori di successo e quelli di insuccesso di ogni progetto e suggerire correttivi alle discriminazioni che ancora permangono. Dato lo scopo finale, ossia aumentare il livello di coscienza e la discussione sul tema della segregazione di genere, è stata segnalata come fondamentale l’individuazione di alcuni attori di riconosciuto prestigio che partecapino ai differenti focus: questo al fine di ottenere, tramite la loro presenza, una sorta di legittimazione ad operare di fronte agli altri attori coinvolti, che si sentirebbero perciò maggiormente garantiti dell’importanza del progetto in cui sono coinvolti. Anche queste personalità verranno individuate in base a criteri già stabiliti quali il coinvolgimento in attività di ricerca ed il rapporto con organizzazioni femminili e la comprovata esperienza. Un punto critico del progetto è individuato nella mole di informazioni che verranno prodotte: il rischio potrebbe essere quello di non riuscire ad organizzare in maniera adeguata il materiale e quindi non giungere ad un’effettiva conclusione dell’intervento che è rappresentata dall’individuazione di suggerimenti e spunti da sottoporre all’attenzione dei decision-makers locali. COMMENTO TECNICO Molti sono i programmi che si sono occupati di combattere la segregazione orizzontale e verticale: da ogni progetto, analizzandone i punti di forza e di debolezza, nonché le applicazioni eventuali in contesti differenti, è possibile trarre indicazioni per interventi futuri. Il progetto Deuce, partendo dalla constatazione dell’esistenza sul territorio di riferimento di disuguaglianze di genere e di segregazione retributiva, evidenzia la necessità di trovare validi mezzi per influenzare le politiche del lavoro. Per fare ciò si è ritenuto fondamentale alzare il livello di coscienza intorno al problema e i mezzi per arrivare a questi risultati sono due: il primo, è stato individuato nella creazione di un inventario contenente i report delle ricerche più recenti (in tema di segregazione di genere e divario retributivo) al fine di trarne valide linee guida per i progetti futuri, il secondo è caratterizzato dalla discussione approfondita, tra attori privilegiati, intorno a casi consolidati di buone prassi. La costruzione di questo inventario ha previsto il coinvolgimento di altri attori istituzionali, tra questi, i sindacati, le agenzie di lavoro interinale, le organizzazioni femminili, i rappresentanti del settore educativo e del governo. A loro è stato chiesto di portare a conoscenza della partnership i progetti, gli interventi, i casi di buone prassi sperimentati all’interno delle proprie organizzazioni; questi attori hanno anche il compito di supportare e cooperare con il progetto Deuce durante le altre fasi di intervento. La raccolta di documenti vuole portare alla luce quali siano ancora gli ostacoli all’abbattimento della segregazione di genere, quali sono stati i correttivi già praticati e soprattutto indagare sulle cause di eventuali fallimenti. L’inventario delle misure adottate condurrà alla stesura di un report (contenente anche la descrizione dei problemi tuttora presenti) che costituirà la base su cui verrà costruito uno studio scientifico sui problemi individuati. Il secondo mezzo per aumentare la discussione sul problema della D E U C E 24 ESTIA-NET ANNO DI REALIZZAZIONE ottobre 2003 – ottobre 2004 FINANZIAMENTO fondi della Commissione europea, Directorate General for Education & Culture, Higher Education: Socrates-Erasmus Thematic Networks ENTE PROMOTORE National Technical University of Athens Atene, GRECIA PARTNER il progetto prevede il coinvolgimento di 64 partner provenienti da 30 Paesi diversi. In particolare, i Paesi coinvolti sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Latvia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’obiettivo principale del progetto è la costruzione di un network tematico, focalizzato sulla creazione di un’offerta formativa postlaurea di tipo interdisciplinare in ingegneria elettronica, tecnologie del computer e scienze applicate, destinata alle donne. Il network così creato cerca di aumentare la consapevolezza sui problemi di segregazione di genere nel 25 campo dell’istruzione, informando e motivando le giovani donne, spingendole a seguire il loro percorso di formazione e di carriera, e studiando le possibilità di realizzare un nuovo curriculum postlaurea di tipo interdisciplinare. Estia-Net si rivolge per lo più a studentesse, a giovani che stanno decidendo della loro formazione e della loro carriera, a donne che svolgono mansioni di tipo esecutivo e che necessitano di istruzione postlaurea sulle nuove tecnologie, a donne che intraprendono una nuova carriera ed a donne immigrate FASI DI REALIZZAZIONE le attività principali prevedono la ricerca di dati sul numero di studentesse e sugli staff accademici delle università, lo sviluppo di un curriculum per i mentor, l’organizzazione di un seminario rivolto ai mentor e di giornate informative, l’identificazione dei corsi interdisciplinari esistenti e la valutazione del loro impatto, la progettazione e l’implementazione di un sito web e di un sistema informativo per i potenziali studenti, la progettazione del curriculum postlaurea interdisciplinare destinato alle donne e infine la pubblicizzazione del progetto CONTESTO DI RIFERIMENTO negli ultimi decenni, in tutti i paesi europei, il numero di donne che ha deciso di iscriversi all’università, è costantemente aumentato. Mentre una percentuale superiore al 50% di studentesse sta seguendo le cosiddette ‘professioni femminili’ quali gli studi sociali e pedagogici, allo stesso tempo, una percentuale più contenuta sceglie percorsi di studio in ingegneria, informatica e scienze applicate. PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI National Technical University of Athens, Atene, GRECIA – Maria G. Ioannides Tel. +30/2/107723791 – Fax +30/2/107722584 E-mail: [email protected] – www.estiatn.net RISULTATI CONSEGUITI Tra coloro che scelgono di studiare ingegneria il 20% circa è rappresentato da donne, mentre tale percentuale si riduce tra coloro che seguono un percorso in ingegneria elettronica. La crescita del settore informatico ha avuto un impatto positivo in tutte le scienze facendo aumentare il numero di posti di lavoro specializzati all’interno dell’Unione europea. Come risultato, i corsi di scienze informatiche sono previsti in molti curricula universitari, ma la percentuale di donne in queste aree è molto bassa. Per di più, ci sono poche donne in posizioni esecutive nelle organizzazioni, nelle imprese e nelle università. In questo modo, il modello della donna in carriera nel campo delle scienze applicate è sottorappresentato e ciò influenza, non soltanto la futura professione delle attuali studentesse, ma l’intera società contemporanea. Trascorsi alcuni anni dalla laurea, molte donne che svolgono mansioni di tipo esecutivo possono sentire l’esigenza di una formazione postlaurea sulle nuove tecnologie e di accrescere i loro curricula. Altre donne, dopo la laurea decidono di abbandonare il lavoro, dando priorità alla famiglia ed ai figli, salvo cercare di rientrare nel mercato del lavoro in un secondo momento per iniziare una nuova carriera. Negli ultimi 30-50 anni poi in molti paesi europei è scattata una mobilitazione di gruppi di popolazione e di individui alla ricerca di un lavoro, di studio e di un miglioramento nella qualità della vita. L’istruzione può giocare un ruolo importante nel favorire l’integrazione di donne immigrate nell’Unione europea, ma anche nella lotta contro il razzismo e la xenofobia E S T I il progetto è ancora in corso di svolgimento. Finora è stato realizzato il sito web, sono stati organizzati seminari e due convegni che hanno coinvolto i partner transnazionali ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ il progetto si rivolge non soltanto alle giovani studentesse che si stanno preparando ad entrare sul mercato del lavoro, ma anche a tutte quelle donne che per le più svariate ragioni potrebbero avere bisogno di migliorare le loro conoscenze degli strumenti tecnologici PUNTI DI FORZA l’intervento prevede la progettazione di curricula formativi a partire da un’analisi di quelli offerti dalle istituzioni universitarie con l’intento di fornire alle donne uno strumento che sia il più possibile interdisciplinare ed innovativo ELEMENTI DI CRITICITÀ in conseguenza dell’elevato grado di innovatività del progetto non è possibile rilevare al suo interno elementi critici di particolare entità ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ l’offerta di nuove esperienze formative postlaurea di tipo interdisciplinare e rivolte esplicitamente anche a donne già impiegate, o che intendano rientrare sul mercato del lavoro dopo un periodo di assenza, può essere con successo trasferito in molti altri contesti e studiato anche per percorsi di studio diversi da quelli strettamente tecnologici A - N E T 26 COMMENTO TECNICO Per questo la Commissione europea, così come gli organi operanti nel campo dell’istruzione all’interno dell’Unione, promuovono interventi mirati ad una promozione degli studi scientifici presso le studentesse, agevolando anche gli scambi internazionali e le carriere accademiche delle stesse. In quest’ottica nasce il progetto Estia-Net, nel quale sono coinvolti 64 partners che provengono da 30 diversi paesi. L’intervento si propone di implementare percorsi formativi post-lauream che siano women friendly nell’ambito dell’ingegneria elettrica, delle scienze applicate e delle nuove tecnologie; per fare ciò occorre sconfiggere i pregiudizi di genere riguardo ai percorsi di studio. La partnership opera su più livelli, mentre da un lato si cerca di motivare le studentesse ad operare scelte che siano più consapevoli rispetto alle effettive possibilità di carriera, dall’altro si vuole fornire anche a chi è già entrato nel mondo del lavoro, la possibilità di migliorare le proprie competenze introducendo nel proprio curriculum anche competenze legate alle nuove tecnologie. Inoltre non si è dimenticata la necessità di fornire agli insegnanti e ai mentor universitari nuove capacità che li rendano promotori del cambiamento e dello scardinamento dei pregiudizi di genere. Inoltre l’internazionalità del progetto conduce alla creazione di un network in grado di consentire il passaggio delle informazioni sulle buone pratiche attuate in ciascun paese, così come la creazione di corsi universitari e percorsi formativi interdisciplinari che dunque aumentino le expertise delle studentesse e delle lavoratrici. Molte ricerche mostrano come in Europa le donne studino almeno quanto i loro colleghi maschi raggiungendo in ogni campo e ad ogni livello di studio buoni risultati (a volte migliori di quelli dei colleghi). Le donne quindi, in questi ultimi decenni, hanno colmato il gap che le divideva dagli uomini a livello di formazione, tuttavia i percorsi educativi scelti risultano vistosamente differenti tra i due gruppi: le donne sono maggiormente orientate verso gli studi umanistici, mentre gli uomini si concentrano in prevalenza nelle facoltà di tipo economico e scientifico. Cosa determina questo squilibrio nella scelta dell’ambito disciplinare di studio? Accanto a fattori legati alla socializzazione, è probabile che un tale fenomeno possa essere imputato al fatto che le donne qualificate, con un livello di istruzione medio-alto, si trovino ad accedere al mercato del lavoro principalmente in un settore, quello dei servizi, mentre scarsa è la loro presenza nell’industria. In ogni stato europeo dunque, mentre continua ad aumentare il numero di donne che accedono all’istruzione universitaria, non diminuisce la segregazione di genere nei percorsi formativi: poco più del 20% delle studentesse è concentrato nell’area degli studi ingegneristici. E’ facile notare come le donne siano meno presenti in quegli ambiti formativi che conducono a sbocchi professionali nelle aree economiche connotate da costante crescita, come ad esempio il settore delle nuove tecnologie. Conseguenza della segregazione negli studi è dunque la segregazione nell’ambito lavorativo. Da molto tempo gli studi in tema di pari opportunità individuano, nell’orientamento formativo ad hoc per le studentesse, un possibile correttivo alla segregazione presente nel mondo del lavoro. 27 E S T I A - N E T ENLARGEMENT, GENDER ANNO DI REALIZZAZIONE dicembre 2002 – novembre 2005 FINANZIAMENTO quinto programma quadro dell’Unione europea ENTE PROMOTORE the Centre for the Advancement of Women in Politics e l’Institute of Governance, Public Policy and Social Research della Queen’s University Belfast, Belfast, REGNO UNITO PARTNER Partner transnazionali: Fondazione Bignaschi di Milano, Italia – University of Sofia, Gender Studies Centre, Bulgaria – Academy of the Science, Institute of Sociology, Repubblica Ceca – University of Tartu, Sociology Department, Estonia – University of Latvia, Centre for Feminism Studies Latvia – Law University of Lithuania, Political Sciences Department, Lituania – University of Warsaw, Institute of Applied Social Sciences, Polonia – University of Bucharest, Political Science Department, Romania – Matej Bel University, Institute of Social and Cultural Studies, Slovacchia – University of Ljublana, Philosophy Department, Slovenia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’obiettivo principale del progetto di ricerca è analizzare il livello al quale le istituzioni rappresentative e le altre organizzazioni (quali i partiti politici, i sindacati, le ONG ed i movimenti sociali) rendono possibile la partecipazione e la rappresentanza delle donne all’attività di decision- making e di governo politico nei Paesi candidati ad entrare nell’Unione europea. Un team con competenze multidisciplinari, costituito per la maggior parte da ricercatrici provenienti da tutta Europa, analizzerà la situazione in ciascuno dei dieci stati coinvolti: Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Latvia, Lituania, Romania, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Considerando quanto la storia del regime comunista ha influenzato l’attuale posizione nella quale si trovano le donne, il progetto permetterà di fornire delle raccomandazioni al fine di creare le basi della futura attività di policy-making FASI DI REALIZZAZIONE il progetto prevede la realizzazione delle seguenti azioni: # disegnare, mappare ed analizzare il contributo delle organizzazioni politiche e civili delle donne ai sistemi di governo europeo man mano che i paesi evolvono verso la democratizzazione e l’integrazione nell’Unione europea; # analizzare il livello al quale le istituzioni incoraggiano o inibiscono la rappresentanza e la partecipazione femminile alla discussione ed alla determinazione delle politiche e delle azioni per le quali le donne hanno un interesse diretto ed indiretto; # identificare le aree nelle quali la partecipazione femminile è minore e valutarne le ragioni; # identificare nuove forme di discriminazione e di segregazione di genere nei paesi postcomunisti e valutare le misure necessarie per eliminare questi problemi; # valutare l’influenza delle donne nell’adozione e nell’implementazione delle attuali politiche adottate dalla Commissione e dai governi nazionali, come quelle riguardanti il mainstreaming di genere; 28 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Queen’s University Belfast, Belfast, REGNO UNITO – Amanda Sloat Tel. +44/28/90273693 – Fax +44/28/90272551 E-mail: [email protected] – www.qub.ac.uk/egg AND GOVERNANCE # valutare se siano stati istituiti dei corpi di monitoraggio effettivo per assicurare il rafforzamento della legislazione vigente CONTESTO DI RIFERIMENTO il progetto di ricerca prende spunto e cerca di rispondere a tre principali interrogativi: # a che livello, e in quali modi, le forze di democratizzazione e di preparazione all’ingresso nell’Unione europea abbiano influenzato la partecipazione civile e politica delle donne nei dieci paesi coinvolti nel progetto; # a che livello, e in quali modi, le associazioni civili femminili siano coinvolte nel sistema di politica egualitaria nei paesi coinvolti nel progetto; # quali specifiche strategie potrebbero essere adottate per accrescere il contributo delle donne all’attività di governo RISULTATI CONSEGUITI ciascun partner produrrà un report finale, nel quale verranno riportati i risultati della ricerca ed, in aggiunta, un capitolo nel quale saranno riportate alcune raccomandazioni di tipo politico che verranno sottoposte al vaglio della Commissione e tradotte in tutte le lingue. I partner organizzeranno quindi dei workshop ai quali saranno invitati i rappresentanti politici in modo tale da trasmettere ai decisori pubblici le raccomandazioni politiche. Verrà anche organizzata una conferenza che coinvolgerà tutti i partner ed il coordinatore del progetto preparerà un report conclusivo. Sarà compito di quest’ultimo occuparsi anche della diffusione delle informazioni agli stati membri, così come agli organi di stampa ed alle varie organizzazioni 29 ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ lo studio e la realizzazione di un progetto coinvolgente tutti quegli stati che hanno fatto il loro ingresso nell’Unione europea, con l’intento di analizzare la condizione nella quale si trovano le donne a livello di partecipazione politica ed inoltre fornire raccomandazioni agli organi di governo europeo PUNTI DI FORZA il tentativo di analizzare la situazione nella quale si trovano le donne che vivono in quei paesi ove, sino a pochi anni fa, vigeva il regime comunista. Questo permetterà di progettare e realizzare interventi specifici di sostegno alla partecipazione femminile all’attività politica e di decision-making in vista dell’ingresso di questi Paesi nell’Unione europea ELEMENTI DI CRITICITÀ potrebbe risultare difficile riuscire a raccogliere tutte le informazioni relative ai dieci paesi, necessarie per costruire un quadro degli interventi realmente efficace, a meno di un coinvolgimento degli organi di governo statali. E’ fondamentale, infatti, che i futuri membri dell’Unione riescano ad uniformare il loro atteggiamento nei confronti delle pari opportunità a quello degli altri paesi che già ne fanno parte ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ progetti simili a questo ci si auspica siano realizzati in altri paesi, anche in quelli che già fanno parte dell’Unione europea, accomunati dalla scarsa partecipazione femminile alla vita politica e di conseguenza all’attività di decision-making E N L A R G E M E N T, G E N D E R A N D G OV E R NA N C E COMMENTO TECNICO Il primo maggio 2004, con l’allargamento dell’Unione, altri 10 stati sono entrati a fare parte della Comunità europea. Questo passaggio implica la necessità da parte dei nuovi membri di adeguamenti non solo di ordine economico, ma anche sociale. In particolare è necessario, da parte di ogni nuovo paese membro un adeguamento alle linee promosse dall’Unione. Tra i punti fondamentali delle politiche europee vi è la promozione delle Pari Opportunità tra uomo e donna in ogni campo della vita dell’individuo: il Trattato di Amsterdam (1997), infatti, ha inserito la promozione delle pari opportunità tra uomini e donne nella lista degli obiettivi dell’Unione, affermando esplicitamente che in ogni sua attività, la comunità deve provvedere all’eliminazione delle ineguaglianze e promuovere la parità tra uomini e donne. Questo principio si è concretizzato in direttive emanate dalla Comunità europea e vigenti in tutti paesi membri. Indubbiamente il recepimento di certe leggi ha favorito un aumento dell’attenzione, da parte dei governi nazionali, alle pari opportunità; così come la possibilità di attingere ai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo ha reso possibile molte iniziative favorevoli alle donne. Proprio a partire da un finanziamento della Comunità europea nasce il progetto Enlargement, Gender and Governance, promosso dal Centre for the Advancement of Women in Politics e dalll’Institute of Governance, Public Policy and Social Research della Queen’s University di Belfast. Il progetto consiste nella progettazione e realizzazione di una ricerca avente come territorio di riferimento i dieci nuovi paesi membri dell’Unione. Lo scopo dell’analisi è la definizione di una mappa della partecipazione femminile ai processi decisionali e la valutazione della partecipazione delle donne alla vita politica dei diversi paesi. Il processo di democratizzazione avvenuto di recente ed i retag- gi patriarcali che hanno influenzato la concezione del ruolo delle donne nella società fino a pochi anni fa, impongono uno sforzo di adeguamento ai canoni imposti dall’Unione. La ricerca opera su più fronti: è stata constatata la presenza di un movimento femminile fatto di piccole e grandi associazioni che, attraverso un processo bottom-up, spinge i governi nazionali ad una maggiore valorizzazione della risorsa donna; occorre appurare quale sia effettivamente il potere di questi gruppi e creare una mappa del loro operato. Inoltre si è rivelato necessario censire la presenza femminile in ogni area ed in ogni fase dei processi decisionali, onde verificare dove siano le lacune più vistose e quali ne siano le cause. L’analisi si estende su molti fronti e si propone inoltre di valutare le cause di eventuali processi discriminatori e di proporre correttivi. L’indagine conoscitiva è condotta da un team di ricercatrici provenienti da tutta Europa che produrranno, per ciascun paese monitorato, un report di valutazione che servirà sia ai governi nazionali sia al governo dell’Unione per sollecitare cambiamenti ed iniziative. La creazione di un sito web relativo al progetto permette di avere un’idea molto precisa del lavoro in itinere, oltre a fornire informazioni sulle metodologie utilizzate. Data la necessità di uniformare il livello di emancipazione femminile dei nuovi paesi membri al livello minimo ritenuto accettabile dalle politiche dell’Unione europea, era indubbiamente necessario avere a disposizione una serie di informazioni il più dettagliate possibile sulla condizione della donna nei luoghi di potere politico. Risulta interessante notare che quasi tutti e dieci i paesi oggetto dell’analisi partecipano al progetto in quanto partner transnazionali, attraverso il coinvolgimento delle Università locali e degli Istituti di Ricerca. Questo non può che essere un segno positivo della spinta interna e dal basso verso una maggiore partecipazione delle donne alla vita politica del proprio paese. E N L A R G E M E N T, G E N D E R A N D G OV E R NA N C E 30 GOVERNANCE DI PARITÀ ANNO DI REALIZZAZIONE maggio 2002 – maggio 2003 FASI DI REALIZZAZIONE # FINANZIAMENTO Fondo Sociale Europeo ENTE PROMOTORE la Provincia di Cremona è attuatore e capofila del progetto, ITALIA PARTNER il progetto vede compartecipi in una Associazione Temporanea di Scopo, insieme alla Provincia di Cremona, la Provincia di Lodi, il CdIE (Centro di Iniziativa Europea), l’Associazione Onlus A.I.D.A. (Associazione Incontro Donne Antiviolenza), e l’Associazione Donne & Donne # DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO Governance di parità vuole essere un progetto integrato, il cui obiettivo generale è quello di sperimentare azioni innovative rivolte al sistema dei decisori, delle elette e delle donne presenti sul territorio con l’intento di migliorare la visibilità delle competenze di governo e promuovere una partecipazione ampia delle donne alle scelte nel campo della politica. In particolare il progetto intende innovare il sistema locale di comunicazione degli enti locali rispetto al tema delle pari opportunità; favorire l’aumento delle competenze e migliorare le capacità di governo delle amministratrici locali; e promuovere la piena integrazione della cultura di governo locale sulle pari opportunità in ambito regionale, nazionale ed europeo 31 # realizzazione di un’indagine sul territorio di Lodi e Cremona il cui obiettivo è di indagare la percezione della politica tra le amministratrici locali, tra le giovani donne e tra quelle impegnate nell’associazionismo. A tal fine sono stati utilizzati, quali strumenti di indagine, un questionario somministrato alle amministratrici locali ed alle elette della province di Cremona e di Lodi, alcuni focus group per gruppi ristretti di amministratrici locali, ed interviste semistrutturate. Questa fase si è conclusa con la stesura di un rapporto sulla modellizzazione della rete delle elette, che tiene conto dei bisogni comunicativi, informativi e relazionali delle stesse; analisi degli strumenti di comunicazione più importanti utilizzati dalle Province e da un campione di comuni che interagiscono con la popolazione ed il tessuto economicosociale. Questa fase nasce dall’esigenza di innovare il sistema di comunicazione rafforzando, da una parte, la capacità comunicativa delle donne impegnate in politica, e dall’altra, la comunicazione pubblica sui temi delle pari opportunità in modo tale da renderla efficace e capillare affinché possa raggiungere il maggior numero di donne possibile. A seguito dell’analisi, sono stati progettati alcuni strumenti innovativi di comunicazione e una campagna di marketing; il progetto, partendo dalle esperienze già realizzate nella zona, intende promuovere un percorso innovativo integrato per il miglioramento delle competenze delle amministratrici attraverso la realizzazione di diverse attività di formazione e di informazione; PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Provincia di Cremona, ITALIA http://governance.provincia.cremona.it/ # # sul territorio di Lodi, l’associazione culturale Donne & Donne (partner del progetto) ha attuato un’azione di sensibilizzazione per cercare di trasferire alle giovani generazioni l’esperienza e le competenze acquisite nell’attività amministrativa e politica dalle donne che ora operano in tale settore; organizzazione di scambi e di visite per favorire l’integrazione della cultura di governo locale sulle pari opportunità nell’ambito non soltanto regionale, ma anche e soprattutto nazionale ed europeo CONTESTO DI RIFERIMENTO il progetto nasce dall’esigenza manifestata dalle amministratrici delle Province di Lodi e di Cremona, in accordo con alcune associazioni femminili, di sperimentare forme innovative di promozione della presenza femminile nelle istituzioni. In particolare, l’idea ha origine dalla constatazione della bassa presenza a livello nazionale delle donne nei ruoli decisionali, quali quelli di governo e di rappresentanza elettiva RISULTATI CONSEGUITI tutte le fasi del progetto, definite azioni, sono state realizzate e hanno dato vita in alcuni casi a pubblicazioni, in altri ad eventi pubblici che sono stati occasione di confronto e di formazione ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ il progetto ha cercato di sensibilizzare la componente femminile della popolazione al tema della partecipazione alla vita politica, sottolineando l’importanza della comunicazione nello svolgimento di funzioni di rappresentanza pubblica. G O V E R N A N C E Per questa ragione è da considerarsi apprezzabile l’attività rivolta alla trasmissione alle partecipanti di competenze destinate a migliorare la loro capacità comunicativa PUNTI DI FORZA # # # azione come risposta alle esigenze locali, individuate a partire da un’indagine realizzata sul territorio; tentativo di riorganizzazione del sistema di comunicazione degli enti pubblici su alcuni temi importanti quale quello delle pari opportunità; attenzione rivolta alle giovani generazioni, alle quali è stata dedicata una fase del progetto con l’intento di trasmettere loro le esperienze delle attuali rappresentanti locali PUNTI DI CRITICITÀ al fine di raggiungere con successo gli obiettivi previsti potrebbe essere importante, in progetti di questo tipo, il coinvolgimento anche delle segreterie locali di partito, attraverso la realizzazione di campagne di sensibilizzazione ad esse destinate ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ l’esperienza di queste due province lombarde potrebbe essere con successo trasferita in molte altre realtà locali del nostro paese, in particolare in quelle zone nelle quali il problema della scarsa partecipazione delle donne alla vita politica è maggiormente sentito. Fondamentale potrebbe essere la realizzazione di azioni destinate alla sensibilizzazione delle giovani generazioni D I P A R I T À 32 COMMENTO TECNICO Alle conquiste femminili nel mondo del lavoro ed alla crescente emancipazione della donna nella società italiana non corrisponde un uguale aumento delle stesse nei luoghi decisionali della politica. Nonostante le battaglie e le rivendicazioni proprie dell’impegno politico-sociale femminile e femminista degli anni ‘70, non si registra nel tempo una crescita coerente delle donne nell’agone politico, mentre è presente un divario generazionale che evidenzia una disaffezione delle giovani generazioni all’impegno pubblico. Negli enti locali, prima delle elezioni del 2000 la presenza di donne nelle istituzioni di governo era scarsissima. Le donne erano il 6% dei presidenti di provincia ed il 12.84% degli assessori provinciali; a livello comunale erano il 6.9% dei sindaci e il 14.90% degli assessori comunali. Dall’analisi dei dati relativi ai comuni emerge inoltre che le donne sono più numerose nelle realtà più piccole. Il loro numero si contrae all’aumento dell’importanza, del peso politico del ruolo di governo e della rappresentatività dell’ente da amministrare. Queste considerazioni sono trasferibili a ogni realtà locale italiana come a molte realtà europee, in cui, fatta eccezione per alcuni paesi del nord (con una consolidata tradizione di donne in ruoli decisionali di grande prestigio) la rappresentanza delle donne in politica è molto scarsa. Per questo la Comunità europea negli ultimi anni ha intrapreso una serie di iniziative ed ha destinato parte dei finanziamenti del Fondo Sociale Europeo a interventi che fungessero da correttivi a questa situazione e che potessero sensibilizzare l’opinione pubblica, coinvolgendo i governi nazionali e gli enti locali. In questa prospettiva s’inserisce il progetto Governance di Parità il cui territorio di riferimento, le Province di Lodi e di Cremona, non esulano dalle problematiche elencate rispetto alla scarsa rappresentatività femminile. 