L`Egitto prova a rilanciare il turismo “Ci serve l`aiuto dei

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L`Egitto prova a rilanciare il turismo “Ci serve l`aiuto dei
L’Egitto prova a rilanciare il turismo
“Ci serve l’aiuto dei fratelli italiani”
“United For Egypt”, ministri, ambasciatori, giornalisti e Tour Operator riuniti in un summit a Marsa
Alam per lavorare sulla rinascita economica del paese dei Faraoni. In attesa che la Farnesina tolga
lo «sconsiglio» su Sharm el Sheikh
ANSA
Il convegno di Marsa Alam intitolato «United for Egypt»
Invitati in Egitto per toccare con mano la bellezza dei luoghi e la qualità dei servizi e diventare
veicoli mediatici di un esplicito messaggio di rilancio: «Turisti, mettete da parte l’eccessiva
prudenza e tornate a villeggiare a queste latitudini».
C’era una certa qual ansia fra i giornalisti che si sono imbarcati sui voli in partenza dagli scali di
Milano, Verona, Bologna e Roma alla volta di Marsa Alam per partecipare all’evento “United For
Egypt”, organizzato mercoledì 11 giugno 2014 presso l’Hotel Intercontinental di Port Ghalib.
I velivoli carichi di cronisti appartenenti alle maggiori testate nazionali potevano certo rappresentare
un boccone appetitoso per qualche frangia terroristica ansiosa di manifestare con un’azione
dirompente il proprio dissenso verso il nuovo governo di El Sisi, l’ex ministro della Difesa egiziano
salito al potere all’inizio di giugno, sostenuto dalle forze militari, ma di sicuro non dalla
maggioranza assoluta dell’elettorato.
A sciogliere la legittima apprensione di alcuni, due motivazioni su tutte: in primis, la caratteristica
della destinazione, Marsa Alam, considerata così sicura da non essere soggetta al cosiddetto
“sconsiglio” della nostra Farnesina, che invece coinvolge a tutt’oggi mete quali Sharm el Sheikh,
geograficamente più a Nord nella penisola del Sinai e quindi più vicine alla capitale Il Cairo.
Secondo motivo, la missione cui si era chiamati, ovvero sostenere, attraverso la propria
testimonianza, l’importante e vitale progetto di rinascita economica per un paese dove anni di
rivoluzioni hanno fatto lievitare vertiginosamente il tasso di disoccupazione.
La transizione egiziana alla democrazia del dopo Mubarak e del dopo Morsi è ancora assai
faticosa.
Di fatto, per questa nazione, il turismo rappresenta l’unica risorsa economica e l’attuale crisi del
settore risulta essere ancora più grave di quella provocata dagli attentati del 1997. Adesso il
cammino verso la ripresa passa necessariamente attraverso la “sicurezza”, quella che i turisti
pretendono per decidere di tornare a volare verso le coste del Sinai. Sicurezza che è stata annunciata
tra gli obiettivi principali del nuovo governo di El Sisi, deciso a tenere a bada con ogni mezzo la
minaccia estremista dei Fratelli Mussulmani e a ridare ossigeno all’economia nazionale.
Il grande evento dell’11 giugno a Port Ghalib ha voluto quindi essere un contributo oggettivo in
questa prospettiva di rinascita. E’ stato organizzato da Astoi Confindustria Viaggi, AINeT
(Associazione dei Network Italiani), Ministero ed Ente del Turismo Egiziano, con i maggiori tour
operator italiani, anch’essi direttamente interessati ad una tempestiva ripresa dell’industria turistica
egiziana che avrebbe ripercussioni positive sull’occupazione degli operatori nostrani, impegnati a
promuovere le loro offerte. Massiccia dunque all’Hotel Intercontinental, la presenza di eccellenze
quali Alpitour World, Eden Viaggi, Going, Settemari, Swan Tour, Turisanda e Veratour e delle
compagnie aeree con le quali collaborano, vale a dire Neos, Blue Panorama, Meridiana ed Egypt
Air.