33 G O V E R N A N C E I cinque partner del progetto, attraverso un’indagine del territorio, hanno evidenziato quattro aree critiche su cui concentrare l’intervento e per ognuna hanno stabilito le azioni più idonee. Il piano di lavoro prevedeva quindi operazioni differenti, a partire dall’innovazione del sistema d’informazione come veicolo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, all’incentivo di uno scambio tra le elette e le amministratrici operanti sul territorio di riferimento e con amministratrici straniere, che coinvolgesse anche le giovani donne al fine di introdurle nella vita politica. L’operazione su più fronti presuppone che la partnership abbia al suo interno tutte le competenze necessarie. La presenza delle associazioni femminili, di cui sono note le finalità, garantisce il possesso di parte del know how necessario. È opportuno, infatti, che nella costituzione delle partnership i soggetti capofila pongano particolare attenzione alla necessità di poter soddisfare internamente tutte le esigenze che si potrebbero presentare nel raggiungimento degli obiettivi. Risulta molto importante l’inserimento di una fase relativa al miglioramento delle competenze: attraverso un processo di formazione ed aggiornamento è possibile, sia implementare le conoscenze delle amministratrici e delle elette, sia guidare le nuove generazioni di donne, perseguendo così anche l’obiettivo di trasferimento generazionale che la partnership ha posto. Il successo d’interventi come questo passa attraverso il coinvolgimento dei partiti politici, sia a livello locale sia a livello nazionale. Con le segreterie dei vari gruppi possono essere stipulati accordi che prevedano un maggior impegno degli stessi nel coinvolgimento della risorsa femminile e nella sua promozione, sia nella fase delle campagne elettorali, sia nelle consultazioni relative alla formazione dei governi locali. D I P A R I T À PARITY IN DECISION-MAKING: ANNO DI REALIZZAZIONE 2004 – 2005 FASI DI REALIZZAZIONE # FINANZIAMENTO fondi dalla Commissione europea e dal Segretariato Generale dell’Uguaglianza ENTE PROMOTORE il Centro di Ricerca sull’uguaglianza di genere, KETHI, Atene, GRECIA # PARTNER Partner nazionali: Centre for Action and Research on Peace KEDE, Political Association for Women, Northern Feminist University Partner transnazionali: Eyecatcher Associated/Shevolution and Project Parity, Regno Unito – MONA-Foundation for the Women of Hungary, Ungheria – Arcidonna Onlus, Italia # # DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto ha come obiettivi quello di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza ed i vantaggi della partecipazione delle donne al mondo politico, economico e al ‘decision-making’ sociale; di assicurare una eguale rappresentanza femminile nelle liste elettorali, sia nelle elezioni nazionali, sia nelle elezioni del Parlamento europeo; di conferire potere alle donne allo scopo di chiedere ai partiti politici il loro inserimento nelle liste elettorali, nonché di appoggiare i candidati donna in modo tale che possano affrontare con successo la corsa alle elezioni # # il lancio di una campagna pubblica di sensibilizzazione e di informazione dell’opinione pubblica sull’importanza e sui vantaggi di cui potrebbe godere l’intera società in caso di partecipazione equilibrata di uomini e di donne all’attività di ‘decisionmaking’. La campagna prevederà l’utilizzo di spot pubblicitari sia in televisione sia in radio, poster, depliant, allestimento di stand per la distribuzione di materiale, ecc; organizzazione di convegni transnazionali aventi come obiettivo lo scambio di informazioni, di conoscenze e di esperienze tra i partner transnazionali sui metodi e sulle buone prassi in tema di conferimento di potere alle donne e di promozione dei loro diritti politici; creazione di un meccanismo di lobby di partiti politici al fine di aumentare il numero di candidati donna all’interno delle liste per le elezioni del Parlamento nazionale e del Parlamento europeo; organizzazione di una serie di convegni, uno per ciascuna delle tredici regioni della Grecia, e di una conferenza a livello europeo per informare e per creare consapevolezza allo scopo di mobilitare le donne e per portare all’attenzione dei partiti politici l’importanza e i vantaggi di una eguale partecipazione di uomini e donne all’attività di ‘decision-making’; organizzazione di seminari di discussione sull’organizzazione delle campagne elettorali e sul miglioramento delle capacità comunicative dei candidati donna; creazione di un sito internet, di una pagina dedicata al progetto ‘Parity in decisionmaking: Women in the heart of Europe’, con i link ai siti del KETHI, dei partner e con i link ad altri siti di particolare interesse 34 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI KETHI, Research Centre for Gender Equality, Atene, GRECIA – Sianou Fotini, Germotsi Vicky Tel. +30/103311685-7 E-mail: [email protected] – www.kethi.gr/english/programmata/index.htm WOMEN IN THE HEART OF EUROPE CONTESTO DI RIFERIMENTO l’idea da cui prende origine il progetto è legata al problema della scarsa partecipazione delle donne alla politica e all’attività di decision-making, sia a livello locale sia a livello nazionale ed europeo. Si è allora cercato di incentivare la partecipazione femminile attraverso la realizzazione di un intervento mirato a sottolineare l’importanza ed i notevoli vantaggi di cui potrebbe godere l’intera società in caso di una rappresentanza politica equilibrata sulla base del genere PUNTI DI FORZA # # lo scambio di esperienze con i partner transnazionali relativamente alle azioni rivolte alla sensibilizzazione su alcuni particolari temi quale quello dei diritti politici delle donne; il tentativo di promozione dell’inserimento di figure femminili nelle liste elettorali attraverso meccanismi di lobby PUNTI DI CRITICITÀ RISULTATI CONSEGUITI tutte le attività previste dal progetto sono state attuate, a partire dalla campagna pubblicitaria, sino ad arrivare all’organizzazione di convegni a carattere regionale e transnazionale da cui sono scaturite alcune pubblicazioni, ed alla predisposizione di un sito web dedicato all’intervento il progetto prevede una collaborazione fra vari paesi, tra i quali però sussistono differenze a livello di sistema elettorale delle quali bisogna tenere conto. In questo caso, infatti, risulta difficile adottare misure di intervento uguali, poiché esse potrebbero produrre conseguenze radicalmente diverse ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ l’utilizzo dei mass media e della comunicazione via internet per il raggiungimento degli obiettivi progettuali. In questo modo, l’intervento è riuscito sicuramente ad avere una risonanza maggiore a livello locale 35 l’organizzazione di campagne a livello locale allo scopo di sensibilizzare la componente femminile della popolazione a partecipare alla vita politica, a cui affiancare un’attività di promozione delle stesse affinché i partiti politici le inseriscano come candidate nelle liste elettorali PARITY IN DECISION-MAKING: WOMEN IN THE HEART OF EUROPE COMMENTO TECNICO Le valutazioni sulla scarsa rappresentanza femminile in politica portano spesso a due ordini di riflessioni: un primo, sull’importanza di sensibilizzare l’opinione pubblica al problema ed un secondo, sulla necessità di coinvolgere i partiti in qualsivoglia tipo di azione destinata alle donne ed alla politica. È fondamentale, infatti, che gli interventi il cui obiettivo è l’aumento delle donne nei luoghi decisionali della politica, abbiano in programma tre tipi di azioni: il coinvolgimento delle donne che, spesso, non vengono inserite all’interno delle normali reti di cooptazione dei partiti politici (o meglio, questi ultimi utilizzano un linguaggio al maschile nelle campagne di tesseramento e non attuano una comunicazione gender-sensitive per aumentare la partecipazione femminile); la sensibilizzazione dell’elettorato (non solo femminile) tramite campagne mirate a far emergere la scarsa presenza femminile nei luoghi decisionali ed il conseguente problema della rappresentatività; la richiesta ai partiti di una maggiore attenzione e di un maggior sforzo durante la campagna elettorale per la promozione delle candidate. Queste azioni permettono di rispondere sia a chi afferma che siano le donne a non candidarsi come possibili elettrici passive, sia a chi sostiene che sia l’elettorato a non votare le donne, sia a chi, invece, propone la tesi che siano i partiti politici che non costruiscono dietro le candidate una solida base di consenso come farebbero invece per un uomo. Il Centro di Ricerca sull’Uguaglianza di Atene, all’interno del progetto Parity in Decision-Making cerca di toccare questi tre tipi di azioni. Nella partnership del progetto sono coinvolti anche partner transnazionali tra cui l’Arcidonna, onlus italiana, al fine di garantire un respiro internazionale ai risultati dell’intervento. Tra le azioni mirate, infatti, sono previsti più momenti di scambio di informazioni e esperienze tra i partner transnazionali; inoltre è contemplata la creazione di meccanismi di lobby che spingano i partiti politici ad aumentare il numero di candidate e a sostenerle durante le campagne elettorali sia nazionali sia europee. La campagna di sensibilizzazione all’interno del progetto, è attuata con l’aiuto dei media e dei “tradizionali” veicoli di informazione (posters, brochures, volantini e locandine) e con l’organizzazione di 14 meetings (uno per ogni regione greca più una Conferenza europea) attraverso i quali portare a conoscenza delle donne, dei partiti e dell’opinione pubblica in generale, l’importanza e i benefici di una rappresentanza politica all’interno della quale nessuno dei due generi sia sottorappresentato. L’intervento prevede inoltre momenti di formazione per le donne al fine di renderle più “competitive” e dunque scardinare il pregiudizio di una minore preparazione rispetto ai colleghi maschi: in un certo senso, mentre agli uomini non è richiesto alcun tipo di preparazione per essere cooptati nelle liste elettorali dei singoli partiti, alle donne viene proposta una sorta di training al fine di abbattere anche le ultime riserve da parte dei vari movimenti politici. Azione quest’ultima proposta anche in alcune realtà italiane i cui risultati però non sono ancora valutabili. La transnazionalità in progetti di questo tipo pur permettendo un favorevole scambio di informazioni e buone prassi, ha un limite che risiede nei differenti sistemi elettorali che ciascun paese adotta. Infatti è noto che i meccanismi di assegnazione delle preferenze possono in modo differente favorire o inficiare interventi tra loro simili. PARITY IN DECISION-MAKING: WOMEN IN THE HEART OF EUROPE 36 CESEC++ ANNO DI REALIZZAZIONE dicembre 2003 – marzo 2005 FINANZIAMENTO quarto programma quadro comunitario sulle pari opportunità ENTE PROMOTORE Associazione I.S.E.F.T., Carrefour Liguria, ITALIA PARTNER Partner transnazionali: Carrefour Rural Européen Femmes Région Provence-AlpesCôte d’Azur, Francia – Carrefour Rural Guadajoz-Andalusia, ADEGUA, Spagna – Carrefour Pyrénées, Portogallo – Carrefour La Rioja, Spagna – Carrefour Central Macedonia Thessalonica Agricultural and Industrial Institute, Grecia – Carrefour MecklenburgVorpommern, Germania DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto ha come obiettivo individuare metodi e strumenti per lottare contro le discriminazioni verso le donne che vivono nelle zone rurali. Infatti, se oggi uomini e donne formalmente risultano avere uguali diritti, le discriminazioni continuano a persistere nei fatti. Cesec++ intende valutare le reali opportunità di cui le donne possono beneficiare al fine di accedere ai posti decisionali 37 FASI DI REALIZZAZIONE il progetto prevede la realizzazione di diverse azioni: # implementazione di una campagna di raccolta e di analisi delle buone prassi in tema di opportunità di accesso alle posizioni decisionali delle donne realizzate nei paesi partner; # realizzazione di un sondaggio a livello rurale che prevederà due fasi. In un primo momento, verranno sottoposti ad un’intervista qualitativa alcuni soggetti che occupano posti di responsabilità (con o senza famiglia a carico) con l’intento: di scoprire se e come queste persone riescano a conciliare lavoro e famiglia; di comprendere quali elementi siano fondamentali per riuscire a raggiungere certe posizioni; se esistano veramente delle differenze fra uomini e donne nell’accesso a occupazioni di prestigio. In particolare, le interviste saranno condotte nei tre settori di attività caratterizzanti l’economia delle aree rurali, cioè quello pubblico, quello privato e quello associativo. In un secondo momento, alla luce di quanto emerso dalle interviste verranno approntati dei questionari che saranno somministrati con l’intento di effettuare una mappatura il più possibile completa della situazione esistente a livello rurale; # saranno intraprese alcune azioni formative che coinvolgeranno la regione Lazio e la regione Marche, con l’ausilio di strumenti differenziati a seconda dei destinatari, tra cui i fumetti, con l’intento di esportare in altri contesti rurali gli elementi e le esperienze individuate a livello locale; # la realizzazione e la divulgazione di due cd-rom. Il primo conterrà tutte le buone prassi raccolte ed analizzate, un quadro PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Carrefour Liguria, Rocchetta Nervina (Im), ITALIA – Milena Loriga Tel. +39/0184/207407 E-mail: [email protected] – [email protected] – www.carrefourliguria.it # ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ della normativa vigente in tema di pari opportunità e le indicazioni delle istituzioni e delle organizzazioni operanti sul territorio nazionale ed europeo. Con il secondo, invece, che vuole avere uno scopo educativo, verrà fornita una sorta di “cassetta degli attrezzi”: saranno infatti presentati strumenti e forniti alcuni consigli utili affinché l’utente amplii le proprie conoscenze sui diritti che la legislazione sancisce a favore delle donne e per fare sì che questi vengano tradotti anche nella sostanza; costruzione di un sito web del progetto, che riporterà i dati del sondaggio e tutta una serie di link a siti interessanti in tema di pari opportunità # # attenzione posta sui mezzi di comunicazione (cd-rom, sito web) quali strumenti fondamentali per una più efficace trasmissione delle informazioni; realizzazione di una serie di azioni formative destinate a far conoscere in altre regioni il problema delle diseguali opportunità di carriera in ambito rurale PUNTI DI FORZA l’utilizzo di canali di trasmissione delle informazioni estremamente rapidi e attuali, che potrebbero permettere la divulgazione su larga scala dei risultati e delle problematiche di genere CONTESTO DI RIFERIMENTO PUNTI DI CRITICITÀ l’idea da cui nasce il progetto Cesec++ è la presenza di discriminazioni di cui sono oggetto le donne e nello specifico coloro che vivono e lavorano in un contesto rurale. In particolare, il presente progetto si focalizza sulle diseguali opportunità di accesso ai ruoli di responsabilità in base organizzare la comunicazione in modo efficace rispetto allo scopo divulgativo del progetto, al fine di non creare solo una banca dati, ma un vero e proprio strumento di conoscenza delle possibilità che la forza lavoro femminile ha nelle zone rurali ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ RISULTATI CONSEGUITI il progetto Cesec++, soprattutto nella sua fase di ricerca empirica ovvero di studio della realtà tramite sondaggio, può essere trasferito con successo in altri contesti rurali. Potrebbe inoltre diventare un utile strumento di monitoraggio delle diverse realtà rurali sul problema delle pari opportunità il progetto Cesec++ si trova nel pieno della fase di realizzazione e non è attualmente possibile valutare i risultati ai quali giungerà. Finora è stata avviata la fase di raccolta delle buone prassi, sono state realizzate le interviste nei tre settori e si sta lavorando sia alla costruzione del questionario sia alla progettazione del sito web C E S E C + + 38 ta di buone prassi realizzate nei paesi europei partner del progetto. Il passaggio successivo è stato la realizzazione di interviste qualitative a testimoni privilegiati. Questi erano soggetti che, occupati nei tre settori della economia quali il privato, il pubblico e il settore associativo (cooperative) (caratterizzante le zone rurali), coprivano posizioni di responsabilità: sono state selezionate sia persone con famiglia a carico che soggetti senza. Lo scopo dell’indagine era individuare gli elementi che potessero spiegare ‘il successo’ di queste persone (in termini di formazione, esperienze e skills posseduti) indagare i problemi di conciliazione tra orari lavorativi e familiari e la percezione e le esperienze rispetto a fenomeni di discriminazione di genere. Le interviste saranno la base su cui verrà costruita una indagine tramite questionario che verrà somministrato al fine di ottenere un quadro dettagliato della realtà rurale. La raccolta di queste informazioni è funzionale alla fase di divulgazione che il progetto Cesec++ ritiene fondamentale. La raccolta delle buone prassi ed i risultati dell’indagine verranno divulgati in più zone rurali. A questo scopo saranno utilizzati diversi strumenti, dal cd-rom al fumetto: questa differenziazione dei mezzi di comunicazione è necessaria data la non uniformità dei target che si vogliono conquistare le donne, nelle zone rurali come altrove, non risultano un gruppo omogeneo per grado di istruzione o estrazione sociale. Punto di forza del progetto è la realizzazione di un cd-rom a scopo sostanzialmente didattico, contenente informazioni e strumenti per permettere alle lavoratrici di passare da un’eguaglianza formale a una sostanziale. Questa fase al contempo potrebbe risultare di difficile attuazione: i supporti informativi costruiti non vogliono essere solo una banca dati a cui attingere, ma un mezzo per comunicare le possibilità che le donne hanno nelle zone rurali e questo obiettivo prevede la messa in campo di personale molto competente nel campo della comunicazione. COMMENTO TECNICO Le donne nel mondo del lavoro godono di uguali diritti rispetto ai colleghi maschi. Nonostante questa uguaglianza formale, permangono tra i due generi sostanziali disuguaglianze specialmente nelle possibilità di accesso a posti di responsabilità. L’incidenza di queste disuguaglianze non è omogenea in tutto il paese e risulta più accentuata nelle zone rurali rispetto alle aree urbane. Il motivo di queste differenze risiede in più fattori: la relativa staticità dell’economia, la riduzione delle figure professionali richieste rispetto ad un centro urbano, la difficoltà di reperire formazione adeguata in loco, nonché l’insufficienza di posti negli asili nido e di servizi di cura all’infanzia, fondamentali per le famiglie e soprattutto per le donne che lavorano. Si aggiungano a ciò anche i retaggi culturali che, benché presenti in ogni zona del paese, nelle aree rurali risultano ancora più radicati. Gli studi sulle pari opportunità, riconoscono una grande importanza alla cultura in cui i processi di discriminazione sono inseriti: infatti spesso i limiti all’emancipazione femminile sono costituiti da fattori difficilmente scardinabili con una legge (diseguale distribuzione del carico dei compiti familiari, delle responsabilità di cura dei figli che non sono solo meccanismi che le donne “subiscono” ma che spesso si autoimpongono perché propri della cultura cui appartengono). Per questi motivo il progetto Cesec++ il cui promotore è il Carrefour Liguria, ha realizzato una serie di interventi, tutti con il comune scopo di lottare contro le discriminazioni di genere che le donne subiscono in questi ambiti territoriali. Il progetto inoltre prevede la partecipazione di altri sei Carrefour europei: la transnazionalità del progetto garantisce uno scambio di esperienze e buone prassi tra zone morfologicamente simili. Il progetto Cesec++, tutt’ora in svolgimento, contempla più fasi di realizzazione. In primo luogo è stata avviata una fase di raccol39 C E S E C + + ACCEPT ANNO DI REALIZZAZIONE 2001 FINANZIAMENTO sostegno della Commissione europea in attesa della definizione di un programma di azione specifico contro la discriminazione in conformità all’articolo 13 del Trattato di Amsterdam ENTE PROMOTORE Foyer Rural C.E.P.A.G.E., Carrefour PACA, FRANCIA PARTNER Partner locali: l’Association Régionale des Espaces Ruraux Emploi Formation (AREREF) – EREF de Serres – EREF de l’Argentière-la-Bessée – EREF de la Moyenne Vallée du Var Partner transnazionali: Diputación di Granada, Andalusia-Spagna – Waterford Leader Partnership Ltd, Munster, Irlanda – Associazione I.S.E.F.T., Carrefour Liguria, Liguria, Italia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto ha lo scopo di analizzare in maniera dettagliata i processi di discriminazione considerando un ambito determinato che è quello rurale. Lo scopo è analizzare ogni forma di discriminazione determinata da razza, origine etnica, convinzioni religiose, sesso, età o orientamento sessuale così come indicato dalle linee guida del Trattato di Amsterdam della Comunità europea, aggiungendo a queste quelle determinate da responsabilità familiari e dalla neo ruralità, non contemplate nel Trattato. Lo studio del fenomeno è stato condotto da tutti e quattro i partner del progetto (Francese, Italiano Spagnolo e Irlandese) su quattro zone rurali attraverso l’utilizzo di questionari e raccolta di testimonianze di persone vittime di discriminazione. L’analisi è stata propedeutica alla progettazione di azioni di sensibilizzazione rivolte alle popolazioni delle zone rurali prese in esame FASI DI REALIZZAZIONE il progetto si articola in tre fasi. Le azioni sono state condotte parallelamente da tutti e quattro i partner del progetto all’interno delle zone rurali “pilota” che ognuno aveva identificato all’interno della regione di riferimento: # analisi: è stata condotta un’indagine delle discriminazioni attraverso tre strumenti: un questionario rivolto alle associazioni ed agli organismi pubblici operanti sui territori di riferimento (la scelta dei destinatari di questo primo questionario non è vincolata alla partecipazione degli stessi a precedenti interventi contro la discriminazione); un questionario destinato ad un campione selezionato all’interno delle zone ‘pilota’, una griglia di raccolta delle testimonianze delle persone vittime di discriminazioni. Gli strumenti di rilevazione sono identici in ciascun paese per permettere, non solo un esame delle dinamiche di discriminazione interne ad ogni zona pilota, ma anche un’analisi comparativa tra i diversi paesi e lo scambio di eventuali buone pratiche introdotte; # sensibilizzazione della popolazione: attraverso azioni mirate e strumenti ad hoc, lo scopo è sensibilizzare la popolazione delle zone pilota al tema dell’accettazione della differenza. Questo processo è rivolto sia agli adulti che ai bambini; 40 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Carrefour rural PACA, Foyer rural CEPAGE, Puget-Théniers, FRANCIA – Nathalie Grilli Tel. +33/4/93051931 – Fax +33/4/93051471 E-mail: [email protected] # diffusione dei risultati: durante un seminario transnazionale esporre i risultati dell’analisi comparando i risultati conseguiti nei quattro paesi partner e proporre soluzioni e buone prassi da attuarsi in maniera comune CONTESTO DI RIFERIMENTO è convinzione degli ideatori dell’intervento che un adeguato approccio al fenomeno della discriminazione parte da una dettagliata analisi: occorre innanzitutto un’adeguata comprensione dei meccanismi che lo sottendono e dei diversi fattori che lo alimentano e delle differenti forme che può assumere. Inoltre occorre sapere quali sono gli obiettivi dei governi locali in merito allo sradicamento del fenomeno in ambito rurale così come i correttivi già praticati al fine di raggiungere lo scopo ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ risulta innovativo l’approccio utilizzato nei confronti delle discriminazioni in ambiente rurale: non si vuole analizzare la discriminazione come peculiare dell’ambiente rurale, ma affrontando un problema che non ha confini geografici, introdurre nell’analisi le caratteristiche delle zone rurali (sia in termini di risorse disponibili che di problematiche presenti) al fine di trovare correttivi per il problema e non per ambienti con particolari caratteristiche in cui il problema sussiste PUNTI DI FORZA l’utilizzo degli stessi strumenti di indagine in aree che appartengono a paesi differenti garantisce un’elevata comparabilità dei dati rilevati ed è garanzia per le analisi che ne seguiranno RISULTATI CONSEGUITI è stato prodotto un rapporto contenente i risultati delle ricerche condotte nei quattro paesi. All’interno di questo rapporto sono riportati in modo dettagliato i dati raccolti, sia tramite il questionario alle istituzioni pubbliche, sia al campione di popolazione nell’ambito delle zone pilota e le testimonianze delle vittime di discriminazione. Il report si suddivide in quattro sezioni una per ogni paese partner. La parte finale contiene una breve analisi comparativa dei dati raccolti ed in appendice sono riportati gli strumenti di indagine utilizzati. Inoltre vengono elaborati alcuni spunti di riflessione rivolti ai governi locali 41 A C C PUNTI DI CRITICITÀ all’interno di ogni paese le zone rurali presentano forti differenze l’una dall’altra. E’ opportuno stabilire criteri dettagliati di selezione per l’individuazione delle zone pilota: priorità questa nel caso di indagini comparative ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ l’utilizzo degli stessi strumenti di analisi da parte di partner transnazionali è un elemento trasferibile ad ogni ricerca che preveda una raccolta di dati (benché presupponga la presenza nei gruppi di ricerca di metodologia molto competenti) E P T COMMENTO TECNICO Le qualità specifiche che distinguono le zone rurali dalle zone urbane non sono solo di ordine morfologico, ma risiedono anche in peculiarità di ordine economico e sociale. Tra i problemi caratteristici delle aree rurali vi sono il forte tasso di disoccupazione, i servizi pubblici ridotti, la mancanza di trasporti e la lontananza dai centri urbani. A ciò si aggiunga la diffusa mentalità conservatrice e l’assenza di associazioni che si occupino di debellare il problema della disuguaglianza delle opportunità. Il progetto Accept si occupa di studiare ogni forma di discriminazione, onde avere basi accurate su cui formulare consigli alle autorità competenti volti alla lotta a questo problema. L’approccio è di tipo strettamente analitico (benché preveda una fase di divulgazione e sensibilizzazione): non vuole infatti analizzare un tipo determinato di discriminazione, ma il fenomeno di esclusione nel suo complesso, indipendentemente dal pregiudizio su cui esso si basa. Le caratteristiche di ruralità dei territori di riferimento, inoltre, non sono considerate caratterizzanti di un determinato tipo di discriminazione (differente perciò da quella perpetuata in ambienti di tipo urbano), ma costituiscono le specificità attraverso cui integrare il già consolidato approccio al problema. Questo tipo di orientamento costituisce un elemento di innovatività del progetto. L’intervento si è svolto simultaneamente nei quattro paesi componenti la partnership. Ognuno degli enti coinvolti ha individuato sul proprio territorio di riferimento (la regione ProvenceAlpes-Côte d’Azur per la Francia, l’Andalusia per la Spagna, la regione di Muster per l’Irlanda e la Liguria per l’Italia) una zona ‘pilota’ su cui sviluppare l’intervento. La partnership ha elaborato poi un unico strumento di indagine per le quattro aree cosi determinate che permettesse di rilevare dati uniformi e dunque facilmente confrontabili, in vista di un’analisi comparativa. Lo strumento di indagine era composto da due questionari ed una griglia di rilevazione. Il primo era rivol- A C C to ad associazioni e ad organismi pubblici: aveva lo scopo di rilevare i casi di discriminazione di cui fossero a conoscenza i testimoni privilegiati e le eventuali azioni di lotta alle discriminazioni che avevano messo in atto; era composto di 30 domande (chiuse e aperte) suddivise in cinque ‘blocchi’, tra cui i più rilevanti risultano quelli atti a: rilevare la percezione di casi di discriminazione dei contesti rurali; comprendere l’incidenza degli stessi e rilevare gli atteggiamenti in tema di discriminazione, nonché le eventuali esperienze di buone prassi. Un secondo questionario è stato somministrato ad un campione di popolazione delle zone ‘pilota’. Questo secondo strumento di rilevazione è stato costruito con l’intento di rilevare la percezione della popolazione in merito a fenomeni di discriminazione: era composto di 68 domande formulate con un linguaggio molto semplice (in vista anche della traduzione nelle quattro lingue della partnership). E’ composto da sei blocchi di domande dirette a sondare il grado di integrazione tra i gruppi, gli atteggiamenti immediati quando si parla di discriminazione, il grado di percezione del fenomeno, l’eventuale conoscenza di casi specifici. A questi due questionari è stato affiancata una griglia di rilevazione per le testimonianze di soggetti vittime di discriminazione, costruita in base alle linee guida fornite dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza. Si suddivide in tre blocchi di domande: la prima rileva i motivi e le forme dell’episodio discriminatorio così come le reazioni della vittima; la seconda contiene domande relative alla percezione e al comportamento adottato di fronte alla discriminazione; la terza è incentrata sulla rilevazione delle opinioni in merito ai mezzi più adatti alla lotta contro le forme di discriminazione. Attraverso i dati raccolti è stata elaborata una pubblicazione contenente sia le analisi dettagliate per ognuno delle zone pilota coinvolte sia una, pur breve, analisi comparativa. Sarebbe opportuno, sfruttando i dati raccolti, ampliare la parte di indagine comparativa che potrebbe fornire un utile spunto per gli amministratori sia a livello locale sia a livello nazionale. E P T 42 ELLA ANNO DI REALIZZAZIONE settembre 1996 – giugno 1997 FINANZIAMENTO fondi del Kvinnum Resource Centre svedese ENTE PROMOTORE Kvinnum Resource Centre, Jamtland, SVEZIA PARTNER non sono previsti partner per la realizzazione del progetto DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO Ella è un progetto del tutto estemporaneo, nato dall’idea di tre giovani ragazze disoccupate e portato avanti con strumenti e metodologie poco ortodosse e per nulla affini alla progettazione tradizionale. Therese, Carolinne e Karin, le anime del progetto dall’inizio alla fine, si sono distribuite i compiti e le responsabilità. Le ragazze provengono tutte dal comune di Berg e sono cresciute in campagna. Sono convinte che questa loro origine le abbia in qualche modo influenzate e abbia trasmesso loro esperienze e qualità particolari. Lo scopo della ragazze era l’organizzazione di un viaggio (e quindi la raccolta di fondi) che le portasse ad accrescere il loro bagaglio culturale. Per fare questo hanno messo in campo le loro capacità organizzative e progettuali. A loro è stato fornito uno spazio all’interno del Kvinnum Resource Centre 43 FASI DI REALIZZAZIONE questo intervento, non essendo un progetto in senso stretto non può prevedere la suddivisione in fasi: il lavoro delle tre ragazze ideatrici si basava su quattro pilastri organizzativi: # il lavoro in gruppo rappresenta un elemento fondamentale del progetto. Il lavoro diventa infatti fonte di allegria per il gruppo, all’interno del quale si instaura una reciproca fiducia e ciascuno può apportare le proprie idee. La cooperazione però non è sempre senza complicazioni. I componenti infatti devono impegnarsi ed imparare molto per risolvere i problemi insieme. Un metodo di lavoro veramente democratico, infatti, richiede che ognuno si assuma delle responsabilità; # libertà e flessibilità: il gruppo infatti decideva sempre quando e in che modo lavorare senza orari prestabiliti. Le esigenze dei partecipanti erano fondamentali, così come l’apertura a qualsiasi cambiamento dei piani originari; # imparare cose nuove tutti i giorni: il lavoro di squadra e la cooperazione attuati in molti modi e con molti attori diversi, rende Ella un’azione innovativa e permette a coloro che vi partecipano di imparare molte cose, su loro stessi e sulla comunità nella quale vivono. L’essere viste e ascoltate, attraverso l’organizzazione di seminari e di conferenze e attraverso la creazione di relazioni con altre persone le fa sentire apprezzate; # il lavoro quotidiano: le partecipanti al progetto si incontrano al lavoro quasi tutti i giorni. Molto spesso è attorno al tavolo della colazione che nascono le idee, che viene organizzata la settimana e che si sviluppano le relazioni. PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Kvinnun Centre, Jamtland, SVEZIA – Marie Forsberg Tel. +46/63/30733 – Fax +46/63/30440 Esse imparano in che modo prendere i contatti con le autorità, con le organizzazioni e con le associazioni utilizzando il telefono, la E-mail, ecc. In particolare all’interno del progetto Ella sono state progettate due azioni: ‘Expert phone’ e ‘Come young’. La prima vuole essere indirizzata a quei giovani che non sanno cosa fare oppure hanno dei dubbi sul loro futuro ed è gestito da giovani. Export Phone, in questo senso, rappresenta un supporto per informare, e mostrare i modi possibili per realizzare i loro sogni e le loro idee. Come young intende invece mettere a disposizione dei giovani un posto nel quale incontrarsi, che sia allegro, istruttivo e possa fornire loro una serie di idee. Qui i ragazzi potevano discutere ed esprimere le loro opinioni su temi quali il presente e il futuro, sull’informatica, potevano dedicarsi all’attività fisica 3 volte alla settimana CONTESTO DI RIFERIMENTO il progetto nasce da un’idea avuta da tre donne disoccupate di Jamtland. Non riuscendo a trovare un impiego, esse hanno ottenuto dal Kvinnum Resource Centre la possibilità di utilizzare alcuni spazi ed attrezzature interne al centro, al fine di progettare interventi nei confronti della comunità. L’obiettivo finale era l’organizzazione di un viaggio in un paese europeo che permettesse loro di crescere culturalmente, affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte dai luoghi che non conoscevano, ma soprattutto, ritornare con un bagaglio di conoscenze arricchito E L RISULTATI CONSEGUITI le ragazze sono state in grado di finanziare il loro viaggio attraverso l’organizzazione di aste di oggetti da loro prodotti e l’organizzazione di eventi per giovani. Gli interventi che erano stati nel frattempo progettati, come “Expert Phone” e “Come Young” invece non sono stati tradotti nella pratica per la difficoltà di reperire finanziamenti ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ gestione della progettualità affidata interamente a giovani inesperte senza formazione in questo campo, mosse solo dalla necessità di aumentare le proprie chances e la qualità della vita nel loro territorio PUNTI DI FORZA l’elemento più interessante del progetto Ella è sicuramente riscontrabile nel tentativo di sviluppo di una cultura del lavoro di gruppo e della cooperazione, fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi, ma molto spesso assente nei luoghi di lavoro PUNTI DI CRITICITÀ data la giovane età e l’inesperienza delle ideatrici il progetto avrebbe dovuto prevedere la presenza di tutors esperti in grado di fornire strumenti e metodologie adeguate alla concretizzazione dell’intervento ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ data la peculiarità dell’intervento gli elementi di trasferibilità risultano assenti L A 44 COMMENTO TECNICO Spesso i progetti rivolti alle donne disoccupate sono concepiti da esperti afferenti a enti locali o organizzazioni, indice del fatto che la spinta propulsiva a qualsiasi azione viene “dall’alto”. Il progetto Ella ha la peculiarità di essere una iniziativa proveniente “dal basso”, programmata cioè da donne disoccupate e rivolta a donne nella stessa condizione. L’intervento ha il suo avvio nel settembre 1996 e ha come territorio di riferimento la regione dello Jamtland nella Svezia centrooccidentale, zona nella quale opera il Kvinnum Resource Centre, ente patrocinatore del progetto. Proprio il Kvinnum Resource Centre ha dato alle ideatrici dell’intervento la possibilità di concretizzate le loro idee: queste ragazze disoccupate e molto giovani, hanno ritenuto opportuna la nascita di un luogo di incontro e scambio in cui si potessero creare esperienze che permettessero, non solo la creazione di posti di lavoro per loro stesse, ma che avessero ricadute positive sui giovani della comunità. Le ideatrici hanno avuto a disposizione uno spazio che ha consentito loro di incontrarsi e progettare esperienze. Lo scopo era l’acquisizione di alcuni skills che erano considerati fondamentali, tra cui un livello maggiore di auto stima, il conseguimento di capacità di problem-solving in gruppo, l’aumento delle proprie conoscenze informatiche e l’instaurazione di importanti rapporti di lavoro con altri soggetti. Fondamentale in questa fase, l’obiettivo che le giovani si erano poste, ovvero l’organizzazione di un viaggio in un paese europeo che permettesse loro di crescere culturalmente, affrontare la sfida di luoghi che non conoscevano e ritornare con un bagaglio di conoscenze arricchito. Per fare ciò hanno organizzato momenti di svago per i giovani del luogo, nonché vendite e fiere per poter raccogliere i fondi da destinare a questo scopo. 45 E L Parallelamente, i momenti di incontro in un luogo informale e divertente come quello da loro creato, le ha portate a sviluppare una serie di progetti che volevano portare valore aggiunto ai coetanei della comunità. Due sono stati gli interventi la cui organizzazione ha occupato la maggior parte del periodo di realizzazione del progetto ELLA: ”Export Phone” e “Come Young”. Il primo intervento aveva come destinatari e fornitori del servizio i giovani. Si trattava di creare una linea dedicata ai ragazzi che non avevano certezze in merito al futuro professionale o educativo fornendo una sorta di servizio di orientamento. Esso avrebbe avuto il vantaggio di avere tra gli operatori ragazzi che così sarebbero stati perciò più vicini ai probabili utenti. Questo intervento però non è stato portato a termine. Così come non si è conclusa la progettazione di “Come Young” che prevedeva la creazione di un luogo di incontro per giovani dai 16 ai 23 anni che erano usciti dal mondo scolastico: questo spazio avrebbe potuto costituire un punto di ritrovo in cui i coetanei potevano scambiarsi esperienze o progettarne insieme delle nuove. Purtroppo neanche in questo caso le ideatrici sono riuscite a portare a termine l’intervento in tempo per ottenere altri fondi prima della conclusione del progetto. Un punto lodevole di questa esperienza è il coinvolgimento dei media locali che permettevano la pubblicizzazione delle varie iniziative e avevano lo scopo fondamentale di abbattere lo stereotipo dell’inefficienza e del lassismo dei “giovani d’oggi” che le tre ragazze ritenevano radicato nella società di appartenenza. L’esperienza, data la sua natura estemporanea, risulta difficilmente ripetibile e non esistono elementi di trasferibilità. Elementi di criticità possono essere individuati nella necessità di un più severo monitoraggio da parte dei finanziatori i quali avrebbero dovuto guidare le partecipanti e trasmettere loro l’esigenza di una maggiore organizzazione sia nelle fasi di progettazione, sia nelle fasi di attuazione per garantire la continuità del loro operato. L A BERENICE ANNO DI REALIZZAZIONE luglio 2002 – dicembre 2004 FINANZIAMENTO iniziativa comunitaria EQUAL ENTE PROMOTORE CPFP, Consorzio Provinciale per la Formazione Professionale, Bagnacavallo (Ra), ITALIA PARTNER Partner locali: provincia di Ravenna – C.C.I.A.A. – Confesercenti – ASCOM – API – Confartigianato – CNA – Unione Provinciale Agricoltori – Federazione Provinciale Coltivatori Diretti – CIA – Confcooperative – LegaCoop Partner transnazionali: Junta de Castilla Leon, Spagna DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto ha come obiettivo di creare una rete territoriale di supporto che condivida e sostenga l’integrazione di genere e coinvolga gli agenti di sviluppo economico, sociale e politico come le istituzioni pubbliche, gli enti locali, i sindacati, le associazioni di categoria e gli enti di formazione. In particolare, l’intervento intende agire in modo tale da permettere il superamento delle criticità riscontrate nelle donne occupate a partecipare a momenti formativi in grado di aiutarle a sviluppare, potenziare e approfondire conoscenze/competenze indispensabili per operare su un mercato del lavoro in continua evoluzione FASI DI REALIZZAZIONE il progetto si articola in 8 fasi: # indagine sull’occupazione nell’imprenditoria effettuata attraverso la somministrazione di un questionario strutturato ad un panel di 50 imprenditrici. Scopo di questa fase è di mettere in evidenza i fattori di successo/insuccesso delle imprese femminili; # svolgimento di una campagna di focusgroup al fine di approfondire le problematiche relative al lavoro femminile; # selezione, attraverso analisi dei curricula, test e colloquio motivazionale, di candidati idonei a seguire un corso di formazione per ‘Operatore di sportello’ con l’obiettivo di preparare personale specializzato sulle problematiche di genere e adatto a condurre uno sportello rivolto ad un’utenza femminile; # organizzazione e gestione del corso di formazione per operatore di sportello in vista della creazione dello Sportello Donna; # progettazione, organizzazione e realizzazione dello Sportello Donna che svolge attività di sensibilizzazione continua delle imprese sui temi dello sviluppo del lavoro delle donne in impresa e sulle buone prassi per la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro; # progettazione di una banca dati destinata alle imprenditrici, alle donne con ruoli direttivi, ai formatori, ai consulenti operanti negli sportelli delle associazioni di categoria, avente come obiettivo quello di mettere a disposizione di questi soggetti uno strumento in grado di sostenere lo sviluppo e la valorizzazione delle competenze gestionali e imprenditoriali femminili; # predisposizione di un sistema di formazione flessibile rispetto ai bisogni individuati dallo Sportello Donna rivolto alle donne occupate; 46 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI CPFP, Bagnacavallo (Ra) ITALIA – Maurizio Cortesi Tel.+39/0544/450345 E-mail: [email protected] – www.bereniceonline.it # promozione e valorizzazione del servizio attraverso la diffusione in rete al fine di renderlo maggiormente accessibile competenze in merito alle politiche del lavoro e alle politiche sociali nella logica dell’approccio globale CONTESTO DI RIFERIMENTO la Provincia di Ravenna (suddivisa nei tre comprensori di Ravenna, Lugo e Faenza) vanta una forte presenza di piccole e medie imprese che hanno contribuito a ridurre la disoccupazione a livello locale. Le imprese non sembrano presentare particolari preclusioni all’assunzione delle donne, ma mostrano problemi legati allo svolgimento di mansioni pesanti, alla maternità, ai turni. Tutto ciò è legato a fattori culturali e gestionali che rendono poco qualificato il lavoro femminile e limitano lo sviluppo professionale delle donne RISULTATI CONSEGUITI il progetto è ancora in corso e non è possibile valutarne l’impatto. Ci si aspetta che l’intervento porti alla valorizzazione della risorsa donna, in particolare delle donne imprenditrici, attraverso azioni flessibili e facilmente riproducibili nel tempo, soddisfando le esigenze sia delle lavoratrici sia delle imprese PUNTI DI FORZA il coinvolgimento dei partner del progetto in ogni sua fase rappresenta una garanzia affinché le azioni siano una buona risposta alle esigenze espresse dal contesto territoriale nel complesso PUNTI DI CRITICITÀ il progetto, nell’intenzione dei promotori, cerca di favorire l’organizzazione del lavoro in un’ottica di ‘rete’. Questo tipo di impostazione richiede però l’interiorizzazione da parte di tutti i partner di un modello di partecipazione attiva, di collaborazione e di comunicazione che molto spesso risulta essere faticosa e potrebbe finire per rallentare la realizzazione del progetto trasformandosi da punto di forza in punto debole ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ # ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ il progetto presenta elevati elementi di innovatività poiché si propone di realizzare una rete articolata e complessa degli agenti economici e sociali sia pubblici sia privati. L’innovatività riguarda la sperimentazione di un particolare modello al fine di ottenere la massima valorizzazione sul lavoro della risorsa umana al femminile mediante percorsi strutturati, ma al contempo flessibili. L’innovatività del modello coinvolge sia i beneficiari dell’intervento, sia chi eroga la formazione, sia tutti i facilitatori, dalle aziende agli enti locali, in modo da favorire la fusione delle rispettive 47 B E R E # # Sportello Donna Impresa, sportello atipico dal punto di vista dell’attività svolta, poiché accanto a tutti i servizi offerti alle lavoratrici, esso funge da raccordo con gli altri sportelli attivi sul territorio provinciale e mette a disposizione anche una banca dati di tipo qualitativo che vuole essere un’ulteriore forma di supporto delle politiche di lavoro in ottica di genere. Il lavoro dei partner in ottica di rete, che permette la convivenza di realtà diverse chiamate a collaborare. Nell’ambito del progetto i promotori intendono portare avanti una proposta di certificazione di qualità delle politiche e delle azioni di parità attraverso il coinvolgimento della Camera di Commercio N I C E COMMENTO TECNICO Il progetto, che coinvolge i diversi agenti di sviluppo economico, a partire dagli enti locali, dalle imprese private operanti sul territorio e, che fornisce direttamente alle lavoratrici tutta una serie di servizi (dallo Sportello Donna a momenti di formazione), sembra essere uno strumento adeguato al raggiungimento degli obiettivi di parità. In particolare, lo sforzo dell’ente promotore di incentivare il lavoro in rete dei partner risponde alle nuove logiche di un mercato del lavoro in continuo mutamento. Questo, punto nodale del progetto, risulta anche essere l’elemento che maggiormente richiede uno sforzo congiunto da parte di tutti i soggetti coinvolti e dunque potrebbe risentire maggiormente di deficit organizzativi e relazionali. Risultano interessanti alcuni punti caratterizzanti il progetto: tra questi l’attività di mentoring, che dovrebbe consentire il trasferimento di competenze e di esperienze dalle imprenditrici più esperte alle più giovani creando così una sorta di rete fiduciaria e di sostegno. Questo punto può rivelarsi utile allo sviluppo di una cultura imprenditoriale femminile. E’ indubbio infatti che, per chiunque si affacci al mondo del lavoro, lo scoglio maggiore è l’orientamento: questo risulta amplificato se si tratta di gestire una piccola impresa o di crearne una ex-novo. Avere la possibilità di confrontarsi con soggetti che hanno già vissuto e superato queste problematiche potrebbe rivelarsi utile, ma non sufficiente. Il progetto non evidenzia infatti se sia stata inserita la possibilità per le donne che ne prendono parte di accedere a qualsivoglia tipo di finanziamento per la costituzione o la ristrutturazione di una impresa: recenti studi affermano che il problema più grande per l’imprenditoria femminile è il reperimento di fondi per l’apertura o per l’implementazione di una attività imprenditoriale. I dati rilevano infatti che le donne incontrano più difficoltà degli uomini nell’ottenere finanziamenti dagli istituti di credito. Risulta ovvio B E R E che un progetto che si propone di sviluppare l’imprenditoria femminile e l’occupazione femminile all’interno delle piccole e medie imprese, non può esimersi dal calcolare questo fattore anche, e soprattutto, in vista dell’analisi dei risultati e dell’impatto del progetto sul territorio. Peculiare è l’attività di formazione nell’accrescere le competenze delle donne: queste sono organizzate in orari serali, sono gratuite e di breve durata. La gratuità dei corsi dovrebbe incentivare la partecipazione, mentre gli orari favorirebbero la conciliazione dei tempi di vita così gravosa per le donne. Le ricerche in merito sottolineano che le donne non partecipano ai corsi di formazione perché gli orari sono poco conciliabili, con ovvie ripercussioni che questo comporta in termini di crescita professionale. Tuttavia questo rischio di defezione risulta comunque alto anche all’interno dei corsi organizzati dal progetto: come abbiamo detto, infatti, da sempre la scarsa partecipazione delle donne a corsi è vincolata agli orari e le fasce serali sono gravate dagli impegni familiari ancora meno flessibili, se possibile, di quelli lavorativi, specialmente per donne con figli in età scolare o parenti anziani. Alcuni correttivi, pur di non semplice realizzazione, potrebbero essere: il coinvolgimento delle imprese stesse che concedano alle donne ore di formazione durante l’orario lavorativo: parte dei fondi potrebbe essere, infatti, devoluto alle imprese per le ore di non-lavoro delle dipendenti; il mantenimento di corsi in orari extra-lavorativi, fornendo servizi come il baby sitting in forma gratuita o a prezzi agevolati. La trasferibilità del progetto risulta comunque vincolata alla forte presenza di piccole e medie imprese sul territorio di riferimento. Questa caratteristica consente un contatto diretto tra gli enti promotori del progetto e la leadership delle imprese agevolata dalle dimensioni ridotte delle stesse. Infatti la collaborazione del tessuto economico è fondamentale per la buona riuscita del progetto sia nella sua fase di costituzione, sia nella sua fase attuativa. N I C E 48 WOMAN ENTREPRENEUR TAKE-OFF POINT ANNO DI REALIZZAZIONE aprile 2002 – gennaio 2005 FINANZIAMENTO Fondo Sociale Europeo, fondi nazionali privati e pubblici ENTE PROMOTORE Upper-Savo Vocational College e Pohjois Savo Polytechnic, FINLANDIA PARTNER non sono previsti partner per la realizzazione del progetto DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto, che si fonda sull’esempio e l’accompagnamento personalizzato, tende ad incentivare il maggior numero di donne a creare, gestire e, soprattutto, garantire la continuità della propria impresa. In particolare, il gruppo oggetto dell’intervento è costituito dalle imprenditrici che si trovano in una fase di cambiamento oppure di sviluppo e che vogliono espandere la propria attività. I dipendenti di queste aziende, uomini e donne, possono prendere parte al progetto. Potenziali imprenditrici sono, ad esempio, studentesse che intendano avviare una propria attività, donne che devono affrontare un cambiamento di carriera oppure le donne disoccupate 49 FASI DI REALIZZAZIONE il progetto ha inizialmente permesso di creare degli ‘incubatori di impresa’ destinati ad imprenditrici che intendano migliorare le proprie competenze, nonchè a donne disoccupate e a studentesse che desiderino avviare una propria attività. Oltre a mettere a disposizione attrezzature per l’ufficio, questi centri forniscono attività di orientamento e accompagnamento per la realizzazione di materiale cartaceo (volantini, brochure) ed elettronico (siti web). Vengono inoltre organizzati diversi corsi di formazione, alcuni dei quali a distanza. Le imprenditrici, ed eventualmente i loro dipendenti, possono in questo modo perfezionare le loro conoscenze in funzione delle specifiche necessità. L’utilizzo delle tecnologie dell’informazione favorisce lo sviluppo di conoscenze e delle competenze informatiche, creando al contempo nuovi contatti, e talvolta vere e proprie forme di collaborazione tra le partecipanti e gli enti di formazione. Gli incubatori hanno spesso sede in strutture polivalenti in cui sono insediati altri servizi e attività; sono così anche in grado di stimolare e orientare la creazione di nuove imprese in settori che si rivelino particolarmente promettenti in funzione del tessuto economico locale. Queste strutture sono destinate soprattutto a favorire l’imprenditoria femminile. Una volta definiti quindi i bisogni, le partecipanti ricevono un bilancio personalizzato in base al quale gestire un percorso didattico specifico. Successivamente, un’esperta in orientamento aiuterà queste donne a selezionare gli enti che erogano servizi nei settori della creazione di imprese, nel marketing e tecniche di vendita, nel lavoro in rete, nella gestione della qualità, ai quali rivolgersi per raggiungere gli obiettivi PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Ylä-Savon ammattiopisto, FINLANDIA – Terhi Majamaa Tel. +358/1/78205900, +358/400793149 – Fax +358/1/78205901 E-mail: [email protected] – www.ysao.fi/Ylasavo/Ammatiopisto/projekti.nsf professionali. Gli incubatori di impresa organizzano spesso anche conferenze o riunioni per piccoli gruppi in funzione delle necessità e dei desideri delle partecipanti CONTESTO DI RIFERIMENTO il progetto nasce da una esigenza sentita come forte all’interno del paese: se, infatti, in Finlandia