Settecento operatori a vario titolo nel settore viaggi e una settantina di giornalisti hanno così preso
parte ad un’iniziativa senza precedenti. “Scaldati” dalla generosa ed efficiente accoglienza nella
giornata di arrivo, gli intervenuti hanno preso parte all’incontro, moderato da Paolo Mieli,
presidente di RCS, con il Ministro del Turismo egiziano Hisham Zaazou, l’ambasciatore italiano a
Il Cairo Maurizio Massari e i dirigenti dei nostri tour operator nazionali (Pier Ezhaya per Alpitour e
Francorosso, Georges Adly Zaki per Swan Tour, Alberto Peroglio Longhin per Going, Mario Roci
per Settemari, Franco Gattinoni per AINeT, Luca Battifora per Astoi Turisanda, Carlo Pompili per
Veratour e Nardo Filippetti per Eden Viaggi).
La conferenza si è aperta con l’intervento del Ministro del Turismo egiziano Zaazou il quale ha
sottolineato l’importanza della collaborazione italiana a tutti i livelli proprio perché «gli italiani
sono per molti versi inventori del turismo e comunque grandi conoscitori del settore. Sono stati
esploratori nei secoli e dunque possono essere di esempio e offrire insegnamenti e indicazioni».
Il Ministro si è poi soffermato sul dato che rende ben chiara la situazione di crisi in cui versa questo
particolare settore dell’economia nazionale: “Nel 2008 ci fu in Egitto un affluenza di viaggiatori
italiani pari a 1.073,159. Il numero è letteralmente precipitato nel 2013 quando i turisti nostrani su
queste coste furono appena 504.110”. Il concetto di “sicurezza da garantire” è stato alla base dell’
intervento del Ministro il quale ha anche aggiunto che molto si sta facendo per cambiare in tempi
rapidissimi l’immagine del paese all’estero: “L’obbiettivo è quello di far rinascere il turismo e fare
arrivare almeno 30 milioni di visitatori entro il 2020”. Le istituzioni egiziane mirano anche a
potenziare il cosiddetto “turismo ambientale” lavorando sulle nuove fonti di energia e sulla
riduzione delle emissioni di Co2 dalle varie strutture alberghiere: «Entro un anno ridurremo le
emissioni di carbone quasi allo zero», ha asserito Zaazou. E’ stato toccato anche l’argomento della
“disabilità”, per la quale da qui in avanti si intenderà avere un occhio di riguardo.
L’ambasciatore italiano a Il Cairo Maurizio Massari, ha subito tirato in ballo la Comunità Europea
che si sta già impegnando a sostenere l’Egitto nel suo progetto di rilancio. Secondo l’ambasciatore
«le recenti elezioni presidenziali, con l’arrivo di El Sisi, hanno significato un’iniezione di ottimismo
e la nuova impostazione politica mira a creare stabilità e progresso entro i prossimi tre anni». Certo
le turbolenze e le devastazioni hanno destabilizzato pesantemente il turismo ma la cooperazione
internazionale potrà essere un volano importantissimo. «Il Governo italiano- ha detto l’ambasciatore
Massari- è stato il primo a congratularsi con il nuovo presidente egiziano. E in vista del prossimo
impegno tricolore nel semestre europeo , l’Egitto conta di offrire la massima collaborazione
fattiva».
L’ambasciatore ha anche sottolineato il leggero sintomo di crescita nel turismo a partire da marzo,
nonostante l’ultimo gravissimo attentato terroristico dello scorso febbraio a Taba dove una trentina
di persone rimasero uccise.
«Certamente il “travel warning” della Farnesina su certe destinazioni come Sharm el Sheikh - ha
detto Massari - è un’operazione di protezione fondamentale e va rispettata. Ma non si tratta di un
blocco, soltanto di un invito alla prudenza per coloro che decidono di partire verso le coste
d’Egitto».
Egitto che comunque comprende anche altre località storicamente rilevanti e da sempre attraenti
come Assuan, Abu Simbel, Hurghada, Luxor, Marsa Matrouh, Berenice. Anche queste da rilanciare
e da sostenere se si vuole che l’economia ritrovi vitalità. Del resto, come ha precisato il governatore
del Mar Rosso Ahmed Abdallah «l’affluenza italiana è l’unica che ha subito un crollo di
proporzioni drammatiche. I Russi continuano a venire, sono il 55 % delle presenze, e neppure gli
inglesi ci hanno abbandonato. Stiamo lavorando notte e giorno – ha concluso il Governatore - per
migliorare la capienza e la qualità di tutti i servizi a partire dagli scali aerei e questo proprio per
incentivare gli italiani, da sempre i nostri maggiori clienti, a tornare da noi».