la popolazione femminile rappresenta quasi il 50% della forza lavoro, soltanto il 30% circa degli imprenditori è costituito da donne. Nei settori tradizionalmente femminili, inoltre, si osserva un utilizzo ancora limitato delle nuove tecnologie che potrebbero essere invece molto utili alle imprenditrici nello svolgimento delle loro attività. In particolare, nella regione finlandese di Savo il tasso di disoccupazione è altissimo e la popolazione femminile ha scarse prospettive socioprofessionali a causa della posizione periferica delle regione RISULTATI CONSEGUITI il progetto è nel pieno dello svolgimento e per questa ragione è possibile fare un bilancio soltanto provvisorio dell’attività svolta. Il numero di imprenditrici che, alla fine del 2003, aveva partecipato all’iniziativa era pari a 75 e 268 erano le consulenze erogate. La visibilità dell’imprenditoria femminile all’interno della regione è sicuramente aumentata ed è cresciuta la consapevolezza dell’importanza del suo sviluppo ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ gli incubatori di impresa sono senza dubbio una nuova figura di sostegno all’imprenditoria femminile, in grado di fornire da una parte esperienze di formazione mirata ad aumentare le competenze, e dall’altra di guida- re le donne nelle loro scelte lavorative garantendo loro l’assistenza e la consulenza di professionisti del settore PUNTI DI FORZA # # # l’insediamento delle strutture in posizioni strategiche, in modo tale da fornire, alle partecipanti al progetto, stimoli ed orientamenti per la creazione di nuove imprese in quei settori particolarmente promettenti in funzione del tessuto economico locale; la creazione di percorsi formativi e di sostegno differenziati e personalizzati forniti dagli incubatori di impresa; la disponibilità da parte degli incubatori di impresa di tutte le attrezzature necessarie per la realizzazione di progetti infrastrutturali PUNTI DI CRITICITÀ sebbene un progetto come quello dell’incubatore d’azienda possa essere molto utile per risolvere il problema della disoccupazione femminile e della mancanza di imprese al femminile, sarebbe opportuno, prima di progettare l’intervento effettuare un’analisi del contesto territoriale nel quale sorgeranno le nuove attività al fine di valutare la capacità recettiva del tessuto economico ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ l’insediamento di strutture di questo tipo nelle realtà locali caratterizzate da scarsa presenza di imprenditoria femminile, il cui tessuto economico possa recepire nuove imprese, potrebbe senza dubbio fornire una spinta ulteriore allo sviluppo WO M A N E N T R E P R E N E U R TA K E - O F F P O I N T 50 COMMENTO TECNICO Nella regione di Savo in Finlandia, il tasso di disoccupazione risulta essere molto alto, specialmente quello femminile, mentre basso è il numero di imprese condotte da donne, la cui percentuale risulta essere di molto inferiore alla media nazionale. I precedenti progetti, finanziati dalla Comunità europea, avevano denunciato i limiti di un approccio tradizionale al problema della scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro nelle zone periferiche della Finlandia e avevano introdotto il tema del sostegno all’imprenditoria. Il presente intervento si struttura proprio a partire dalle precedenti esperienze. La collocazione periferica della regione rende certamente difficile la crescita del tessuto economico locale che si traduce in una scarsità delle possibilità occupazionali, per le donne in particolare, e in una forte migrazione della popolazione verso aree a maggiore sviluppo. Il progetto Woman Entrepreneur Take Off Point prevede sia un aiuto alle imprese al femminile, già presenti sul territorio, sia una azione di orientamento e di guida rivolta a quelle donne che desiderino aprire nuove strutture. Nel primo caso sono stati organizzati corsi di formazione sulle nuove tecnologie: queste rappresentano generalmente un punto debole nel curriculum femminile pur essendo una risorsa di cui il nuovo mercato non può fare a meno. Nel caso delle potenziali future imprenditrici è stato creato un incubatore di impresa ad hoc: questo fornisce non solo supporto logistico e di materiale, ma anche consulenze di esperti, senza considerare che si presta ad essere un punto di incontro e di scambio di informazioni tra le imprenditrici stesse. Le donne potrebbero indubbiamente trarre beneficio da attività di orientamento e mentoring come quelle proposte all’interno del progetto; inoltre questo intervento potrebbe risultare un correttivo sia alla scar51 sa presenza di donne alla guida di imprese, sia alla loro scarsa propensione al rischio. Gli studi che sottendono il progetto hanno mostrato come le donne si concentrino prevalentemente nel settore legato ai servizi alla persona creando imprese ad hoc per la cura e l’assistenza. Queste aziende però mancano del supporto delle nuove tecnologie e per questa regione non possono essere considerate davvero competitive. Per porre rimedio a questo problema il progetto prevede l’organizzazione di corsi di aggiornamento sia per il personale sia per le imprenditrici. E’ indubbio però che la tendenza femminile sia quella di rimanere relegate in un settore già fortemente “rosa” quale quello della cura e dell’assistenza. E’ necessario dunque che vengano anche attuate forme di orientamento verso i settori a prevalenza maschile o continuerà a perpetuarsi la situazione di segregazione di genere presente nel mercato del lavoro. Questo tipo di interventi non è trasferibile in nelle realtà in cui il tasso di disoccupazione femminile sia alto e scarso il numero delle imprenditrici. E’ sempre necessario, prima di intraprendere azioni di sostegno che prevedano la creazione di nuove realtà lavorative, un’adeguata ed accurata analisi del territorio di riferimento. Occorre altresì avere dati certi sulla effettiva capacità di assorbimento da parte del mercato locale di una nuova impresa: se i problemi economici della zona risiedono in fattori difficilmente controllabili, la piaga della disoccupazione potrà essere risolta solo a breve termine. Nel caso in cui la stagnazione economica avesse cause esogene al territorio, la creazione di nuove imprese, nel lungo periodo, causerebbe solo uno sperpero di risorse. Inoltre occorre valutare l’effettiva possibilità di successo delle aziende: impiantare una produzione in una zona in cui i consumi siano scarsi (e sovente è cosi, per ovvi motivi, dove è alta la disoccupazione) significa avere un alto rischio di produrre beni o servizi che rimarranno invenduti. WO M A N E N T R E P R E N E U R TA K E - O F F P O I N T SWELL: SUPPORTING WOMEN IN ENTERPRISE LOCALLY LONGFORD ANNO DI REALIZZAZIONE # ottobre 2001 – dicembre 2005 FINANZIAMENTO # iniziativa comunitaria EQUAL ENTE PROMOTORE Longford Women’s Centre, Longford, IRLANDA PARTNER Partner locali: Longford Community Resource Ltd – Longford County Development Board – Longford County Enterprise Board Ltd – Longford Vocational Education Committee Partner transnazionali: Società Consortile Langhe Monferrato Roero, Acqui TermeMango-Alba, Italia; Conseil Général du Finistère, Francia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’obiettivo globale del progetto è di mettere a punto un approccio integrato che coinvolga attori differenti allo scopo di aumentare il numero di imprenditrici nella Contea di Longford. In particolare, obiettivi specifici saranno: # mettere a punto un sistema integrato di formazione, di assistenza e di sovvenzionamento per le imprenditrici esistenti e per le potenziali; # mettere a punto un programma che permetta a donne di diverse estrazioni sociali di diventare imprenditrici della Contea di Longford; promuovere e supportare il lavoro indipendente all’interno di specifici gruppi target, quali i genitori single, i piccoli proprietari terrieri delle zone rurali, le donne portatrici di handicap, le donne rifugiate, le viaggiatrici e le casalinghe; lavorare con le agenzie e le istituzioni finanziarie con l’intento di razionalizzare le loro prestazioni, fare in modo che le imprenditrici ricevano tutte le informazioni e l’assistenza adeguate e che le prestazioni siano accessibili e vengano erogate in maniera efficace FASI DI REALIZZAZIONE il progetto è basato sulla ricerca e la consultazione di tutti i partner, comprese le imprenditrici. Per tutta la durata del progetto, tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione delle attività parteciperanno in egual misura ai processi decisionali. Saranno inoltre adottati sistemi per garantire a tutti, in particolare ai gruppi destinatari dell’intervento, di prendere parte alla progettazione dei vari interventi. Le attività previste sono rivolte a promuovere il conferimento di potere a tutti gli individui, a sviluppare una responsabilità ed una capacità collettiva di azione, ad incentivare la partecipazione alla realizzazione del progetto da parte di tutti i soggetti coinvolti e ad incentivare il cambiamento di atteggiamento e di comportamento degli attori chiave 52 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Longford Women’s Centre, Longford, IRLANDA – Murphy Tess Tel. +35/3/04341511 – Fax +35/3/04341241 E-mail: [email protected] – www.equal-ci.ie/proj/longford.html CONTESTO DI RIFERIMENTO ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ il livello di occupazione e le opportunità di impiego della Contea di Longford sono molto basse. Di conseguenza, il lavoro autonomo rappresenta una chance economica di estrema importanza, anche se le donne finora non hanno potuto godere di tale opportunità quanto gli uomini. L’organizzazione capofila del progetto ha, a questo proposito, proposto alle donne una serie di programmi di creazione di imprese (attraverso i finanziamenti del programma comunitario NOW) e sulla base delle valutazioni della situazione attuale del mercato del lavoro e di uno studio più ampio dei bisogni delle imprenditrici, ha individuato i fattori che provocano problemi sia alle imprenditrici già operanti sia a quelle potenziali. Questi sono rappresentati dalla frammentazione dei servizi di assistenza, dalla mancanza di accesso al credito e di disponibilità nei loro confronti espressi dalle banche e dagli altri istituti finanziari, dall’isolamento e dalla mancanza di possibilità di costruirsi reti di relazione. Grazie a questo studio, il progetto intende porre in essere una strategia integrata al fine di migliorare la prestazione di servizi rivolti alle donne il progetto rivela un elevato livello di innovazione soprattutto per quanto riguarda la cooperazione fra istituzioni pubbliche e organizzazioni femminili per la promozione di una strategia destinata alle donne, il coinvolgimento in veste di partner del Consiglio per lo Sviluppo di Contea, il riconoscimento del fatto che le donne vivono un’esperienza differente rispetto a quella vissuta dagli uomini all’interno del mondo dell’imprenditoria, nonché il riconoscimento chiaro delle esigenze delle donne intermini di servizi specifici PUNTI DI FORZA il riconoscimento della condizione nella quale si trovano le donne e il tentativo di incentivare la scelta imprenditoriale femminile a livello locale. In particolare, è estremamente positivo l’intervento diretto a risolvere i problemi concreti contro i quali le donne, che intendono iniziare un’attività propria solitamente si scontrano, quali l’accesso al credito e la disponibilità degli istituti finanziari PUNTI DI CRITICITÀ assenza di uno studio adeguato sulla conciliabilità dei tempi nel settore dell’imprenditoria, al fine di evidenziare e correggere l’eventuale inadeguatezza dei servizi di supporto alle future imprenditrici RISULTATI CONSEGUITI ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ il progetto è ancora in corso e non è possibile valutarne l’impatto. L’intervento dovrebbe riuscire a incentivare la creazione di imprese al femminile, operando soprattutto una rivalutazione della risorsa donna presso le organizzazioni e gli istituti di credito 53 S W l’esperienza è sicuramente trasferibile in altre realtà locali caratterizzate da un tessuto socio-economico simile a quello di Longford, a patto però che si riescano a coinvolgere le istituzioni locali, fondamentali in progetti di questo tipo E L L COMMENTO TECNICO cercato di raggiungere lo scopo di elevare il numero di donne imprenditrici nel territorio della contea. In particolare gli obiettivi sono stati: aumentare la capacità di accesso al credito, sia per le imprese già operanti, sia per quelle in fieri; creare un sistema di training e supporto nella fase di creazione ed implementazione dell’azienda; promuovere presso le donne stesse questa opportunità occupazionale cercando di coinvolgere soprattutto quelle fasce di popolazione più svantaggiate che meno di altre contemplano l’idea di lavorare in proprio. A questi obiettivi sottende la coscienza di una sostanziale differenza delle donne imprenditrici rispetto ai colleghi maschi nelle necessità e nei bisogni di servizi adeguati a supporto della scelta professionale. Questo genere di interventi infatti si scontra spesso con l’inadeguatezza delle strutture esistenti all’aumento di lavoratrici non-dipendenti (e quindi caratterizzate da orari estremamente flessibili e da esigenze molto differenti rispetto al lavoratore dipendente). Infatti i tentativi di incentivare le donne a diventare imprenditrici non può prescindere da uno studio accurato delle esigenze in termini di conciliabilità dei tempi. Tale studio coinvolge attrici privilegiate che stanno vivendo il problema o lo hanno vissuto, al fine di apportare correttivi a quei fenomeni di disservizio che inficerebbero pesantemente ogni risultato. Dal punto di vista occupazionale, l’aumento delle nuove imprese, che è di per sé creatore di nuovi posti di lavoro, modificando la richiesta di servizi collaterali, crea impiego anche in maniera non diretta fornendo dunque un valore aggiunto al progetto. Come in ogni progetto avente lo scopo di aumentare il numero delle imprese operanti sul territorio, è fondamentale un’analisi delle effettive capacità di ricezione del tessuto socio-economico a questo tipo di intervento. La contea di Longford in Irlanda risente di un alto tasso di disoccupazione e di una certa staticità dell’economia che non produce chances occupazionali. L’unica soluzione pare essere l’investimento nel lavoro autonomo e nell’imprenditoria. Questa opportunità però non appare omogenea per uomini e donne. Il dato non è esclusivo del territorio di riferimento del progetto, ma appare coerente con molte rilevazioni a livello nazionale ed internazionale: infatti le donne sono scarsamente rappresentate tra gli imprenditori (in Italia inoltre, i dati risultano spesso sovrastimare la realtà poiché molte delle imprese a conduzione femminile, nella realtà, lo sono solo nominalmente e non all’atto pratico). Le cause sono da ricercarsi sia nel fatto che l’emancipazione femminile dal ruolo casalingo è relativamente recente, sia nel conseguente mancato sviluppo di una cultura femminile che comprenda l’attività in proprio tra le chances occupazionali, sia nell’atteggiamento di relativa chiusura del mercato ad esperienze al femminile e nel diffuso atteggiamento di sfiducia da parte degli istituti di credito verso le ditte gestite da donne. Proprio la percezione della difficoltà di accesso al credito inibisce spesso lo spirito imprenditoriale femminile e fa sì che le donne stesse abbiano una scarsa propensione al rischio. Il progetto Longford Women in Enterprise nasce da queste considerazioni e sviluppa una serie di azioni il cui scopo non è solo fornire abilità e competenze, ma anche sensibilizzare le istituzioni pubbliche e private sull’urgenza occupazionale e sull’assenza di donne dal mondo dell’imprenditoria, ponendo i due fenomeni come possibile soluzione l’uno dell’altro. Attraverso la creazione di una partership comprendente il Longford Women Centre (in qualità di ente promotore) e altri enti di promozione a livello locale, il progetto ha S W E L L 54 THE BODY SHOP ANNO DI REALIZZAZIONE FASI DI REALIZZAZIONE l’azienda ha introdotto misure di flessibilità più di dieci anni fa FINANZIAMENTO si tratta di una politica aziendale ENTE PROMOTORE Body Shop, UNITO Littlehampton, REGNO PARTNER trattandosi di una politica aziendale, non sono previsti partner DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO da più di dieci anni la Body Shop ha creato un asilo nido aziendale, collocato in un’area che comprende una zona giochi all’aperto, presso la sede centrale di Littlehampton. La gestione del nido è affidata alla società Kids Unlimited che impiega personale altamente qualificato, mentre le attrezzature sono fornite dalla Body Shop che si occupa anche della loro manutenzione. Oltre al nido aziendale, la Body Shop da qualche anno prevede diverse forme di flessibilità lavorativa, dal part-time al job-sharing, ai congedi parentali 55 # nido aziendale: Body Shop è molto soddisfatta del servizio offerto dallo staff del nido, così come i genitori, i quali mostrano di apprezzare l’atmosfera allegra ed il confort offerto dalla struttura, al punto che le madri non faticano a rientrare al lavoro dopo la gravidanza. In particolare, proprio per facilitare i genitori in questa fase di transizione e di separazione dai figli, lo staff del nido aziendale è composto in parte da educatori giovani e in parte da educatori più maturi in grado di fornire alle dipendenti dell’azienda il supporto necessario per il superamento di questo momento. Nella sede centrale di Body Shop di Littlehampton sono impiegate 900 donne e tra le potenziali madri, ciascuna ha il diritto di richiedere un posto presso il nido aziendale a partire dalla quattordicesima settimana di gravidanza. La lista di attesa è costruita sulla base di un sistema di punteggi. I punti vengono attribuiti in base al periodo di servizio svolto all’interno dell’azienda (ma non per anzianità) e un certo numero di punti aggiuntivi vengono dati ai genitori single. Se entrambi i genitori lavorano presso Body Shop, i punti raddoppiano. Il nido aziendale è aperto dalle 8 del mattino alle 6 del pomeriggio per agevolare i dipendenti che lavorano per turni. L’azienda, inoltre, concede ai dipendenti un sussidio nel caso in cui i figli siano iscritti presso un asilo registrato, siano affidati ad un childminder oppure vengano allevati da un altro parente. Coloro che attualmente ricevono il sussidio sono circa 100. PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI The Body Shop UK & ROI Region, Littlehampton, West Sussex, REGNO UNITO E-mail: [email protected] www.uk.thebodyshop.com # RISULTATI CONSEGUITI I dipendenti di Body Shop hanno richiesto l’estensione dell’orario di apertura del nido; finora, però, l’azienda non ha accolto le istanze portando come giustificazione il fatto che non è nella filosofia del gruppo spingere il personale a lavorare troppe ore o a stare troppo tempo lontano dai figli; lavoro flessibile: da alcuni anni la Body Shop adotta politiche formali di lavoro flessibile. Il periodo di maternità ed il congedo parentale per i padri sono applicati a tutti i dipendenti indipendentemente dalla posizione occupata, mentre misure come il part-time ed il job-sharing vengono applicate soltanto ad alcune tipologie di lavoratori. In realtà, l’azienda mette a disposizione anche dei manager questo tipo di strumenti, ma nella maggior parte dei casi questi ultimi non ne fanno richiesta. Anche se l’interesse per il lavoro part-time è prevalentemente mostrato dalle donne, questa è una possibilità che può essere sfruttata dai dipendenti più anziani che hanno così l’opportunità di ridurre il carico di lavoro attualmente il nido aziendale mette a disposizione dei dipendenti 60 posti, ma è previsto un ampliamento fino a 76 posti per l’autunno con l’intento di andare incontro alle richieste crescenti dei genitori. L’azienda, d’altro canto, continua nella sua politica di sperimentazione di sempre nuove forme di flessibilità ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ l’asilo nido direttamente all’interno del posto di lavoro rappresenta senza dubbio un elemento di innovatività di Body Shop, così come possono essere considerati tali i sussidi previsti dall’azienda per quei dipendenti i cui figli non usufruiscono del servizio PUNTI DI FORZA la creazione di un ambiente di lavoro nel quale i dipendenti sono incentivati a produrre grazie ai servizi offerti loro dall’azienda. In questo modo, da una parte, i dipendenti riescono a conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari e dall’altra la produzione registra un favorevole incremento PUNTI DI CRITICITÀ CONTESTO DI RIFERIMENTO trattandosi di una politica aziendale e perciò non di un intervento ad-hoc non è possibile individuare punti di criticità Body Shop ha introdotto queste misure con l’obiettivo di andare incontro alle esigenze dei suoi dipendenti, siano essi genitori con bambini in età prescolare, donne che risentono del peso della doppia presenza (lavorativa e familiare), piuttosto che lavoratori anziani i quali preferiscano ridurre il ‘monte’ ore di lavoro T H E B O ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ l’organizzazione interna del lavoro e le metodologie adottate per migliorare la conciliabilità potrebbero essere con successo trasferite in altre realtà aziendali caratterizzate da un elevato numero di dipendenti ed in particolare da una cospicua componente di dipendenti con figli in età prescolare D Y S H O P 56 genitori possono provare, appena rientrati dal lavoro, nel momento in cui affidano (magari per la prima volta) il figlio ad altri: per questo gli operatori forniscono, ove necessario, un vero e proprio sostegno ai dipendenti. Se il bambino è invece iscritto ad altro un asilo nido (purché ufficialmente registrato) gli impiegati hanno diritto ad un sussidio, possibile anche se il figlio è accudito da un childminder professionista (in possesso di un attestato di qualifica professionale) o, addirittura, se a prendersi cura del figlio è un parente del lavoratore. Poiché all’interno di “The Body Shop” la forza lavoro è prevalentemente femminile e data l’impronta che la fondatrice Anita Roddick ha voluto dare alla sua società, il problema della conciliazione dei tempi porta ad una costante ricerca di orari di lavoro il più possibile flessibili. Il management stesso attua sempre nuove politiche con riguardo all’abbattimento del tetto di cristallo nelle carriere delle dipendenti. Sono presenti politiche che favoriscono sia i congedi per maternità sia i congedi parentali per i dipendenti uomini. Dove possibile, inoltre, sono promosse scelte di part-time e jobsharing. Queste opzioni vengono proposte anche ai manager ed allo staff inquadrato in posizioni di responsabilità e controllo, attraverso veri e propri tavoli di discussione al fine di trovare, insieme, nuove pratiche di conciliazione dei tempi che favoriscano il lavoratore –anche ad alti livelli di responsabilità– senza inficiare la produttività dello stesso. Questo approccio non è ovviamente di semplice attuazione. Mentre nei punti vendita l’applicazione di orari flessibili è favorevole alla struttura (permette di coprire agevolmente l’intero orario di apertura al pubblico) risulta più complicata l’attuazione all’interno degli uffici specialmente ai livelli più alti della gerarchia aziendale. Il part-time e la flessibilità oraria nell’ottica della società non sono a beneficio dei soli lavoratori con problemi di conciliazione dei tempi, ma possono risultare forme contrattuali vantaggiose anche per quei dipendenti più anziani che possono avere necessità o desiderio di alleggerire il proprio carico di lavoro. COMMENTO TECNICO La catena internazionale “The Body Shop” è stata fondata dall’imprenditrice Anita Roddick, che nel 1976 aprì il primo negozio a Brighton (Gran Bretagna) specializzato in prodotti cosmetici connotati da package essenziale e da un nuovo approccio al concetto di bellezza. Già nel 1978 a Bruxelles nacque il primo Body Shop oltre confine e nel corso degli anni ‘80 e ‘90 la catena crebbe in tutto il mondo: attualmente è presente in 50 Paesi con più di 1900 punti vendita. “The Body Shop” si è sempre caratterizzata per essere in prima fila in molte battaglie sociali. Tra i valori forti che sottendono l’operato dell’azienda, oltre alla difesa degli animali (sia attraverso la vendita di prodotti le cui componenti non siano state testate sugli animali, sia attraverso le molte campagne a fianco di Greenpeace) vi è la salvaguardia dell’ambiente, la difesa dei diritti umani e la valorizzazione del commercio equo e solidale. Questi principi non si traducono solo ed esclusivamente in campagne informative o di sensibilizzazione del consumatore, ma formano un vero e proprio codice di comportamento e di produzione che la catena segue. In quest’ottica si inserisce una particolare attenzione dell’azienda, fino a qualche tempo fa gestita in gran parte dalla fondatrice in persona, alla sfera personale e familiare dei propri dipendenti. Questo si traduce sia nella promozione ed implementazione di nuove forme contrattuali sia nella fornitura, da parte della azienda stessa ai propri dipendenti, di servizi essenziali come il nido aziendale: da più di 10 anni dunque nella sede centrale della Società, a Littlehampton, è presente un asilo nido fortemente voluto dalla stessa Anita Roddick. Nel quartiere generale dell’azienda lavorano più di 900 dipendenti ed ognuna di loro ha diritto ad usufruire del nido che risulta essere una struttura (a giudizio delle dipendenti) di straordinaria efficienza. Oltre all’attenzione al bambino, con la gestione della struttura da parte di personale altamente qualificato, non viene trascurato il disagio possibile, che i 57 T H E B O D Y S H O P GENDER COMPETENCY ANNO DI REALIZZAZIONE 2002 – 2005 FINANZIAMENTO prestato nelle aziende e la qualità della vita di ogni individuo FASI DI REALIZZAZIONE # iniziativa comunitaria EQUAL – Asse Pari Opportunità ENTE PROMOTORE ente bilaterale del commercio della provincia di Bolzano (EBK) – l’International Labour Organisation Training Center di Torino, ITALIA PARTNER Partner locali: Istituto per la promozione dei lavoratori di Bolzano – società Chiron – Comune di Bolzano – Comunità comprensoriale del Burgraviato – Istituto di ricerca sociale Censis Partner transnazionali: Comune di Vilafranca del Penedes, Barcellona, Spagna # DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO questo progetto pilota prevede la sperimentazione di nuovi tempi e nuove forme di organizzazione del lavoro nel settore del commercio a Bolzano e Merano, con una rimodulazione dei servizi offerti alle famiglie. Da alcuni anni a livello europeo ed italiano, si stanno sperimentando soluzioni ed iniziative rivolte alla conciliazione sottolineando come questo strumento potrebbe portare vantaggi anche alle aziende. Molte di queste soluzioni agiscono sulla variabile tempo poiché, solo affrontando complessivamente il tema della riorganizzazione dei tempi di lavoro e di cura, di fruizione dei servizi all’infanzia ed alla persona, si riusciranno a cambiare le caratteristiche del lavoro # analisi dei bisogni di flessibilità delle imprese e dei bisogni di conciliazione fra le diverse sfere di vita, tenendo presenti i tempi della città e gli orari dei servizi. L’analisi viene effettuata con l’ausilio di differenti strumenti, quali focus group, interviste telefoniche e questionari postali, rivolti a lavoratori ed imprese operanti nel settore del commercio. L’obiettivo principale di questa fase è evidenziare gli elementi critici sui quali sperimentare, in un secondo momento, nuove forme di organizzazione del lavoro e nuove modalità di erogazione dei servizi alle famiglie; sperimentazione concreta di nuovi orari di lavoro e di apertura in alcune “imprese pilota”. In questo senso, verrà sviluppata una piattaforma di sperimentazione tra ente bilaterale del commercio e parti sociali. Oltre ai nuovi orari di lavoro verranno sperimentate nuove modalità organizzative “concertate” a livello aziendale, monitorate dai partner e supportate da consulenti in grado di consigliare e valutare le diverse possibilità tecnico-giuridiche, nonché organizzative, a disposizione delle imprese disposte ad adottare tali misure; rimodulazione della gestione di alcuni servizi destinati alle famiglie, posto che sperimentare nuovi orari di lavoro comporta imprescindibilmente un adeguamento ed una riorganizzazione dei servizi alla persona ed alla famiglia erogati dal settore pubblico (asili nido, scuole materne, scuole elementari, orari del trasporto pubblico urbano ed extraurbano ecc.) e dal settore privato; 58 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Ente bilaterale del commercio della provincia di Bolzano – [email protected] ITC-ILO International Training Centre of the ILO [email protected] – www.famiglialavoro.it/equal/it_frameset.jsp # nel corso del progetto verranno proposte tutta una serie di iniziative formative ed informative sulla tematica della conciliazione tra lavoro e famiglia. Il progetto mira, infatti, ad un approfondimento ed alla diffusione di una cultura di genere, che vede una crescita di consapevolezza sul tema. Si vogliono, inoltre, sviluppare una serie di iniziative conciliative, consapevoli dei vantaggi che esse comportano per le imprese ed i suoi dipendenti, sia come singoli che come famiglie nella nuova prospettiva di sviluppo sostenibile indicata dall’Unione europea nel documento sulla partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini all’attività professionale e alla vita familiare, la conciliazione fra queste due dimensioni rappresenta un pilastro della politica sociale di ogni paese. Secondo la normativa comunitaria, che richiama i principi della conciliazione introdotti dall’International Labour Organization (ILO) negli anni sessanta, gli enti locali devono svolgere un ruolo centrale nella promozione della cultura conciliativa e nella valorizzazione di ruoli equilibrati nell’organizzazione del lavoro e nella vita familiare. Il progetto Gender Competency intende proprio andare in questa direzione e rispondere a questi nuovi bisogni di conciliazione RISULTATI CONSEGUITI il progetto è in corso di svolgimento e per questa ragione è possibile soltanto individuare risultati parziali. In particolare, si è conclusa la fase di raccolta dei dati necessari per l’analisi dei bisogni di flessibilità e di conciliazione, è partita nel mese di gennaio 2004 la sperimentazione dei nuovi orari e fin dall’inizio del progetto, è partita una campagna di infor- G E N D E R ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ l’innovatività del progetto è rappresentata dallo sviluppo di strategie, metodi, sperimentazioni che saranno frutto di processi di analisi e decisione sostenuti dalle parti sociali e dalle istituzioni locali, utilizzando la forma della concertazione PUNTI DI FORZA CONTESTO DI RIFERIMENTO 59 mazione attraverso gli organi di informazione locale e l’organizzazioni di azioni mirate la capacità di realizzare nelle imprese commerciali di Merano e Bolzano soluzioni che tengano conto della struttura produttiva locale, delle esperienze testate in tema di nuovi modelli di orario e di organizzazione del lavoro, e che siano altresì supportate dalla rimodulazione dei servizi sul territorio PUNTI DI CRITICITÀ le esperienze europee centrate sul tempo hanno dimostrato che questa non è l’unica dimensione per affrontare adeguatamente il tema della conciliazione, ma che bisognerebbe anche riconsiderare i ruoli sociali e professionali e le loro conseguenti trasformazioni ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ tempi di lavoro flessibili e conciliazione rappresentano un vantaggio sia per le imprese, nelle quali permettono di migliorare il clima interno, la produttività, l’organizzazione del lavoro e le relazioni coi dipendenti, sia per i lavoratori e le lavoratrici, che riescono a gestire meglio il loro tempo libero e a conciliare, nel miglior modo possibile, la vita professionale con quella personale C O M P E T E N C Y COMMENTO TECNICO Il progetto Gender Competency affronta il problema della conciliazione tra vita familiare e lavorativa analizzandolo rispetto ad un unico settore occupazionale, il commercio, attraverso lo strumento consolidato dell’analisi dei bisogni e quello sperimentale dello sviluppo di nuove forme di organizzazione sia degli esercizi commerciali (compresi nuovi modelli di orari di apertura) sia dei servizi alle famiglie. L’analisi dei bisogni di conciliazione ha permesso di individuare quali fossero i punti critici ed è stata propedeutica alla fase di sperimentazione individuando i possibili ambiti di intervento. E’ stata effettuata nelle aree di Bolzano e Merano e ha l’indubbio vantaggio di avere avuto come popolazione di riferimento gli impiegati di un unico settore, caratteristica che ha reso indubbiamente più efficace l’individuazione delle problematiche e la definizione delle priorità di intervento. Durante la fase di analisi, sono state effettuate due differenti ricerche: una condotta dal Censis sui bisogni di conciliazione nel settore del commercio, l’altra condotta dall’ILO (International Labour Organisation) sui bisogni di conciliazione e sui bisogni formativi in provincia di Bolzano. La prima ha avuto come popolazione di riferimento i comuni di Bolzano e di Merano ed è stata condotta con lo strumento del questionario consegnato alle singole aziende e ai lavoratori impiegati in queste. L’indagine aveva lo scopo di fare emergere le necessità di entrambe le parti coinvolte (lavoratori e datori di lavoro/imprese) in termini di flessibilità oraria ed organizzativa ed è stata condotta non su un campione rappresentativo, bensì sull’intera popolazione di riferimento. La scelta di coinvolgere le imprese non è finalizzata solo a necessità conoscitive, ma ad uno degli obiettivi del progetto, ovvero portare a conoscenza le aziende dei vantaggi che esse potrebbero trarre dall’introdu- G E N D E R zione di forme di flessibilità lavorativa al loro interno. L’indagine dell’ILO, invece, aveva lo scopo di verificare l’esistenza di problematiche in tema di conciliazione e di fabbisogni formativi conseguenti; ha avuto come popolazione di riferimento un campione di 86 imprese di Bolzano (settore commercio) ed è stata condotta tramite interviste telefoniche. La fase di indagine ha portato alla stesura di un documento intitolato “I bisogni di conciliazione tra lavoro e famiglia nel settore del commercio in provincia di Bolzano” in cui si descrivono i risultati delle due survey: mentre i lavoratori e le lavoratrici esprimono una forte propensione all’orario continuato con una riduzione della pausa pranzo che permetta di avere maggiore tempo a disposizione dopo l’orario di lavoro, gli imprenditori richiedono commessi e commesse con una maggiore preparazione, nonché formazione che consenta loro di specializzarsi nella vendita di particolari prodotti o nella fornitura di determinati servizi. Risulta interessante il dato in merito all’alto tasso di lavoratrici che ha dovuto fare rinunce in ambito lavorativo o familiare a causa dell’impossibilità di conciliare gli impegni da questi derivanti: nonostante tutto però, il tema della conciliazione appare difficilmente percepito dagli intervistati evidenziando la necessità di campagne informative e di sensibilizzazione. Queste sono previste per tutta la durata del progetto nelle forme di campagne pubblicitarie e di interventi pubblici al fine di aumentare sia la consapevolezza sia il dibattito intorno al tema della conciliazione e più in generale della cultura di genere. La fase di sperimentazione di nuovi orari negli esercizi commerciali ha palesato la necessità di affiancare a questa un medesimo intervento nell’ambito dei servizi dedicati alle famiglie sia nel settore pubblico che in quello privato, al fine di evitare che i risultati dell’intervento vengano invalidati dall’assenza di strutture adeguate alla fase di test dei nuovi assetti organizzativi. C O M P E T E N C Y 60 EVENWICHT ANNO DI REALIZZAZIONE FASI DI REALIZZAZIONE febbraio 2002 – novembre 2004 # FINANZIAMENTO iniziativa comunitaria EQUAL – Asse Pari Opportunità # ENTE PROMOTORE organizzazione OLANDA Symbiose, Sittard, PARTNER Partner locali: Limburgse Vrouwenrrad – Roermond, Provinciaal Zorgfederatie Limburg – Heel, Stichting Trans Limburg, Sittard Partner transnazionali: Junta de Andalucia, Spagna – Association du Ségala du Tarn, Carmaux, Francia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’obiettivo del progetto Evenwicht è di incentivare da un lato i datori di lavoro e, dall’altro, le dipendenti affinchè modifichino il loro atteggiamento all’interno delle strutture lavorative con l’idea di guidarli nella ricerca di un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata. In questo modo, ci si augura che un numero crescente di donne sia spinto ad entrare o a far ritorno al mercato del lavoro, che si riduca il livello di assenteismo e i datori di lavoro possano ridurre il ricambio del personale 61 progettazione e realizzazione di uno studio pilota in tre diverse organizzazioni nel settore dei servizi sociali, del welfare e nel settore commerciale. In particolare, sarà individuata e coinvolta nella ricerca una dipendente in ciascuna organizzazione con lo scopo di identificare le aree nelle quali si concentrano i maggiori problemi di conciliazione dei tempi; nel corso del 2004 il progetto si concentrerà poi sui dipendenti e sui datori di lavori con l’intento di individuare e di mettere in pratica soluzioni per risolvere il problema delle persistenti tensioni che si vengono a creare all’interno dello staff dell’azienda a causa dell’esigenza sempre più sentita di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli dedicati alla famiglia CONTESTO DI RIFERIMENTO i problemi che hanno condotto alla realizzazione di questo progetto sono di due tipi: # in primo luogo, in Olanda si è rilevata una riduzione delle figure professionali dei care worker, ed una elevata percentuale di donne non partecipano al mercato del lavoro a causa delle difficoltà di conciliazione degli impegni lavorativi e di quelli di cura della famiglia; # in secondo luogo, l’incidenza dello stress all’interno delle aziende sta crescendo rapidamente, e i manager ricevono sempre più spesso richieste di adozione di misure preventive per la protezione della salute da parte dei loro dipendenti PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Symbiose, Sittard, OLANDA – Simone Seelen Tel. +31/4/64208005 – Fax +31/4/64208085 E-mail: [email protected] – www.evenwicht.info RISULTATI CONSEGUITI PUNTI DI FORZA per quanto riguarda la prima fase del progetto è stato riscontrato che, sia nel settore dei servizi sociali sia nelle organizzazioni di welfare, i dipendenti mostravano un atteggiamento positivo nei confronti dell’ambiente all’interno del posto di lavoro. Nonostante questo, i risultati hanno rilevato una reale mancanza di consapevolezza all’interno del personale riguardo ai diritti dei lavoratori, come ad esempio il numero di ore di cui possono usufruire per curare la propria famiglia. Alcuni rispondenti dichiarano altresì di avere dei problemi nella conciliazione degli impegni familiari e degli impegni lavorativi. L’indagine in definitiva fornisce per ciascuna organizzazione un’analisi dettagliata delle buone prassi adottate. Sono già state organizzate delle conferenze per promuovere le prassi migliori e alla fine del 2004 sarà pronto un cd-rom sull’argomento. Sono poi stati selezionati alcuni ‘ambasciatori per la causa’ tra le figure di governo più conosciute e all’interno del mondo degli affari il raggiungimento del giusto equilibrio fra lavoro e vita privata è oggi una delle sfide più importanti che la popolazione dei lavoratori è chiamata ad affrontare. Il progetto Evenwicht va proprio in questa direzione. In un primo tempo, infatti, si cercano di individuare, attraverso la realizzazione di una ricerca che coinvolga direttamente i lavoratori, i punti critici ai quali successivamente si cercherà di trovare delle soluzioni ELEMENTI DI CRITICITÀ lo studio pilota ha coinvolto i dipendenti di tre organizzazioni in veste di testimoni privilegiati. In particolare, l’analisi dei dati raccolti ha mostrato una percezione women-friendly del luogo di lavoro. Tale risultato, per essere considerato veramente attendibile, dovrebbe essere confrontato con la percezione delle ex-dipendenti delle medesime aziende ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ l’individuazione di una figura quale quella dell’ambasciatore per la causa, che è ricoperta da persone dotate di una certa visibilità, al quale verrà affidato il compito di promuovere le iniziative intraprese per il miglioramento delle condizioni di conciliazione fra lavoro e vita privata e per limitare le fonti di stress sul luogo di lavoro E V E N è auspicabile che si sviluppino progetti di sensibilizzazione e di responsabilizzazione dei datori di lavoro al problema della conciliazione tra lavoro e vita privata in tutti i settori dell’economia nei diversi paesi dell’Unione europea, affinché si possa raggiungere una situazione di effettiva parità fra i generi W I C H T 62 COMMENTO TECNICO L’ingresso massiccio della componente femminile nel mondo del lavoro ha portato alla nascita del problema della conciliazione tra vita lavorativa e impegni familiari: questo accade poiché, se da un lato è aumentata la quantità del tempo che le donne dedicano all’attività extradomestica, non vi è stata alcuna sostanziale riduzione delle ore di lavoro domestico né vi è stato un significativo incremento e adeguamento delle strutture alle nuove esigenze delle famiglie dual-breadwinner. La ricerca del giusto equilibrio tra l’impegno lavorativo e le responsabilità familiari, oltre a essere un problema dai risvolti sociali ed economici rilevanti, può essere motivo di forte stress per i lavoratori e per le lavoratrici, in particolare, può rivelarsi causa dell’abbandono dell’impiego. Negli anni si sono cercati correttivi a questo problema sia da parte dei governi sia da parte delle istituzioni. Alcuni correttivi si sono focalizzati sulla tutela della lavoratrice in quanto madre, sperimentando nuove forme di conciliazione che permettessero alle donne di avere a disposizione tempo da dedicare alla famiglia nonostante il lavoro. Altri hanno voluto fornire servizi di sostegno alla maternità affinchè questa non diventasse ostacolo ad una piena realizzazione professionale della donna. Il progetto Evenwicht scaturisce dalla presa di coscienza che il problema della conciliazione dei tempi non è solo delle donne e non deve essere relegato esclusivamente all’ambito familiare: occorre che sia affrontato anche dai datori di lavoro che con questo tema si trovano a convivere dovendo affrontare questioni come l’assenteismo e il forte turn over di personale. Il progetto che ha come territorio di riferimento l’Olanda nasce sia dalla esigenza di trovare nuove soluzioni alla gestione dei tempi, sia dalla constatazione di una carenza di personale nei servizi di cura che ha inevitabili ripercussioni nella fornitura di servizi all’infanzia, abituale correttivo al problema della conciliazione. L’intervento ha come punto di partenza uno studio pilota di tre dif63 E V E N ferenti organizzazioni: una nel settore dell’assistenza sociale, uno nel settore del welfare e uno nel settore del business. La ricerca è condotta utilizzando un attore privilegiato in ogni struttura. L’apporto di questi soggetti rende possibile l’individuazione dei maggiori problemi di gestione degli orari, l’eventuale applicazione di buone prassi aziendali o la presenza di situazioni di stallo nella progressione gerarchica (colli di bottiglia) che svantaggiano le donne. I risultati di quest’indagine sono confortanti per quanto riguarda l’ambiente di lavoro che appare essere women-friendly: questo risultato però dovrebbe essere confrontato con la percezione che ex-dipendenti donne hanno avuto di quel determinato ambiente. E’evidente infatti che la dipendente inserita nell’organico al momento della ricerca potrebbe essere inibita nel giudicare in maniera obiettiva la propria struttura di appartenenza, mentre più distaccato potrebbe essere lo sguardo di chi, con l’impresa, non ha più legami. Inoltre potrebbe essere di maggiore aiuto (perché sarebbe una esperienza vissuta dal soggetto) nell’individuare i problemi che hanno spinto all’abbandono del posto di lavoro. Non bisogna poi dimenticare che questa ricerca è rivolta non solo ai dipendenti, ma anche ai datori di lavoro che con i primi sono chiamati a creare un migliore ambiente lavorativo, a cambiare le strutture organizzative interne all’impresa favorendo una migliore gestione del tempo e riducendo lo stress cui sono soggetti gli impiegati con famiglia. L’inchiesta, così come è stata condotta, ha rilevato anche una diffusa carenza di informazione sui diritti dei dipendenti riguardo alla maternità o alla cura dei familiari. Appare dunque indispensabile creare una campagna che si occupi di portare a conoscenza dei lavoratori tutte le informazioni necessarie in materia di congedi, permessi lavorativi e flessibilità oraria. Simultaneamente però i datori di lavoro devono essere sensibilizzati affinché il godimento di un diritto da parte di un lavoratore non si trasformi in un atto penalizzante la propria carriera. W I C H T HAPPY COMPUTERS ANNO DI REALIZZAZIONE 2003 FINANZIAMENTO la società Happy Computers non ha ottenuto finanziamenti poiché si tratta di una politica aziendale ENTE PROMOTORE Società Happy Computers, Londra, REGNO UNITO. Nel 2003 la compagnia è stata insignita del premio Employer of the Year Innovation Award assegnato dall’associazione inglese Working Families, che aiuta lavoratori e datori di lavoro a trovare un giusto equilibrio tra responsabilità professionali e familiari attraverso nuove forme di organizzazione aziendale PARTNER non sono previsti partner DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO Happy Computers è un’azienda di computer piuttosto piccola in termini di numero di dipendenti. L’azienda riconosce le differenze fra le persone e crede che tali differenze permettano di costruire un ambiente di lavoro nel quale ogni dipendente si senta ben valutato e nel quale le sue capacità siano pienamente sfruttate. A questo fine ha introdotto una politica di pari opportunità all’interno del luogo di lavoro. Tutti i dipendenti, sia quelli che lavorano a tempo pieno sia quelli part-time, con contratti a tempo indeterminato piuttosto che a tempo determinato, giocano un ruolo importante nella creazione di un clima che favorisca l’uguaglianza di opportunità. Tutti i dipendenti hanno il dovere di assicurare che la loro personale condotta sia conforme alle politiche e ai codici di comportamento adottati dall’azienda FASI DI REALIZZAZIONE la politica di pari opportunità introdotta, investe tutte le attività di Happy Computers ed in particolare: # la politica e le procedure di reclutamento e di selezione del personale; # il codice di comportamento; # la politica e le procedure disciplinari e di contenzioso; # la politica e le procedure di formazione; # la politica riguardante l’assistenza fornita ai dipendenti, i benefici e il lavoro flessibile 64 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Happy Computers, Londra, REGNO UNITO Tel. +44/20/73757300 – Fax +44/20/73757301 E-mail: [email protected] – www.happy.co.uk CONTESTO DI RIFERIMENTO ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ Happy Computers si è impegnata ad adottare politiche e procedure di pari opportunità sia in veste di datore di lavoro, sia in veste di fornitore di servizi allo scopo di combattere le disuguaglianze, le discriminazioni o i pregiudizi basati su qualsiasi caratteristica personale, quali la razza, il colore della pelle, il genere, l’orientamento o l’identità sessuale, l’etnia o la nazionalità, la disabilità, l’età, il credo religioso, al fine di eliminare le barriere che potrebbero impedire alle persone di entrare in contatto con l’azienda, sia in qualità di dipendente, sia di cliente Happy Computers offre ai propri dipendenti con figli diverse opportunità in termini di flessibilità, a seconda dell’età dei loro figli. Ad esempio, un dipendente ha a disposizione 24 giorni di ferie in più, ossia due giorni al mese deducibili dal suo stipendio, da trascorrere a casa con i figli nei periodi di vacanza scolastica. Il periodo di maternità comprende sei settimane a stipendio pieno e sei settimane a metà stipendio; il posto di lavoro è mantenuto per altri nove mesi senza retribuzione. I padri hanno a disposizione un periodo retribuito di cinque giorni e fino a un massimo di quattro mesi non retribuiti RISULTATI CONSEGUITI i dipendenti con figli, grazie all’introduzione di strumenti di flessibilità, si sentono più motivati ed incentivati a svolgere al meglio il loro lavoro, mostrano un livello elevato di attenzione e sembrano sviluppare un buon livello di ‘commitment’ con l’organizzazione. Happy Computers perciò con l’introduzione della politica di pari opportunità è riuscita ad aumentare la produttività e a ridurre il grado di assenteismo all’interno dell’azienda. I responsabili dell’azienda sostengono infatti che un ambiente di lavoro che risponda alle esigenze dei propri dipendenti, possa di conseguenza sperimentare una crescita dei profitti 65 H A P P Y PUNTI DI FORZA Happy Computers è considerata un’impresa leader nel campo della conciliazione dei tempi di lavoro e familiari, viene spesso invitata a convegni e dibattiti riguardo i vantaggi della flessibilità ed è inoltre contattata da molte piccole imprese, intenzionate ad introdurre politiche di flessibilità ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ questo caso mette in evidenza come anche le aziende piccole, con pochi dipendenti, possano adottare misure di flessibilità che vadano incontro alle esigenze dei propri impiegati, senza necessariamente essere costrette a rinunciare a determinati standard sia in termini di qualità dei prodotti, sia in termini di produttività C O M P U T E R S COMMENTO TECNICO Happy Computers è una compagnia che si occupa di organizzare corsi di alfabetizzazione informatica. Nel 2003 è stata insignita del premio Employer of the Year Innovation Award assegnato dall’associazione inglese Working Families, che aiuta lavoratori e datori di lavoro a trovare un giusto equilibrio tra responsabilità professionali e familiari attraverso nuove forme di organizzazione aziendale, senza rinunciare alla competitività ed al successo delle imprese. L’Innovation Award viene assegnato ai datori di lavoro che, con idee innovative, sono riusciti ad avviare pratiche soddisfacenti, sia dal punto di vista della produzione, sia dal punto di vista della soddisfazione dell’impiegato. All’interno della struttura sono favoriti orari flessibili che si modellino sulle esigenze del singolo: queste opzioni vengono offerte ai lavoratori con figli (di qualunque età). La scelta da parte dei responsabili dell’impresa viene “giustificata” con il fatto che i lavoratori hanno la possibilità di passare più tempo con i figli, conciliando senza sforzi gli impegni familiari e professionali, risultando più motivati e maggiormente concentrati durante il lavoro. Ciò è confermato dal fatto che Happy Computers ha aumentato la sua produttività, ridotto l’assenteismo e fidelizzato i dipendenti. La filosofia che sottende questo tipo di gestione del personale prevede che i dipendenti vengano giudicati per i risultati ottenuti e non sulla base delle ore di lavoro. Punto cardine della politica aziendale è la propensione a valutare con interesse ogni richiesta di flessibilità, ricercando la soluzione ottimale per l’azienda ed il lavoratore. Inoltre, in caso di mancato accordo tra le esigenze del singolo e quelle della produzione, è l’azienda stessa ad avere l’onere della prova, ossia a dover fornire giustificazioni valide e documentate dell’impossibilità di una soluzione che soddisfi il lavoratore. Come tutto ciò favorisca le pari opportunità tra uomo e donna forse può essere chiarito meglio for- H A P P Y nendo pratici esempi. Il rapporto dei valutatori del Employer of the Year Innovation Award ne elenca alcuni: due insegnanti (addetti ai corsi di formazione) posticipano il loro orario di ingresso in ufficio per poter portare i figli a scuola; un impiegato lavora a settimane alterne in modo da dividere con la partner i compiti di cura dei figli, mentre un altro lavora quattro giorni full-time la settimana. Inoltre gli impiegati possono portare i bambini in ufficio quando non hanno la possibilità di essere altrimenti accuditi. Risulta evidente come questo tipo di approccio, non solo favorisca la conciliazione dei tempi al femminile, permettendo alle donne che lavorano di modellare i propri orari lavorativi sulle priorità familiari, ma favorisce anche una più equa divisione dei lavori di cura all’interno della famiglia, dando anche ai padri la possibilità di usufruire di agevolazioni che fino ad ora erano state concesse solo alle madri. Altrettanto evidente è il fatto che questo modello sia fortemente legato alle caratteristiche dell’impresa che lo ha creato: dimensioni ridotte e tipo di produzione che può essere gestita con vincoli temporali molto elastici. Tuttavia le ridotte dimensioni presuppongono ridotte gerarchie all’interno della struttura e dunque ridotte opportunità di carriera, soprattutto per le donne che si fidelizzano a quel modello per necessità. Da ciò scaturisce che, difficilmente, una donna con figli piccoli possa trovare altrove garanzie di flessibilità ed attenzione come all’interno di Happy Computers e quindi difficilmente abbandoni quella struttura in vista di migliori opportunità professionali, rimanendo di conseguenza ferma nel proprio percorso lavorativo per un tempo lungo e scarsamente recuperabile in un secondo momento. Questo tipo di approccio, pur innovativo e decisamente ben strutturato, nella pratica nasconde dunque dei rischi: rappresenterebbe una sorta di gabbia (certamente dorata, ma pur sempre una gabbia) in cui scarse possono essere le prospettive di crescita professionale. C O M P U T E R S 66 MEN FOR CHILDCARE ANNO DI REALIZZAZIONE 2003 FASI DI REALIZZAZIONE # FINANZIAMENTO Fondo Sociale Europeo ENTE PROMOTORE Training and Resource Centre for Childcare affiliato al Department of Social Welfare Studies dell’Università di Ghent e l’Emancipation Officer della città di Ghent, BELGIO PARTNER Partner locali: un consorzio di organizzazioni ha sottoscritto il progetto, tra questi l’organizzazione governativa belga Child and Family, il coordinamento delle organizzazioni dei centri diurni per bambini e due organizzazioni che si occupano di genere e pari opportunità; importante inoltre, la collaborazione dell’Ufficio Nazionale per l’Occupazione Partner transnazionali: il progetto non prevede partenariato transnazionale, ma i proponenti fiamminghi si sono confrontati durante dibattiti e conferenze, con i soggetti sottoscrittori di progetti simili provenienti da altri stati europei DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto, attraverso una campagna di sensibilizzazione degli studenti delle scuole superiori e dei lavoratori uomini sulle opportunità di occupazione nell’ambito del child-care, vuole eliminare il problema della segregazione maschile negli ambiti dei lavori di cura 67 # # # # # creazione di una campagna sul tema ‘Uomini e cura del bambino’, ispirata ad una analoga iniziativa realizzata in Danimarca. Risultava importante creare un’immagine del lavoratore maschile nell’ambito del childcare differente da quella femminile, già di per sé associata ai lavori di cura dell’infanzia. La campagna pubblicitaria faceva riferimento infatti, non solo ad attività legate al