Sulla posizione della Germania ha nuovamente preso la parola il Ministro egiziano Hisham Zazoou
il quale ha raccontato di essere stato lo scorso marzo a Berlino proprio per parlare con le istituzioni
di riferimento e chiedere di inviare ispettori in Egitto affinché verifichino personalmente le
condizioni di sicurezza del paese e possano poi farsi portavoce con gli altri governi di una sorta di
“cessato allarme”. “Quando nel 2007 ci sono stati gli attentati a Londra, nessuno si è sognato di dire
“allora non andiamo più a Londra”. La stessa cosa dovrebbe avvenire per il nostro Paese” ha
concluso il Ministro.
Paolo Mieli ha poi presentato i responsabili dei maggiori Tour Operator intervenuti al grande
evento. Prima di dar loro la parola ha voluto fare un passo indietro nella sua storia personale e in
quella delle nazioni. «Sono figlio di un egiziano e ho ancora qualche familiare ad Alessandria
d’Egitto perciò questa è anche un po’ la mia patria – ha esordito il giornalista – Quando noi tutti
eravamo ancora un popolo primitivo, qui in Egitto, e vi parlo di 3500 anni fa, c’era già una grande
civiltà. Dai Faraoni, ai Persiani, ad Alessandro Magno, la storia ha lasciato orme indelebili, molte
delle quali nel segno della pace. Per noi Italiani – ha proseguito – questo Paese ha significato per
tanto tempo mistero e fascino, forse perché buona parte di ciò che siamo, lo dobbiamo anche alla
terra che oggi, qui a Marsa Alam, stiamo calpestando. Dobbiamo tornarci, perché questa è un po’
casa nostra».
Mieli ha poi rilevato come, dall’agosto dell’anno scorso, si sia invece cominciato a guardare
all’Egitto con diffidenza e spavento e quanto sia quindi importante che ci sia presto un’inversione di
tendenza. In questo i media possono avere indubbiamente un’ influenza determinante. «Il primo
responsabile di questa crisi nel settore economico più importante per questo paese – ha sottolineato
il giornalista – è il mondo della comunicazione. E’ da lì che si deve ripartire».
Scroscio di applausi per l’importante e autocritica affermazione e poi spazio agli interventi dei
leader dei Tour Operator a cominciare da Pier Ezhaya, direttore generale di Francorosso Alpitour
Italia, il quale ha ricordato che «il 12 % della popolazione egiziana è impiegata nel turismo e la
cultura dell’accoglienza è radicata in queste persone che ora si trovano a dover gestire una debacle.
Dopo la Primavera Araba il colpo al settore è stato fortissimo, eppure i Russi hanno continuato a
venire con 2 milioni di viaggiatori soltanto l’anno scorso. Il messaggio da lanciare – ha precisato
Ezhaya - è che produzione e distribuzione debbono lavorare affiancate e coordinarsi alla
perfezione».
Georges Adly Zaki, presidente di Swan Tour, ha ricordato che «ci sono 1200 km di costa da visitare
nell’ Egitto turistico. Luoghi conosciuti come Caraibi del Mediterraneo. Tutti da scoprire e da
rivalutare nei prossimi tre anni anche perché così vicini all’Italia e facilmente raggiungibili».
La Going, con le parole del responsabile Alessandro Seghi, si sofferma sull’importanza di una
località come Sharm el Sheikh, al momento “sconsigliata” dalla Farnesina, ma che sta utilizzando il
periodo di “stand by” per potenziare le sue strutture alberghiere e la qualità dei suoi servizi.
«Passata nell’82 dal controllo israeliano a quello egiziano, questa destinazione ha buone possibilità
di ripresa anche perché ha sempre rappresentato il 45 % del turismo italiano in Egitto». Segnali di
rinascita, per quanto ancora timidi, si stanno già registrando. E’ la convinzione di Luca Battifora,
presidente di Astoi e Ceo di Turisanda. «I presupposti ci sono tutti – ha affermato -. L’Egitto ha
caratteristiche uniche in fatto di cultura, di storia e bellezza paesaggistica. Ma soprattutto è una
nazione che ha sempre avuto una particolare vicinanza e un dialogo perfetto con gli Italiani».