childcare, ma anche a professioni tipicamente maschili come: l’organizzatore, il bibliotecario, il tesoriere, il manager in modo che gli spot fossero maggiormente attrattivi per gli uomini. La campagna pubblicitaria, inoltre, aveva lo scopo di sottolineare e promuovere l’importanza della presenza di educatori maschili in questo ambito; i poster ed il materiale informativo sono distribuiti tra i disoccupati in cerca di lavoro e nei centri per l’impiego; corsi di formazione erogati per afterschool childcare; dal gennaio 2003, in ogni numero del periodico KIDDO (una rivista per la cura del bambino) è stato inserito un articolo inerente gli educatori uomini e gli occupati maschi in centri di childcare; una ricerca qualitativa è stata condotta dalla Università di Ghent sugli uomini che lavorano da molto tempo nel settore del childcare; tutti gli uomini impiegati nel settore della cura del bambino sono stati invitati ad un convegno allo scopo di farli partecipare ad uno scambio di idee sul ruolo che gli uomini assumono nella vita dei bambini piccoli PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI VBJvzw, Ghent, BELGIO – Jan Peeters Tel. +32/9/2324735 – Fax +32/9/2324750 E-mail: [email protected] – [email protected] – www.vbjk.be/mannen.htm CONTESTO DI RIFERIMENTO i lavori di cura dei bambini risultano nelle comunità fiamminghe del Belgio, così come in molti altri Paesi, occupazioni connotate da un’alta segregazione di genere. Da una rilevazione tra le comunità fiamminghe dell’Agosto 2002, gli uomini occupati in mansioni di cura di bambini al di sotto dei 3 anni, erano solo 12 (lo 0,35%); anche in un settore relativamente nuovo, come le iniziative per l’After-School Care, dei 904 impiegati nella cura dei bambini nelle ore extra scolastiche, gli uomini erano il 3,87% (ovvero 35 soggetti) ci inferiori), ma di cura dei bambini più piccoli (0-3) anni e di educatore in strutture extrascolastiche PUNTI DI FORZA un punto di forza del progetto può essere ravvisato nella realizzazione di una campagna di sensibilizzazione affiancata contestualmente dall’organizzazione di corsi di formazione. Inoltre, fondamentale è la contemporanea adozione da parte della comunità fiamminga belga, di una legislazione più favorevole agli uomini nell’ambito delle attività di cura ai bambini RISULTATI CONSEGUITI la campagna di sensibilizzazione realizzata ha avuto successo e l’impatto sui media è stato forte. Sul tema sono stati realizzati, infatti, dibattiti televisivi e talk-show. Un impatto positivo è stato riscontrato anche fra gli uomini intenzionati a crearsi una professionalità nel settore della cura dei bambini. Il numero di iscrizioni ai corsi per after-school childcare è aumentato, così come il numero di assunzioni di questi soggetti nei centri che forniscono servizi di doposcuola o negli asili ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ risulta innovativo l’approccio verso le pari opportunità (che di solito prevede un avvicinamento delle donne alle professioni maschili). Il progetto Men in Childcare, invece, opera coinvolgendo gli uomini in un lavoro considerato tipicamente femminile. Infatti il ruolo di chidcare non è quello dell’educatore di ragazzi in età adolescenziale (infatti il numero dei docenti uomini delle scuole superiori cresce rispetto ai cicli scolasti- M E N F O R PUNTI DI CRITICITÀ la campagna realizzata nel corso del progetto è stata senza dubbio un buon punto di partenza per la sensibilizzazione del settore e dei genitori all’importanza che il ruolo degli uomini gioca nella vita dei bambini. Si renderà necessaria però, l’adozione di misure continue di incentivazione di questo tipo di figure professionali, anche dopo la conclusione del progetto per evitare di vanificare gli sforzi fatti in questa direzione ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ sia la campagna di sensibilizzazione, sia la realizzazione di corsi per la formazione di figure professionali ad hoc nel settore della cura dei bambini, possono essere trasferite in altre realtà. In effetti, già in occasione del convegno conclusivo del progetto è stata da più parti espressa la volontà di porre in essere, in un prossimo futuro, esperienze ed azioni di questo tipo, creando un network che aiuti lo scambio di esperienze tra i differenti paesi C H I L D C A R E 68 COMMENTO TECNICO Indubbiamente uno dei grandi problemi della segregazione di genere nel mondo del lavoro, è da ricercarsi nella presenza di stereotipi fortemente radicati che portano alla definizione di alcuni lavori “da donna” ed altri “da uomo”. Questi stereotipi sono alla base, non solo della differenza delle scelte formative, ma in conseguenza a queste, della segregazione orizzontale tra uomini e donne. Sono considerati “da donna” i lavori di cura che, in un certo senso, portano fuori dalle mura domestiche la suddivisione dei compiti all’interno del nucleo familiare: qui i compiti di cura dei figli spesso gravano unicamente sulla componente femminile della coppia genitoriale. Le gravose mansioni domestiche e la conciliazione di queste con il lavoro extradomestico risulta essere uno dei problemi più importanti che le politiche di pari opportunità devono affrontare. La soluzione di questi problemi non può essere solo di ordine tecnico e non deve essere ricercata solo nell’ambito della conciliazione: sappiamo infatti che la diseguale distribuzione dei compiti domestici ha radici culturali e senza un adeguato lavoro operante su questo tipo di fattori, qualsiasi altro tipo di intervento potrebbe non arrivare a produrre effetti definitivi. Operare sui condizionamenti sociali significa cercare di cambiare un ordine ritenuto predominante: per fare ciò occorre introdurre “comportamenti” opposti. A questa esigenza risponde la cooptazione di uomini in lavori fino ad ora tipicamente femminili come: l’educatrice, e tutti quei compiti associati alla cura dell’infanzia. L’introduzione di una consistente quota di uomini in ruoli e mansioni legate al childcare (dalla cura dei bambini minori di 3 anni, alle strutture che si occupano di infanzia oltre l’orario scolastico) quindi, operando sul pregiudizio extradomestico, agisce anche sugli stereotipi di genere e su una cultura prevalente, che vede la donna come responsabile 69 M E N F O R principale della cura dei più piccoli dentro e fuori le mura domestiche. Men for childcare si distingue per aver saputo costruire una forte campagna informativa che non intendeva solo diffondere informazioni sul progetto, ma contemporaneamente, sensibilizzava l’opinione pubblica al tema (la campagna di informazione è un veicolo per lo scardinamento di stereotipi di genere). La partnership del progetto si è mossa contemporaneamente su più fronti. Mentre una massiccia campagna mediatica portava l’attenzione generale della comunità fiamminga sulla scarsità della presenza maschile tra gli educatori di prima infanzia, un’altra campagna informativa spingeva alla riflessione sulla necessità, per una più completa formazione dei bambini, della compresenza di uomini e donne nelle strutture di childcare. Allo stesso tempo i centri per l’impiego si occupavano di offrire a disoccupati e giovani in cerca della prima occupazione, nel ventaglio di alternative, anche quella di impiegato in after-school childcare. Il legislatore stesso ha reso possibile un intervento così efficace con l’introduzione, all’inizio del 2002, del nuovo regolamento concernente la qualità che, all’articolo 12 afferma che “Si adopereranno azioni positive che consentano, a lavoratori uomini come alle donne, ad autoctoni come alle minoranze etniche di accedere ad ambiti di childcare in mansioni sia educative, sia organizzative”. La trasferibilità dell’intervento ad altre realtà non ha particolari vincoli, se non la necessità di coinvolgere i corrispettivi nazionali degli enti che hanno partecipato al progetto fiammingo. Su tutti, fondamentale è l’apporto dei media locali e nazionali nella diffusione di una nuova cultura della figura dell’educatore che non sia gender-oriented. C H I L D C A R E G.E.P.E.T.T.O. ANNO DI REALIZZAZIONE 2002 – 2004 FINANZIAMENTO iniziativa comunitaria EQUAL – Asse Pari Opportunità FASI DI REALIZZAZIONE ENTE PROMOTORE Optimomes e Association Vannes Cedex, FRANCIA In particolare, l’intervento si rivolge a quelle famiglie che non possono accedere ai servizi di cura a pagamento quali: baby sitter e doposcuola, per problemi economici, causati dal basso livello delle retribuzioni percepite. I destinatari dell’intervento sono quindi, le famiglie con bambini al di sotto dei 12 anni Gepetto, PARTNER Partner locali: L’Autre Rive, Colomiers – Fédération Nationale d’Aides à Domicile en Activités Regroupées, Parigi – Assurgard, Bouguenois – DomiKid, Cherbourg – Qualiservices, Le Mans – ADAPAR, Lorient, Nantes – Temps-dem, Poitiers – Association Gepetto, Vannes – AIAD, Vernon – Comune di Villiers Sur Marne – AMPAD, Cannes – Les P’tits Avions, Roissy Partner transnazionali: provincia di Pescara, Italia – Gruppo Galgano di Roma, Italia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO la Francia è un paese molto sensibile ai problemi familiari legati ai bambini e di conseguenza, sono molte le iniziative introdotte per soddisfare le richieste avanzate dalle famiglie. Il progetto Gepetto intende sostenere quei genitori che, lavorando, si trovano a dover affrontare tutta una serie di problemi legati alla cura dei propri figli, e in particolare ai nuclei monoparentali. l’intervento consiste nell’implementazione e nello sviluppo sul territorio di una rete di childminder, in grado di offrire un servizio qualificato di babysitting direttamente a casa. Interessante è notare come tale servizio è attivo sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro. I costi del servizio sono stabiliti sulla base del reddito percepito dalla famiglia. L’idea del babysitting a domicilio nasce soprattutto con lo scopo di soddisfare le esigenze di quei genitori che sono costretti a recarsi al lavoro molto presto al mattino oppure che rientrano molto tardi la sera, o addirittura che svolgono il proprio lavoro in orari notturni. L’educatore presta, quindi, il suo servizio direttamente a casa della famiglia richiedente e di conseguenza permette al bambino di mantenere i propri ritmi di vita, riducendo inoltre i disagi causati dall’assenza prolungata di entrambi i genitori durante la giornata CONTESTO DI RIFERIMENTO l’intervento è stato progettato con l’intento di: # fornire uno spunto di riflessione sull’importanza della conciliazione fra tempi di vita e tempi lavorativi per tutti coloro che lavorano in orari ‘difficili’ e lottare contro le dif70 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Bambino Service, FRANCIA – Stocchetti Tel. +33/2/97681443 – Fax +33/2/97681401 E-mail: [email protected] – www.gepetto.net GARDE D’ENFANT POUR L’EQUILIBRE DU TEMPS PROFESSIONNEL, DU TEMPS FAMILIAL ET SON ORGANISATION # # # ferenze fra uomo e donna all’interno del posto di lavoro; fornire una risposta semplice a tutti quei lavoratori salariati che incontrano difficoltà nella gestione dei tempi; osservare e valutare le difficoltà logistiche affrontate dai lavoratori mostrando alle imprese la dimensione familiare dei loro dipendenti; ottenere un riconoscimento nazionale per questo nuovo metodo di cura dei bambini, integrativo dell’esistente, accessibile a tutti e soprattutto affidato a professionisti del settore RISULTATI CONSEGUITI il progetto è in corso di realizzazione ed allo stato attuale, soprattutto in ragione dell’ambito locale di introduzione dell’intervento, non è possibile valutarne l’impatto ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ gli elementi di innovatività del progetto sono molteplici: primo fra tutti l’opportunità di fornitura del servizio di cura direttamente presso l’abitazione della famiglia, che ne fa richiesta, ma anche la disponibilità del personale a fornire il servizio in qualsiasi orario e in qualunque giorno. Per di più, il progetto prevede l’impiego di personale qualificato, ed il compenso per il servizio non è fissato soltanto in base al numero di ore di lavoro dei childminder, ma soprattutto in ragione del livello di reddito familiare 71 G . E . P . E PUNTI DI FORZA l’organizzazione strategica di un servizio che permetta anche alle famiglie meno abbienti di poter fronteggiare gli impegni di cura dei figli; l’opportunità per le madri di affidare in loro assenza i figli ad un professionista che se ne occupi direttamente a domicilio, senza di conseguenza obbligarle a rinunciare al proprio lavoro # # PUNTI DI CRITICITÀ il progetto prevede che il servizio di babysitting sia offerto ogni qualvolta la famiglia ne faccia richiesta. Per questa ragione il childminder, che si prenderà cura del bambino in assenza dei genitori, con buona probabilità non sarà sempre lo stesso. Di conseguenza, potrebbero verificarsi problemi derivanti dalla difficoltà di instaurare un rapporto stabile fra bambino e childminder, aspetto fondamentale per la crescita e lo sviluppo di ciascun individuo ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ il progetto, che pare un valido supporto, soprattutto per quelle famiglie il cui reddito è insufficiente per permettere ai genitori di assumere una baby sitter o di affidare il figlio a strutture di supporto, potrebbe essere trasferito in altri contesti: in questo caso però, sarebbe necessario formare delle figure professionalmente preparate all’attività di baldanza dei minori . T . T . O . COMMENTO TECNICO Uno dei correttivi ai problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia, è l’implementazione delle strutture dedicate alla cura della prima infanzia. Spesso però queste sono caratterizzate da orari poco flessibili, rispetto alle esigenze di alcune tipologie di lavoratori. Basti pensare a chi lavora in luoghi molto distanti dalla propria abitazione, o a quei soggetti, che prestano servizi in orari notturni o hanno mansioni soggette a turni. Conciliare gli orari lavorativi con quelli di ingresso ed uscita del figlio da una struttura per la cura dell’infanzia o dalla scuola, può spesso risultare molto difficile. Inoltre occorre ricordare che in molte realtà territoriali la domanda di assistenza è spesso superiore all’offerta di servizi quali: gli asili nido o le strutture di after-school chidcare. La soluzione che si prospetta per molti nuclei familiari è quella di rivolgersi alle baby sitter; questa prospettiva però, quando non riguarda episodi sporadici, ma è una necessità quasi giornaliera, incide fortemente sull’economia del nucleo familiare e dunque risulta impraticabile per quei soggetti che percepiscono redditi medio bassi. Facendo un passo indietro, i dati ci dicono che spesso le donne guadagnano meno degli uomini e le donne a bassa scolarità hanno minori opportunità occupazionali degli uomini con uguale livello di istruzione: per queste ultime dunque le possibilità di guadagno, derivanti da un possibile impiego, difficilmente coprono le spese derivanti dall’acquisto di servizi come il baby sitting e simili. Si crea così una sorta di circolo vizioso in cui le donne, con scarse probabilità di inserimento lavorativo dovuto a lacune formative, nel momento in cui divengono madri, vedono aggravarsi la loro condizione, sfociando perciò, spesso, nel definitivo abbandono del mondo del lavoro. G . E . P . E In questa cornice si inserisce il progetto Gepetto, rivolto a famiglie con figli di età inferiore ai 14 anni che non possono avere accesso a servizi a pagamento poiché costituirebbero un costo troppo oneroso. Il progetto Gepetto risponde, di conseguenza, alla necessità di andare incontro alle esigenze dei genitori senza dimenticare quelle dei bambini, specialmente i più piccoli: infatti, se da un lato questo servizio è utile per quei genitori che sono costretti, per lavoro, a uscire molto presto al mattino o tornare molto tardi la sera o a quei lavoratori occupati in orari notturni, dall’altro non impone al bambino nessun spostamento dalla propria abitazione, ossia in luoghi a lui estranei e non familiari. Un intervento di questo tipo ha notevoli ripercussioni sul territorio di riferimento: oltre all’abbattimento di alcune delle difficoltà, che soprattutto le donne incontrano nella conciliazione dei tempi lavorativi e familiari, incrementa la domanda di professionisti in un settore, come quello della cura dell’infanzia, spesso connotato da una forte componente femminile, aumentando dunque le opportunità occupazionali per le lavoratrici. La trasferibilità del progetto non necessità di particolari cautele. Fondamentale però è la formazione di personale altamente qualificato, al fine di garantire una buona e costante qualità del servizio. Risulterebbe sicuramente importante un servizio simile nelle aree in cui è forte l’incidenza delle famiglie monoparentali (in prevalenza queste sono costituite da donne sole con figli) in cui i problemi esposti finora si acuiscono data la presenza di un unico reddito da lavoro e di un unico adulto che possa accudire i figli. . T . T . O . 72 ANNA INFORMADONNA ANNO DI REALIZZAZIONE il progetto è partito nel 2000 FINANZIAMENTO si tratta di una politica comunale ENTE PROMOTORE Comune di Prato, ITALIA PARTNER Partner locali: Provincia di Prato – Comune di Cantagallo – Comune di Carmignano – Comune di Montemurlo – Comune di Poggio a Caiano – Comune di Vaiano – Comune di Vernio – Asl 4 – gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale Pratese – C.N.A. – Confartigianato – Confesercenti – Unione Commercianti – C.I.A. – MO.I.CA. – C.G.I.L. – C.I.S.L. – U.I.L. – Centro Antiviolenza ‘La Nara’ – A.R.C.I. – Lions Club Prato Castello dell’Imperatore – Soroptimist Club – Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria Femminile della CCIAA di Prato DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto Anna Informadonna è un intervento coordinato di informazione, orientamento e consulenza sui servizi rivolti alla donna nel territorio della provincia di Prato, in applicazione alla normativa che prevede, nelle azioni di governo locale, l’imprescindibilità della dimensione di genere e la promozione di politiche di pari opportunità tra uomini e donne 73 Obiettivi dell’azione coordinata dei soggetti istituzionali o sociali sono: # istituire un coordinamento tra i soggetti interessati per svolgere un’azione integrata e organica valorizzando la ricchezza delle iniziative con la razionalizzazione delle risorse; # censire l’insieme delle azioni promosse a più livelli nel territorio provinciale rivolte alle donne, per disporre un patrimonio informativo comune per tutto il territorio provinciale; # creare una rete finalizzata a una maggiore circolarità delle informazioni, all’integrazione e alla sinergia delle azioni già in corso; # sviluppare la crescita di capacità di orientamento e di selezione da parte delle donne rispetto alle risorse e alle offerte disponibili sul territorio; # creare un sistema di monitoraggio sui bisogni delle donne che rappresenti uno strumento di riscontro diretto delle iniziative e dei servizi offerti FASI DI REALIZZAZIONE gli strumenti utilizzati per il raggiungimento degli obiettivi sono: # la creazione di una Banca Dati telematica che costituirà la base informativa per lo sportello Informadonna consultabile via internet, la realizzazione di pagine web dedicate allo Sportello e la creazione di forum di discussione sui temi dello specifico femminile all’interno del sito web; # la creazione di servizi informativi di tipo interattivo su pagine web che offrano risposte specifiche; # la pubblicazione di strumenti informativi di tipo cartaceo o di guide tematiche rivolti alle donne; PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Comune di Prato, ITALIA www.po-net.prato.it/informadonna/temi/home.htm # la dotazione di spazi fisici per l’informazione e per l’orientamento ai servizi rivolti particolarmente all’utenza femminile CONTESTO DI RIFERIMENTO la normativa vigente stabilisce le linee fondamentali per la realizzazione della parità fra uomini e donne ed in particolare sottolinea la necessità di porre al centro di ogni azione di governo locale la dimensione di genere e la promozione di politiche di pari opportunità, nonché di favorire l’assunzione di responsabilità di governo da parte delle donne. Queste disposizioni sono state recepite dalla realtà pratese non soltanto a livello istituzionale attraverso la nascita dell’Assessorato comunale e della Commissione provinciale per le Pari Opportunità, ma anche a livello territoriale con lo sviluppo di numerosi servizi ed iniziative da parte delle associazioni di categoria, sindacati, associazioni di volontariato e associazionismo in genere. In un contesto così ricco occorre valorizzare al massimo la collaborazione e il coordinamento di tutte le risorse, in modo tale da evitare dispersione o sovrapposizione RISULTATI CONSEGUITI gli strumenti previsti dal progetto sono stati realizzati. E’ormai attivo lo Sportello Informadonna, e la pagina web Informadonna è molto ricca di informazioni sui servizi messi a disposizione delle donne sul territorio provinciale organizzate per argomento. Dal sito è possibile anche scaricare le leggi vigenti in tema di orientamento e formazione, pari opportunità, lavoro, ambiente, maternità, immigrazione, violenza ed abusi A N N A ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ la creazione di una rete di soggetti istituzionali operanti sul territorio provinciale permette sicuramente il raggiungimento di una maggiore efficienza, la minimizzazione delle risorse impiegate e permette di evitare casi di sovrapposizione nell’offerta di servizi rivolti alle donne PUNTI DI FORZA il coordinamento dell’azione, la maggiore sinergia delle azioni promosse e la maggiore circolazione delle informazioni PUNTI DI CRITICITÀ potrebbe risultare difficile, nel lungo periodo, mantenere costante la cooperazione fra i partner coinvolti nel progetto a causa delle differenti finalità perseguite da ognuno di essi ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ un progetto di questo tipo che coinvolge le maggiori istituzioni locali e il mondo dell’associazionismo potrebbe, se realizzato in altri contesti, produrre certamente ottimi risultati, portando numerosi vantaggi alle donne in termini di servizi a loro disposizione I N F O R M A D O N N A 74 COMMENTO TECNICO La normativa in tema di pari opportunità è alla base delle azioni positive che governi ed enti locali promuovono a favore della risorsa femminile. Il legislatore introdusse per la prima volta il concetto di azioni positive con la legge n.125 del 1991 definendole “misure adottate al fine di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione delle pari opportunità”. A partire da questo momento, enti pubblici e privati sono spesso stati chiamati a progettare interventi per favorire le pari opportunità. Nonostante la sua carica rivoluzionaria, questa legge aveva però molti limiti così come li ebbero poi i correttivi ad essa apportati, fino ad arrivare alla legge n. 53/2000, che rappresentò il pilastro su cui si basarono e ancora oggi si basano molti progetti che operano nel campo della valorizzazione della risorsa donna. E’ merito di questa legge l’introduzione dei congedi parentali così come l’attenzione posta ai problemi di conciliazione familiare e lavorativa sulla base del capitolo dedicato al coordinamento dei tempi delle città. Fu proprio nel 2000 che in molte città italiane furono introdotte azioni a favore delle donne che prevedevano la creazione di strutture permanenti come lo Sportello InformaDonna del Comune di Prato. Il ruolo che la struttura si è data nella sua fase costituente è quello di rappresentare un punto di raccordo per tutte le iniziative che vengono promosse nel territorio di riferimento a favore delle pari opportunità, quindi di essere anche veicolo di informazione ed orientamento per gli utenti. A questo scopo lo Sportello InformaDonna ha utilizzato più strumenti al fine di garantire una continuità nelle azioni a favore delle pari opportunità tra uomo e donna: tra questi, importante è la costituzione di una Banca Dati telematica. L’utilizzo di questa risorsa permette agli operatori dello Sportello di avere a disposizione in tempo reale le informazioni necessarie agli 75 A N N A utenti, che hanno anche la possibilità di reperire le notizie utili direttamente dal sito internet creato ad hoc per questo servizio. La Banca Dati rappresenta un punto di notevole interesse nonché di trasferibilità dell’intervento: sovente infatti i progetti, sia a livello locale sia a livello nazionale, peccano di mancanza di sinergia fra interventi simili nonché corrono spesso il rischio di essere omologhi ad altri piani di lavoro sul territorio. Le informazioni della Banca Dati, essendo reperibili su internet, fanno si che un numero sempre crescente di soggetti sia messo al corrente delle possibilità offerte dai vari progetti attuati e soprattutto ne venga a conoscenza quella fascia di utenti che normalmente non si rivolgerebbe a uno Sportello informativo: tra questi le ragazze più giovani che utilizzano molto i canali informatici e meno quelli istituzionali. Per loro lo Sportello offre informazioni su servizi dedicati quali l’orientamento e le opportunità nel campo della formazione. Altro punto di forza dell’intervento è il coinvolgimento di differenti soggetti tra cui i comuni delle zone limitrofe, alcune associazioni di categoria, i sindacati e alcune associazioni giovanili e di volontariato. Le associazioni di categoria in particolare sono, a livello locale, un ottimo veicolo di informazioni riguardanti la sfera economica, inoltre rappresentano i partner indispensabili in ogni intervento a favore dello sviluppo dell’ imprenditoria femminile poiché contengono spesso, al loro interno, uffici o servizi dedicati. Lo Sportello InformaDonna ha progettato un sistema di monitoraggio costante dei bisogni delle donne: questo fornisce informazioni indispensabili per la creazione di interventi futuri e ne garantisce la continuità nonché l’utilità rispetto alle esigenze del territorio. I N F O R M A D O N N A RENNES ET LES TEMPS DE LA VILLE ANNO DI REALIZZAZIONE 2001 – 2004 alla gestione dei tempi, con l’intento di contribuire a ridurre le disuguaglianze legate all’evoluzione sociale ed economica FINANZIAMENTO finanziamento di varia natura tra cui l’iniziativa comunitaria EQUAL FASI DI REALIZZAZIONE # ENTE PROMOTORE Comune di Rennes, FRANCIA PARTNER Partner locali: Agence d’Urbanisme de Rennes – le Comité de développement de l’agglomération et du Pays de Rennes – le Centre d’Information des femmes – l’Université de Rennes # DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO da anni il comune di Rennes sviluppa azioni destinate a migliorare l’organizzazione dei tempi sociali e la qualità della vita. La politica intercomunale tende a favorire la concertazione ed il coordinamento dell’azione pubblica all’interno del territorio. Il progetto, voluto dal Ministro delegato della città e dalla Segretaria di Stato delegata alla formazione professionale ed ai diritti delle donne, prevede il raggiungimento dei seguenti obiettivi: lotta contro tutte le forme di discriminazione, adozione di politiche pubbliche che favoriscano il rientro sul mercato del lavoro o il mantenimento del posto di lavoro migliorando la conciliazione dei tempi di vita, sviluppo della democrazia partecipativa, ampliamento dei servizi di prossimità e miglioramento della qualità della vita sul territorio. Nel 2002 il Comune ha dato vita all’Ufficio dei tempi che si occupa dell’organizzazione di iniziative legate # diagnostica: sono stati organizzati incontri e condotti studi per conoscere i bisogni emergenti degli attori economici e dei cittadini. In quest’occasione il comune ha affidato allo studio di consulenza TMO la realizzazione di un’inchiesta sulle necessità di conciliazione dei tempi delle addette alle pulizie e delle badanti nei due territori di riferimento: la Rennes Atlante e la zona industriale Sud-Est. L’indagine sarà completata dai risultati di altre due ricerche sui datori di lavoro e i fornitori di servizi; concertazione: una ‘commissione dei tempi sociali’, costituita da rappresentanti politici locali, datori di lavoro, rappresentanti sindacali e rappresentanti delle associazioni, si riunirà per discutere di alcuni temi e fornirà soluzioni nuove; i temi affrontati dalla commissione saranno: tempi delle donne e tempi degli uomini, accoglienza ed assistenza dei bambini, organizzazione dei servizi di prossimità rivolti al pubblico, cultura, sport e divertimenti, trasporti e mobilità, università e diritto allo studio; informazione e sensibilizzazione in due tempi: innanzitutto attraverso la guida ‘Vivere a Rennes’, la cittadinanza ha accesso ad informazioni dettagliate sugli orari della città; inoltre è in corso di realizzazione sul sito istituzionale un nuovo servizio che offre al pubblico indicazioni utili su orari e servizi. In secondo luogo, si cercherà di sensibilizzare gli attori sociali e la popolazione attraverso l’organizzazione di conferenze su diversi temi: i tempi di trasporto, i tempi delle donne, i tempi di svago, quelli dei 76 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Bureau des Temps, Rennes, FRANCIA – Danièle Touchard Tel. +33/2/99675773 E-mail: [email protected] – www.ville-rennes.fr # padri; rispetto ai quali, sono in corso di realizzazione anche documentari diffusi attraverso la televisione, e distribuiti nei quartieri e fra le aziende; scambio di buone politiche e di attori fra le città francesi (come Poitiers, St Denis, Nancy, Parigi) ed europee (come Prato, Hospitalet de Llobregat, Milano) CONTESTO DI RIFERIMENTO le trasformazioni sociali che si sono verificate e che tuttora continuano ad introdurre cambiamenti nei modi di vivere, come ad esempio il processo di urbanizzazione, l’allungamento della speranza di vita, la crescente tendenza alla mobilità della popolazione, il lavoro femminile, la diversificazione delle organizzazioni lavorative, hanno spinto i decisori locali a concertare politiche che permettano al cittadino una maggiore conciliazione dei tempi RISULTATI CONSEGUITI allo stato attuale del progetto, che è in pieno svolgimento, sono state condotte alcune azioni: # è in corso una riorganizzazione degli orari di lavoro degli addetti alle pulizie del comune di Rennes; # per concludere l’intervento nel settore dell’infanzia, l’ufficio dei tempi ha sostenuto la messa in pratica dell’assistenza a domicilio ‘Parendom’ in orari atipici. Si appresta inoltre a organizzare l’apertura dell’asilo nido interaziendale e intercomunale denominato ‘Calais’; # una valutazione dei ritmi cronobiologici adottati presso la scuola Sonia Delaunay da parte di alcuni esperti; # il raggiungimento di un accordo con i servizi culturali ed un sostegno dato all’associazione 77 ‘Concerts de midi’; in particolare, sono stati organizzati dei concerti a Rennes Atalante Beaulieu e a Triangle vicino ai luoghi di lavoro ed altri sono in corso di programmazione ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ la creazione di un organismo ad hoc, quale l’Ufficio dei tempi, cui sono affidati compiti di studio concertazione ed azione il cui scopo è contribuire alla riduzione delle diseguaglianze sociali all’interno del territorio comunale. L’Ufficio opera in accordo con una serie di partner al fine di sensibilizzare l’insieme degli attori sociali, economici, istituzionali e l’intera popolazione al problema dei ritmi di vita PUNTI DI FORZA il progetto intende adottare una serie di politiche di gestione dei tempi e dei ritmi della città partendo da un’analisi dei bisogni e dei vincoli presenti sul territorio PUNTI DI CRITICITÀ al fine di rendere il progetto più completo potrebbe essere interessante ampliare lo studio dei bisogni non soltanto alle due categorie professionali oggetto del presente progetto (donne delle pulizie e badanti), ma anche più genericamente a tutti coloro che, essendo in possesso di un livello basso di formazione, si trovano ai margini del mercato del lavoro o ne sono addirittura esclusi ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ l’idea di monitorare attentamente il territorio attraverso l’istituzione di un osservatorio locale può essere trasferita con successo in molti altri ambiti locali nei quali si vogliano adottare politiche di conciliazione dei tempi di vita della città RENNES ET LES TEMPS DE LA VILLE COMMENTO TECNICO Lo studio di strumenti adeguati a favorire la conciliazione dei tempi di vita lavorativa e familiare non può prescindere dall’analisi dei dati relativi ai tempi della città. Infatti la dimensione urbana è il terzo degli scenari in cui si muove l’individuo adulto, oltre alla sfera privata e a quella lavorativa, la città risulta essere anche il contenitore degli altri due. Per tempi della città si intendono, non solo gli orari degli uffici pubblici (con cui il cittadino entra in contatto spesso e per pratiche che non sempre possono essere delegate ad altri), ma anche gli orari dei negozi, dei supermercati e di altri servizi. E’ importante dunque, per una buona qualità della vita, conciliare non solo gli orari della vita familiare con quelli lavorativi, ma rendere fruibili a chi lavora tutti i servizi della città. Da queste considerazioni sono state apportate, in Italia, modifiche agli orari di apertura degli esercizi commerciali così come degli uffici pubblici (la famosa giornata del cittadino che si svolge in molte città). Ciò è avvenuto anche in altre città europee come la francese Rennes. Il caso di “Rennes et les Temps de la Ville” prevede appunto un miglioramento della qualità della vita attraverso la ricerca di efficaci politiche di conciliazione dei tempi. I soggetti più “deboli” di fronte alle difficoltà di pianificazione e gestione degli orari sono le lavoratrici a bassa professionalità. Per questi soggetti spesso l’impossibilità di conciliare gli orari costituisce la causa dell’abbandono o della perdita dell’impiego che si traduce poi in una crescente difficoltà di reinserimento lavorativo. Per questi soggetti infatti è oltremodo gravoso l’acquisto di servizi (come l’accudimento dei figli) che permettano di svolgere un’attività extradomestica e dunque risultano più penalizzati di altri dall’assenza di politiche adeguate. Punto di forza del progetto organizzato a Rennes è rappresentato dall’individuazione dell’oggetto di intervento in quelle lavoratrici a più bassa qualificazione e dunque inserite in occupazioni scarsamente retribuite come le addette alle pulizie e le badanti; ossia le figure professionali da cui, molti lavoratori con maggiori capacità economiche, acquistano servizi che permettano loro di svolgere un lavoro extradomestico. Già nel 1989 Aburrà sosteneva a questo proposito che “il rischio (di fronte alla difficile conciliazione per le donne di vita familiare e professionale) sembra essere quello di vedere una divisione dei compiti che, rifiutata nella sua articolazione in base al sesso, si riproduce quasi uguale tra le diverse componenti della popolazione femminile, con l’emergere di fasce più forti che riescono a scaricare su quelle deboli il costo della loro liberazione dai condizionamenti e dai vincoli che ne possono ridurre la forza di mercato, mentre altre ancora sono costrette a pagare in prima persona (…) il costo dell’adeguamento agli imperativi categorici della domanda di lavoro”. Sulla base di questa considerazione risulta ancora più importante lo studio effettuato nella prima fase dell’intervento, allo scopo di monitorare i bisogni dei due gruppi occupazionali (badanti e addette alle pulizie). Questo permette di fornire dati utili alle successive fasi di concertazione tra rappresentanti politici, datori di lavoro e rappresentanti delle associazioni di categoria. Fasi successive dell’intervento prevedono azioni di sensibilizzazione ed informazione che portino a conoscenza della cittadinanza non solo le problematiche della conciliazione, ma anche i correttivi, in termine di modifiche degli orari, apportati nella città. All’interno del progetto sono previsti momenti di scambio, non solo interni, fra cittadini del territorio (conferenze, documentari, eventi, concerti), ma anche esterni, con scambi di buone prassi con altre città francesi ed europee al fine di aumentare le competenze degli attori locali in materia. RENNES ET LES TEMPS DE LA VILLE 78 LA MAISON DUTEMPS ET DE LA MOBILITE ANNO DI REALIZZAZIONE 2001 FINANZIAMENTO si tratta infatti di un intervento patrocinato dal Territoire de Belfort, Francia ENTE PROMOTORE Conseil Général du Territoire de Belfort, FRANCIA PARTNER non sono previsti partner per la realizzazione dell’intervento. Vengono attivate reti di parternariato differenti a seconda delle attività promosse DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO nel marzo del 2001 il Territoire de Belfort ha creato la Maison du Temps et de la Mobilité. Gli obiettivi che il Conseil Général voleva raggiungere, attraverso la creazione della struttura, erano: # migliorare la qualità della vita degli abitanti di Besançon; # mobilitare gli attori economici, sociali, istituzionali ed universitari intorno a pratiche che travalicassero i limiti amministrativi e le competenze di ciascuno; # sviluppare un polo di competenze su tematiche quali la mobilità e la conciliazione dei tempi; # rinforzare e promuovere l’immagine del territorio FASI DI REALIZZAZIONE La Maison du Temps et de la Mobilité sviluppa il proprio lavoro intorno a 4 assi prin79 cipali, che possono essere individuati come le macrofasi dell’attività di questo centro: ASSE 1: OSSERVAZIONE: lo studio e l’analisi precedono ogni progetto e ne costituiscono la base scientifica. In particolare, la Maison du Temps et de la Mobilité si occupa di analisi dell’organizzazione temporale dei servizi urbani. Sono già stati condotti numerosi studi sui trasporti, sul commercio e sull’amministrazione. ASSE 2: SENSIBILIZZAZIONE: il miglioramento dell’accesso ai servizi pubblici attraverso il dialogo è il fil rouge del lavoro della Maison. Questo avviene attraverso forum pubblici e permanenti sul tempo e sulla mobilità, organizzati con cadenza regolare e ai quali prendono parte tutti gli attori coinvolti. ASSE 3: SPERIMENTAZIONE: la continua ricerca di nuove soluzioni a vecchi problemi è lo scopo del lavoro della Maison in tema di mobilità. Molti progetti hanno già concluso la fase sperimentale e si possono osservare i frutti di pratiche ormai consolidate come il trasporto pubblico su richiesta o la custodia dei bambini in orari atipici o ancora il trasporto pubblico notturno per studenti. ASSE 4: COOPERAZIONE: lo scambio di idee con altri enti francesi e la partecipazione a numerosi progetti europei come Equal o Interreg permette alla Maison du Temps et de la Mobilité di esportare le proprie esperienze e di acquisire nuove competenze attraverso la cooperazione con differenti partner CONTESTO DI RIFERIMENTO Nel 1999 in Francia gli amministratori locali sono stati impegnati in dibattiti riguardanti due importanti problematiche: la prima riguardava le “35 ore”, mentre la seconda concerneva la pianificazione territoriale. Su questo sfondo la Délegation à l’aménagement du territoire et à l’action régionale (DATAR) ha deci- PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Maison du Temps et de la Mobilitè, Belfort, FRANCIA – Zhour Sellam Tel. +33/3/84901700 – Fax +33/3/84901701 E-mail: [email protected] – www.maisondutemps.asso.fr so di realizzare due gruppi di lavoro che si occupassero di problemi legati alla conciliazione dei tempi e alla temporalità in generale. Sono stati così creati due gruppi composti da amministratori locali i quali si sono concentrati rispettivamente sul tempo libero e su tematiche legate a “tempo e territorio” (orientato allo sviluppo dei bureau du temps). A partire dai dibattiti sviluppatisi a Belfort e sulla scia delle riflessioni di questi due gruppi, dieci enti locali sono stati quindi contattati per testare ciò che in Italia e in altri Paesi del nord era già in corso di sperimentazione da tempo. Contemporaneamente (nel 2000) il Conseil General di Belfort ha avviato una serie di riflessioni a livello locale (denominate “les carnets 2010”) riguardanti il futuro del territorio. Nel 2001 in questo clima di sperimentazione e di riflessione la Municipalité di Poitiers ha creato una Agence de Temps e il Territoire de Belfort ha creato, appunto, la Maison du Temps et de la Mobilité RISULTATI CONSEGUITI la Maison du Temps et de la Mobilité si è occupata di più progetti. Si elencano di seguito alcuni interventi e studi già conclusi: # GeHoDe (Garde d’Enfants en Horaires Décales); # Transport à la demande dans le Pays-sousVosgien; # PDE (Plan de Déplacement d’enterprise); # Vélos électriques aux étudiants; # La rue électronique: maquette d’un service d’information. Al momento la struttura è impegnata anche nell’organizzazione della Biennale du Temps di cui si parlerà in dettagli nella sezione “Commento Tecnico” ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ il problema della conciliazione dei tempi viene affrontato parallelamente al problema della mobilità degli abitanti sul territorio di riferimento. La struttura della Maison du Temps, infatti, si occupa di migliorare la qualità della vita degli abitanti della città di Besançon attraverso sperimentazioni di nuovi servizi inerenti soprattutto il settore dei trasporti PUNTI DI FORZA il coinvolgimento nelle varie attività promosse dalla Maison du Temps dei differenti soggetti operanti sul territorio. Questo crea un incentivo per la costruzione di un network stabile di relazioni che potrebbe portare a una costante e continua programmazione di interventi di lungo periodo in ambito locale PUNTI DI CRITICITÀ dall’analisi delle iniziative promosse sul territorio di Belfort, non sono scaturiti elementi che potessero rivelarsi come punti di criticità dell’intervento esaminato ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ la struttura della Maison du Temps è applicabile in tutti quei contesti territoriali nei quali non siano già presenti strutture che si occupino di conciliazione dei tempi di vita. In Italia si trovano strutture che si occupano di questa tematica, a livello locale e regionale, sia nell’ambito pubblico sia nel privato. Inoltre da tempo la Comunità europea finanzia sia la creazione di centri il cui scopo è simile a quello della Maison du Temps et de la Mobilité, sia progetti temporalmente limitati che hanno lo scopo di agevolare la conciliazione dei tempi LA MAISON DU TEMPS ET DE LA MOBILITE 80 COMMENTO TECNICO Nel 1963 in Francia è stato creato il Datar (Ente Nazionale preposto alla Pianificazione Territoriale), ente interministeriale con ruolo di sintesi, di arbitraggio e con funzioni propositive nell’ambito delle politiche statali di sviluppo del territorio. La sua attività ha l’obiettivo ultimo di costituire un punto di coesione e di sviluppo equilibrato e duraturo del territorio nazionale, essendo il Datar il punto di raccordo delle varie politiche dei singoli ministeri. Nel 1999 questo Ente ha aperto un dibattito sui problemi di conciliazione dei tempi a cui hanno partecipato i vari enti locali nazionali. Da questo dibattito e dalle sperimentazioni a livello locale che si sono susseguite, nel marzo del 2001 il Territoire de Belfort ha creato la Maison du Temps et de la Mobilité. Questa struttura associativa si occupa di migliorare la qualità della vita degli abitanti della città di Besançon attraverso sperimentazioni di nuovi servizi inerenti soprattutto il settore dei trasporti; per fare questo cerca di sviluppare al proprio interno figure professionali con competenze specifiche nell’ambito della conciliazione dei tempi e della mobilità. La Maison du Temps et de la Mobilité inoltre vuole essere il punto di incontro dei diversi attori economici e sociali che a vario titolo operano sul territorio onde costruire una partnership costante che sfrutti le competenze di ognuno. La Maison du Temps et de la Mobilité dal 2001 ha attuato alcuni progetti inerenti la temporalità e la mobilità: tra quelli già conclusi troviamo GeHoDe (Gadre d’Enfants en Horaires Decalés); Transport à la demande dans le Pays-sous-Vosgien; PDE (Plan de Déplacement d’enterprise); Vélos électriques aux étudiants; La rue électronique: maquette d’un service d’information. Al momento della pubblicazione del presente volume la Maison du Temps et de la Mobilité è impegnata nell’organizzazione della Biennale Internationale du Temps che si terrà il 16-17-18 Giugno 2004. 81 Promotori del progetto sono la città di Besançon e il Conseil Général di Belfort. La Biennale riunirà scienziati, rappresentanti del mondo accademico, professionisti ed esperti di politiche di conciliazione e coinvolgerà imprenditori, responsabili del mondo delle associazioni, nonché politici e amministratori locali provenienti da tutta Europa. Al termine dei lavori sarà messa a punto l’organizzazione e la struttura di un Istituto del Tempo con compiti di osservazione, di sensibilizzazione, di ricerca e di sperimentazione. La riflessione, condotta da Luc Gwiazdzinski (direttore della Maison du Temps et de la Mobilité), parte dalla considerazione che lo sfruttamento del tempo è cambiato e continua a cambiare. I mutamenti riguardano sia il rapporto tra tempo di lavoro e tempo libero, sia lo sfruttamento che oggi si fa di quest’ultimo. Inoltre Gwiazdzinski fa anche riferimento ai cambiamenti che le nuove tecnologie hanno prodotto, creando una sorta di ritmo globale a cui tutti devono adeguarsi. A tutto questo si accompagna la constatazione che ai numerosi cambiamenti nei ritmi di vita, non si sono adeguati gli orari delle città e dei servizi pubblici: ciò ha portato alla nascita di nuove disuguaglianze tra individui, popolazioni, organizzazioni o territori. L’accelerazione e la frenesia dei tempi creano disuguaglianze in funzione dell’età, del genere, della condizione sociale o della localizzazione nello spazio urbano o extraurbano. Inoltre mentre l’individuo nel suo ruolo di consumatore vorrebbe una città “aperta” 24 ore su 24, 7 giorni su 7, nel ruolo di salariato, si trova in difficoltà a gestire orari di lavoro atipici in assenza di servizi di sostegno adeguato: in sintesi, le due opposte facce della stessa medaglia. Si è sentita dunque la necessità di riprendere in mano il tempo. Durante la Biennale verranno presentati i risultati dell’indagine sulle ineguaglianze legate al tempo, verranno illustrate buone prassi inerenti la conciliazione dei tempi sperimentate sul territorio nazionale e all’estero. LA MAISON DU TEMPS ET DE LA MOBILITE SHEHRAZAD ANNO DI REALIZZAZIONE 2003 – 2004 FINANZIAMENTO programma comunitario Daphne ENTE PROMOTORE Stiftelsen Kvinnoforum International Department, Stoccolma, SVEZIA PARTNER Partner transnazionali: Terre des Femmes, Germania – Fundacion Mujeres, Spagna – Institute of Equality, Grecia – Change, Regno Unito DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto intende eliminare la violenza che molte ragazze e giovani donne sono costrette a subire all’interno delle loro famiglie. In particolare, il progetto prevede i seguenti obiettivi: # eliminare e prevenire la violenza fondata sull’onore attraverso un incremento della consapevolezza e della coscienza del verificarsi di tali crimini attraverso l’individuazione e lo sviluppo di metodi adeguati; # impegnarsi in modo tale da favorire uno scambio di buone pratiche e la costruzione di reti multisettoriali sostenibili a livello nazionale e regionale; # fornire gli strumenti per identificare, a livello sociale i bisogni e le possibili misure preventive. I principali beneficiari del progetto, oltre agli individui che subiscono la violenza fondata sull’onore, saranno quelle organizzazioni non governative (ONG) che lavorano per prevenire la violenza e per prestare assistenza sia alle vittime effettive sia a quelle potenziali, e le autorità locali, regionali e nazionali. La loro attiva partecipazione al progetto attraverso le reti nazionali offrirà un supporto importante per il raggiungimento degli obiettivi progettuali. I gruppi target del progetto sono rappresentati dai perpetratori e dagli altri membri delle famiglie di tipo patriarcale; la polizia, le autorità giuridiche e pubbliche che stanno operando scelte politiche, di prevenzione e di assistenza diretta; le istituzioni dei media (nel tentativo di dare visibilità al problema e cercando di portarlo all’attenzione pubblica) e le ONG che lavorano nell’ambito della violenza ai danni delle donne FASI DI REALIZZAZIONE il progetto prevede il raggiungimento di determinati obiettivi specifici: # la creazione di una conoscenza europea di base in tema di violenza fondata su ragioni di onore; # uno scambio di esperienze fra i paesi partner rappresentati; # una valutazione ed un confronto fra i valori relativi all’incidenza dei fenomeni di violenza fondati sull’onore in Germania, Grecia, Spagna, Regno Unito e Svezia; # la costruzione di rapporti di partnership forti tra i paesi membri dell’Unione europea in tema di lotta alla violenza contro le donne, con particolare attenzione alla violenza fondata sull’onore; # l’organizzazione di una Conferenza europea dalla quale scaturiranno i seguenti risultati: il riconoscimento del fenomeno della violenza fondata sull’onore come problema a livello europeo; lo sviluppo di un piano di azione comune, che preveda tutta una serie di proposte riguardanti le strategie da adot82 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Stiftelsen Kvinnoforum, International Department, Stoccolma, SVEZIA Tel. +46/8/56228800 – Fax +46/8/56228820 E-mail: [email protected] – www.kvinnnoforum.se ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ tare in futuro; il sostegno ad un’azione legale e politica all’interno degli Stati membri; la realizzazione di una serie di report sulla situazione nazionale pubblicati in forma di ‘libro-risorsa’ sul tema della violenza fondata sull’onore in Europa l’elemento fondamentale di innovatività del progetto è senza dubbio rappresentato dal tema della violenza fondata sull’onore, problema che è sempre esistito, ma che soltanto da qualche anno si è manifestato apertamente in Europa. Per questa ragione, mentre i progetti europei che affrontano il problema della violenza in generale sono molti, quelli incentrati sulla violenza fondata sull’onore sono rari CONTESTO DI RIFERIMENTO la violenza fondata sull’onore ha iniziato a manifestarsi apertamente in Europa nel corso dell’ultimo decennio. Questa si esprime sotto forma di omicidi d’onore, matrimoni organizzati, matrimoni prematuri, e violenza degli uomini ai danni delle donne all’interno della famiglia. L’Unione europea ha sancito l’uguaglianza fra uomini e donne quale suo principio fondamentale. Tuttavia, l’introduzione di politiche di parità si è dimostrata essere compito non facile, specialmente quando riguarda i gruppi di minoranze etniche. Molte ragazze e giovani donne sono tuttora soggette a discriminazioni e violenze all’interno delle famiglie in tutta Europa. Il riconoscimento ed il livello di consapevolezza riguardo al problema della violenza fondata sull’onore varia a seconda del Paese che si prende in esame. In Svezia, ad esempio, il problema è stato oggetto di grande discussione, mentre la Spagna si dimostra ancora poco sensibile PUNTI DI FORZA # # PUNTI DI CRITICITÀ il progetto si rivolge agli uomini, mentre sarebbe importante la progettazione di una campagna di educazione e di sensibilizzazione rivolta anche alle donne, affinché queste per prime acquisiscano consapevolezza e possano dare inizio ad un processo di valorizzazione della figura femminile all’interno della società ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ RISULTATI CONSEGUITI nell’intervento si sottolinea il ruolo fondamentale giocato dagli scambi e dall’interazione fra stati membri nella realizzazione di un progetto che porti all’elaborazione di misure comuni per eliminare un problema molto grave quale la violenza sulle donne. Questo modo di approcciarsi all’implementazione di correttivi, potrebbe essere applicato con successo anche in altri progetti il progetto è in corso di svolgimento ed allo stato attuale, dati gli obiettivi previsti dallo stesso, non è possibile valutarne l’impatto. I risultati potranno essere apprezzati soltanto a conclusione dell’intervento 83 S H E l’idea che sia necessario far crescere la consapevolezza e la coscienza del verificarsi di certi eventi criminali per riuscire con successo a combattere la violenza fondata sull’onore ai danni delle donne; l’attenzione posta sull’importanza e sulla necessità dell’adozione di politiche e di programmi di azione di tipo comunitari per arrivare ad eliminare certi tipi di violenza H R A Z A D COMMENTO TECNICO L’obiettivo del progetto è prevenire i fenomeni di violenza familiare legata all’onore attraverso campagne di informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea. Inoltre è intenzione della partnership creare un network che funga non solo da veicolo di buone prassi tra uno stato e l’altro, ma anche da collettore di dati ed informazioni sul problema permettendone uno studio più approfondito. E’ ferma intenzione dei promotori del progetto fare in modo che il problema della violenza legata all’onore contro le ragazze e le donne diventi uno dei problemi primari dell’Europa e che i governi dell’Unione si impegnino per eliminarlo. I destinatari delle azioni e delle campagne di sensibilizzazione ed educazione pensate dalla partnership sono gli uomini membri di famiglie patriarcali. Questo potrebbe risultare uno dei punti di criticità del progetto: spesso le violenze di questo tipo sono legate ad una concezione del ruolo femminile che è insita nelle donne stesse e che quindi esse perpetuano alle giovani generazioni. Indispensabile, dunque, che siano previste anche azioni di educazione ad una diversa coscienza di sé rivolte alle donne. Questo intervento è necessario affinché le donne risultino il primo motore del rinnovamento, sia attuando comportamenti che non accettino la violenza, sia fungendo da promotrici per una nuova cultura. Le azioni patrocinate dal progetto sono inoltre rivolte a tutti quegli operatori che a vario titolo entrano in contatto con questo problema: le forze dell’ordine, gli educatori, gli assistenti sociali e le ONG che si occupano di violenza contro le donne. E’ prevista inoltre la cooperazione dei media che dovrebbero veicolare il messaggio e portare il problema all’attenzione dell’opinione pubblica. Il problema della violenza per questioni di onore è ancora tutt’ora presente in alcuni stati della Comunità europea. In questo particolare ambito di azione sono presi in considerazione i delitti d’onore, i matrimoni combinati, i matrimoni riparatori e tutte le forme di violenza maschile sulle donne, perpetrate all’interno del nucleo familiare. Contro questo problema si scontrano tutti i tentativi di implementazione delle politiche di parità promosse dalla Comunità europea, specialmente, quando cercano di toccare gruppi o minoranze etniche con un background fortemente patriarcale. Proprio all’interno di queste culture è più probabile il perpetuarsi di fenomeni di violenza familiare contro le giovani donne. Allo scopo di sradicare questo problema il Stiftelsen Kvinnoforum International Department di Stoccolma ha creato nel 2003 un piano di intervento con il supporto del Programma Daphne della Comunità europea. Il progetto prende il nome dalla Principessa Sherazad: la narratrice delle famosissime favole “Le mille e una notte”. Secondo il racconto, la fanciulla divenne narratrice per sfuggire alla morte che il re Shahriyàr destinava a tutte le giovani vergini del suo regno, dopo aver passato con loro una notte. Shahrazàd per salvare se stessa e le sue coetanee si offrì al re e, per non essere uccisa, per mille e una notte raccontò al sovrano storie straordinarie che lo incuriosirono e lo allontanarono dal suo proposito. Per il mondo arabo Shahrazàd è il simbolo della forza, dell’intelligenza, del fascino della parola. Essa è una donna attiva, abile, astuta, artefice della propria salvezza e di quella delle altre donne, capace di suscitare amore nel sovrano e di conservare vivo in lui questo amore. S H E H R A Z A D 84 VIOLENCE: INSTITUTIONAL TRAJECTORIES OF (RE) INTEGRATION? ANNO DI REALIZZAZIONE 2001 # FINANZIAMENTO programma comunitario Daphne # ENTE PROMOTORE CESIS, Centro de Estudos para a Intervenção Social, Lisbona, PORTOGALLO # PARTNER Partner locali: Public Safety Police Department of Amadora – Local Government of Amadora – Committee for Equality and Women’s Rights – Cooperativa Sociale a r.l. R&D (Research & Development) Partner transnazionali: Spagna e Italia FASI DI REALIZZAZIONE # # DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO il progetto intende contribuire, attraverso l’utilizzo di una particolare metodologia di ricerca/azione, ad aumentare la conoscenza del problema delle donne vittime della violenza. Gli obiettivi da raggiungere sono: # la produzione di conoscenza in tema di violenza domestica; # l’identificazione e la diffusione di esperienze interessanti nel campo delle metodologie di intervento, attraverso l’analisi del lavoro effettuato all’interno di strutture che 85 si occupano dello sviluppo di competenze personali e sociali. In questo modo è possibile favorire il reinserimento delle donne che hanno subito degli abusi; la creazione di un servizio informativo e di supporto destinato alle vittime della violenza, in grado di riunire differenti competenze a partire da differenti risorse, e di fornire soluzioni di tipo integrato; la progettazione e l’implementazione di un programma di formazione indirizzato ai professionisti dei diversi settori: ufficiali di polizia, assistenti sociali, psicologi, e altri; l’aumento delle capacità professionali di intervento/assistenza nei casi di violenza domestica # # la raccolta e la sistematizzazione di tutte le esperienze in tema di violenza che potessero essere utilizzate nella produzione di conoscenze piuttosto che nella definizione delle strategie di intervento sia a livello nazionale, sia a livello europeo ed internazionale; la realizzazione di una ricerca sulle strutture di accoglienza per persone che hanno subito una violenza operanti sul territorio portoghese, con l’intento da un lato di migliorare la conoscenza delle traiettorie personali e familiari di queste donne, e dall’altro di lanciare un primo sguardo alla realtà delle strutture di accoglienza portoghesi; la valutazione di alcune esperienze importanti che possano rendere più facile il compito di intervento; la progettazione e l’implementazione di un programma di formazione indirizzato ai professionisti dei diversi settori: ufficiali di polizia, assistenti sociali, psicologi, e altri; PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI Isabel Baptista Tel. +35/1/213845560 – Fax +35/1/213867225 E-mail: [email protected] # la creazione di un Servizio informativo e di supporto destinato alle vittime della violenza familiare (SIAVVF) che fornisca assistenza alle vittime dal punto di vista psicologico, ma anche da quello giuridico dell’attività del SIAVVF (servizio informativoche fornisce assistenza giuridica). Il progetto ha contribuito a migliorare in modo considerevole la conoscenza del problema della violenza domestica, apportando a questa area di ricerca tutta una serie di elementi innovativi, soprattutto per quanto concerne la presentazione di nuove prospettive di analisi CONTESTO DI RIFERIMENTO il progetto nasce dall’esigenza di dare assistenza alle donne che molto spesso sono vittime di violenze familiari. In particolare, può diventare difficile trovare risposte adeguate a questo problema poiché le variabili da tenere sotto controllo sono troppe. In Portogallo,in questi anni stanno nascendo delle strutture che accolgono le vittime delle violenze familiari, ma esistono molte lacune riguardanti le strategie di intervento e le metodologie adottate. Per questa ragione, il progetto intende operare una riflessione su questo problema con l’intento di valutarne l’impatto RISULTATI CONSEGUITI lo studio sulle strutture di accoglienza sottolinea come non esista un’offerta standardizzata di servizi all’interno di queste, e quanto sia necessario operare una chiara definizione dei principi guida e definire una metodologia di intervento che permetta di raggiungere gli obiettivi. E’ soprattutto essenziale valutare l’impatto delle procedure di intervento sulle vittime. D’altro canto, si registra un impatto positivo del tipo di strategia usato nella realizzazione del progetto e delle opportunità di formazione offerte ai professionisti del settore, nonché V I O L ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ la creazione di un servizio informativo e di supporto alle vittime delle violenze familiari, in grado di aiutare direttamente le donne che hanno subito abusi fornendo loro servizi multidisciplinari PUNTI DI FORZA il coinvolgimento diretto degli ufficiali di polizia, e più in generale dei professionisti del settore, con la creazione di nuove sinergie in grado di rendere più efficiente il compito di assistenza e di sostegno alle donne vittime della violenza ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ la violenza all’interno delle famiglie è un problema che accomuna tutti i paesi. Le azioni promosse dal presente progetto sembrano essere interessanti e sarebbe auspicabile provare a introdurle in altre realtà E N C E 86 COMMENTO TECNICO Il problema della violenza sulle donne coincide in parte con il problema della violenza domestica. Gli interventi in questo campo risultano di difficile attuazione sia perché si tratta di un fenomeno trasversale al tessuto sociale e dunque non strettamente collegabile a variabili quali il ceto o la condizione sociale, sia perché esiste un alto tasso di violenze non denunciate e come tali non inseribili in una casistica che permetta uno studio approfondito del fenomeno. Inoltre, la violenza domestica sulle donne pone il problema del sostegno psicologico e del reinserimento delle vittime, nonché della necessità da parte delle stesse di ottenere assistenza di tipo giuridico. Questi dunque i due ordini di problemi che anche il progetto Violence si è trovato ad affrontare: la necessità di una metodologia di base nello studio del problema e le esigenze di sostegno alle vittime di abusi. Per questo la partnership del progetto, giudata dal CESIS portoghese, che prevede anche il coinvolgimento di organizzazioni italiane e spagnole, ha attuato interventi che si muovessero sia nella direzione della ricerca, sia in quella dell’assistenza. La fase di ricerca, propedeutica a ogni tipo di intervento, contempla sia una raccolta di casi di violenza domestica al fine di studiare in maniera il più possibile approfondita il tema, sia una survey sulle strutture presenti sul territorio di riferimento che si occupano di accogliere le donne vittime di abusi. Questo secondo oggetto di analisi risulta rilevante al fine di uniformare il più possibile l’approccio dei servizi a questo genere di utenti, ed è fondamentale per progettare la nascita di nuovi centri di accoglienza. In particolare, è necessario che si stabiliscano i principi e i metodi che devono guidare le azioni di sostegno; per fare ciò occorre analizzare i risultati conseguiti da differenti approcci al problema al fine di individuare quello più adatto. 87 V I O L La fase di assistenza prevede poi la sensibilizzazione di tutti gli attori che entrano in contatto con le vittime delle violenze domestiche (come poliziotti e assistenti sociali) e la formazione mirata di tutti gli operatori delle strutture dedicate. Inoltre una parte dei finanziamenti ottenuti nell’ambito del Programma Daphne sono stati destinati alla creazione del SIAVVF, servizio informativo che, tra l’altro, si occupa di fornire assistenza giuridica. Quest’ultima risulta, con il sostegno psicologico, una delle necessità primarie delle vittime di violenze che spesso sono scoraggiate a causa dei tempi e dei metodi della Giustizia. Tra i prodotti che il progetto Violence ha creato, vi è una pubblicazione contenente sia i risultati delle ricerche e delle azioni sia il background analitico dell’intervento. In questo report è inserita una parte molto interessante relativa agli indicatori della bontà di una prassi in tema di violenza che possono risultare decisivi sia nella progettazione di interventi sia nell’organizzazione di servizi destinati alle vittime di abusi. Gli indicatori, mutuati da una ricerca anglosassone, sono relativi all’utilizzo di una chiara definizione di violenza domestica che funga da binario per tutti gli interventi, all’utilizzo di processi di follow-up che permettano una costante raccolta di informazioni sugli utenti dei servizi dedicati, all’identificazione di linee guida per le Buone Pratiche e all’esistenza di specifiche politiche contro le violenze domestiche, all’implementazione di misure di sicurezza che garantiscano le donne e i bambini vittime di abusi, al training continuo di tutti i soggetti e per tutte le organizzazioni che a vario titolo entrano in contatto con gli utenti dei centri di assistenza, alla valutazione continua sull’efficienza dei servizi offerti, all’integrazione e al coordinamento tra i differenti servizi che si occupano di questo problema. E N C E EWL’s DAPHNE PROJECT ANNO DI REALIZZAZIONE nili quando si dovrà decidere riguardo all’adozione ed alla realizzazione di misure e di politiche a favore delle donne 2002 – 2003 FINANZIAMENTO programma comunitario Daphne ENTE PROMOTORE European BELGIO Women Lobby, Bruxelles, PARTNER Partner transnazionali: Margarida Medina Martins e AMCV, Associaçáo des Mulheres Contra a Violência, Portogallo – Karin Helweg-Larsen e Danish National Council of Women, Danimarca – Foundacion Mujeres e CELEM, Coordinadora Española para el Lobby Europeo de Mujeres, Spagna – Monica O’Connor e National Council of Women in Ireland, Irlanda – Vivianne Monnier e CLEF, Coordination française pour le Lobby Européen des Femmes, Francia DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AZIONE O INTERVENTO l’intervento ha come finalità la creazione di osservatori nazionali sulla violenza contro le donne che lavorino in rete con l’Osservatorio Europeo dello European Women Lobby. Obiettivo di questi osservatori nazionali sulla violenza contro le donne dovrebbe essere, in prima istanza, quello di redigere dei report contenenti informazioni su ciò che è stato fatto e quello che si dovrebbe fare, in relazione a tutti gli aspetti del fenomeno della violenza sulle donne. Queste informazioni potranno successivamente essere utilizzate come strumento di pressione da parte delle ONG femmi- FASI DI REALIZZAZIONE # la costituzione degli osservatori nazionali richiederà l’esistenza, o la disponibilità a sviluppare alcuni elementi: # avere o essere in grado di costituire una coalizione forte delle ONG operanti all’interno del paese, per facilitare lo sviluppo di relazioni di discussione con le autorità nazionali sui problemi legati alla violenza. Il cofinanziamento del progetto potrebbe coprire questo aspetto nella fase iniziale; # individuare degli accordi stretti dalle autorità nazionali in tema di violenza sulle donne. Come regola generale ogni stato membro dell’Unione europea ha ratificato la convenzione CEDAW e ha sottoscritto la Piattaforma d’Azione di Pechino, che prevedono misure specifiche contro la violenza sulle donne. Ciascuno stato membro può scegliere i modi attraverso cui adottare le diverse misure contenute in questi documenti, ma è comune la volontà di trattare come prioritario il problema della violenza sulle donne. In particolare, gli stati membri hanno mostrato la loro disponibilità a costruire un piano nazionale di azione nel quale sarà chiaramente evidenziata la ferma opposizione a qualsiasi forma di violenza a danno delle donne. Perciò nel contesto del progetto, l’accordo potrebbe concretizzarsi in un cofinanziamento ottenuto dai governi nazionali; 88 PER CONTATTI E APPROFONDIMENTI European Women Lobby, Bruxelles, BELGIO Tel. +32/2/2179020 – Fax +32/2/2198451 [email protected] – www.womenlobby.org # # il lavoro a livello nazionale fornirà l’opportunità di esaminare i problemi derivanti dalla frammentazione delle strutture ed allo stesso tempo permetterà di mettere insieme i decisori politici e le ONG allo scopo di individuare delle soluzioni; mentre le strutture degli osservatori nazionali inevitabilmente differiranno le une dalle altre, potranno essere individuati alcuni fattori come base per un comune operare. Questi fattori potranno essere utilizzati come strumenti con l’intento di mostrare il lavoro che si sta svolgendo a quei paesi che intendano entrare a far parte dell’Unione europea CONTESTO DI RIFERIMENTO European Women Lobby è nata nel 1990. Essa è il risultato di anni di lavoro alla cui base stava la necessità di attuare misure per la promozione di una maggiore partecipazione politica delle donne. EWL monitora sistematicamente l’attività legislativa europea ed interviene quando vi è necessità. Poiché le sfere di competenza affidate all’Unione europea continuano a crescere, EWL sta cercando di assicurare l’uguaglianza tra donne e uomini, tentando di eliminare tutte le forme di discriminazione a danno delle donne e fungendo da collegamento tra i decisori politici e le organizzazioni femminili. I diversi incontri organizzati da EWL’s Observatory hanno aiutato a chiarire la necessità ed il ruolo che gli Osservatori nazionali sulla violenza contro le donne dovrebbero giocare. Lo sviluppo di una struttura operante a livello nazionale dovrebbe essere uno strumento per la costruzione di una voce indipendente, che rimane spesso inascoltata nei rapporti tra le ONG e il governo 89 E W L ’ s RISULTATI CONSEGUITI nel 2002 due paesi hanno inaugurato il loro Osservatorio Nazionale: Irlanda e Danimarca ELEMENTI DI INNOVATIVITÀ la creazione di osservatori in ogni stato partner del progetto potrebbe assolvere ad una funzione importantissima quale quella di un continuo monitoraggio della violenza perpetuata a danno delle donne a livello territoriale PUNTI DI FORZA la creazione di una rete di osservatori che svolgano la loro attività su più livelli: prima di tutto all’interno del territorio di riferimento, ma sempre in stretta collaborazione con gli altri osservatori nazionali e in particolare con l’Osservatorio Europeo della EWL PUNTI DI CRITICITÀ il progetto non prevede un’adeguata azione di informazione presso i cittadini europei, circa l’esistenza di strutture finalizzate al monitoraggio del fenomeno della violenza sulle donne ELEMENTI DI TRASFERIBILITÀ il progetto prevede l’insediamento degli osservatori nazionali contro la violenza sulle donne in ogni stato membro dell’Unione europea D A P H N E P R O J E C T COMMENTO TECNICO European Women’s Lobby è il più grande organo di coordinamento di organizzazioni non governative femminili all’interno dell’Unione europea: conta più di 3000 associazioni membri all’interno dei 15 Stati. L’obiettivo di questo movimento è il raggiungimento dell’uguaglianza tra uomini e donne in Europa e vuole essere inoltre il punto di raccordo tra i decisori politici e le organizzazioni femminili a livello comunitario. Nel 1997 è stato fondato il primo European Policy Action Centre sulle violenze contro le donne: una delle prime azioni di questo organismo è stata la formazione di un osservatorio sulla violenza contro le donne, composto da un gruppo di esperte (una per ognuno dei 15 paesi membri dell’Unione) con comprovate competenze in questo campo. Una delle prime azioni di questo organismo è stata la creazione nel 2001 di una guida (Towards a common European framework to monitor progress in combating violence against women) contenente studi di caso su sette aree tematiche: la violenza domestica, lo stupro, l’abuso sessuale delle bambine, le molestie sessuali sul luogo di lavoro, la prostituzione, la pornografia e la tratta delle donne, la mutilazione genitale femminile e la violenza su gruppi vulnerabili di donne. Scopo di questa guida era la creazione di criteri di buone prassi in questo ambito e di indicatori utili a monitorare i progressi nella lotta alla violenza sulle donne. Di seguito è nata la necessità di ramificare l’attività dell’Osservatorio in ognuno degli stati membri, aprendo strutture a livello nazionale. La rete di osservatori nasce dalla constatazione dell’insufficienza di dati e statistiche adeguate sull’incidenza del fenomeno, ed inoltre, dalla mancanza di precise informazioni, documentazioni e ricerche su tutti gli aspetti del problema: queste lacune inficiavano ogni tentativo di specifici interventi contro la violenza sulle donne sia a livello europeo che a livello dei vari governi nazionali. I principi su E W L ’ s cui le azioni di questi Osservatori si basano sono gli stessi che già la European Women Lobby aveva fatto propri in tema di violenza sulle donne e che sottendono ogni azione di pressione che viene promossa presso gli organi istituzionali. Nei principi di EWL la violenza sulle donne è un fenomeno le cui cause sono direttamente riconducibili alla discriminazione di genere. EWL adotta quindi la definizione di violenza sulle donne così come è stata stipulata durante la conferenza di Pechino nel paragrafo 118 della Piattaforma d’Azione (“Le violenze contro le donne sono la manifestazione delle relazioni storicamente diseguali fra i due generi sessuali, un rapporto di potere che ha portato alla supremazia di una parte sull’altra, alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini ed infine agli ostacoli al pieno sviluppo delle donne”). Inoltre EWL afferma che “ogni forma di violenza contro le donne nella sfera pubblica e privata perpetrata da organismi statali e non statali deve essere definita e intesa come una violazione dei diritti umani”; “la persistenza e la tolleranza di qualsiasi forma di violenza maschile nei confronti delle donne è fondamentale ostacolo al raggiungimento di una completa eguaglianza tra donne e uomini in ogni campo dell’esistenza”; “le differenze tra donne devono essere prese in considerazione nell’affrontare il problema della violenza sulle stesse. Le donne possono essere toccate dalla piaga della violenza in maniera differente, le ONG che lavorano su questi tematiche non devono escludere alcun soggetto a causa della razza, etnia, disabilità, orientamento sessuale, età, opinioni e religione”. Manca tra i compiti dell’Osservatorio un’adeguata sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’esistenza dell’organismo stesso. Pur potendo demandare ad ogni singola ONG le attività di sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne, potrebbe essere importante che l’Osservatorio stesso promuova le sue azioni non solo a livello dei decision-makers ma anche presso i cittadini dell’Unione. D A P H N E P R O J E C T 90 RUOLO E FUNZIONE DEL CARREFOUR PIEMONTE La rete dei Carrefour europei nasce nel 1988 in seguito alla comunicazione della Commissione europea su “Il futuro del mondo rurale”, è coordinata dalla Direzione Generale Stampa e Comunicazione e conta ormai 135 centri di informazione e animazione rurale dislocati sul territorio dell’Unione. Nel maggio 2004, a seguito del processo di allargamento dell’Unione europea, ci si auspica che la rete informativa Carrefour cresca con essa. In Italia sono attivi ben 20 centri garantendo un’azione capillare su tutto il territorio nazionale. Ogni Carrefour, termine francese che significa incrocio, punto d’incontro, è strumento principe della politica d’informazione dell’Unione europea, di cui è parte integrante. Informare, animare ed orientare sono i tre cardini dell’azione della rete Carrefour sul territorio dell’Unione. INFORMAZIONE diffondere sistematicamente informazioni per mettere l’Europa alla portata di tutti affinché ogni cittadino possa pensare ed agire da europeo. L’informazione europea va liberata dal suo gergo istituzionale e va tradotta nella lingua del paese, nella ruralità calandola nel territorio e nel contesto locale. L’informazione deve veramente divenire accessibile, deve essere adattata ai bisogni, alla cultura e alle aspettative di ciascun destinatario. L’informazione è l’anello che può garantire uno sviluppo durevole e il raggiungimento di ampi e grandi obiettivi. Il Carrefour si fa cura di informare su tutte le politiche ed i programmi europei suscettibili di avere un impatto favorevole sul territorio interessato: agricoltura, cultura, istruzione, ambiente, società dell’informazione, occupazione. ANIMAZIONE intervenire attivamente nel dibattito pubblico e partecipare ai diversi eventi della vita locale affinché l’informazione europea sia “vicina alla gente”; un dialogo costante tra l’Unione e i cittadini è quanto la rete Carrefour si propone di realizzare tramite un’ampia gamma di strumenti di comunicazione, quali: bollettini informativi, organizzazione di eventi e conferenze, e la presenza sui mezzi mediatici quali internet e le emittenti televisive e radiofoniche locali. 91 ORIENTAMENTO favorire, attraverso una strategia operativa che coinvolge gli attori locali uniti in partenariato (enti pubblici, associazioni di categoria enti regionali di sviluppo agricolo e rurale, università, istituti scolastici e di formazione, enti di ricerca, associazioni di produttori e di tecnici), lo sviluppo economico e la coesione sociale delle diverse comunità rurali. I Carrefour svolgono la funzione di catalizzatori di iniziative nei diversi settori dell’economia della società, della cultura e dell’ambiente. A tal riguardo va ricordato che il lavoro quotidiano è svolto a stretto contatto con la gente, sempre con l’accortezza di adattare la comunicazione e il linguaggio ai diversi interlocutori, cercando di far crescere il senso di appartenenza all’Unione europea nel pieno rispetto delle identità locali. Ogni centro Carrefour è ospitato da un’organizzazione che, scelta per la sua rilevante ed importante presenza sul territorio e la sua attenzione alla tematica dello sviluppo rurale, ha stipulato una convenzione con la Commissione europea che viene rinnovata di anno in anno. Sono collocati in città di medio-piccole dimensioni o in aree rurali e sono generalmente ospitati presso strutture che hanno come comune denominatore l’esperienza in materia di informazione e sviluppo rurale. La Società Consortile a r.l. Langhe Monferrato Roero, agenzia di sviluppo del territorio, da sempre attenta alle tematiche legate allo sviluppo territoriale in chiave europea, anticipando i tempi, dal 1997 ospita presso la propria sede di Acqui Terme, un centro appartenente alla rete Carrefour, denominato Carrefour Piemonte. Il Carrefour Piemonte, in un’ottica di diffusione capillare della cultura e della politica europea, ha attivato nove sportelli specializzati, dislocati sul territorio piemontese denominati “Sportelli Europa”. Gli sportelli presenti nelle province di Asti, Cuneo, Vercelli, Biella, Novara e Torino operano a stretto contatto con gli operatori economici ed istituzionali locali svolgendo un costante lavoro di confronto e supporto in contatto con la sede centrale del Carrefour Piemonte. Ogni sportello mette a disposizione del pubblico uno spazio espositivo per il materiale divulgativo fornito dalla CE e soprattutto garantisce un servizio di frontdesk ai cittadini interessati alle tematiche comunitarie. 92 I CONTATTI Carrefour Piemonte c/o Società Consortile Langhe Monferrato Roero via Emilia 13 15011 Acqui Terme (AL) - ITALIA Tel. +39/0144/321897 Fax +39/0144/356974 E-mail: [email protected] www.carrefourpiemonte.it SPORTELLI EUROPA Sportello Europa di Alba c/o Comune di Alba Settore Protezione Civile Via Manzoni 8 12051 Alba (CN) Responsabile: Laura Campigotto Referente: Grazia Perrone E-mail: [email protected]; www.comune.alba.cn.it/COMUNE/index_comune.htm Sportello Europa di Asti c/o Comune di Asti Piazza San Secondo 1 14100 Asti Responsabile: Andrea Berzano Referente: Ornella Lovisolo E-mail: [email protected] www.comune.asti.it/uffici/area-2/europa.shtml Sportello Europa di Biella c/o Sportello Informagiovani Via Battistero 4 13900 Biella (BI) Responsabile: Giulio Salivotti Referente: Laura Brusa E-mail: [email protected] www.informagiovanibiella.it 93 Sportello Europa di Cuneo c/o Confcooperative Unione Provinciale di Cuneo Loc. Cascina Colombaro 56 12100 Cuneo Responsabile: Domenico Paschetta Referente: Roberta Rallo E-mail: [email protected] www.confcooperativecuneo.it Sportello Europa di Novara c/o Associazione Irrigazione Est-Sesia Via Negroni 7 28100 Novara Responsabile: Franca Franzoni Referente: Daniela Baggiani E-mail: [email protected] www.estsesia.it Sportello Europa di Torino c/o Ideasolidale Cesvol corso Novara 64 10152 Torino Responsabile: Alessandro Prandi Referente: Stefania Cerri E-mail: [email protected] www.ideasolidale.org Sportello Europa di Vercelli c/o Provincia di Vercelli Settore Tutela Ambientale Centro di Educazione Ambientale Via XX Settembre 45 13100 Vercelli Responsabile: Giovanni Varalda Referente: Amanda Forte E-mail: [email protected] www.provincia.vercelli.it/organiz/tutamb/index.htm 94 A CURA DI SOCIETÀ CONSORTILE LANGHE MONFERRATO ROERO E CARREFOUR PIEMONTE SI RINGRAZIANO PER LA COLLABORAZIONE ROBERTO SANTANIELLO DIRETTORE RAPPRESENTANZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA A MILANO MARINA FRANCHI, STEFANIA FUCCI UNIVERSITÀ DEL PIEMONTE ORIENTALE “AMEDEO AVOGADRO”, FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE DIPARTIMENTO DI RICERCA SOCIALE, SEDE DI ALESSANDRIA Immagini: © European Community, 2004. Audiovisual Library of the European Commission. Progetto grafico, realizzazione e stampa: Studio Blu - Alba Programma Operativo Regionale - Fondo Sociale Europeo 2000-2006 Obiettivo 3 - Linea di finanziamento a favore di interventi finalizzati alla valorizzazione della donna nel mondo del lavoro - Misura E1 - Linea di intervento 4.1 - Bando 2002. Il Comune di Acqui Terme – con l’appoggio del Carrefour Piemonte, centro di informazione e animazione rurale della Commissione europea, e della Società Consortile Langhe Monferrato Roero, agenzia di sviluppo del territorio che ospita il centro Carrefour Piemonte – ha deciso di presentare un progetto di rete dal titolo “L’Unione per le Pari Opportunità”. Il progetto nasce dal desiderio di consolidare una cooperazione già attiva sul territorio tra il soggetto capofila, il Comune di Acqui Terme ed i soggetti sottoscrittori dell’accordo di cooperazione, ovvero gli otto enti che ospitano gli sportelli Europa regionali del Carrefour Piemonte e le Consigliere di Parità delle Province di Alessandria, Cuneo e Vercelli. Nell’ambito del progetto è stato realizzato il presente manuale, il cui obiettivo è mostrare esperienze di buone pratiche in materia di parità messe in atto in altre regioni italiane o in altri stati dell’Unione europea, al fine di creare un supporto ed uno stimolo concreto per gli operatori del territorio nella realizzazione di azioni e politiche di pari opportunità. Comune di Acqui Terme Carrefour Piemonte c/o Società Consortile Langhe Monferrato Roero Sportello Europa di Alba c/o Comune di Alba Sportello Europa di Asti c/o Comune di Asti Sportello Europa di Biella c/o Sportello Informagiovani Sportello Europa di Cuneo c/o Confcooperative Unione Provinciale di Cuneo Sportello Europa di Novara c/o Associazione Irrigazione Est-Sesia Sportello Europa di Torino c/o Ideasolidale Cesvol Sportello Europa di Vercelli c/o Provincia di Vercelli Consigliera di Parità della Provincia di Alessandria, avv. Anna Dondi Consigliera di Parità della Provincia di Cuneo, avv. Franca Turco Consigliera di Parità della Provincia di Vercelli, dott.ssa Valeria Picco Codebò